21.
L'ultima battaglia
- Dov'è Grainne ? - disse Legolas con sospetto,
riparandosi gli occhi dalla luce che emanava quella
figura ignota.
- Non la vedi, Elfo ? E' proprio qui davanti a te. -
rispose.
Legolas lanciò nuovamente uno sguardo alla ragazza
dritta e immobile dinnanzi a lui, non riconoscendo in lei
nulla di ciò che era.
- Stai mentendo ! - disse rabbiosamente l'elfo - Io vedo
solo il suo corpo, ma qualcun altro ha preso il posto
della sua anima ! -
Saruman ghignò, ma Legolas non potè vederlo. - Anima ?
Questa donna è solo un involucro vuoto, Elfo. - disse -
Ora nel suo corpo alberga un potere così grande che tu
non lo puoi nemmeno immaginare, ed ha schiacciato
inesorabilmente ciò che in esso si trovava. O che tu
credevi vi si trovasse...in realtà lei non è che un
mezzo con cui l'Oscuro Signore si manifesta. La sua anima
non ha importanza, per il semplice motivo che non è mai
esistita veramente. Tutto ciò che tu vedi è ciò che
lei è. -
- Ti sbagli - ribattè Legolas - Il fatto che lei abbia
ceduto a Sauron non significa che l'abbia fatto per sua
volontà. Ha lottato fortemente prima di soccombere,
sebbene io non sia convinto che lui l'abbia del tutto
sconfitta. Per me questa donna ha un valore più grande
della luce delle stelle, e non lascerò che Sauron la
distrugga. -
Saruman tacque per un istante. - Dunque sei legato a lei
fino a questo punto. - disse - Ti comporti come un
bambino che vuole giocare con la spada del padre, Elfo...sei
così cieco di fronte al tuo sentimento da non accorgerti
che sarà la tua rovina. Ma dimmi, cosa saresti disposto
a fare per reclamarla ? -
- Qualunque cosa - rispose Legolas - E non mi arrenderò
facilmente. -
- Bene. - disse Saruman mentre il bagliore che lo
avvolgeva si faceva più intenso ed accecante -
Accomodati pure. Vuoi questa fanciulla ? Ebbene, l'avrai.
Ma per farlo la dovrai uccidere...se lei non ucciderà
prima te. -
La forte luce bianca che sprigionava dallo stregone si
affievolì fino a scomparire del tutto, mentre Legolas,
confuso e sgomento, vide Grainne stendere le mani davanti
a sé, e apparire in esse la lunga e pesante spada del
padre. Titubante, Legolas sfoderò la propria.
Fu così che ebbe inizio l'ultima battaglia.
Nel frattempo, Beretar e Aragorn erano corsi alla ricerca
di Theoden.
- Sei proprio certo che fosse vicino, Ramingo ? Tutte le
celle che abbiamo perquisito finora erano vuote ! - disse
Beretar.
- Ti dico di sì. Ho sentito con le mie orecchie le
guardie dileggiarsi di lui mentre gli portavano da
mangiare...non può essere certo lontano ! - Il Ramingo
aprì la porta dell'ennesima cella, dalla quale si
precipitò fuori un enorme ratto di fogna che fece
sobbalzare dallo spavento i due guerrieri.
- Dannazione ! - esclamò Beretar picchiando forte la
mano contro la parete opposta in un impeto d'ira - Non lo
troveremo mai ! -
- Calmati, Beretar - disse Aragorn tendendo una mano
verso la spalla del gigante dai capelli rossi - Non
possono certo averlo portato lontano. Vedrai che... -
- Calmarmi ? ! - sbottò Beretar scostando bruscamente la
mano di Aragorn - Non abbiamo tempo da perdere, Ramingo,
lo capisci o no ? Siamo solo io e te, due guerrieri male
armati, nelle segrete di Edoras, Legolas è scomparso in
questo maledetto labirinto, tra non molto i Cavalieri ci
scopriranno e non ce la faranno passare certo liscia, e
io dovrei... -
Un mugolio soffocato interruppe lo scatto di rabbia di
Beretar, costringendo lui ed Aragorn a guardarsi intorno
per capire da dove provenisse quello strano verso.
Aragorn appoggiò l'orecchio contro la porta che si
trovava esattamente alle spalle di Beretar.
- E' qui ! - disse, fremendo per l'agitazione - Dammi le
chiavi, presto ! -
Il guerriero obbedì, con il cuore in gola. In breve,
Aragorn spalancò l'uscio della cella e i due vi
entrarono di corsa, arrestandosi a bocca spalancata
quando videro chi occupava quel pertugio maleodorante.
Di fronte a loro, sdraiato scompostamente sopra un lurido
pagliericcio, si trovava Theoden, Re del Mark, gli abiti
sporchi e stracciati ; il suo nobile aspetto sembrava
essere stato cancellato da un'espressione sonnolenta,
quasi di incoscienza, e ora somigliava più ad un povero
vecchio che ad un fiero e orgoglioso sovrano.
- Mio Signore, svegliati ! - esclamò Aragorn chinandosi
sul vecchio Re e colpendogli leggermente il viso per
farlo rinvenire, ma senza ottenere alcun risultato.
- L'oro... - farfugliò Theoden - L'oro di Meduseld...me
l'ha portato via...l'ombra me l'ha portato via... -
Incapace di pronunciare una parola, Beretar avvampò di
collera e strinse i pugni fino a quando le nocche gli si
sbiancarono. Come avevano potuto, come avevano osato fare
questo al suo Re, la persona a cui aveva giurato eterna
fedeltà ?
- Spostati. - ordinò improvvisamente scostando il
Ramingo che lo guardò con aria interrogativa. Con
decisione, afferrò il secchio che si trovava accanto ad
una ciotola di cibo ammuffito, unica fonte d'acqua per il
Re.
- Perdonami per quello che sto per fare, mio Signore, ma
è necessario... -
Sotto lo sguardo stupefatto di Aragorn, Beretar afferrò
Theoden per la nuca e gli immerse la testa più e più
volte nel secchio, fino a quando il Re non oppose
resistenza tossendo convulsamente.
- Chi...chi siete ? - disse debolmente, con voce roca,
sostenendosi a Beretar - Dove ci troviamo ? -
- Siamo nelle segrete di Meduseld, Sire - rispose Aragorn
- Sei stato tenuto prigioniero per molto tempo...la tua
mente doveva certamente essere ottenebrata da qualche
potente filtro... -
- Prigioniero ? - disse Theoden, sorpreso - Ma...perché
? -
- Alcuni dei tuoi Cavalieri stanno tramando contro Rohan...e
tutta la Terra di Mezzo. Ma ora il loro complotto è
sventato, perché tu tornerai di nuovo sul trono e
riporterai la pace nel tuo regno. - disse Aragorn.
Theoden guardò nel vuoto, riflettendo, turbato, sulle
parole del Ramingo.
- Stavo cavalcando verso nord con la mia scorta, quando
sentii la mia testa girare vorticosamente e caddi di
sella...non ricordo altro. Per tutto questo tempo mi è
sembrato di vivere in un luogo al limite tra realtà e
allucinazione... - disse. Poi si voltò lentamente verso
Beretar, che lo stava ancora sorreggendo, e non aveva
aperto bocca.
- Tu... - disse stringendo gli occhi, come per mettere a
fuoco la figura del gigante dai capelli rossi - La mia
vista è ancora annebbiata...ma io ti ricordo bene...sei
Beretar, non è vero ? -
- Sì - rispose il guerriero - E sono tornato per
servirti di nuovo, mio Signore. Ma ora non c'è tempo da
perdere, dobbiamo uscire di qui. -
Aragorn annuì alle parole di Beretar e prese la spada
che il guerriero gli porgeva. Poi uscì dalla cella e si
guardò intorno, per assicurarsi che non passasse
nessuno, e fece un cenno a Beretar che uscì a sua volta
sorreggendo il suo Re.
Il piccolo gruppo, guidato dal Ramingo, fece però poca
strada, perché all'ingresso delle segrete una voce
autoritaria intimò loro di fermarsi.
- Molto bene ! - disse Zoren, seguito da quattro dei suoi
Cavalieri - Tre prigionieri in fuga. Temo che nessuno vi
abbia informati che la pena per chi tenta di evadere
dalle segrete è la morte...e a questo punto penso
proprio che non mi dispiacerà affatto eseguire la
sentenza. -
- Tu non farai nulla, Zoren ! - esclamò Theoden con
tutte le sue forze - Mi meraviglio del tuo comportamento
! Sei stato tu ad architettare tutto questo ? Credevi di
poterti liberare di me con un inganno ? In vece hai solo
ingannato te stesso... Io so essere misericordioso, ma la
mia collera verso i traditori è grande...e ti assicuro
che la proverai di persona, se solo tenterai di fermarci
! -
Ghignando, Zoren fece un passo verso i tre, ma Aragorn,
fulmineo, si intromise tra lui e i suoi compagni,
puntando la spada contro il cavaliere.
- Vuoi vendere cara la pelle ? - disse - La mia lama non
aspetta altro. Avanti, traditore ! -
- Povero sciocco ! - rise Zoren - Non sarai tu a fermarmi
! -
- Lui forse non ti potrà fermare - disse all'improvviso
una voce alle spalle del Cavaliere - Ma io sì. Getta
immediatamente le armi, Zoren. -
Le espressioni del Cavaliere e dei suoi soldati traditori
mutarono dalla spavalderia allo sgomento, mentre, se non
fossero stati troppo stanchi ed affaticati, Aragorn,
Beretar e Theoden avrebbero certamente esultato ; Hama,
con un consistente gruppo di Cavalieri armati di tutto
punto, era arrivato al momento giusto.
- Ciò che le mie orecchie hanno appena udito non ha
potuto suscitare in me altro che ira e disprezzo. Avrei
dovuto capire da molto tempo cosa stavi tramando. Hai
fatto di tutto per conquistare la fiducia di Vermilinguo
in modo da farti nominare sostituto del Capitano...in
modo da togliere di mezzo anche lui una volta che Theoden
fosse scomparso del tutto, non è vero ? -
- Taci, idiota ! - esclamò rabbiosamente Zoren - Sono io
il Capitano, ora ! E tu non devi far altro che obbedirmi
! -
- Obbedirti ? - disse Hama - Io non obbedisco ad altri
che a Theoden Re. Forse era vero...il Capitano è tornato
per salvare la sua città... -
- Capitano ? - disse Theoden alzando il capo dalla
sorpresa - Mio buon Hama, stai forse parlando di... -
- Grainne Skylark, mio Signore. - disse Beretar - E'
tornata davvero. -
- Sì, ma dobbiamo salvare anche lei prima che... -
Aragorn si interruppe all'improvviso, quando una dolorosa
fitta gli attraversò la testa.
- Che ti succede, Aragorn ? - disse Beretar.
- Nulla... - rispose il Ramingo stringendo ancora più
forte la sua spada e portandosi l'altra mano al capo - Ma
dobbiamo sbrigarci. Sento che qualcosa di terribile sta
per accadere...è come se una voce risuonasse nella mia
testa... -
Beretar annuì. - Hama, prenditi cura del nostro Re. -
disse aiutando il soldato a caricarsi sulle spalle
Theoden, ancora troppo debole per camminare da solo.
- E anche di questi luridi traditori... - disse Aragorn
disarmando Zoren con un rapido colpo di spada prima di
tuffarsi nuovamente nel buio delle segrete, seguito dal
gigante dai capelli rossi.
Legolas era ancora confuso e spaventato quando Grainne
gli si avventò contro urlando e brandendo la sua spada.
L'elfo parò i suoi colpi, forti e decisi ma privi della
grazia e dell'agilità che avevano sempre contraddistinto
la fanciulla durante il combattimento. No, non era certo
Grainne quella che gli si trovava davanti...
- Grainne, torna in te ! - esclamò Legolas - Non farti
schiacciare dall'oscurità ! Fai riemergere la speranza !
-
Per tutta risposta, la ragazza cercò di abbattere la
spada sul capo dell'elfo, il quale la parò con la sua.
Grainne non retrocedette, e continuò a spingere la sua
spada contro quella di Legolas, digrignando i denti.
- Il buio è mio padre, la notte è mia madre...
- disse - E Sauron è il mio Signore ! -
- No ! - esclamò Legolas spingendola indietro. Grainne
barcollò un istante, poi si raddrizzò e si gettò
nuovamente contro l'elfo, brandendo furiosamente la sua
arma.
Mentre combatteva, Legolas non riusciva a distogliere lo
sguardo dagli occhi della ragazza, cercando
disperatamente in essi una sola scintilla che indicasse
che l'anima di Grainne non era completamente perduta. Ma,
guardandola, l'elfo capì che per lui si stava davvero
avvicinando la fine : non poteva difendersi da lei in
alcun modo se non attaccandola a sua volta. Ma se
l'avesse colpita...se, senza volerlo, l'avesse uccisa...non
avrebbe mai potuto farlo. Mai.
- Come puoi non riconoscermi, Grainne ? - disse
disperatamente, tentando di schivare i colpi della
fanciulla - Non ricordi ciò che c'è stato tra noi ? La
nostra promessa ? Non la ricordi ? -
- Le promesse sono aria, Elfo. - disse la voce
di Sauron, che aveva preso il posto di quella di Grainne,
risuonando tra quelle fredde mura - Non esiste
promessa, non esiste verità. Tutto è illusione, solo le
tenebre in cui precipiterai sono reali. -
- Questa è l'illusione ! - gridò Legolas respingendo
l'attacco della ragazza - L'illusione è tutto ciò che
ci circonda, Grainne ! Sauron stesso lo è ! Non farti
ingannare dalla sua seduzione, amore mio...tu sei molto
più forte di lui, ricordalo ! Tu sei la vita ! -
Un lampo attraversò gli occhi di Grainne. La vita...
La fanciulla portò un attimo la mano alla fronte.
Sentiva che un terribile conflitto stava insorgendo in
lei : mentre una sua parte era incatenata alla volontà
dell'Oscuro Signore, qualcosa dentro di lei cercava di
riemergere, aggrappandosi disperatamente alle parole
dell'elfo.
Un turbinio di pensieri e ricordi le affollò la mente.
Figlia mia...
Sei più di quanto appari...
Ti amo, Enedore...
La fanciulla strinse gli occhi mentre il suo cuore iniziò
a battere forte.
Legolas, Aragorn...
Fu come se una parte del suo essere stesse uscendo dal
suo corpo, sfuggendo al controllo di Sauron.
Aiuto...
Poi una voce ancora più potente risuonò nella sua testa.
Tu sei mia, figlia della notte ! Obbedirai ai miei
ordini...e io ti ordino di uccidere l'Elfo !
Legolas si era fermato, ansimante, sperando che le sue
parole avessero ottenuto qualche risultato. Invece
Grainne gli si lanciò furiosamente contro urlando, nei
suoi occhi uno sguardo che Legolas aveva visto solo nei
soldati che lottavano contro il nemico con la
consapevolezza di andare incontro alla morte...
- No ! - esclamò l'elfo. Con un colpo ben diretto, la
fanciulla lo disarmò ferendogli lievemente una mano.
Mentre cadeva a terra, Legolas vide che la sua spada
ormai giaceva sul pavimento, troppo lontana da lui.
Grainne gli si avvicinò lentamente, la spada stretta in
pugno.
- E' giunto il momento di dirci addio, Principe.
- ruggì la voce di Sauron uscendo dalle labbra di
Grainne.
Legolas, atterrito, si appoggiò sui gomiti, stanco e con
la mano dolorante e insanguinata, mentre la ragazza
sollevava la spada sulla sua testa, pronta a sferrare il
colpo di grazia all'elfo che ormai non era più in grado
di riconoscere. Eppure lo sguardo di Grainne sembrava più
incerto, come se qualcosa la turbasse...come se stesse
quasi tornando in lei...
Non può finire così, pensò Legolas, la mente
in subbuglio mentre cercava freneticamente una via
d'uscita da quell'incubo.
- Non finirà così ! -
Proprio mentre Grainne abbassava la spada su di lui,
Legolas, con un agile e rapido movimento del bacino,
sferrò un poderoso calcio alla mano della ragazza,
disarmandola a sua volta e facendola cadere all'indietro.
Poi l'elfo roteò su se stesso e si rialzò di scatto,
quindi corse a recuperare la spada della fanciulla che
era caduta poco distante.
Fatto questo, si avvicinò lentamente a Grainne, la spada
in pugno. La ragazza tenne i suoi occhi spenti fissi in
quelli dell'elfo, e lui non avrebbe mai saputo dire cosa
stesse pensando lei in quel momento.
- Ora la sua vita è nelle tue mani, Elfo. -
disse la voce di Sauron per mezzo di Grainne - Tocca
a te decidere cosa fare di lei. Finiscila, se lo vuoi...
-
Legolas, ormai calmo, guardò nuovamente la fanciulla e
gli parve di cogliere in lei un barlume di paura e
speranza insieme. Pose la spada e si chinò verso di lei,
tendendole la mano.
- Esci dall'ombra, Grainne. - le disse - So che il tuo
cuore è ancora vivo e che lui non riuscirà mai a
prendere il posto dei tuoi veri sentimenti. Il mio amore
ti condurrà lontano da queste tenebre, te lo prometto.
Ma tu devi lasciarlo entrare...liberati dal potere della
distruzione, Grainne...so che l'hai fatto altre volte, e
questa sarà l'ultima, vedrai. Io ti aiuterò, amore mio...tutto
ciò che devi fare è prendere la mia mano. Coraggio,
piccola guerriera... -
La fanciulla, ansimando, tese piano una mano tremante
verso l'elfo.
- Io non sono un'illusione, Grainne...vieni da me... -
Una lacrima d'argento scivolò lungo la guancia della
fanciulla. - Non...non mi abbandonare... - sussurrò
faticosamente con la sua vera voce.
Legolas sorrise e le si avvicinò un po' di più.
- Così, Grainne...prendi la mia mano...fai quest'ultimo
sforzo e sarai libera... -
Grainne si rialzò barcollando, il braccio teso verso
quello dell'elfo, la cui espressione ansiosa mutò in
speranza vedendo la ragazza tornare finalmente in sé.
Ma un istante prima che le loro mani si incontrassero, lo
sguardo di Grainne tornò gelido e scintillante.
Con una mossa rapidissima, afferrò il pugnale che
Legolas portava alla cintura e spinse l'elfo all'indietro
facendolo cadere.
Poi Sauron parlò di nuovo, ma non per bocca di Grainne.
La sua fredda voce risuonò tra le nere mura, mentre la
fanciulla era dritta e immobile davanti all'elfo che la
guardava, sbigottito e in preda al panico.
- Hai perso, Elfo. Lei è mia, dovevi saperlo. Tutta
la sua resistenza è stata vana ed è servita solo ad
ingannarti. Hai commesso un grosso errore credendo di
potermela togliere. Con lei in mio potere, presto la
Terra si Mezzo mi apparterrà. Ma tu la puoi ancora
riavere... - disse in tono di scherno - Non devi
fare altro che trafiggerla con la tua lama e sarà tua...per
l'eternità... -
Con lo sguardo ormai perso nel vuoto, Legolas lasciò la
spada e cadde in ginocchio davanti a Grainne.
- No - disse dopo un lungo momento di silenzio, incapace
di staccare i suoi occhi da quelli della fanciulla - Se
il mio destino è morire per mano della donna che amo,
ebbene lo accetterò, per quanto sappia che non è il suo
cuore a comandare le sue azioni. Ma per nessuna ragione
le farò del male, poiché è lei stessa la mia vita...e
preferisco che la mia vita finisca con lei piuttosto che
senza di lei. Tu dici di possederla, ma non ti apparterrà
mai perché fa parte di me. Dovunque andrà, io sarò con
lei, e lei sarà con me. Non riuscirai mai a dividerci. E
ora - disse poi rivolgendosi a Grainne, gli occhi celesti
calmi e rassegnati - Fai quello che devi...ma in fretta.
-
La fanciulla restò in silenzio, accelerando il respiro.
Chiuse gli occhi e strinse il pugnale nella mano,
cingendosi la fronte con l'altra.
- Hai fatto la tua scelta, Elfo. - disse Sauron.
Poi si rivolse a Grainne : - Uccidilo, figlia della
notte. Ora. -
Grainne continuò a stringere il pugnale tremando, mentre
Legolas la guardava trattenendo il respiro.
- Obbedisci ! - comandò la voce di Sauron - Io
sono il tuo padrone, Enedore ! Fai ciò che ti ordino !
L'elfo deve morire ! -
No...
- UCCIDILO ! -
Un improvviso lampo di lucidità si impadronì della
mente della ragazza. In un istante, Grainne capì cosa
doveva fare per affrancarsi da quella schiavitù e
risparmiare la vita dell'elfo che amava. Ma si trattava
della scelta più terribile...ed era l'unica che potesse
fare.
- UCCIDILO ! -
- No ! Non posso ! NON POSSO ! - gridò, sollevando di
scatto il pugnale.
Il sangue di Legolas gli si gelò nelle vene mentre
capiva ciò che Grainne aveva intenzione di fare.
- NO ! - esclamò, allungando una mano verso la fanciulla
mentre lei si trafiggeva il ventre con la lucente lama
elfica.
In quel momento un'esplosione di luce scaturì dalla
sagoma di Grainne che si accasciava a terra, morente, e
la sua terribile energia scaraventò l'elfo contro il
muro.
Sauron ruggì, mentre la luce invadeva la sala.
- Mi hai tradito, Enedore ! Che tu sia maledetta per
l'eternità ! -
Legolas cercò di alzarsi, riparandosi il viso con una
mano, e quando riaprì gli occhi capì di essere tornato
nelle segrete di Meduseld.
- Cosa...cosa è successo ? - disse, ancora stordito per
il colpo - Grainne... ? -
Il cuore gli si fermò per un momento quando vide la
fanciulla stesa a terra in una pozza di sangue.
- No ! Grainne ! -
Legolas corse verso la ragazza e si chinò su di lei,
ansimando, toccandole il collo per avvertire il minimo
segno di vita.
- Legolas... - sussurrò debolmente Grainne mentre un
rivolo di sangue le usciva dall'angolo della bocca.
- Zitta. Non parlare. Non devi affaticarti. - disse
l'elfo con voce tremante, mentre, sconvolto, cercava di
tamponarle la ferita con un brandello di stoffa che aveva
strappato dal suo mantello.
- Ho vinto, Legolas... - continuò la fanciulla - Ho
vinto contro me stessa...non...non ho lasciato che lui si
servisse di me...fino in fondo... -
- Lo so, Grainne... - disse Legolas accarezzandole i
capelli - Hai dimostrato tutto il tuo coraggio. Ma ora
devo portarti via da qui, hai bisogno di essere curata
immediatamente... -
- La mia ferita non può guarire, Legolas - continuò
Grainne - Perché è molto più profonda di quanto tu
possa immaginare... -
- Ma...cosa stai dicendo ? - disse Legolas spalancando
gli occhi. Poi alzò la schiena e, disperatamente, si
guardò intorno. - Vado a cercare Aragorn e Beretar, tu
stai tranquilla, vedrai che... -
La fanciulla gli afferrò faticosamente un braccio. - No...ti
prego, non andartene...resta con me ancora un momento,
finchè...finchè... - Tossì convulsamente. Legolas, gli
occhi gonfi di pianto, si curvò verso di lei e le sollevò
delicatamente la testa.
- Non morirei in pace se non potessi vedere i tuoi occhi
mentre me ne vado...voglio che il loro ricordo mi
accompagni ovunque... -
- Smettila ! - Legolas scosse rabbiosamente il capo
mentre calde lacrime gli scorrevano lungo le guance - Ho
fatto una promessa. Se te ne vai - disse afferrando il
pugnale che giaceva accanto alla ragazza - Io vengo con
te. -
Grainne sorrise debolmente e gli prese la mano. - Non
sprecare così la tua preziosa vita, amore mio... - disse.
- Se tu muori non mi resta più nulla, lo sai ? Con che
coraggio mi chiedi...di vivere ? - disse l'elfo.
La fanciulla gli accarezzò il viso con una mano sporca
di sangue. - Io ho terminato la mia battaglia, ma la
guerra è ancora in corso...e tocca a te portarla a
termine. L'Oscuro Signore non è stato ancora sconfitto
del tutto ; non permettere che distrugga la nostra terra...ti
prego...combatti un'ultima volta...per me... -
Legolas lasciò cadere il pugnale e si piegò su di lei
sussultando dai singhiozzi.
- Non rimpiango più nulla, credimi. - continuò Grainne
con l'ultimo filo di voce che le restava - Hai saputo
dare un nuovo senso alla mia vita...e sono felice per
come l'ho vissuta...anche solo per i pochi attimi in cui
ho potuto rimanerti accanto... -
La frase si interruppe all'improvviso. Legolas, con il
cuore in gola, alzò di scatto la testa e vide che gli
occhi della ragazza erano ormai chiusi e la sua pelle
stava diventando sempre più fredda. Ansimando, la
strinse forte a sé, come per donarle ancora un po' del
suo calore, della sua vita, ma capì che era tutto
inutile...o forse no.
Beretar, disse tra sé e sé, sconvolto, posando
delicatamente a terra il corpo senza vita di Grainne. Devo
trovare Beretar.
Legolas si alzò di scatto e corse fino in fondo al
corridoio, quando, per poco, non si scontrò con il
Ramingo e il guerriero dai capelli rossi che erano corsi
a cercarlo.
- Legolas ! - esclamò Aragorn - Finalmente ! Dov'è
Grainne ? -
L'elfo lo ignorò. - Beretar - disse ansimando - Ho
bisogno di te. Subito. -
Beretar guardò Legolas, turbato. - Le è successo
qualcosa ? -
Senza dire una parola, Legolas fece un cenno ai due e
tornò di corsa da dove era venuto. Aragorn e Beretar si
scambiarono uno sguardo turbato e lo seguirono.
Quando videro il corpo di Grainne, e Legolas
inginocchiato accanto ad esso, trasalirono. Beretar cadde
in ginocchio, gli occhi spalancati, mentre Aragorn si
portò una mano alla bocca e sentì gli occhi riempirsi
di lacrime.
- L'ha sconfitto - disse Legolas - Ma il prezzo è stato
troppo alto. -
- Io...io l'ho sentita, Legolas... - disse Aragorn - Ho
sentito la sua voce chiamarmi, poco fa...un disperato
tentativo di chiedere aiuto...se solo avessi potuto
immaginare che... -
- Saresti comunque arrivato tardi, Aragorn. - rispose
l'elfo - Io ero con lei e non ho potuto fare nulla per
aiutarla. Forse non avrei potuto nemmeno se lo avessi
voluto. Ma è stata ancora lei a prendere le redini del
suo destino. Ha lottato fino alla fine... -
- Capitano... - sussurrò il guerriero dai capelli rossi
con voce rotta, stendendo una mano sul viso della
fanciulla.
- Non è ancora tutto perduto, Beretar. - disse Legolas -
Forse possiamo ancora salvarla. -
Il guerriero e il Ramingo guardarono l'elfo, stupiti
dalle sue parole.
- Ma cosa dici ? ! - esclamò Beretar - Non vedi che è
fredda come il ghiaccio ? -
- Beretar ha ragione, Legolas. - disse Aragorn - Capisco
quanto sia grande il tuo dolore, credimi. Ma ormai devi
rassegnarti, lei... -
- Vi sbagliate, vi sbagliate tutti ! - esclamò l'elfo
scuotendo la testa. Nei suoi occhi la speranza era unita
alla disperazione. - Non ricordi cosa è stata capace di
fare, Beretar ? Ha guarito il tuo braccio...solamente
toccandolo...e ha salvato me nello stesso modo ! Ci ha
donato una parte della magia che era in lei riversando in
noi il potere della vita...e noi possediamo ancora quel
potere, ne sono certo... -
Beretar guardò Legolas, tremando. - Sei pazzo... -
- Forse...ma è l'ultima speranza che ci rimane. - disse
Legolas, deglutendo - Non so cosa potrebbe accadere.
Forse non accadrà proprio niente. Ma non voglio lasciare
nulla di intentato. Ti prego, Beretar...solo tu puoi
aiutarmi... -
Il guerriero tacque per un istante, poi annuì e si
avvicinò a Legolas.
- Dimmi cosa devo fare. - disse.
L'elfo non rispose, e posò la sua mano sulla ferita
della ragazza. Beretar lo imitò, mentre Aragorn guardava
i due amici accomunati dalla disperata volontà di
lottare contro la morte.
- Le restituiremo la vita che ci ha dato. - disse Legolas
- Prega gli dei perché ci diano la forza di farlo. -
Per un lungo, lunghissimo istante non accadde nulla. Poi,
all'improvviso, una piccola scintilla sembrò scaturire
dal corpo della fanciulla. Beretar e Legolas si
guardarono a vicenda, speranzosi, ma senza perdere la
concentrazione. A poco a poco la scintilla diventò più
luminosa, fino a quando dalle loro mani divampò una
calda luce bianca che pervase tutto il corpo di Grainne.
Poi la luce divenne accecante, e, mentre i due sentivano
le loro energie venire meno, avvertirono un
indescrivibile senso di leggerezza, come se un fiume in
piena stesse scorrendo dentro di loro e affluisse
interamente alle loro mani per poi gettarsi nella
fanciulla morta. Per un momento non videro più nulla, e
sentirono un vortice turbinare nelle loro menti. Legolas
temette di venire meno, e si afferrò al corpo di Grainne
con tutta la forza che gli rimaneva. Ti prego, Grainne...torna...torna...
Aragorn rimase a guardare quell'incredibile magia
svolgersi davanti ai suoi occhi e pianse, pregando che
tutta la loro speranza non fosse vana.
La luce infine svanì, e i tre rimasero, senza respiro,
ad osservare la fanciulla stesa accanto a loro. Legolas
si sentiva distrutto, come se avesse percorso miglia e
miglia, mentre a Beretar sembrò quasi che un macigno gli
stesse schiacciando il capo. Ma tutto il dolore e la
stanchezza scomparvero quando videro finalmente il petto
di Grainne tornare a sollevarsi, prima piano, poi sempre
più rapidamente, fino a quando il ritmo del respiro
divenne regolare.
- Aurë entuluva ! - esclamò Legolas alzando
gli occhi, come se al posto del soffitto scuro e
ammuffito di quel cunicolo buio si trovasse un cielo
trapuntato di stelle luminose, poi si chinò a stringere
tra le braccia la fanciulla che dormiva profondamente,
affondando il viso nei suoi lunghi capelli.
Aragorn pose una mano sulla spalla di Beretar, che non
riusciva a staccare gli occhi dai due innamorati,
finalmente riuniti. Per la prima volta dopo molto tempo,
un vero sorriso comparve sulle labbra del guerriero dai
capelli rossi.
- E' tornata - disse, asciugandosi una piccola lacrima -
Il Capitano è tornato. -
Nella sala del trono, Vermilinguo camminava nervosamente
davanti a Zoren e agli altri Cavalieri che avevano
tradito il loro giuramento di fedeltà, attentamente
sorvegliati da Hama e dagli altri soldati.
- Cosa credevi di fare, Zoren ? - sibilò - Pensavo che
tu fossi degno di fiducia... -
Il soldato fece un passo avanti. - Io ho fatto tutto
quello che mi hai chiesto, mio Signore ! - disse
disperatamente - Non ho mai pensato di tradirti ! -
- No ? Hai tenuto il nostro Re prigioniero delle segrete
del palazzo, tramando una guerra contro i Popoli Liberi
sfruttando l'alleanza con l'Oscuro Signore...il potere
era tutto quello che volevi, non è vero, sciocco ?
Edoras nelle tue mani...ma hai fallito miseramente. -
Zoren trasalì. - Non è vero ! Mio Signore, ho solo... -
- Silenzio ! - disse imperiosamente Vermilinguo alzando
una mano - Non aggiungere una parola al fiume di menzogne
che stai raccontando ! - Poi si rivolse a Hama. - Come
sta Theoden Re ? -
- Non corre più alcun pericolo. Le abili mani dei nostri
guaritori lo stanno curando...anche se forse ci vorrà
del tempo perché riacquisti completamente la salute. -
- Bene. - disse Vermilinguo - Ora conduci Zoren nei
sotterranei e fallo torturare finchè non avrà rivelato
tutti i nomi dei suoi complici. Poi arrestali e falli
giustiziare immediatamente. Lui per primo. -
Hama si inchinò al cospetto dell'infido consigliere e
uscì dalla sala, mentre le guardie trascinavano via
Zoren e gli altri Cavalieri che tentavano invano di
mostrare la loro innocenza.
Quando la stanza fu vuota, Vermilinguo si recò al Palantìr
e, dopo aver tolto il telo che lo copriva, attese che in
esso si mostrasse la figura di Saruman.
- Mio Signore, si è verificato ciò che temevo... -
disse.
- Non dire altro, Grima. Lui è furioso per quanto è
accaduto. Abbiamo perso due armi che potevano rivelarsi
preziosissime, ma non dobbiamo disperare poiché ne
abbiamo in serbo altre...il nostro piano di conquista è
fallito solo in parte. -
Saruman ghignò, e Vermilinguo fece lo stesso.
- La vera guerra sta per cominciare... -
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