UN
VIAGGIO
Le ultime parole di Buffy, il testamento della
Cacciatrice, risuonano nella testa di Dawn. I suoi occhi,
fissi sul portale in cui a poco a poco sta scomparendo la
sorella, sono ormai vacui, lucidi di lacrime ma spenti.
Poco più in là, anche Xander e Anya, Willow e Tara, il
signor Giles e infine Spike osservano la scena sconvolti,
spossati, addolorati.
Il portale inizia a pulsare di nuovo, sembra stia per
chiudersi. L'aria è forte, pare venire risucchiata dal
buco di luce. Qualcuno abbassa la testa, per nascondere
le lacrime, altri affondano il viso nell'abbraccio
confortante di chi li stringe, per cercare un po' di
calore in tutto quel gelo.
Finirà così
questa volta, finirà così.
Il signor Gliles riapre gli occhi un momento, ma solo un
momento.
Già
non è un sogno
è la realtà.
Li socchiude ancora, dietro agli occhiali dalle sottili
lenti incrinate.
Se ne sta andando
questa volta per davvero.
Buffy
sta morendo. Per tutti noi.
Un'altra fitta al cuore, dolorosa come una pugnalata, gli
fa abbassare nuovamente la testa, stringere con forza i
pugni. Ad un certo punto però, qualcosa, di fianco a
lui, si muove.
Cosa
?
Si volta.
Spike, prima chinato a terra, in lacrime, ora è in piedi.
Sta avanzando, cammina. Cammina verso il portale, la
lunga giacca di pelle che si alza ad ogni movimento.
Il suo volto, coperto di sangue, è indecifrabile.
Ma deciso.
"
Spike?".
Sentendo la voce dell'Osservatore, anche gli altri si
girano verso il vampiro. Lui, però, non li guarda, ma
tiene la testa alta, sfidando il vento, i suoi turbinii,
fino a giungere davanti a Dawn, nello stesso punto dove,
pochi secondi prima, c'era stata Buffy.
Il ragazzo biondo volge lo sguardo al buco di luce. Il
suo diametro si riduce sempre più velocemente, attimo
dopo attimo.
Dawn si volta piano, i suoi occhi riacquistano
improvvisamente coscienza. Riconosce il vampiro, e con un
sussurro pronuncia il suo nome, come una supplica, la
voce incrinata.
"Spike
".
Lui rimane ancora immobile per una frazione di secondo,
poi la osserva. Le sorride.
Un altro fulmine, un altro lampo di luce alle loro spalle.
E' lo stesso.
Lo stesso sorriso di Buffy. La stessa dolcezza, lo stesso
affetto.
Un affetto infinito.
Poi, dopo aver sollevato una mano e averla posata sulla
sua testa, Spike avvicina il capo di Dawn al proprio viso.
Dolcemente, appoggia le labbra sulla sua fronte.
"Ho giurato a tua sorella che ti avrei protetto,
fino alla fine. Ma adesso
adesso è lei che deve
essere salvata".
Fa una piccola pausa, forse per il leggero tremore che ha
scosso per un attimo la sua voce.
"Te la riporterò indietro, briciola. E' una
promessa".
Si ritrae. Occhi tristi rivolgono un altro, ultimo saluto
a Dawn.
Poi
Poi non c'è più tempo per nient'altro. Il sole si sta
facendo strada fra le nuvole, i suoi raggi hanno già
raggiunto il vampiro, ma a lui non importa. C'è solo una
cosa, adesso, che conta.
Una sola.
Ancora un'altra corsa, fulminea, senza esitazioni. Il
portale si è ormai ridotto a pochi metri, ma Spike
riesce a saltare in tempo. E a scomparire, insieme a lui.
Trascorrono secondi. Minuti. Cinque, dieci. Si ode ancora
qualche crepitio, ma dura poco.
Un gracchiare di corvi, lontano.
Una folata di vento.
Polvere.
Il disco del sole illumina la piattaforma, e i passi
degli altri che si avvicinano stancamente a Dawn
risuonano nel silenzio del mattino.
Lei, accasciata a terra, sta fissando il terreno con gli
occhi sbarrati.
Solo un paio di minuti dopo, sotto gli sguardi senza più
parole, né voce, né lacrime della Scooby Gang, un unico
grido, soffocato dai singhiozzi, esce dal volto chinato
della ragazza, coperto dai lunghi capelli che toccano la
superficie di ferro.
"NOOO!".
Sunnydale,
casa Summers, due ore dopo circa
Dopo aver preso una coperta dall'armadio della camera di
Buffy, Tara ridiscese in soggiorno.
Xander e Anya erano seduti sul divano, in silenzio.
Quest'ultima teneva una mano di Xander stretta a sé,
quasi volesse assicurarsi che fosse reale. Willow,
invece, su una delle poltrone, passava le dita sull'orlo
di uno dei cuscini posato sulle sue gambe, lentamente.
In un angolo, con la testa appoggiata su un bracciolo,
Dawn dormiva. Il bel viso ovale era contratto, in preda
ad un sonno agitato e dominato da chissà quali sogni, o
incubi. Le labbra, pallide, erano serrate. Nella stanza
si poteva sentire distintamente il suo respiro regolare,
rotto solo dal ticchettio continuo delle lancette di un
orologio fissato al muro.
Inondato dal chiarore del mattino, il signor Giles era
invece davanti ad una delle finestre, a braccia conserte,
e guardava malinconicamente fuori, chissà che cosa. Le
lenti trasparenti dei suoi occhiali erano ancora rotte,
ma lui non sembrava farci caso.
Quel quadro aveva qualcosa di desolante, di immensamente
amaro. Il silenzio, la calma, la luce. La polvere
nell'aria, visibile tra i raggi del sole. Il mattino che
si affacciava su un'altra, ordinaria giornata. Tutto era
saturo di tristezza, ogni cosa sembrava portare con sé
dolore, sommandosi a quello che già esisteva, che
alleggiava, tra il gruppo.
Fu questo che passò per la mente di Tara, quando,
arrivata a metà scala, lanciò un'occhiata alla sala.
Dischiuse la bocca, forse con l'intenzione di dire
qualcosa, ma poi abbassò lo sguardo, stringendo quasi
con violenza la coperta al petto.
Ricominciò a scendere i gradini, e solo quando giunse
davanti al divano il resto della Scooby Gang si accorse
della sua presenza. Si sedette di fianco a Dawn,
coprendola amorevolmente e facendo piano, per non
svegliarla.
"Hai fatto bene, Tara", mormorò Willow,
sorridendo stancamente alla compagna e sporgendosi dalla
poltrona. Appoggiò le braccia sulle ginocchia.
"Fa freddo", rispose l'altra, allontanandosi
dalla ragazzina e sedendosi poco più in là. "Anche
se
è una bella giornata".
Entrambe voltarono la testa verso la finestra.
L'Osservatore continuava a guardare fuori, immobile,
dando loro le spalle.
"Signor Giles
".
Era stato Xander a parlare.
Sentendo pronunciare il suo nome, l'uomo si scosse dai
suoi pensieri, e girandosi verso il ragazzo si tolse gli
occhiali, sfregandosi con una mano gli occhi stanchi.
"Sì
dimmi".
"Adesso
arriverà una nuova Cacciatrice?".
Attimo di silenzio.
"Sì
sì, probabilmente. Non appena il
Consiglio
saprà", rispose l'altro, poco dopo.
Xander annuì. Il ticchettio insistente dell'orologio
tornò per qualche secondo a dominare il soggiorno.
"Lei
se ne dovrà andare?", mormorò
quindi Anya, guardando l'Osservatore.
Lui evitò di incrociare gli occhi della ragazza e quelli
degli altri, che attendevano con lei una risposta.
"Forse. Non lo so".
"In che senso?".
"Nel senso che
dovrò ubbidire a ciò che mi
ordineranno di fare, dall'Inghilterra. Comunque sì,
presumo
di sì".
"E il negozio?". Xander lanciò un'occhiata
alla sua ragazza, facendole capire che forse non era il
momento opportuno per parlare di quello.
Il signor Giles, però, le sorrise.
"Lo cederò a te. Sarai una brava proprietaria, Anya".
L'ex-demone rispose al sorriso, con un filo di commozione
nello sguardo.
"Ragazzi, io
non so cosa succederà, adesso".
L'uomo iniziò a camminare per la stanza, le mani nelle
tasche dei pantaloni. "Non ne ho assolutamente idea
".
"Io non voglio
", iniziò in quel momento
a dire Willow, scuotendo piano la testa. Tutti si
girarono per ascoltarla.
"Ecco
", riprese, alzando gli occhi.
"Non
non voglio un'altra Cacciatrice. Non
voglio avere nulla a che fare con lei, quando arriverà".
Xander, Tara e Anya si scambiarono un'occhiata, d'accordo
con la ragazza.
"E' inevitabile". Il signor Giles si fermò,
sospirando. "Voi sapete troppo. Avete molta
esperienza, e
avete condiviso ogni cosa con Buffy.
Tu Willow, insieme a Xander, per tanti anni. Per questo
motivo, è inevitabile che il Consiglio vi ordini di
restare accanto anche alla nuova Cacciatrice".
Sospirò ancora, poi notò le espressioni dipinte sui
visi dei ragazzi. Si avvicinò ad una poltrona, e
sprofondò in essa, passandosi una mano sulla fronte.
"Lo so", disse, dopo qualche istante. "So
a cosa state pensando, e avete tutta la mia comprensione".
Il salotto, completamente immerso nella luce fredda che
oltrepassava la superficie trasparente del vetro, cadde
nuovamente nel silenzio.
"Non
non se lo meritava. Lei doveva restare con
noi". Xander si coprì la bocca con una mano,
deglutendo per sciogliere il nodo che improvvisamente gli
si era formato in gola.
Anya, accanto a lui, gli prese le mani tra le sue.
"Dove
sarà adesso, la sua anima?". Willow
si rivolse al signor Giles, cercando una risposta.
Lui chiuse gli occhi, poi scosse il capo.
"Potrebbe essere ovunque. In una qualsiasi
dimensione. Oppure, dove tutte le anime vanno, dopo aver
lasciato la terra
".
"La
rivedremo mai?".
"Non so risponderti".
La ragazza dai corti capelli rossi annuì piano,
cosciente del vero significato di quelle parole. Buffy
non sarebbe più tornata, e lo sapeva bene sia lei, che
il Signor Giles. Tutti lo sapevano. Ma ancora, in qualche
modo, si ostinavano a cercare una speranza.
La speranza
"Ci sono delle possibilità".
A quelle parole, tutti si voltarono verso Anya, che,
seria, aveva lo sguardo fisso e concentrato davanti a sé.
Tara aggrottò la fronte.
"Cosa vuoi dire?".
La ragazza aprì le braccia.
"E' semplice. Spike".
"Spike?".
"Sì, Spike".
L'Osservatore restò qualche secondo fermo a pensare, poi
si rialzò, e ricominciando a camminare, si passò
nervosamente una mano tra i capelli.
"Spike ha compiuto un'azione disperata", disse.
"Sì è sacrificato insieme a Buffy, pensando di
poterla salvare. Non rivedremo mai più nemmeno lui".
"E' qui che si sbaglia". La voce squillante di
Anya ricatturò l'attenzione dell'uomo. "Spike è
certamente vivo. Beh...insomma, se così si può dire per
uno come lui".
"Cosa?".
"Ma sì. Rifletteteci un momento". La ragazza
guardò gli amici, poi cominciò a spiegare. "Spike
è un vampiro. Un vampiro, ok? Un'essere fra la vita e la
morte, che non può essere ucciso se non con il metodo
che tutti conosciamo e che, cosa importante, non possiede
più un'anima".
"Già!". Willow sorrise, il viso
improvvisamente illuminato. "Anya ha ragione! Spike
non ha agito d'impulso quando si è buttato nel portale
sapeva
che sarebbe sopravvissuto, e che avrebbe potuto cercare
l'anima di Buffy".
"Esatto!". Anya annuì in direzione di Willow,
soddisfatta. "Non vi siete chiesti come mai il corpo
di Buffy è rimasto nella nostra realtà mentre di quello
di Spike non c'era traccia?".
Xander, Willow e Tara si guardarono, sorridendo.
Il signor Giles si infilò nuovamente gli occhiali.
"Sei certa
che sia in grado di farlo?".
"Spike riporterà qui Buffy". Tutti si
voltarono verso la voce che aveva appena parlato. Dawn
fissava i suoi amici con gli occhi ancora rossi di pianto
e il viso stravolto, nonostante il sonno.
"Me l'ha promesso. Lui ce la farà".
Tara annuì, guardando affettuosamente la sorella della
Cacciatrice.
"Sì. Me lo sento anch'io. Spike ci riuscirà".
L'Osservatore si portò una mano al viso, sfregandosi il
mento.
"Beh
ora che ci penso
è qualcosa che non
possiamo escludere
".
"Credo che dovremmo sorvegliare il corpo di Buffy",
esclamò in quel momento Willow, scambiando un'occhiata
con Tara. "Ecco, che so
fare un'incantesimo. Io
e Tara possiamo. Una specie di ibernazione, fino al
momento in cui l'anima tornerà nel suo involucro terreno".
"Sì, sì, mi sembra una buona idea. Una buonissima
idea". Il signor Giles rimase ancora qualche istante
perso nei suoi pensieri, poi si rivolse a Dawn, che aveva
nel frattempo poggiato il capo sulla spalla di Anya. La
ragazza le stava dicendo qualcosa, mentre, con una mano,
le lisciava i lunghi capelli lucidi, in un atteggiamento
che anche Buffy era solita fare con la sorellina.
Gli occhi di Giles si fecero più sottili, sorridendo con
le labbra.
"Dawn, Spike manterrà la sua promessa, vedrai".
In
un luogo indefinito, in un tempo imprecisato
Spike mosse lentamente gli occhi, ancora chiusi. Le
palpebre gli facevano male, un male incredibile, come se
un sole troppo forte gli stesse battendo sul viso. Una
sensazione seppellita, lontana, di un tempo che quasi non
ricordava più, ma che aveva vissuto.
"Ouch
". Provava anche un altro dolore
sparso, vago. Magari era stato preso a calci da qualche
altro demone che lo detestava
molto probabile, in
realtà. Peccato che non si ricordasse un accidente.
Che diavolo
che diavolo mi è successo?
Cercò di riattivare i suoi sensi. Allungò le mani,
intorpidite, e tastò il terreno. A quanto pare era
sdraiato, prono, su una superficie fresca, e
profumata.
C'era anche una leggera brezza. Era in un luogo aperto?
Oh
magari il cimitero
ma che ci faceva lì
fuori e non nella sua cripta? Ah
certo
dovevano
averlo pestato mentre era a farsi un giro
...Buffy
Improvvisamente, non appena il nome della Cacciatrice
comparve nella sua testa, Spike spalancò gli occhi.
Rimase così, per qualche secondo. Lo sguardo fisso, il
battito accelerato.
Ora ricordo
Glory
Glory è morta
Dawn si è salvata, e
Buffy
Lei
Una distesa. Un campo, forse. Verde
di un verde
brillante. E tantissimi fiori
piccoli, gialli
Che bellissimo colore
Vivo.
Era
era da tanto che non lo vedevo.
Spike si alzò. Era questo lo spettacolo che aveva
davanti
incredibile, sì, ma doveva essere per forza
reale. Doveva. Si sfregò gli occhi, incredulo, anche se
gli facevano ancora un po' male.
Oltre l'orizzonte, si potevano scorgere delle montagne
lontane, di un verde più scuro, e sopra, nuvole. Tutto
il cielo era coperto di nuvole candide, così chiare da
essere quasi accecanti
Quel riverbero diffuso gli faceva girare la testa.
Ma
Un momento
Questo calore
Questa
luce.
Alzò piano il capo, portandosi una mano sopra la fronte.
Il
sole?
Il disco luminoso splendeva alto, in mezzo ad un pezzetto
di cielo totalmente azzurro. Il vampiro riabbassò con
uno scatto il viso.
Non è possibile. Sono
sono colpito dai raggi
del sole
Sono sulla mia faccia
Eppure
Si toccò il corpo con le dita. No
non si era
polverizzato.
Sentì ancora una volta il soffio del vento. Girando su
se stesso, si accorse che il prato si estendeva per più
di un chilometro, in tutte le direzioni. Lontano, alla
sua sinistra, poteva poi scorgere un bosco di alberi
alti, dalle fronde fitte.
D'improvviso, ad una decina di metri da lui, uno stormo
di uccelli si alzò in volo, facendo un gran rumore.
Spike sobbalzò.
Si voltò e li osservò allontanarsi, dirigersi verso le
montagne, fino a che diventarono dei puntini quasi
invisibili, che si muovevano piano. Poi, dopo poco più
di un minuto, scomparvero completamente nel bianco delle
nuvole.
Iniziò a camminare. Si sentiva strano. Quel paesaggio
era talmente
inusuale. Per un vampiro, rappresentava
certamente l'ultimo ricordo che poteva avere conservato,
in un angolo della propria testa. Davanti a tutto,
infatti, c'erano solo immagini di morte. Sangue, dolore,
e ancora morte. La notte, e il nero assoluto.
Socchiuse gli occhi, sentendoli improvvisamente umidi.
Allora
allora se era così, perché
per quale
motivo quelle immagini si riversavano nel suo cuore con
così tanta violenza? Perché
sentiva che quella
scena gli era familiare?
Io
sono già stato qui
Tanto
tanto tempo fa
Si coprì il volto con le mani, premendole con forza
sulla pelle, come se non riuscisse più a reggere quella
visione. Anche le gambe gli cedettero, e crollò a terra,
senza più forze.
Mi fa male la testa
Ma questa volta non è il chip.
Io
"Signorinooo!".
Rialzò il capo.
Davanti a lui c'era un giardino, curato fin nei minimi
dettagli. Oltre ad esso, dopo un sentiero che passava in
mezzo al verde e alle aiole fiorite, delle siepi
circondavano un selciato ricoperto di sassolini bianchi.
Al centro, troneggiava una grande fontana. Una statua
classica era in piedi nel mezzo, sopra ad una base in
marmo, ed in alto un continuo getto d'acqua, che brillava
nel sole, saliva per una ventina di centimetri per poi
ricadere nella vasca con uno scroscio.
Spike sbattè le palpebre un paio di volte. Dov'era
finito il paesaggio di campagna di poco prima? Questo
giardino
e questa villa
Osservò la costruzione che si ergeva dopo il cortile. Un
palazzo splendido, bianco, in stile vagamente gotico.
"Signorino!! Dove siete finito? Venite fuori, per
l'amor di Dio!", ripetè la voce femminile di prima,
questa volta con tono esasperato. Il vampiro, ancora
perso nella contemplazione di tutto quel lusso, si
accorse dopo qualche secondo della donna che, in piedi
sulle scale dell'ingresso dell'abitazione, chiamava a
gran voce qualcuno che evidentemente non riusciva a
trovare. Indossava un vestito nero, austero, a collo
alto, e un grembiule bianco. I capelli erano raccolti in
una crocchia in alto, sulla testa, e dimostrava più o
meno una cinquantina d'anni. Sembrava una cameriera, o
qualcosa di simile.
"Ve lo chiedo per favore
vostro padre mi punirà
se non vi trovo subito
", continuò, sospirando.
Spike si avvicinò.
"Mi scusi
", mormorò, sorridendo alla
signora come meglio poteva per evitare di spaventarla. In
effetti, doveva avere un aspetto terribile
"Signorino
siete la mia disperazione
".
La domestica scese demoralizzata il resto dei gradini,
senza fare caso a Spike che, fermo a pochi passi da lei,
la guardava in attesa della sua attenzione.
"
per caso
", tentò di dire il
vampiro biondo, ma proprio mentre cercava di finire la
frase, la donna gli venne incontro.
Passandogli attraverso.
Cosa??
La signora continuò a camminare, come se nulla fosse
successo. Attraversò il viale, senza smettere di
gridare, fino a che giunse vicino ad una costruzione in
legno, abbastanza grande, posta in un angolo del giardino
e nascosta da alcuni alberi.
"Non
mi può vedere?", si disse quindi
Spike, fissandosi le mani pallide con gli occhi
spalancati. "Cosa
cosa diavolo sta succedendo
qui?".
Rimase fermo qualche istante a pensare. Sapeva cosa era
accaduto. Ora
se lo ricordava molto bene. Buffy si
era buttata nel portale per chiuderlo, sacrificandosi al
posto della Chiave, di Dawn. E lui
lui l'aveva
seguita, per cercare di riportarla indietro. Per cercare
di riportare indietro la sua anima.
Non posso essere morto
Cioè, lo sono già. Praticamente son morto più di un
secolo fa. Non ho più un'anima
Ma se possiedo ancora i miei ricordi, significa che in
qualche modo il mio corpo esiste ancora.
Il solo punto è...dove sono finito?
Ripensò a Dawn. All'ultimo sguardo che lei gli aveva
rivolto, prima che corresse verso il portale.
Briciola
Non ti ho detto una bugia.
Si accorse di sorridere. La sorella della Cacciatrice si
era affezionata molto a lui, e a sua volta, anche Spike
aveva cominciato a provare un affetto profondo nei suoi
confronti. Il perché, non lo sapeva. Non sapeva come
fosse nato. Era veramente buffo
tutti quei
sentimenti, nel suo cuore, comparsi, cresciuti in così
poco tempo. L'amore per Buffy, l'affetto per Dawn, la
simpatia e l'amicizia che lo stavano legando a tutti gli
altri
erano incredibili, anzi, più che incredibili.
Lui non ne era stato preparato. Come quando si era
innamorato di Drusilla.
All'inizio, forse, era stata solo attrazione verso la
morte, l'oscurità, verso tutto quello che il suo Sire
rappresentava per lui. Ma poi
poi qualcosa era
cambiato. Si era innamorato davvero di lei,
profondamente, in modo totale. Della sua aurea, del suo
sguardo caldo
della sua voce suadente e musicale
del
suo corpo esile, di quel viso fragile ed etereo come
quello di una bambola di porcellana.
Sì
anche senza un'anima, lui aveva amato.
E aveva sofferto.
Qualunque cosa tu credi di provare non è amore.
Non si può amare senza un'anima.
Come si era sbagliata Buffy, quella volta. Non gli aveva
mai creduto
da quando le aveva confessato i suoi
sentimenti, aveva fatto di tutto per ignorarlo. Certo,
non aveva mai potuto darle torto
Ma poi
Quello che hai fatto per me, e Dawn
era reale.
Non lo dimenticherò.
Quel bacio. Era stato come
come un segno di fiducia.
Il suo gesto, l'aver sopportato le torture di Glory per
lei e Dawn, aveva reso le parole che aveva pronunciato
tempo prima finalmente sincere, agli occhi di Buffy. Li
aveva avvicinati un po' di più, facendo crollare quel
muro che si era alzato tra di loro da quando lui era
tornato a Sunnydale. Anzi, che c'era sempre stato.
E alla fine, lei
gli aveva affidato la cosa più
preziosa che le era rimasta.
Tutto ciò per cui aveva continuato a lottare, fino alla
fine.
Conto su di te
per proteggerla.
Ma non c'era bisogno che glielo chiedesse. Lui l'avrebbe
fatto comunque
avrebbe protetto Dawn, anche a costo
della sua vita. Qualunque cosa fosse successa.
"Ma adesso devo pensare a te, Cacciatrice", si
disse, sorridendo tristemente. "Ora devo mantenere
un'altra promessa. Che non ho fatto solo a tua sorella,
ma anche a me stesso. E non me ne andrò di qui finché
".
Si interruppe. La domestica era entrata all'interno di
quello che ora, guardandolo meglio, sembrava un fienile.
Spike si avvicinò, fino a giungere a pochi passi dal
grande portone costruito con travi di legno, poste
orizzontalmente. Fece per guardare dentro, quando un
forte nitrito ruppe il silenzio.
Un cavallo si lanciò fuori all'improvviso, e Spike,
d'impulso, si buttò sopra ad una montagna di fieno
ammassato a lato, pensando solo dopo che presumibilmente
non si sarebbe fatto nulla anche restando fermo.
"Vi scongiuro! Non disobbedite a vostro padre! Vi
attende per andare in città
".
"Non ci voglio andare in città! In mezzo a quella
gente noiosa, che non fa altro che parlare di soldi e
titoli
molto meglio andare a cavallo!".
"Ma lei è il futuro signore di Hertford! Deve
".
Spike si tirò su, cercando di capire chi fosse seduto
sulla sella, ma fece solo in tempo a scorgere il volto di
un ragazzino, al massimo dodicenne, prima che questi
sparisse al galoppo, con la velocità di un fulmine,
oltre il cancello della villa.
Mi sembrava
di conoscerlo
Gli passò per la mente di inseguirlo in qualche modo, ma
un tuono assordante gli rimbombò nelle orecchie, seguito
subito dopo dalle prime gocce di una pioggia fitta e
insistente. Il vampiro guardò il cielo, interdetto e
stupito dal quel repentino cambio di tempo.
Cumuli scurissimi erano ammassati sopra di lui, e ogni
tanto qualche fulmine splendeva per pochi secondi,
illuminando il viso del giovane che, fermo, osservava le
nuvole spostarsi velocemente, sotto l'azione di quella
che sembrava a tutti gli effetti una tromba d'aria.
"Cosa diavolo
". Non riusciva quasi più a
sentire la sua stessa voce, tanto l'ululato del vento era
forte. La pioggia si era immediatamente trasformata in
diluvio, e risultava impossibile vedere qualche metro
oltre i propri piedi.
Spike iniziò a camminare con non poca difficoltà,
sforzandosi di mantenere gli occhi aperti. Davanti a lui
non c'era nulla, o almeno sembrava che non ci fosse nulla.
Ebbe come la sensazione di perdere totalmente il senso
dell'orientamento, di non riuscire nemmeno più a
percepire e a riconoscere la destra e la sinistra, il
davanti e il dietro. Ogni cosa, ogni direzione sembrava
uguale.
"Cosa c'era oltre quel maledetto portale?? A questo
punto avrei preferito davvero l'inferno!", gridò al
nulla, cercando di sovrastare l'irritante e continuo
scroscio della pioggia. "Beh, dovrebbe essere
l'inferno, no?! E allora dove sono le fiamme? I diavoli,
i gironi dei dannati
e poi, tutte quelle storie
sull'Apocalisse che doveva scendere sulla Terra? Allora
abbiamo lottato contro Glory per niente?!? Anzi, solo per
salvare l'umanità da un giro turistico mal organizzato
nelle duecento dimensioni??".
Si fermò per riprendere fiato. Chissà come mai si
sentiva così stanco
Vorrei solo sapere dov'è finita la sua anima
E invece mi ritrovo in questa
questa pseudo-illusione
che mi farà certamente solo perdere tempo.
"E' un bel giochino, davvero. Divertente",
continuò poi pacatamente, sorridendo ironicamente al
cielo. "Ma si da il caso che io non sia qui per
giocare
".
Attese qualche istante, poi, sbuffando, tornò ad
inoltrarsi nella giungla di quel diluvio.
"Ma bene
sembra che debba proprio farmi una
bella doccia
".
Proprio in quel momento, in un punto imprecisato oltre a
sé, Spike intravide qualcosa che sembrava assomigliare
ad una sagoma umana. Longilinea, sottile. Poi
Poi, una voce
"Spike
".
Dolce e lontana, un po' metallica, come se provenisse
dall'interno di una grotta. Ci fu un leggero eco.
Il ragazzo si riparò il viso dalla pioggia con una mano,
per cercare di vedere meglio.
"B
Buffy?", chiamò, incerto. Era quasi
sicuro di avere riconosciuto in quel timbro un po'
anomalo una voce più che familiare.
"
Spike
", ripetè la voce. "
sei
diventato quello a cui aspiravi?".
Il vampirò si arrestò.
"Cosa
".
"
oppure sei fuggito dal tuo futuro?".
L'immagine indistinta sembrò tremare oltre il fitto velo
d'acqua, e farsi più vaga.
Spike strinse gli occhi, sospettoso. Qualcosa
non
andava
"
sei fuggito
da te stesso
". Il
tono, inizialmente simile a quello della Cacciatrice,
iniziò infatti a cambiare. Anche la sagoma perse i suoi
contorni, ed espandendosi velocemente come una macchia,
come un'ombra, si sollevò in pochi secondi sopra la
testa del vampiro.
"Cosa si aspettavano gli altri da te?".
Minaccioso, l'alto telo nero continuò a salire verso il
cielo, o a quello che fino a pochi secondi fa c'era,
producendo un rumore assordante, simile a quello di un
terremoto.
L'oscurità inglobò in poco tempo tutto lo spazio
circondante Spike che, sulla difensiva, si voltava
freneticamente in ogni direzione, credendo di girarsi
verso quella voce che, ora cavernosa, pareva avvicinarsi
sempre di più a lui.
"Che diavolo stai dicendo? Chi sei? Perché
perché
non ti mostri?!", urlò quindi, passandosi una mano
sul viso bagnato.
Ma più nessuno venne in risposta del vampiro. Per un
intero minuto, o forse di più, Spike rimase immobile in
quello spazio indefinito, solo. L'unica cosa che poteva
udire era il suo respiro affannato, e poi, il silenzio.
Buio. Oscurità.
"Dove sei?!?".
Un mormorio. Lieve, continuo, non troppo lontano. Spike
si zittì.
Non riusciva a capire con esattezza da dove provenisse.
Le direzioni, ormai, sembravano tutte uguali. Ma c'era
lo
sentiva, come una litania. Qualcuno stava dicendo
qualcosa, anche se era impossibile capire che cosa
Fece un passo, senza nemmeno sapere più su cosa stava
camminando. Dove stava camminando. Forse, sul nulla.
Ad un tratto, però, qualcosa catturò la sua attenzione.
Una luce soffusa, in fondo. Era comparsa improvvisamente,
portando con sé una leggera corrente d'aria, che Spike
poteva percepire sulla pelle. Non era come le forti
folate di prima.
Cercò di raggiungere il bagliore, sperando che questa
volta non si trattasse di un'altra illusione. Beh
alla
fine, probabilmente tutto era un'illusione, lì. Anche se
non aveva la minima idea di dove o cosa fosse, il
lì.
Tanto vale vedere di cosa si tratta
La luce sembrava farsi sempre meno remota, anche se,
giunto più vicino, Spike si accorse che non si trattava
di una sola, ma di un'intero gruppo. Fiammelle piccole,
deboli, riunite insieme. Brillavano come stelle, discrete
e gentili.
E quel mormorio
Quel mormorio si stava facendo sempre più distinto, e
chiaro.
"
e accogli nel tuo regno di luce lo spirito di
una delle tue figlie
".
La pioggia, che non aveva mai smesso di cadere, si fece
sottile, quasi impercettibile. L'aria diventò di colpo
più fredda, ma non particolarmente fastidiosa, così
come il lieve soffio di vento che stava conducendo Spike
verso quella voce maschile, bassa, solenne e dal tono
triste e malinconico.
Dopo un'altra decina di passi, il vampiro ebbe la
sensazione di essere ritornato a camminare sull'erba. Si
guardò i piedi, riuscendo a scorgere una superficie
morbida, di un verde scuro.
"Finalmente", mormorò. "Non ci speravo più
".
Rialzò la testa, per cercare di individuare nuovamente
le luci di poco prima. Senza sapere come, erano adesso a
pochi metri da lui e, insieme ad esse, c'erano delle
persone. Donne, uomini, qualche bambino, vestiti tutti
con abiti curiosi, di un tempo che con molte probabilità
doveva appartenere al secolo scorso.
A testa bassa, posti in semicerchio, tenevano fra le mani
delle candele, la cui fiamma guizzava brillante nell'aria
della sera. Erano quelle le luci che l'avevano guidato.
Sì
era sera, o forse notte ormai. Tristi e
addolorati, tutti ascoltavano in religioso silenzio le
parole di della figura maschile che, di fianco ad una
buca scura, sembrava essere un uomo di chiesa. Le parole
che Spike aveva udito erano state pronunciate da lui.
"Fratelli, siamo qui riuniti, questa sera, per dare
l'estremo saluto ad Elizabeth, una donna generosa e di
buon cuore morta prematuramente all'età di trentadue
anni, a causa di una malattia incurabile e crudele.
Moglie devota di Robert Hertford e madre amorevole del
giovane William, la ricorderemo per sempre come
".
Il vampiro biondo si avvicinò ulteriormente al gruppo. E
così, era finito nel bel mezzo di una veglia funebre, in
uno dei suoi cari, familiari cimiteri. Certo che questo
era molto più lugubre di quello di Sunnydale
"E' morta...una donna", mormorò piano a se
stesso, senza motivo. Rimase in silenzio a guardare, con
occhi assenti, la fossa scavata nel terreno, poi rialzò
di scatto la testa.
Era più che sicuro che gli aspettasse un altro,
improvviso cambio di scena. Non sapeva in cosa
consistesse quel simpatico gioco o chi lo stesse
dirigendo
ma di sicuro c'era un obiettivo ben
preciso da raggiungere. E qualcosa gli diceva che doveva
assolutamente arrivarci per trovare Buffy.
Bah
e pensare che il mio primo trapasso è stato
veloce e quasi indolore
Questo, invece, è decisamente strano.
Però io non sono esattamente morto.
Cioè
questo potrebbe anche non essere l'aldilà...
Il prete smise di parlare. Dopo qualche istante, un
ragazzino si fece avanti lentamente, avvicinandosi alla
buca. Poi, dopo aver mormorato qualcosa, vi lanciò un
piccolo mazzo di fiori, che sparì immediatamente nel
buio.
Spike lo fissò, riconoscendo nel suo viso quello del
bambino che se n'era andato via a cavallo, poco prima,
dal fienile. Sembrava solo un po' più grande.
"Ma
", sussurrò, guardandolo intensamente
e provando una fitta improvvisa. "Mi
mi
somiglia
?".
Una forte folata di vento soffiò d'improvviso, con
violenza, sul viso di Spike.
"William
sei sicuro che questo nome non ti dica
nulla? Questa scena
non ti è sconosciuta
".
Una voce, la stessa di prima, risuonò in quel momento
nella testa del vampiro, costringendolo a tapparsi le
orecchie, infastidito.
"Ancora tu? Si può sapere perché
mi
perseguiti??".
"Non sono io che ti perseguito. Sei tu stesso che lo
fai".
"Di nuovo con questa storia??".
"Tu non vuoi ricordare. Hai troppa paura".
A quella frase, Spike rise.
"Paura? Credo che tu non mi conosca bene
".
"Oh, ti conosco molto bene. Quante volte, invece, tu
ti
sei chiesto chi sei veramente?".
"Cosa?".
"Chi sei? Cosa volevi diventare? Forse
sei
stato solo una delusione
".
In un istante, il gruppo di persone raccolte intorno alla
tomba si allontanò velocemente, come risucchiate da
qualcosa di invisibile. Spike, irritato dalla voce
misteriosa e presumendo che tutto quello che stava
succedendo dovesse essere opera sua, si mise a correre
per cercare di raggiungerle.
E poi
voleva capire.
Doveva sapere chi era quel ragazzino.
E soprattutto, sapere come mai tutto ciò che gli diceva
quella voce gli faceva inspiegabilmente male
Fece qualche metro, ma poi inciampò, cadendo malamente
al suolo.
"Ma porca miseria
", si lamentò,
massaggiandosi il mento. "Questa me la paghi,
chiunque tu sia
".
Fece per rialzarsi, ma sollevando gli occhi scuri si
accorse di essere capitato in un posto chiuso. I palmi
delle sue mani poggiavano su una specie di moquette
bordeaux, liscia al tatto, e all'altezza dello sguardo
poteva vedere una moltitudine di scarpe lucide, gambe
maschili e ampie gonne dai pizzi lavorati.
"Eh?". Sollevò la testa.
Intorno a lui una marea di persone, probabilmente nobili
e borghesi, affollavano una sala riccamente decorata, di
certo interna ad una lussuosa villa. C'era una discreta
musica da camera, ed un parlottare sommesso.
Il vampiro si rialzò, e dopo aver passato una mano sulla
giacca ormai ridotta ad uno straccio umido, iniziò a
girare fra la folla.
"Si dice che Elizabeth fosse la sola ad essere fiera
di suo figlio
".
Una delle dame di fianco a Spike aveva cominciato a
parlare. Il vampiro di voltò nella sua direzione.
"Già
Sir Robert è disperato. Sembra che
William sia negato per gli affari
non mostra il
minimo interesse nel succederlo nella gestione delle sue
proprietà", continuò poi una seconda voce
femminile. "Sai, mi hanno anche riferito che
probabilmente potrebbe avere un quoziente intellettivo
troppo basso
questo spiegherebbe tutto
".
"Cosa? O mio dio
e chi te l'ha detto, mia cara?",
esclamò quindi scandalizzata la prima, con una risatina.
L'altra abbassò la voce, facendo segno all'altra di
stare in silenzio.
"Shh, non posso rivelartelo! Ma quello che è certo
è che William diventerà un fallito
la famiglia
Hertford andrà in completa rovina, te lo dico io
".
"Sì, sono d'accordo
povera Elizabeth. Un po'
mi faceva pena
".
"Già
crescere un figlio così e amarlo,
nonostante tutto
".
"Mh, sai come sono fatte le madri
".
Le due nobili scoppiarono nuovamente a ridere, in un modo
che a Spike diede enormemente fastidio. Continuò a
guardarle, pensando, nel mentre, dove poteva essere
finito il piccolo William.
Prenderlo il giro così
Non ne sapeva il motivo, ma provava un'inusuale istinto
di protezione nei suoi confronti. Gli era simpatico.
Forse, anche perché gli ricordava
"Ah!". Il vampiro si portò le mani alle
tempie, provando ad un tratto un dolore acuto, che ben
presto diventò martellante.
"Che
che male
".
Si accasciò a terra, ansimando. Questa volta sembrava
davvero che il chip fosse entrato in funzione
anche
se Spike sapeva bene che, in realtà, le scariche
elettriche di quel dannato francobollo di silicio non
c'entravano nulla. Ma quelle misteriose fitte erano
ugualmente intense
poco ma sicuro.
Non riusciva nemmeno più a tenere gli occhi aperti, e
appena tentava di formulare un pensiero sensato, il
dolore ricominciava, sempre più forte.
"Mh, eccolo lì
".
"Sì
William, il Sanguinario
".
Risate.
"Non sa far altro che scrivere poesie".
"Almeno fossero belle, e invece sono
così
penose
".
Altre risate, altro dolore.
Il vampiro tentò di rialzarsi, ma con scarsi risultati.
Quelle voci si sommavano, si moltiplicavano,
riempiendogli la testa e ripetendosi, come il ritornello
di una canzone odiata.
"B-basta
", gemette, avendo la sensazione
di scoppiare. "Perché
non mi lasciate in pace?!".
"Ma William
siete il nostro passatempo!".
Una voce, che rimbombò nell'eco della sua mente.
"Già
perché non ci deliziate con un altro
verso? Oppure preferite darci il vostro parere sul
risollevamento improvviso dei titoli in borsa?".
Risate. Risate. Risate.
Derisione.
Umiliazione.
Ancora tre voci, le ultime, gli risuonarono nelle
orecchie, amplificate e più forti delle precedenti.
"Ma suvvia
pretendete forse
".
"
che William
".
"
sappia rispondervi?".
Spike spalancò gli occhi.
Io
"E' solo
".
non sono più
"
un fallito
".
William!
Il vampiro si contorse fino ad assumere una posizione
fetale, mentre un grido disperato gli uscì dalla labbra.
Rimase così, accaldato e con il respiro accelerato, nel
buio più assoluto. Non sapeva dire quanti minuti stavano
passando
nemmeno credeva che esistesse il tempo, in
quel posto. Il silenzio lo opprimeva, lo schiacciava il
peso dell'aria, dell'oscurità. Proprio lui, che aveva
sempre vissuto nelle tenebre, per la prima volta nella
sua secolare esistenza le sentì come delle catene.
Poi, anche se quasi impercettibile, un rumore lieve lo
raggiunse, dopo un istante infinitamente lungo rinchiuso
in quella prigione senza suoni.
Spike ebbe un sussulto. Si mosse con grande sforzo,
girando il capo nella direzione di quello che sembrava un
gocciolio.
Plic
plic
plic
Sì, era un gocciolio. Un gocciolio continuo
"Ancora
acqua?", sussurrò con un filo di
voce, provando a mettersi perlomeno in ginocchio.
Sembrava che il dolore si stesse allontanando.
Lentamente, ma stava scomparendo.
"Spero proprio di no
".
Ed infatti non lo era. Il vampiro sollevò lo sguardo,
tentando di mettere a fuoco l'immagine che pian piano
stava assumendo contorni più definiti, immersa in una
strana luce rossastra. Nel bel mezzo di quel buio totale,
infatti, solo un angolo sembrava essersi improvvisamente
illuminato.
"Ti credevo un po' più resistente, lo sai?
Decisamente non ti si addice, amico mio".
Al suono di quella voce, vellutata ma profonda, Spike si
irrigidì.
Non è possibile
Si avvicinò, quasi cautamente, per cercare di vedere
meglio il viso dell'uomo che, una decina di metri davanti
a lui, stava scendendo i gradini di una strana sala, alle
cui pareti erano appese delle alte tende in velluto rosso.
Rosso. Lo stesso colore del liquido purpureo e denso che
ricopriva il pavimento di uno strato di alcuni
centimetri, allagandolo. Lo stesso colore delle gocce
che, continuamente, cadevano dal soffitto nella pozza
sottostante.
Sangue.
Lo stesso colore del sangue.
Spike fissò le piccole onde prodotte dai passi
dell'individuo allargarsi verso di lui, ispirando, nel
mentre, quel ferroso e familiare odore che ormai
pervadeva ogni molecola d'aria. Era talmente intenso che
per un attimo gli istinti del vampiro, a lungo repressi a
causa del chip, tornarono prepotentemente a farsi
sentire, come un bisogno primordiale e immediato.
"Ecco, questo è lo sguardo che ti si addice. Che ti
fa onore, William. William il Sanguinario". La voce
dell'uomo, anzi, del ragazzo giunto ormai a pochi passi
da Spike, sottolineò in modo particolarmente marcato le
ultime tre parole.
Quest'ultimo, per tutta risposta, sorrise con aria
ironica, riacquistando il controllo di sé.
"Angel
che ci fai da queste parti?".
Il vampiro dai corti capelli castani e dal viso squadrato
ma in qualche modo dolce sorrise a sua volta.
"Sei sicuro che io sia Angel?".
"Oh, beh
in effetti credo che tu sia solo
un'altra, simpatica illusione, ma credo anche che ' toh -
c'è - Angel ' sia quello che vorrebbe farmi pensare
chiunque abbia organizzato tutto questo. Quindi, visto
che sembra una cosa divertente, perché non stare al
gioco?".
Spike lo guardò, reggendo suoi occhi scuri, sempre così
profondi, impenetrabili ma chissà come allo stesso tempo
umani, tanto da non sembrare appartenere a quel vampiro
che per oltre duecento anni aveva perpetrato stragi e
disseminato il terrore per tutti e cinque i continenti.
"Gioco?".
Angel, o meglio, Angelus, si scostò da Spike e,
superandolo, iniziò a camminare dietro la sua schiena.
"Non fare finta di non capire. Perché ti ostini a
non ammettere quello che ti sta succedendo, quello che
hai visto? Se vuoi considerarlo un gioco, fai pure. Ma
questo non ti farà certo guadagnare punti per arrivare
al traguardo".
A quelle parole, il vampiro biondo si voltò di scatto,
afferrando Angel per il bavero della giacca di pelle che
indossava, del tutto simile alla sua.
"Tu sai dov'è Buffy?", ringhiò, trapassando
l'ex collega con un'occhiata minacciosa. "Ti
conviene dirmelo".
Lui si limitò a ridacchiare, per nulla intimorito.
"Povero William, ti sei ridotto proprio male",
disse poi. "Sacrificarsi insieme alla Cacciatrice
per provare a salvarla...".
Per un attimo, Spike fu preso dall'istinto di stringergli
cordialmente una mano intorno al collo, ma subito ci
ripensò. Con molte probabilità quello non era il vero
Angelus, e di certo non gli conveniva mettersi a litigare
con un'entità di cui non conosceva la vera natura. E
poi, doveva scoprire dov'era Buffy. Quella
era la
cosa più importante.
"Cosa vuoi, a volte i vampiri si innamorano di chi
non dovrebbero, e per l'amore si fa qualunque cosa",
mormorò con un sussurro, mostrandogli un sorrisetto
allusivo. "Però non scappano a Los Angeles come dei
luridi vigliacchi per sfuggire ad un rapporto con troppe
responsabilità, nascondendosi dietro a mille, nobili e
altruistici motivi. Ma soprattutto, non se ne vanno
lasciando morire la persona che amano",
Se non era il vero Angel, forse le sue parole sarebbero
state solo fiato sprecato. Però aveva sempre sognato di
dirle, da quando il suo tenebroso e fascinoso ex collega
aveva abbandonato Buffy. E quella, era la giusta
occasione per farlo.
"Perché, tu credi davvero di poterla salvare e
rendere felice? Conosci molto bene l'inevitabilità della
morte, William. Lo sai che non si può più tornare
indietro".
Lo fissò, gelido.
"E anche se ce la facessi, credi che lei si
innamorerebbe di te? Tu, un assassino, un demone. Un
essere senz'anima. Prima o poi riusciresti a toglierti
quel chip, e allora la tua vera natura tornerebbe ad
avere il sopravvento. Il tuo non è amore
è
ossessione. La uccideresti con le tue stesse mani, senza
pietà".
"NO!". Il vampiro urlò, mollando violentemente
Angel e allontanandosi da lui.
Il ragazzo bruno continuò.
"Sì, invece. Lo vedi
". Angel sollevò un
braccio sopra il mare rosso nel quale stava camminando,
con fare teatrale.
"
lo vedi questo sangue? E' lui la nostra
dimora
".
I suoi occhi si assottigliarono. Diventarono due fessure
oscure, inquietanti.
"
quello che abbiamo scelto di essere. Non
potrai mai liberarti dalle tue decisioni, dalle strade
che hai preso. Non potrai mai rinnegarle".
Detto questo, sotto gli occhi di un angosciato Spike,
impietrito a pochi metri da lui, Angelus si chinò,
immergendo nel sangue denso una mano chiusa a coppa.
La alzò sopra la sua testa, per bagnarsi il viso con il
vischioso liquido color rubino.
Il volto trasfigurato di un signore delle tenebre venne a
sostituire quello, almeno in parte umano, presente fino a
pochi istanti prima.
"La morte ci disseta, William
", mormorò
Angelus con voce roca, mentre rivoli scuri gli scorrevano
sulla pelle, lentamente, fino a gocciolare sulla sua
giacca una volta arrivati al mento. "La morte è la
nostra essenza, e sai bene quanto me che non si può
riavvolgere il nastro, e ricominciare come se niente
fosse alla luce del sole
".
Di fianco a lui, improvvisamente, emerse dal nulla
un'altra figura.
"William...ritorna da me...il tuo posto è qui, con
noi", sussurrò con voce suadente.
Il vampiro biondo fissò con lo sguardo carico di
angoscia la donna apparsa davanti a lui che, tendendogli
una mano, lo invitava a raggiungerla. Lunghi capelli
neri, occhi scuri da gatta, pelle diafana ed un corpo
sottile.
"Dru-Drusila...".
Barcollò. Sentiva le gambe pesanti, la vista iniziava ad
annebbiarglisi completamente.
Si portò, con orrore, una mano davanti al viso,
fissandola.
"Allora, sentiamo...adesso come ti senti?",
chiese ancora il vampiro bruno, con apparente innocenza.
Come aveva già fatto il suo Sire, anche Drusilla immerse
le mani nel lago rosso, bagnandosi poi il viso candido.
"Smettila
", mormorò Spike con un
sussurro strozzato, rivolgendo un'occhiata stravolta al
vampiro ormai ricoperto di sangue.
Ma lui sembrò non ascoltarlo. Socchiuse gli occhi
gialli, e leccandosi il palmo della mano, ne gustò il
sapore con un'espressione di totale soddisfazione, di
compiacimento assoluto.
"
Non puoi fuggire ancora. Perché, William,
sei tu che sei fuggito. Dai tuoi doveri, da una società
che ti andava stretta, che non ti voleva, che ti
considerava solo un fallito. E poi, anche da chi avevi
scelto di diventare, dopo esserti preso la tua rivincita.
La verità è che non volevi più sentirti solo, odiato
ancora".
Sorrise. Un sorriso crudele, che mostrò a Spike i canini
macchiati dal liquido rosso.
"Sì, mio caro Will
sei fuggito, continui a
farlo ancora adesso, anche se non vuoi ammetterlo, anche
se non te ne accorgi. E ovunque tu vada, qualunque cosa
cercherai di essere agli occhi degli altri, ciò che non
cambierà mai sarà il disprezzo, l'odio che proverai,
sempre, verso te stesso, perchè il passato
quello
tornerà sempre, per inseguirti, senza tregua".
Fece una pausa, e dopo essersi passato una mano sulle
labbra sottili, bagnate di sangue, tornò a guardarlo.
"Credi di essere diventato migliore di me? Sei solo
un povero illuso, William. Mi fai pena".
A quel punto, il vampiro scoppiò in una macabra risata,
che penetrò nelle orecchie di Spike con la violenza di
migliaia di decibel.
Cadde sulle ginocchia, affondando le mani nel lago rosso.
Rimase a fissare la propria immagine nella brillantezza
di quel colore, che per lui aveva sempre significato la
vita, la forza, la necessità. Si chiese anche come
potesse riflettersi in qualcosa, ma immediatamente
allontanò quell'interrogativo dalla mente.
Ha ragione...
Io
Io sono sempre stato un perdente
E qui
qui, cosa ci faccio?
Buffy
Forse non vuol essere salvata da me.
E forse, quello che sento non è amore.
Non può essere, io
non ho un'anima, come Angelus.
E' solo
qualcosa
Qualcosa di cui ho bisogno per sentirmi meno solo.
Di cui ho bisogno per dare un senso alla mia esistenza.
Aspiravo
Aspiravo a qualcosa di superiore
Ma
Non c'è nulla
non c'è un gradino più alto
Non c'è nulla.
Nulla.
Mentre gli occhi scuri di Spike, spalancati, iniziavano a
diventare lentamente vacui, la risata di Angel sembrò
farsi più lontana, ovattata, fino a scomparire
completamente dopo qualche attimo.
Il vampiro biondo tentò di aprire la bocca per urlare,
sentendo improvvisamente ritornare il dolore intenso di
poco prima, ma si rese conto di non essere più in grado
di fare nemmeno un minimo movimento. Anche chiudere o
spostare gli occhi gli era impossibile. Sentiva i muscoli
atrofizzarsi, perdere sensibilità...
Aiuto...
Era l'unica parola che la sua mente aveva composto,
l'unica che in quel momento, dilaniato da un male che mai
aveva provato in più di cento anni, il ragazzo avrebbe
gridato, se solo avesse potuto.
Come un manichino senza vita, Spike cadde di lato con un
leggero rumore, simile a quello di un pezzo di legno
lanciato fra le onde di un lago. La sua bocca socchiusa
venne raggiunta dal liquido vischioso e da un sapore che
conosceva fin troppo bene...agrodolce, metallico e
pungente. Quando però il sangue iniziò a riversarglisi
in gola contro la sua volontà, mosso da qualche forza
sconosciuta, il vampiro fu scosso da un tremito violento
e convulso.
Le parti del suo corpo immerse nel lago rosso si fecero
ad un tratto bollenti, e riscaldarono velocemente ogni
fibra del suo essere. La sensazione, fattosi
insopportabile, si espanse fino ad arrivare alla testa,
sommandosi al male martellante che non gli permetteva più
nemmeno di respirare, visto che anche quello era
diventato doloroso. Il sangue ingerito stava provocando
lo stesso effetto anche nella gola, nello stomaco, e
quando la velocità del liquido portato nella bocca
aumentò, a Spike sembrò di soffocare, mentre i suoi
organi, la sua pelle e la sua testa bruciavano, si
incenerivano.
In quel momento, accecato dal dolore, perse conoscenza.
La luce rossastra che invadeva la stanza lasciò posto in
un istante al buio totale, ad un sonno profondo interno a
quell' incubo spaventoso.
La sua mente vide l'oscurità per un tempo imprecisato.
Nel luogo onirico in cui si trovava, creato dall'unica
parte della sua mente rimasta intaccata dal dolore, Spike
si sentiva finalmente in pace, tranquillo, galleggiante
in quelle tenebre confortanti. Tutto quello che era
accaduto fino a quel momento gli parve improvvisamente
lontano nel tempo, troppo remoto, ormai, per ripensarci.
Già...non ne valeva più la pena...
Perchè lì...lì stava bene...
Non provo più dolore...
Io...
Non voglio tornare indietro.
Anche se devo...
Avrei dovuto...
Io...
Che...che cosa dovevo fare, qui?
Io...non lo ricordo più...
E nemmeno più mi importa...
Voglio solo non provare più dolore.
Sì...è questo che voglio.
Sì...
"Conosco bene il dolore".
Musicale e morbida, una voce risuonò in quello spazio
silenzioso, insinuandosi nella mente di Spike.
"C-chi sei?".
"Qualcuno che hai dimenticato".
"Ricordare...ricordare fa male. Ricordare è...doloroso".
"Ma nei ricordi c'è anche la gioia, non credi?".
"Nel mio passato non ci sono ricordi felici".
"Sei sicuro di quello che dici?".
Subito dopo quell'ultima domanda, un lampo squarciò le
tenebre, facendo comparire un'immagine soffusa, un pò
sfocata.
C'era un prato, il prato che Spike aveva visto all'inizio.
E lì, fra la miriade sconfinata di fiori gialli, un
bambino sorridente correva sotto un sole caldo e in una
brezza leggera che gli scompigliava i capelli chiari,
verso una donna chinata, con le braccia aperte, dal
sorriso luminoso e il viso gentile come quello di una di
meravigliosa dama raffigurata in quadri d' altri tempi.
Sul bacio che il ragazzino diede a quella che doveva
essere la madre, l'immagine si oscurò, facendo ricadere
ogni cosa nel buio di poco prima.
La voce ritornò a farsi sentire.
"Ci sono persone che ti hanno amato".
"Sono state poche. Troppo poche".
"Ed è per questo che soffri?".
Pochi secondi di silenzio, per cercare una risposta.
"Soffro perchè non posso tornare indietro. Soffro
per quello che sono stato, e per quello che non sarò mai",
si udì poi.
"Non credi di poter riscattarti, migliorarti?".
"No...io...non posso cambiare...e le mie colpe sono
troppe...e troppo gravi".
"Il perdono esiste".
"No, per me non c'è perdono".
"Tu lo desideri. Perchè sei assetato d'amore".
"L'amore è solo un'illusione. E se esiste, è
fugace. La morte uccide l'amore".
"Sai che non è così. Tu cerchi amore, e sai amare".
"So solo uccidere".
"E allora perchè sei qui?".
"Perchè...".
"Perchè?".
Un'altra immagine, anzi, più immagini apparvero,
susseguendosi come un montaggio, una pellicola che,
veloce, attraversò la mente di Spike, riempiendola
nuovamente con un nome, quel nome. Cinque lettere che
sembrarono emettere luce e calore, un calore piacevole,
questa volta.
E quel viso...
Arrabiato, furioso con lui...
"Voglio che te ne vada. Che abbandoni questa
città, che abbandoni questo pianeta!"
Addolorato, preoccupato per sua madre...
"E adesso...che cosa vuoi?"
Dolce, come quando l'aveva baciato...
"Quello che hai fatto per me, e Dawn...era reale.
Non lo dimenticherò".
Determinato, quando, con un salto, aveva attraversato il
portale...
"Questo è un lavoro che devo fare".
Amava quel viso. In tutte le sue epressioni. L'aveva
amato anche quando credeva che non fosse così...
L'aveva amato sempre, ed era qualcosa che sapeva.
Sì, sapeva di amare Buffy. Non si trattava di
un'ossessione, ma di una certezza incrollabile.
Buffy...Buffy...
"Tu non hai pensato a nient'altro che a lei quando
l'hai seguita nel portale".
"Non...non sopportavo l'idea di non rivederla più".
"Lo so". La voce pronunciò quelle due parole
dolcemente, talmente dolcemente che Spike potè
immaginare un viso femminile, luminoso, sorridergli. Non
era sicuro che quel timbro appartenesse ad una donna...ma
era...talmente rincuorante...forse si trattava di un
angelo?
"Cosa...cosa devo fare?".
"Ora che sai di amare, sai anche di poter proteggere
e salvare chi ami. E' ciò che ha capito anche Buffy. La
morte non uccide l'amore. L'amore va oltre".
Ancora una scena, l'ultima, apparve nell'oscurità.
Lunghi capelli biondi, che si alzano nel vento, e due
occhi verdi, lucidi di lacrime, di una ragazza coraggiosa.
Fissi su chi amava più della sua stessa vita.
"Ti voglio bene. E ti amerò per sempre...".
Ora...
"...porta il mio amore ai miei amici".
...anche lui aveva capito.
"Devi essere forte, Dawn. La cosa più difficile
a questo mondo...è viverci".
Ora...
"Sii coraggiosa. Vivi. Per me".
Ora sapeva.
"Nella vita c'è il dolore. C'è la morte. C'è la
solitudine. Ma se c'è l'amore, anche solo un piccolo
frammento nel buio in cui sei sprofondato, saprai sempre
come proseguire. E sarai anche una persona migliore, che
guarda al futuro, a ciò che potrà fare e diventare. Non
al passato e agli errori commessi".
Detto questo, l'entità misteriosa scomparve con un'eco
che rimbombò nelle orecchie di Spike fino a quando non
riaprì gli occhi, risvegliandosi da quello strano sonno.
"Buffy". Con voce roca, sussurrò il suo nome.
Aveva la gola arida, come se non bevesse da giorni. Si
rialzò piano, constatando con sollievo di essere ancora
tutto intero.
"Allora...quella era un'altra illusione...", si
disse, ripensando alla terribile sensazione del suo corpo
in fiamme. "Avrei dovuto immaginarlo...".
Abbassò la testa, portandosi una mano alla tempia. Anche
il dolore era cessato.
Iniziò a camminare come sempre nel nulla più totale.
Ovviamente la sala dalle tende rosse, allagata di sangue,
era scomparsa, ma il vampiro non se ne preoccupò più di
tanto. Ormai ci aveva fatto l'abitudine, e questa volta
nessuna apparizione o strano fantasma lo avrebbe lasciato
andare nello sconforto, spaventato o abbattuto. Adesso
tutto era cambiato. Adesso aveva capito che non avrebbe
dovuto fermarsi per nessuna ragione.
Perchè doveva riportarla indietro, a tutti i costi.
Perchè era giusto.
Perchè aveva fatto una promessa.
Perchè la amava.
I motivi erano semplici, ma in quella semplicità Spike
si accorse che esisteva una forza di cui non si era mai
reso conto. Si era lasciato imprigionare dai ricordi, da
quello che era stato. Si era perso nei rimorsi e negli
sbagli, senza considerare quello che provava in quel
momento, tutto ciò per cui era arrivato fin lì. Ciò
che era diventato. Sì, perchè...lui era cambiato, e non
certo grazie ad uno stupido chip.
Ora ne era sicuro.
Quella voce angelica l'aveva salvato, in tutti i sensi.
Chissà di chi apparteneva, e...perchè l'aveva fatto?
Si fermò, pensando che ci sarebbe stato tempo più
avanti, per chiederselo. La priorità, in quel momento,
era farla finita con quella buffonata.
"Adesso sono giunto al limite", sentenziò,
mettendosi una mano in tasca. I capelli biondi erano
ormai spettinati, il viso risultava ancora più pallido
del solito, ma gli occhi scuri avevano riacquistato la
loro solita, fiera sicurezza. Li alzò verso l'alto.
"Ridatemi Buffy all'istante o giuro che metterò
questo posto sottosopra fino a che non la ritroverò. La
riporterò indietro con me, dai suoi amici, anche se ci
dovesse volere un'eternità. E non pensate più di
fregarmi più coi vostri subdoli giochetti, perchè ho
imparato come funziona...non ci ricascherò".
Spike sentì la propria voce risuonare nello spazio.
Questa volta era bianco, di un bianco quasi accecante, e
apparentemente infinito. Sembrò non accadere nulla, e
solo poi, dopo un'altra decina di passi, il vampiro
scorse, in mezzo ad una strana foschia rosata, una porta.
Si avvicinò, accorgendosi che nell'aria aveva iniziato a
diffondersi un rilassante profumo di salsedine, a pochi
metri dall'anta chiusa.
Sembrava provenire proprio da lì...e da quello che ci
stava dietro, probabilmente.
"Chissà se c'è da fidarsi", mormorò,
osservando la deliziosa, sottile maniglia in ferro
battuto, in vago stile liberty, davanti a sè. "Sono
quasi certo di no...ma in fondo entrare è l'unico modo
che ho per saperlo...".
Appoggiò le dita sul metallo, percependolo freddo.
Spinse leggermente verso il basso, aspettandosi di
trovare la porta chiusa o preparandosi ad un altro,
grandioso colpo di scena.
Invece, con suo grande stupore, si aprì. Una luce
fortissima lo investì con violenza, tanto che dovette
aspettare qualche secondo prima di riuscire a mettere a
fuoco ciò che vide.
Una spiaggia bianca. Era deserta, fatta di sabbia fine e
baciata da un oceano calmo, di un blu bellissimo e
cangiante in tonalità più chiare e più scure, a
seconda delle profondità. Verso la battigia, dove
l'acqua era più bassa, la superficie era trasparente,
cristallina, di quell'azzurro che si vede solo nelle foto
dei mari tropicali. Il sole splendeva alto, nel mezzo di
un cielo totalmente libero da nuvole. Pochi gabbiani
volavano al largo, abbassandosi di tanto in tanto a pochi
centimetri dalla superficie alla ricerca di cibo, ma
nessun'altra forma di vita, oltre ad essi, sembrava
riempire quell'immagine di incredibile bellezza.
L'aria sapeva di sale e spezie. Respirandola a pieni
polmoni, Spike scese piano il lieve pendio che portava
alla spiaggia, notando che non poteva scorgere dove
avesse termine, nè da un lato, nè dall'altro.
"Che posto strano...", pensò, socchiudendo gli
occhi e assaporando quella rilassante sensazione che solo
i posti di mare sanno trasmettere. "Mi fa sentire...incredibilmente
sereno...". Osservò l'orizzonte, anch'esso
sconfinato.
Poteva essere quello, il paradiso? Mh...forse era troppo
ovvio come paesaggio...e poi, lui non avrebbe mai potuto
arrivarci. Al massimo sarebbe riuscito a mettere piede in
purgatorio.
Perso in quelle riflessioni, si inchinò per sentire la
temperatura dell'acqua. Ma proprio in quel momento,
grazie ai suoi sensi nonostante tutto all'erta, si
accorse che qualcuno gli si era avvicinato
improvvisamente da dietro.
Si voltò con uno scatto, pronto a difendersi. Quando però
osservò le sembianze dell'individuo che gli stava
venendo incontro, abbassò immediatamente la guardia.
"Ciao, Spike. Ti stavo aspettando".
"T-tu...".
Non avrebbe mai creduto che sarebbe stato così facile.
Non avrebbe mai sperato di rivederla così, ancora più
bella di come la ricordava in vita.
Forse, allora, era arrivato davvero in paradiso, in
qualche modo...
"Sembri sorpreso. Eppure sei venuto fin qui per
cercarmi...".
Buffy si scostò un ciuffo biondo dagli occhi, portandolo
dietro ad un orecchio, poi sorrise. I suoi grandi occhi
di giada divennero due fessure verdi, che illuminati
dalla luce brillante di quel sole splendido sembrarono
ancora più luminosi.
Spike non riusciva a smettere di fissarla. Un nodo gli
stringeva la gola, causandogli un lieve dolore in fondo
al palato, ma che in quell'istante sembrò piacevole,
talmente confortante che il vampiro pensò di non aver
mai provato nulla di più bello. Socchiuse le labbra,
lasciando scoperti i denti bianchi, per restituirle un
sorriso timido, di gioia, di commozione.
"E' che...sono felice di averti ritrovata...Buffy".
"Davvero?".
Spike avanzò di un passo, arrivando a poco più di un
metro da lei. Avvolta in un'impalpabile veste bianca,
sembrava leggera come una piuma, fragile, tanto che forse
le sarebbe bastata una folata di vento troppo forte per
sgretolarsi, volare via. Pur manifestandosi con la sua
forma umana, il ragazzo sapeva che quella era solo
l'anima di Buffy, e come tale, era ovvio che sembrasse
fatta d'aria. Anzi, di un materiale ancora più leggero
dell'aria.
Vedendola così eterea e indifesa, così diversa dalla
Cacciatrice che conosceva, ebbe però l'impulso di
stringerla a sè. Di stringerla forte, per non vederla
scomparire di nuovo. Per non perderla di nuovo,
definitivamente.
"Da-davvero", balbettò poi, continuando a
guardarla. "Ma...come...sapevi che ti avevo seguita?".
Lei alzò lo sguardo oltre la sua spalla, verso la
distesa azzurra.
"Da qui vedo ogni cosa", mormorò. "Sai...".
Si avvicinò ulteriormente a lui, rivolgendogli un'altra
occhiata.
"...è talmente bello questo posto. Così...luminoso.
Non credi?".
Rimase in silenzio per alcuni secondi, chiudendo gli
occhi con un sorriso per ascoltare il rumore dell'acqua
che si infrangeva sulla riva, piano e gentilmente, poco
distante da loro.
"Spike...", riprese quindi, sollevando di nuovo
le palpebre dalle lunghe ciglia.
Lui deglutì, ritrovandosi nuovamente perso nelle sue
iridi color smeraldo.
Era bella. Dio, era veramente, veramente bella...
"Io...".
"Shh". La mano della ragazza, dalle dita
sottili, si posò sulla sua bocca con un movimento lento.
Il vampiro, a quel contatto, sussultò. Oltre al bacio
innocente di quella volta, Buffy non lo aveva mai
toccato, non si era mai avvicinata così tanto a lui da
farlo. Buffy non aveva mai voluto...avvicinarsi a lui.
La sua voce si fece ad un tratto più bassa, più
suadente.
"Non vorresti rimanere qui per sempre?".
"Cosa?".
"Intendo, con me".
Un gabbiano passò sopra le loro teste, e il suo tipico
verso acuto si disperse subito nell'aria.
La mano della Cacciatrice era scesa giù per il collo,
fino ad arrivare al petto del ragazzo. Lui non riusciva a
dire nulla, troppo stupito da ciò che aveva appena
sentito per farlo, per produrre la minima parola.
"Sai bene quanto me...anzi, forse più di me, di
come l'esistenza sia dolorosa...".
Sollevò anche l'altro braccio. La seconda mano, arrivata
vicina al viso, afferrò il bavero della sua giacca di
pelle e, con decisione, iniziò a fargliela scivolare giù
per la spalla.
"...quell'esistenza terrena che ha messo cacciatrici
e vampiri gli uni contro gli altri...quella vita infelice
dove bisogna combattere, uccidere, sacrificarsi, odiare.
Morire".
La giacca iniziò a scivolare anche lungo l'altro braccio.
Spike fissava Buffy, sempre più scioccato. Cominciò a
sentirsi accaldato...stranamente accaldato, anche in
mezzo a quella piacevole brezza marina.
Cosa...cosa diavolo sta facendo?!
Cosa...diavolo sta dicendo??
"B-Buffy...", le sussurrò con un filo di voce.
Ma lei non lo lasciò parlare. Anzi, gli si avvicinò
ancora.
"Lo so che lo vuoi anche tu. Non vuoi più soffrire,
è così? Ho visto ciò che hai passato. Ho assistito al
tuo viaggio...è stato terribile, vero?".
Accostò le sue morbide labbra rosa alla gola del
ragazzo, sfiorandola con un bacio.
"Noi due siamo simili, Spike...così simili che
nemmeno immagini...".
La giacca di pelle cadde sulla sabbia con un rumore
lievissimo. Tutto, lì, era come un mormorio...tutto era
tranquillo, equilibrato.
Perfetto.
Il vampiro chiuse gli occhi, inebriato da quelle
sensazioni. Il calore della bocca di Buffy sul suo collo,
quelle dita, quelle mani che si insinuavano sotto la sua
maglia, accarezzando sensualmente ogni centimetro della
sua pelle...
"...resta qui...per sempre...non dovrai più
conoscere il dolore...".
Senza che Spike avesse il tempo di rendersene conto,
Buffy gli sfilò anche la maglietta, spingendolo subito
dopo disteso sulla sabbia tiepida. Si sedette sui suoi
fianchi a cavalcioni, poi si riabbassò immediatamente
sopra di lui.
Quasi con violenza, riprese a baciarlo, salendo sul viso
e incontrando finalmente le sue labbra pallide, che
accolsero subito quelle della ragazza. Rispondendole
infatti con la stessa foga, Spike si abbandonò a lei.
Cos'altro poteva fare? Non poteva opporsi...non riusciva...a
rifiutarla...
Sarei pazzo...
Sarei pazzo se la fermassi ora...
Non so cosa le sia successo, ma...
Ma...
Buffy si
sollevò d'un tratto dal suo viso, solo per un attimo,
solo il tempo di catturare lo sguardo del vampiro, i suoi
occhi annebbiati, estasiati, ubriachi di lei...
"Sei felice?", gli domandò con dolcezza e il
respiro accellerato, il viso chiaro in controluce,
circondato dall' aurea luminosa del sole che splendeva
sopra di loro.
Spike cercò di mettere a fuoco quell'immagine, ma
l'operazione gli costò una notevole fatica. La testa gli
girava, e il sangue pompato ad una velocità sempre più
elevata gli martellava senza sosta le tempie, le
orecchie, mentre il cervello non faceva altro che
compiere un'unica operazione...raccogliere gli impulsi
mandati di continuo dal suo corpo eccitato, a decine, a
centinaia, a migliaia. Non c'era più nulla oltre a lei,
oltre a quegli occhi brillanti come gemme, a quelle curve
perfette, al peso che il suo corpo caldo esercitava su
quella zona del suo basso ventre, a quelle labbra morbide
che lo facevano impazzire di piacere e desiderio...
"Io...", disse con un sussurro, quasi senza più
voce. "...ti voglio...Buffy...".
Lei sorrise, socchiudendo un poco le palpebre. Con una
mano, abbassò le spalline dell'abito candido che
indossava, che iniziò a scivolare dalle sue braccia con
un fruscio.
"E mi avrai. Io ti amo, Spike...ti ho sempre amato,
anche se non lo sapevo...".
Il tessuto si fermò alla vita di Buffy, adagiandosi
sull'addome del ragazzo. Pareva seta.
"Mi...ami?".
"Certo...".
Lui tentò di riacquistare un minimo di lucidità, pur
facendo uno sforzo immenso per rimanere indifferente a ciò
che la veste aveva lasciato scoperto. Quello...era un
sogno meraviglioso, finalmente realizzato, ma...
Qualcosa...
Qualcosa non lo convinceva.
Buffy si chinò ancora sul suo viso, pronta a
ricominciare ad assaggiare la sua bocca, insaziabile,
affamata di lui, ma Spike, inaspettatamente, la fermò.
"Tu, quindi...", le mormorò sorridendole, una
mano sulla sua spalla nuda.
"Sì?".
"...preferisci rimanere qui con me, invece che
tornare dai tuoi amici?".
La ragazza gli passò una mano fra i capelli,
accarezzandogli poi una guancia, percorrendo i suoi
lineamenti decisi con le dita.
"Ma certo, voglio solo te...non mi importa più
della mia vita terrena. E' stata solo dolore...non voglio
più fare la cacciatrice...non voglio più combattere...qui
sto molto, molto meglio...".
"I tuoi amici hanno bisogno di te. E anche tua
sorella...non ami anche loro?".
"Loro possono cavarsela da soli. E poi...amo più
te, Spike...non mi importa più di nient'altro...di
nessun altro...".
Il vampiro biondo, a quelle parole, chiuse gli occhi,
allungando nel mentre le labbra in un sorriso amaro.
"Ho capito", disse solo. Rimase fermo per
qualche istante, poi, facendo forza sulla mano appoggiata
sulla spalla di Buffy, la spinse improvvisamente lontano,
scaraventandola con violenza sulla sabbia di fianco a sè.
Lei gemette, e rimettendosi con fatica seduta, si strinse
la spalla che aveva subito il colpo.
"Cosa...cosa ti prende?", esclamò, fissando il
vampiro con due occhi delusi.
Lui si rialzò, scrollandosi la sabbia dai jeans scuri.
"Sei stata brava. Dico davvero, questo è stato il
migliore dei trucchi. Ma mi dispiace, vi avevo avvertito
che non ci sarei più ricascato. Tu...non sei la vera
Buffy".
La ragazza si limitò a guardarlo, sempre più
sconsolata, e portandosi, improvvisamente pudica, un
braccio davanti al seno nudo.
Spike scosse la testa.
"La vera Buffy avrebbe pensato per prima cosa ai
suoi amici. Anche a costo di sacrificarsi ancora, di
soffrire di nuovo. E di sicuro non avrebbe detto di amare
più me di loro. Di Dawn".
La fissò, intristendosi lievemente.
"Non lo avrebbe detto soprattutto perchè lei...non
mi ama", concluse piano.
Seguì una breve risata, amara, come il sorriso di poco
prima.
Si rivestì velocemente, poi si voltò, cominciando a
camminare lungo la spiaggia. Ma dopo qualche passo si
fermò ancora, e, senza girarsi, aggiunse un'ultima frase.
"Comunque...ti ringrazio per avermi regalato almeno
quest'illusione. E' stato bello...crederci".
La Buffy fasulla non disse nulla. Chinò la testa e,
abbassando le palpebre, iniziò lentamente,
silenziosamente a scomparire.
Il suo corpo si fece luminoso, trasformandosi in tanti
piccoli frammenti brillanti come cristalli, che si
alzarono nell'aria, leggeri. Dopo qualche attimo si
disperseroro del tutto, portati via da un soffio di vento
che li allontanò verso il mare.
Spike volse lo sguardo nella stessa direzione, e rimase
così, in silenzio, a contemplare per l'ultima volta il
panorama marino, cosciente che in pochi secondi anche
quello sarebbe stato cancellato.
Fece un profondo respiro. L'aria salata aveva qualcosa di
malinconico, di immensamente triste. Ma forse era lui ad
esserlo.
E' stato...davvero bello crederci.
"Era l'ultima prova, non è così?", mormorò
quindi pacato, rivolgendo quella domanda ad un pubblico
che questa volta, era sicuro, si sarebbe fatto vedere.
La brezza soffiò ancora, un'ultima volta. Spike sentì
quel tocco piacevole sul viso, socchiudendo gli occhi.
Poi, più nulla.
"Già, era l'ultima. E tu l'hai superata".
L'aria si fece ferma. Il ragazzo si voltò.
Una serie di individui incappucciati sedevano in cima ad
una breve scalinata, dietro a qualcosa di simile ad un
tavolo. Tutt'intorno alleggiava la solita, vaga nebbia a
cui il vampiro si era ormai abituato, ma questa volta
ogni cosa sembrava brillare di una luce opalescente,
quasi ipnotica. Spike non riusciva a scorgere nessuno dei
volti che probabilmente lo stavano fissando dietro al
tessuto scuro dei mantelli, ma non si avvicinò a loro se
non di qualche passo.
"Perchè...tutto questo?".
La figura che sedeva al centro del tavolo, dalla tunica
rosso scuro, differente da quelle nere delle altre, a
quella domanda sollevò impercettibilmente il capo.
"Perchè era necessario, ed inevitabile",
rispose. Il timbro pareva maschile, del tutto normale.
Spike inarcò le sopracciglia, cercando di capire.
"In che senso?".
"Tu hai compiuto un'azione insolita per un vampiro...molto
insolita, e questo ci ha colto di sorpresa. Ti sei
gettato nel portale per tentare di salvare quella
ragazza, senza però morire fisicamente, perchè per te
ciò...non è più possibile".
"Grazie infinite, questo lo sapevo anch'io senza che
voi me lo diceste. Ciò che voglio sapere è...perchè
sono dovuto passare in mezzo a questa...questa...".
Il ragazzo aprì le braccia, gesticolando con le mani
mentre cercava la parola adatta.
"Insomma...questa...cosa!", si arrese poi,
rialzando gli occhi verso gli individui, esasperato.
"Non è stato esattamente uno spasso, sapete?".
Fra gli uomini incappucciati ci fu un attimo di brusio.
"E' questo il punto, Spike...", riprese quindi
quello in rosso, appoggiando i gomiti al tavolo e
intrecciando le dita. "...ciò che forse non hai
ancora capito. Pur non morendo realmente, è come se tu
fossi morto davvero in quel momento, dopo esserti
lanciato nel portale, per la prima volta. Quando sei
diventato vampiro, la tua non è stata una vera morte,
non sei mai arrivato in quel luogo che tutti voi
conoscete come 'aldilà'. E di conseguenza, non hai mai
dovuto fare i conti con quello che sei stato, con le tue
colpe, con ciò che hai rimpianto e perduto nella tua
vita. Con quel viaggio che tutti gli esseri umani
compiono, una volta lasciata la loro esistenza terrena. E
nel tuo caso, sappiamo bene entrambi che non sei stato di
certo un santo. Cento anni fa hai accettato il demonio
dentro di te, il male, l'oscurità, diventando un signore
delle tenebre, crudele e spietato".
Spike inclinò la testa, stringendo gli occhi a fessura.
"Quindi...".
"Quindi quello attraverso cui hai dovuto passare è
stato il tuo personale inferno, la punizione per tutto ciò
che hai commesso. Nessuna tortura ti avrebbe fatto
soffrire di più di rivivere il tuo passato, quel passato
doloroso che hai cercato a lungo di dimenticare, perchè
l'esistenza di chi hai sempre considerato un fallito,
ovvero William. Che tutti...hanno sempre considerato un
fallito. Un uomo che hai odiato con tutto te stesso, e
che hai cercato di cancellare diventando qualcuno di
completamente diverso. Ma anche come Spike hai provato
dolore, forse anche più di prima".
L'uomo si fermò, aspettandosi un commento da parte del
vampiro che, in piedi sotto di lui, aveva ascoltato in
silenzio assoluto quell'ultima parte, la testa abbassata.
Ancora per alcuni istanti Spike non disse nulla, tenendo
i pugni serrati lungo i fianchi, a pochi centimetri dalla
pelle lucida della giacca nera.
Poi, quasi con fatica, mormorò poche parole.
"Credo...di aver capito".
"Però...".
"Però?". Il vampiro biondo rialzò di scatto
la testa, avanzando di un passo.
La figura misteriosa sembrò guardarlo.
"Beh...", continuò quindi. "...come ti
dicevamo prima, la tua azione è stata per noi davvero
inaspettata. E in particolar modo le tue intenzioni lo
sono state. Un vampiro, un essere votato al male, alla
notte e al sangue quale tu sei, ha voluto seguire
quell'indomita ragazza sacrificatasi per la salvezza del
vostro mondo fino a qui. Senza pensare ai rischi che
avrebbe potuto correre, senza pensare a se stesso ma solo...per
tentare di riportarla indietro".
A quelle parole, Spike spostò lo sguardo a lato, mentre
un'ombra triste scendeva sui suoi occhi scuri.
"Io...non sono più...".
"Lo sappiamo". L'uomo lo interruppe. La sua
voce, in qualche modo, aveva assunto un tono meno
autoritario, più pacato. Forse, più gentile.
"Lo sappiamo", ripetè. "Tu non sei più
quello di una volta, non sei più William il Sanguinario.
Ma per esserne sicuri dovevamo metterti alla prova,
verificare se il tuo nobile gesto era stato davvero mosso
dai sentimenti che tu, realmente, provi per quella
ragazza. Volevamo capire se volevi salvarla per
riportarla indietro con te, per riportarla dai suoi
amici, da chi ama".
"Allora...".
Il vampiro fissò il terreno davanti ai suoi piedi. Solo
adesso stava iniziando a collegare ogni cosa. Ora...era
tutto chiaro.
"...quel...quell'ultima illusione...quella Buffy...lei...".
"Era la prova decisiva, quella che ci serviva.
Avevamo tenuto conto anche di come ti eri comportato nel
tuo viaggio, certo, ma non eravamo del tutto convinti
delle tue intenzioni".
"Questo significa che adesso Buffy potrà tornare?".
"Non è così semplice".
Spike lo guardò con disappunto.
"Come...non è così semplice?".
L'essere incappucciato sospirò.
"Solitamente non permettiamo alle anime di tornare
sulla terra, anzi...ciò è assolutamente proibito.
Quando un essere umano muore, lo è per sempre, e in
nessun caso può ritornare in vita. Ma per quella giovane
è diverso. Non era stabilito che dovesse accadere ciò
che è successo...il dio Glory ha scatenato una serie di
eventi che sono sfuggiti al nostro controllo, nessuno...ha
potuto fermarla. Il corso delle cose ha preso una piega
differente da quella che doveva assumere, e La
Cacciatrice ne ha subito le conseguenze. Lei, e chi ne è
stato coinvolto".
Si fermò un attimo, poi, sotto lo sguardo speranzoso di
Spike, la figura continuò.
"Per questo motivo...ti concediamo la possibilità
di salvarla, di riportarla indietro. E anche perchè il
tuo gesto altruistico ti ha riscattato, Spike. Ma ricorda:
toccherà a te, una volta tornato sulla terra, fare del
tuo meglio per diventare una persona migliore, per
espiare totalmente le colpe di cui ti sei macchiato".
A quel punto l'individuo fece un'altra pausa. Più lunga
delle precedenti.
"Però...c'è un'unica cosa per cui noi non possiamo
darti alcuna garanzia", aggiunse dopo, a voce più
bassa. Il vampiro fissò con più intensità l'uomo in
rosso.
"Cosa?".
"La certezza...che lei voglia tornare".
Il vampiro rimase in silenzio. Non riuscì a dire nulla
per qualche secondo, preso letteralmente alla sprovvista
dalle ultime parole della figura misteriosa.
Cosa...cosa significa?
Fece finalmente per riaprire bocca, ma in quel momento un
rumore improvviso alla sua sinistra lo fece girare. In
mezzo alla nebbia un'altissima porta argentea, fino a
quel momento rimasta invisibile agli occhi del vampiro,
si era aperta. Oltre l'entrata si poteva scorgere una
luce fioca e soffusa, di un tenue bagliore azzurrino.
"L'anima della ragazza che ami è oltre quella
porta, Spike...". Sollevando un braccio e stendendo
un dito nella direzione dell'anta aperta, l'uomo mostrò
al vampiro l'ultima tappa del suo viaggio.
Lui mosse qualche passo verso il portone. L'idea di
rivedere finalmente Buffy lo rendeva impaziente, e felice.
Semplicemente felice.
"...ma ti ripeto, potresti non trovare in lei la
donna che ricordavi".
La figura si alzò in piedi per tentare di richiamare
l'attenzione del ragazzo, che a quelle parole si voltò
nuovamente.
L'altro proseguì.
"Non è escluso...che rifiuti di seguirti. Come te,
anche lei ha compiuto un viaggio. Un viaggio, nel suo
caso, spirituale...che potrebbe averla cambiata, portata
su una strada totalmente differente da quella che avrebbe
intrapeso una volta. Non so dirti cosa troverai
esattamente, ma una cosa è certa...tutto dipende da te.
Noi non possiamo più aiutarti, non abbiamo alcun potere
in questo caso. Se riuscirai a convincerla e lei, con
sincerità, esprimerà il desiderio di voler tornare, ce
l'avrai fatta. Altrimenti, sarai solo tu a fare ritorno.
E lei...rimarrà qui. Per sempre".
Spike ascoltò con attenzione le parole dell'uomo, poi
scosse lentamente la testa. Non sembrava particolarmente
spaventato, o demoralizzato da quella possibile
conclusione.
Sorrise, e rialzando gli occhi verso la scalinata, guardò
i tizi incappucciati con un'aria di sfida. Il suo sguardo
sicuro non tradiva alcun timore.
"Farò in modo che non succeda. Avete la mia parola,
Buffy ritornerà indietro".
L'individuo dalla tunica rossa sembrò osservare il
vampiro. Spike ebbe la netta certezza che, nascosto da
quell'ombra sul suo volto, l'uomo stesse sorridendo.
"Buona fortuna, allora".
"Grazie. Presumo...di non poter conoscere la vostra
identità prima di andare, vero?".
"Già. Mi dispiace, ma nessuno può vederci in viso.
Tu puoi semplicemente ricordarci come I Giudici...e
comunque, non è importante, per te, sapere chi siamo".
"Credo anch'io. Anzi, senza offesa...spero vivemente
di ricordare il meno possibile di tutto questo una volta
uscito da qui".
Il vampiro fece per riprendere a camminare, ma la figura
lo richiamò un'ultima volta.
"Spike...".
"Sì?".
"Nel momento in cui starai per tornare indietro, sia
con la ragazza che senza di lei, esprimi un desiderio. Al
tuo arrivo si avvererà. Consideralo come un premio per
aver contribuito alla distruzione di Glory, per aver
scongiurato la fine di tutto custodendo e proteggendo La
Chiave. Tutti noi...e non solo noi, te ne siamo
riconoscenti".
Con un cenno del capo il ragazzo li ringraziò, per poi
sorridere un'altra volta. Dolcemente.
"Starò vicino a briciola sempre, d'ora in poi. A
lei, e a sua sorella. Non correranno più alcun pericolo".
Il Giudice in rosso annuì, e mentre Spike raggiungeva il
portone argentato a lunghe e decise falcate, alzò una
mano verso il vampiro, in segno di saluto.
"Addio".
Il vampiro si avvicinò alla soglia cautamente. Appoggiò
il palmo di una mano sul metallo levigato, e aprendo
maggiormente l'anta entrò.
Nella luce azzurra che pervadeva lo spazio erano visibili
degli strani oggetti, di media grandezza e dalla forma
sferica, che disposti l'uno vicino all'altro o anche
sovrapposti in piccoli gruppi riempivano la sala, immensa.
Erano decine, centinaia...migliaia, o forse di più.
A quella vista, Spike si lasciò sfuggire un grido di
stupore. Di certo gli sarebbe stato difficile
dimenticarsi uno spettacolo simile, perchè spettacolo lo
era davvero. In quel posto altezza e grandezza smettevano
di avere le estensioni che gli si potevano attribuire
sulla terra, o che si potevano solo provare ad immaginare.
Niente poteva essere paragonato a quello che aveva
davanti, anche se all'inizio il vampiro non riuscì a
capire in cosa consistessero quelle strane bolle che
riflettevano, sulla loro superficie, i mille bagliori
azzurri della luce in cui erano immerse.
Si inoltrò in quello strano paesaggio, superando file e
ammassi di sfere. Avvicinandosi ad una di esse e
osservandola meglio, però, notò che c'era qualcosa
dentro. Il materiale era trasparente, ma solo a pochi
centimetri da esso si poteva notare una forma umana
raggomitolata al suo interno, nuda.
Il ragazzo fece un passo indietro.
"Ma allora...".
Iniziò a guardarsi intorno, frenetico, controllando ad
una ad una ogni bolla azzurra. Se Buffy era lì,
l'avrebbe trovata, anche se avesse dovuto impiegarci un
altro secolo della sua esistenza.
Il tempo...il tempo non aveva alcuna importanza.
Ora che sono arrivato fino a qui non ti abbandonerò
per nessuna ragione...
Fra tutte queste anime ci sarà anche la tua. Ci deve
essere.
Continuò a lungo, instancabile, senza fermarsi un
attimo, senza smettere di guardare attraverso ogni
superficie lucida, che al tatto pareva vetro pur non
essendolo.
Si avvicinò a più di un centinaio di sfere, ma quando
si scostò dall'ultima, deciso a continuare arrivando
fino agli ammassi più alti, le sue gambe cedettero
improvvisamente.
Sfinito, crollò in ginocchio sul pavimento. Era stanco,
lo sapeva. Lo sapeva benissimo.
Ma non poteva fermarsi, non poteva permetterselo...
Mentre riprendeva fiato, passandosi con un sospiro le
mani fra i capelli biondi scompigliati, la sua attenzione
fu catturata da una cupola posta alla fine di una lunga
fila che prima non aveva notato, ad una decina di metri
da lui.
Spike non sapeva dire cosa gli avesse fatto alzare la
testa proprio verso quella direzione.
Non seppe spiegare nemmeno cosa lo spinse, poi, ad
avvicinarsi alla bolla trasparente.
A posare le mani sull'involucro azzurro che proteggeva il
corpo di una giovane donna.
Non una qualunque.
Una donna bionda.
Stupenda.
Lei.
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