LA SAGA DEI SANTI DI BRONZO
Capitolo 2 - Partenza
"Fermati Shun ! ! !" gridò
Ikki, cercando di richiamare il fratellino che, dopo
l'estrazione, era scappato via sconvolto.
Non gli fu difficile raggiungerlo ; lo afferrò per un
braccio e lo costrinse ad arrestare la sua corsa.
Shun si arrese alla forza del fratello e si abbandonò
contro di lui, ma continuava a singhiozzare.
Ikki lo fece sedere sul prato e si inginocchiò al suo
fianco :
"Non è ora che la smetti di frignare ?"
Invece di obbedire, il piccolo si mise ad urlare in modo
isterico :
"Perché Ikki ? ! ! Questo non lo dovevi fare !
!"
"Di cosa stai parlando ?"
"Lo sai benissimo ! ! L'Isola della Regina Nera !
Dovevo andarci io ! ! Ti sei sacrificato per me da quando
sono nato, ma questo è troppo ! !"
"Shun, non mi dire che questa volta non ti fidi
delle mie decisioni... è meglio così per tutti e due..."
"Ma non è vero ! ! Quello è il posto più
pericoloso ! ! Hai sempre detto che vorresti solo la mia
felicità, ma se adesso io dovessi sopravvivere e tu
morire, sarò condannato a una vita di terribile rimorso
! !"
Ikki rimase interdetto : a questo non ci aveva pensato...
Con la sua decisione aveva dimostrato di non avere
fiducia in Shun ; forse l'aveva addirittura umiliato e se
davvero le cose fossero andate come Shun temeva, il suo
fratellino sarebbe stato condannato ad un'eterna
infelicità.
Eppure, dentro di sé, Ikki sentiva di avere fatto la
scelta giusta.
Obiettivamente lui credeva di avere qualche possibilità
di cavarsela in quell'inferno che aveva descritto Mylock...
Shun no... Per lui sarebbe stata dura anche nella più
facile scuola di addestramento.
No... non aveva sbagliato :
"Shun, ascolta... una vita di rimorso sarebbe la mia
se tu morissi su quell'isola e io sapessi di non avere
fatto niente per salvarti... Credimi... con il mio gesto
ho solo dato ad entrambi una possibilità in più di
rivederci tra sei anni..."
Shun si sdraiò di fianco sul prato e strinse nei pugni
due ciuffi d'erba, nascondendo leggermente il viso
nell'incavo di un braccio :
"Io credo che non sia giusto" mormorò "Non
riesco a sentirmi bene..."
"E invece è giusto così !"
Entrambi sussultarono a quella voce ; Shun si sedette di
scatto, guardandosi intorno con aria smarrita.
Persino Ikki era sconcertato...
Alman di Thule era apparso alle loro spalle : il suo
sguardo non mostrava la solita durezza.
Istintivamente Shun si avvicinò di più a Ikki, che
scrutava con il solito sospetto quel volto anziano e
ombroso.
"Tuo fratello ha agito con la massima saggezza Shun,
non solo spinto dall'affetto..."
I bambini erano sconcertati : come mai Alman era così
gentile ?
C'era quasi commozione nella sua voce.
"E' stato il destino a guidare il cuore di Ikki...
Le stelle vogliono così, credetemi... Sei tu a dover
lottare per l'armatura di Andromeda, Shun..."
Shun avrebbe voluto chiedergli da dove prendeva tutta
questa certezza ma deglutì, senza riuscire a tirare
fuori neanche un flebile suono.
Ikki, invece, parlò, senza la minima timidezza :
"Visto che sa tante cose, per quale armatura dovrò
combattere io ? Quale armatura c'è sull'Isola della
Regina Nera ?"
Alman non si adirò per il tono strafottente di Ikki ;
scosse semplicemente la testa e rispose :
"Non lo so... Sono poche le armature di cui conosco
con certezza l'ubicazione... L'Isola della Regina Nera è
un totale mistero per me... Io sono solo uno strumento,
come voi... Non mi è stato rivelato tutto."
Nel frattempo, un altro ragazzino si era avvicinato al
gruppetto, ascoltando incuriosito quella conversazione.
Si trattava di Seiya che, dopo un po', si decise a farsi
avanti :
"Signore..." esclamò con la sua vocetta vivace
e tenendo fieramente il nasino all'insù.
Alman rivolse così a lui le sue attenzioni e nuovamente,
lo fece con una disponibilità impensabile :
"Che c'è Seiya ? Vorresti qualche informazione ?"
Seiya annuì.
"D'accordo... hai avuto un grande onore sai ? Tu
lotterai per una delle armature più importanti... si
dice che, pur essendo solo un'armatura di bronzo, sia
unica e abbia delle particolarità eccezionali ! Non per
niente si trova in Grecia, la patria dei sacri guerrieri
di Athena... se riuscirai a diventare un sacro guerriero,
quella corazza, protetta dal cosmo di Pegasus, sarà tua
!"
Seiya non parve particolarmente colpito da quelle parole
: c'era una questione che gli premeva maggiormente :
"Posso chiederle una cosa ?"
"Dimmi ragazzo !"
"Se riuscirò a portare quell'armatura in Giappone,
potrò rivedere mia sorella ?"
"Sì Seiya... te la farò rivedere..."
Il cuore di Alman era greve e triste.
Cosa aveva fatto a quei ragazzi ?
E se tutto fosse stato inutile ? Se si fosse trattato
solo di una colossale menzogna invece che di una necessità
voluta dalle stelle ?
Se quelle crudeltà e quei sacrifici che aveva inflitto
ai bambini e quelle ancora più dure che li aspettavano
alle scuole di addestramento avessero finito per
rivelarsi nient'altro che cattiverie gratuite ?
Molti di quei ragazzini sarebbero morti per niente, tra
inimmaginabili atrocità : li stava privando di un futuro
tranquillo, normale e sereno...
O forse no dopotutto : quell'incontro di sei anni prima
che aveva segnato la sua esistenza, gli aveva affidato un
messaggio che non aveva potuto non ascoltare, una
missione che doveva compiere a tutti i costi...
Erano troppe le coincidenze, le cose che dopo quella
memorabile notte in Grecia si erano spiegate.
Primo fra tutte queste cose, il suo impulso a viaggiare e
ad unirsi con così tante donne nel giro di poco tempo :
pensare che in gioventù, non era mai stato un libertino.
E ognuna di quelle relazioni aveva dato almeno un frutto
: si era ritrovato con un centinaio di figli, tutti
maschi, sparsi su tutto il globo.
Dopo la notte della rivelazione, aveva compreso che tutto
era accaduto per uno scopo : lui stesso era stato uno
strumento del destino e degli dei, come quelle donne e
quei bambini.
Concitate urla infantili portarono i suoi passi verso un
angolo degli immensi giardini.
Riecco la solita scena ; era giunto il momento di darci
un taglio o la maturazione della piccola Saori sarebbe
stata compromessa...
Sarebbe stato un disastro se fosse cresciuta così
dispotica e prepotente, se avesse continuato a farsi
odiare da quei ragazzi.
La bambina era sulla schiena di Asher e con il frustino
da amazzone, lo incitava a correre carponi sulla ghiaia.
Il volto del ragazzino era sofferente, ma stringeva i
denti ; i compagni erano intorno ai due, alcuni frementi
di rabbia, altri angosciati.
All'improvviso Saori lo vide e, con foga, scese dalla
schiena di Asher e gli corse incontro, precipitandosi tra
le sue braccia.
Alman vide Asher lasciarsi scivolare a terra : aveva i
pantaloni strappati, le ginocchia e i palmi delle mani
sanguinanti e graffiati dalla ghiaia.
Alman abbracciò la bambina :
"Non sono mai alla villa e sbaglio ; dovrei
controllare con i miei occhi come vanno le cose..."
Pensava anche a Mylock, che abusava del potere che aveva
sui bambini e spesso esagerava.
Ma soprattutto, la paura l'aveva spinto a viziare Saori,
appoggiandola in ogni angheria verso gli altri piccoli
ospiti.
"Avrei dovuto occuparmi di più della tua
educazione, nipote mia..."
La fece voltare, in modo che gli occhi della piccola
duchessa potessero puntarsi su Asher...
Con sua soddisfazione, Alman notò un doloroso stupore
sul visino di Saori mentre osservava il sofferente
ragazzino sostenuto dai compagni.
Non era mai accaduto, prima, che lo sguardo della bambina
superasse l'indifferenza : era cambiato qualcosa
ultimamente.
Le parole che Alman aveva in mente, non potevano fare che
bene :
"Vedi cosa hai fatto al povero Asher ? Sono sicuro
che ti dispiace e che d'ora in poi mostrerai a questi
ragazzi, che stanno per andare a rischiare la vita da
soli, in posti sconosciuti, tutta la cura e il rispetto
che meritano.. perché lo fanno anche per te piccola...
anche per te lotteranno in questi anni... dovrai essere
una guida per loro, ma non una tiranna... dovrai
conquistare la loro fiducia e il loro amore con fermezza,
certo, ma una dolce fermezza... dovrai tirare fuori tutta
la bontà che è nel tuo cuore e ce n'è tanta, anche se
non hai ancora imparato a usarla... ma io questa bontà
la vedo già rispecchiata nei tuoi occhi... "
La bambina lo ascoltava attentamente , con curiosità ma
senza un eccessivo stupore : Alman comprese che saori
stava gradualmente acquistando la consapevolezza
necessaria...
Presto avrebbe compreso da sola chi era ; non ci sarebbe
stato bisogno del suo intervento.
"Shun, ti stavo cercando..."
disse Hyoga giungendo inaspettato alle spalle dell'amico.
Shun sussultò e si voltò verso di lui... Aveva gli
occhi rossi e lucidi : Hyoga comprese che aveva pianto di
nuovo...
Lo faceva più spesso del solito ma mentre prima, nei
momenti di disperazione, andava a rifugiarsi tra le
braccia di Ikki, ora cercava di non farsi vedere da lui :
gli aveva promesso che sarebbe stato forte e voleva
dimostrare questa forza imparando anche a tenere per sé
il dolore, senza farlo pesare a coloro che amava... era
un fardello suo e che doveva portare solo lui...
Ma Hyoga era il suo confidente ; cercavano di farsi
coraggio a vicenda, anche se Hyoga sentiva di essere
stato più fortunato di Shun : sarebbe tornato nella sua
terra d'origine e non aveva nessun rimpianto, nessun
senso di colpa contro cui combattere...
Non sapeva cosa dire per sollevare Shun dalla difficile
situazione in cui si trovava e, come se non bastasse, il
piccolo sarebbe stato tra i primi a partire : ormai era
questione di giorni...
Hyoga, invece, sarebbe stato tra gli ultimi.
Shun lo guardò un attimo, senza dire nulla, poi abbassò
il volto.
Fu Hyoga a rompere il silenzio, un po' timidamente, perché
riteneva che ogni cosa che avesse detto sarebbe stata
inutile o addirittura fuoriluogo :
"Vorrei... poter fare qualcosa per te Shun..."
Il piccolo si strinse nelle spalle :
"Siamo tutti nella stessa situazione..."
"Non è vero... la tua è un po' particolare..."
"Lo so cosa pensate tutti... che io sono un egoista
e ho messo mio fratello in pericolo di vita per salvarmi..."
Hyoga emise un'esclamazione indignata : davvero pensava
una cosa del genere ? Che gli altri lo giudicassero
colpevole ?
Forse c'era qualcuno che la pensava così, ma erano i più
insensibili e superficiali, non certo lui.
"Una simile idea non mi ha nemmeno sfiorato, Shun
!"
Shun si lasciò sfuggire un sospiro penoso, il suono
stesso dell'angoscia :
"Ma è così... Sono un essere debole e inutile,
buono soltanto a rovinare la vita di Ikki... che ci sono
venuto a fare al mondo ? !"
"Non devi parlare in questo modo... l'abbiamo già
fatto questo discorso... tu sei venuto al mondo per dare
un senso alla vita di Ikki e anche per dimostrare quanto
vali... e riuscirai a dimostrarlo !"
Il ragazzino guardò Hyoga con un'infinita gratitudine
negli occhi verdi e, con un singhiozzo, si asciugò le
lacrime che non era riuscito a trattenere :
"Sono contento di averti conosciuto... Però, sono
così triste di dover lasciare anche te... Se torneremo
tra sei anni, forse tu mi avrai dimenticato..."
Il piccolo russo si sentì intenerito dall'affetto che
Shun provava per lui :
"Dimenticarti ? Sei stato una delle poche cose belle
che mi siano successe dopo la morte di mia madre, una
consolazione... Se farò del mio meglio in questi sei
anni sarà anche per la speranza di rivederti... e se
accadrà, saprò dimostrarti quanto la nostra amicizia
conterà ancora tanto per me ! Sei legato ad un momento
significativo della mia vita... non potrei scordarmi di
te neanche se lo volessi... e comunque non vorrei !"
Adesso, lo sguardo di Shun era quasi incredulo per ciò
che aveva udito ; a Hyoga venne da sorridere :
"Ora Shun, facciamo un giuramento : tra sei anni,
quando torneremo, chiederemo notizie l'uno dell'altro e
faremo di tutto per incontrarci... e allora passeremo il
resto della nostra vita camminando fianco a fianco
!"
Allungò la mano destra ; Shun fece altrettanto e
intrecciò il mignolo con il suo.
"Giuriamolo Shun... giuriamo che tra sei anni ci
vedremo qui, in questo punto, in questo stesso giorno
!"
Shun annuì ; gli occhi dei due bambini si specchiavano
gli uni in quelli dell'altro, due paia di occhi,
bellissimi anche se così diversi, accomunati dal
luccichio dovuto alla commozione di entrambi.
"Che la maledizione ci colga se uno di noi due
dimenticherà questo patto !" aggiunse ancora il
piccolo russo...
"Ikki, un po' di tempo fa, mi ha detto, per farmi
coraggio, di pensare a come devono stare male quelli che
non avranno nessuno ad aspettarli tra sei anni"
disse Shun, con la sua vocina tremante "mi sei
venuto in mente tu ed ero così triste per te... ma
adesso..."
"Sì Shun... mi hai appena dato un motivo per essere
più forte, perché anch'io avrò un fratello da cui
tornare...."
Aveva pronunciato quelle parole senza riflettere ; ma
Shun non poteva comprendere le reali implicazioni che si
celavano in quel fratello... aveva accolto quella parola
come una manifestazione di profonda amicizia da parte di
Hyoga.
Era vero, pensò il piccolo : adesso, l'amico aveva
qualcuno da cui tornare... lui però si trovava costretto
ad abbandonare un fratello in più... e aveva così tanta
paura di non farcela... non si sentiva fiducioso e
combattivo come la maggior parte dei suoi compagni...
Era terrorizzato, non solo per la paura di perdere la
vita ma forse soprattutto per la consapevolezza che così,
avrebbe tradito la fiducia di chi credeva in lui
Ancora un giorno, l'ultimo che avrebbe
passato con il fratellino...
Dalla finestra penetravano le prime luci di quell'ultima
alba in cui si sarebbero risvegliati stretti l'uno
all'atro e in cui Shun avrebbe potuto trovare protezione
tra le sue braccia.
Anche quella notte il piccolo l'aveva passata nel letto
del fratello maggiore, ma questa volta, neanche quel
contatto era riuscito a tranquillizzarlo... perché anche
Shun era consapevole che d'ora in poi, avrebbe dovuto
farne a meno...
Aveva scalciato e si era lamentato per ore, calmandosi
solo verso il mattino.
Neanche Ikki aveva dormito, ma non perché Shun l'aveva
disturbato : era lui stesso troppo teso, troppo ansioso.
Forse era ridicolo, ma si sentiva vicino a quelle madri a
cui veniva strappato un cucciolo ; aveva trascorso la
notte ad abbracciare il fratellino, a riempirlo di baci
sulla fronte e ringraziando il cielo perché il buio
impediva a Shun di scorgere le lacrime silenziose che
solcavano le sue guance : vedere il fratello così
abbattuto e scoraggiato, non avrebbe aiutato quel bambino
che era il più sensibile ed emotivo che si fosse mai
visto.
Ikki si guardò intorno : dormivano tutti e la sveglia
non era ancora suonata... dal giorno dell'estrazione, ai
bambini erano state concesse più ore di riposo.
Shun gemette e sussurrò qualche parola :
"Non lasciarmi... Ikki... niisan... ho paura..."
Ikki sentì un dolore al petto : credeva che il suo cuore
stesse per spezzarsi.
Lo strinse più forte ; anche lui aveva paura... si era
sforzato di avere fiducia nelle capacità del fratellino,
ma proprio non riusciva ad immaginare Shun tra i pochi
sopravvissuti, in quell'esperienza atroce che li
aspettava...
Come avrebbe potuto quella creatura così fragile e
delicata, sopportare le condizioni di vita che, come era
stato detto ai ragazzi, nelle scuole di addestramento
erano proibitive ?
Come avrebbe potuto il suo fratellino, così ingenuo e
vulnerabile, incapace di ogni pensiero negativo, essere
addestrato alla guerra ?
Ikki si sforzava di immaginare un Shun tredicenne, che
indossava con fierezza un'armatura ed esibiva uno
sprezzante atteggiamento da guerriero, ma proprio non ci
riusciva...
Come sarebbe stato Shun tra sei anni ?
Non ci sarebbe stato nessun Shun tra sei anni... qualche
maestro spietato si sarebbe accanito su quel bambino
buono ed indifeso ed avrebbe stroncato la sua vita, nel
tentativo di trovare in lui un briciolo di cattiveria in
nome di Athena...
Per quanto si impegnasse, Ikki non riusciva ad immaginare
suo fratello adulto... tutto quello che vedeva nella
propria mente erano quei due grandi occhi verdi,
spalancati e pieni di terrore e di lacrime... il piccolo
corpo ricoperto di ferite provocate dagli addestramenti...
l'immagine di Shun che moriva invocando il suo nome,
circondato da esseri senza volto e insensibili, che non
mostravano la minima pietà per le sofferenze di un
bambino.
Ikki scosse la testa : no, doveva cacciare quell'immagine...
era dovuta alla sua ansia, alla consapevolezza di non
poterlo più proteggere...
Senza rendersene conto, cominciò a singhiozzare ; non
riusciva più a trattenersi.
Pregò che Shun continuasse a dormire ancora per un po'.
Una mano si posò affettuosamente sulla sua spalla : era
Hyoga... Ikki scostò malamente quella mano che voleva
dargli conforto e scattò in piedi.
Quel gesto brusco svegliò Shun, il quale si stropicciò
gli occhi e guardò intorno con il suo solito sguardo da
cerbiatto smarrito.
"LASCIAMI IN PACE ! ! !" gridò Ikki.
"Non fare così..." sussurrò Hyoga "Io...
ti capisco..."
"No che non capisci ! ! Nessuno può capirmi ! !
!"
Ikki, in pigiama, diede una spinta a Hyoga e scappò via
di corsa.
Quasi tutti i bambini erano stati svegliati da quel
baccano.
"E invece posso capirti eccome..." mormorava
Hyoga continuando a fissare tristemente il punto in cui
il compagno era scomparso "Se solo sapessi cosa mi
lega a te... a tutti questi bambini.... ma soprattutto a
Shun.... anche io lo giudico... il mio fratellino..."
Una piccola mano si aggrappò a una falda del suo pigiama
; si voltò verso gli occhi sgranati di Shun,
inginocchiato sul letto :
"Che cosa è successo Hyoga ?" squittì con
quella flebile vocina da cucciolo indifeso che era solo
sua.
Hyoga si sedette al suo fianco :
"Niente di grave... non preoccuparti..."
"Stasera... dovrò partire... non era un brutto
sogno... è proprio vero..."
"Oh... Shun..."
"Hyoga... cosa aveva mio fratello ? Perché
litigavate ?"
"Non stavamo litigando... lui... è solo molto
triste..."
Shun balzò giù dal letto e si vestì in fretta e furia
:
"Sono un egoista ! Devo andare da lui !"
Nel giro di pochi istanti, anche lui varcò la soglia
della camera, mentre i compagni assistevano perplessi a
quella scena.
Shiryu e Seiya si avvicinarono a Hyoga.
"Si può sapere che diavolo è successo ?"
chiese Seiya.
"Quello che dovevamo aspettarci il giorno in cui
Shun e Ikki avrebbero dovuto separarsi..." rispose
Shiryu.
Hyoga non aveva più staccato gli occhi dalla porta :
"Sì Shun... vai da lui... solo voi due potete
trovare le parole giuste da dirvi..."
Ikki era rannicchiato ai piedi
dell'albero, punto di riferimento dei due fratelli ;
teneva il viso nascosto tra le braccia... Shun non
l'aveva mai visto così, ma chissà quante volte Ikki
aveva combattuto da solo contro la tristezza, senza farsi
vedere dal fratellino... Lui non aveva nessuno cui
appoggiarsi nei momenti di sconforto.
Povero Ikki, si disse Shun... sono una vera palla al
piede ; non deve affrontare solo la paura di un difficile
addestramento, ma anche l'ansia per un fratello debole e
incapace.
Si avvicinò così silenziosamente che Ikki non lo udì,
finché non si lasciò cadere al suo fianco ; solo allora
il ragazzo bruno sollevò il viso e si voltò verso di
lui.
Quando lo vide, sfregò velocemente il braccio sul viso
bagnato per asciugare le lacrime e, con una capacità di
ripresa miracolosa, gli rivolse uno dei suoi soliti,
rassicuranti sorrisi.
Shun ricambiò quel sorriso meglio che poté ; rimasero a
fissarsi così, a lungo, senza parlare.
Una mano di Ikki si allungò ad accarezzare i riccioli
del fratello, ai quali la luce dell'alba donava un colore
singolare e prezioso : sembravano risplendere di luce
propria, accendendosi di svariati riflessi in tutte le
tonalità del biondo e del rosso.
Anche la pelle bianca del bambino era illuminata dai
primi raggi del sole, in quel momento particolare della
giornata in cui ogni colore appare strano, quasi magico :
Shun era come una creatura incantata, perfetta, di una
bellezza eterea ma così fragile, che avrebbe potuto
scomparire da un momento all'altro al contatto con la
triste realtà.
Era quello che stava per accadere ? Si chiese Ikki ; il
suo fratellino sarebbe davvero svanito dal mondo per
trasformarsi definitivamente in un angelo ?
"E io cosa farei senza di te ?" sussurrò senza
rendersene conto.
"Cosa dici niisan ?"
Ikki sussultò e si diede dell'idiota ; tutte le sue
debolezze e le paure stavano sgorgando all'improvviso,
abbattendo quell'argine di durezza che, fino ad ora,
aveva retto senza eccessivi problemi.
Shun distolse lo sguardo per rivolgerlo a terra :
"Tu credi che non ce la farò, vero Niisan ? Per
questo sei così triste".
Ikki si mise di scatto in ginocchio e lo afferrò per le
spalle :
"No Shun ! ! Ce la farai ! Io sono sicuro che ce la
farai ! Me l'hai promesso !"
Shun sorrise timidamente, con tristezza :
"E' proprio questa la cosa peggiore... le probabilità
sono contro di me... non avrei dovuto promettere..."
Le mani di Ikki lo strinsero con maggior forza ; adesso
tremavano e piangevano tutti e due.
"Oh Niisan !" singhiozzò Shun aggrappandosi a
lui e nascondendo il volto nel suo forte abbraccio "Vorrei
tanto esserti più di aiuto, avere meno paura ! ! Ma sto
così male !"
Che sto facendo ? Pensò Ikki... Fino a poco tempo fa
sono riuscito ad avere fiducia in Shun, ero riuscito a
trasmettergli questa fiducia... Cosa mi sta succedendo ?
Shun non è debole, è solo troppo sensibile : ma farebbe
qualsiasi cosa per me, e per potermi rivedere tirerà
fuori la sua forza nascosta... ne ha... ne ha da vendere
! Io lo so ! ! Una forza che in pochi possono capire...
non è forza fisica, durezza, ma una forza che è tutta
nel cuore ! Chi può conoscerlo meglio di me ?
Lo fissò a lungo : ora lo vedeva... gli occhi di giada
erano sempre uguali, lo sguardo, il viso, sempre
infantile e innocente...
Ma riuscì a vederlo nel pieno dell'adolescenza,
bellissimo, elegante nelle sue forme efebiche ma non
prive di una virtù, di una fierezza guerriera...
Finalmente, nei suoi pensieri, all'immagine di un bambino
indifeso e morente, si era sostituita quella di un
ragazzino di tredici anni, quello che Shun sarebbe
diventato a dispetto di chi lo sottovalutava.
Sorrise di nuovo, questa volta con più sincerità :
"Ora lo so" disse "So che ce la farai ! !
Guardami negli occhi Shun ! !"
Il piccolo obbedì.
"Osservami attentamente... riesci a capire che ci
credo davvero ?"
Shun annuì, stupito ; evidentemente, aveva notato la
differenza nell'atteggiamento del fratello.
"Niisan...."
"Ti ho visto... è stato un lampo, ma ti ho visto
chiaramente... un bellissimo guerriero di tredici anni,
ma sempre lo stesso innocente Shun... riuscirai a
diventare forte senza cambiare ! Sarà il tuo cuore a
vincere l'armatura, non la tua forza fisica !"
Shun era sconcertato, ma Ikki appariva davvero convinto :
la sua fiducia gli scese nell'animo, lo avvolse con un
calore intenso, protettivo come le braccia del fratello.
Anche il piccolo sorrise di nuovo, e anche il suo sorriso
fu più sentito e sincero.
Quella dose di fiducia che Ikki gli aveva infuso, l'aveva
quasi convinto che poteva farcela.
Ma Ikki ? Quel posto terribile in cui doveva andare ?
Shun si chiese se sarebbe riuscito a combattere anche
contro il senso di colpa.
"Fratello e tu ? Ho paura dell'Isola della Regina
Nera, paura che ti porti via da me !"
Una mano di Ikki arruffò affettuosamente i morbidi
capelli di Shun e una voce spavalda e sbruffona rispose :
"Non sia mai che un'isola, un uomo con una maschera
e delle difficili condizioni climatiche, mi impediscano
di tornare da te... lo sai che sono forte no ?"
"Il... più forte del mondo..."
"E allora su con la vita e pensa ad essere forte
anche tu !"
Le effusioni furono interrotte dal giungere improvviso di
Mylock :
"Finalmente ti ho trovato microbo ! Vai a
prepararti, è quasi ora di partire !"
Shun sussultò mentre il suo sguardo smarrito si spostava
simultaneamente dal sorvegliante al fratello.
Anche Ikki era stato preso alla sprovvista :
"Ma è presto... deve partire stasera !"
"C'è stato un cambiamento di programma... Il
pullman che deve caricare i primi bambini è già
arrivato... partirà tra un'ora e Shun verrà condotto al
porto dove si imbarcherà per l'Oceano Indiano !"
I bambini non se l'aspettavano ; pensavano di avere
ancora tutta la giornata da passare insieme, di potersi
preparare per gradi alla separazione e invece, il destino
e gli adulti si accanivano sulle loro paure e sul loro
dolore : ci sarebbe stata prima o poi, almeno una piccola
cosa che si sarebbe rivelata dalla loro parte ?
Quell'ultima, brutta sorpresa era stata un colpo per
Shun, un fulmine a ciel sereno ; Ikki lo vide tremare,
vide le lacrime pronte a sgorgare dai suoi occhi, il
precedente, momentaneo ottimismo, sgretolato come
friabile roccia, dissolto come neve al sole.
Toccava di nuovo a lui trovare la forza necessaria per
entrambi ; si accingeva a proteggerlo per l'ultima volta...
Ma ora sapeva che Shun avrebbe trovato una volontà
sufficiente a reagire, una volta che si fosse trovato
solo.
Gli diede una gomitata e gli sussurrò in un orecchio :
"Non provare a fare uscire quelle lacrime... l'hai
promesso, non deludermi !"
Shun deglutì, ma riuscì a non piangere ; Ikki si alzò
e gli tese la mano... Le piccole dita tremanti di Shun si
posarono su di essa e Ikki le strinse con forza,
tirandolo verso di sé per farlo alzare.
"Seguitemi !" esclamò Mylock dando loro le
spalle e avviandosi a grandi passi verso la villa.
Le mani di Ikki si muovevano
meccanicamente, mentre preparava la poca roba che Shun
avrebbe dovuto portare con sé in una piccola valigia
abbastanza leggera da poter essere sorretta da un bambino
di sette anni.
La tristezza nel cuore di Shun si faceva sempre più
greve e opprimente, man mano che il fratello finiva di
piegare i pochi abiti e li riponeva all'interno il più
ordinatamente possibile, perché non risultassero troppo
ingombranti.
Shun lo osservava, rimanendo immobile al centro della
stanza, come se stesse assistendo ad una scena che gli
era estranea, in una soffocante atmosfera onirica.
All'improvviso, mentre piegava l'ultima maglietta, le
mani di Ikki si bloccarono, lo sguardo rimase basso,
fisso davanti a sé, i pugni si strinsero sulla stoffa
bianca e tremarono convulsamente.
Quel subitaneo attacco di dolore riportò bruscamente
Shun alla realtà ; portò una piccola mano al petto,
assalito da un violento batticuore che lo faceva star
male.
Sentì una fitta così forte, che emise un singulto molto
simile allo squittio di un topolino in trappola.
Ikki si riscosse e lo guardò con una severità tale da
fargli fare un passo indietro :
"Vienimi a dare una mano... tieniti occupato o
finirai per impazzire !"
Gli occhi, tuttavia, smentivano quella severità ; in
essi tremolavano lacrime che, Shun lo sapeva, non
sarebbero mai sgorgate.
Mosse qualche passo verso di lui, prese la maglietta tra
le mani di Ikki e la strinse al petto, poi rimase di
nuovo immobile, con lo sguardo a terra.
Udì Ikki sospirare...
"Shun..."
La voce era velata di ansia ; Ikki aveva notato che
qualcosa non andava nel fratellino, ancora prima che Shun
potesse realizzarlo....
Era già al suo fianco quando la stanza si mise a girare
e le sue gambe cedettero...
Per un attimo, tutto fu buio ; si riprese quasi subito,
quando le mani di Ikki lo accolsero e lo sostennero.
"Devi proprio farmi simili scherzi ? Addirittura
svenire ?"
Rabbia, disperazione, tristezza, lottavano per prendere
il sopravvento nella voce del fratello.
Shun riaprì di colpo gli occhi, offuscati da un velo di
nebbia mentre si specchiavano smarriti in quelli del
fratello.
Ikki lo condusse verso il letto :
"Sdraiati per qualche minuto... Devi essere in forma
quando parti".
Shun scosse disperatamente la testa e gli gettò le
braccia al collo :
"No ! Abbracciami ! Starò meglio se mi abbracci
!"
Con un sospiro, Ikki lo strinse talmente forte da
sollevarlo da terra.
In quel momento, la porta della stanza si aprì :
"Allora, vi manca ancora molto ? ! Aspettano solo te
microbo !"
Ikki era così teso che il vocione roco e cattivo di
Mylock fece sussultare persino lui ; Shun si rannicchiò
maggiormente nel suo abbraccio.
Ikki cercò di giustificare il ritardo :
"Mio fratello si è sentito poco bene... è quasi
svenuto..."
"Mi pare che si sia ripreso adesso... non possiamo
fare privilegi per nessuno !"
"Questo significa che lo fareste partire anche se
stesse male ?"
"Chi si lascia abbattere da un semplice malessere
avrà vita corta nelle scuole di addestramento... lì non
hanno pietà o attenzione verso le debolezze di un
bambino piagnucoloso !"
Ikki stava per lasciarsi sopraffare da una rabbia
incontenibile, come una mamma disperata che sa di non
poter fare nulla per salvare il suo cucciolo...
Shun dovette presagire l'avvicinarsi della tempesta e,
raccogliendo tutto il suo umile coraggio, si staccò dal
fratello e sussurrò :
"Sto.. sto bene... sono pronto..."
Ikki lo guardò con orgoglio e gratitudine e,
circondandogli le spalle con un braccio, lo accompagnò
fuori, fino nell'immenso cortile dove attendeva il
pullman.
Shun si bloccò nuovamente, osservando quel mezzo come
avrebbe osservato un mostro degli Inferi giunto per
portarlo alla dannazione...
Il motore era già acceso, gli ultimi bambini stavano
salendo... Per una volta, apparivano tutti simili a Shun
con quegli sguardi atterriti, pieni di domande che non
avrebbero avuto risposta finché non fossero giunti a
destinazione.
Spazientito per quel nuovo arresto, Mylock prelevò Shun
dalle braccia di Ikki e lo condusse fino al veicolo,
lasciandolo davanti all'entrata.
Ikki si rese conto dagli atteggiamenti del fratellino,
che Shun era di nuovo in preda al panico e lo raggiunse
mentre stava per salire sul pullman.
Si guardarono a lungo, con espressioni più significative
di qualsiasi parola, quindi Ikki si sforzò di sorridere
ed esclamò :
"Ricordati la promessa che ci siamo fatti e torna
come guerriero !"
Shun annuì debolmente ma si vedeva che tratteneva a
stento le lacrime :
"Sì... te lo prometto... ma..."
Lo sguardo ammonitore e incoraggiante di Ikki non servì
a niente ; quelle immense pietre preziose che erano gli
occhi di Shun, si fecero più luccicanti che mai.
"Io... vorrei tanto venire con te all'Isola della
Regina Nera..."
"Shun, ne abbiamo già parlato... io me la caverò...
pensa solo a quando ci rivedremo..."
In tutta risposta, il piccolo cominciò a singhiozzare ;
Ikki aveva immaginato che, nonostante le parole che si
erano detti, nonostante i buoni propositi, questo sarebbe
stato il momento più atroce e difficile.
"Non mi avevi promesso di essere forte ? E ora ti
rimetti a piangere come una femminuccia ?"
"Niisan.. voglio stare con te... hai sempre trovato
una soluzione a tutto ; perché questa volta no ?"
"Fratellino... ti prego..."
Shun lasciò cadere la piccola valigia e si tuffò tra le
sue braccia :
"Niisan... niisan...."
"Oh... Shun..."
Dopo il momentaneo sgomento, Ikki riprese in mano le
redini della situazione ; si liberò dal soffocante
abbraccio e prese una piccola mano di Shun tra le sue :
"Non fare così... ti sei sempre fidato di me no ? E
io ti giuro che andrà tutto bene... ci rivedremo tra sei
anni, riusciremo a mantenere la promessa perché è il
desiderio più grande che abbiamo... sarà un desiderio
così forte che ci farà vincere... non è forse vero che
tu lo desideri come me ?"
Shun annuì.
"E allora ce la faremo ! Non può essere altrimenti
! ! Niente e nessuno potrà impedirci di stare di nuovo
insieme e quando ci saremo ritrovati, non ci separeremo
più !"
"Scu... scusami..."
Ikki gli arruffò affettuosamente i capelli :
"Vai ora...ti stanno aspettando..."
"SHUN !"
Con un coro unanime, tre ragazzini circondarono i due
fratelli.
"Te ne andavi senza salutarci imbroglione ?"
Seiya diede una spinta a Shun, scherzosa e, allo stesso
tempo, colma di affetto.
"Ragazzi" mormorò Shun, regalando a ognuno di
loro il suo dolce sorriso, tremolante per via della
commozione.
Shiryu gli strizzò un occhio mentre Hyoga avvicinò il
viso al suo per sussurrargli :
"Non hai dimenticato che anche con me hai scambiato
una promessa vero ? Un giuramento sacro ?"
Shun scosse la testa e lo guardò umilmente... quanti
impegni aveva da rispettare... era stato un presuntuoso a
prenderli, a volerli illudere e a illudere se stesso,
anche se per brevi istanti.
Salì a bordo come un automa, lo sguardo fisso e gli
occhi vitrei ; nel momento in cui si sedette e il motore
si accese, chiuse i sensi a tutto e si raggomitolò nel
suo guscio, sforzandosi di non pensare a nulla...
Sapeva che se un barlume di consapevolezza fosse
affiorato in superficie, la disperazione l'avrebbe fatto
impazzire.
Saori aveva assistito all'addio dei due
fratelli dall'alto della sua stanza, affacciata alla
finestra ; le era sembrata così assurda, da parte sua,
la commozione che aveva provato nell'osservare il loro
saluto.
Ikki era rimasto ad osservare l'autobus che scompariva,
portando lontano il suo adorato fratello, chissà dove,
forse per sempre.
Lo sguardo di Ikki non era mai stato così sperduto come
quella mattina.
Mentre era ancora lì, immobile, come se sperasse di
veder tornare il pullman o forse desiderando ardentemente
che si trattasse solo di un brutto sogno, Mylock si
avvicinò a lui ; possibile che quel bestione si fosse
commosso e avesse deciso di confortarlo ?
Saori dovette ricredersi quasi subito ; vide Mylock
piegarsi sulle sue lunghe gambe e portare il viso
all'altezza di quello del bambino :
"Povero Ikki" lo sentì dire "ti sei
sacrificato per il fratellino e speri che lui ci abbia
guadagnato nello scambio... mi dispiace doverti
disilludere".
Ikki si riscosse nell'udire la sua voce e lo osservò con
sospetto :
"Cosa vuol dire ?"
"L'Isola di Andromeda non è molto meglio dell'isola
in cui andrai tu.... anch'essa è un inferno... Di giorno
è una distesa di fuoco, la temperatura supera i 50° ;
ma di notte scende, scende fino a un freddo
insopportabile, parecchio sotto lo zero... Sono pochi gli
esseri viventi che riescono a resistere ad un simile
ambiente... Per tuo fratello sarà impossibile !"
Sogghignando, strizzò l'occhio al bambino :
"L'armatura di Andromeda è lì da secoli,
inutilizzata... nessuno è più riuscito ad
impossessarsene dai tempi mitologici... tutti sono stati
sconfitti, sia dalla spietata selezione dovuta
all'addestramento ma anche all'ambiente proibitivo....
Sai, Ikki ? Mi sa che tu e tuo fratello sarete riuniti, sì...
ma nell'aldilà !"
Le mani di Ikki si strinsero in pugni tremanti, un
ringhio feroce deformò il suo viso maturo :
"Riportalo indietro !" esclamò "fai
qualcosa, richiama indietro l'autobus, ma riportalo qui
!"
"Lo sai bene che è impossibile !"
"No che non è impossibile !" urlò Ikki "Devi
farlo ! Non avete il diritto di trattarci come schiavi !
Di me puoi fare quello che vuoi, ma mio fratello non deve
andare in luoghi simili ! Fallo tornare indietro !"
In tutta risposta, Mylock esplose in una crudele risata ;
la mente di Ikki fu accecata da un'ira incontrollabile...
Con uno scattò improvviso, fece un balzo e colpì il
custode in pieno viso, sferrando un pugno straordinario
per un bambino della sua età ; l'allibito Mylock cadde a
terra, portandosi una mano al naso sanguinante.
Nello stesso momento, Ikki gli girò intorno e sfrecciò
in una veloce corsa verso la recinzione.
Alcuni ragazzi assistevano alla scena ; Seiya fu il primo
a fare mente locale e a rendersi conto di quello che
sarebbe accaduto se nessuno avesse fermato il compagno.
Si lanciò verso di lui, immediatamente seguito da Hyoga
e da Shiryu.
"Fermati !" gridò "Non fare sciocchezze
Ikki !"
Dopo pochi istanti gli saltò addosso, ma Ikki era troppo
forte per lui e in più era preda di una furia
incontrollata ; Seiya fu gettato malamente al suolo e la
stessa sorte ebbero gli altri due ragazzi.
Nessuno di loro riuscì a impedire il dramma che seguì.
Ikki saltò e si aggrappò alla recinzione....
La scossa fu istantanea : Ikki fu percorso da un brivido
e cadde all'indietro.
Rimase disteso al suolo, con la pelle segnata da evidenti
scottature.
Per un po' il ragazzo, intontito e dolorante, non fu in
grado di reagire, mentre il suo corpo era percorso da
tremiti e convulsioni.
I compagni erano terrorizzati.
"Ikki ! Ti prego rispondi ! Dimmi che stai bene
!" esclamò Shiryu gettandosi su di lui.
Fu immediatamente respinto da un pugno del ragazzo che lo
colpì dolorosamente allo stomaco ; la sua capacità di
ripresa era stata sorprendentemente fulminea, laddove
anche un adulto, forse, avrebbe rischiato la vita.
"Non voglio saperne più niente di voi !"
"Ma perché l'hai fatto ?" domandò Seiya con
rabbia "Shiryu voleva solo aiutarti ! Era
preoccupato per te !"
"Anche voi siete contro di me ! Non ve ne importa
niente della sorte di Shun !"
"Ma cosa dici ?" sussurrò Hyoga, dolorosamente
colpito da quelle parole.
In quel momento giunse Mylock, ancora sanguinante, a
porre fine al battibecco.
Afferrò Ikki per la maglietta, sollevandolo da terra ;
il ragazzo prese a dibattersi furiosamente.
"E no bello mio !" lo apostrofò Mylock "Prima
mi hai preso alla sprovvista, ma questa volta non mi
freghi più ! L'hai fatta grossa sai ? Non immagini cosa
ti costerà questa grave infrazione !"
Pochi istanti dopo i due si allontanarono, sotto gli
sguardi demoralizzati degli altri bambini.
"Povero Ikki..." mormorò Shiryu.
"Povero Ikki un corno !" brontolò Seiya "Ci
ha trattato come dei nemici quando volevamo aiutarlo ed
essere dalla sua parte ! Per me può andarsene al diavolo
!"
"Non dire queste cose... pensa a metterti nei suoi
panni... come avresti reagito se al posto suo e di Shun,
ci foste stati tu e Patricia ?"
La rabbia scomparve dal visetto vivace di Seiya che si
piegò tristemente verso terra :
"Io e Patricia ci siamo già passati in un momento
simile... hai ragione Shiryu... mentre mi portavano via
da lei avrei fatto a pezzi quegli uomini se non fossero
stati così grandi e forti !"
Un attimo dopo, sollevò il volto e all'abbattimento si
sostituì un'improvvisa fierezza :
"Ma io conquisterò l'armatura e diventerò un
guerriero... e allora gli adulti non potranno più
permettersi di comandarmi e di trattarmi così, perché
io diventerò più grande e forte di loro !"
Mylock e i suoi assistenti si erano
davvero sfogati questa volta ; Ikki non ricordava di
essere mai stato picchiato in modo così spietato e
selvaggio, legato a testa in giù e bastonato a sangue,
tanto che l'avevano ridotto a piangere, supplicandoli di
smettere... proprio lui, che non aveva mai versato
neanche una lacrima...
La terribile scossa che aveva ricevuto dal filo spinato
era stata una atroce prova, ma evidentemente, Mylock
pensava che né questa, ne l'ancor più dolorosa
separazione dall'adorato fratellino fossero punizioni
sufficienti.
Poi l'avevano abbandonato lì, sul pavimento, e se ne
erano andati senza una parola...
E in più quella paura, il terrore che le osservazioni di
Mylock avevano inflitto nel suo piccolo cuore...
"Shun..." continuava a mormorare "Riportatelo
indietro... deve stare con me... io devo proteggerlo...
riportatelo da me... ridatemi mio fratello..."
Dopo un po', potevano essere passate diverse ore come
qualche minuto per quel che ne sapeva lui, la porta della
cantina si aprì e qualcuno gli afferrò un braccio,
facendolo gemere di dolore.
"E' ora di andare !" sbraitò Mylock senza
troppe cerimonie.
Non rivide neanche Hyoga, Seiya e Shiryu prima di
lasciare la villa e di essere gettato, ferito e
febbricitante, nella stiva di una nave mercantile...
Non gli interessava... non avrebbe voluto rivederli...
solo suo fratello era importante.
Il solo pensiero del tenero e innocente Shun, la sua
piccola, luminosa stella l'avrebbe guidato, qualunque
cosa avesse trovato in quella maledetta isola.
Saori seguiva con lo sguardo il pullman
sul quale era salito Hyoga ; si scoprì a chiedersi come
potessero stare i ragazzi già partiti, soprattutto Ikki,
che non era al massimo della forza fisica quando
l'avevano caricato sul pullman diretto verso il porto.
Erano rimasti più pochi bambini alla villa, tra i quali
Seiya che sarebbe partito il giorno dopo.
Mentre tornava verso casa, Saori lo scorse, seduto sotto
ad un albero : era strano vederlo così malinconico, lui
sempre sorridente e allegro.
Ma Saori aveva sempre saputo che, sotto il suo
atteggiamento baldanzoso, si celava una profonda
tristezza : la nostalgia per la sorella maggiore, dalle
cui braccia era stato strappato due anni prima.
Il legame con i suoi quattro amici del cuore aveva un po'
lenito la sua sofferenza, ma ora che gli altri non
c'erano più era nuovamente solo e il dolore, mai
realmente scomparso, era riemerso con il suo manto nero e
soffocante.
Saori si avvicinò silenziosamente :
"Ma guarda un po'... il signor sbruffone ha perso
tutta la sua aria baldanzosa ?"
Seiya scattò in piedi e la fissò terribilmente adirato
:
"Cosa diavolo vuoi ? ! Non ho tempo da perdere con
te !"
"Devo darti un ordine : riporta in Giappone
l'armatura di Pegasus !"
"Tappati la bocca ! Non prendo ordini da una
pivellina prepotente e viziata come te ! Riporterò, sì,
l'armatura di Pegasus, ma solo per dimostrare che valgo
qualcosa e che non sono lo schiavo di nessuno !"
"Ti impegnerai ancora di più se ti prometto che
aiuterò mio nonno a ritrovare tua sorella ?"
Gli occhi di Seiya si inumidirono :
"La tua crudeltà è senza limiti ! So benissimo che
lo dici tanto per dire qualcosa.. quando sarò partito
non ricorderai nemmeno più la mia faccia !"
"Anch'io so cos'è l'onore sai ? Se mi metto in
testa di fare una cosa la faccio, non solo per mantenere
la promessa, ma anche per orgoglio personale !"
Seiya non seppe più cosa rispondere ; era troppa la
speranza che quelle parole avevano suscitato in lui.
"Allora sei d'accordo ?" continuò Saori "Ti
impegnerai ancora di più se ti giuro che manterrò la
parola ?"
Seiya annuì, quindi corse via ; non voleva dare a quella
bambina che detestava nessuna soddisfazione.
"Ringraziare ti pesava troppo vero ? !" gli
gridò dietro Saori.
Ma dopo l'attimo di rabbia sorrise ; le cose sarebbero
cambiate tra loro due.
Arrivò la mattina in cui gli ultimi
bambini partirono.
Saori non aveva più rivisto Seiya dopo la chiacchierata
del giorno precedente... e sarebbero passati sei anni
prima che si fossero incontrati di nuovo :
"Sei anni... saremo due ragazzi di tredici anni ;
quanto saremo cambiati ? La partenza dei bambini ha dato
inizio a qualcosa che so accadrà, ma che non riesco a
capire... cosa sta per succedere ? Cosa diventeranno quei
bambini ? E cosa diventerò io ?"
Si guardò intorno : il giardino, la villa, appariva
tutto così vuoto e silenzioso senza i volti e le grida
che credeva di odiare.
Cosa avrebbe fatto in quei sei anni ? sarebbe stata una
noia mortale... tutta sola in quella grande casa vuota...
Ma il tempo sarebbe passato e tante cose si sarebbero
chiarite ; la noia sarebbe stata ripagata... avrebbe
avuto un sacco da fare al ritorno dei nuovi cavalieri.
Entrò nell'immenso edificio e si chiuse la porta alle
spalle, mentre le foglie danzavano nella brezza dei primi
giorni d'autunno... una stagione era finita e stava per
iniziarne una nuova, lunga e difficile.
Fine
|