L'Ombra e la Speranza

4. Il principe e la fanciulla




Le ferite di Grainne guarirono piuttosto in fretta ; nei pochi giorni in cui fu costretta a rimanere a letto, Legolas non mancò mai di farle visita, fosse anche solo per trovarla addormentata e sedersi accanto a lei aspettando il suo risveglio. Nonostante la ragazza non l'avesse mai accusato di nulla, lui si sentiva ancora colpevole per l'accaduto ed era fermamente convinto che badare all'incolumità della nuova ospite fosse di sua responsabilità.
Ma, a differenza di Vardarantir, trovava tutt'altro che pesante il compito che si era imposto. Grainne prendeva ogni giorno più confidenza con lui, e anche se la ragazza non mostrava il minimo rispetto nei confronti della sua posizione, Legolas provava comunque piacere nel vedere che si stava riprendendo bene ed era tornata allegra e impertinente come prima.
Da parte sua, anche Grainne era felice di ricevere quelle visite quotidiane che la facevano sentire meno sola. Perfino il solitario Aragorn andava a trovarla, di tanto in tanto, anche se aveva l'abitudine di rimanere in silenzio ad osservare il paesaggio fuori dalla finestra, lo sguardo perso in lontananza, come se cercasse all'orizzonte qualcuno che attendeva da tempo. Sorrideva poco ; Grainne sentiva che quell'uomo era profondamente infelice, e si sentiva solidale con lui perché anche lei aveva dovuto rinunciare per sempre a ciò che le era più caro, ma sapeva anche che non sarebbe mai riuscita a trovare le parole per consolarlo. Tutto ciò che poteva fare era seguire i suoi occhi grigi mentre vagavano per i boschi e sperare che la sua ricerca si concludesse in fretta, qualunque cosa cercasse.




La convalescenza di Grainne fu quindi breve e, tutto sommato, piacevole. Il giorno stesso in cui le fu dato il permesso di alzarsi, si recò immediatamente nel laboratorio di Vardarantir, ma solo per trovarlo vuoto. Una guardia le disse freddamente che il Maestro dei guaritori era partito per Lothlorien con i suoi allievi e una buona scorta armata, alla ricerca di particolari erbe medicamentose.
Tanto meglio, si disse la ragazza pensando all'atteggiamento borioso che quell'elfo aveva assunto nei suoi confronti, potrò godermi qualche giorno in più di libertà.
Dal momento che ne aveva decisamente abbastanza di rimanere chiusa nella sua stanza, decise di curiosare un po' in giro per la città, sperando di fare conoscenza con gli abitanti del paese. Ma tutto ciò che ottenne in risposta ai suoi saluti furono sguardi curiosi e occhiate sprezzanti. Delusa, si diresse verso i giardini e si sedette su un sedile intagliato nel tronco di un vecchio albero morto da tempo, accanto ad un cespuglio di biancospino. Osservò gli elfi indaffarati che passavano avanti e indietro lungo il viale senza degnarla della minima attenzione, e all'improvviso sentì il suo cuore riempirsi di tristezza e di nostalgia per la sua terra, la terra a cui sentiva di appartenere.
Si portò una mano al viso per asciugarsi una piccola lacrima che le scorreva lungo la guancia, quando la sua figura venne oscurata da un'ombra d'aspetto famigliare.
- Eccoti qua, finalmente ! - esclamò Legolas in tono allegro - Credevo che fossi scappata dalla tua stanza perché ti annoiavi a morte, e invece vedo che l'hai fatto perché sei guarita...ti trovo benissimo ! -
La ragazza alzò la testa verso l'elfo che si trovava in piedi di fronte a lei, e, nel notare la sua espressione, il sorriso di Legolas si spense. - Mi sembrava di trovarti benissimo, dovrei dire...che ti succede ? - disse, preoccupato, sedendosi sull'erba accanto al sedile di Grainne.
- Niente - mentì la ragazza, accennando un lieve sorriso - Forse sono ancora un po' stanca. E'...è la prima volta che mi alzo, da quando sono stata ferita, forse dovrei riposare ancora un po'. E tu che stai facendo, qui ? -
- Ricognizione - rispose Legolas senza staccarle gli occhi di dosso - Il che è una buona scusa per andarsene in giro a recuperare le guaritrici convalescenti che non hanno voglia di restarsene a letto. -
- Oh, l'hai detto tu stesso. Mi stavo annoiando a morte. - rispose Grainne con noncuranza.
- Perfetto, allora annoiamoci in due ! - ribattè Legolas sorridendo. Notando però che la ragazza continuava a fissare il vuoto con aria assente, l'elfo si rabbuiò.
- Senti, Grainne, non sono uno sciocco...mi sono già preoccupato abbastanza per te, ora vorrei almeno sapere cosa non va. E non raccontarmi la fandonia della ferita, perché non ti credo affatto. - aggiunse prima che la ragazza potesse aprire bocca.
Grainne sbuffò e allungò le gambe davanti a sé. - Io...è come se non esistessi, in questo posto ! Io cerco di essere gentile, di trovare il modo di farmi accogliere dalla gente e invece tutti mi ignorano, o fanno finta di ignorarmi per poi ridere e sparlare alle mie spalle ! Ho girato un po' per la città, ero immersa in un mare di occhi che si chiedevano cosa facessi in mezzo a loro, e non mi sono mai sentita così sola in vita mia ! Tutti mi evitano come se fossi un mostro, ma io non ho fatto niente di male a nessuno ! So benissimo che sarò sempre una straniera qui, ma tutto quello che chiedo è solo...solo un po' di calore...invece sono tutti freddi come il ghiaccio... - La voce le tremò, ma la ragazza trattenne le lacrime di rabbia che le appannavano la vista.
- Ti capisco - disse Legolas con un cenno del capo - Anch'io a volte mi sento uno straniero tra la mia gente. -
Grainne lo guardò un attimo, sorpresa da quelle parole pronunciate in tono quasi malinconico. Poi chinò il capo e rivolse lo sguardo verso l'erba sotto i suoi piedi.
- Ma tu sei il figlio del Re - disse poi - Tutto il tuo popolo ti ama e ti rispetta... -
- Mi rispetta solo perché lo deve fare - rispose Legolas - Quanto ad amarmi, questa è una parola troppo grande...mi servono con devozione, è vero, ma solo perché vedono in me il successore di mio padre...una guida, ecco tutto. E spesso il timore di non essere all'altezza di un compito così grande mi assale...io non sono come mio padre. -
- Lo so. - disse Grainne sorridendo debolmente - A volte mi domando se tu sia davvero un elfo...malgrado il nostro primo incontro non sia stato del tutto piacevole, in questi giorni sei stato molto buono con me. Attento a non farla diventare un'abitudine ! -
Legolas scoppiò a ridere. - Ora sì che ti riconosco, Grainne Skylark ! Non preoccuparti, una volta che tu ti sarai ripresa del tutto potremo tornare a detestarci cordialmente... -
Questa volta toccò a Grainne ridere, con grande gioia di Legolas che vide negli occhi della ragazza riaccendersi quella scintilla di vita che prima sembrava essersi spenta.
- Però è strano. - disse poi Grainne.
- Strano cosa ? -
- Non avrei scommesso un soldo sull'amicizia tra Uomini ed Elfi, ed ecco che devo ricredermi...ti piaccio, forse ? -
Legolas sogghignò e alzò un sopracciglio. - Chissà, forse mi attirano le persone che hanno qualcosa da nascondere... -
Grainne alzò gli occhi al cielo e respirò profondamente. - Non riesci proprio a tenere per te quello che pensi ? -
- Mi spiace, quella non è una mia specialità. - rispose l'elfo sdraiandosi sull'erba - Se vuoi qualcuno che ti dica quello che tu vuoi sentirti dire o che piuttosto taccia, rivolgiti alla marmaglia di cui mio padre ama circondarsi. -
- Non apprezzi molto i consiglieri del Re, vero ? - disse Grainne aggrottando le sopracciglia.
- Decisamente no - rispose Legolas guardando il cielo - Mio padre dovrebbe ascoltare le parole di meno della metà di loro e levarsi dai piedi tutti quegli altri individui pronti a stendersi davanti a lui al suo passaggio e a spadroneggiare con i loro subalterni... -
- Come Vardarantir ? - disse Grainne cogliendo l'allusione.
- Come Vardarantir. - ripetè Legolas - Disgraziatamente lui è davvero utile...mi dispiace per te, Grainne, ma dovrai sopportarlo per un bel po'. -
- Farò questo sacrificio - disse la ragazza - Ma non sarà facile. Non dovrò farmi valere solo con lui, ma con tutti gli abitanti del Bosco Atro... -
- Forse non sarà facile, ma nemmeno impossibile. - disse Legolas.
I due rimasero così per qualche istante, Legolas a fissare le nuvole bianche che si muovevano velocemente nel cielo turchese e Grainne a contare i petali di una margherita che si trovava tra i suoi piedi.
Poi l'elfo si alzò di scatto e si voltò verso la ragazza.
- Te la senti di montare a cavallo ? -
- Cosa ? - disse Grainne confusa.
- Ti ho chiesto se ti senti abbastanza forte per tornare in sella. - ripetè Legolas.
- Io...sì, credo di sì, ma... -
- Bene. Potrei sfruttare questa giornata per farti visitare un po' la città. - disse Legolas alzandosi in piedi. La ragazza lo guardò con aria interrogativa. - Vai a prepararti, Grainne. Oggi cavalcherai con me. -
Grainne non credeva alle proprie orecchie. Ma il suo viso dapprima gioioso mutò in un'espressione cupa, quasi rabbiosa.
- Ti ho già detto che non mi serve il tuo aiuto per guadagnarmi il rispetto degli altri ! - sbottò alzandosi di scatto - Credi forse che la tua gente mi amerà vedendomi al tuo fianco ? Il buon principe che passeggia con la reietta...non ho intenzione di elemosinare la tua misericordia, sappilo ! -
Sorprendentemente, l'espressione di Legolas non cambiò.
- Credi che mi interessi sapere cosa penserà la gente vedendoci insieme ? Io volevo solo chiedere ad un'amica di farmi un po' di compagnia. Non mi piace stare da solo. -
Ti capisco, avrebbe voluto dirgli Grainne.
- E comunque non era un invito...ma un ordine. - continuò Legolas. Grainne spalancò la bocca per insultare a dovere l'elfo, ma sorrise quando lui le strizzò un occhio.
- Rifiuteresti questo grandissimo onore ? - disse lui in tono scherzoso.
- Non oserei mai ! - rispose Grainne, in cuor suo più felice.




Il Principe e la fanciulla cavalcarono insieme, e Aragorn, quando li vide, si aggiunse a loro. La gente si stupì nel veder passare quello strano trio di cavalieri ; la figura slanciata di Legolas, che avanzava tra la folla con la grazia e la disinvoltura propria della sua specie senza imporre la sua presenza, i lunghi capelli biondi scostati dal viso delicato ad opera della brezza mattutina ; Grainne, più bella nel suo innocente stupore, perché ora i suoi chiarissimi occhi sembravano vedere tutto per la prima volta, e la vicinanza dei due amici la faceva sentire più sicura ; infine il Ramingo, con il suo solito aspetto nobile e imponente, il viso segnato dalla stanchezza e gli occhi grigi, sempre velati di malinconia, che esprimevano la fierezza del suo sangue reale.
E la gente sorrise per la serenità con la quale i tre cavalcavano uno a fianco degli altri, come se fossero ormai una cosa sola, tre aspetti di una stessa persona, anche se la loro amicizia aveva appena iniziato a fiorire.


Continua...