Light
and obscurity
CAPITOLO
SPECIALE
A Past and Future Secrets
Nel teatro si alza una dolce melodia medievale e sul
palco entra con passo lento la Narratrice, vestita come
Dama Galadriel (Regina Elfica de "Il Signore degli
anelli")
La Narratrice si ferma in mezzo al palco , le luci si
spengono ed un'unico riflettore la illumina.
"Oltre mille anni fà, nella penisola dei demoni, le
monarchie esistenti erano 5.
Il regno di Dils, il regno di Ralteargue, il regno di
Zefilia, il regno di Saillune e il regno di Samirien.
Quest'ultimo confinava con il regno di Saillune, con
l'impero di Elmeika e per una piccola parte con
l'alleanza degli stati costieri. L'ultimo lato era chiuso
dal mare dei demoni.
Questo regno era da sempre meta di pellegrini e viandanti
perchè ricco e prosperoso.
Chiunque vi passasse trovava ospitalità e, se lo
cercava, un buon lavoro.
Data la sua posizione strategica era quasi impossibile da
attaccare e da molti millenni il regno di Samirien non
aveva visto gli orrori della guerra.
Al tempo in cui inizia questa storia il regnante era
un'uomo anziano ma buono e giusto. Il suo nome era Eriol......"
La musica svanisce nel silenzio e mentre la narratrice si
porta al lato del palco, posto da cui narrerà le
vicende, le tende si aprono rivelando la scenografia.
Samirien
-Re Eriol, dovete riposarvi, avete il volto pallido-
Disse una donna dai lunghi capelli biondi e carnagione
lattea, che stava a fianco al trono, in piedi, con aria
preoccupata.
L'anziano signore che sedeva sul trono si mosse
leggermente , stiracchiandosi, e interrompendo la lettura
dell'ultima missiva arrivatagli.
Era un'uomo anziano, sulla settantina. Sul volto magro
v'era una bianca e lunga barba e sulla quasi ormai calva
testa troneggiava una corona di fattura semplice ma di
immensa bellezza. Ametiste e Zaffiri erano incastonati
con oro bianco e rosso, fino a formare un'alquanto strano
ma semplice disegno floreale.
Fuori era primavera , l'aria era frizzante e piena di
vita. L'uomo si alzò dal trono situato al centro di un
vastissimo salone, e si portò lentamente verso una
bifora sulla parete sinistra della sala.
Respirò a pieni polmoni l'aria della mattina, chiuse gli
occhi e lasciò che il sole gli scaldasse i tirati
muscoli del viso.
-Ahiaa!!!!! smettila dannazione!!!!-
-Signorino! non dovrebbe dire queste parole!-
-Ma cacchio! mi ha fatto male! adesso lo disintegro!!!-
Il piccolo bambino aveva si e no 4 anni, lunghi capelli
blu e grandi occhi azzurri. Stringeva in mano una rozza
spada di legno, composta da due legni incrociati e legati
tra loro perpendicolarmente, con la quale minacciava
un'altro ragazzino più grande, dai capelli neri, che se
ne stava davanti a lui a fargli le boccacce.
-Signorino Zendaru! si fermi! potrebbe fare male a suo
fratello!
-E' quello che voglio!!!-
gridò mentre calava velocemente la spada giocattolo sul
capo del fratello, ma questo fù più veloce
nell'abbassarsi e , con una capriola, a portarsi fuori
traiettoria. La spada finì infilzandosi nel terreno
fresco. Zendaru cercò di disincastrarla dal terreno ma
la tata , alle spalle, lo prese da sotto le ascelle e lo
alzò di peso, prendendolo in braccio.
L'altro bambino rise, poi guardò la meridiana sul lato
nord del castello. Erano le 11, dovevano rientrare per
riprendere le lezioni.
Trotterellò dietro la tata che portava sulle spalle,
sdraiato a pancia in giù, Zendaru, che scalpitava e
urlava di voler frantumare le ossa a suo fratello.
Re Eriol sorrise guardando i suoi due nipoti scomparire
tra grida e strepiti del più piccolo, da una porta due
piani sotto la sala del trono ove lui stava.
La donna che prima era al fianco del suo trono guardava
anch'essa i due ragazzini , sorridendo amorevolmente
L'anziano re si rivolse alla donna
-Mi sembra che fuggano alle balie della loro tata, che
sia forse il caso di affiancarne loro un'altra?-
Disse il re sorridendo e spostando ancora lo sguardo
dalla donna ai bambini nel giardino di cui ormai si
sentivano solo gli strepiti lontani del piccolo Zendaru.
La donna sorrise
-No...non credo sia il caso, l'unico da tenere a bada è
Zendaru, com'è vivace quel bambino, io stessa lo perdo
di vista non poche volte....-
Disse la giovane donna sospirando
Il re rise
-Sarà un'ottimo combattente, e suo fratello un'ottimo
stratega-
-Io spero solo che siano dei bravi ragazzi e che facciano
scelte dettate dalla ragione, dall'intelligenza e dal
cuore.-
-Per portare un regno al dominio non bisogna scegliere
col cuore, moglie!-
Il re e la donna, nonchè le damigelle uno scrivano e un
corriere, si voltarono verso la porta d'ingresso alla
sala del trono
Era appena entrato, ed ora marciava per la sala diretto
al trono, un'uomo sui trent'anni, in armatura, con un
seguito di una dozzina di soldati.
I suoi capelli erano corti e di un blu chinato, gli occhi
di un'azzurro glaciale. La sua armatura era nera come la
notte e dello stesso colore era il mantello gettato sulle
sue spalle.
Arrivò vicino al trono, lesse qualche missiva
indirizzata al re e si sedette sul trono .
La donna si rabbuiò appena lo vide.
-bentornato...-
L'uomo, con un sorriso beffardo, si voltò verso la
giovane donna
-Buongiorno moglie, sento il tuo entusiasmo nel rivedermi....-
Disse con una nota d'ironia.
L'anziano re si diresse lentamente verso il trono, due
damigelle si affiancarono a lui per sorreggerlo, gli anni
cominciavano a pesare sulle sue spalle e il viso scavato
lo dimostrava appieno. Il sorriso che aveva sul volto
pochi minuti prima osservando i suoi nipoti giocare, era
scomparso e sul volto che aveva ora, alla vista del suo
unico figlio, sembrava impossibile rivedere un sorriso
simile.
L'uomo guardò con fare schifato il proprio padre, poi si
alzò e scosse la testa più volte mentre ripercorreva la
strada appena fatta, dirigendosi verso il portone
d'entrata, ma non lo raggiunse, si fermò, si voltò ed
osservò ancora l'anziano sedersi sul trono.
-E' ridicolo che il regno abbia un sovrano simile, un
cadente vecchio dal cuore di donnicciola!-
Detto questo si voltò e varcò la soglia scomparendo nel
corridoio oltre. La sua scorta lo seguì, silenziosa.
La donna aiutò l'anziano re a sedersi guardando con odio
il marito scomparire lungo il corridoio.
L'anziano sospirò
-Non ha tutti i torti...ormai io sono vecchio ed il regno
ha bisogno di una mente giovane e dinamica-
-Non dite questo re Eriol. Il regno ha bisogno di una
mente buona e giusta, non di un'uomo nel cui cuore
alberga solo l'amore per la guerra!-
Ma l'anziano poggiò il capo sul poggiatesta e chiuse gli
occhi sospirando
Sarebbe comunque venuto il giorno in cui non avrebbe più
potuto regnare.
Ed ormai era vicino.
Zendaru aveva smesso di scalciare ma osservava in
cagnesco il fratello che camminava dietro la tata.
-Ti sei calmato Zen?-
Il piccolo di tutta risposta girò il capo dalla parte
opposta
L'altro bambino rise sommessamente, poi s'interruppe.
La tata si accostò al muro destro del corridoio per fare
spazio ad un gruppo di uomini in armatura
I due bambini li riconobbero subito
Zen sgranò gli occhi e con un balzo scese dalle spalle
della tata che in un momento di distrazione aveva
rilasciato leggermente la presa sul bambino. Zen corse a
ripararsi dietro il fratello maggiore. L'altro bambino
osservava gli uomini sfilare davanti a lui, ma osservò
più serio che mai l'uomo che scortavano.
Da parte sua l'uomo, il padre dei due bambini, neanche si
accorse di loro, immerso in bui piani e passando oltre.
-Pà-
-Già-
Rispose il fratello maggiore a Zendaru
-E' già tornato?....perchè?-
-Non ne ho idea.....-
-Avanti!- Disse la tata facendo cenno ai due bambini
-Dobbiamo andare, siamo già in ritardo-
I due bambini si incamminarono insieme alla loro tata per
il corridoio.
-Avanti Keifer, leggi da pagina 5-
Il fratello maggiore di Zendaru, pur avendo sette anni,
già sapeva leggere , scrivere e far di conto.
Mentre la maestra dava lui nozioni di storia, geografia ,
matematica e italiano , il fratello minore, che mai si
voleva separare da lui, giocava sotto la visione della
premurosa tata in un'altra parte della stanza, dalla
quale poteva vedere suo fratello maggiore studiare.
Il bambino portava i lunghi capelli neri, lisci fino alle
spalle, in una sorta di taglio a caschetto, solo un pò
più lungo, ed aveva gli occhi di un viola intenso molto
raro, ora questi scorrevano veloci sulle rune che
componevano il suo libro di storia.
-...raramente si mostrano agli umani e la ragione di
questa diffidenza stà nel fatto che gli uomini li hanno
impiegati spesso come cavie per incantesimi nuovi.
Molte razze si sono estinte per questa ragione -
Zendaru ascoltava estasiato i racconti del fratello,
aveva sempre avuto un'alta considerazione di Keifer, per
lui era come un Dio.
Keifer poggiò il libro sul tavolo.
-Cosa ne deduciamo principino?-
Kei guardò verso il soffitto
-Mbhè, forse che se facciamo agli altri del male è
difficile che poi possiamo avere favori dalle persone
della loro razza ^^;-
Sul capo della maestra comparve un gocciolone.
-Signorino Keifer, lei prima ha letto che i folletti e le
fate sono persone di grande intelligenza e con poteri
particolari-
-Si- rispose Keifer sapendo già dove la sua maestra
volesse arrivare
-Ragion per cui bisogna essere loro grati se anche dopo
che gli umani li hanno utilizzati per questi incantesimi
non ci abbiamo dichiarato guerra contro-
-Forse perchè eravamo più forti-
Disse Keifer sorridendo leggermente
-Signorino! non siamo nella preistoria! qui non vige la
legge del più forte, ma un rispetto reciproco!-
Keifer sbuffò leggermente.
Le campane della cappella del castello si udirono
rintoccare per dodici volte
Zen aveva imparato a contare fino a dodici proprio per
riconoscerle
-SI MANGIA!!!!-
Urlò azandosi in piedi
La maestra, la tata e Keifer stesso caddero al suolo.
La donna che poche ore prima assistiva il re non era
nient'altro che la principessa di Samirien. Ella era la
seconda figlia della regina del regno di Dills,Nieliqui,
ed era stata promessa in sposa all'erede al trono del
regno di Samirien: Eltas di Samirien.
Il suo nome era Ewine ed era una donna di rara bellezza,
la sua carnagione era lattea, i lunghi capelli ondulati
erano di color oro e gli occhi di un viola intenso.
Era alta e slanciata e una sola cosa poteva superare in
lei la bellezza, la bontà d'animo.
Ora si stava dirigendo con passo stanco verso la sala da
pranzo, soleva infatti pranzare e cenare con i propri
figli a differenza del padre che li vedeva molto di rado,
e solitamente solo per ricordar loro d'esser figli di una
donna inutile.
-Signora Ewine?, si sente bene?-
Una delle sue due damigelle la fissava con aria
preoccupata.
-Non dovrebbe stancarsi signora , sa di essere debole di
salute e non è da molti giorni che siete fuori dal letto.
Pranzate in camera vostra, dove potrete riposarvi meglio-
Disse un'altra damigella
-No-
disse lei facendo cenno con il capo
-Voglio vedere i miei figli-
Le due ancelle si scambiarono un'occhiata d'intesa
Tutti al castello sapevano che in realtà solo uno dei
due era suo figlio legittimo, il più piccolo era venuto
alla luce da una serva del castello,impegnata a servire
il principe Eltas, e scomparsa misteriosamente subito
dopo il parto.
Ewine era troppo buona di cuore e sopratutto sapeva che
se non si sarebbe presa lei cura del bambino avrebbe
fatto la stessa fine della madre. Così, approfittando
del fatto che non si mostrava da parecchi mesi in città
perchè malata, fece credere al popolo che fosse suo
figlio. Re Eriol assentì alla scelta di Ewine e chiese a
tutti nel castello il silenzio.
Così fu.
-Maaaaaammmaaaaaaaaaaa!!!!-
Zendaru appena vide la figura di sua madre comparire da
una delle porte della sala, sfuggì di nuovo alla presa
della tata e le corse incontro.
La donna sorrise.
Anche Kei andò verso la madre ma a differenza del
fratello non le balzò addosso.
-Ciao Mamma-
Disse con un sorrisone
La donna sorrise ad entrambi e fece cenno alle damigelle
di servire il pranzo
Zen si catapultò sulla sua sedia, arrampicandosi su una
pila di cuscini azzurri che gli permettevano di arrivare
all'altezza del tavolo.
-faaaaaaaameeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee-
*gocciolone*
Pomeriggio: in una grande stanza del castello.
Re Eriol stava leggendo alcune carte, seduto dietro ad
una massiccia scrivania di legno di faggio. Un
cancelliere era al suo fianco ed osservava il proprio re.
L'anziano poggiò finalmente le carte che stava
analizzando, poi trasse un respiro, prese una penna dal
calamaio, la intinse nell'inchiostro e firmò alla base
dell'ultimo foglio che aveva appena finito di leggere.
Poi si voltò verso il cancelliere
-Tu sei il mio testimone, lascio il regno di Samirien a
Keifer di Samirien, e data la sua giovane età sarà sua
madre Ewine di Dills a comandare al posto suo fino alla
maggiore età di mio nipote.-
Il cancelliere prese in mano i fogli che il re
successivamente gli porse, ormai firmati.
-Re Eriol, se volete il mio parere avete fatto un grave
errore, il principe Eltas non prenderà con piacere
questa notizia-
L'anziano si appoggiò con la schiena allo schienale
della poltrona su cui era seduto, e poggiò gli
avambracci sui braccioli .
-Oh non dubito che non ne sarà felice, ma questo è ciò
che io ho deciso, alla mia morte erediterà poderi,
gioielli, danaro, insomma, tutti i miei averi, tranne
questo castello ed il regno di Samirien-
Detto questo il re fece cenno al cancelliere di
andarsene, si riprese i fogli e li mise nel primo
cassetto della sua scrivania, poi chiuse a chiave il
cassetto e si mise la chiave in tasca. Quando il
cancelliere se ne fu andato il re chiuse gli occhi e
appoggiò il capo sul poggiatesta della poltrona.Dalla
finestra dietro di se sentì le grida dei suoi nipoti,
sorrise, poi si alzò e si diresse nel giardino del
castello.
Zendaru si stava accanendo con la sua spada gioccatolo
contro una sfera luminosa che aleggiava di fronte a lui.
Suo fratello Kei, muovendo le mani abilmente, spostava la
sfera prima che il fratello riuscisse a colpirla, questo
faceva adirare non poco Zen.
Ad un tratto da una delle porte che si aprivano sul
giardino, comparve il re.
Kei si voltò verso la porta, distraendosi e facendo
scoppiare la sfera luminosa in un sonoro "pop".
Zen finalmente era riuscito a prenderla ma questa si era
dissolta prima di trapassarla con la spada. Zen schioccò
le dita contrariato, poi vide il nonno, lanciò via la
spada e cominciò a correre verso di lui
-Nonno!!!! -
L'anziano era accompagnato da due ancelle che erano l'una
al fianco destro l'altra al fianco sinistro del regnante.
-Re Eriol, stia attento a..-
-Oh, lasciatemi in pace almeno quando sono con i miei
nipoti, andate su, non ho bisogno di voi-
le due ancelle si guardarono
-Ma, signore lei ..-
-Io sto benissimo, sono nel cortile interno del castello
che faccio visita ai miei due nipotini, cosa potrebbe
succedermi?-
Le due ancelle rimasero un pò interdette, poi si
inchinarono leggermente
-come vuole lei signore-
e se ne andarono per la porta da cui erano arrivate
Zendaru si era aggrappato alla manica del nonno e lo
tirava verso terra
-Nonno nonno!!-
-Cosa c'è piccolo?-
Il re si chinò
Zen gli si attaccò al collo
-Braccio!! voglio venire in braccio!-
Kei tirò per terra il fratello
*SBONK!*
-Smettila! il nonno è anziano e tu pesi come un troll!-
Zen si massaggiò la testa, stava comparendo un
bernoccolo per la caduta e un lacrimone si formò
all'occhio destro
-uffa....ç__ç-
Kei prese a sua volta la manica del nonno e lo portò
verso una panchina di pietra poco lontana, situata sotto
ad un salice piangente.
Fece accomodare il nonno, poi saltò anche lui sulla
panchina. Anche Zen arrivò correndo e si lanciò sulla
panchina, però ricadde al suolo dall'altra parte..
*gocciolone*
Re Eriol prese da sotto le ascelle Zen e lo issò sulla
panchina
-Sei proprio maldestro mio caro!-
Disse ridendo
Zen si grattò la testa un pò imbarazzato.
-E' strano che tu venga a farci visita nonno-
Disse Kei
-Già, sei sempre impegnatissimo-
Disse Zen
-Oh, ma oggi ho finito tutti i miei compiti prima per
passare un pò di tempo con voi-
Disse l'anziano sorridendo ai due bambini
Zen si mise in piedi sulla panchina e cominciò a saltare
stringendo i pugni
-bello bello!!! Nonno! giochi con me con la spada?-
Kei alzò l'indice
-No Zen, il nonno deve stare tranquillo e poi i grandi
non giocano, lo sai-
Zen arcò alll'insù le sopracciglia
-ma dai!-
Kei fece ondeggiare la mano destra ed una piccola sfera
luminosa apparve vicino a Zen
Zen la guardò alzando un sopracciglio
-Non voglio giocare con la sfera, voglio giocare con il
nonno!-
La sfera cominciò a girargli intorno più e più volte
fino a quando Zen, a furia di seguirla ebbe gli occhi a
zampirone
Dopodichè si arrabbiò , riprese la spada da dove
l'aveva lanciata prima e si avventò su questa
Il re osservava come Keifer riuscisse a muoverla
abilmente senza alcuno sforzo
-Da quanto tempo sai fare questo?-
Kei non voltò il capo verso il nonno per non perdere la
concentrazione necessaria
-mbhè, il lighting l'ho imparato parecchio tempo fà,
ora sò fare di meglio ma a Zen piace questa-
-capisco, e cos'altro sai fare?-
Kei si voltò verso il nonno rilasciando il lighting,
Zen, che si era avventato sulla sfera luminosa, rimase
interdetto perdendola di vista.
-Sò fare anche questo ^^-
Ora sul volto del bambino si poteva vedere una
concentrazione massima
poi i suoi piedi cominciarono ad alzarsi dal suolo
Il re l'osservò bene, ma Zen l'osservò ancor meglio
Zen, dopo qualche secondo di stupore massimo, cominciò a
saltellare intorno al fratello che ormai aleggiava ad un
buon metro dal suolo.
-anche io! anche io!!!!! voglio volare anche io Kei!!!-
-Non sono capace di fare due magie insieme Zen-
Zen saltellò più arrabbiato che mai
-voglio volare anche io!!!!!!!!-
Poi si attaccò al piede del fratello, raggiungendolo con
un salto
-O___o! ARGH! Zen!!!!-
Kei perse la concentrazione e cadde al suolo
Il re si mise a ridere vendendo i due fratelli
raggomitolati insieme dopo la caduta.
-cosa!?!?!?-
Il principe Eltas, che ogni volta che tornava a palazzo
non si muoveva quasi mai dai suoi appartamenti, si alzò
in piedi di scatto dalla poltrona su cui era seduto
Al suo fianco sinistro, seduta per terra e chinata verso
la poltrono v'era una fanciulla vestita unicamente di una
veste di lino bianco, molto leggera, sul suo viso si
potevano ancora vedere i segni di lacrime da poco versate.
Pochi attimi prima nel suo appartamento aveva chiesto
udienza il cancelliere del palazzo per portargli delle
notizie sconvolgenti
-proprio così- disse il cancelliere chinandosi
leggermente in segno di rispetto
-Lo ha firmato poche ore fà, si trova nel primo cassetto
della sua scrivania e la chiave del cassetto è in mano
sua-
Il principe divenne pensieroso ma un leggero sorrisino
gli increspava il volto.
-A tutto v'è rimedio comunque.....chi sono i testimoni
del testamento?-
-Sono stato io stesso presente mentre lo firmava-
-Ma davvero?- Disse il principe sguainando la spada al
suo fianco
Il cancelliere sbarrò gli occhi e si alzò di colpo in
piedi
-Signore! io-
Non fece in tempo a finire la frase che il filo della
lama tagliò di netto la sua carotide
La donna urlò portandosi le mani davanti agli occhi
Il corpo del cancelliere cadde pochi centimetri davanti a
lei, con gli occhi aperti, e una larga chiazza di sangue
ancora caldo macchiò il pavimento.
Il principe sorrise, si chinò verso la donna e le passò
la fredda lama ancora intrisa di sangue sul petto
-Tu non hai visto nulla mia cara-
le disse sottovoce, poi pulì la lama della spada sulla
veste di lei e la rimise nel fodero, dirigendosi verso la
porta
-Questa notte ti voglio nella mia stanza-
Disse prima di varcare la soglia della porta dei suoi
appartamenti, i soldati della sua scorta privata lo
seguirono in silenzio.
-Dov'è?!?-
Chiese a spada sguainata ad un servo .
Il servo fece cadere il vassoio che aveva in mano e
tazzine e theiera si rovesciarono per terra seminando
l'infuso di the.
Il servo indietreggiò
-c....chi cercate Principe?-
-Mio padre!! il re!-
-e' in giardino, principe Eltas- Ed indicò una porta
alla fine del corridoio che portava al giardino.
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