Capitolo
3
Julian rientrò in albergo aveva la guancia dolorante, ma
il dolore che lo
faceva stare male di più era quello che aveva dentro. Il
Philip calmo sereno,
e paziente che aveva conosciuto un tempo non esisteva più,
al suo posto
ce ne era uno agitato, triste e arrogante. Ancora non
riusciva a credere
che il ragazzo con cui avesse parlato fosse proprio
Philip?era completamente
cambiato?.Philip con una bottiglia di birra in mano?era
incredibile, se
lo avesse raccontato in giro non gli avrebbe creduto
nessuno: gli avrebbero
riso tutti in faccia, Philip, il Philip che aveva
conosciuto un tempo, al
massimo si sarebbe lasciato andare ad un mezzo bicchiere
di spumante la
sera di Capodanno, non di certo a bottiglie di birra. Si
lasciò cadere sul
letto e si massaggiò la guancia che Philip gli aveva
colpito, gli faceva
male.
- Per un momento mi ha ricordato Mark!- esclamò Julian.
No, Mark per quanto
strano ed introverso potesse essere non si sarebbe mai
comportato così,
pensò poi Julian.
Julian era arrabbiato con se stesso per non aver capito i
sentimenti dell'amico
e per non essere riuscito ad aiutarlo. Comunque non
intendeva cedere?voleva
riportare a galla il Philip di un tempo.
Andò giù in sala mensa cenò di malavoglia, poi tornò
in camera e si fece
una doccia, dopo aver girato tutto il giorno al freddo ci
voleva proprio.
Mentre stava cominciando ad asciugarsi sentì che
bussavano alla porta, si
avvolse in un grande asciugamano arancione ed andò ad
aprire. Rimase stupito
nel vedere chi era. Sulla soglia c'era un ragazzo alto
quanto lui.. con
occhi e capelli castani : era Philip.
-Philip?- chiese Julian stupito. Il ragazzo non rispose
se ne stava li immobile
sulla soglia , come se li ci fosse arrivato per sbaglio.
- Avanti entra non stare li impalato.- gli disse Julian
con un sorriso -
poi continuò - Accomodati su quella poltrona, io finisco
di asciugarmi e
di vestirmi, non ci metto molto sarò subito da te. Vedi
di non sparire!-
disse ironico Julian, ma da parte dell'amico non ci fu
risposta.
Dieci minuti più tardi Julian uscì dal bagno e vide che
Philip era affacciato
alla finestra con le ante spalancate.
- Ora ho capito perché sei venuto qua, hai deciso di
farmi fuori facendomi
morire di freddo , Philip tu ci sarai abituato al freddo
di Hokkaido, io
non molto, perciò ti pregherei di chiudere la finestra,
grazie!- disse Julian
scherzando.
Philip, scoppiò a ridere e chiuse la finestra.
- Sei incredibile, July, riesci perfino a farmi ridere!
- Lieto di saperlo- disse con un sorriso Julian- Allora
come mai sei venuto
fin qui, solo per farti quattro risate?-
Philip tornò serio e si sedette sulla poltrona con lo
sguardo perso nel
vuoto, poi guardò in faccia Julian, sulla guancia era
ancora presente il
segno del pugno che gli aveva dato, e da come era rosso
doveva fargli abbastanza
male.
- Philip, se non parli io non posso fare niente per
aiutarti- gli disse
l'amico prendendo la sedia e sedendosi accanto a lui.
- Julian?-
- Si, dimmi pure-
- Il motivo per cui sono venuto è principalmente uno-
- Quale?-
- Ecco?io mi vergogno di quello che ho fatto oggi, mi
riferisco al pugno?
io ero nervoso arrabbiato e mi sono sfogato su di te, lo
so non avrei dovuto,
ma non so cosa mi sia successo?.perdonami!-
disse Philip tristemente, ma sinceramente dispiaciuto per
l'accaduto. Non
ci poteva ancora credere a quello che aveva fatto: aveva
colpito Julian
, il suo migliore amico. E per quale ragione poi? Solo
perché aveva cercato
di aiutarlo "Complimenti Philip Callaghan , sei un
vero idiota, uno stupido"
pensò fra se il ragazzo.
- Non ti preoccupare ho già dimenticato! Non ti devi
scusare.-
- Ma Julian?-
- Niente ma! Anzi lo sai che avresti un futuro come
boxista?-
- Ti fa male?- chiese Philip preoccupato
- Abbastanza, ma ciò che mi ha fatto più male era
vederti in quello stato.-
disse serio Julian
Philip non parlò era tornato silenzioso proprio come
qualche istante prima.
Julian non sapeva come comportarsi. Si alzò e si diresse
verso il piccolo
frigorifero della stanza. Lo apri e ne estrasse due
lattine di Coca -cola
- Ne vuoi una? Non è esattamente birra?ma almeno non ti
ubriacherai!- disse
Julian
- Si, grazie-
Julian gliela porse, poi aprirono le lattine e ne
sorseggiarrono un po'.
Fu Julian a rompere il silenzio.
-Philip scusami, non vorrei essere insistente, ma ora mi
vuoi spiegare la
tua decisione di lasciare il calcio?-
- Hm?Julian posso farti una domanda?-
- Certamente!-
- Ecco io volevo sapere?con la tua malattia hai mai
pensato di lasciare
il calcio o Amy?
Julian si fermò a pensare?quante volte gli avevano fatto
quella domanda?
Non le contava nemmeno più, ma la risposta era sempre
stata la stessa? nel
corso degli anni non era mai cambiata era sempre
quella?al contrario di
tutto quello che la gente potesse pensare.
- Che diavolo di domande fai? No, certo amo moltissimo
entrambe le cose?non
le lascerei mai!-
- Devo dedurre che le cose fra te e Amy vanno alla grande!
- disse malizioso
Philip.
- Ma?che? dici? - disse Julian diventando rosso come un
peperone. Poi si
rifece serio e continuò- In tutta questa storia centra
per caso Jenny?-
Philip posò la lattina sul comò si fece triste e
cominciò a piangere. Julian
ne rimase sorpreso?in tanti anni che lo conosceva non lo
aveva mai visto
piangere.
- Ti ha lasciato?- chiese cauto Julian
- No, l'ho lasciata io! - disse Philip tra le lacrime
- Ma la ami ancora?-
- Moltissimo!-
- Scusa?allora ho saltato un passaggio. Perché l'hai
lasciata?-
Ma a questo punto Philip era scoppiato a piangere aveva
il viso fra le mani
e singhiozzava. Julian capì che era il caso di lasciare
stare le domande.
Gli diede un fazzoletto
- Grazie -
- Di nulla, vado a prendere qualcosa da mangiare- così
ti lascio un po'
da solo! Vuoi qualcosa?- chiese gentilmente
- No, ti ringrazio-
Julian andò a prendersi una cioccolata calda in un bar
vicino, prese anche
una brioche e cercò di rientrare in camera un pò più
tardi, pensando che
forse Philip non lo volesse vedere quando avrebbe deciso
di andarsene. Ma
quando tornò nella stanza una strana scena gli si
presentò davanti agli
occhi: trovò Philip addormentato sulla poltrona con il
viso rigato dalle
lacrime. Sorrise fra se e se. Fortunatamente l'albergo
gli aveva dato una
doppia poiché avevano finito le singole, così lo prese
e lo mise a dormire
nel letto accanto al suo; poi andò a dormire pure lui.
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