L'Ombra e la Speranza

20. Faccia a faccia






In piedi nella sua cella, le spalle al muro e il viso rigato da lacrime di rabbia, Grainne non riusciva a staccare gli occhi dal volto sogghignante di Gareth Tarkas.
L'uomo si trovava con lei da pochi minuti, e non aveva ancora pronunciato una sola parola, limitandosi a reggere il suo sguardo di ghiaccio.
- Finalmente soli, Capitano - disse infine - Io e te... -
Grainne non gli rispose.
- Andiamo, mia cara, non avevi detto tu stessa di essere felice di vedermi ? - continuò Gareth muovendo un passo verso di lei.
- Non avvicinarti, Gareth, o ti ucciderò con le mie mani. - rispose Grainne con voce tremante.
Gareth si lasciò sfuggire una risata. - Non sei nelle condizioni migliori per minacciarmi, Capitano. - Avanzando deciso verso la ragazza la afferrò per un braccio, attirandola a sé. Grainne cercò di ribellarsi, ma la presa del soldato era forte e dolorosa. Sentì il calore dell'odio avvampare dentro di lei e salirle verso le mani. Le strinse forte, conficcandosi le unghie nella carne. Non ancora...non ancora...
- Lasciami ! - gridò liberandosi con uno strattone. Ansimando, si strinse in un angolo della cella. - Non immagini il disgusto che sto provando nei tuoi confronti, Gareth...ti credevo il migliore dei miei uomini, il più fedele, e invece sei solo un vile traditore...che ne è stato dello spirito e della lealtà dei Cavalieri ? Non posso credere che vi siate venduti tutti al nemico...e in cambio di cosa ? Ricchezza ? Potere ? Quali follie vi ha promesso l'infame che ha ordito questo complotto ? -
Gareth scosse impercettibilmente la testa. - Tu non hai capito niente, donna... - sibilò - Non hai mai saputo riconoscere il reale valore dei tuoi soldati. Ti sei sempre limitata ad impartire ordini senza mai sforzarti di capire chi in realtà fossero coloro che dovevano eseguirli. Ti sei sempre fidata delle persone sbagliate, condannando coloro che invece avrebbero potuto esseri veramente fedeli, se solo non fossi stata tanto sciocca da non capire la volontà che si trovava dietro le loro azioni. -
Grainne lo guardò, esterrefatta. - Ma...cosa stai dicendo ? -
- Ancora non capisci ? Non ne dubitavo affatto. Quell'idiota di Hama, ad esempio...l'hai sempre guardato con il fumo negli occhi solo perché non si inchinava abbastanza profondamente al tuo cospetto e non ti mostrava la deferenza che credevi di meritare. E invece lui sarebbe morto per il suo Capitano, se solo glie l'avessi ordinato...come per il suo Re, del resto. Ha sempre ritenuto il tuo abbandono un terribile affronto nei riguardi di Theoden e dell'intero corpo dei Cavalieri di Rohan ; la sua fedeltà e il suo senso dell'onore sono pari solamente alla sua ottusità...e oggi ne hai avuto un esempio...ci è mancato un soffio perché non mandasse in fumo il nostro piano. No, non è lui che devi biasimare, mia splendida fanciulla... -
Grainne scosse la testa, sconvolta.
- Sei sorpresa, Capitano ? Hama è uno dei pochi a non essere al corrente del grande evento che accadrà tra breve. -
- Io...io credevo... -
- Credevi male. Hai sempre creduto male. Non sei mai stata in grado di leggere nell'animo dei tuoi uomini, né di giudicarli con saggezza. Hai biasimato coloro che ti avrebbero servito fino alla morte...come anche Beretar, del resto...il fatto che siate giunti fin qui insieme mi ha stupito. -
- Beretar ? -
- Perché credi che se ne fosse andato, Capitano ? Certamente non per l'umiliazione di dover obbedire ad una donna... -
Notando lo sguardo allibito di Grainne, Gareth scoppiò a ridere. - E' dunque questa la menzogna che ti ha raccontato ? No...Beretar ha abbandonato i Cavalieri semplicemente perché ti amava...e sapeva che non avrebbe mai potuto averti. Soffriva, povero Beretar ! - Rise di scherno. - Evidentemente sapeva che il tuo cuore non era destinato a lui. Ma non importa, ora non soffrirà più...mai più. -
In quell'istante, Grainne rievocò i sordidi ricordi che aveva inutilmente tentato di cancellare.
- Quella notte...anche lui... -
Gareth rise di nuovo, scuotendo la testa. - No...Beretar si sarebbe ucciso piuttosto che commettere un gesto del genere. Lui non c'era, Capitano. Come Hama, come molti altri. Ma io sì...io ero là...e non immagini da quanto tempo desiderassi di farti mia... -
Grainne avvampò di collera, ma la paura cominciò a farsi strada nel suo cuore mentre Gareth Tarkas avanzava verso di lei.
- Stai...stai lontano... - balbettò.
Gareth ignorò le sue parole. - Io fui l'unico a sfuggire alla tua collera distruttrice, Grainne. E non dimenticherò mai i corpi dilaniati dei miei compagni d'armi. Fui al tempo stesso terrorizzato e affascinato dall'oscuro potere che portavi dentro di te... - Allungò piano le braccia verso la ragazza che si rannicchiò terrorizzata in un angolo e le afferrò le spalle, costringendola ad alzarsi. - Tu hai ancora quel potere, Capitano. L'Oscuro Signore lo sa...e tu sei una potentissima arma nelle sue mani. - La sua bocca si avvicinò all'orecchio della fanciulla e le fece scorrere un dito lungo la guancia. - Ma questo non mi impedirà di ricevere la ricompensa che mi sono meritato per averti portata da lui... -
- NO ! ! ! -
Con uno scatto improvviso, Grainne si liberò dalle mani di Gareth, graffiandogli il viso e facendolo cadere a terra. Dritta davanti al soldato, sentì l'oscuro potere pervadere il suo corpo e si lasciò andare ad esso...
- ...grande Eru... - balbettò Gareth contemplando la fanciulla con gli occhi spalancati. Lei gli si ergeva dinnanzi, bellissima e terribile, avvolta da un'aura scarlatta, gli occhi splendenti di una luce minacciosa...ma non era più Grainne, ormai.
- Volevi la tua ricompensa, Cavaliere ? - disse con una voce imperiosa che non le apparteneva - Prendila. -
Mentre la fanciulla sollevava piano una mano nella sua direzione, Gareth vide con orrore le dita che si stendevano verso di lui trasformarsi in mostruosi artigli infuocati.
- No...ti prego... -
Fu tutto ciò che disse, prima di morire.



Legolas sapeva di stare correndo contro il tempo.
Seguendo Beretar, che correva sicuro lungo oscuri corridoi e passaggi che solamente lui avrebbe saputo ritrovare, sentiva il cuore pulsare impazzito, come se avesse voluto dirgli che qualcosa di terribile sarebbe presto accaduto senza che lui potesse impedirlo. Le sue sensazioni non l'avevano mai tradito, e in quel momento le sentiva pesanti come una maledizione.
- Ci siamo. - disse finalmente Beretar scendendo lungo una tortuosa scala a chiocciola che terminava in una piccola sala rotonda dalla quale si dipartiva un nuovo corridoio ancora più buio. Il guerriero afferrò una delle due torce che stavano appese alle pareti e affiancò l'elfo che continuava a camminare lungo il corridoio, fino a quando giunsero davanti ad una pesante porta di ferro chiusa a chiave. Legolas osservò un istante la serratura, poi afferrò il mazzo di chiavi che aveva preso alla guardia e cercò quella giusta, trovandola al primo tentativo.
La porta si aprì cigolando, e i due videro il corridoio che avevano percorso prolungarsi oltre essa. Poche porte, lontane tra loro, si affacciavano sul cunicolo.
- Adesso non ci resta che cercare. - disse Beretar - Senza far rumore, mi raccomando. Anche se per ora non si vede nessuno in giro, le guardie potrebbero arrivare da un momento all'altro. - Legolas annuì e corse via, seguito dal guerriero.



Aragorn si sentiva sempre più debole. Non era per il digiuno a cui era stato costretto, ma per la disperata rassegnazione alla quale sentiva che presto avrebbe ceduto. Ormai aveva quasi completamente perso la speranza di ritrovare la libertà...e anche se fosse riuscito a fuggire dalle prigioni, come avrebbe potuto uscire da Edoras ? Sarebbe stato sicuramente catturato ancora prima di mettere piede fuori dalle mura, e allora per lui non ci sarebbe più stata alcuna possibilità...
Il Ramingo cercò di scuotersi da quei tetri pensieri ; che cosa gli stava succedendo ? Non era da lui arrendersi così facilmente. Dov'era la ferrea volontà di reagire che lo aveva sempre aiutato a superare ogni difficoltà ?
Ad un tratto, un rapido rumore di passi gli fece sollevare il capo. Barcollando, si alzò in piedi e appoggiò un orecchio alla porta ; sì, qualcuno stava venendo nella sua direzione. Aragorn sentì la speranza riaffiorare nel suo cuore, e raccolse tutte le forze che gli erano rimaste.
Questa volta uscirò di qui, si disse. Ad ogni costo.
Afferrò la ciotola di metallo che si trovava abbandonata sul pagliericcio che copriva parte del pavimento della cella, sua unica arma disponibile in quel momento, e si acquattò accanto alla porta, le spalle al muro, senza muovere un muscolo.
Respirò profondamente quando sentì i passi fermarsi davanti alla sua porta ; dopo pochi istanti, una chiave girò nella serratura e la porta si spalancò. Un'ombra fece un passo all'interno della cella, ora illuminata dalla debole luce di una torcia che si trovava alle sue spalle, e non se ne accorse quasi quando il Ramingo abbattè violentemente la ciotola sul suo capo. L'ombra barcollò in avanti, mentre Aragorn, come rinvigorito da una nuova speranza, balzava fuori dal suo nascondiglio.
- Legolas ! - esclamò una voce sconosciuta.
Legolas... ?
Spalancando gli occhi per la sorpresa, Aragorn si chinò verso la figura che si rotolava a terra con le mani alla testa, gemendo per il dolore, ma prima che potesse riconoscere a chi apparteneva quella figura, sentì una mano afferrarlo rabbiosamente e spingerlo con forza contro la parete.
- Maledetto ! - ruggì la voce del gigantesco sconosciuto - Cosa credevi di fare ? ! -
- Io... - sussurrò Aragorn, ancora sbigottito.
- Lascialo, Beretar ! - esclamò l'ombra, alzandosi in piedi - E' lui, è lui quello che stiamo cercando ! -
Il guerriero obbedì all'ordine e lasciò la presa. Aragorn sentì le ginocchia cedergli, ma non staccò gli occhi dall'elfo che si chinava su di lui per aiutarlo a rialzarsi.
- Amico mio ! - disse Legolas - E' un grande sollievo per me vedere che nemmeno in queste condizioni hai perso la tua voglia di combattere ! Dimmi, stai bene ? -
Senza pensare, il Ramingo abbracciò il principe elfo quanto più forte potè, mentre sentiva i suoi occhi riempirsi di lacrime di felicità.
- Non...non osavo nemmeno sperare che tu fossi vivo, Legolas... - balbettò, incredulo - Vederti qui, ora, è una gioia troppo grande perché il mio cuore la possa esprimere... -
Legolas trasse un profondo sospiro di sollievo e, stringendo le spalle di Aragorn, osservò con indignazione il suo viso sporco e incrostato di sangue. - Anche per me lo è, Dùnadan. Ma trovarti in queste condizioni mi riempie di rabbia per non essere riuscito ad arrivare prima. Cosa ti hanno fatto ? -
Il Ramingo sorrise. - Nulla a cui non avrei potuto resistere, Legolas, anche se è stato molto difficile. Ma ora non c'è tempo per parlare di questo : la Terra di Mezzo corre un gravissimo pericolo. Theoden stesso è prigioniero qui sotto, nelle mani di Sauron in persona, e... -
- Non sprecare il poco fiato che ti resta per dirci cose che già sappiamo, Ramingo. - intervenne bruscamente Beretar - Il tempo fugge e dobbiamo liberare il Re e il Capitano prima che sia troppo tardi. -
Aragorn guardò Legolas con aria interrogativa. - Lui è con noi, Aragorn - disse l'elfo - Il suo nome è Beretar e un tempo faceva parte dei Cavalieri di Rohan. E il Capitano di cui parla è Grainne... -
- Grainne ? ! - esclamò Aragorn - Grainne si trova qui ? -
- Sì - rispose Legolas - L'ho ritrovata, Aragorn, ma ora rischiamo di perderla di nuovo. Non ho tempo per raccontarti tutto, ma dobbiamo liberarla prima che... -
Le parole dell'elfo furono interrotte da un grido lancinante che risuonò per tutti i sotterranei.
- Cos'è stato... ? ! - disse Beretar, scosso. Legolas si guardò intorno per capire da dove provenisse quel terribile suono.
- Cercate Theoden ! - esclamò correndo via - Ci rivedremo all'uscita ! -
Aragorn e Beretar guardarono l'elfo scomparire nel buio dei cunicoli, e, scambiandosi un rapido sguardo, capirono che non c'era davvero tempo per le spiegazioni.
- Riesci a camminare ? - disse Beretar.
Aragorn annuì. - Theoden è qui vicino. - disse - Sentivo le guardie scendere ogni giorno per portargli da mangiare. Se tu avessi potuto sentire con quanto disprezzo lo trattavano...il solo pensiero mi fa salire il sangue alla testa. -
- Chi è colpevole pagherà anche per questo. - disse Beretar stringendo forte i pugni per la collera - Glie la faremo pagare cara. Andiamo. -



Legolas non sapeva dove stava andando, ma il suo istinto gli diceva che stava correndo nella direzione giusta. Era il suo cuore a guidarlo, a portarlo da Grainne.
Si fermò un momento a riprendere fiato, appoggiandosi al muro umido e freddo, ansimando per la stanchezza, il volto pallido e tirato dall'angoscia. Tese le orecchie per cercare di carpire il minimo suono nell'assoluto silenzio in cui erano immerse le segrete. Poi ripartì di corsa, come un segugio che ha trovato una nuova pista, e continuò a correre fino a quando scivolò su una strana pozzanghera, rischiando di cadere a terra. Barcollando, Legolas tornò lentamente sui suoi passi e si chinò per osservare il liquido scuro e vischioso sul quale era passato senza accorgersene. Vi immerse leggermente due dita, portandosele poi verso il naso, ma le allontanò un istante dopo, disgustato : sangue, caldo e raggrumato...
- No... - disse, inorridito, notando che la pozza si allargava sotto la porta della cella davanti alla quale lui si trovava.
Premette una mano contro la porta e la sentì chiusa. Maledicendosi per aver lasciato le chiavi a Beretar, prese una brevissima rincorsa e sfondò l'uscio con una spallata.
La prima cosa che vide gli provocò un'ondata di nausea.
In un angolo della cella si trovava il cadavere orrendamente dilaniato e semicarbonizzato di un uomo in uniforme, il volto deformato dal terrore ; un occhio, con il quale il Cavaliere doveva aver certamente visto in faccia la morte, era spalancato dal terrore, mentre l'altro era cieco da tempo a causa di una lunga ferita che lo aveva attraversato, e della quale era rimasta solo una lunga cicatrice rilevata...
Gareth Tarkas, si disse Legolas.
Improvvisamente, un gemito costrinse l'elfo a spostare lo sguardo altrove ; Legolas avvertì un tuffo al cuore nel vedere la figura rannicchiata e tremante che si trovava all'angolo opposto della cella. Anche se non poteva vederla in viso, era certo che fosse Grainne.
Lentamente le si avvicinò e le cinse con un braccio le spalle che sussultavano dai singhiozzi che la fanciulla tentava invano di soffocare.
Senza sollevare lo sguardo verso Legolas, Grainne si alzò debolmente e affondò il viso nel suo petto, mentre l'elfo la stringeva forte a sé accarezzandole i lunghi capelli.
- Usciamo di qui. - le disse semplicemente, aiutandola ad alzarsi e conducendola fuori dalla cella.
- E' successo di nuovo, Legolas... - disse la fanciulla a testa china, con la voce rotta dal pianto - Ha tentato di farmi del male... -
- Nessuno ti farà più del male, ormai, non aver paura. -
- ...ma io non glie l'ho permesso. -
Nel sentire quelle parole, pronunciate con una voce e un tono tanto diversi da quelli che lui conosceva e amava, a Legolas si gelò il sangue nelle vene.
Con un gesto brusco afferrò il viso della giovane e la costrinse a guardarlo in faccia, e ciò che vide gli tolse il respiro.
- Tu...tu non sei Grainne ! - esclamò, inorridito, allontanandosi di colpo dalla ragazza, incapace di staccarle lo sguardo di dosso.
I dolci occhi verdi che un tempo brillavano di gioia di vivere erano diventati due fessure infuocate, e il suo viso ancora bellissimo era tirato in un ghigno demoniaco. Ormai di Grainne non era rimasto più nulla.
Veloce come un fulmine, la fanciulla afferrò con una mano il collo del principe, che si sentì quasi soffocare. Attraverso quella stretta, Legolas percepiva tutta la malvagità che si sprigionava dal suo corpo, e ne fu paralizzato.
- Avevo promesso che non ci saremmo mai separati - sibilò Grainne con la terribile voce che non le apparteneva - Allora ti porterò con me...dal mio Padrone... -
All'improvviso, Legolas vide le strette pareti che lo circondavano ondeggiare intorno a lui e farsi sempre più sfuocate fino a quando non scomparvero in una fitta cortina di fumo. Chiuse gli occhi, sentendo la testa girargli vorticosamente. Quando li riaprì, non si trovava più nello stesso posto, ma in un'ampia sala poligonale dall'alto soffitto di pietra.
Guardandosi intorno, vide che Grainne era in piedi a poca distanza da lui. Accanto a lei si trovava una figura alta e sottile, tanto luminosa che l'elfo non riuscì a distinguerne la fisionomia.
La fanciulla lo guardava, ma stavolta il suo viso era fermo e inespressivo, come scolpito nel ghiaccio.
- Chi sei tu... ? - disse Legolas, ancora sconvolto.
- La tua fine, Principe. - rispose la fredda voce di Saruman.



Continua...