DETUSCHE MATCH
Capitolo 4
Incontro fatale

 

Ormai era stato tutto chiarito. Quello che Genzo aveva visto, anzi, che aveva creduto di vedere, era stato un abbraccio tra amici, molto intenso poichè Terry aveva appena confessato a Kirk che se ne sarebbe andata presto. Solo quello. Solo un grosso equivoco. Ora, dopo un mese, era tornato tutto come prima tra i ragazzi. Tra Terry e Genzo, però, non era successo più niente da quel giorno.
Un pomeriggio di metà dicembre...
- Ragazzi, ho una notizia da darvi. - disse mister Malthus, radunando tutti i ragazzi a bordocampo prima dell'allenamento quotidiano - La prossima settimana vi ho organizzato un'amichevole con una squadra illustre. La Stuttgart. -
- La Stuttgart? Bene bene... - disse Derek
- Ragazzi, la Stuttgart non è una squadra qualsiasi... dovremo allenarci molto! -
- Certo capitano! - risposero in coro i ragazzi
- Bene, al lavoro! - disse correndo verso il campo
- Che entusiasmo! - rise Terry, che ormai partecipava quasi ogni giorno agli allenamenti dela squadra. Guardò Genzo, che non era corso al campo insieme agli altri. - La Stuttgart, Gen. - disse piano.
La Stuttgart. La squadra in cui Genzo sarebbe probabilmente andato, dopo il Natale.
"Tra una settimana conoscerò i miei forse nuovi compagni di squarda... Va tutto così in fretta... tra un po' già mi trasferirò.... di nuovo... Farò bene?" Genzo non vide lo sguardo preoccupato di Terry.
"Sono passati solo due anni... non credo che la situazione sia migliorata..."
- Che coincidenza, eh? - disse Genzo
- Eh? Ah, sì, che coincidenza! - "Ma che coincidenza e coincidenza, li ho chiamati io, quelli della Stuttgart..."
"Se tu sapessi, Gen..."


Un giorno vicino al Natale.
Il pullman bianco con le strisce gialle e verdi si fermò davanti all'hotel. Il ragazzo dagli occhi azzurro pallido scese dal pullman, mentre il vento gli scompigliava i capelli biondi. Era dal giorno in cui Terry gli aveva telefonato per proporgli di organizzare un'amichevole con la Kiel che non si sentiva tranquillo. Terry gli ricordava dolorosamente quello che era successo due anni prima... Si sentì una mano sulla spalla: il ragazzo coi capelli biondi nascosti da un berretto e gli occhi castani gli sorrise:
- Non ti preoccupare, Alex. - lui sospirò
- Lo spero, Aubert. -


- Allora ragazzi, - cominciò Kirk - Ci dobbiamo preoccupare di tre ragazzi, nella Stuttgart. Il difensore Ander Cristen, un armadio a muro. Il portiere Aubert Aiken, un matto completo ma fortissimo. E il capitano, l'attaccante Alexander Audrich. Questi ultimi due sono i più pericolosi. - Kirk, il mister e i ragazzi della Kiel erano riuniti nella palestra per studiare qualche schema per contrastare la Stuttgart.
- Genzo, tu giocherai dal 1° minuto. - disse il mister.
La prima partita. Proprio contro la Stuttgart.
Terry era rimasta al campo, dove palleggiava oppure correva. L'esercizio fisico la aiutava a pensare. Alexander... qui, ora. Possibile che Genzo sarebbe andato proprio alla Stuttgart? Aveva dovuto per forza chiamare Alexander. Per Genzo. Questa sarebbe stata... una specie di prova, ecco. Quello che era successo l'estate di due anni prima... mentre lei era in vacanza proprio lì a Stoccarda. Aveva conosciuto allora Alexander e i ragazzi della Stuttgart... e in quei giorni... Troppe coincidenze. Troppe. Aveva dovuto per forza farlo venire a Kiel.
"Mi dispiace, Alex. Non avrei voluto metterti davanti a LUI così... ma lo faccio per te, e per Genzo."
Continuò a correre e a palleggiare per tutta la giornata, fino a tarda sera.


Finalmente il giorno dela partita.
I ragazzi della Kiel erano molto eccitati e determinati: erano mesi che non giocavano con una squadra così importante. Invece i ragazzi della Stuttgart erano abbastanza seccati che l'incontro non sarebbe stato arbitrato da un arbitro federale, ed erano sicurissimi di vincere. Kirk e Derek si erano trattenuti all'entrata del campo con Alexander Audrich e Aubert Aiken, rispettivamente capitano e portiere avversari, per discutere sulla modalità della partita. Terry li fissava dagli spalti, sperando che tutto andasse per il meglio. In quel momento Genzo uscì dallo spogliatoio, infilandosi i guanti.
"Ti prego ti prego, fà che Alex..." Le preghiere di Terry furono interotte: Alexander alzò lo sguardo e vide Genzo, che lo salutò con la mano. In quell'attimo sul volto di Alexander si dipinsero shock e paura, ma soprattutto una freddezza glaciale. Fulminò Genzo con i suoi occhi di ghiaccio, poi furioso cercò con lo sguardo Terry. Quando la vide non disse niente, si limitò a lanciarle un'occhiata da brividi, che disse tutto.
"Non so se ho fatto bene a farlo venire qui, ma prima o poi si sarebbero incontrati."
"Terry! Perchè?!"
Genzo osservò il capitano della squadra avversaria, che lo squadrava con freddi occhi vuoti. Che cavolo aveva? Gli sembrava che avesse assunto quell'atteggiamento vedendolo. Ma no, lui non aveva mai visto prima quel tipo... Un po' perplesso se ne andò verso la porta, ma durante l'incontro ebbe spesso quella sensazione, e cioè che l'attaccante della Stuttgart ce l'avesse proprio con lui.


Ventesimo del secondo tempo: Audrich, dopo un'azione spettacolare in cui aveva superato vari difensori, e si trovò faccia a faccia con Genzo. Genzo vi lesse una freddezza e un'intolleranza verso di lui che lo gelarono, sebbene credesse di vedere anche tanta tristezza. Genzo era profondamente turbato da quel ragazzo, che molto probabilmente tra non molto sarebbe diventato il suo capitano.
Goal. 1 a 0. Terry si alzò e andò via, non potendo sopportare oltre la vista di Alexander ridotto in quello stato per colpa sua.
"Sono un'idiota. Pensavo che avrebbe fatto bene a entrambi incontrarsi prima, ma... che stupida sono stata!" disse correndo via. Alexander vide Terry correre via dal campo, così come Genzo. Dopo pochi minuti Kirk si trovò nell'area avversaria, ma Aubert lo bloccò prima che potesse tirare, perchè sapeva bene che non avrebbe potuto pararlo facilmente. Pochi minuti dopo Alexander segnò il secondo gol. La Kiel non riuscì più ad entrare nell'area avversaria, gli attaccanti erano efficacemente contrastati e ostacolati soprattuto da Ander: un vero armadio. Poi il numero 9 della Stuttgart segnò un altro gol ad un impotente Genzo.
La partità finì. I ragazzi si stringevano le mani, si complimentavano fra loro.
A parte due di loro.
Alexander si avvicinò a Genzo, e con la massima scostanza gli chiese:
- Ehi, tu - alla faccia della gentilezza - dove posso trovare Terry? -
- Uh... io... -
- E' urgente. -
- Ok. Prova a Hiroshima Park. E' qui vicino. - Alexander si voltò e se ne andò, senza nemmeno dire grazie.
"Ma che sta succedendo?" pensò Gen.
Alex si avviò, carico di rabbia. Anche se era profondamente shockato, era riuscito a conservare la calma con quel portiere ("Ed è anche un portiere!" pensò con rabbia.) Pure troppa. Ma non poteva permettere che quel tipo... Aveva paura, non voleva ricordare. Tutta colpa di quel ragazzo. E di Terry.
Raggiunse il parco chiedendo informazioni ai passanti. Varcò il cancello a passo spedito, dirigendosi verso il terrazzamento col tempietto e la pagoda. Nonostante il nome, il parco era molto romantico (non so se nel 1981 c'era già... NdC). Terry guardava il panorama con le braccia conserte appoggiate sul muretto. Il vento le scompigliava i capelli (Ma quanto vento che c'è a Kiel..? NdC). Non vide Alexander, lo sentì arrivare, anche perchè sapeva che la sarebbe venuta a cercare. Sospirò.
- Mi spiace, Alex. - si voltò verso il ragazzo biondo, e sapeva che le sarebbe arrivato uno schiaffo.
- Ho dovuto, Alex. - disse tenendosi la guancia arrossata
- Come hai potuto? E' stato terribile. -
- Tra qualche tempo capirai tutto. - per ora poteva dirgi solo questo.
- Pensavo fossi diversa. Non è stato umano quello che hai fatto. - disse, e se ne andò, molto amareggiato.
"Ho dovuto, Alex, ho dovuto!!"


"Non ha potuto comprendere le mie ragioni. Come potebbe? Ma non posso dirglielo, complicherebbe solo la situazione prima del tempo. Aah, che casino!!"
Terry però si sentiva terribilmente in colpa. Lei aveva avuto l'intenzione di aiutare Alex a conoscere Genzo, in modo che fosse più facile il suo inserimento a Stoccarda... Ma Alexander non l'aveva presa bene. Si era comportato esattamente come temeva. Il comportamento freddo e apatico del ragazzo contrastava così tanto con il ricordo di quello di due anni prima: allegro e solare... Ma in fondo Terry non gli era stata vicina nei momenti difficili, dopo che...
"Mi sento in colpa..."
"Alex, scusami, credevo di poter aiutare entrambi..."
"Perchè io voglio bene a tutti e due, anche se amo Genzo. Eppure non mi ricordo particolarmente... No, è stato qualcos'altro ad attrarmi in Gen. Fatto sta che è tutta colpa mia."
In realtà Terry non avrebbe cambiato molto la situazione, il suo tentativo non avrebbe conciliato nè complicato i futuri rapporti tra Alexander e Genzo.
Ma lei quella sera andò a letto con quella terribile convinzione, cioè quella di essersi intromessa in qualcosa che non le avrebbe dovuto interessare.
E di averlo rovinato per sempre.


"Ma che avrà contro di me quell'Alexander? Ma che gli ho fatto? Nemmeno mi conosceva, appena mi ha visto mi ha guardato in quel modo... Sarà mica razzista? No, non è questo, eppure... sento che quel suo comportamento ha qualcosa a che fare col fatto che sono giapponese. Ma che dico, che c'entra..! E quello... quello sarà il mio futuro capitano? Se continua così, sai che bello spirito di squadra..!! Mah... io comunque non rinuncerò al mio sogno, accidenti, la Stuttgart è fortissima! Però... Alexander sembrava conoscere Terry, e oggi lei era strana... Questa gente ha troppi misteri! Non sono ancora riuscito a scoprire che cosa mi nasconde Ter, e ora salta fuori questo Audrich, che guarda caso è il capitano dellia mia futura squadra... ci vorrebbe Sherlock Holmes, qui. La città dei misteri. Bha..."


Il pullman percorreva la strada per tornare a Stoccarda, e Alexander guardava la campagna fuori il finestrino.
"Perchè, Terry, perchè hai fatto una cosa così crudele? Eppure non credevo fossi così, potevo dire di conoscerti bene, anche solo dopo quelle poche settimane estive." Era scattato qualcosa tra loro, una inspiegabile sintonia, che in Terry aveva fatto breccia nel cuore ancora gelato dalla morte della mamma. Aveva sorriso molto in quel periodo, cosa che non faceva da un anno, anche grazie ad Alexander. Ma poi... poi... Terry non aveva retto a QUELLO. Era dovuta scappare via, senza quasi salutare il suo salvatore, lasciandolo nel momento più buio. Perchè era solo una bambina. Un giorno ricambierò il tuo aiuto, Alex, ma ora non posso. Ti devo molto. Addio. Gli aveva detto solo prima di tornare a casa. In seguito avrebbe ripensato a quella estate come una grande lezione di vita, che le ricordava spesso quanto la vita fosse al tempo stesso così bella e sorridente come Alex e così fragile come la morte di una persona cara. Col tempo Terry aveva imparato a non piangere più per sua madre (anche se in realtà qualche volta lo faceva), e in parte questo lo doveva ad Alex. Ma poi... Genzo era piombato nela sua vita, ricordandole, tra le altre cose, molte cose che avrebbe voluto disperatamente dimenticare e che nel contempo costituivano uno scoglio, un faro, a cui lei si aggrappava, altrettanto disperatamente, quando i ricordi di una voce gentile, un abbraccio dolce e di una mano ferma la assalivano, e purtroppo questi erano frequenti, alimentati da troppa legna buttata ad ardere da chi, maledizione, di lei non aveva il minimo rispetto.
Tutto questo Alex lo sapeva, diamine, lo aveva sempre saputo, da QUEL maledetto giorno. Ma perchè, PERCHE', accidenti, non riusciva a trovare una spiegazione plausibile al perchè lei aveva voluto che incontrasse quel ragazzo! Perchè era ovvio che era per questo che lo aveva invitato a Kiel, certo, conosceva bene molti lati del carattere di quella ragazza, che lui aveva incontrato quando era sola, triste, vulnerabile e scoperta a qualsiasi emozione. Quello era una delle mille sfaccettature del carattere della Terry-calciatrice. Quando aveva a che fare con il calcio Terry diventava un'altra persona. La ragazza buona, dolce e gentile diventava ferma e convinta, determinata, ribelle e arrogante. Senza perdere la sua bontà e la sua allegria e correttezza. Era anche una fredda calcolatrice, soprattutto per quanto riguardava le questioni psicologiche. Per questo Alex pensava che non c'entrasse per niente l'amichevole, no, lei lo aveva chiamato lì per qualche altro motivo. Che a questo punto doveva per forza avere attinenza con il giapponese. Non poteva essere un caso, e se lo fosse stato ora lui non si sarebbe trovato in quel pullman e su quella strada, ora.
"Non m'importa il motivo," si disse "non m'importa nemmeno lontanamente. Io non avrei fatto una cosa del genere a lei per niente al mondo." Assorto com'era nei suoi pensieri non vide i due volti che lo fissavano preoccupati dal riflesso del finestrino.
- Lo capisco. Secondo te com'è possibile che Terry gli abbia fatto questo? Anzi, com'è possibile che CI abbia fatto questo? - sussurrò il vigoroso Ander al suo vicino, spaparanzato sul sedile, con lo sguardo altrove, fisso su un invisibile punto sullo schienale del sedile avanti a lui.
- Non sono il tipo che dà giudizi affrettati. - "Idiota, ma se litighi anche con uno sconosciuto, appena
dice qualcosa che non ti va." obiettò mentalmente Ander - Ma se lo ha fatto avrà avuto un motivo. E intendo un BUON motivo. E i buoni motivi di Terry sono sempre questioni serie. - disse Aubert, con una voce quasi noncurante e volutamente alta, perfettamente udibile da Alexander nonostante questo fosse ancora assorto nei suoi ricordi. Si girò, guardando il portiere con uno sguardo quasi vuoto.
- Conosco questo sguardo, Alex. E io te lo farò passare dagli occhi, stanne certo. - Aubert era un ragazzo schietto e sfacciatamente sincero, cosa che gli procurava guai a non finire e la fama, giustissima, di attaccabrighe. Sorrise provocatoriamente, prendendo così apertamente le difese di Terry.



23 dicembre 1981
Terry era fnalmente riuscita ad addormentarsi, e quando si svegliò nevicava. Lo intuì dal silenzio esterno, che avvertì poichè era sola in casa: i suoi zii infatti erano partiti per le vacanze. Pensava ancora al suo passato, ad Alex e a Genzo... Già di solito il Natale ispirava questi pensieri, poi ci si metteva anche quello che era successo pochi giorni prima. Da tre anni il Natale era un periodo che la deprimeva un po'. Decise di uscire, voleva trovare un telefono pubblico e telefonare a suo padre, in Italia. Le seccava approfittare troppo dei suoi zii, anche se suo padre mandava loro dei soldi per mantenerla e per gli studi, cosa in cui lei non eccelleva in Italia figuriamoci in Germania. Racimolò tutti i gettoni e le monete che trovò in casa, li mise in una borsa e si avviò alla porta. Girandosi, vide l'albero di Natale nel soggiorno: era spento. Gli si avvicinò e con il piede accese l'interruttore. Si accesero decine di luci colorate, che scaldarono il cuore dela ragazza. Gli alberi di Natale avevano questo fascino particolare, le ispiravano calore, intimità, una famiglia... Terry rimase per molto tempo a fissarlo affascinata, poi si voltò e uscì, mentre fuori era ancora buio.
Kiel era una città sul mare, non nevicava spesso come nelle altre città tedesche, nonostante questa fosse molto al nord. Infatti era forse la quinta, sesta volta che lei vedeva la neve da quando era lì. Camminava per la strada alla ricerca di una cabina telefonica, dato che aveva in programma una telefonata molto, molto lunga e non voleva congelare. Si infilò in una cabina dalla quale vedeva il faro sulla piattaforma a mare e sentiva il continuo rumore dei rompighiaccio.
- Pronto, papà? Sì, sono io. Come va? -
- Anche a me. Anch'io. Sì, mi manchi molto. Senti... -
- Quando torno posso portare un ospite? Indovinato, sì... un cane. Lupo. -
- No, non ti preoccupare. Stanotte ha nevicato, sai? Neve alta un centimetro o due, credo. Come? Lì piove? -
- Non è che con questo tempo... ah, sì, ho capito. Quindi verrai tra una settimana? -
- No, va bene. Eh? Come? Il tipo della lettera? Ehm, tutto ok... ok. -
- Allora, tra una settimana? Passeremo il capodanno insieme? - trapelava molta speranza dalla sua voce
- Che bello! Ok, ti do il numero dell'hotel dove stanno gli zii. Sì, sono a sciare. Ah... - disse delusa
- ... Devi andare a lavoro? Sì, ok... a stasera? Non puoi? Ah, in bocca al lupo, allora. Sì, a domani. Sì... - e riattaccò. "Uffa." sbuffò. Uscì dalla cabina sbattendo la porta. Si diresse verso il solito Hiroshima Park. Arrivata al cancello, però, trovò una brutta sorpresa. Era chiuso, e appeso al lucchetto c'era un cartello: <<Chiuso per neve. Ci scusiamo con la cittadinanza, renderemo possibile al più presto possibile l'accesso al parco.>>
- Capitano tutte a me! - si lamentò ad alta voce
- Già. - intervenne una voce alle sua spalle - Capitano tutte a noi. - Terry si girò stupefatta - A quanto pare noi due ci incontriamo sempre qui, eh? - Genzo la guardò sorridendo.


- E così te ne vai subito dopo Capodanno? Ce ne andiamo quasi insieme, allora. Io subito prima. - stavano passeggiando al molo, circondati dal frastuono dei rompighiaccio e dal lampeggiare del faro, che illuminava quella tetra mattina.
- E' strano, sono appena arrivato qui e già devo partire. E' un po' un controsenso, no? -
- E' un controsenso, certo. Sapessi in Italia quante volte ho cambiato città, per il lavoro di mio padre... e quando ero piccola anche per quello di mia madre. I miei facevano i salti mortali per mettersi d'accordo su dove andare. - Genzo era molto curioso, avrebbe voluto sapere il mestiere dei genitori di Terry, ma non chiese niente per il suo carattere discreto e perchè non voleva toccare l'argomento della mamma.
- Cambiando argomento, che fai domani sera? - chiese lei. La domanda prese un po' alla sprovvista Genzo.
- Oh.. Ecco io non sono cristiano, non ho l'abitudine di festeggiare il Natale, anche se i miei hanno sempre cercato di farmelo fare. - "Perchè le dico queste cose? Non c'è bisogno che le racconti tutto di me."
- Senti... Kirk, Derek e Alexis saranno coi loro familiari... I miei zii sono in vacanza... E io non voglio passare la vigilia da sola. Vuoi venire a cena da me? - lui divenne tutto rosso, un colore perfettamente di moda nel periodo natalizio.
- Ehm, io... - Terry lo guardava speranzosa - Sì, con vero piacere. Ok. -
- Grazie. Bè, allora io vado al comune a fare un paio di servizi. Ci vediamo domani sera, ok? Vieni pure verso le otto. -
- Va bene... A domani! -


Genzo guardò Terry allontanarsi.
"Non avei duvuto accettare, non posso permettermi di affezionarmi a lei ancora di più... Però è vero, anche se non sono cristiano non mi piace passare da solo la vigilia di Natale... di solito venivano a trovarmi i miei genitori... Ma quest'anno c'è Terry."
Camminando passò davanti un negozio di articoli sportivi. Controllò i soldi che aveva nel portafoglio ed entrò, mentre ricominciava a nevicare.



24 pomeriggio.
Terry cominciò a prepararsi molto presto, scegliendo con cura i vestiti.
"Mi dispiace molto che non lo vedrò più. Mi ci sono affezionata, nonostante tutto. Non avrei dovuto, ma... ormai mi sono abituata all'idea, è sempre così... quando mi affeziono a qualcuno poi lo devo sempre abbandonare, è il mio destino..."
Gironzolava per la casa senza meta, aspettando che Genzo arrivasse.
"Forse non l'avrei dovuto invitare, ma passare la vigilia da sola sarebbe stato proprio triste..."
Driiin. Il campanello suonò. Terry si diede una sistemata ai capelli nello specchio, fece un grosso respiro ed aprì.
- Buon Natale, Gen. -
- Buon Natale, Ter. - Genzo aveva una grossa busta colorata - E' molto scortese presentarsi senza un regalo. Per te. - disse tirando fuori dalla busta un grosso pacco rosso con un fiocco dorato. Terry aveva gli occhi scintillanti
- Ma dai! Non dovevi! -
- Allora me lo riporto a casa... - scherzò lui
- No no no, poi sembra brutto... molla il pacco! -
- Tieni, piccola. Con tanti auguri. - Terry si buttò sul pacco, strappando la carta come una bambina impaziente. Da sotto la carta rossa e i disegni dorati emerse la scritta di una famosa casa produttrice di articoli sportivi.
- Cavoli Gen! - disse, inruendo quello che c'era nella scatola.
- Visto che l'altra volta hai usato una divisa tutta scassata recuperata dai magazzini dela Kiel... -
- Una divisa! Maglia numero 10, pantaloncini, calzettoni... bianca e blu, stupenda! - instintivamente lo abbracciò
- Grazie, penserò a te ogni volta che la indosserò. - "In realtà ho molte divise, tra cui anche un paio da portiere, ma questa è SPECIALE." Genzo però si staccò da quell'abbraccio, allontanando Terry, tenendola per le braccia:
- Senti, non credo sia... il caso, ecco. Mi renderebbe la partenza molto triste, lasciarti. Non che ora non lo sia, ma... Mi capisci? - chiese preoccupato
- Certo. - disse abbassando lo sguardo
"Certo che capisco, ma vorrei così tanto almeno stare un po' abbracciata a te..."
If you believe in love tonight
No need to worry there's no doubt
If you believe, if you belive
Don't worry
- Gen, lo capisco benissimo... -
- Bene, allora... -
- ...Ma non è detto che lo accetti. - lo guardò neglio occhi.
- Io.... - "Non desidero altro che stare con te" - ...Non, non posso... non possiamo... - balbettò.
- Genzo, - sospirò lei - io sono abituata a cambiare spesso città... tutti quelli a cui mi affeziono poi li devo sempre lasciare... e io sono molto, MOLTO affezionata a te. - Genzo le si avvicinò
- Anch'io... è affezionato è dir poco. - le si avvicinò ancora... e poi... le sue labbra, così belle, così... vicine.... Le mise una mano tra i capelli "Al diavolo, come posso rinunciare a te...?".....
Driin driin. Il telefono squillò. I due si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere.
- Che scocciatore! - Driin driin. Terry si alzò e andò rispondere:
- Ciao papà, volevo sentirti al più presto ma non ora! No, dai, scherzo... Sto... Come?? Ah. Sì, certo ce sono contenta... sì, molto. Lo sai come sono fatta, no? Ho già sistemato tutto, quindi... ok, buon Natale. A dopodomani. - riagganciò, sospirando. Tornò in soggiorno.
- Qualche problema? - chiese Genzo vedendo la sua faccia. Lei si sedette sconsolata sul divano.
- Parto dopodomani. -
- Oh. Terry, io... -
- Non dire niente, ti prego. - Genzo le si avvicinò e la strinse a sè, ma stavolta fu Tery a scostarsi.
- Gen... un giorno... è troppo poco per stare insieme ma abbastanza per soffrire. -
- Va bene. - pese il giubotto e le diede un bacio sulla guancia - Allora è meglio che me ne vada. -
Terry si alzò e l'abbracciò
- Addio, Gen. -
- Addio. - disse chiudendosi la porta alle spalle, uscendo dalla vita di Terry, per sempre....
"Addio Gen, addio... " continuò a fissare la porta per molto, me le lascrime le scendevano senzache lei potesse fermarle.
"Addio, Terry... L'attimo in cui ti ho visto per la prima volta è stato il più bello della mia vita, ho sognato per un po', ma poi... Se non mi fossi tormentato tanto, forse avremmo potuto stare insieme per un mese... ma ho avuto una paura pazzesca... Solo ora rimpiango di non aver mai fatto niente, in tutto questo tempo... Stupido stupido stupido, non me lo perdonerò tanto facilmente."
"Ma ormai quello che è fatto è fatto."
Accellerò il passo, e si ritrovò a correre per le strade deserte, mentre le lacrime e la neve gli bagnavano il viso.

CONTINUA...