Detusche
Match
Capitolo
8
Un sorriso
* "Cazzofiga"
is © Bob *
- Che significa
'ne avrà per più di un paio di mesi'?? -
- Quello che ho detto, Alexander. -
- Ma... mister! Se ci andremo, salterà le nazionali! -
- Bè, credo che abbiamo trovato un valido sostituto. -
Era una tiepida serata, e Genzo stava facendo una
passeggiata per i giardini del campus dove si svolgevano
le regionali.
"Chissà come andranno le cose in squadra, dopo
quello che ho fatto stamattina." Passi, un rumore
alle sue spalle. Gen si voltò.
- Alex. - disse solo.
- Ciao Genzo. - cominciarono a camminare.
- Come sta Aubert? -
- Lui bene, ma... salterà le regionali e le nazionali. -
- Ah. E.... -
- Sì, giocherai tu. -
- Capitano, cosa pensi di me? - chiese a bruciapelo.
- Mha... Forse ho sbagliato a giudicarti, ma sai... tu mi
ricordi non solo Han ma anche Herika... e il pensiero di
mia sorella mi fa perdere le staffe, mi fa incavolare...
-
- Posso capirlo, capitano... -
- Sai, ieri sera ero sveglio, e ho ascoltato quello che
ti ha detto... impegnato com'ero a odiarti non ho mai
fatto caso a quanto somigliassi a mio fratello... la tua
voglia di vincere, l'ho visto stamattina, i tuoi occhi...
sono come i suoi. Erano un esempio per tutti noi, e io...
io mi sono sentito vuoto quando lui è morto. Era come se
se ne fosse andata una parte di me, e non m'interessava
più vincere, o perdere... E' stato il calcio a salvarmi,
ma per un periodo mi sono sentito così vuoto... Non
sapevo reagire, e giocando a calcio era peggio, mi
venivano in mente i suoi occhi e lui che grida: 'Tira!' e
io che tiro e... e... -
Genzo capì cosa stava per dire, ma non sapeva cosa fare.
- Capitano... -
- Herika urlava contro di me, diceva che era stata colpa
mia e non mi voleva più come fratello... e io per
vendetta ricominciai a giocare a calcio, anche perchè è
l'unica cosa che mi ha sempre salvato... l'unica che so
fare. E dovunque vedevo una porta, un portiere, io
cercavo di abbatterlo, non so perchè ma è l'unico modo
con cui sfogo tutta la mia rabbia, perchè so che lui
vorrebbe che io mi impegnassi. Quando gioco, io mi sento
leggero, come se non avessi peso e tutto ciò che penso e
superare l'avversario, fare goal. Mi sento come se fosse
la mia unica ragione di vita, lo scopo per cui sono
ancora in piedi quando dovrei essere caduto. Ma poi penso
che per me non c'è nient'altro oltre questo, ho come la
testa riempita d'ovatta quando gioco perchè... io non
valgo nient'altro. Come persona non valgo niente, non
sono niente, non ho nessuno a cui dedicare tutto ciò che
faccio.... se non al mio dolore. E' solo un modo per far
stare zitta per un po' la mia testa, ma poi ricomincia...
-
Gen aveva ascoltato in silenzio tutto lo sfogo di
Alexander, e avrebbe voluto fare qualcosa per lui...
dargli un buon consiglio, ma lui non era proprio il tipo,
non avrebbe proprio saputo da dove cominciare. Però...
Dio, quanto capiva quello che provava Alex!
- Capitano, ti capisco più di quanto pensi. Anch'io
gioco a calcio per non pensare, ma non a una cosa in
particolare, io non voglio pensare a niente perchè mi
sento vuoto, quando rifletto su me stesso capisco che in
fondo non sono nessuno e non ho nessun valore importante
in cui credere ed è questo, questo mi porta a voler
vincere, a voler essere il numero uno. Perchè credo che
se ci riuscirò poi potrò anche cambiare, oppure cambierà
qualcosa attorno a me... non lo so, in realtà è un
istinto più che altro... ma io riesco a volere solo
questo. Mi accanisco sulle sfide perchè se vinco posso
ottenere consensi e aumentare la mia autostima, perchè
voglio essere migliore di qualcun'altro e voglio
dimostrarlo a tutti, voglio che tutti pensino che io sono
il migliore. Oppure lo voglio dimostrare a me... C'è
stata una persona che mi ha fatto un po' riflettere
sull'assurdità di ciò che faccio... involontariamente,
mi ha fatto capire che la vita oltre il campo può essere
ancora più gratificante... ma poi, tutto passa, o dura
troppo poco perchè basti. Forse io ti sembro uno che
pensa molto, ma questi ragionamenti mi ronzano in testa
solo da quando sono qui. In realtà io le cose le faccio
e basta, certe volte non ne capisco il perchè, e
commetto degli 'errori', delle cose mi allontanano dagli
altri ma che sembrano studiate apposta per la parte del
'grande uomo duro'. Ma ci sono tante cose che ti fanno
sentire solo... le aspettative degli altri. - Genzo
contrasse la bocca in una smorfia di disappunto - Vedi
capitano, tu ti sei confidato con me e l'ho fatto anch'io...
stasera è serata di sfoghi. - gli sorrise. Sorrise anche
lui.
- Ho notato. - si stiracchiò - Bè, io me ne andrei a
nanna. Ho un sonno... - Genzo annuì, e i due si girarono
e si avviarono verso il dormitorio.
- Ah... Genzo? -
- Sì, capitano? - si voltò.
- Ero venuto per... per questo. - gli tese la mano, un
po' impacciato. - Amici? -
- Certo capitano, amici. - sorrise Genzo stringendogli la
mano.
(Ma succede sempre questo in 'sta fanfic? Che
monotonia, autrice!! NdC)
- Ehi Bert. -
sussurrò Genzo, una volta nella camera.
- Mmh. - mugugnò una voce dal buio.
- Lo so che sei sveglio. -
- No, sto dormendo. -
- Spiritoso. Ho fatto pace con il capitano. -
- Lo so lo so... -
- Come stai tu? -
- Fa un po' male, ma non dà tanto fastidio... -
- Lo sai che non intendevo questo. -
- Ok ok. Teoricamente dovrei sentirmi a pezzi per questo
infortunio, ma forse è meglio cercare i lati positivi in
tutta questa storia. -
- Lati positivi?? - Genzo scosse la testa, il ricordo
dell' infortunio alla caviglia che lo aveva costretto a
saltare le nazionali era ancora ben vivo nei suoi ricordi:
era stato un periodo terribile.
- Sì. Forse posso approfittarne per riflettere... su un
po' di cose. Tutto ciò non può che migliorare la mia
voglia di giocare e le mie ambizioni, non credi? -
- Devo preoccuparmi? - scherzò Genzo.
Stuttgart - Manneheim F.C. : 3 - 0
- Genzo, hai semplicemente volato in questa partita! Sei
veramente un fenomeno, altro che giapponese incapace! -
Alex era entusiasta, come tutti gli altri componenti
della squadra - Se non fosse stato per te avremmo subìto
sicuramente 2-3 goal! -
- Già... - disse il mister, con il suo blocco degli
appunti arrotolato in mano - Ander, hai qualcosa da dire
in tua difesa? -
- Mister, se era un gioco di parole le è riuscito
veramente male! - commentò il difensore, che quel giorno
non era stato molto in condizione.
- Ahahah! - risate generali.
"Forse qualcosa sta cambiando." pensò Genzo,
con uno stato d'animo stranamente allegro. "E domani
c'è la finale con la Norimberg."
Pomeriggio assolato. Genzo era andato a correre insieme
ad Alex.
- Domani dovremo impegnarci, Gen. Dobbiamo vendicarci
della sconfitta dell'anno scorso contro quegli
imbroglioni. -
- Non ti preoccupare, io sono in perfette condizioni. -
- Ho notato, sei stato grande stamattina. .....Sai...
Herika è in una tenuta qui vicino, ora. - Alex sembrò
pensieroso.
- Herika? Come mai? -
- Il suo padrino è uno ricco... lei ora pratica
equitazione ed è anche molto brava. Ha delle gare. Uffa,
quanto vorrei che non ce l'avesse più con me. -
- Equitazione... -
- Qualche problema, Gen? - il portiere scosse la testa.
I due continuarono a correre in silenzio, ognuno chiuso
nei suoi pensieri. Mentre i pensieri di Alex erano
sicuramente tutti per la sorella, Genzo aveva ben altre
cose per la testa....
"Merda merda merda. Ora doveva anche saltare fuori
questa storia? E pensare che mi sembrava che stesse
andando tutto per il meglio, per una volta da quando sono
in questa città... Perchè ogni volta che sento nominare
quel MALEDETTISSIMO sport mi vengono alla mente quei
ricordi.. quegli stupidissimi ricordi..."
Flashback (anzi,
come dice la mia prof: Flashbacon NdC)
pochi mesi prima, Giappone, villa Wakabayashi
- Ehi Genzo, stammi ad ascoltare. -
- Sei venuto per dirmi solo questo, vero? - Genzo fece
per alzarsi dal divano.
- Devi portare rispetto a tuo padre, giovanotto! -
- Sì sì... però tu sei venuto per questo, ammettilo! -
- Non urlare con me! Ricordati che sei sempre un
Wakabayashi, l'unico erede della nostra famiglia! -
- Sai che fortuna... -
- Vorrei vedere cosa faresti senza i MIEI soldi. -
- Come no... vivrei sotto un ponte. -
- Che atteggiamento strafottente.... Io mi sono stufato
di vederti 'giocare' con quel pallone. Pensavo che fosse
un hobby passeggero, ma ormai cominci a preoccuparmi. Il
calcio non è uno sport per gente come noi, come te... Ti
ho comprato quel bellissimo e costosissimo stallone
italiano, e ti ho anche iscritto alla scuola di
equitazione... smettila col calcio e comincia uno sport
serio! - Genzo si era alzato dal divano, furente.
- Il calcio non è un hobby... è la mia vita! -
- Cosa credi, figlio ingrato? Che ti lascerò inseguire
le tue fissazioni infantili ancora per molto? Tu
frequenterai l'università e ti darai da fare per
diventare come me! Guardami... Dovrai fare come me, che
ho lavorato sodo per riportare la nostra famiglia al suo
antico splendore... e ti impegnerai anche
nell'equitazione! -
- Mikami! Ti stavo cercando... vogliamo allenarci? -
- Genzo, io non posso più allenarti. -
- Come?? -
- Tuo padre me lo ha impedito. Ha detto che il calcio è
deleterio per la tua carriera. -
- La mia... CARRIERA? - Genzo era incredulo - Ma la mia
carriera E' il calcio! -
- Figliolo... -
- Mikami, non dirmi che anche tu sei come mio padre! Di
te mi fido! -
- Genzo, se tuo padre mi caccia dalla sua casa io non
posso farci niente... -
- Allora verrò io da te! Ti prego, Mikami, io ho ancora
troppe cose da imparare da te! -
Pausa. Un lunghissimo silenzio.
- Genzo... che ne dici della Germania? -
"Tutti
vogliono che sia come mio padre. Ma io non voglio, io non
voglio essere come lui. Non ci riuscirei mai. Io non
posso essere come lui. Tutte le pressioni che avevo
addosso in Giappone... sì, venire qui in Germania è
stata una buona idea. Almeno così spero che mio padre
capisca che io non posso fare quello che dice lui e che
per me il calcio è la cosa più importante. Lui non può
obbligarmi ad abbandonare i miei sogni, la mia strada."
Flashback
veloci di Alex
- Papà, credi che verrai a vedere la mia partita? -
- Mmh, non lo so. E' importante? -
- Bè, mi farebbe piacere. -
- Non posso proprio, ma sono sicuro che te la caverai. Tu
sei bravo come tuo fratello... la classe non è acqua,
non per niente sei anche tu mio figlio eh eh. -
- Lieschen, credi che debba mettermi i parastinchi? -
- Naa, ti impacciano solo nei movimenti. Non ne hai
bisogno, Han non li usava. -
- Già, ma lui faceva il portiere. -
- E tu non sei come lui? -
- Tu sei... Alexander Audrich, vero? -
- Sì, sono io. Campo o palla? -
- Campo. Sei il fratello di Han Audrich... il portiere...?
-
- Sì. -
- Vediamo se sei bravo quanto lo era lui. - fischio
d'inizio.
- Così sei tu il figlio della mia nuova moglie... -
- Esatto, signor Von Bérénsky. Le ho portato questo
messaggio dal mister. -
- Grazie. Sai ragazzo, un paio d'anni fa vidi giocare tuo
fratello. Allora non ero ancora il presidente della tua
squadra... ma tuo fratello mi sembrò molto bravo. -
- Giocava in nazionale, signore. -
- Già, e proprio lui fu a convincermi a diventare
presidente della Stuttgart... e tu come te la cavi,
giovanotto? Sei bravo come lui? -
- Sei una mezza sega, Audrich! E pensare che sei fratello
di Han... lui sì che era veramente bravo! -
- Lui era un portiere e io un'attaccante, come puoi fare
un confronto tra noi? -
- Posso posso.... vi ho visti giocare entrambi... anzi,
con tuo fratello ci giocavo a scuola. Ed era
completamente diverso da te... aveva classe. E poi non
giocava sempre da portiere, certe volte si improvvisava
attaccante ed era molto più bravo di te che lo sei di
professione. -
- Io ho 4 anni meno di lui. -
- Non cercare scuse se non sei come lui... nessuno ti
obbliga ad essere bravo come lo era lui. -
"Non è
vero, io sono oppresso dall'ombra di Han. Tutti
vorrebbero e pretendono che io sia bravo quanto lui,
tutti appena sentono il nome Audrich pensano al famoso
portiere e non al suo povero e sfigato fratellino
attaccante. Tutti, anche se molti involontariamente,
credono che io debba essere come Han solo perchè sono
suo fratello... e il fatto che lui non ci sia più non
aiuta di certo le cose... a questo punto ci si aspetta
che io prenda il suo posto e buonanotte al cacchio. Non
ho mai sopportato di essere considerato sempre e solo 'il
fratello di Audrich' quando c'era, figuriamoci ora che
non c'è, che devo tenere alto il suo nome e raggiungere
il suo livello per essere degno del nome che porto....
Non ho mai detto a nessuno queste cose, tanto so che
nessuno capirebbe. E poi non voglio la compassione degli
altri."
Il giorno dopo
la finale regionale del Baden-Wurttemberg: Stuttgart Vs
Norimberg (I colori deklla Stuttgart Mannshaft sono il
giallo e il verde)
- Ok Ander, tu prenditi il capitano Nesbitt. E' un buon
attaccante, stacci molto attento. Bernard, tu invece
controlla Waksmann. E' un centrocampista e nemmeno molto
avanzato, ma ha una buona tecnica e non mi fido: non si
sa mai. -
- Sì mister. - risposero concentrati i due difensori.
Alex era un po' in disparte dal gruppo e stava facendo
training autogeno caminando avanti e indietro sulla linea
di bordocampo, mentre Genzo stava saltellando davanti la
porta che avrebbe difeso per altri 90 minuti.
- Oh mi raccomando. - Aubert lo guardava con le braccia
incrociate mentre lui era appeso alla traversa - Vedi di
non farmi fare una figura di merda con Nesbitt. - Genzo
staccò le mani dalla traversa e e atterrò sul campo.
- Eh. Scommetto che l'anno scorso ti ha fatto un gol che
non hai ancora digerito. -
- Esatto. Quel pivello mi ha segnato un rigore moscissimo
facendomi fare la figura del cretino... per di più quel
rigore c'era com'è vero che il Giappone vincerà i
mondiali di quest'estate - (la storia è ambientata
nell'82... i Mondiali di quell'anno non vi dicono niente?
Esatto... Spagna 82, vinse l'Italia. La finale fu Italia-Germania
Ovest: 3 - 1... NdC)
- Mmmh... allora
il rigore c'era. - disse Genzo a metà fra l'offeso e
l'indulgente.
- Sì sì certo, come una giraffa esquimese. Comunque
senti, credo che devi preoccuparti solo di Nesbitt e
Waksmann. Gli altri sono tutti brocchi. -
- Bè, non li sottovaluterei comunque. Una volta nel mio
paese c'era una squadra di brocchi assurdi, ma bastarono
un paio di elementi buoni per farla diventare uno
squadrone... -
- O-oh, Wakabayashi oggi è in vena elargire le sue perle
di saggezza a noi poveri mortali. E ci dica, maestro,
quale sarà la tattica che adotterà la sua persona per
l'incontro odierno? -
- Ah ah, molto spiritoso. -
- Lo so, Genzo-san. Bè, fai del tuo meglio, magnatell' a
Nesbitt. -
- Contaci. - Aubert ridacchiò. - Che hai da ridere? -
chiese incuriosito.
- No, niente. E' che Han mi rispondeva nella stessa
identica maniera quando gli dicevo così. -
- Ancora con questa storia?? Quando riuscirò a farti
capire che io NON SONO Han?? - Aubert alzò le spalle
- Credo mai, Gen. Ora devo andare, tra un po' incomincia
la partita. - Aubert trotterellò in panchina, mentre
lanciava delle frecciatine agli avversari.
Fischio d'inizio.
"La Norimberg gioca con una sola punta... quel
Nesbitt. Evidentemente punta molto sulla sua dfesa. Noi
invece possiamo contare sul trindente che formano
Emanuel, Alex e Guido... fors così lasciamo un po'
scoperta la difesa, ma... io che ci sto a fare?"
Genzo considerava mentalmente lo schieramento delle due
squadre, sudiando le debolezze e i punti di forza degli
avversari. "La nostra difesa è un po' debole, devo
stare attento e... oh cazzo!" Nesbitt era a pochi
metri dall'area di rigore! Genzo cominciò a urlare
ordini ai suoi difensori, che bloccarono efficacemente
l'attaccante avversario, facendo poi un retropassaggio
per lui, che rinviò lungo. La palla però fu stoppata di
petto da un centrocampista della Norimberg, che la passò
a un suo compagno, che la ripassò al centrocampista.
"Vogliono fare melina, gli stronzi. Si chiudono in
difesa e aspettano una nostra distrazione per fare un
lancio lungo a Nesbitt..." Genzo non fece in tempo a
terminare i suoi pensieri che Alex schizzò come una
freccia in direzione della palla e con un'ottima
cordinazione (lo avrebbe definito senza eufemismi 'culo')
intercettò la palla e cominciò ad avanzare verso il
portiere avversario. Dopo aver scartato un paio di
avversari passò a Guido, sulla destra, che continuò
l'azione tallonato solo dal proprio marcatore. Arrivato
quasi sulla bandierina del corner alzò la testa come se
volesse crossare, ma ingannò il marcatore e avanzò
verso il centro, crossando solo qualche metro dopo per
Alex oppure per Emanuel, saltati contemporaneamente per
colpire la palla di testa. Emanuel era più alto e ben
piantato di Alex, e riuscì a colpire la palla. Il
portiere sembrava battuto...
- Merda! - Alex imprecò: il pallone finì sul palo
sinistro, e un difensore della Norimberg lo spazzò via
frettolosamente.
- Merda merda merda! - imprecò Emanuel, scostandosi
dalla fronte i lunghi ricci biondi.
- Manu non ti preoccupare, ora ci rifacciamo. - lo
incoraggiò Alex tornando verso il centrocampo.
30° del primo tempo. Waksmann fece un bel taglio
centrale per Nesbitt, che tirò al volo. Il tiro, forse
scaturito più dal caso che non da uno schema, era
insidiosissimo. Genzo si buttò a terra nel tentativo di
trattenerlo, ma la palla aveva un effetto stranissimo e
schizzò alla sua sinistra, diretta proprio nella rete!
- Cazzofi*a!! - Alex era già rassegnato al peggio.
- Aha! - Genzo si appoggiò con la mani a terra e deviò
la palla con la gamba sinistra.
- Sìì!! - Alex e gli altri non ci potevano credere,
Nesbitt era disperato. Genzo rinviò con le mani.
- E ORA VOLETE ATTACCARE?!? - urlò lui. La palla
rinviata finì tra i piedi di un giocatore della
Stuttgart.
- Alex??? -
- Che ci fai qui in difesa, capitano?? - gli urlò
incredulo Ander.
- LA MIGLIOR DIFESA E' L'ATTACCO! - gli urlò lui in
risposta, sistemandosi la palla al piede e cominciando a
correre verso il centrocampo.
- E voi che ci fate qui? Andategli a dare una mano!! -
urlò Genzo ai difensori.
- Eeh?? Ma... - obiettò qualcuno.
- Non vi preoccupate!! Qui basto io!! -
- Cercate di fermarlo!! - urlò Waksmann, andando
incontro ad Alex, che però lo evitò con una finta.
"Uff... devo segnare... non ce la faccio più a
correre... ma dov'è Guido??" Alex ormai non
riusciva più a tenere il ritmo della corsa, doveva
passare subito a Guido oppure a Emanuel.
- Alex! - Guido si era sovrapposto a lui sulla fascia
destra, e stoppò seccamente il passaggio del capitano.
Guido alzò la testa per cercare Emanuel, ma vide che era
troppo lontano.
"Anf... non ce la faccio... ma devo..."
- Guido!! Passa a me, ce la posso fare!! - Alex cercò di
attirare l'attenzione di Guido Lederberg.
- Ma... capitano..! -
- Passa, ti ho detto! - suonava come un ordine.
- O-ok... - Guido verticalizzò per il suo capitano, che,
spalle alla porta, agganciò il pallone nella zona della
trequarti. Si girò, determinato a investire chiunque si
fosse trovato sulla sua strada.
- Dove credi di andare?! - un difensore della Norimberg
gli entrò in scivolata, ma Alex lo saltò con facilità.
- In porta! - gli rispose il numero nove gialloverde.
Era solo a una decina di metri dal portiere. Il numero
nove e il portiere, ecco cos'è in fondo il calcio.
"Non posso sbagliare, non posso. Devo segnare questo
gol a tutti i costi." Alex era stanco morto, non
controllava bene i movimenti che faceva meccanicamente.
- Tira Alex! -
sentì che gli urlava uno dei suoi, forse Aubert dalla
panchina.
Tira Alex! Io sarò qui a parartelo!
Alex chiuse gli occhi.
"Han..."
Li riaprì, e aveva uno strano fuoco che gli ardeva
dentro.
- Beccati questo!! - caricò il tiro, diretto nel sette
alla sinistra dell'inerme portiere.
- Gooooal!!!! - Aubert saltò in piedi.
- Grande capitano!!! - Guido core ad abbracciare
l'ansimante capitano.
- Sì! - Genzo era stato teso come la corda di un arco
per tutta la durata dell'azione. Ora si aggiustò il
cappellino e prese la borraccia per bere.
Sommerso dagli abbracci dei compagni, Alex alzò gli
occhi al cielo.
"Non mi avresti mai parato un tiro del genere."
Finale
di partita
Stuttgart - Norimerg: 2 - 1
CONTINUA...
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