DETUSCHE MATCH

Capitolo 2
Lettera a mio padre

 

 

28 ottobre, ore 23.30

Ciao papà, come stai? Io molto bene, anche se qui fa un gran freddo e forse comincio a raffreddarmi un po'. E tu? Io ormai non ho quasi più nessun problema col tedesco, gli zii mi trattano molto bene, ma mi manchi tanto... Sentirti per telefono non mi permette di dirti quello che vorrei... Sai, nella squadra di calcio è arrivato un ragazzo nuovo: è giapponese, ma è molto carino. Mi piace un po' ^^!! Ah, è un portiere, e secondo me è veramente bravo: pensa, ha sfiorato un mio tiro, avrebbe potuto anche deviarlo o pararlo... veramente bravo. Quando verrai a trovarmi\prendermi? Sai che è da poco che ho ricominciato la scuola (dopo tutte quelle che ho cambiato e che cambierò... uff!) e non voglio perdere nemmeno un giorno: sono indietro col programma, non capisco la matematica normalmente, figurati con qualcuno che me la spiega in tedesco..!! Perciò non credo che verrò a Natale: magari se venissi a prendermi tu... Ti farei conoscere i miei amici Derek, Kirk (te ne ho parlato tanto, ricordi?) e Genzo (il ragazzo di cui ti parlavo prima). Cmq con questi ragazzi (e un'altra ragazza, Alexis) mi trovo molto bene, sono veramente miei amici. Però a Genzo non ho detto niente, per ora, ho un po' di paura. Ma chissà, credo che tra un po' glielo dirò... Ti dicevo, qui non è come in Italia, non c'è nessuno che mi rompe le scatole e dato che nessuno (o quasi) sa non ho problemi a fare amicizia. Però mi manca tanto casa, e soprattutto mi manchi tanto tu: anche se non c'eri quasi mai comunque c'eri. Comunque ora ho un po' paura di fare qualcosa con questo ragazzo, non solo per te e me. Io me ne andrò, tra un po'. Affezionarmi a qualcuno sapendo che me ne andrò non so se sia giusto... Bè, aspettiamo e vediamo come va. Ti aspetto per Natale!!
Ti voglio tanto bene
Bacioni
Terry


Terry sorrise rileggendo la lettera che aveva appena scritto. Certo che aveva davvero un bel rapporto con suo padre.
"Non avrò un po' esagerato? E vabbè che con papà parlo di tutto, ma forse ho un po' esagerato... A dirla tutta, però... non è il fatto di dirlo a papà che mi dà fastidio... è il fatto di pensarlo. Il mio Genzo. Per essere un giapponese è veramente carino, e poi è così... così... non so, come parla (la voce! Giorgio Borghetti forever!! NdC), come muove le mani, il suo profumo così buono... Ma che sto dicendo? Ma neanche lo conosco!! L'ho conosciuto stamattina! Da quando mi piace il primo che passa? E poi lui assomiglia così tanto ad Han.. però lui non mi è mai piaciuto, strano... Però... però... uffaaa!! E' tutta la sera che cerco di pensare a qualsiasi cosa, ma niente, finisco sempre per pensare a lui, al suo sorriso così bello, così dolce... Aah!! Lo sto facendo di nuovo!! Però è strano. I miei amici giapponesi dicevano che nel loro Paese Wakabayashi è conosciuto come un duro, uno un po' acido e che sta sempre sulle sue. Strano. A me
ha sorriso in un modo così dolce, così rassicurante... Però... sto parlando in un modo strano, da grande. Non mi piace. Nossignore. Se questo è amore, non mi piace neanche un po'. Mi fa paura a dir poco. E poi tra pochi mesi me ne andrò via da questo posto. Quindi, meglio mettersi l'anima in pace."
Terry andò a dormire pensando che non voleva crescere, se da adolescenti si provavano questi sentimenti. Lei odiava le cose che non riusciva a gestire, figuriamoci dei pensieri e dei sentimenti che sfuggivano al suo controllo come questi..!
"Non riesco... a controllarmi."
Si sentiva troppo piccola, troppo inerme e spiazzata di fronte a queste emozioni che da qualche ora le rendevano impossibile elaborare qualsiasi sorta di pensiero coerente.
Solo per un ragazzo.
Quel ragazzo.
"Se sapessi cosa fare, come comportarmi."
Se solo avesse saputo che cosa fare, se rinunciare, se affezionarsi nonostante tutto. Se crescere o no.
"Sono una bugiarda. Ora più di ogni altra cosa vorrei essere grande per capire che cosa devo fare."
"Che cosa voglio fare."


28 ottobre, ore 23.00

Cari mamma e papà, come va? Non è nemmeno una settimana che mi sono trasferito qui a Kiel, ma già mi trovo molto bene. Mi sono ambientato abbastanza in fretta. Ho cominciato ad allenarmi stamattina, e credo di cavarmela abbastanza bene, anche se per ora sono una riserva. Qui però hanno una mentalità molto diversa da quella di noi giapponesi: sarà difficile adattarmi, sotto questo punto di vista. Piuttosto: quando verrete a trovarmi? E' tanto tempo che non vi vedo e la Germania è molto più vicina all'Inghilterra del Giappone. Che fate? Spero che veniate presto a trovarmi.
Vi voglio bene
Gen


Genzo si incupì leggendo la lettera che aveva appena scritto. Che rapporto freddo che aveva con i suoi... Ovvio, non li vedeva praticamente mai, se si escludevano le rare volte che venivano a Natale, nelle feste cristiane occidentali, carichi di regali e di vestiti firmati inglesi, francesi e italiani.
"Regali... Che me ne farò mai dei regali? E' inutile che ci speri tanto, che vengano. Non sono mai stati presenti, mai, a una partita, nemmeno a quelle più importanti, nemmeno a quelle in Francia o in Germania con la Nazionale Giapponese Juniores. L'unico che c'è sempre stato è il signor Mikami." (Freddy Marshall NdC)
Tatsuo Mikami.

28 ottobre, ore 23.20

Caro Mikami, come procede il tuo lavoro? Io proprio oggi ho cominciato gli allenamenti: sono molto duri e il capitano della squadra, Kirk Dietrich, mi ha messo sotto con i suoi tiri micidiali. Mi fanno ancora male le mani, pensa! Inoltre ho conosciuto una ragazza che, per quello che ho visto finora, ha un tiro preciso e potente (che non sono riuscito a parare) paragonabile (o persino superiore) a quello del nostro amico Tsubasa (Holly, c'è da dirlo? NdC). Per giunta è molto carina... Ma, ehm, non divaghiamo. Mikami, spero di diventare titolare e poter raggiungerti presto a Stoccarda, anche perchè qui fa un gran freddo, credo di avere un principio di raffreddamento (ma che gracilini che sono tutti quanti! NdC)... Cmq spero di rincontrarti presto, mi manchi come tutore, come allenatore e soprattutto come amico.
Ciao
Genzo


Il signor Mikami. Oltre che il suo allenatore e tutore era soprattutto un amico. Il suo confidente.
"Anche se io non è che confido tanto. Raccontare i fatti miei agli altri, anche se sono cari amici, non mi piace per niente. Lo so, sono come un lupo, un solitario. Sono cresciuto circondato da amici e da gente che badava a me, eppure ho sempre avuto come una barriera intorno a me. Nessuno è mai riuscito a capirmi, a intuire i miei pensieri, i miei sentimenti."
Trasparenza.
"Non sono trasparente. Questo vuol dire che sono falso? No... no, io sono solo oscuro, sfuggente, forse non dipende da me, ma come mai nessuno riesce a capirmi, a vedere quello che c'è dentro di me? Ma cosa c'è in realtà dentro di me? Chi sono io, dentro?"
Trasparenza.
"Agli altri cosa sembro? Un ragazzo viziato, prepotente, atteggiato, arrogante. Al massimo sicuro di sè, anche troppo, forte. Ma sempre indecifrabile. Solo. Chiuso. Nessuno mi conosce. Soprattutto, non mi conosco io."
Trasparenza.
"Forse solo una persona mi conosce e mi capisce, almeno un po'."
Tsubasa.

28 ottobre, ore 23.40

Caro Tsubasa, come va? Forse non ti aspettavi una mia lettera, ma solo ora sono riuscito a sistemarmi. Oggi ho cominciato gli allenamenti: rimarresti certo stupito dalla bravura del mio nuovo capitano. Ho conosciuto una ragazza che ha un tiro molto simile al tuo, infatti non sono riuscito a pararlo. E pensa che mi aveva anche detto dove avrebbe tirato. E questa ragazza è anche molto carina... sì, lo ammetto, mi piace^^! Lo sai che è la prima volta che mi piace una ragazza? Ehi, a proposito: come va con la "tua" Sanae (Patty NdC)? Dai, non te la prendere, scherzo! Cmq qui per ora sono solo il secondo portiere della Kiel Mannshaft, il signor Mikami mi ha promesso che se riuscirò a diventare titolare mi cercherà un ingaggio in una squadra migliore (perchè qui oltre al capitano non c'è un buono organico), più a sud (qui si gela, fa veramente troppo freddo): forse Stoccarda, anche se lui è molto titubante (non so perchè). E tu? Come va la "nostra" Nankatsu? Ti alleni sempre tantissimo come tuo solito? E gli altri? Hai sentito Taro (Tom Becker ^^!! NdC) ? E' in Francia, praticamente dietro l'angolo, per me ^^!! Ora ti saluto, mi raccomando, rispondimi presto!
Ciao
Genzo


Tsubasa Oozora. Con lui riusciva a esprimersi liberamente, a sfogarsi, a "scoprirsi".
"Pensandoci... oggi con Derek e soprattutto con Kirk sono riuscito a non essere scorbutico e chiuso come mio solito. Ho riso e scherzato come non ho mai fatto. Mi sembra di conoscerli da sempre... mi sembra che siano... sulla mia lunghezza d'onda, credo che... riescano a tirare fuori il meglio di me. Cavoli, ma li conosco da neanche 12 ore!"
"E Terry... Mi sorrideva in un modo come non ha mai fatto nessuna. Di solito le ragazzine mi guardano come uno, non so, superiore. No, nel senso che mi vedono uno che non sta al loro livello. Perchè non frequento tanto le ragazze, i miei amici sono tutti maschi. E allora forse mi vedono uno poco, non so, che dà loro poco spago. Uno un po' acido e che sta sempre sulle sue. In questo senso, credo. Starò dicendo un sacco di scemenze? Fatto sta che il sorriso di Terry non è quello di una che mi sorride solo per educazione. Ce ne sono poche di persone che mi sorridono così e che per cui valgo qualcosa. Mamma e papà (quando capita, ma per sbaglio, che li vedo!), Mikami, Tsubasa, Taro, gli altri ex compagni di squadra (anche se...non so che pensano di me... mi vedranno solo come il loro portiere paratutto? Ad esempio Ryo Ishizaki (doppia parentesi Bruce Harper NdC)... non è che è proprio mio amico per la pelle), e ora Derek, Kirk e LEI."
"Ma io sono venuto qua con lo scopo di andarmene. E anche il più presto possibile. Come potrei amarla sapendo di dovermene andare?"
"E' una cosa talmente seria per me che..."
"Era questo che mi spaventava tanto."
Già. Genzo non era stato sincero nemmeno con sè stesso, fino a quel momento.
"Sono un idiota."


Il giorno dopo, finita la scuola, Terry era andata a passeggiare dalle parti del porto. Era tutta avvolta nel giubbino pesante, con i guanti e la sciarpa, nonostante fosso solo ottobre. Kiel era veramente una città fredda. Aveva le mani nelle tasche, e stringeva un busta. La lettera che aveva scritto la sera prima al padre. "Papà, mi manchi tanto." pensò per l'ennesima volta. Attraversò il ponte su uno dei tanti canali della città, e si avviò verso l'ufficio postale.
Genzo, nello stesso momento, passava per Kehdenstrasse. Ma perchè mai Terry doveva abitare in una strada così centrale? Ci doveva passare per forza, se voleva evitare di perdersi.
"Uffa, non ci voglio pensare." decise. E invece, ci stava già pensando. Indossava un giubbotto molto pesante, i guanti e la sciarpa che svolazzava dappertutto, che lui sbuffando scocciato rimetteva
continuamente a posto. Anche lui, come la ragazza a cui stava pensando, stringeva delle lettere destinate a qualcuno d'importante. Passò davanti al museo d'arte contemporanea e si avviò verso l'ufficio postale.


- Signorina, le lettere con destinazione internazionale le può dare a me, altrimenti le può imbucare in
quella cassetta rossa. - l'impiegata le sorrise gentile.
- Grazie, ci penso io. - rispose avviandosi verso la cassetta della posta, fuori dall'ufficio. Controllò un attimo che l'indirizzo fosse giusto. "Che diamine, è il mio indirizzo!"
- Terry? - la voce che udì alle sua spalle la fece sobbalzare. La pervase un senso d'imbarazzo: Genzo non avrebbe dovuto vedere quela lettera. Si affrettò a imbucarla.
- Genzo! - disse, girandosi sorridente - Che bella sorpresa! Anche tu scrivi a qualcuno lontano? -
- Ai miei, al mio allenatore e a Tsubasa. Te ne ho parlato ieri, ricordi? -
- Sì, certo. Mi hai detto che il mio tiro somiglia al suo. - mentre parlava era afflitta da mille dubbi.
- Già... Tu invece a chi hai scritto? - Terry sudava freddo
- A mio padre. - "Fa che non chieda, fa che non chieda..." Gen le fece un sorriso che a Terry sembrò molto ironico. O invidioso?
- Da come me ne parli, gli vuoi veramente molto bene, vero? - non c'era dubbio, era proprio invidia. Terry capì subito perchè il ragazzo che le era di fronte le parlava così, e cercò una risposta che non lo ferisse. "Tatto, ci vuole tatto."
- Da quando la mia mamma non c'è più, siamo molto uniti. E poi lui non c'è mai, si sente in colpa per... -
"Ah! Scema! Cretina! Stupida! Imbecille! Non potevo fare peggio!" A Terry bastò uno sguardo per comprendere lo stato d'animo di Genzo in quel momento: amarezza. Tanta amarezza. In un solo attimo Terry buttò all'aria tutto quello che aveva pensato la sera precedente. Non stava per fare niente di "particolare", ma per Genzo, immaginò, sarebbe stato molto importante. E anche per lei. Genzo aveva le mani nelle tasche dei pantaloni, e Terry mise un braccio attorno al suo. E poi anche l'altro. Cercò di tirare fuori tutta la dolcezza che aveva, e fece un sorriso ad uno stupefatto/rosso fuoco Genzo.
- Lascia stare. Andiamo al parco? - In quel momento anche Gen sentì che non poteva stare a pensare a quello che stava succedendo.
"Nulla. Non sta succedendo nulla. Questa ragazza meravigliosa vuole farmi stare bene per un po'. Non pensiamo al dopo. Però... direi che ci riesce benissimo." Il ragazzo rise tra sè e sè.
- Parco? In effetti l'ho visto spesso, da fuori. Che parco è? -
- Hiroshima Park. Allora, andiamo? -
- Certo. - camminarono così, Terry con le braccia attorno al braccio sinistro di Gen, che camminava sempre con le mani nelle tasche dei pantaloni. Il vento faceva svolazzare le sciarpe in modo fastidioso, ma nessuno dei due se le sistemò. All'entrate del parco, Terry si staccò dal braccio di Gen e corse avanti.
- Andiamo al lago! - rise, allargando le braccia. Il vento le scompigliava i capelli corti, la solita sciarpa svolazzava dappertutto, come le foglie ingiallite cadute dagli alberi che le vorticavano attorno. Genzo sorrise.
"E' stupenda."
- Dovunque tu voglia. -


I ragazzi si sedettero sul prato di fronte al lago. Terry aveva le braccia intorno alle ginocchia nell'inutile tentativo di riscaldarsi. Gen guardava il lago con lo sguardo perso, mentre il vento scompigliava i capelli a entrambi.
- Raccontami un po' di te. - disse un tratto Genzo, intenzionato a scoprire qualcosa sulla ragazza. Terry pensò a cosa avrebbe potuto dirgi. Quella domanda aveva un tono abbastanza imperativo.
- Bè, ti ho già detto perchè abito qui. -
- Intendevo... che so... Come mai sei così brava a calcio? -
- Ah... Anche questo te l'ho già detto: ho avuto degli ottimi maestri. -
- E come mai hai cominciato a giocare a calcio? - Terry sorrise pensandoci
- Il calcio ha sempre fatto parte della mia vita, anche da prima che nascessi, era destino. Mio padre mi ha insegnato... - si pentì immediatamente di ciò che aveva appena detto: suo padre! - Scusa, metto sempre in mezzo mio padre. - disse dispiaciuta. Gen la guardò serio
- Non ti devi scusare. - sospirò - Anche se tuo padre non ti può stare tanto tempo vicino gli vuoi davvero molto bene. Non è certamente come nel mio caso. - Terry gli si avvicinò un po'. - Voglio bene ai miei, certo, ma solo perchè sono i miei genitori. Non si sono mai interessati a me. Vivono in Inghilterra fin da quando ero piccolo. E da lontano non mi dimostrano alcun affetto. - sospirò di nuovo
- Che ne sai? - chiese Terry
- Cosa? -
- Io invece credo che ti vogliano bene. Forse hanno paura di dimostrartelo, vivendo lontani. - Genzo la guardò dubbiosa, come a dire "non mi sembra proprio che sia così."
- Comunque è brutto che non mi dimostrino affetto. A stento sanno che gioco a calcio. -
- Non ci credo. -
- E' così Ter. -
"Che posso fare?" Terry avrebbe voluto consolarlo in qualche modo. - Lascia stare... - "Che frase idiota!" gli si avvicinò, poggiando la testa sulla sua spalla . "E' idiota, ma è l'unica cosa che mi viene in mente." - Lascia stare. -
"Ma lascia stare che cosa?? Come faccio a lasciare stare? Mica stiamo parlando di... No, ha ragione lei. Che ci penso a fare? Non cambia niente. E' sempre stato così."
"Speriamo che almeno vengano a trovarmi."
- Grazie, Gen. - il ragazzo si stupì, nel sentire Terry ringraziarlo.
- Scusa, veramente dovrei essere io a ringraziare te. - Terry si tirò su dalla spalla del ragazzo
- Sono io che devo ringraziarti. Per tante cose. - sembrò pensierosa. Genzo non aveva capito molto bene, ma non fece domande.
- Anch'io. -
- No, io! - i due scoppiarono a ridere.


Ormai il sole era quasi tramontato, e i due ragazzi si accingevano a tornare a casa. Genzo guardò Terrry mentre levava dal pantalone dei fili d'erba.
- Mi ha fatto bene parlare con te. - disse lui
- Anche a me. Anche a me... -
- Terry. -
- Sì? - c'era qualcosa di strano nella voce del ragazzo.
- Io... Il mio allenatore, il signor Mikami, mi ha promesso che se riuscirò a dimostrarmi all'altezza qui, mi procurerà un ingaggio a Stoccarda. Nella Stuttgart Mannshaft. Come secondo portiere. - riuscì finalmente a confessare. Terry non ci rimase più di tanto, anzi. "Benissimo... a questo punto direi che la nostra storia è definitivamente finita prima di incominciare."
- Nella Stuttgart? E' une delle squadre più importanti a livello nazionale. E cosa devi fare per "dimostrarti all'altezza"? - lui la guardò con gli occhi che esprimevano tutta la sua determinazione.
- Mi sembra ovvio. Diventare titolare. - Terry scoppiò a ridere
- Non è che ci voglia molto... Oskar è... - Genzo la guardò con aria interrogativa
- Che vuoi dire? - Terry smise di ridere e lo guardò negli occhi
- Tu sei GIA' il titolare! -
- Eeh? Che cosa? -
- Ieri sono arrivata molto prima che voi vi accorgeste di me. Ho visto il tuo allenamento. -
- E allora? -
- Oskar Kush, l'attuale "portiere", non è mai riuscito a parare un tiro di Kirk. -
- Oskar... -
- Perciò, anche se non subito, è chiaro che sarai tu il titolare indiscusso. -
- Ecco perchè ieri è stato così antipatico... - Genzo quasi non ci credeva - Già titolare... Magari anche a Stoccarda sarà così facile! - scherzò, ben sapendo che sarebbe stato esattamente il contrario.
- Allora partirai appena verrai "promosso"? -
- Eh? - era ancora tra le nuvole - No, comunque non partirò prima di Natale. -
- Allora devo dirti una cosa. Anch'io partirò subito dopo Natale. Tornerò a casa. -
"Allora è destino... Non ci sarà mai niente tra noi due..." - Ma... tuo padre? -
- Troverà il tempo per me. Prima di venire qui avevamo stabilito che io restassi qui per un paio d'anni, ma poi... Insomma, mi piace qui, ma mi manca la mia casa. -
- Ti capisco. -
- Bè, io andrei a casa. Devo studiare... -
- Che secchiona che sei! - la prese in giro, alzandosi
- Stai scherzando? La prof di tedesco mi ha presa proprio di mira in questi ultimi tempi! - i due intanto stavano tornando a casa
- Poveretta... Una materia per te più facile proprio no, eh? -
- Forse se mandassi il mio papà a parlare con quella cretina... Un po' di paura ce l'avrebbe... -
- Perchè? - Terry ridacchiò
- Mio padre è 196 centimetri per 90 chili... sai com'è... -
- Mamma mia! Ma chi è? Ehi, sei proprio sicura che non si chiami Andreas? - scherzò, alludendo al (solito) portiere famoso.
- Un momento! - Terry si finse perplessa - Ma... come si chiama mio padre? -
- Ah ah ah! - Terry sorrise, poi improvvisamente disse
- Sento che sarà un Natale stupendo. - "Un Natale stupendo? Ma che dico?"
- Il mio primo Natale occidentale... Sai, in Giappone il Natale non è una festa nazionale... non abbiamo nemmeno le vacanze scolastiche. - arrivarono a casa di Terry che era già buio.
- Lo so, ho molti amici in Giappone. Qui in Germania, e anche in Italia, abbiamo 15, dico 15, giorni di vacanza! -
- Non è giusto! -
- Gen, guarda che ora anche tu sei tedesco. -
Sei tedesco.
- Già. Bè, allora a domani. -
- Sì, ci vediamo agli allenamenti. -
- Ah, Ter. -
- Sì, Gen? -
- Grazie. - disse, prima di voltarsi e andarsene.
- Anche a te. - sussurrò Terry, mentre Genzo era già lontano. - Anche a te. -

CONTINUA...