UN
VIAGGIO
"Cacciatrice...".
La chiamò così, con un sussurro. Per rassicurare...convincere
se stesso, forse, del fatto che quel bellissimo viso
addormentato, nascosto fra le ginocchia bianche, fosse
veramente il suo. Quello della Sua Cacciatrice. La Sua
Buffy. Determinata, coraggiosa, testarda, indomita.
Triste, malinconica, dolce e appassionata. Insolente a
volte, ironica, anche sarcastica...ma la Sua Cacciatrice.
Con un singhiozzo si accasciò alla sfera, la fronte
appoggiata sulla sua superficie.
Lacrime di gioia scesero sul suo volto, bagnando la
cupola.
"Dio...grazie, grazie...".
Forse non ne aveva il diritto. Forse non aveva diritto di
ringraziare Dio. Un dio che in cento anni non aveva mai
scorto, che aveva abbandonato William, e che poi, per
odio, Spike aveva rinnegato, allontanato, maledetto.
Già...un vampiro non crede in dio.
Io non ho mai creduto in lui. Ma adesso...
Adesso so che c'è. Che ci sei.
Permettimi di piangere su un tuo miracolo, anche se sono
un peccatore.
Ti prego.
Rimase immobile e con gli occhi chiusi per lungo tempo,
in una sorta di raccoglimento, di preghiera. Quando però
si rialzò, passandosi una manica della giacca sulle
guance umide, fissò la sfera con uno sguardo nuovo,
deciso, improvvisamente serio.
"Buffy".
Tese una mano, appoggiandola sulla bolla. Come guidato da
qualcuno di invisibile che gli suggeriva esattamente ciò
che doveva fare, si concentrò sulla Cacciatrice,
desiderando intensamente di entrare in lei, nella sua
mente, nel sogno che probabilmente aveva costruito come
sua nuova, eterna e perfetta casa.
Dopo qualche minuto, Spike sentì il proprio corpo
iniziare a perdere definizione, alleggerirsi, mentre la
sua forma umana si dissolveva lentamente, diventando via
via trasparente. Quando poi ogni cosa davanti ai suoi
occhi si fece luminosa, di un bianco accecante, il
vampiro chiuse gli occhi.
Un cinguettio.
Un cinguettio prima lontano, debole, poi...sempre più
vivace.
Acqua che cade. Un piccolo scroscio. Vento leggero, che
muove le fronde degli alberi.
E ancora, un profumo. Tanti profumi. Quello degli abeti
di un bosco, di un fiore sconosciuto, dell'aria di
collina. Dell'erba, della rugiada, del cielo...di lei...
Lei, e la sua risata.
"Siete veloci...".
Spike tenne per un po' lo sguardo fisso al cielo,
cercando di convincersi che quella che aveva appena udito
era davvero la voce che avrebbe riconosciuto tra mille.
La voce che per tanto tempo aveva aspettato di risentire,
ma non da un'illusione...
Le nuvole si muovevano lentamente, in uno spazio libero,
di un azzurro vivo.
Dopo uno stormo di uccelli, un piccolo cumulo passò
sopra il sole, oscurandolo per pochi secondi.
Ultimamente sto guardando tanti cieli.
Cieli in cui splende la luce di una stella che credevo di
non rivedere più.
Non ricordavo che sensazione meravigliosa si provasse a
sentire questo calore sulla pelle...
Mi fa illudere...di essere ancora vivo.
Un'altra risata interruppe i suoi pensieri. Era
cristallina, e bellissima.
"...Vorrei essere come voi. Oppure toccare
quell'azzurro lassù. Sapete cosa c'è, lassù?".
Spike si mise a sedere con uno scatto.
No...non ci potevano essere dubbi.
Si voltò.
Buffy era distesa in mezzo ad un prato, un piccolo lembo
di terra isolato nel mezzo di un lago dal diametro di una
ventina di metri. Più che lago il vampiro l'avrebbe
definito stagno, se non fosse stato per una modesta
cascata che, scendendo dalla collina rocciosa a lato,
terminava proprio lì, gettandosi nell'acqua trasparente
con un rumore lieve e continuo.
La Cacciatrice, sporta sul bordo dell'isolotto, teneva le
mani immerse sotto la superficie, sulla quale danzavano
le fiamme dorate del sole. Sembrava parlare con qualcuno.
Indossava un abito estivo dalle tonalità blu-azzurre e
sorrideva, scoprendo i suoi denti candidi con
un'espressione da bambina spensierata, ingenua e
sognatrice. I capelli biondi, sciolti sulla schiena,
assumevano riflessi ancora più vivi nella luce, così
come la sua pelle, talmente chiara da risultare quasi
bianca.
Non si accorse di lui. O almeno, sembrò non accorgersene.
"No, che sciocca...non potete saperlo. Voi vivete
senza nessun pensiero...non è così? Già... nessuna
preoccupazione...".
"Buffy".
Lei girò la testa nella sua direzione, piano, senza
smettere di sorridere.
"Sono...sono venuto a riportarti a casa".
Spike era adesso a pochi passi dall'argine, e guardava la
Cacciatrice con gli occhi di chi si ritrova davanti al
sogno cercato un'intera vita.
Un sogno che si credeva impossibile da realizzare. Da
raggiungere.
"Chi...sei tu?".
Lui inclinò la testa, socchiudendo le labbra in
quell'atteggiamento da cucciolo smarrito, colto alla
sprovvista, che più di una volta aveva assunto con Buffy
quando lei gli spiattellava in faccia la cruda verità,
ciò che pensava di lui con tutta l'insolenza e
l'arroganza di cui era capace...
Si, solo con Buffy gli succedeva.
Non...non è possibile...
Tentò disperatamente di balbettare qualcosa, immaginando...sperando,
come sempre, che quello fosse solo uno scherzo, un brutto
scherzo...
"Mi...mi stai prendendo in giro, vero? O forse...sei
un'altra illusione...ma..no, non...puoi esserlo..".
La Cacciatrice, o quello che era rimasto della
Cacciatrice che Spike ricordava, rimase ad osservarlo per
un po', per poi mettersi seduta sulle ginocchia.
Si sporse verso di lui, appoggiando le mani sull'erba
rada. In quella posizione a gattoni sembrava davvero una
bambina, piccola e curiosa. I ciuffi dorati si alzavano
nell'aria, coprendole in parte il viso, mentre le sue
grandi iridi verdi non smettevano di scrutarlo, come se
volessero capire, cercare in lui qualcosa che non
vedevano.
"Perchè...sei tutto nero?".
"C...cosa?".
"Quel colore. E'...triste".
Il vampiro biondo abbassò lentamente gli occhi su di sè,
rendendosi conto che probabilmente si stava riferendo ai
suoi abiti.
"Sono...i miei vestiti. Buffy...tu mi hai sempre
visto così. Ed io...".
"Qui non c'è il buio".
Spike la guardò.
Buffy si era alzata, e con le braccia spalancate ed il
viso al cielo stava facendo dei profondi e lunghi respiri.
"Qui...c'è solo la luce...", riprese con un
mormorio. "...il cielo...l'acqua...la libertà.
L'azzurro...e la vita. Non esiste quel colore. Qui c'è
solo quello che voglio io. E io...non voglio quel colore".
Lo disse con un' intensità tale da sembrare sul punto di
piangere. Rimase immobile ancora per un lungo, intero
minuto, poi, sotto lo sguardo di un sempre più scioccato
Spike, riabbassò il capo. Ma con un'espressione
totalmente diversa.
Spaventata.
"Tu...tu sei la morte...".
Fece un passo indietro, portandosi le mani alla testa e
affondandoli nei capelli biondi. Emise un gemito
prolungato, per poi iniziare a respirare affannata.
"...tu...sei...l'oscurità...".
Alla vista di Buffy che tremava, Spike serrò le labbra.
Fissava la ragazza come in stato di shock, incredulo ed
impotente di fronte a quella scena, a quelle parole che
non sapeva, non poteva negare.
Ha paura di me...
Di quella parte buia di me che cancellerei, se potessi.
Lei...la vede...
E...ha paura.
Strinse con violenza una mano a pugno, spingendolo contro
la gamba inchiodata al terreno.
"...potresti non trovare in lei la donna che
ricordavi...".
I Giudici glie l'avevano detto.
Lei...non era più la sua Cacciatrice.
Nel momento in cui si era buttata in quel portale, aveva
smesso di esserlo.
Chissà...cos'aveva passato...
Rilasciò le dita, per poi richiuderle ancora.
Forse questo è davvero un sogno. O forse un incubo.
Io che ti ritrovo per perderti allo stesso tempo.
Non è giusto. No...non lo è.
Iniziò a scuotere il capo, fissandola, implorante.
"Buffy...ti...ti prego, non parlare così...".
"Vattene...vattene via, qui...non deve fare mai buio...non...deve
fare più...buio...".
"...Non puoi non riconoscermi...ascolta...".
"Io ho paura del buio...tanta paura".
Buffy si coprì il viso con una mano, accasciandosi a
terra d'improvviso. Aveva gli occhi sbarrati.
"Nel buio...c'è il sangue...tanto sangue. E...grida...".
Il vampiro gettò uno sguardo al terreno. Era vigliacco,
sì. Lo riconosceva...vigliacco, e incapace di reggere
quella vista, troppo lacerante, troppo dolorosa per un
cuore come il suo, già straziato da un viaggio che non
avrebbe mai voluto compiere.
Ma la voce di Buffy, scossa dai singhiozzi, la voce di
una ragazza segnata dalla paura e dai fantasmi di una
vita che non aveva fatto altro che addossarle
responsabilità e dolore, arrivava comunque nella testa
del vampiro, arrivava anche se lui avrebbe voluto non
sentirla.
Insieme al suo carico di sensi di colpa, di sofferenza,
di rimorsi.
Invasi dal calore delle lacrime, gli occhi di Spike non
riuscivano a spostarsi. A sollevarsi di nuovo.
"Tu...tu non dovevi soffrire così...non...lo
meritavi...", ebbe solo la forza di sussurrare a
denti stretti. "Non tu...".
Lei, però, non l'aveva sentito. Continuava nella sua
lucida e macabra descrizione, dondolandosi sulle
ginocchia e pronunciando parole che il suo sogno luminoso
non avrebbe dovuto conoscere mai più, se lui non fosse
arrivato a ricordargliele.
A ricordarle i suoi incubi, tutto ciò che aveva appena
lasciato, forse col desiderio inconscio di farlo.
"...urla lontane, tante, che non si fermano. Mai. La
ferita si allarga, le nuvole coprono ogni cosa...tutti...spariscono...ed
io...rimango sola...".
"Ti prego, smettila...smettila...".
"...ed è colpa mia se non c'è più nessuno...è
sempre stata colpa mia...ma io...qui sto bene...".
Con uno sforzo immane, Spike si trascinò fino alla
sponda del laghetto. Anche se il suo corpo era ormai
giunto al limite della resistenza per avere sopportato un
carico fisico e psicologico superiore alle sue capacità,
doveva reagire. Doveva assolutamente reagire, per farla
tornare in sè. Non era il momento di lasciarsi andare,
non quello, non adesso. Non lui.
Buffy era caduta in un tunnel da cui non sarebbe più
potuta tornare se lui non avesse fatto al più presto
qualcosa. Doveva smuovere i suoi ricordi, riuscire a
farle ricordare chi era...chi erano tutti quelli che
erano rimasti dall'altra parte. I suoi amici, che la
stavano aspettando.
Sì, solo lui era in grado di farlo, ormai.
"Non è escluso che rifiuti di seguirti...".
No,
maledizione.
No...
Lei...doveva tornare...
A tutti i costi, a qualunque prezzo.
"As...ascoltami...". Spike tentò di
proseguire, ma il fiato gli venne a mancare. Sentiva le
forze abbandonarlo, la testa farsi pesante, ogni suono
diventare un'eco rimbombante.
Riprenditi, Spike...riprenditi...
Non è questo il momento di tirare le cuoia, non ancora...
Buffy rise di nuovo. Una risatina, però, questa volta
allucinata, quasi isterica.
"Adesso, io...io qui sto bene, sì. Da sola, sto
bene".
Occhi vacui, spalancati.
Sorridente, ed alienata.
"Ne-nessuno...può ferirmi, e io...n-non posso
ferire nessuno...non è così? Ho tutto quello che mi
serve, sì...e sto...sto bene...".
Il vampiro fece per dirle qualcosa, ma proprio in quel
momento, d'improvviso, fu costretto a portarsi una mano
alla bocca, scosso da dei convulsi colpi di tosse.
Cercò di riprendersi, ma quando allontanò le dita dalle
labbra, notò delle piccole gocce di sangue sulla pelle.
Le fissò, mentre un tremito gli percorreva la schiena.
Devo...fare in fretta...
Qualcosa...mi sta uccidendo. Ormai è chiaro.
Forse la mia costituzione da vampiro non può reggere a
lungo l'unione con un'anima...
Però...
Strinse gli occhi, lucidi.
Perchè...i Giudici non me l'hanno detto?
"V-vengo...a prenderti...".
Il vampiro rialzò la testa. Nel suo sguardo si poteva
leggere la disperazione e, allo stesso tempo, la
determinazione di chi gioca le ultime carte che ha in
serbo. Di chi decide di dare fondo a tutte le sue
energie, senza più riserve.
Con dei movimenti lenti ed affaticati si immerse
nell'acqua, ma appena il liquido raggiunse il busto, il
ragazzo si sentì risucchiare verso il basso con
incredibile violenza.
Probabilmente Buffy doveva aver fatto in modo che nessuno
potesse avvicinarsi a lei, creando quello specchio
cristallino come difesa, una sorta di confine
invalicabile che la isolava dal resto. Da tutto e...da
tutti.
Per non essere ferita, e per non ferire più.
Spike annaspò. Fortunatamente non si era allontanato
troppo dall'argine, e aggrappandosi a delle radici riuscì
a ritirarsi su con le ultime forze rimaste.
Sdraiato prono sul prato, chiuse gli occhi.
Era stanco...così stanco...
Cacciatrice...
Perchè hai rinunciato a lottare?
Adesso, nemmeno io...sono più in grado di farlo...
Perchè...deve finire così?
Buffy, sul piccolo lembo di terra verde al centro del
lago, era stesa a terra, accucciata. Aveva smesso di
ridere, ed ora fissava un punto imprecisato nella
direzione di Spike, le labbra socchiuse e le ciocche
scomposte, adagiate sull'erba.
Da quel momento in poi trascorse un tempo interminabile,
di cui nessuno potè dire l'esatta durata. Il silenzio
aveva improvvisamente avvolto l'intero scenario, e
nemmeno la piccola cascata che finiva nel lago produceva
più alcun rumore. Il vento che muoveva con lentezza le
fronde degli alberi era muto, così come gli uccelli che,
a gruppi, continuavano a passare sopra di essi con le ali
spalancate.
Pareva uno di quei vecchi film senza sonoro, o un
paesaggio visto attraverso la cupola di una palla di
vetro, malinconico e senza vita. Proprio come Spike che,
immobile, giaceva ancora sulla sponda dello specchio
d'acqua, apparentemente privo di conoscenza.
La giacca di pelle lo ricopriva fino ai piedi, aperta
sull'erba, e le braccia, abbandonate lungo i fianchi,
terminavano nelle mani chiuse a pugno, dalle nocche
sporgenti. I raggi del sole gli illuminavano il viso
pallido e i capelli altrettanto chiari, facendo di quella
scena senza suoni un'immagine triste e scontata, da fine
film drammatico, che anticipa i titoli di coda.
Sì, questa volta sembrò davvero la fine di ogni cosa.
Anche Spike l'aveva realmente pensato prima di chiudere
gli occhi, ma nel momento in cui un soffio leggero arrivò
ad increspare la superficie dell'acqua, producendo un
lieve fruscio, le dita di una delle sue mani si mossero.
Dapprima...impercettibilmente.
Poi, dopo qualche istante, l'intera mano si spostò.
E dopo, l'altra.
Il vento si alzò improvvisamente, e quando una folata più
forte delle altre investì il corpo del ragazzo
sferzandogli il viso, lui sollevò le palpebre.
Le sbattè un paio di volte, ma le iridi scure rimasero
ferme.
Trascorsero pochi secondi, e senza dire una parola si alzò
in piedi, con estrema calma. Si passò le dita fra i
capelli spettinati, e lo sguardo, perso nel vuoto,
riacquistò lucidità solo nel momento in cui si fissò
sul corpo di Buffy, ancora stesa sull'isola.
"Sono...sono tornato".
Mormorò quelle due parole a voce bassa e rimanendo poi
in silenzio, forse per capacitarsi di ciò che era
successo...qualcosa che, forse, solo lui poteva sapere.
Quando però mosse nuovamente gli occhi, sulle sue labbra
comparve un nuovo sorriso. Un sorriso che rivolse a
Buffy, rannicchiata su se stessa come un gattino
spaurito, lo sguardo sbarrato e assente, lontana anni
luce da quell'oasi di pace della quale aveva fatto la sua
dimora eterna.
Solo alcuni centimetri distanziavano Spike dall'acqua. Il
giovane avanzò di un passo.
Poi...parlò.
"Quando scoprii di odiarti, tu...divenni l'unico
obiettivo della mia esistenza. La tua morte rappresentava
il mio traguardo, la meta a cui dovevo arrivare, la mia
vittoria. Eri il senso che davo ad ogni singola notte, ad
ogni...minuto che trascorrevo nel buio, nell'oscurità.
Vivevo per ucciderti, Cacciatrice".
Il vampiro si fermò un attimo, sperando in una reazione
da parte di Buffy.
In effetti, le sue parole sembrarono aver prodotto
qualcosa. La ragazza aveva sbattuto gli occhi una volta,
distendendo le dita della mano che teneva stretta al
petto.
"E adesso...".
Spike deglutì, cercando di mandare giù un nodo che gli
si stava formando in gola.
"...adesso che, invece, ho scoperto di amarti, sei
rimasta comunque il significato dei miei giorni. Non è
cambiato nulla. Credo che...tu sia l'unica cosa per cui
valga la pena di continuare a vivere. A vivere la mia
inutile vita".
Si fermò. Buffy, ora, lo stava guardando, seduta fra
l'erba. Non lo fissava più con gli occhi vitrei di poco
prima. Ora lo stava guardando.
Guardando.
"Anche se tu non mi amerai mai, non ha importanza.
Non conta...perchè mi basta...".
Gli occhi scuri del ragazzo si chiusero un attimo. Quando
li riaprì, brillavano di lacrime.
"...mi basta esistere per...proteggere te, e Dawn,
sempre, per sempre. Non voglio nient'altro. Ma perchè
succeda, e perchè mantenga la promessa fatta a briciola...tu...devi...devi
tornare, Buffy".
Un singhiozzo soffocato uscì dalla bocca del vampiro,
mentre, lentamente, due rivoli trasparenti scendevano a
bagnare i suoi zigomi pronunciati. Si portò una mano
alla bocca, dirompendo in un pianto disperato.
Mai, nella sua esistenza, aveva pianto in quel modo.
Nemmeno William. Neanche lui...l'aveva mai fatto.
Un'altra nuvola oscurò per un attimo il sole, facendo
sollevare ancora un vento fresco. Immersa nell'ombra, la
Cacciatrice continuava ad osservare Spike dall'altra
parte del lago, con un'espressione indefinita dipinta sul
viso dai lineamenti delicati. Passò, così, qualche
istante di silenzio, rotto solo dal pianto sommesso del
ragazzo. Il suo sguardo su Buffy era implorante ma
dolcissimo, le sue labbra socchiuse, allargate in un
sorriso triste.
"Forse...forse non posso sapere cos'hai passato. E
non ho nemmneno il diritto di dirti cosa devi fare, lo so
bene, ma...posso dire di capirti. Certo, la tua
sofferenza è totalmente diversa da quella che ho provato
io, ma siamo comunque stati feriti, e...abbiamo ferito.
Siamo stati soli. Avresti dovuto farmi fuori anni fa per
tutte le cose orribili che ho fatto, per tutto il dolore
che ho portato...e...e ti direi ancora di farlo, di
uccidermi senza pietà, perchè è quello che merito, è
solo ciò che merito, ma adesso...tu devi reagire. Io
sono la sola persona che può riportarti a casa, e ho
bisogno... che tu lo voglia".
Spike emise un profondo respiro, cercando di allontanare
le lacrime. Avanzò di un passo.
"Buffy...lascia che possa raggiungerti. Ti...ti
prego".
La ragazza bionda rimase immobile per ancora qualche
istante, poi, inaspettatamente, sbattè gli occhi
un'altra volta.
Si alzò in piedi, avvicinandosi come il vampiro alla
sponda.
Lui la fissò più intensamente.
"Ti prego, Buffy...".
I raggi del sole tornarono ad illuminare la superficie
azzurra, e la pelle della Cacciatrice, investita dalla
luce, sembrò riacquistare colorito.
Quando poi mosse le labbra, Spike sussultò.
"C...ca...".
La sua voce faticava ad uscire.
"...c...casa...tornare...a casa?".
Incredulo, il vampiro annuì, mentre un barlume di
speranza si riaccendeva nel suo sguardo.
"Sì...sì, a Sunnydale! I tuoi amici ti aspettano,
Buffy...hanno bisogno di te. Capisci? Non puoi
abbandonarli, loro...". Spike fece per proseguire,
aprendo le braccia, ma le sue parole furono interrotte.
"No...no...NO!".
La Cacciatrice portò improvvisamente le mani alla testa,
gridando.
"Tornare... per vivere una vita segnata dalla morte,
dai sacrifici...dalla perdita delle persone che amo! Non
era questo che volevo...non c'era...questo, nei sogni sul
mio futuro. Io...".
Buffy iniziò a scuotere il capo, lo sguardo inchiodato
in basso.
"...io...non ho mai voluto fare la Cacciatrice. Era
solo il mio destino. Un destino che mi ha portato
unicamente dolore. Un destino, e delle responsabilità
che...che non voglio più sulle mie spalle!".
Alzò nuovamente il viso, fissando Spike che, disperato,
era in piedi di fronte a lei, oltre i pochi metri d'acqua
che li separavano.
I due rimasero così, muti, fino a che la ragazza riprese
a parlare, con voce, però, più pacata.
Con il tono di una triste constatazione.
"I miei amici...le persone che più amo...loro,
soffriranno ancora, se tornerò".
A quella frase, il vampiro non disse nulla. Si limitò ad
abbassare la testa, abbandonando le braccia lungo i
fianchi senza emettere un suono.
Buffy inclinò la testa.
"Non dovevi venire qui".
Silenzio.
Poi...
Spike risollevò improvvisamente gli occhi.
"Stai mentendo".
Senza dare il tempo alla ragazza di replicare in alcun
modo, il vampiro portò la gamba destra davanti a sè,
seguita subito dopo dall'altra.
"C...cosa...". Buffy osservò incredula Spike,
facendo un passo indietro, intimorita.
Il ragazzo le sorrise, e mettendo una mano in tasca,
continuò ad avanzare.
Ad appoggiare un'altro piede.
E poi l'altro.
Camminando...
Camminando sull'acqua.
"Non è quello che realmente desideri, Buffy".
La superficie del lago, inspiegabilmente, teneva in piedi
Spike. Sembrava fatta di vetro adesso, e nessuna strana
forza pareva, questa volta, volere trascinare sul fondo
il vampiro biondo.
Lui, estremamente tranquillo, guardava la Cacciatrice, in
attesa di un suo commento.
"Lo sappiamo entrambi, ora, che non è quello che
vuoi", riprese poco dopo, senza che Buffy avesse
pronunciato una parola. "E questa ne è la prova. La
barriera creata dal tuo subconscio è crollata nel
momento in cui sei tornata in te. Perchè la vera Buffy
non vuole restare da sola...ama i suoi amici, e vuole
tornare da loro. Anche se questo dovesse significare
altro dolore. Sia per te, che per loro".
La Cacciatrice continuava a non parlare. Fissava Spike,
ma non apriva bocca. Quando però i suoi bellissimi occhi
verdi si riempirono improvvisamente di lacrime, la
maschera che aveva portato fino a quel momento cadde.
E le sue difese, quelle che aveva costruito intorno a sè
per proteggere chi amava, iniziarono a sgretolarsi.
Spike, accorgendosi del suo cambiamento, avanzò di
un'altro passo. I suoi occhi si fecero ancora più dolci.
"Tu non vuoi tornare per proteggere i tuoi amici,
per non metterli di nuovo in pericolo, ma non è questo
l'atteggiamento giusto...non lo capisci? Io...io ho
buttato via, sprecato la mia vita...una vita che credevo
vuota, insignificante, piena solamente di brutti ricordi...tristi,
dolorosi, anche patetici. Ma...mi sbagliavo, non era così,
e...solo adesso l'ho capito, solo adesso...i rimorsi non
mi danno pace".
Un'altro passo.
"Avrei potuto essere felice, ma...ho rifiutato le
possibilità che mi erano state date per esserlo. E
adesso...non potrò più tornare indietro per cambiare le
cose. Mai più. Non voglio che tu commetta lo stesso mio
errore".
Con un'ultima falcata, Spike arrivò sull'altra sponda.
Buffy si portò una mano alla bocca, non riuscendo più a
nascondere i singhiozzi che la scuotevano, e le lacrime
calde che le solcavano le guance.
"Buffy...". La giacca del vampiro venne
sollevata da un forte colpo d'aria. Stese un braccio
nella direzione della ragazza, aprendo una mano.
"...vale la pena di vivere una vita da Cacciatrice.
Sicuramente non sarà una vita tranquilla e fatta solo di
risate e momenti felici, ma...quelli ci saranno, e
saranno tanti, se solo tu lo vorrai. Sì, forse metterai
in pericolo i tuoi amici, e dovrete affrontare
innumerevoli momenti difficili, ma...sono certo che
ognuno di loro sarà disposto ad accettarlo per riaverti.
E poi...tutti voi, insieme, siete una squadra che non
perderà mai. E' quella la vostra forza. Beh, diciamo
pure che di questo me ne sono reso conto più di una
volta sulla mia pelle...".
Ridacchiò, per poi tornare a guardarla, serio.
"Sai...una persona, una volta, mi ha detto una cosa.
E cioè che nella vita c'è il dolore. C'è la tristezza,
e la solitudine. Ma mi ha anche detto che...nessuno di
loro potrà mai vincere sull'amore. Perchè l'amore va
oltre tutto questo. E come tu mi hai insegnato, non solo
a me, ma anche a tua sorella...va anche oltre la morte".
Spike tese ancora di più le dita verso di lei. Era
chiaramente un invito.
Buffy le fissò con gli occhi lucidi.
"No, non credo che Buffy Summers debba sprecare una
vita del genere. E sono certo che nemmeno lei voglia
farlo".
Un'altro sorriso, un'altra incitazione.
Trascorse qualche secondo, poi Buffy abbassò la mano dal
viso.
Per allungarla verso il vampiro, tremante.
"Cosa...cosa devo fare?", sussurrò solo,
stringendo le sue dita.
Lui l'attirò a sè, e quando il viso della Cacciatrice
giunse a pochi centimetri dal proprio, Spike sollevò
l'altra mano per accarezzerle delicatamente le ciocche
bionde.
"Devi solo desiderarlo".
Buffy fece un piccolo cenno con la testa. Il sole
splendeva ancora su di loro, confortante, illuminando
quel luogo onirico che la Cacciatrice aveva costruito per
difendersi dai suoi ricordi, da una vita che credeva di
non rivolere più indietro.
Ma adesso, quel posto...non aveva più ragione di
esistere.
Adesso, la Cacciatrice stava per tornare.
"Io...".
Si fermò, indecisa. Fissò Spike per un attimo con i
suoi incredibili occhi color giada, poi,
inaspettatamente, gli gettò le braccia al collo.
Lo abbracciò, tenendolo stretto come mai, tempo prima,
avrebbe pensato di fare.
Come mai...Spike, avrebbe immaginato potesse fare.
"...si, sì...lo voglio. Riportami...riportami a
casa. Ora...".
Oltre la sua spalla, il vampiro aveva gli occhi
spalancati.
Increduli.
"B-Buffy...".
Preso alla sprovvista da quel gesto, sollevò la mano
piano, un po' titubante, circondandole la vita prima con
l'uno, poi con l'altro braccio.
Io...
Io...ce l'ho fatta.
Ce l'ho fatta.
Anche se quello che sentiva contro il suo corpo era
solamente un essere spirituale...
Anche se la ragazza che stava stringendo era ancora solo
un'anima...
Nonostante tutto, Spike sentì il suo respiro sul collo.
E il suo profumo, il suo dolcissimo profumo. Nella sua
testa, nella sua gola.
Tutt'intorno a lui.
Dio...
Credo che questo peccatore piangerà per un altro tuo
miracolo.
Piangerà...fino a non avere più lacrime.
Dio...grazie.
Grazie.
La strinse di più, chiudendo gli occhi. Entrambi non
fecero più in tempo a dirsi nient'altro, perchè
qualcosa di simile ad un vortice luminoso li avvolse,
insieme ad un turbinio assordante, acuto, che penetrò
nelle orecchie del vampiro con un leggero dolore.
Si assicurò che Buffy fosse ben aggrappata al suo collo,
ma prima di scomparire definitivamente nella luce insieme
a lei, Spike potè sentire un'ultima volta i raggi del
sole sulla propria pelle.
Forse...forse non si trattava più del sole, ma...
Ma...
Sollevò di poco le palpebre, trovandosi davanti il nulla.
Il nulla totale, immerso, però, nella più accecante
brillantezza che avesse mai visto.
Era...
Era indescrivibile.
Già...
Me ne stavo dimenticando...
Sorrise per un paio di secondi, poi richiuse gli occhi,
rendendosi conto di stare lentamente perdendo conoscenza.
Di stare facendo ritorno dall'altra parte, con lei.
Si lasciò andare, appoggiando il capo su quello di Buffy
e liberando la mente da ogni cosa.
Adesso, tutto sarebbe finito.
Adesso, sarebbe stata salva.
Adesso...
Io...
Io desidero...
Desidero...
Poi, di nuovo il buio.
Sunnydale,
casa Summers, ventiquattr'ore circa dopo la morte di
Buffy - mattino presto
Rumore di passi.
"E-ehi, s-si sta svegliando! Venite!".
Ancora, passi.
In un angolo remoto della sua testa, Spike sentì
improvvisamente una voce familiare risuonare nel silenzio
che l'aveva avvolto fino a quel momento. Era femminile, e
sembrava agitata.
Con la mente, cercò di avvicinarsi di più verso il
punto da cui proveniva.
"Che cosa? Xander, vai a chiamare Dawn, subito!".
Oh, un'altra voce...questa la conosceva ancora meglio...
Sembrava...
Dawn?
Una luce.
Il vampiro spalancò gli occhi.
"D...Dawn...", ripetè ancora, questa volta
realmente. Aveva la gola arida, la voce roca. Davanti a
lui una superficie grigia e regolare era muta sotto al
suo sguardo, di certo di nessun aiuto per capire dove si
trovava.
"P-portate dell'acqua!".
Ancora la voce di prima. Spike girò piano la testa,
cercando di sopportare il dolore che sentiva all'altezza
delle clavicole nel girare il collo.
Una bella ragazza bionda e dalla pelle chiara era chinata
su di lui. I capelli lunghi e lisci le ricadevano oltre
spalle, e i grandi occhi azzurri, dallo sguardo gentile,
lo stavano fissando preoccupata.
"Spike...mi riconosci?", gli mormorò
dolcemente. "Sono Tara".
Lui si portò una mano indolenzita agli occhi, e dopo
averli sfregati energicamente la osservò nuovamente.
"Tara? Ah...già, la streghetta amica della rossa...",
si ritrovò a rispondere quasi automaticamente. E solo
qualche attimo dopo aver pronunciato quelle parole Spike
ricordò quanto era accaduto. O almeno, una parte.
Il viaggio...
Il mio...il mio inferno.
Con uno scatto improvviso che fece fare un salto a Tara,
il vampiro si mise a sedere sul letto sul quale era
rimasto disteso per più di quattro ore, gli occhi fissi
nel vuoto.
Allora...è successo davvero...
Si guardò le mani, incredulo, poi fece un grande
sospiro, passandosene una sul viso.
"Scusami", disse quindi, rivolgendosi a Tara
con un sorriso stanco. "E' che...per un attimo non
ho capito cosa...".
"E' normale".
La compagna di Willow annuì, continuando a guardarlo.
Era seduta su una sedia di fianco al letto da chissà
quanto tempo, sicuramente per assisterlo.
Rispose al suo sorriso, poi continuò.
"All'inizio ti sembrerà di essere un po' confuso,
disorientato...ma in pochi minuti vedrai che ti sentirai
subito meglio. E anche i tuoi ricordi saranno più chiari.
Non capita tutti i giorni fare un viaggio nell'aldilà,
sai? Il tuo fisico e la tua mente ne sono usciti molto
provati. E' stato un miracolo che tu sia riuscito a
reggere uno stress simile".
Spike non disse nulla. Abbassò soltanto la testa,
puntando gli occhi sulle coperte.
"Già".
Tara lo imitò, e fissando il pavimento si rese conto che
forse il vampiro stava già ricordando qualcosa che
probabilmente non era stato affatto piacevole...qualcosa
che non era certamente quello che poteva essere definito
'un bel ricordo'.
Si sentì un attimo in colpa, poi, però, quando con la
coda dell'occhio notò una persona alla porta della
stanza, posò una mano su quella di Spike.
"Credo che qualcuno abbia voglia di vederti".
Il ragazzo biondo alzò gli occhi, voltandosi in
direzione della soglia.
Davanti ad un senza parole Xander, fermo alle sue spalle,
Dawn Summers era lì, in piedi, una mano appoggiata allo
stipite di legno. Come sempre sciolti sulla schiena, i
lucenti capelli castani le incorniciavano il grazioso
viso ovale, dal mento appuntito. Indossava un paio di
jeans bianchi ed un dolcevita azzurro, in tono con i suoi
bellissimi occhi color cielo.
Occhi che, adesso, stavano guardando Spike colmi di
lacrime di gioia.
Appena incontrò quello sguardo, il vampiro non potè
fare a meno di sussurrare una parola.
Quel dolcissimo nomignolo che nascondeva, rappresentava
tutto l'affetto che il vampiro provava per la sorellina
della Cacciatrice, e che Dawn aspettava di risentire da
troppo tempo.
Perchè quello...quello significava che Spike era davvero
tornato. Lo Spike di sempre.
"Br-briciola...".
Senza dargli tempo di dire nient'altro, la ragazzina si
buttò su di lui, aggrappandoglisi come se non volesse più
lasciarlo andare. Nascose il viso nel suo petto, e dopo
avergli circondato il busto con le braccia cominciò a
piangere apertamente.
"Spike...Spike...", prese a singhiozzare,
accoccolata sul letto, stretta a lui. "Io...credevo
di non rivederti più...anche se dicevo che ce l'avresti
fatta, ero...ero così preoccupata...così tanto...".
In religioso silenzio, mentre Spike cercava di mandare giù
un nodo che gli si stava formando in gola, uno dopo
l'altro tutti i membri della Scooby Gang entrarono nella
stanza, mettendosi a semicerchio intorno al letto del
ragazzo. Sui loro visi si poteva leggere una commozione
difficilmente descrivibile a parole, ed i segni profondi
di quelli che erano stati i più dolorosi, difficili e
terribili giorni della loro vita. Segni di una prova che,
però, avevano superato.
Spike posò una mano sulla testa di Dawn.
"Non dovevi stare in pena per me...", le mormorò
dolcemente, prendendo ad accarezzarle i capelli e
stringendola ancora di più. "...hei...io non mi
lascio buttare giù facilmente...dovresti saperlo...".
Il vampiro fece una piccola risata, poi chiuse gli occhi
un istante. Aveva bisogno di lasciare scivolare le
lacrime che gli avevano offuscato la vista, ma tentò di
nasconderle ai ragazzi.
"Noi...ecco...".
Il signor Giles fece un passo avanti. Prima di
continuare, però, scambiò un'occhiata con Willow e
Xander che, guardandosi a loro volta fra di loro,
annuirono.
L'Osservatore tossì, concentrando la sua attenzione
sugli occhiali che teneva in mano. Anche i suoi occhi
erano arrossati, segno che, come probabilmente anche
tutti gli altri, doveva aver pianto.
"...Spike, noi...ti dobbiamo ogni cosa".
Lo disse tutto d'un fiato. Imitandolo, anche il resto del
gruppo si avvicinò al letto, stringendosi intorno al
bibliotecario inglese.
Il vampiro rimase a fissarli, come stordito. Doveva
ammetterlo...quella...quella era una scena che non
avrebbe mai immaginato nemmeno lontanamente, fino a pochi
giorni prima.
Quelli...erano sguardi che non si sarebbe mai sognato di
vedere rivolti a lui.
A lui.
Occhi lucidi, commossi. Riconoscenti, e pieni di
rispetto, di calore. Di affetto.
Per lui.
"Ma...io...", mormorò, leggermente imbarazzato.
Non sapeva bene cosa dire in un caso del genere...erano
state poche le volte in cui qualcuno lo aveva ringraziato.
Willow sorrise, intervenendo prima che potesse continuare.
Gli porse un bicchiere d'acqua.
"Tu...ce l'hai riportata. Le probabilità era poche,
ma tu ce l'hai fatta. Sei stato grandioso, anzi, di più".
Il ragazzo prese il bicchiere, guardando la strega dai
capelli rossi.
"C-cosa?".
Chinò la testa su Dawn, sempre più confuso. Rimase in
silenzio per un po', poi Tara cercò il suo sguardo,
sedendosi sulla sponda del letto.
"Adesso...ti ricordi?", gli disse con dolcezza.
Spike rialzò gli occhi con uno scatto.
Oh mio dio...
I Giudici, e...Buffy.
Buffy.
"Vuoi...volete dirmi che...c-che...".
"Lei è di là, in camera sua. Si è svegliata prima
di te. E' solo un po' debole, ma stava aspettando che ti
riprendessi per parlarti".
La piccola Dawn si staccò dal petto del ragazzo con un
sorriso. Si asciugò gli occhi ancora umidi, poi incontrò
quelli di Tara. Lei fece un cenno con la testa.
"Sembra che stia bene", riprese la ragazza.
"Si ricorda tutto. Ci ha...ci ha raccontato quello
che è successo. E di come l'hai salvata, Spike".
Il vampiro strinse le labbra, non riuscendo a reggere lo
sguardo de presenti. E' che...non sapeva cosa dire...o,
semplicemente, non riusciva a trovare le parole adatte.
Si portò una mano al viso, coprendosi gli occhi.
"Non...ci posso credere...", sussurrò solo.
"E invece è la verità". La sorella della
Cacciatrice appoggiò le dita su quelle del vampiro
biondo, allontanandole da lui e stringendole fra le mani.
"Sapevo che avresti mantenuto la promessa".
Lui la guardò.
Dawn, La Chiave.
La sua irritante, adorabile massa di energia.
La sua piccola, dolce Dawn.
Come...come potevo non farlo?
Non potevo sopportare l'idea di vederti piangere ancora.
Non ce l'avrei fatta.
Avrei preferito morire che vederti soffrire un'altra
volta.
Sì, se fosse stato necessario...sarei morto pur di
riportartela.
Tu...
Tu e Buffy non dovrete più piangere per la perdita di
qualcuno che amate.
Non lo permetterò.
Mai più.
Per quanti sforzi cercò di fare per evitarlo, la voce
gli si spezzò in gola.
"Sì briciola...l-l'ho mantenuta".
Si morse un labbro, poi la strinse di nuovo a sè,
improvvisamente e con impeto, senza nascondere, questa
volta, nuove lacrime di gioia.
Gioia sincera. Vera, talmente intensa da sembrare, a
Spike, il primo momento realmente felice della sua
esistenza.
Ma forse, era davvero così.
Le passò le dita fra i lunghi capelli scuri e dopo,
rialzando la testa sotto gli sguardi altrettanto commossi
del gruppo, vide Anya sorridergli.
"Vai da lei", gli mormorò l'ex-demone.
Il vampiro spostò lo sguardo sulla porta.
Era forse la terza volta che metteva piede in quella
camera. Prima dell'ultimo periodo, di Glory e tutto il
resto, non si era infatti mai avvicinato a casa Summers,
figuriamoci entrato. Non certo perchè non avesse mai
avuto voglia di sorprendere la Cacciatrice nel sonno o di
fargliela pagare in qualche altro modo simpatico, ma
semplicemente perchè i vampiri non hanno il potere di
varcare la soglia di nessuna abitazione se non sono prima
invitati da uno dei membri della famiglia che vi abita.
Già. Questa regola era stata valida per lui per molto,
molto tempo. Buffy l'aveva tenuto lontano dalla sua vita
fino a quando aveva costituito una minaccia per lei e i
suoi cari, e solo dopo che l'Iniziativa gli aveva
istallato a forza quel chip nella testa qualcosa aveva
iniziato a cambiare tra Spike e il gruppo della
Cacciatrice. Buffy aveva deciso di non includerlo nella
lista di demoni, mostri e dei che l'incantesimo fatto da
Willow e Tara aveva lasciato fuori dalla porta di casa
Summers, poco tempo prima. Quella magia di protezione
creata appositamente per proteggere Dawn da Glory, e da
qualunque altra forza del male.
Poi...poi c'era stata quella volta. Quel giorno in cui
lui le aveva confessato il suo amore, promettendole che
avrebbe ucciso Drusilla per dimostrarle che i suoi
sentimenti erano sinceri. Ma Buffy non l'aveva presa per
niente bene, e quella sera stessa Spike era diventato
nuovamente un ospite indesiderato.
Alla fine, fortunatamente, tutto era però tornato come
prima. Probabilmente Buffy aveva riacquistato la fiducia
in Spike nel momento in cui lui aveva sopportato
eroicamente le torture della dea senza confessarle
l'identità della Chiave. Sì...Spike se lo ricordava
molto bene.
Così come ricordava il bacio, quell'unico bacio,
volontario e dolcissimo, che Buffy gli aveva dato per
ringraziarlo, dopo che era riuscio a fuggire.
Come ricordava l'ultimo dialogo fra loro due, quando la
Cacciatrice lo aveva fatto entrare nuovamente in casa.
Quando lui le aveva giurato che avrebbe combattuto fino
alla fine, per lei e Dawn.
Fino alla fine.
Frastornato da quei ricordi, il vampiro esitò un attimo
prima di bussare alla porta. Non sapeva esattamente cosa
aspettarsi. Ridacchiò, scuotendo la testa. Beh...in
realtà, non aveva mai saputo cosa aspettarsi da Buffy.
La Cacciatrice si era sempre rivelata una sorpresa
continua, e anche questa volta non era stata da meno.
Ti sei rialzata.
Non hai smesso di combattere...
Non dovevo dubitarne.
Sorrise, poi battè due volte le nocche sull'anta chiusa.
Anche se aveva chiesto di lui, era sempre meglio
annunciarsi prima di entrare nella camera di una signora.
Attese un paio di secondi.
"Avanti".
Spike aprì piano la porta. La camera era avvolta nella
penombra, e Buffy, seduta fra le coperte in mezzo ad un
numero imprecisato di cuscini, stava guardando nella sua
direzione.
Il vampiro biondo fece qualche passo in avanti,
timidamente.
"Beh...a quanto pare nemmeno questa volta sono
riuscito a liberarmi di te".
Lei alzò le spalle, le mani congiunte sul copriletto.
"Già".
Stranamente, non rispose alla battuta. I capelli bondi,
raccolti in una mezzacoda, erano sparsi sulle federe
dietro la sua schiena. Anche se sembrava serena aveva il
viso stravolto.
"Pure tu sembri tutto intero", aggiunse quindi.
Lui la guardò come scandalizzato.
"Certo!". Spike aprì le braccia, mostrandole
uno dei suoi tipici sorrisetti. Era agitato, ma sperò
che lei non se ne accorgesse. "Ho la pellaccia dura.
P-piuttosto...seriamente, tu come stai?".
La ragazza sorrise, guardandosi intorno.
"Bene...non proprio al massimo della forma, ma
inaspettatamente bene. I ragazzi si sono preoccupati un
po' troppo...mi hanno quasi soffocato con tutti questi
cuscini. Mi sento come una vecchietta sorpresa
dall'influenza. Non è molto dignitoso per una
Cacciatrice".
Spike annuì. Abbassò gli occhi.
"O-ok", balbettò solo, poi si voltò, dandole
le spalle. Anche lui non era esattamente in vena di
battute. Anzi, era proprio a corto di parole.
Possibile che non riuscisse a trovare nient'altro di
vagamente intelligente da dirle?
Rimase in silenzio, concentrandosi sul proprio respiro.
Era imbarazzante. Non l'avrebbe mai immaginato, ma era
imbarazzante.
Se penso a quello che le ho detto...
Cosa...cosa penserà di me?
Deglutì.
Beh...in fondo non credo di poter perdere altri punti
con lei.
Ho già toccato il fondo da tempo...peggio, di certo, non
può andare.
Forza, Spike, non vale la pena preoccuparsi. E poi sai di
avere fatto la cosa più giusta.
Sì, non devi pentirti di nulla. Di nulla.
Colto dal
panico, fu sul punto di girare i tacchi, salutare ed
uscire, ma dovette ripensarci.
"Non sarei qui...se tu non mi avessi seguita".
La voce di Buffy risuonò nell'aria ferma.
Spike sollevò il capo, gli occhi spalancati.
"E...e non credo riuscirò mai a trovare le parole
giuste per ringraziarti. Non...posso trovarle",
continuò.
Il vampiro non riusciva a muoversi. Immobile, era ancora
voltato. Ma anche se Spike non la guardava, Buffy proseguì.
"Non credevo che un vampiro avrebbe potuto farmi
desiderare di tornare alla mia vita. Soprattutto...tu,
Spike. Mi hai fatto ricordare quanto amavo i miei amici,
e questo è qualcosa... che non potrò mai dimenticare".
Trascorse qualche secondo, un minuto forse. Fuori dalla
finestra dalle tende tirate si poteva distintamente
sentire il rumore delle prime auto in strada, qualche
voce lontana.
Sunnydale si stava svegliando, come tutte le mattine, e
probabilmente ignara dell'Apocalisse appena scongiurata.
Una corrente d'aria, leggera, attraversò la stanza.
"E'...stata dura".
Il vampiro mosse la testa. I suoi occhi scuri erano seri,
fissi davanti a sè.
"Credevo che...beh, che questa volta...non ce
l'avresti fatta".
"Lo credevo anch'io, te l'assicuro".
Spike si voltò verso di lei, incontrando il suo sguardo.
Il suo sguardo triste.
"Sai...sai come ci si sente ad urlare...urlare fino
allo sfinimento, senza che nessuno ti possa sentire?".
Buffy prese un lembo del lenzuolo fra le dita, e puntando
gli occhi in basso, prese a fissarlo con insistenza.
Spike le si avvicinò piano.
"...Io...io ho gridato così tanto, in quel posto.
Era come...se fossi divisa in due. Anzi, lo ero. La mia
anima...lei...da una parte non voleva ascoltarti, ma
dall'altra...". Fece una pausa. "E' stato
terribile. Ma alla fine tu...sei riuscito a far prevalere
la Buffy che voleva ritornare".
Rialzò gli occhi. Il vampiro la stava a sua volta
guardando e, adesso, era a pochi passi dal letto.
"Non è stato solo merito mio, e tu lo sai".
La Cacciatrice non disse nulla. Si limitò solo a
sorridere.
"Allora...te ne sei accorto?".
"Che eri tu? Certo. O almeno...che era una parte di
te".
"Mh, quella più pura, generosa, buona e dolce,
precisiamo. Le altre non ti avrebbero detto quelle cose".
Buffy fece un'espressione disgustata, guardandolo con
sufficienza, poi scoppiò a ridere, anche se un po'
stancamente.
"Diciamo che vi ho sentiti parlare. Agiva oltre la
mia volontà...anzi, oltre a tutte e due le mie volontà.
E' stata una cosa piuttosto strana".
Spike fece per risponderle, ma spostò lo sguardo a lato.
Fece qualche passo, allontanandosi dal letto.
"Di chiunque fosse, quella voce mi ha salvato. Prima
di raggiungerti, e...quando ero nel tuo sogno. Anch'io
non sarei qui se non fosse stato per lei. Nessuno...nessuno
dei due sarebbe qui".
La ragazza annuì.
"Lo so".
Silenzio.
"Quindi...beh, credo che comunque debba ringraziarti
anch'io".
Arrivato nell'angolo più buio della camera, Spike si
fermò. Incrociò le braccia sullo stomaco, poi alzò la
testa verso il soffitto.
"Quando non riuscivo a raggiungerti, davanti a quel
lago...mi sono sentito improvvisamente male. Il mio
fisico stava cedendo, e sarebbe stata davvero la fine se
quella...quell'entità non mi avesse dato le forze
necessarie a rialzarmi. E...".
"Sono stata io a volerlo". Buffy lo interruppe.
"Quella parte di me...credo che sia venuta in tuo
aiuto perchè...ecco, io ti avevo chiamato. Ti ho
chiamato a lungo, ma tu...non potevi sentirmi".
Spike si girò.
"Ma alla fine...ti ho raggiunta".
Buffy non poteva vedere il volto di Spike, nascosto
nell'ombra della stanza. Ma il vampiro, invece, la stava
fissando negli occhi.
Era tutto ciò che voleva, che desiderava. Guardarla. Se
non poteva avere di più, gli sarebbe bastato.
Guardarla, e amarla così.
Senza dire nulla, senza farsi vedere.
"Cosa c'è?".
La Cacciatrice era voltata verso d lui e, senza capire,
tentava di intravedere la sua espressione. Si era zittito
improvvisamente.
Lui arretrò ancora di più nell'angolo, girandosi di
spalle.
"C-che dovrei avere, scusa? Va tutto ok...".
Si strinse nelle braccia. Mettendolo a letto i ragazzi
gli dovevano avere tolto la giacca, e adesso aveva
addosso solo la sua maglietta a maniche corte. Faceva un
freddo cane, ma non poteva certo uscire dicendo a Buffy
che tornava subito...
Anche se...andarmene non sarebbe una cattiva idea.
Non so nemmeno perchè son venuto a parlare con lei,
accidenti.
Cosa...in cosa diavolo speravi, Spike? In qualche
parolina dolce? O in un altro bacio di ringraziamento?
Scendi dalle nuvole...non sei più nell'aldilà. E la
lotta contro Glory è finita.
Adesso sembra ancora un bel sogno, ma tempo un paio di
giorni e sarai di nuovo fuori dalla sua vita. Dalla sua
cerchia di amici.
Hai combattuto al suo fianco, l'hai salvata, ma il tuo
atto coraggioso si ferma qui.
Tutti lo dimenticheranno presto.
La Cacciatrice rimarrà sempre la Cacciatrice.
E tu...tu tornerai ad essere il vampiro ripugnante che
sei sempre stato per lei.
Si morsicò un labbro, anche se la voglia di gridare era
forte. No, non poteva rimanere in quella stanza. Non
poteva assolutamente. Se fosse restato di più...quando
non avrebbe più potuto rientrarci, quando lei lo avrebbe
sbattuto fuori se solo ci avesse provato, la cosa sarebbe
stata ancora più dolorosa.
Sì...tanto valeva farla finita subito.
Uscire di scena all'apice della gloria, senza rimpianti.
Era stato bello, ma...
Ma adesso...il sipario si era chiuso.
Il film...era finito.
"Beh, credo di non avere più nulla da fare qui",
esclamò quindi ad un tratto con il tono più neutro
possibile, uscendo dall'angolo e dirigendosi deciso, o
almeno quella era la sua idea, verso la porta. "Glory
è morta, la Cacciatrice è tornata, Sunnydale può
dormire di nuovo sonni tranquilli e sono tutti più
felici. Credo sia un bel lieto fine. Ci vediamo".
Posò le dita sulla maniglia.
"Le tue parole sono state bellissime".
Si bloccò. Ancora una volta.
Ancora una volta, la sua voce lo aveva fermato.
Ma non gli avrebbe fatto cambiare idea. No.
"Mh", borbottò dopo un po', cercando di non
sbilanciarsi. "Hanno funzionato allo scopo",
aggiunse, senza girarsi nemmeno.
Un attimo di silenzio.
"Dico davvero".
Il vampiro non si mosse. Fissava la sua mano, scossa da
un leggero tremito, forse per il freddo. O forse...per
qualcos'altro.
"E allora?".
"E allora cosa?".
"Anche se fosse vero...dove vorresti arrivare?".
"Vuoi dire che non credi che sia sincera?".
"Per la miseria, Buffy!".
Spike si girò di scatto, fissando esaperato la ragazza
seduta fra le lenzuola. Lei gli restituì l'occhiata,
insieme ad un'espressione piuttosto sorpresa.
Probabilmente non si aspettava una reazione simile.
"Cosa vuoi che ti risponda!? Eh? Dimmelo, avanti!",
continuò a gridare il vampiro, fermandosi in mezzo alla
stanza. "Grazie? Sei troppo gentile? O cos'altro,
Cacciatrice? Un sorriso pieno di riconoscenza per avermi
detto una frase carina? Laggiù non m'importava di quello
che avresti pensato di me, è questa la verità. Dovevi
tornare ad ogni costo, e se questo significava mostrarti
o...o raccontarti cose di me che non avevi mai
sospettato, beh, l'avrei accettato senza pensarci. Ed è
quello che ho fatto. Anche se sapevo che una volta
tornato qui quelle parole non avrebbero fatto altro che
trasformarmi in un essere ancora più patetico ai tuoi
occhi".
Si fermò un attimo per riprendere fiato.
"Sì, lo ammetto, da quando mi hai baciato ho fatto
l'errore di credere che qualcosa potesse essere cambiato...che
non ti sarei più sembrato qualcuno da compatire. Ho
fatto l'errore di credere di poterti dire di nuovo che ti
amo, che ti amo da morire, senza essere più preso a
pesci in faccia da te, ma ormai sono stanco delle
illusioni...e non ho più voglia di farmi del male. Nè
di farmelo fare. Non voglio aspettare che tu mi dia un
qualche tipo di speranza per poi...sbattermi un'altra
porta in faccia. Perciò risparmiami i tuoi apprezzamenti
commoventi, per favore. Non mi servono proprio a nulla".
Gettò uno sguardò a terra. La mano destra era chiusa a
pugno, e tremava ancora.
Tutto il corpo di Spike tremava visibilmente.
"Il 'povero, sfortunato e fragile Spike' uscirà di
scena il prima possibile, te lo assicuro", riprese
poi, con apparente calma. "Anzi, lo farà subito, e
non si farà più vedere. Mai più. Sarà un modo veloce
ed indolore per chiudere per sempre questa assurda
faccenda, non sei d'accordo?".
Spike rimase ad aspettare un qualche tipo di risposta, ma
dopo pochi secondi fu costretto ad abbassare gli occhi,
lucidi di lacrime di frustrazione, da quelli
indecifrabili di Buffy.
Non aveva fiatato. Durante quel fiume di parole, la
Cacciatrice non aveva nemmeno tentato di interroperlo.
E adesso...adesso quello strano sguardo innervosiva
ancora di più il vampiro, che in quel momento non
avrebbe voluto far altro che correre via, lontano. Da
lei, da quello che era successo, da quello che le aveva
detto. E da ciò che gli avrebbe risposto.
Per un altro, intero minuto, però, la ragazza continuò
a restare in silenzio. Spike fu tentato di andarsene
definitivamente, ma proprio in quel momento, una volta
giratosi, sentì un fruscio provenire da dietro.
Un piccolo rumore.
Passi di piedi nudi.
Poi, uno spostamento d'aria.
"Guarda, stai tremando. Fa freddo, qui".
Due mani chiare si accostarono alle sue spalle,
appoggiandovi sopra un golf femminile, morbidissimo e di
un rosa tenue. Si assicurarono che coprisse bene l'intera
schiena, poi si abbassarono.
Ma lei non si spostò.
Rimase ferma, in piedi, a pochi centimetri da lui.
Spike poteva percepire il suo calore. Il calore del suo
corpo, ricoperto dal sottile tessuto del pigiama.
"Non ho mai pensato che tu fossi qualcuno da
compatire. Nè che fossi fragile".
Buffy pronunciò quelle parole con estrema dolcezza, con
un tono che non aveva mai usato con il vampiro. Mai.
Abbassò gli occhi, poi girò intorno a Spike, fino ad
arrivargli davanti.
"E...soprattutto, non devi pensare che prima ti
abbia parlato in quel modo solo per le circostanze, o
perchè te lo dovevo. Te l'ho detto perchè l'ho pensato
veramente. Perchè...".
La Cacciatrice fece una pausa. Spike si decise a
guardarla nuovamente.
"...perchè...ecco, io...credo che qualcosa sia
davvero cambiato in te. E se adesso mi ripetessi che mi
ami, ci crederei, e non per quello che mi hai detto, o...perchè
mi hai salvata, perchè hai protetto Dawn".
Lui la fissò senza capire.
"Cosa...".
Ma lei non lo lasciò finire.
Alzò piano una mano, aggrappandosi alla sua maglietta. E
mentre stringeva il tessuto fra le dita, i suoi occhi
verdi si riempirono di lacrime.
"Io...io ho visto cos'hai passato".
Un sussurro lieve. Un mormorio che si udì appena, nella
penombra della stanza.
"Ho assistito ad ogni momento. Non so come potessi
farlo, ma là, in quel luogo da cui non potevo andarmene,
ti ho sempre guardato. Ho visto che ti hanno fatto...prima
di farti arrivare a me. Eri costantemente davanti ai miei
occhi. Io...io credo volessero farmelo sapere. Sapere...che
mi avevi seguito".
Si fermò, facendo un respiro profondo.
Lui, senza parole, la fissava. Fissava i suoi capelli
biondi, ad un soffio dal suo viso, resistendo all'impulso
di accarezzarli, di passarli fra le dita.
"Spike..."
Buffy non piangeva, ma stava chiaramente cercando di
trattenersi.
Rialzò la testa.
"...mi...mi dispiace".
Il vampiro ossigenato evitò di incrociare il suo sguardo.
Perchè...perchè mi parli così?
Stai rendendo le cose ancora più difficili.
Non dovevi fermarmi. Non dovevi, Buffy.
Dio...
Cosa darei per stringerti di nuovo a me.
Si scostò da lei, anche se non con molta convinzione.
"Ormai...son cose passate".
"Anche prima erano passate. Ma ti hanno fatto male".
Silenzio.
"Me l'hai detto tu stesso. Hai dei rimorsi",
insistette.
Lui si spostò ulteriormente.
"Già. Cambierei le cose se potessi...ma non posso".
"Cambieranno da adesso".
Buffy gli afferrò un braccio, nel tentativo di farlo
girare verso di lei. Ma il vampiro si liberò con uno
strattone.
"Guardami, Spike", lo implorò quindi. "Ci
devi credere. Tu...tu non sei più William. Lo sappiamo
entrambi, ormai. Io ci ho messo tanto a capirlo, ma...ma
adesso nessuno potrà più accusarti di nulla. Io...io
non lo farò. E nemmeno i ragazzi".
Lui sospirò, poi si voltò ancora, prendendo a camminare
nervosamente per la camera.
"Anche se non mi odierete più...cosa...cosa cambierà?
Sono sempre un vampiro. Un assassino in letargo...ricordi?
Una creatura della notte, e per di più morta da oltre un
secolo. Ho impresso a fuoco il marchio di 'mostro' e
niente e nessuno potrà cancellarlo".
Si fermò, rivolgendole un'occhiata triste. Amara, e
dolorosa.
"Nessuno".
La Cacciatrice non disse nulla, poi scosse la testa.
"Non capisci che non ha alcuna importanza?".
Si avvicinò di qualche passo. Quando gli fu vicino, gli
prese una mano, poi sorrise, guardandolo in un modo che
Buffy aveva riservato solo ad un'altra persona, prima di
lui.
Un vampiro.
Come Spike.
"Non ha...la minima importanza. Perchè...'tu cerchi
amore, e sai amare. La morte non uccide l'amore, l'amore
va oltre. Se c'è l'amore, saprai sempre come proseguire.
E sarai anche una persona migliore, che guarda al futuro,
a ciò che potrà fare e diventare. Non al passato e agli
errori commessi'. Non aveva detto così la tua
fantomatica voce?".
A quelle parole, Spike sussultò.
"Ma...".
"Ho una buona memoria". Buffy gli strizzò un
occhio. "Vero?".
Lui non potè fare a meno di ridere. Anche se sentiva
male, un male dolce, al centro del petto, rise. Rise come
da tempo non faceva.
Rise, mentre, dentro di sè, piangeva.
Di felicità.
Forse non era solo un bel sogno.
O forse il bel sogno si sta trasformando in realtà.
"A
quanto pare so ancora essere divertente", disse lei,
guardandolo risollevata. "E' una buona cosa. Morire
non è stato così negativo, dopotutto".
"Mh, lo credo anche io...".
"Spike...".
"...sì?".
"Sai...credo che I Giudici...o, quello che erano,
abbiano voluto farmi assistere al tuo viaggio non solo
perchè sapessi che mi avevi seguito, ma...per farmi
capire che eri cambiato, che le tue intenzioni erano
sincere. Che...avevi sofferto. E sono certa anche che
volessero che io ti aiutassi".
Si avvicinò al letto, lentamente.
"E' stata come una specie di prova anche per me. In
fondo, anch'io avevo i miei errori da scontare, e l'ho
fatto...prendendo parte al tuo dolore".
Buffy passò una mano sulla trapunta, pensierosa, poi si
sedette. Tornò a guardarlo.
"Sei stato forte. Coraggioso".
Il vampiro abbassò la testa. Quando la rialzò, sulle
sue labbra era disegnato un sorrisetto ironico.
"Puoi ben dirlo. Non sai che ho dovuto fare per
resistere a quella ninfomane della tua sosia. Se non
fosse stato per il mio formidabile autocontrollo,
probabilmente adesso sarei ancora fra le sue braccia.
Anche se devo dire che la cosa non mi sarebbe poi
dispiaciuta tanto...almeno lei ci stava, eccome...".
Buffy si sbilanciò da una parte, appoggiando una mano al
letto. Gli lanciò un'occhiataccia.
"Quella non mi assomigliava per nulla. E se solo si
fosse spinta un pochino più in là glie l'avrei fatta
pagare molto car...".
Sotto lo sguardo notevolmente shockato di Spike, la
Cacciatrice si bloccò.
"Ehm...intendo...se...s-se avesse fatto saltare
l'operazione del mio salvataggio, è chiaro", si
corresse goffamente. Si affrettò a spostare gli occhi da
quelli del vampiro, rendendosi conto di essere
leggermente arrossita. Perchè, poi...
"Ah...b-beh, certo...".
"Mh...già...".
"Già".
Tra i due calò un'altra volta il silenzio, questa volta
pesante, ed imbarazzante. Solo il suono di una sirena,
forse un'ambulanza, venne ad interromperlo per un breve
attimo, sfrecciando velocemente sulla strada sotto la
finestra della camera.
Trascorsero ancora un paio di minuti in cui nessuno provò
ad aggiungere altro, forse troppo imbarazzati per
quell'ultimo scambio di battute, o forse, semplicemente...perchè
non c'era più bisogno di farlo.
Perchè forse...
Non c'era più bisogno di parlare.
Quando però una nuova serie di auto passò davanti a
casa Summers, Spike si mosse.
Avanzò verso di lei, ancora seduta sul bordo del letto,
camminando piano, felpato, come solo una creatura delle
tenebre sapeva fare. Con quella sua movenza sensuale,
accattivante. Attraente.
Senza dire una parola, si sedette di fianco a lei.
Buffy rimase per un po' a guardarlo, poi fu la prima ad
aprire di nuovo bocca.
"Senti...".
"Mh?".
Lo fissò con più intensità.
"Ecco...ripensavo ai Giudici. All'ultima...parte del
loro discorso. Hanno parlato di un desiderio che potevi
esprimere nel momento in cui saresti tornato. Mi chiedevo...se...beh,
se poi te ne sei ricordato".
A quelle parole, il viso del vampiro si fece
improvvisamente serio. Chiuse gli occhi, poi prese a
guardare il pavimento sotto i suoi piedi.
"Che vuol dire quella faccia? Non dirmi che davvero
l'hai scordato?".
"No...no". Spike scosse il capo, mostrandole un
lieve sorriso. "L'ho espresso".
Buffy inclinò la testa, guardandolo storto.
"Anche se mi fa leggermente paura chiederti cosa hai
desiderato, lo faccio lo stesso. Spero vivamente non
tornare a mordere o qualcosa del genere, se no tutto il
discorso che abbiamo fatto può felicemente andare a quel
paese. Senza contare che io sarei di nuovo costretta ad
odiarti, e non sarebbe una bella prospettiva".
Il vampiro ridacchiò.
"Sta' tranquilla".
"Mhh, ok. E allora...cosa?".
"Davvero...non lo immagini?".
Il vampiro si alzò con un sospiro, iniziando a camminare.
Buffy lo seguì con lo sguardo, sorpresa dalla sua
risposta.
"Non credo che...potrò mai dimenticare nulla. Di
quello che mi è successo, di quello che ho visto, e
provato. Non scorderò nemmeno il più piccolo
particolare del mio viaggio, ma...".
Spike si fermò. Era girato di spalle, adesso, davanti
alla finestra chiusa.
"...ma...in mezzo a tanti ricordi dolorosi, o
tristi, ce ne sono stati alcuni di belli. Alcuni...che
avevo completamente rimosso dalla mia mente, e che solo
adesso ho ritrovato".
Buffy incrociò le braccia sulle gambe.
"Tua madre?".
"Già". Il ragazzo le sorrise. "Il periodo
della mia infanzia è forse stato il più bello...della
mia esistenza. Avevo scordato di essere stato bambino. E
rivedere i posti dove sono cresciuto è servito a...farmi
sentire di nuovo vivo. Almeno...un po' ".
Si voltò di nuovo.
"Però...".
Posò le dita sul tessuto della tenda, percependone la
superficie liscia.
"...Mi sono reso conto che c'è...una sola cosa
capace di farmi sentire vivo. Sempre. Una sensazione...l'unica
capace di...farmi piangere".
Detto questo, rimase in silenzio.
Poi, quando si voltò verso Buffy con gli occhi lucidi,
sorridendole, lei, improvvisamente, capì.
Il tempo di un istante. Brevissimo. Ma in qualche modo
infinito.
"Oh...oh mio dio...", sussurrò.
E mentre Spike spalancava le tende con un unico gesto
deciso, la Cacciatrice si portò le mani alla bocca,
soffocando la commozione.
La luce del sole di Sunnydale invase la stanza con
violenza, illuminando le iridi verdi di Buffy, luminose,
e i suoi capelli dorati sparsi sulle spalle.
Illuminando...un ragazzo. Un...vampiro.
Che non si polverizzò.
Un colpo d'aria entrò d'improvviso, facendo gonfiare le
tende. Sotto i raggi accecanti del disco infuocato, Spike
provò ancora quella sensazione.
Quella sensazione...meravigliosa, ed indescrivibile.
Buffy continuava a guardarlo senza dire nulla. Il
vampiro, in piedi davanti a lei, sentì nuove lacrime
scendergli per gli zigomi. Sulle guance, e...sulla pelle.
Sulla pelle calda.
Su un viso che apparteneva ad una persona diversa.
Una persona...che aveva deciso di ricominciare.
"Grazie".
Chiuse gli occhi.
Permettimi di piangere su un tuo miracolo.
Anche se sono un peccatore,
permettimi di piangere.
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