Detusche Match

Capitolo 1
Una nuova vita

Ottobre 1981... Una nuova vita, una nuova casa, una nuova squadra. Nuove responsabilità, diverse ma sempre uguali. Un nuovo mondo. Un nuovo paese. La Germania Ovest. Genzo (Benji Price... of course! NdC) pensava al suo passato e al suo futuro mentre camminava lentamente per le strade di Kiel, mentre il vento gelido lo faceva rabbrividire. Faceva freddo, tanto freddo nel nord della Germania Ovest. Genzo era arrivato pochi giorni prima, e ora, dopo essersi sistemato nella nuova casa e essersi iscritto a scuola, finalmente andava a conoscere i suoi nuovi compagni di squadra. La sua nuova squadra: la Kiel Mannshaft... E' una squadra che in passato era sempre ai primi posti della classifica, ma da un po' è decaduta, sono un paio d'anni che rischia le retrocessione in serie B (perdonatemi... non so come si chiama la serie B tedesca NdC) ... ma il suo capitano, Kirk Dietrich, un attaccante di sfondamento, è un vero fenomeno. Forse il più promettente giovane dopo Schneider. Si ricordò le parole del signor Mikami, di quasi due mesi addietro. Quanto tempo... e tutto ciò che aveva lasciato: i suoi amici, la sua casa, la sicurezza di essere il migliore... chi avrebbe mai rinunciato a lui, in Giappone? Chi lo avrebbe mai messo in panchina? E ora, qui, in questa terra freda e straniera, chi sarebbe stato? Che importanza avrebbe avuto?
" Il migliore. Devo diventare il migliore." continuava a ripetersi. Così pensando, era già arrivato al campo dove si allenava la Kiel. Era molto diverso dal campo che c'era a Nankatsu: questo aveva una recinzione metallica e accanto al campo di terra c'era anche una palestra e degli spogliatoi molto ampi. Kiel non era certo un paesino come la sua città d'origine! C'erano una quindicina di ragazzi che si allenavano: tutti molto più alti di lui, con freddi occhi di ghiaccio e capelli chiari. Fece un bel respiro e spinse la porta nella recinzione, che cigolò un po'. Un paio di rafazzi si girarono verso di lui, e si scambiarono sguardi sorpresi e curiosi. Poi un ragazzo biondo con gli occhi azzurri, certamente più piccolo d'età degli altri vista la sua corporatura più minuta e l'aria più ingenua, andò vicino un ragazzo molto alto, con i capelli castano scuro e gli occhi verdi. I due si scambiarono qualche occhiata, poi il ragazzo alto si avvicinò al nuovo venuto.
- Tu sei Genzo... Genzo... Wakashi... - il ragazzo sembrava in difficoltà nel ricordarsi il suo nome
- Wakabayashi. Sì, sono io, piacere. - fece il tradizionale inchino giapponese. Molti ragazzi ridacchiarono alla vista di quel gesto così strano. Invece il ragazzo alto sembrava un po' impacciato
- Piacere, io sono Kirk Dietrich, il capitano di questa squadra. Senti... - disse guardandolo mentre l'altro sembrava quasi aspettarsi un inchino di risposta da parte del tedesco - ... qui non sei in Giappone, dimenticati inchini e sciocchezze varie. Oh, - esclamò temendo di aver fatto una gaffe - non sto di certo offendendo la cultura del tuo Paese! E' solo che... qui... inchinarsi di fronte a un'altra persona è una cosa... bè, alquanto strana. -
- Capisco. Ho sentito molto parlare di te, Dietrich. - disse
- Chiamami Kirk, mica sono un professore! Così hai sentito molto parlare di me, eh? Io invece di te non so nulla. Nello spogliatoio c'è la tua divisa, cambiati e vieni qui, che cominciamo a vedere che sai fare. - disse indicandogli gli spogliatoi. Non si perdeva certo in chiacchiere quel ragazzo!
- Subito, capitano. - Gen si avviò.
" Devo conquistarmi la fiducia, la stima, l'amicizia di questi ragazzi. Non devo convincerli solo del fatto che sono un bravo portiere... ma! Ora la cosa più importante è mostrargli di che sono capace. Al massimo, al massimo Genzo Wakabayashi! "
Entrò nello spogliatoio, e vide una pila di divise su una panca. Ce n'era una un po' discosta dalle altre. La prese: era il numero 12. Un numero che Genzo non conosceva, non aveva mai portato sulla schiena un 12, un numero diverso dall' 1 del portiere titolare. Rimase un attimo a fissere la maglia, poi si scosse e la infilò. Quando tornò al campo tutti i ragazzi stavano facendo stretching con il mister, che appena lo vide gli si avvicinò:
- Ciao ragazzo. Io sono Blasius Malthus, il mister. Sono un vecchio amico del tuo allenatore, Tatsuo. Per ora ti affido a Kirk, vai in porta, io ti osserverò da qui. - disse solo, tornandosene poi verso gli altri ragazzi.
" Strano mister... " pensò Gen. Si infilò i guanti e si avviò verso Kirk, che lo aspettava a braccia conserte, con un piede sul pallone.
- Bene Genzo, sei pronto? - lui annuì con aria decisa - Ora io comincerò a tirare da 15 metri, e ti avverto che i miei sono tiri molto precisi e molto, molto potenti. Ti giudicherò in base a molti elementi. Allora comincio? -
- Certo, comiciamo. - disse convinto. Kirk annuì, si allungò il pallone e da fermo tirò un bolide pazzesco, Gen fece fatica a vedere bene i movimenti della gamba destra, che aveva scagliato il pallone. Non solo: in una frazione di secondo capì dove era diretto il pallone. Proprio sotto il sette alla sua sinistra, in un punto in cui qualsiasi tiro sarebbe quasi imprendibile. Quasi.
" Io devo parare questo tiro! DEVO!! " Si buttò con entrambe le mani, riuscendo a deviare non si sa come quel tiro pazzesco, molto superiore al famoso "Tiro della Tigre" di Kojiro Hiyuga (Mark Lenders NdC). Cadde a terra ansimando, le mani gli bruciavano un po'. Ma che aveva quel Dietrich nelle gambe? Dinamite? Da sotto la visiera del berretto cercò di osservare il suo nuovo capitano, di capire la sua reazione. Il tedesco era impassibile.
- Tutto ok, Genzo? Rialzati, su. - e così Kirk continuò a tirare, ogni volta tiri potenti e precisi, soprattutto potenti. Dopo un'ora, e dopo molti tiri parati e altrettanti subiti, a Genzo bruciavano terribilmente le mani. Dopo l'ennesimo tiro insidiosissimo il portiere cadde carpondi, ansimando di fatica e chiedendo una pausa.
- Non mi dire che sei già stanco! - disse sorpreso, anche se con leggero tono di sfida, Kirk.
" No... sono davvero stanco, ma non posso... non posso mollare così. Devo fare una bella impressione, devono considerarmi un bravo portiere, non uno stupido... "
- Te lo avevo detto che sarebbe stata una sciocchezza! Cosa vuoi che ne sappiano di calcio in Giappone? - disse un ragazzo che li stava osservando da un po'. Sentendo quelle parole Genzo si rialzò subito, fremente per quell'offesa inferta non solo a lui, ma anche al suo Paese.
- Ehi, vediamo di blaterare di meno e di allenarci di più! - disse con orgoglio. Kirk invece si girò furente verso il ragazzo che aveva parlato:
- Oskar! Torna ad allenarti e non provarti più a fiatare, che questo "giapponese", come vorresti offernderlo tu, si è già dimostrato molto, molto superiore al nostro attuale "titolare"... - Oskar lo guardò con un po' d'odio negli occhi -... che pensa a offendere gli altri piuttosto che pensare a salvaguardare il suo posto che è molto, molto in pericolo! Recepito il concetto? O ti devo fare uno schemino? - lo schernì, mentre il portiere titolare gli lanciò un'ultima occhiata carica d'odio prima di girarsi e di tornare ai suoi allenamenti. Il capitano lo guardò andarsene, osservandolo con sguardo fermo e braccia conserte - Che idiota! -
Genzo osservò il ragazzo alto dai capelli castani: " E' un vero capitano... sa farsi rispettare come pochi..." sorrise, gli cominciava a piacere quel ragazzo:
- Okkei Kirk, possiamo ricominciare! E non credere che mi farai gol tanto facilmente, caro capitano! - Kirk sorrise, gli era piaciuto il modo con cui Genzo aveva risposto a quell'idiota patentato di Oskar Kush.
- Ok, stai attento! - questo tiro fu come il primo, alto e potente, appena all'incrocio dei pali alla sinistra del portiere. Genzo lo sfiorò con la punta delle dita, mandandolo alle spalle della porta. Riuscì a non cadere, ma vide il pallone che aveva respinto all'indietro schizzare di nuovo verso Kirk. Era un tiro molto teso, che si piazzò esattamente sotto il piede dell'attaccante. Ma chi...?
- Grazie Terry! - disse Kirk, sorridendo e salutando con la mano qualcuno alle spalle di Gen. Chi era stato? Non era stato un tiro potente come quelli di Kirk, ma era comunque molto teso ed estremamente più preciso. Chi aveva tirato? Era uno della squadra?
- Genzo, prendiamoci quei due minuti di pausa. Non ti distrarre, fai esercizi di respirazione e non perdere la concentrazione. - Genzo si girò per vedere chi era questo Terry, e... quello che vide lo schockò molto. Terry era... una ragazza! Una bella ragazza, per giunta! Era alta quanto lui, aveva un caschetto castano scuro e luminosi occhi verdi. Ed era proprio carina! Genzo rimase lì a fissarla come un pesce lesso.
- Ehi, Ter! Buongiono, si saluta, eh? E smettila di atteggiarti, con queste entrate a effetto. Lo so, lo so che sei brava! - Terry non rispose, fissava a sua volta il neo portiere della Kiel.
- Ah... ciao Kirk. Stai allenando il nuovo portiere... Wakabayashi? - disse distratta, sempre fissando il ragazzo, che le si avvicinò tendendo la mano:
- Genzo Wakabayashi, molto piacere. -
- Il piacere è mio, Terry Hurton. - sorrise la ragazza.
- Hurton? Come il portiere più famoso d'Italia e del mondo? - Terry sorrise di nuovo
- Sì, esatto. - seguì un attimo di silenzio in cui i due ragazzi non riuscirono a trovare nessun argomento intelligente. Così restarono a fissarsi, l'uno perso nelo sguardo dell'altra. Sarebbero rimasti così per molto se Kirk, con un colpetto di tosse, non li avesse interrotti
- A-ehm! Terry... sei qui per la conferma di stasera? - Terry cadde dale nuvole
- Ah? Eh? Come? - sorrise imbarazzata - Sì Sì, Kirk. Allora - disse allontanandosi da Genzo - venite tutti e tre? - intanto si avvicinò anche il ragazzo biondo, quello più piccolo che aveva parlato con Kirk all'inizio.
- Ehi Terry, ciao! Come va? Allora stasera tutti da te? - chiese. Poi, vedendo Genzo, gli fece un cenno dicendogli: - Comunque io sono Derek, Derek Andersson, centrocampista. - il ragazzo con la maglia n° 11 sorrise - Allora Ter? Chiamo anche Alexis? - Kirk e Terry si guardarono, come a dire "lo sapevo io"
- Uffa, sì sì, falla venire la tua cara Alexis! - sbuffò Kirk. Vedendo l'aria perplessa di Genzo, Terry gli spiegò:
- Alexis è la sua ragazza. Non ci sembra giusto che lui che ha un anno in meno ha la ragazza e noi nemmeno uno straccio di spasimante. - poi gli sorrise con calore - Allora Genzo, ti va di venire stasera a casa mia? C'è Amburgo-Juventus in tv, vieni a vederla con noi quattro? - Genzo guardò Kirk e Derek scherzare, poi lo sguardo si posò sul viso di Terry. Chiuse gli occhi ed insprò a fondo.
"La mia nuova vita." pensò. Sorrise a sua volta alla ragazza
- Con molto piacere. -
- Terry, che fai ora? Resti qui con noi? - chiese Derek.
- Sì, per un po'. -
- Bene! - intervenne Kirk - Vuoi fare qualche tiro a Genzo? Io mi sono scocciato. -
- Grazie capitano! - scherzò Genzo.
- Allora Gen, sei pronto? - chiese Terry allacciandosi le scarpe da ginnastica. Gen pensò che non aveva mai visto una ragazza giocare a calcio, e non era molto fiducioso nella bravura di Terry. Eppure... pensò al tiro con cui aveva restituito la palla a Kirk poco prima. Poteva essere stato un caso?
"Lo scoprirò subito."
- Certo! Dai tira! - Terry guardò il pallone, poi la porta e il portiere, che sembrava ben piazzato. Fece qualche passo indietro, e mente prendeva la rincorsa gridò a Gen:
- in basso a destra! -
"Cosa?" pensò Genzo, temendo di non aver capito "Mi dice dove tira? Non sarà un po' troppo presuntuosa?" Ma quando la ragazza colpì il pallone di pieno collo destro Gen capì tutto. Non lo vide nemmeno quel pallone , si buttò dove aveva detto Terry, ma il palone gli sfiorò i polpastrelli senza cambiare traiettoria e si insaccò alle sue spalle. Era esterrefatto.
- Non... non ho mai visto niente del genere... - disse sconvolto - Terry, ma tu... - la ragazza sorrise
- Ho avuto degli ottimi maestri. - "Guardalo Terry, guarda com'è stupito... Se solo volessi potresti impressionarlo molto di più... gli potresti far vedere quello che sai fare veramente... cose che non ha mai nemmeno sognato nel suo lontano Giappone... Non desideri altro che farti notare da lui..." pensò.
- Già. La nostra Terry è italiana, vive qui a Kiel solo da pochi mesi. - disse allegrò Derek, mentre kirk lo guardava disapprovante. Terry invece sperava che il ragazzino tenesse la bocca chiusa... - Pensa che lei..-
- Ora basta. - intervenne Kirk. Lo prese bruscamente per un braccio dicendogli: - Dobbiamo fare un discorsetto, io e te. - e se lo trascinò via. Genzo capì che c'era qualcosa che non andava, qualcosa che non gli volevano dire a proposito della ragazza. Ma lui era un tipo discreto, e di solito se ne importava ben poco dei fatti degli altri... ma non stavolta. "Di solito non sono per niente curioso. Ma, cavoli, ora vorrei sapere assolutamente qualsiasi cosa riguardi la mia Terry!" Si fermò un attimo. Il campo, la porta, il cielo, tutto sembrava girargli attorno vorticosamente. Le mani gli bruciavano e aveva un gran mal di testa. "Ho detto... la mia Terry?? Io...che cosa mi succede? Che cosa mi sta succedendo? Che cosa? Perchè... perchè sto provando questi sentimenti per una ragazza che ho appena conosciuto? Che ne so di lei? Certo, è molto carina, ma... perchè mi piace così tanto? Io... è la prima volta che..." Si interruppe. Terry lo stava fissando.
- Tutto ok? - chiese preoccupata
"Tutto ok?" La testa gli martellava freneticamente, il cuore gli batteva a mille al secondo e si sentiva completamente impotente e spiazzato di fronte alle emozioni che stava provando.
- Tutto ok Ter, grazie. - le sorrise - Però sono molto stanco. Credo che come primo giorno possa bastare. -
- Credo anch'io. Un allenamento con Kirk è molto distruttivo, lo conosco. A proposito - disse avvicinandosi a lui e appoggiandogli la mano sulla spalla - Non preoccuparti per quel tiro. Scommetto che già tra qualche giorno me lo parerai. Hai stoffa, e credimi, io sono una che se ne intende. - Gen credette di andare a fuoco.
Si rilassò sotto il getto d'acqua della doccia nello spogliatoio, pensando a lei, solo a lei. Vedeva il suo viso, i suoi occhi... Stette mezz'ora sotto la doccia a pensare a Terry: i dubbi e le incertezze che lo avevano assalito all'inizio non lo sfiorarono più.

Intanto Kirk e Derek stavano parlando di Terry.
- Perchè non volevi che dicessi che lei è... - chiese il ragazzino biondo
- Perchè lei non vuole. Ed è giusto, io la capisco. Vedi... in Italia tutti gli amici che aveva, o che credeva di avere, erano interessati a lei solo per quello. Anche a noi lo ha detto dopo, ricordi? E siamo gli unici che lo sappiamo, qui. Forse tu non l'hai visto come come ha guardato Genzo quando è arrivata. Si vede lontano un chilometro che le piace. Pensa se Genzo sapesse... Terry come potrebbe fidarsi dell'amicizia o dell'amore di quel ragazzo? -
- Ho capito. Non vuole interessare alla gente solo per quello. Già, sono stato uno sciocco. - Kirk annuì
- Deve essere stupendo, ma pregiudica molto le amicizie con noi "comuni mortali". -
- Comunque quei due li vedo benissimo insieme. -
- Tu dici? lo penso anch'io... -

Kirk e Derek rientrarono nello spogliatoio mentre Genzo si stava facendo la doccia. Derek si sentiva un po' a disagio, Kirk sperava che il portiere non facesse domande su quanto era successo prima, e soprattutto sulla vita privata di Terry. Ma a Kirk, anche se lo conosceva solo da poche ore, sembrava un ragazzo intelligente e discreto. Lo trovarono che fischiettava tutto allegro. Kirk lasciò da parte le sue preoccupazioni e sorrise complice a Derek, che capì al volo il suo migliore amico. Si spogliarono velocemente e buttarono all'aria i vestiti. Entrarono nella doccia di Genzo, uno alla sua destra e uno alla sua sinistra. Tutti e due sorridevano in un modo che non prometteva niente di buono per il ragazzo che stava al centro.
- Che c'è? - chiese
- Eh eh. -
- Ih ih. -
- Ragazzi? -
- Allora... Che te ne pare di Terry? - chiese Kirk
- Dai dai. - gli diede di gomito Derek
- Chi? Hurton, l'italiana? Quella che mi ha allenato dopo di te? - Gen fece il finto tonto. Kirk gli chiuse l'acqua calda.
- Aah!! Bastardo, è gelata! - schizzò Kirk con l'acqua fredda - Ok ok, confesso!! - Kirk gli riaprì l'acqua calda
- Allora? -
- Stiamo aspettando! - Genzo li guardò entrambi, poi urlò:
- E' troppo bella!! - i ragazzi ridacchiarono
- E non la conosci ancora! -
- Già, è una ragazza meravigliosa! -
- Ehi! -
- Oh, non ti preoccupare, io ho la mia Alexis! -
- Kirk. -
- Sì, Genzo? -
- Appena l'ho vista mi sono sciolto. - disse serio
- A-ah! Allora è una cosa seria... -
- Stasera voglio venire. -
- Dopo ti do l'indirizzo allora. - Gen però stava morendo di curiosità
- Allora si è trasferita qui a Kiel da poco... sta con i suoi? - Kirk e Derek si guardarono imbarazzati
- Con dei suoi lontani parenti. Degli zii, credo. -
- Il padre in Italia non ha molto tempo per occuparsi di lei. -
- E la madre? - chiese Gen, mentre si asciugava. Kirk si incupì
- E' morta 3 anni fa, quando lei aveva 10 anni. -
- Oh. Mi spiace. - Kirk, sotto la doccia, non visto dal suo nuovo compagno, tirò un sospiro pensando alla mamma di Terry. Derek diede una pacca sulle spalle di Genzo
- Dai, non ci pensare. piuttosto... - Kirk uscì dalla doccia e continuò
- ...piuttosto... abbiamo visto Terry abbastanza interessata a te... - i due avevano il solito sorrisino complice
- Magari stasera veniamo un po' più tardi. -
- O non veniamo proprio. -
- Potremmo anche trovare una scusa e andarcene subito alla fine della partita. -
- Ehi ragazzi! Come siete svelti voi in Germania! - esclamò Gen
- Ti ci dovrai abituare. Sei molto bello, e poi sai, il fascino dell'orientale... -
- Sì, lo sguardo magnetico, l'aria misteriosa... -
- Non dite stronzate! -
- Chi, noi? -
- Ce l'hai proprio con noi? -
- Noo! Con due scemi che dicono stronzate! -
- Ah, allora non ce l'hai con noi. -
- Noi diciamo solo cose furbe! -
- Se se, certo, come no... - scherzarono così ancora un po', poi se ne andarono a casa.
Genzo tornò a casa fischiettando. Si era trasferito in una villetta, la tipica casa nord-europea. Il signor Mikami aveva il lavoro che lo portava a trascorere lunghi periodi all'estero o in altre città, perciò viveva praticamente da solo, se si escludeva la tata che gli cucinava e faceva le pulizie. Tornato a casa si buttò sul letto con lo sguardo verso il soffitto, contando le ore, i minuti, i secondi che lo separavano da Terry. Poi si alzò, si preparò (curandosi più del solito), guardò l'orologio e pensò che era troppo presto, quindi si mise a gironzolare per la casa. Per ora era solo attratto tantissimo da quella ragazza, chissà... "Chissà se quando la conoscerò meglio me ne innamorerò...Ma forse lo sono già... In fondo che ne so io dell'amore? Non sono mai stato innamorato, non mi è mai piaciuta nessuna ragazza in pariticolare..." Erano le sei, decise di avviarsi, tanto ce ne avrebbe messo di tempo per trovare la casa: non conosceva ancora Kiel. Kehdenstrasse n° 57. Invece la trovò subito. Terry abitava all'ultimo piano in un bel condominio, in pieno centro. Nell'ascensore Genzo sudava freddo. "Ciao Terry, sei stupenda stasera. No no no. Dunque... Buonasera signorina, vuole mettersi con me? Nooo, ma che sono impazzito?? Che le dico, che le dico?" Pensando pensando, arrivò davanti alla porta con la targhetta "Hurton". Fece un grosso respiro e bussò il campanello. Gli aprì Terry, che ora indossava un maglioncino bianco e un paio di jeans chiari. Gli sorrise
- Ciao Gen. Prego, entra. Kirk, Derek e Alexis non sono ancora arrivati, i soliti ritardatari. - lo accolse
- Ciao Ter. - disse solamente
- Dai vieni, non essere così rigido. -
- Eh? -
- Mi sembri un po' in soggezione. -
- Chi, io? -
- No, io. -
- Non sono in soggezione. -
- No? -
- No, non preoccuparti. - le sorrise rassicurante
"Mamma, che bel sorriso..." - Bè, allora siediti. Voglio conoscerti un po'. -
- Con vero piacere. - Gen affondò in un divano - Allora, stai qui con i tuoi zii? -
- Sì. Mio padre, in Italia, ha poco tempo per occuparsi di me. Lui ha origini tedesche, è da qui che viene il mio cognome. -
- Già. Anche Andreas Hurton, il miglior portiere del mondo, è italiano con origini tedesche. Potreste essere parenti, non ci hai mai pensato? -
- Sì, potrebbe essere, chissà... - abbozzò un sorriso
- Te lo immagini, essere parente di un calciatore così famoso? - Terry si irrigidì
- Ti interesserei solo per quello? - pensò un attimo a ciò che aveva detto e si corresse in fretta - Ah, ehm... no, cioè... tu... potresti essere amico di una persona solo perchè è parente di un famoso sportivo? - "O anche due."
- Bè, dipende. In Giappone la maggior parte dei figli di calciatori che conosco si danno un sacco di arie. Insopportabili. -
- E se è uno che non si dà arie? -
- Allora è uno simpatico, che riesce a non atteggiarsi quando potrebbe. Uno così diventerebbe subito mio amico, figlio o no di un calciatore. - Terry lo guardò molto sollevata, anche se lui non se ne accorse.
- Sei un bravo ragazzo, Genzo. -
Driin driin. Era il campanello. Terry si alzò e andò ad aprire.
"Scocciatori" pensò Genzo "E poi dicono che vogliono aiutarmi. Terry è proprio misteriosa, vorrei sapere cosa mi nasconde"
- ... tanto scommetto che il nostro nuovo acquisto non avrà pensato a portare della pappatoria. - sentì la voce di Derek provenire dall'ingresso
- Eh Gen? - chiese Kirk - Mica hai portato qualcosa da mangiare? - vide l'occhiata che gli lanciò il ragazzo - No, eh? - poi, ad alta voce e fintamente dispiaciuto, disse: - Oh, ma forse vi abbiamo disturbati..! -
- Idiota! - gli disse Terry lanciandogli appresso un cuscino.
- Ah Gen, non abbiamo fatto le presentazioni. - disse Derek. Solo allora lui notò la ragazza che era con il suo amico. Era anche lei più piccola ed infatti era più bassa e minuta di Terry, aveva i capelli biondi lisci fino ala vita e gli occhi azzurri. Aveva l'aria molto timida. Era molto carina, forse più di Terry, ma non aveva que non-so-che che lo attraeva tanto nell'italiana. - Lei è la famosa Alexis. -
- Famosa? - chiese la biondina
- Ho molto sentito parlare di te, specialmente dal tuo ragazzo. Scusa, ma che razza di fidanzato ti sei scelta? - disse Gen
- Ah ah! Io sono Alexis Daimler. -
- Lui è Genzo Wabayashi. - presentò Derek
- Veramente sarei Wakabayashi. - obiettò Genzo
- Wabayashi, Wakayoshi... un cognome più semplice no, eh? Per fortuna il nome è semplice! -
La serata continuò così, ridendo e scherzando. Gen non riuscì a chiedere spiegazioni a Terry, e nemmeno ad esprimerle i suoi sentimenti, anche se ormai erano abbastanza evidenti. Quando se ne andò lei lo salutò con un bacio sulla guancia, ma poi vide che salutava allo stesso modo anche Kirk, Derek e Alexis.
"Europei..!" pensò "Ci dovrò fare l'abitudine... in fondo questa sarà la mia nuova vita."
Abbottonò bene il giubbotto e si avviò a casa, mentre il vento soffiava nell'oscurità.

CONTINUA...