LA SAGA DEI SANTI DI BRONZO
Capitolo 1 - Un Destino
Scritto Nelle Stelle
Nei
verdi giardini di Villa Thule, risuonavano le grida
allegre dei bambini.
Era un momento divertente perché era stata organizzata
una partita di calcio...
Erano stati scelti undici bambini per squadra e gli altri
fungevano da riserve.
Ikki, in veste di portiere, lanciava energiche
incitazioni alla propria squadra, soprattutto a Shun.
Il piccolo e i suoi tre amici erano decisamente i più
abili...
Seiya e Shun, i più piccoli in quanto a dimensioni, si
esibivano in spettacolari dribbling e sembrava che
nessuno riuscisse a fermarli.
Anche Hyoga e Shiryu erano bravissimi.
Ad un certo punto si trovarono tutti e quattro davanti
alla porta avversaria e saltarono nello stesso momento,
per colpire il pallone con la testa.
La palla sgusciò in mezzo a loro, quasi prendendoli in
giro e le loro fronti per poco non si scontrarono.
Ricaddero a terra gli uni addosso agli altri, ridendo
come raramente avevano fatto.
Ci fu un momento in cui Shun fu fronteggiato da Asher, il
quale non si dimostrò affatto un campione di lealtà
atterrando il piccolo con uno sgambetto.
Shun cadde malamente e sentì un forte dolore alla
caviglia.
Questa volta non riuscì a dimostrarsi coraggioso e
scoppiò in lacrime, ancora più umiliato dalle risate
canzonatorie di Asher.
Ikki percorse con una velocità straordinaria i metri che
lo separavano da quella zona del campo e, dopo pochi
istanti, fu Asher ad essere scaraventato a terra...
"Sempre a proteggerlo eh ?" sbottò questi
rialzandosi "Come farà tra poco, quando non avrà
più la sua ombra pronta ad accorrere ad ogni lacrimuccia
?"
Ikki l'avrebbe assalito di nuovo, ma fu afferrato per la
collottola da una mano gigantesca.
"Che cosa succede qui ? !" ruggì Mylock,
allontanando malamente Ikki da Asher.
"Vedete di mantenere l'ordine o ve lo faccio
mantenere a suon di frustate! a tutti e due!"
Poi, lanciando un'occhiata a Shun ancora singhiozzante,
aggiunse :
"Anzi, a tutti e tre... Smettila di frignare o
preferisci che ti dia un buon motivo per farlo ?"
Shun, tremante, si fece più piccolo che poté, ma si
impose di ricacciare indietro le lacrime.
"Ora basta giocare" concluse il sorvegliante
"Tornate tutti in palestra !"
Quindi si ritirò nuovamente tra le fila dei guardiani.
"Be' Ikki... pare che ve la siate cavata" disse
Seiya con un sorrisino.
Ikki non rispose...
Aveva puntato su Shun due occhi tristi e severi al tempo
stesso.
Il fratellino non riusciva a sopportare quello sguardo,
nel quale il rimprovero si univa ad un'ansia infinita.
Più
tardi, verso sera, i ragazzi ebbero un po' di libertà
prima di cena.
Ikki, vedendo il fratellino terribilmente depresso, si
avvicinò a lui e lo prese per mano.
"Vuoi venire a fare due passi con me ?"
Shun annuì e lo seguì docilmente fino al parco alberato.
Camminarono in silenzio, tenendosi per mano, fino al
solito albero.
Qui si sedettero sull'erba, sotto le fronde che
dialogavano con la brezza serale.
Shun si prese le ginocchia tra le braccia e si rannicchiò
accanto al fratello, come se cercasse la sua protezione.
A quel contatto, Ikki poté accorgersi che il piccolo
tremava come una foglia.
"Shun, non ti senti bene ? Hai freddo ?"
"No..." rispose Shun in un flebile sussurro
"No Niisan... sto bene..."
Ikki non gli credeva ; non l'aveva mai visto così
abbattuto e depresso.
Delicatamente gli pose una mano sotto al mento e lo
costrinse a sollevare il viso...
Non si era sbagliato ; Shun stava piangendo di nuovo, ma
questa volta il suo pianto aveva qualcosa di ancora più
doloroso...
Non erano i tipici singhiozzi di un bambino... Era un
pianto silenzioso, adulto in un certo senso.
Ikki sospirò e scosse la testa...
"Scu... scusami Ikki..." balbettò Shun "Io...
vorrei essere forte come desideri ma... all'idea che
presto dovrò allontanarmi da te...."
E credi che per me sia diverso fratellino ? Pensò Ikki,
ma tenne quel pensiero per sé.... Era fondamentale che
Shun non notasse la sua disperazione.
Possibile che questa volta non gli fosse possibile
aiutarlo ? Che dopo sette anni passati a proteggerlo da
ogni minima difficoltà, adesso avrebbe dovuto permettere
che lo mandassero da solo chissà dove per un
addestramento alla guerra ?
Un addestramento alla guerra, già.. proprio lui, quel
bambino incapace quasi di alzare le mani anche solo per
difendersi...
Era terribile per Ikki, il pensiero di non poterlo
aiutare come al solito, di doverlo lasciare in balia di
eventi ancora incomprensibili.
Mylock l'aveva detto chiaro e tondo a tutti...
probabilmente, parecchi di loro avrebbero perso la vita
in quell'addestramento.
Ikki era sicuro di avere qualche possibilità di farcela,
ma Shun...
Si sentiva soffocare all'idea che il fratello fosse tra
quelli con meno probabilità di sopravvivere... ma era
inutile nasconderselo.... Era proprio così purtroppo.
Assalito da quei pensieri, Ikki stava per lasciarsi
vincere dalla disperazione ; avrebbe voluto urlare per la
frustrazione ma, per il bene di Shun, non doveva farlo...
No... doveva convincersi che Shun poteva riuscire....
doveva convincere se stesso e anche Shun...
Si alzò di scatto, costringendo il fratello a fare
altrettanto.
Quindi, sotto gli occhi sgranati del piccolo, cominciò a
tempestare di pugni la corteccia, scalfendola con
ulteriori impronte.
Dopo qualche minuto smise e i suoi occhi decisi si
posarono su Shun.
"Prova tu adesso !"
Il piccolo deglutì... Gli sembrava una cosa impossibile.
Ma lo sguardo del fratello non ammetteva repliche.
Shun si avvicinò alla corteccia e, dopo parecchia
esitazione, la sua piccola mano colpì il legno, in modo
non troppo convinto.
Tuttavia gli sembrava di avere usato parecchia forza,
perché sentì un dolore atroce alle nocche.
Le lacrime triplicarono mentre osservava le ferite
scarlatte che si erano aperte nella pelle.
"Non ce la faccio Ikki-niisan!" piagnucolò
disperatamente.
Ikki gli posò le mani sulle spalle :
"Shun, ascoltami... la vita è stata crudele con noi
e sappiamo che presto, lo sarà ancora di più... Ma noi
dobbiamo dimostrare di essere più forti del destino...
dobbiamo farlo per poterci incontrare ancora dopo
l'addestramento... Dobbiamo farlo per noi due !"
"Ma Niisan... sei anni... dovremo stare lontani sei
anni..."
"E in questi sei anni andremo avanti da soli, ma
pensando sempre ad una cosa... che dobbiamo farcela per
stare di nuovo insieme ! Questo pensiero dovrà aiutarci...
il nostro incontro dovrà essere il nostro scopo, la
nostra motivazione per non arrenderci e per sopravvivere
! Grazie a questo potremo essere più forti di tutti !
Pensa a quelli che non hanno nessuno da cui tornare...
credi che stiano meglio di noi ?"
Shun socchiuse i suoi begli occhi simili a giade,
pensando a Hyoga, a Shiryu, che erano rimasti
completamente soli, senza affetti, eppure non si
abbattevano.
"No... hai ragione... però..."
"Ascolta... tu mi vuoi bene, vero Shun ?
Shun spalancò gli occhi, come se gli avesse fatto la
domanda più sciocca che si potesse immaginare :
"Io...Niisan... te ne voglio tanto..."
"Allora fallo per me... diventa forte per farmi
felice... perché io non debba stare in ansia per te...
così, potrò anch'io lottare serenamente sapendo che un
giorno, rivedrò mio fratello e potrò riabbracciarlo
!"
Con un ultimo singhiozzo, Shun si gettò tra le sue
braccia.
Rimasero così, stretti l'uno all'altro, mentre il
tramonto dipingeva con un gigantesco pennello intinto di
rosso, il prato e le fronde degli alberi.
Qualche
mattina dopo, un silenzio insolito ed irreale serpeggiava
tra i giardini di Villa Thule.
I bambini erano raccolti in piccoli gruppi e
bisbigliavano tra loro, tesi e visibilmente ansiosi.
Alcuni sedevano solitari e malinconici, senza rivolgere
parola ad alcuno.
Ikki era preoccupato per suo fratello : sembrava
scomparso nel nulla.
Il campanello che chiamava tutti i bambini a raccolta,
squillò improvvisamente facendolo sussultare.
Non era l'unico ad aver avuto quella reazione.
Il trillo che scandiva tutte le loro giornate, quel
giorno suonava particolarmente come una condanna : i
bambini stavano per scoprire quale sarebbe stata la loro
sorte.
I ragazzini sbucavano da ogni angolo, ma non si
affrettavano come al solito... Era come se stessero
marciando verso un'esecuzione di gruppo.
Nessuno era felice di dover partire : certo non stavano
bene alla villa, ma lì, almeno, avevano delle certezze
ed erano tutti insieme.
Ora, il loro futuro stava per trasformarsi in un immenso
punto interrogativo : non capivano e nessuno si era
preoccupato di spiegarglielo se non vagamente, cosa si
volesse da loro e cosa avrebbero dovuto aspettarsi.
L'unica cosa chiara a tutti era che si trattava di una
cosa pericolosa, nella quale la maggior parte di loro
avrebbe perso la vita.... Mylock era stato chiaro in modo
impietoso su questo punto.
Ikki vide Seiya, Hyoga e Shiryu spuntare tutti insieme
dal boschetto.
Sperava che ci fosse anche Shun con loro, ma dovette
ricredersi : il suo fratellino non appariva da nessuna
parte.
"Ma dove sarà finito ? Così si caccerà nei guai
!"
Seiya, che aveva notato l'amico, sollevò una mano in
segno di saluto : nonostante una certa tensione, il
vivace piccoletto sembrava non aver perso l'abituale
spavalderia ; il solito sorriso, gioviale e sbruffone,
splendeva sul bel volto abbronzato.
Hyoga e Shiryu apparivano più seri e pensierosi.
Ikki corse loro incontro.
"Cosa ci facevi lì immobile ?" gli domandò
Seiya "lo sai che se non scattiamo al suono del
campanello, crapa pelata comincerà a strillare."
Si zittì, notando la palpabile tensione del compagno.
"Che cosa c'è ? Proprio tu hai paura ?"
Ikki lo guardò malissimo :
"Non dire sciocchezze... Sono preoccupato per Shun...
non riesco a trovarlo..."
"Ora che ci penso" intervenne Hyoga "Sta
sempre con noi e adesso è parecchio che non lo vedo.
Pensavo fosse con te !"
Ikki sospirò :
"Io invece, speravo che fosse con voi".
"Non è da lui..." osservò Shiryu "Secondo
me è spaventato e si è nascosto da qualche parte. Che
cosa facciamo ? Se non rispondiamo subito alla chiamata
verremo puniti."
"Voi andate" rispose Ikki "Io cercherò
mio fratello. Non è necessario che finiamo tutti nei
guai !"
"Io ti aiuterò a cercarlo !" esclamò Seiya
con decisione, i grandi occhi scuri ardenti per
l'entusiasmo.
"Anch'io !" proruppero Hyoga e Shiryu ad una
sola voce.
"Ma davvero... non serve..." protestò Ikki.
"Shun è anche nostro fratello" si lasciò
sfuggire Hyoga senza riflettere "ed è giusto che ti
aiutiamo !"
"Cosa vuol dire che è anche vostro fratello ?"
chiese Ikki un po' sconcertato.
Hyoga, resosi conto dell'errore commesso, balbettò :
"No... volevo dire che... è un amico fraterno....
che ci vogliamo bene come fratelli..."
Gli altri sembrarono non rendersi conto della poca
convinzione che Hyoga, aveva messo in quelle parole.
"Già" rise Seiya "se è così sono
pienamente d'accordo !"
"Sì" aggiunse Shiryu "Anch'io voglio bene
a Shun come se fosse un mio fratellino... anche a voi...
ho quasi la sensazione che tutti i ragazzi, qui, siano
miei fratelli a volte... non è strano ?"
Rimasero un attimo in silenzio...
Non se ne erano resi conto fino ad ora, ma quei
sentimenti erano comuni a tutti loro.
Solo Hyoga, tuttavia, era in grado di comprenderli nel
loro autentico significato.
Comunque non avrebbe detto niente : perché sconvolgere
tutti quanti con una notizia di cui, tra l'altro, non
aveva prove ?
In una giornata già di per sé sconvolgente poi ?
"Grazie ragazzi" stava dicendo Ikki, il volto
solitamente duro ora prossimo alla commozione "Allora
muoviamoci ; tremo all'idea che questa volta, non riuscirò
a salvarlo dalla punizione !"
Shun era
rannicchiato, tremante e in lacrime, dietro a un gruppo
di barili, nelle cantine.
Se qualcuno fosse entrato non l'avrebbe visto : si era
fatto ancora più piccolo di quel che era e, dietro a
quelle botti, scompariva letteralmente.
Aveva udito, in lontananza, il suono del campanello ed
era scattato in piedi per un attimo, senza riuscire a
reprimere un urletto con la sua vocina squillante.
Aveva quasi deciso di rinunciare alla sua idea e di
obbedire al richiamo.
Ma dopo il momento di panico, pensò che non ce ne
sarebbe stato bisogno : non sarebbe stato punito perché
nessuno l'avrebbe più rivisto.
"Adesso chiuderò gli occhi e mi addormenterò qui ;
non mi risveglierò mai più".
Dopo pochi minuti, distante come in un sogno, gli parve
di udire la porta che si apriva.
"Shun, sei qui ?"
La voce di Ikki sembrava provenire da un mondo
infinitamente lontano.
"Che bello" pensò "Mi addormenterò per
sempre con la voce di Ikki che mi parla."
"Shun !"
"Shun, se sei qui rispondi, ti prego !"
"Dai, non farci stare in pensiero !"
C'erano anche gli altri, i suoi tre più cari amici.
Shun aprì gli occhi e, improvvisamente, si rese conto
che non stava sognando : Ikki, Hyoga e gli altri lo
stavano cercando ed erano preoccupati per lui.
Un'idea terribile gli balenò nella mente : la campanella
era suonata da un pezzo e i ragazzi sarebbero stati
puniti a causa sua...
Come aveva potuto essere così egoista ?
Tremando, sgusciò carponi dal suo nascondiglio.
"Ni... niisan..." balbettò con un flebile
sussurro.
Ikki, Seiya, Shiryu e Hyoga osservarono senza parole
quella figurina esile che parve materializzarsi
dall'oscurità stessa : Shun sembrava davvero più
piccolo e fragile che mai.
Sul volto di Ikki, lo stupore lasciò il posto ad
un'espressione furiosa.
Sollevò i pugni e si gettò contro il fratellino.
I compagni emisero un'esclamazione di spavento, temendo
che Ikki volesse picchiarlo.
Invece afferrò il bimbo per le spalle e lo sollevò da
terra, scuotendolo brutalmente e urlando :
"Piccolo incosciente vigliacco ! Ora ci farai punire
tutti ! Immagino che sarai soddisfatto !"
Gli amici erano impalliditi : non avevano mai visto Ikki
rivolgersi così a Shun.
"Dai Ikki, calmati" cercò di tranquillizzarlo
Shiryu "Non voleva fare niente di male... pensa a
come deve sentirsi..."
La sua voce ebbe, come al solito, l'effetto desiderato ;
Ikki allentò la stretta e smise di gridare.
Un attimo dopo, le sue spalle furono scosse dai
singhiozzi e il suo viso sempre così duro si inondò di
lacrime...
I ragazzi lo osservavano senza sapere come reagire : non
l'avevano mai visto piangere.
"E come credete che mi senta io ?" singhiozzò
"Tutti si dimenticano che ho solo due anni più di
mio fratello... è sempre lui quello da proteggere....
Eppure anch'io sono spaventato e ho paura del futuro
!"
Nessuno osò replicare...
"Però" continuò il ragazzo "è anche
vero che... quello che mi spaventa di più, è il
pensiero che non potrò più essere con te Shun... Ho
cercato di non farti capire quanto stavo male... ma ho
bisogno di confidarmi con te adesso... Vorrei proteggerti
tutta la vita fratellino... e sapere che non potrò farlo...
che tu, tra poco, sarai da solo chissà dove... mi fa
stare male..."
Sconvolto dal dolore del fratello, come spesso accadeva,
Shun dimenticò completamente il proprio : come altre
volte, reagì in un modo inaspettato, lasciando gli altri
perplessi a chiedersi se quel piccolo angelo fosse
davvero il più fragile di tutti loro.
Sul suo pallido viso l'angoscia svanì, per lasciare il
posto ad un sorriso sereno ; allungò una mano e, con
delicatezza, asciugò le guance di Ikki, bagnate di
pianto.
"Niisan, non preoccuparti ; ti ricordi la nostra
promessa, quella che ci siamo scambiati sotto il nostro
albero ? Ci vogliamo bene e questo ci darà la forza per
riuscire, il pensiero di poterci rivedere ci renderà
forti... Smettila di piangere per me... farò del mio
meglio per farti felice, perché tu, quando ci rivedremo,
possa essere orgoglioso di me..."
Ikki lo strinse a sé in un abbraccio caloroso :
"Ma io sono già orgoglioso di te... scusa per come
ti ho assalito..."
"Non devi scusarti... Ho sbagliato... meritavo
qualcosa di peggio... Avrei meritato che mi picchiassi..."
"Tranquillo Shun" scherzò Seiya per
sdrammatizzare "Tra poco sarà crapa pelata a farlo
al suo posto e noi ti faremo compagnia !"
Saori, con il suo portamento impettito, se
ne stava superba vicino a Mylock il quale sbraitava ogni
insulto possibile indirizzato ai cinque ragazzi che non
erano presenti all'appello.
Nel centro dell'immenso giardino, nel grande parco della
villa, era stato montato un piccolo palco, nel mezzo del
quale un piedistallo reggeva una grossa scatola con un
foro sul lato superiore.
Saori e Mylock erano in piedi su quel palco improvvisato
e i soliti sorveglianti, con cani ringhianti al
guinzaglio, erano disposti intorno, con gli occhi coperti
dagli anonimi occhiali scuri.
I ragazzi, da parte loro, evidentemente avvezzi a quella
sorveglianza da carcerati, apparivano più intimoriti da
quello scatolone che attirava come una calamita cento
paia di occhi ansiosi.
Tutti loro sapevano che quell'oggetto dall'apparenza
insignificante, racchiudeva il loro futuro.
La piccola Saori era sconcertata : solitamente avrebbe
riso nel vedere le espressioni spaventate sul volto dei
ragazzi.
Ma quel giorno, stranamente, si sentiva coinvolta nella
loro sorte ; non sapeva spiegarsi come e perché, ma
intuiva che anche il suo futuro era in qualche modo
legato al contenuto di quella scatola.
Era certa, pur non comprendendone il motivo, che quei
bambini sarebbero andati a rischiare le loro vite per
qualcosa che riguardava anche e forse soprattutto lei...
Si sentiva responsabile...
Provava pena per loro, un sentimento a lei del tutto
sconosciuto... Per questo la faceva stare così male :
lei, sempre fredda e superiore a tutti, ora sentiva un
terribile groppo in gola nell'osservare quei visetti
terrorizzati che fino al giorno prima aveva deriso...
Cos'era questo desiderio di proteggerli e, nello stesso
tempo, di essere protetta da loro ?
Sapeva che il loro sacrificio era necessario, ma la sua
anima si lacerava....
Avrebbe voluto tenerli lontani dai pericoli, ma quei
pericoli erano inevitabili...
Un dovere che doveva essere compiuto per qualcosa di
superiore a tutti loro, lei compresa...
Ma cosa c'entrava lei ?
Perché doveva prenderla così ?
Aveva forse a che vedere con il sogno che ormai la
perseguitava ogni notte ?
A dire il vero, ora, quelle immagini le apparivano sempre
più spesso anche durante il giorno : le capitava, senza
preavviso, di cadere in una specie di torpore e di vedere
se stessa fanciulla, ai piedi di un'enorme statua antica,
femminile, forse una dea... una divinità guerriera in
armatura, con un grosso scudo in una mano e una nike
alata senza testa nell'altra...
E insieme a lei, intorno a questa statua, i soliti,
giovanissimi guerrieri...
Ma a proposito di questi, nelle ultime visioni era
cambiato qualcosa : prima erano personaggi senza volto
mentre adesso, alcuni di loro avevano assunto una
fisionomia...
Le sembrava di riconoscerli...
Soprattutto cinque le erano rimasti particolarmente
impressi...
Cinque ragazzi in armatura che la circondavano come per
farle scudo, mentre una strana luce scaturiva dai loro
corpi.
Non ricordava perfettamente il loro aspetto ma solo
particolari, dettagli che identificavano quei guerrieri
adolescenti...
Lunghissimi capelli neri e un portamento nobile ; occhi a
mandorla, azzurri, limpidi quasi come il ghiaccio ; uno
sguardo duro e deciso, temperato da coraggio e generosità
; due immensi occhi verdi, sognanti e buoni; un sorriso
vivace e sbruffone illuminato da un paio di grandi occhi
neri pieni di ardore...
Erano queste le caratteristiche di quei cinque guerrieri
che, da qualche giorno, le avevano toccato il cuore.
E lei conosceva quei cinque ragazzi....
Improvvisamente ne fu convinta...
Sapeva chi erano...
Cos'era questa nuova personalità che la richiamava
all'amore verso il prossimo, questo desiderio di fare
qualcosa per gli altri, per il mondo intero ?
Era immersa in questi pensieri, decisamente troppo
complicati perché una ragazzina di sette anni potesse
farvi completamente chiarezza, quando la voce di Mylock,
salita di parecchie tonalità, fece sobbalzare persino
lei che, sicuramente, non aveva nulla da temere da
quell'uomo.
Le fu subito chiaro il motivo di quelle grida : erano
comparsi i cinque ritardatari.
Alcune guardie li circondarono con i cani i quali,
ringhiando, mostrarono i denti ai bambini.
I cinque ragazzi si strinsero gli uni agli altri.
Mylock scese dal palco e, a grandi passi, si diresse vero
di loro.
"Vi servirà una scusa più che convincente per
giustificare il vostro comportamento... Non per sfuggire
alla punizione ovviamente, ma per renderla leggermente
meno dolorosa !"
Sorprendentemente, fu proprio Shun a rispondere al
sorvegliante, con la sua vocina timida e umile :
"Mi dispiace ; non punisca gli altri, è stata tutta
colpa mia... Sono in ritardo perché sono venuti a
cercarmi..."
Mylock, come tutti i presenti, rimase alquanto perplesso
per l'atteggiamento del piccolo, ma non si lasciò
intenerire.
Lo guardò e incrociò le braccia :
"Se proprio lo desideri sarai il primo a subire il
castigo, ma questo non salverà gli altri..."
Shun si gettò in ginocchio di fronte a lui e abbassò lo
sguardo, scoppiando a piangere :
"La prego... lasci stare gli altri... accetterò
anche le loro punizioni..."
Erano tutti colpiti, persino Mylock e i suoi
imperturbabili assistenti.
Crapa pelata, tuttavia, scoppiò in una risata sprezzante
e, senza troppi complimenti, afferrò un braccio di Shun
costringendolo ad alzarsi :
"Se è proprio quello che vuoi ti accontenterò...
sarai punito solo tu, sul palco, davanti a tutti, in modo
che serva da esempio ai tuoi compagni..."
Così trascinò il bambino, che non oppose alcuna
resistenza, in direzione del palco.
Ikki sembrava impazzito : non poteva sopportare di veder
maltrattare il suo fratellino senza poter intervenire.
Sicuramente sarebbe saltato addosso a Mylock se uno dei
guardiani non lo avesse afferrato saldamente,
impedendogli ogni minimo movimento.
Ikki urlava con tutto il fiato che aveva in gola,
pregando Mylock come non aveva mai fatto.
Mai prima d'ora aveva accettato di umiliarsi chiedendo
pietà a quell'odiosa persona : non ci avrebbe neanche
pensato per se stesso, ma in quel momento avrebbe
strisciato davanti a lui purché togliesse quelle sporche
mani di dosso al suo fratellino.
Intanto, Mylock e Shun erano giunti in cima al palco e il
piccolo si voltò alle urla del fratello maggiore : Ikki
si era aspettato di vedere il suo visino spaventato
inondato di lacrime.
Invece, gli occhi del piccolo erano completamente
asciutti e il volto illuminato da quell'umile e
bellissimo sorriso che apparteneva solo a lui e che, in
quel momento, era tutto per Ikki...
Il ragazzo sentì un grande orgoglio crescergli dentro :
"Quello è mio fratello e diventerà un grande uomo
!"
Probabilmente, Shun avrebbe affrontato peggio la
punizione assistendo alla reazione incontrollata del
fratello...
Così, Ikki si impose di calmarsi e ricambiò il sorriso
del bimbo, strizzando un occhio in segno di complicità.
Mylock legò le mani di Shun a uno dei pali che reggevano
la tettoia del palchetto improvvisato.
Che bisogno c'era ? Si chiese Saori ; Shun non sarebbe
andato da nessuna parte e comunque non sarebbe stato in
grado di difendersi.
La duchessina non aveva mai assistito di persona alle
punizioni riservate agli altri bambini e, quando Mylock
impugnò il bastone per compiere il crudele gesto anche
lei, che solitamente tendeva a pensare solo a se stessa,
si impressionò e, chissà perché, sentì che proteggere
quei bambini era un impulso che cresceva ogni giorno
dentro di lei.
Così non poteva andare, si disse ; c'era qualcosa di
sbagliato in quella situazione.
Quei ragazzi non erano nati per essere trattati in quel
modo disumano ; non erano schiavi....
Erano destinati a qualcosa di nobile.
Soprattutto Shun, Ikki e i loro tre amici sarebbero stati
fondamentali per lei in futuro : un giorno, da loro
sarebbero dipesi avvenimenti molto importanti e lei
avrebbe dovuto loro moltissimo.
Quelle premonizioni la sgomentavano..
Suo nonno, ogni volta che lei gliene accennava, assumeva
un atteggiamento ambiguo, ma non appariva stupito...
Ma perché il suo adorato e affettuoso nonno permetteva
che Mylock trattasse così gli altri bambini ?
Il primo colpo di Mylock stava per partire ; Shun chiuse
gli occhi, stringendoli più che poté.
"Fermati Mylock !" gridò una vocina
autoritaria.
Saori aveva afferrato saldamente il bastone, con una
fermezza tale in quelle manine che tutti ne rimasero
sbigottiti.
Come aveva potuto quell'esserino minuscolo bloccare così
istantaneamente le forti braccia del sorvegliante ?
Mylock la guardò, piuttosto teso e nervoso.
"Che succede signorina ?" borbottò.
"Non abbiamo tempo per queste sciocchezze ! Desidero
che iniziamo subito quello che dobbiamo fare !"
"Ma... non possiamo lasciarlo impunito !"
"Io dico di sì... Mio nonno non sarebbe contento se
sapesse che mi hai fatto assistere a uno spettacolo del
genere.... lo sai che non ha mai voluto !"
Mylock arrossì visibilmente : sapeva benissimo che per
il duca Alman quella bambina era l'essere più prezioso
sulla faccia della terra e lui, al suo confronto, era
ritenuto meno che zero.
Se Saori si fosse lamentata di lui con suo nonno, chissà
quale asso nella manica avrebbe tirato fuori il potente
duca per farla pagare a chi non aveva soddisfatto il suo
gioiello.
"Voglio che sleghi Shun immediatamente ! !"
concluse Saori, guardandolo con il suo fiero cipiglio.
Soggiogato, Mylock obbedì.
Finalmente libero, il bambino rimase qualche istante
immobile, non osando guardare in faccia nessuno.
Poi raccolse quanto più coraggio poté e posò lo
sguardo su Saori, con un misto di timore e gratitudine.
Solitamente, quando gli occhi azzurri della duchessina si
posavano su di lui, erano crudeli e canzonatori.
Ma questa volta Shun vide uno sguardo diverso... non
c'era ombra di cattiveria...
Gli parve di intravedere un fondo di dolcezza in quegli
occhi gelidi.
Tuttavia, la voce della bimba fu dura come al solito
quando gli parlò :
"Dai, togliti dai piedi e vai ad aspettare il tuo
turno ! ! "
Shun non si spaventò : annuì con un sorriso e, invece
di usare le scale, saltò agilmente giù dal palco.
Quindi corse incontro al fratello che lo abbracciò,
visibilmente commosso e sollevato.
Anche i loro tre amici si strinsero intorno ai due
fratelli e coccolarono Shun come se fosse stato molto più
piccolo di tutti loro.
Gli altri bambini avevano dato il via a un assordante
chiacchierio : stavano commentando l'accaduto, osservando
Saori ..
Era chiaro chi fosse l'argomento della conversazione.
L'atteggiamento della bambina che quasi tutti, tranne
forse Asher, odiavano, aveva colpito i piccoli ospiti
della villa.
"Fate silenzio !" sbraitò Mylock, che
intendeva ristabilire tutta la sua autorità dopo
l'umiliazione che aveva subito.
La voce del gigante, unita ad un solo sguardo dei
corpulenti custodi con i cani, fece spegnere le voci in
ultimo, leggero brusio.
Dopo essersi guardato intorno per accertarsi che tutto
fosse a posto, Mylock si schiarì la voce ed esordì con
il suo discorso :
"Vi trovate qui riuniti oggi, per estrarre da questo
contenitore il nome della vostra destinazione...Ognuno di
voi verrà addestrato per diventare un cavaliere di
bronzo... un sacro guerriero di Athena per l'esattezza...
Se riuscirete otterrete un'armatura, di bronzo appunto,
che dovrete riportare qui in Giappone tra sei anni...
Ciascuna armatura rappresenta una costellazione e
racchiude i poteri cosmici di quella costellazione... se
non morirete durante l'apprendistato, quella
costellazione diventerà la vostra guida... la vostra
vita sarà irrimediabilmente legata ad essa !"
Saori sentì il dovere di farsi avanti...
Non le sembravano precise le spiegazioni di Mylock....
Non sapeva come, ma sentiva di saperne più di lui...
Quindi interruppe Mylock e continuò :
"Voi ancora non lo potete capire... in realtà ogni
armatura sa già a chi deve appartenere di diritto...
dovete solo dimostrarvi degni di questo diritto... Il
vostro destino è segnato da una costellazione, fin da
quando siete nati... non si tratta del vostro segno
zodiacale... certo, anche questo esercita il suo
influsso, ma sarà più utile se, in futuro, qualcuno di
voi meriterà di salire più in alto nella gerarchia
cavalleresca... solo i cavalieri più nobili possono
indossare l'armatura del segno zodiacale sotto cui sono
nati... Ma questo non ha importanza adesso... per ora si
tratta solo di stabilire quale costellazione, possiamo
dire minore anche se non è proprio esatto, vi ha scelti...L'estrazione
di oggi sarà guidata dal destino... serve soltanto perché
anche noi possiamo conoscere ciò che le stelle sanno già,
per farci sapere dove dobbiamo mandarvi !"
Si bloccò di colpo : non poteva credere di essere stata
lei a parlare...
Non ne aveva mai saputo niente di tutta questa storia.
Un impulso le aveva fatto prendere la parola e la voce
era uscita spontanea.. Ma non sembrava appartenerle..
Anzi sì... le apparteneva, ma non alla piccola Saori...
A volere che lei parlasse era stata quella fanciulla
tredicenne dei suoi sogni, la Saori futura.
Una cosa del genere era già accaduta parecchi anni prima...
Ma come poteva lei ricordare qualcosa, anche se solo
vagamente, avvenuto quando lei non era ancora nata ?
Quando forse neanche Mylock era ancora nato... neanche
suo nonno... nessuno di coloro che erano vivi adesso...
Le sembrò di essere sommersa da una marea di ricordi
confusi, ricordi che si perdevano nella notte dei tempi.
Sì, qualcosa di simile era già accaduto e più di una
volta : un avvenimento che si ripeteva nei secoli, quando
un momento particolarmente critico per il pianeta lo
richiedeva.
Perché era assalita da quei pensieri ?
Si sentiva soffocare e aveva una gran voglia di piangere
; ma non l'avrebbe mai fatto davanti a tutti, così si
impose il solito autocontrollo.
Intanto , i bambini avevano cominciato a sfilare sul
palco ; uno ad uno aprivano i bigliettini estratti
davanti a Mylock.
Saori si riscosse durante il turno di Hyoga.
La bambina notò come il biondino stesse facendo di tutto
per apparire freddo ed indifferente.
Da quegli occhi belli e glaciali non trapelava la minima
emozione.
Ma quando estrasse il pezzo di carta e lo aprì, il
tremito della sua mano fu evidente.
Hyoga lesse e non riuscì a reprimere un'esclamazione.
Era una reazione comprensibile : Hyoga sarebbe andato in
Siberia.... sarebbe tornato a casa e avrebbe rivisto i
posti dove era nato e cresciuto.
Il piccolo, ormai, non si curava più di nascondere ciò
che provava e mentre scendeva dal palco, tutti videro il
suo volto inondato di lacrime.
Ma l'attenzione di Saori era ora rivolta a Shiryu, che
aveva appena infilato la mano nel contenitore.
Ostentava molto autocontrollo, ma il suo volto affabile
era alterato da una certa tensione.
Aprì il biglietto e con la sua vocina gentile lesse :
"Cinque Picchi, Cina !"
Shiryu era stato fortunato, pensò Saori : il suo maestro
sarebbe stato un uomo giusto e degno di stima.
Scosse la testa, confusa... un altro pensiero
involontario.
Come poteva sapere, lei, chi era il maestro dei Cinque
Picchi ?
E perché nella sua testolina si era materializzata
l'immagine di un uomo piccolo, terribilmente anziano,
appollaiato su un altissimo lastrone di roccia ?
Era un vecchio saggio, seduto con le gambe incrociate,
assolutamente immobile...
Contemplava un punto lontano davanti a sé.
Cosa stava guardando ?
"Il sigillo ! Sta per spezzarsi !"
Cos'era quel grido di allarme esploso nella sua mente ?
Cosa le stava succedendo ?
Cosa c'entrava un sigillo che stava per spezzarsi ?
Quale sigillo ?
In quel momento, udì una vocetta baldanzosa :
"Atene, Grecia !"
Si trattava di Seiya.
Nell'osservare quella figuretta piacevole e vivace, la
bimba pensò che non le era poi così antipatico...
Soprattutto intuiva che i loro destini erano
particolarmente intrecciati.
Il più grande onore era toccato a lui...
Suo nonno le aveva raccontato tutto della Grecia e dei
suoi miti..
Sapeva che la tradizione dei sacri guerrieri di Athena
era nata lì..
Ma forse, non aveva bisogno di ricordare gli insegnamenti
del nonno...
Lo sapeva e basta, senza che fosse necessaria alcuna
spiegazione.
Sospirò...
E così, Seiya se ne andava in Grecia e sarebbe tornato
solo dopo sei anni... se fosse sopravvissuto.
Ma certo, riguardo a questo non aveva dubbi : avevano un
compito misterioso da svolgere insieme.
Immediatamente dopo di lui salì Shun, timido e pauroso.
A differenza degli altri, lui non faceva nulla per
mostrarsi più sicuro di quello che era.
Non era da lui nascondere ciò che provava...
Saori non se ne era mai resa conto, ma si sentiva
intenerita da lui : era limpido come il cielo sereno, un
libro aperto per tutti... bastava guardarlo negli occhi
per leggergli nel cuore.
Lesse balbettando :
"I... isola della Regina nera..."
No, pensò Saori, c'era qualcosa che non andava.
Mylock scoppiò in una crudele risata.
"E' incredibile ! Proprio a te è capitato il posto
peggiore ! Lo sai di cosa si tratta ?"
Shun fece segno di no con la testa.
Allora, Mylock si piegò per portare il volto all'altezza
di quello del bambino :
"E' un vero inferno ! Un'isola del Pacifico posta
proprio sotto l'Equatore ! Tutto l'anno è percossa da
un'inarrestabile pioggia infuocata..."
Shun abbassò lo sguardo balbettando qualcosa, ma a voce
troppo bassa per essere udita.
Mylock non gli prestò attenzione e continuò ad
infierire sul visibile terrore del ragazzo :
"Ma il clima, già di per sé insopportabile, è
niente in confronto a colui che sarà il tuo maestro...
E' chiamato il Cavaliere del Mistero, perché nessuno ha
mai visto il suo volto, sempre coperto da una maschera....
è il più crudele tra tutti i maestri... dicono che sia
peggio di un demonio... Nessuno è mai tornato vivo da lì...
Anzi.. qualcuno è tornato, ma la sua personalità era
completamente distorta !"
Saori si stava lambiccando il cervello per trovare una
soluzione : sapeva che qualcosa non aveva funzionato...
Le cose dovevano andare diversamente per Shun.
All'improvviso, la voce strafottente di Ikki si intromise
nel discorso di Mylock :
"Sai una cosa ? La descrizione così pittoresca che
hai fatto di quel posto, mi ha colpito talmente che ho
deciso di vederlo di persona !"
"Vorresti andarci al posto di tuo fratello ? Non è
possibile, una cosa del genere non è prevista !"
Saori sorrise ; stava cominciando a credere davvero al
destino.
Era certa che la situazione richiedesse una modifica... e
la risposta era giunta da Ikki.
"Va bene così Mylock... lascia che Shun estragga un
altro foglio !"
Mylock le rivolse uno sguardo torvo : era la seconda
volta in pochissimo tempo che quella principessina lo
contraddiceva di fronte a tutti.
Ma ogni desiderio di Saori, per lui, doveva essere un
ordine.
Quindi annuì in direzione di Ikki e gli ordinò di
scendere.
Shun era impietrito : se l'Isola della Regina Nera era
veramente un tale inferno, Ikki rischiava la vita più di
tutti e, come al solito, si era sacrificato per lui, il
suo fratellino.
"Vuoi muoverti a pescare quel maledetto biglietto ?
!" Lo redarguì nervosamente Mylock.
Shun, che ormai tremava come una foglia, introdusse la
mano nell'apertura e, estratto il foglietto, lesse :
"Isola di Andromeda, Oceano Indiano".
Saori era esultante : adesso era tutto a posto.
Andromeda era la principessa etiope salvata da Perseo
dopo che aveva accettato di sacrificarsi per salvare la
sua gente.
Shun era legato alla costellazione di Andromeda :
quell'armatura era inequivocabilmente la sua, senza
possibilità di errore.
CONTINUA...
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