CAPITOLO 4
Stavo guardando il soffitto della mia stanza. La luce
stava diminuendo, erano quasi le dieci.
Chissa come si chiamava quel ragazzo che cantava? Mi
chiedevo persa nei miei pensieri.
Decisi di andare a fare un giro nei dintorni, faceva
molto caldo e non avevo voglia di dormire.
Mentre camminavo tra le vie della città cercai di
ricordarmi dove c'era una gelateria, ma avevo qualche
difficoltà. Girai un po' a casaccio, senza farci troppo
caso, mi guardavo attorno osservando i viottoli afosi e
mi chiedevo perché mi sentissi così sollevata.
Poi vidi l'orizzonte e il cielo scuro che stava per
mostrare le stelle e capii.
Ora avevo qualcosa di importante a cui dedicarmi, avevo
preso la mia decisione e stavo affrontando quello che
avevo davanti con buona volontà. Per questo ora mi
sentivo più viva e felice, il mio cuore si era
risollevato e guardava il mondo con occhi diversi. Avevo
l'impressione di essere cresciuta, eppure avevo solo
accettato di far parte della squadra si calcio, non avevo
fatto niente di così definitivo.
Sobbalzai quando notai di aver raggiunto una bella
gelateria illuminata a giorno. Si sentivano schiamazzi
giocosi provenire da quelle vetrine. Sembrava di fosse un
gruppo consistente di persone.
Entrai e mi guardai intorno.
L'intera squadra di calcio era seduta ad una tavolata
gigante e chiacchierava mangiando un gelato. Notai un po'
dopo che tra di loro c'era anche qualche ragazza.
Sembrava un semplice compagnia di amici. Li osservai per
un po', poi mi girai verso il bancone, guardando i gusti
che potevo scegliere. Chissa magari più avanti avrebbero
invitato anche me a queste uscite notturne.
La commessa attirò la mia attenzione tossendo
leggermente. Io alzai lo sguardo imbarazzata e scelsi il
mio gelato.
Davanti alla porta pensai un po' al da farsi.
Dovevo salutarli o andarmene facendo finta di niente
poi feci qualche passo e andai avanti per la mia strada,
in fondo posso far finta di non essermene accorta
in realtà mi vergognavo ad andare lì.
Percorsi il vialetto fino ad essere fuori dalla gelateria
nella via verso casa e sospirai, guardando a terra.
- Aki!- mi chiamò qualcuno di fronte a me, la voce
sorpresa era profonda e leggermente rauca.
Alzai lo sguardo.
- Benji?- risposi imbarazzata. Non mi sarei mai aspettata
di vederlo, in effetti non c'era con gli altri
all'interno.
Trattenni il respiro.
Aveva una camicia bianca sistemata fuori da dei pantaloni
neri, un piccolo zaino sulla spalla destra e un orecchino
che scintillava al suo orecchio sinistro. Era
incredibilmente affascinante sotto la luce della luna. I
capelli gli sfioravano la fronte grazie ad una brezza
fresca. Non riuscii a parlare per un po'. Il cuore mi
batteva nel petto all'inverosimile.
- cosa fai qui?- domandò. Lo sguardo era duro,
nonostante la voce stemperasse l'austerità che il suo
viso indossava.
- ecco
io
abito qui vicino e sono venuta a
prendere un gelato
-
- ah, hai visto gli altri? Dovrebbero essere tutti dentro
ormai
sono sempre l'ultimo ad arrivare
- spiegò
con calma, non sembrava assolutamente imbarazzato in
nessuna maniera e questo mi metteva a disagio.
- ehm
sì, però
io
ecco
- dissi
balbettante.
- lasciami indovinare, hai fatto finta di non vederli!-
mi disse puntando il suo sguardo nel mio.
- beh, non volevo disturbarli
- mi scusai. In realtà
non avevo fatto niente perché mi ero vergognata.
- ma va! Cosa vuoi disturbarli
non fanno mai niente
di importante quei fannulloni!-
Sorrisi.
- poverini.- commentai riacquistando un po' di sicurezza.
- andiamo va, che li salutiamo
- disse indicandomi
la porta della gelateria dalla quale ero appena uscita.
- ma
veramente io
dovrei tornare a casa
-
protestai.
- andiamo
solo un po'
anch'io tanto devo
tornare presto
poi ti accompagnò a casa
sono
qui in macchina e non ho problemi.- disse semplicemente.
Arrossii e annuii seguendolo all'interno.
Appena ci avvicinammo al tavolo ci accolse un boato.
- ehy, Benji, non dirci che siete usciti insieme!- disse
Holly vedendoci arrivare.
- ma no! Figurati! Ci siamo incontrati qua fuori! E poi
non è il mio tipo!- disse acido.
Io lo fulminai, che antipatico
nonostante tutto le
sue parole mi avevano ferito, era così freddo
ero
così brutta da escludere così a priori un
coinvolgimento?
- eh sì certo
- commentò Bruce, con uno sguardo
malizioso, la voce sarcastica.
Poi Tom si alzò e spostò una sedia di fianco a lui.
- vieni siediti Aki!- mi disse indicandomela con lo
sguardo.
Io scambiai uno sguardo interrogativo con Benji e lui
annuì in risposta. Che vuol dire? Mi chiesi. Poi mi
avvicinai a Tom e mi sedetti.
- non pensavo vi riuniste qui.- dissi ai giocatori.
- beh, ci capita alcune volte.- rispose alzando le spalle
Holly.
- ormai praticamente ogni sera, col caldo che fa.-
intervenne Tom.
- capisco
beh, io abito qui vicino
ci sono
capitata per caso.- spiegai.
- d'ora in poi devi venire anche tu
ormai sei
ufficialmente della squadra.- disse Tom guardandomi negli
occhi e sorridendo dolcemente.
D'istinto mi venne da dire "grazie" ma mi
bloccai rendendomi conto che non era il caso.
- volentieri!- dissi infine cercando di mostrare il più
dolce dei mie sorrisi.
- lei è Patty
- disse Holly indicando la ragazza di
fianco a lui che l'abbracciava teneramente.
Mi sorrise.
- ciao.- le dissi ricambiando.
- ciao.- mi rispose, sembrava disponibile.
La conversazione continuò tranquillamente.
Dopo un po' però dovetti alzarmi.
- io devo andare.- spiegai.
- i miei non sapevano che mi sarei trattenuta tanto fuori
-
continuai.
- sì, devo andare anch'io
oggi ho un sonno che non
ci vedo più
-
- sì certo
così potete stare un po' soli
-
commentò Harper che si beccò una fulminata da tutta la
squadra.
- ciao allora.- dissi sorridendo.
- ciao.- mi risposero.
Uscii sul vialetto e sospirai, erano una compagnia
davvero unita, tuttavia non mi ero mai sentita di troppo,
ma in fondo c'ero stata solo per una mezzoretta.
Guardai Benji dietro di me.
- beh, allora io vado
-
- ti accompagno
-
- ma sono due passi
non voglio disturbarti
-
obbiettai.
- figurati, ti accompagno a piedi
le strade sono
poco sicure di notte
. Non mi costa niente
-
disse così, ma la sua freddezza non era calata.
- ascolta, per quanto riguarda quella storia della
palestra, quando pensi che possiamo andare?- domandò
poi, questa volta avvertii un po' di imbarazzo nascosto
dietro la sua voce.
- boh, quando vuoi
- dissi alzando le spalle
indifferente.
- dopodomani dopo gli allenamenti?-
pensai un po' e un immagine della palestra scolastica e
del gruppo che vi suonava all'interno mi si formò nella
mente.
- non posso, che ne dici del giorno dopo
- dissi
piano, non avevo voglia di dare spiegazioni.
- ah, sì okay. Va bene
- rispose interdetto, ma
convinto.
- bene.-
- pensavo di andare alla palestra Tsuki
- mi spiegò.
- sì, mi sembra una buona idea
-
- ne parlerò con i compagni domani
-
eravamo ormai arrivati davanti al portone di casa mia.
Lo salutai e entrai in casa lanciandogli un ultimo
sguardo. Era davvero affascinante quella sera.
Mi buttai sul letto stancamente cercando di riprendermi.
Perché mi sentivo così spossata dopo essere stata via
una sola mezzora? Era stato un caso vederli lì però ero
così felice che Tom mi avesse invitata ad andare con
loro anche le altre sere. Mi sentivo eccitata dalla mia
nuova vita. Sentivo la vitalità sprizzarmi nelle vene
con impazienza e anche se avevo paura mi sentivo
fiduciosa. Era strano, se pensavo a qualche giorno prima.
Una semplice decisione mi aveva salvato la vita e
ringraziavo Dio di averla presa.
Nonostante mi sentissi allegra, sapevo che non sarebbe
stato tutto rose e fiori, ma sapevo anche che avrei visto
la cosa in modo diverso ora che ero uscita da quello che
chiamavo la mia depressione.
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