Detusche Match

Capitolo 7
Fuoco Incrociato

- Kraft?! - disse Genzo allibito.
- Kraft... - sogghignò Aubert.
- Kraft! - sospirò (già) esasperato Alexander.
- Ehi Aiken, ti ostini ancora a giocare a calcio, fallito? -
- Ecco, ora cominciano a litigare come al solito... - sussurrò rassegnato Alex a Genzo. Poi, rendendosi conto che aveva parlato con l'odiato giapponese, gli volse le spalle.
- Wattafuck Kraft, ti ricordo che l'ultima volta tu e la tua tua squadra di pidocchi avete perso. Vuoi che ti ricordi il punteggio? -
- La volta prima avete perso voi. -
- Sì, ma non 4 a 0. -
- Infatti era 5 a 0. -
- Ma chee?! -
- Avete perso 5 a 0, me lo ricordo benissimo. -
- Ma dove, Kraft, su che canale?? -
- Vuoi che ti porti i tabellini? -
- Ma quando!! -
- La scorsa estate, Aiken. -
- Aah, ma era un'amichevole! -
- Embè? Sempre avete perso! -
- Ma non conta! -
- E perchè no? -
- Noi mica ci impegnamo nelle amichevoli! -
- Nemmeno noi. -
- Ah, Kraft, cheppalle! State sotto punto e basta! -
- Sta di fatto che avete perso 5 a 0. -
- Kraft, ma lo capisci il tedesco? In che lingua te lo devo dire? Siete I-N-F-E-R-I-O-R-I!! -
- Vogliamo vedere? -
- Certo, vediamo come perdi bene. -
- Ne parliamo a fine partita, Aiken. -
- Se sarai ancora in grado di farlo, Kraft. -
- Ragazzi stop, break, time! - disse Alex mettendosi fra i due litiganti - Ora giochiamo SENZA LITIGARE. Se volete chiarire qualcosa, lo dovete fare fuori dal campo. -
- Agli ordini, capo. - gli sorrise Aubert, con il solito repentino cambio d'umore. Ludwing invece non rispose, alzò le spalle e si diresse verso la sua posizione.
- Ah, che esaurimento questi due! - sbuffò Guido.
- Due poli uguali si respingono, eccone la prova! - sentenziò Ander.
- CHE COSAA?!? - gli ringhiò contro Ludwing - IO ASSOMIGLIEREI A QUEL CRETINO?!? - Ander guardò altrove con aria innocente:
- Noo, ma dai, dicevo così per dire... - fece l'occhiolino ai suoi compagni di squadra e ai suoi avversari, che repressero a stento un sorriso. Ludwing si girò e andò verso il campo, non troppo convinto dall'affermazione del difensore della Stuttgart.
Aubert si allacciò per bene i guanti, mentre il suo vice lo osservava pensieroso.
- Non ti preoccupare, presto ci sarà spazio anche per te. - lo rassicurò. Genzo sorrise con un'ombra di amarezza..
- Sei strano. Dovresti temere il mio inserimento, invece mi incoraggi. - il portiere titolare alzò le spalle, mentre combatteva con l'adesivo del guanto.
- Questo per te è un momento transitivo, di passaggio, bruciarti così non andrebbe bene. - Genzo non era sicuro di aver capito bene.
- Cioè? - chiese dubbioso.
- Cioè - rispose senza guardarlo - devi fare esperienza. Perchè tu - calcò bene quest'ultima parola - non avrai vita facile in questo paese. Devi inserirti nella nostra mentalità di gioco... se non ti facciamo giocare ora non potrai farlo mai più qui, da titolare. -
- E non hai paura che ti rubi il posto? - chiese, sempre più perplesso dalle affermazioni del tedesco.
- Finalmente! - Aubert fece un sospiro liberatorio, dopo essere finalmente riuscito a mettersi il guanto
- Avanti andiamo gente, rompiamogli il culo a questi! - caricò i compagni, mentre su di lui piovevano fulmini provenienti dagli occhi azzurri di Ludwing.
"Grazie per la risposta." pensò Gen, rimasto a bordocampo ormai rassegnato a non capire Aiken.
Fischio d'inizio. Kraft avrebbe dovuto essere più dietro, pensò Genzo un attimo prima che il libero numero 26 si avventasse sulla palla e cominciasse una corsa scatenata verso l'area della Stuttgart.
- Aubeert! - gridò Alex esasperato al portiere, che non si era accorto della corsa sfrenata di Ludwing e stava scrivendo la sua firma sul palo. All'urlo del capitano buttò all'aria il pennarello indelebile e cominciò a urlare ordini alla difesa.
- Bernard! Spezzagli le cosce, almeno ce lo leviamo di tornò per un po'! -
- Idiota, ci penso io! - urlò quello.
Ormai Ludwing era al limite dell'area, e proseguiva la sua azione personale sulla fascia destra.
"Se lo conosco bene non crosserà, tirerà direttamente. Lui si crede superiore, crede di poter infinocchiare la difesa e arrivare dalla destra al limite dell'area piccola e tirare in alto a sinistra."
- Ander coprimi l'uscita! - Aubert senza preoccuparsi troppo della porta sguarnita si avventò su Ludwing, in scivolata nel tentativo di sradicargli la palla dai piedi, cercando di evitare di estirpargli anche le caviglie. Mentre si lanciava a terra ebbe giusto il tempo di vedere la bocca di Kraft inarcarsi in un sorrisetto compiaciuto, e infatti il libero lo anticipò di una frazione di secondo e riuscì a crossare. Il tentativo di bloccare gli avversari e di coprire la porta non servirono a niente, così come la velocissima ripresa di Aubert. Uno della Mies staccò più alto di tutti.
1 a 0 per la Mies. 1 a 0 per Kraft.
E il suo sorriso di beffa era la sintesi dell'azione.
E l'aria di sfida dipinta sul volto di Aubert Aiken dimostrava che la sfida era tutt'altro che finita.
"Uno a zero per te, Kraft, ma non finirà così." Pensò il portiere mentre col dorso della mano si levava della terra dalla guancia.
- Ragazzi, abbiamo tutto il tempo di vincere. - li rassicurò Alex.
- Anche 7 a 1. Vinceremo la sfida. - disse Aubert fissando Ludwing.
- Ma è fissato! - disse Genzo, rivolgendosi a un giocatore che transitava di fronte la sua postazione.
- Già... Tra lui e Kraft non so chi sia più pazzo. -
Bè, su questo Gen non aveva dubbi.

Genzo osservava con attenzione i movimenti dei tedeschi, in particolare queli della difesa e dei portieri, specialmente di Aubert. Anche se aveva appena subito un gol che non avrebbe dovuto subire. E anche se era troppo "eccentrico" come alcuni grandi portieri famosi. Stimava molto quel ragazzo, nonostante tutto. Lo osservò guidare la difesa con decisione, uscire con coraggio e dare sicurezza al suo reparto. Ecco come avrebbe dovuto essere lui. Cioè, lui lo era già, ma il calcio tedesco era completamente diverso da quello giapponese, doveva riuscire a entrarci, a farlo suo, quel modo di giocare. I suoi pensieri furoni interrotti da un veloce movimento davanti a sè: era un suo compagno, Emanuel, che correva. Dribblò un avversario e appoggiò per Guido, che di prima passo ad Alex. Leggermente decentrato, il capitano tentò di superare i difensori avversari con il gioco di gambe, e ogni tanto tentava anche qualche finezza, che tra l'altro gli riusciva molto bene. Ne rimaneva uno! Il difensore più tosto. Doppio passo, girata.
"Niente, non si passa. E' ancora alle mie spalle." ansimò, si guardò intorno. "Ok, l'hai voluto tu." Il capitano fece una cosa favolosa: colpo di tacco, e la palla passò tra le gambe del difensore che lo bloccava alle sue spalle. La palla passò: "Sì!"
- Vai! - urlò Genzo senza pensarci, mentre Alexander metteva la palla dalla parte opposta del portiere.
Gol.
1 a 1.
Alex passò davanti alla panchina, salutando i suoi compagni. Il suo sguardo incrociò quello di Genzo.
- Grande capitano. - lui non rispose e tornò in campo.
"Almeno non mi ha detto 'zitto, giapponese'" cercò di consolarsi Gen. Mentre Alex tornava al suo posto vide lo sguardo approvante di Aubert, che annuì.
"Piccoli passi, così va bene." sembrava dire.
"Bert cazzo non ho bisogno della tua approvazione! Sei mio amico ma io faccio come mi pare! Ogni volta che vedo Wakabayashi mi ricorda Han... è irritabile, perchè lui non è Han! Han non tornerà mai più!!"
Alex aveva i nervi a fior di pelle. Forse era colpa dei continui battibecchi tra Aubert e Kraft... decise che era colpa di Wakabayashi. Lo rendeva veramente nervoso: gli ricordava Han, quindi gli ricordava Herika, e il pensiero di sua sorella riusciva a fargli perdere la tranquillità. Si guardò intorno. No, lei no c'era. E quando mai veniva a vedere la squadra? Quando mai veniva a vederlo? Non veniva più da quando... sì, da quando Han se n'era andato. Già, in realtà Wakabayashi non c'entrava nulla, il problema era Herika. Continuava a dargli la colpa, continuava a rinfacciargli quel maledetto tiro. Cominciav a credee che fossedavvero tutta colpa sua. Era incredibile come era precipitata tutta la situazione, si era tutto sfasciato, e tutto per u semplice, piccolo tiro.
Eppure sarebbe voluto ritornare fratello di Herika. Suo amico. Scosse la testa e ricominciò a giocare.
"Il calcio... è l'unica cosa buona che mi è rimasta. Per me, per loro" il suo sguardo abbracciò i suoi compagni "Vinceremo."

- Non ce la faccio piùùùù! - Emanuel crollò a terra, esausto.
- Marò che stanchezza! - Guido barcollava per il campo, appoggiandosi a Genzo.
- Ehi Aiken, credi che la partita sia finita qui, scusa? -
- Bè, l'arbitro ha fischiato, ergo... -
- Un pareggio non accontenta nessuno! -
- Quattro a quattro, Kraft, che altro vuoi? -
- Una sfida con un vincitore! -
- MADO' STUTATELI! Spegnetevi! Azzeratevi, zittitevi! - urlò esasperato Guido.
- Già ragazzi, siamo stanchi morti, per favore... - li supplicò Ander.
- Ma è QUELLO che cerca guai! - Aubert indicò Ludwing.
- Ragazzi, ve lo chiedo per favore e molto gentilmente: o la smettete di rompermi le scatole o io vi rompo tutte le ossa che la parte più grande che vi rimarrà sarà il lobo dell'orecchio destro (siamo in parcondicio: anche la sinistra NdC)! - li minacciò Alex.
- Capitano! La mia vicinanza è servita a qualcosa! I miei insegnamenti stanno dando i loro frutti! - rise Aubert, tutto contento come un bambino.
- Bravo capirano, molto macho. Credo sia la vicinanza di Aubert. - sentenziò serio Guido, annuendo. Alex li guardò sconvolto:
- Ragazzi, se volevate offendermi ci siete riusciti benissimo! -
In tutto questo Ludwing Kraft aspettava che qualcuno lo degnasse di uno sguardo...

( Ehm... cosa vi aspettate dopo 2 ore col prof. Buonvino che ha spiegato le equazioni di 2° grado e durante il corso di lettura con la Castellano?!? Ho un attacco schizo-depressivo!
P.S. Ho pure fame!)

- Ragazzi, tra un po' comincia il campionato regionale. Sapete mica se la Norimberg ha superato le provinciali? - chiese Aubert addentando la pizza.
- Norimberg? E chi è? - chiese Genzo a bocca piena.
- Sphut! Coff coff!! - tossì Alex, affogandosi con la coca cola. - Quei grandi stronzi! Devono morire tutti sotto un tram! Loro e quell'arbitro di merda! - esplose, sbandierando il bicchiere.
- Genzo, devi sapere che l'anno scorso abbiamo affrontato la Norimberg in semifinale regionale. Eravamo pari, ma noi saremmo stati eliminati per la differenza delle reti subite nelle partite precedenti. E quell'arbitro di merda non ci diede un rigore nettissimo. Anzi, dopo un paio di minuti ne diede uno a loro! Oltre al danno anche la beffa. - gli spiegò Aubert.
- Quel fottutissimo arbitro! Io non ci posso ancora pensare, ci sono andato troppo in freva! - continuò Alex mentre ordinava il terzo sandwich al preoccupatissimo (per il bicchiere) cameriere del pub.

- Aubert. -
- Sì, Genzo? -
- Posso fare un po' di strada con te? -
- Certo. - silenzio. La via era buia e vi regnava un silenzio ovattato.
- Ecco, devo dirti una cosa. -
- Che c'è? -
- Io sono convinto della tua buona fede, e tutto sommato Alex non mi sta ostacolando... ma io vorrei giocare. Mi sto dimenticando tutto, Aubert, sto perdendo completamente l'allenamento. Non mi ricordo neanche come si fa un drop (un tipo di rinvio del portiere... quando la palla rimbalza a terra e poi viene colpita dal piede del portiere NdC)... -
Il tedesco lo guardò per un po', in silenzio, poi disse:
- Non credo proprio. Senti io sono arrivato, ci vediamo domani. - e si infilò in un portone buio.
- Cos..?! - il Super Great Goal Keeper rimase interdetto davanti la casa di Aubert Aiken.


"Che cavolo voleva dire Aubert? Perchè non la smette un po' di parlare per anagrammi? Io mi sto scocciando. Devo imparare il gioco tedesco. E va bene. Devo dimostrare quanto valgo, la Stuttgart ha scommesso molto col mio acquisto. E va bene. Devo fare panchina. E no, non va per niente bene. Mi sono veramente rotto di stare in panchina tutto il giorno, tutti i santi giorni. Aubert può dire quello che vuole, lui e i suoi edificanti discorsetti del cazzo. Io seguo solo una cosa: il mio istinto. E il mio istinto si chiama calcio. Stare in porta, parare, guidare la difesa e guardare negli occhi gli attaccanti. E' troppo tempo che non vedo più lo sguardo infuocato degli avversari. Sono arrivato al punto che mi manca quello di Hyuga... quel tipo sempre incazzoso... chissà come se la passa ora, alla Toho. Se mi vedesse come sono ora, panchinaro fisso, riderebbe di me. Non m'è mai importato molto di quello che pensano gli altri, ma stavolta non mi va di fare la figura dello scemo. Quando mi scontrerò con lui e con Tsubasa voglio vincere io, ma come faccio se non sono nemeno il titolare?"


Maggio, campionato regionale del Baden-Wurttemberg
<< Pochi problemi per la Stuttgart, che va a vincere contro il Baden-Baden con il pieno risultato di 4 a 0 e si qualifica per gli ottavi di finale. La Norimberg invece vince contro L'Amberg per 2 a 0. L'heifelber vince per 3 a 2 contro... >>
La voce dello speaker risuonava per i campetti, permettendo a tutte le squadre di sapere qual'era il risultato degli altri partecipanti al torneo.
- Visto? - Aubert fece il segno della vittoria a Genzo.
- Aubert smettila di atteggiarti, non hai fatto un cazzo tutta la partita. Ti ho visto, sai, che la tua maggiore occupazione è stata incidere il tuo nome sul palo. - lo sgridò Alex - E se gli avversari facevano un contropiede velocissimo? -
- Chi? Quelli?!? - chiese stupito il portiere biondo.
- EHI TU! - una voce sconosciuta a Genzo risuonò per i campetti in terra battuta. Aubert si voltò:
- Tu?? -

- Stefan Roetke! - Alex era esterrefatto. Un ragazzo con i capelli castano chiaro che cadevano sulla fronte con un ciuffo ribelle e gli occhi azzurri li stava fissando.
- Cavoli Stefan! Che ci fai qui? - Aubert aveva uno strano sorriso dipinto in viso.
- Stefan era un nostro compagno di squadra. - sussurrò Guido a Genzo.
- Bè, mi sono tasferito con i miei a Heidelberg... ora gioco nella squadra di quella città... Lo sapete che domani dobbiamo giocare contro di voi? - chiese noncurante.
- Che cosa?!? -

- Chi è 'sto Stefan? - chiese scontroso Genzo. Si sentiva troppo escluso dalla situazione.
- Un nostro ex compagno di squadra. Era un bravissimo attaccante, lui e il capitano facevano coppia fissa, poi si è dovuto tasferire altrove. E ora ci dobbiamo giocare contro. - gli spiegò Emanuel.
- Quello scemo. - sibilò Aubert.
- Aubert, ma c'è qualcuno che SOPPORTI? - chiese a metà tra il divertito e il sorpreso Gen.
- Oh, non è che non lo sopporto... è che ci siamo lasciati male... diciamo. - Genzo rinunciò ad approfondire.
- Incredibile. - ridacchiò.


La sera prima della partita contro L'Heidelberg: la camera di Genzo, Aubert, Alexander e Guido.
- Accidenti, questi stupidi letti occidentali. -
- Yawn, ne hai ancora per molto Genzo? - Aubert era l'unico sveglio.
- ODIO questi letti. Voglio un futon. -
- Un che? Senti, perchè non te ne stai un po' calmo e mi lasci ...yawn... dormire? - si rigirò seccato nel letto.
- Umhpf. - due minuti di silenzio. - Hai pensato a quello che ti ho detto l'altro giorno? -
- Buonanotte. -
- E ascoltami! -
- Shsch! Vuoi svegliare tutti quanti? -
- Sei impossibile, non ti riesco a capire. -
Ancora qualche minuto di silenzio.
- Ti ammiro. - sussurrò Aubert.
- Come? - Genzo non era sicuro di aver capito bene. Il tedesco incrociò le braccia dietro la schiena e fissò il soffitto.
- Sei lontano da casa, in un ambiente diverso, ostile.... per fare panchina. Ti ammiro, io impazzirei lontano dal campo. Sai.... Oh, lasciamo stare. - si girò di scatto, come infastidito.
- Che cosa? - chiese Genzo incuriosito - Oh, se non ti va lasciamo... -
- Vuoi saperlo? In te vedo Han. Tu SEI lui. Siete... cioè, lui era completamente diverso. Era... il fidanzato ideale, lo studente ideale, il capitano ideale eccetera eccetera... non per mancarti di rispetto, ma... -
- Io non sono "ideale", per quello che vuol dire. Continua. -
- Però... il primo giorno che ti ho visto in porta... tu hai il suo stesso sguardo. Tu lo sguardo di uno per cui perdere significa morire. A te i discorsi dei perdenti non interessano, tu vuoi vincere. Vincere
è l'unica cosa che rispetti, ma ami le sfide più di ogni altra cosa. Si vede quando litighi con Alex. E anche se cerchi di far credere che è tutto per orgoglio, io lo so che per te è un istinto, una cosa genetica. Tu non vuoi essere secondo a nessuno, ed è una cosa... bè, alquanto ambiziosa. Certo, ognuno di noi vorrebbe essere il migliore, ma... ci basta molto meno per realizzare i nostri sogni. Invece per te è qualcosa di più: una ragione di vita. Io volevo essere come sei tu, com'era Han. -
- Oddio Bert, non dirmi che vuoi prendermi come modello! - nella voce di Genzo c'era un'ombra di esitazione.
- Oh no! - rise, poi tornò serio - Insieme ad Han se n'è andata via quella parte di me... non riesco ad avere le vostre grandi ambizioni, e ormai non m'interessa più. Io voglio essere solo ciò che sono, non un remake di Han. Per quello ci sei tu. -
Genzo rimase un po' intedetto dopo quell'affermazione.
- Io non sono il remake di nessuno. Io sono Genzo Wakabayashi, il Super Great Goal Keeper. Aubert, siamo usciti un po' fuori tema, ti stavo chiedendo se io giocherò... Aubert? - nella stanza buia si sentiva il respiro regolare dei suoi compagni, compreso quello del portiere titolare. Scosse la testa.
- Incredibile. - sussurrò.
"E' così me l'ha fatta un'altra volta: ha sempe una scusa per non rispondermi. Stiamo sempre a fare questi discorsi filosofici, ma io ho bisogno di fatti. Al diavolo quelli che dicono che bisogna soffrire e sudare per conquistarsi un traguardo. Mi sento completamente diverso da com'ero in Giappone, comincio a pensare che questa di venire in Germania sia stata una pessima idea. Ahah, vigliacco Genzo, vigliacco. Vorresti veramente essere rimasto lì, in un paese dove gli unici avversari che hai sono Hyuga e Tsubasa? Qui sono tutti alla mia altezza, e non c'è solo Wakashimazu (Ed Warner NdC) a farmi concorrenza. Qui quasi tutti i portieri sono potenziali concorrenti! E' troppo strana questa sensazione, è la stessa che provai i primi giorni a Kiel, solo che qui sta durando un po' troppo. Domani chiederò al capitano di farmi giocare... se se, Alex me lo permetterà, come no... Mha, tentare non costa nulla..."
- Odiosi letti occidentali! - sussurrò prima di addormentarsi.
Alex si asciugò una lacrima che gli era scesa involontariamente, ascoltando quei discorsi di Aubert su Han. Era sempre stato troppo occupato a dargli addosso per accorgersi di quanto Genzo assomigliasse a suo fratello.


Stuttgart VS Heidelberg
- Allora ragazzi, l'Heidelberg ha preso 2 goal nell'incontro precedente, perciò a noi basta anche un pareggio. Anche se lo sapete che io preferisco una vittoria. -
- Certo mister! - urlarono tutti i ragazzi in coro.
- Benissimo, è questo lo spirito che voglio. Dunque, partiremo così. In porta Aubert... -
Basta, Genzo aveva sentito abbastanza. Si sedette in panchina, levandosi il berretto.
- Mister, crede che qualche volta giocherò? - chiese, piuttosto arrogantemente. Il signor Muir lo guardò, scuotendo la testa per l'atteggiamento poco rispettoso della riserva.
- Non sei ancora pronto. - fu la sua unica risposta.
- Non è vero, mister! Sono prontissimo, mi metta alla prova! Non la deluderò! -
- Qui il mister sono io e secondo me non sei pronto. Ti farò giocare quando lo riterrò opportuno. -
- Si sbaglia, mister. - sibilò Genzo, con il suo vizio di voler avere sempre l'ultima parola.
Sbuffando, Genzo tornò a guardare la partita. Certo che quel Roetke si muoveva veramente bene, saltando gli avversari come birilli. Era un mix perfetto tra velocità e prestanza fisica, anche se la sua tecnica non era eccezionale come quella di Alex. Gli ricordava un po' Kirk... Kirk. Chissà come se la passava. Chissà, forse l'avrebbe rincontrato nel campionato nazionale, anche se gli sembrava improbabile.... I suoi pensieri vennero interrotti da una travolgente azione di Stefan Roetke, che aveva tagliato la difesa a metà grazie alla sua incredibile velocità, e si trovava solo di fronte ad Aubert, che ovviamente gli andò incontro. Al limite dell'area piccola il portiere si buttò sui piedi dell'attaccante, cercando di levargli la palla senza commettere fallo.
- Khyaa! - le mani di Aubert toccarono il pallone, che scivolò a lato. Il peggio sembrava evitato, ma i tacchetti degli scarpini di Stefan si impigliarono nella maglia di Aubert, e gli graffiarono tutti i polsi. L'attaccante dell'Heidelerg franò addosso al portiere della Stuttgart, atterrando con le ginocchia sopra le sue mani.
- Ahia!! - Aubert si era fatto male alle mani - Cazzo Stef ti vuoi levare dalle mie mani?! -

- Preparati Wakabayashi, entri tu. -
- Subito, mister. -
"Non ci posso credere, finalmente! Questo è il mio debutto! -
- Arbitro, sostituzione! - urlò mister Muir. L'arbitro fischiò, mentre il medico della squadra aiutava Aubert a rimettersi in piedi, dopo avergli spruzzato un po' di spray sulle mani.
- Numero 12 per numero 1! - Genzo corse fino alla porta, rimettendo a posto coi piedi il cumulo di terra che Stefan e Aubert avevano spostato nel loro contrasto.

- Ehi Ander, cerca di fermarlo! - urlò Genzo.
- Come faccio? Tu non sai quanto corre! - Ander cercava in tutti i modi di ostacolare Stefan, ma quello tagliò di nuovo la difesa a metà e, invece di tirare direttamente entrò in area.
"Vuoi farmi fare una brutta figura, eh Roetke? Vuoi farmi demoralizzare? Mi vedi come un giapponese che con il calcio non ha niente a che fare, ma..." la sua bocca si atteggiò in un sorriso di sfida "...Tu non sai chi sono io. Vediamo di stupirli un po'." pensò, aspettando che Roetke tirasse.
- Non esce? Lo sapevo che era un buono a nulla! - il mister era congestionato.
- Aspetti mister, sono sicuro che ha qualcosa in mente! - lo difese Aubert. "Anche se non ho idea di cosa!"
- Uno a zero per me! - urlò Stefan caricando il tiro, ormai sicuro del gol che stava per mettere a segno. Colpì la palla con il piede, ma...
- Wakabayashi ha afferrato il pallone prima che Stefan lo tirasse, bloccandolo direttamente sui suoi piedi! - (vi ricorda qualcosa? ^^NdC) al mister stava per venire un infarto.
- E'... è un mago! - riuscì a dire Aubert, visibilmente esterrefatto.
- Cazzofiga...(dovete scusarmi, ma questa è una dotta citazione ^^;; NdC)... - Alex era a dir poco impressionato, non riusciva a credere a quello che aveva appena visto.
- Ragazzi, ora dovete attaccare! - urlò Genzo, rinviando il pallone con le mani.

- E questo è il secondo gol! - esultò Alex.
- Grande capitano! Credo che ormai... - Fi fi fii! - Infatti, la partita è finita! -
"Bene, abbiamo vinto per 2 a 0... alla fine questa squadra non era un granchè." Genzo si levò i guanti.
- Benissimo ragazzi. Sono molto soddisfatto di voi. E tu, Wakabayashi - disse il mister - forse ti avevo sottovalutato. -
- Allora mi farà giocare più spesso, mister? - chiese Gen speranzoso.



- Non ci siamo proprio, Arnold. Frattura a quattro dita della mano destra e contusione a quelle della sinistra. Peggio di così non poteva andare. - il signor Muir scosse la testa, osservando prima l'ortopedico e poi Aubert.
- Salterà il campionato regionale e anche quello nazionale, Arnold. -



CONTINUA...