Per Coloro Che Verranno

Capitolo primo
RICORDI CONTRO REALTA'

C'è una sorta di muta inquietudine negli occhi di Shun.

Ikki è come sempre lontano, ha lasciato l'amato fratello intollerante della vita che il Santuario impone ai saints.
La sua partenza ha lasciato un vuoto che pare incolmabile nell'anima del giovane.
Nessuno gli è ora di conforto nei momenti in cui si sente guardato con compassione dai compagni, nessuno tacita il suo dolore, il suo odio verso se stesso, debole e sensibile, di un animo nobile che lo costringe a vivere le emozioni, i sentimenti, in modo assoluto, talvolta persino straziante.
Ora nessuno lenisce la sofferenza di Shun, persino Hyoga, amico fidato, compagno insostituibile, è lontano: è partito per le gelide terre del Nord senza dare spiegazioni, senza una parola.
Da giorni Shun soffre un malessere dell'anima che pare ineliminabile.

Corrono i ricordi ad Aphrodite, saint dei Pesci: "Perdonami, amico, se ti privai della vita… tu… tu che eri così nobile, che con la tua presenza recavi il dono gentile della bellezza… -una lacrima brucia sul viso di Shun, disegnandone il contorno- la bellezza… oh, cavaliere… non so amarla quanto te, non ho adorazione per la perfezione… indegnamente mi hanno posto a tutela delle tue sacre vestigia…".
Da dieci anni, invero, Shun attende alla custodia dei cloth rimasti ancora privi di un degno sostituto. Anche il cloth della Dodicesima Casa è lì, nel tempio.
Quante volte gli venne offerto di vestirlo?
E mai assurse al rango di gold saint:si disse sempre inadatto a vestire quelle sacre vestigia in nome del nemico caduto.
Saori gli permise di non indossare più alcun cloth: ora che la pace sembra immutabile destino del mondo, Atena può permettere che un suo difensore le rimanga vicino senza sentirsi costretto a combattere.

Seiya da tempo dimora alla Nona casa e Shyriu alla Decima, rispettivamente come cavaliere del Sagittario e del Capricorno, Hyoga ha chiesto e ottenuto di presiedere alla casa di Camus senza però poterne indossare l'armatura , in segno di umiltà verso il maestro caduto per mano sua; solamente Shun e Ikki non hanno avuto investitura a cavalieri d'oro, l'uno perché dichiaratosi indegno, l'altro per incapacità a tollerare vincoli che gli imponessero dimora stabile per la vita.
Così Ikki è rimasto semplice bronze saint e ormai da anni non veste più l'eterna corazza della Fenice e Shun ricopre ora un compito forse più affine alla sua indole che ripudia la guerra e indugia alla pace e all'armonia.
Il giovane saint che aveva ridato vita alla triste leggenda della regina Andromeda, sempre reputato il più debole tra i combattenti, deriso per la sua bellezza, umiliato per la sensibilità, ora può finalmente vivere per quello che è, aveva pensato Ikki prima di lasciarlo. Fiero, aspro, apparentemente arido fratello.
Con loro, l'intera schiera di uomini devoti alla dea è riunita al Santuario.
Bronze saints. Solamente due ancora in vita.
Silver saints, ormai sopravvissuti solo in corpo di donna.
E, infine, naturalmente, la gerarchia ricostituita dei gold saints.
Già. Cosa aveva ridonato loro la vita dopo la battaglia contro Ade? Cosa aveva salvato i bronze saints da fine certa?
Nessuno, nemmeno Atena, aveva mai trovato risposta.

Shun può vedere in lontananza l'architettura delle Dodici Case del Santuario
Ariete. Mu dell'Ariete. Uomo straordinario, di poteri irripetibili e indole contraria alla guerra. Quante volte aveva davvero alzato la mano per ferire il nemico?
Toro. Aldebaran del Toro. L'imponente e scorbutico saint della Seconda Casa.
Cancro. Dimora abbandonata.
"Death Mask… nemmeno per te sono in grado di provare odio… mortale combattente, quanti hai costretto all'agonia eterna nell'Ade?".
Leone. Aiolia del Leone. Compagno coraggioso e devoto. Quasi senza anima, perché totalmente votato all'ideale.
Vergine. Shaka. Già. Shaka. Quale affetto riconoscente nutre Shun per quest'uomo imperturbabile, assoluto?
Bilancia. Venerabile Dauko. Rimasto nel lontano Goro Ho per concessione di Saori. Guida e luce tante volte per loro, giovani, impauriti in fondo.
Scorpione. Milo dello Scorpione, rude solitario, acre egoista. Vedrà mai piegare le sue difese di indifferenza? O sempre rimarrà pago semplicemente di se stesso?
Sagittario. Aiolos o Seiya? Come non sovrapporre i volti dei due saint che, forti dell'armatura più potente, eletti a loro custodia, salvarono tante volte la dea?
Capricorno. Dimora abbandonata.
"Fiero Shura… ti sacrificasti per salvare Shyriu e ora il tuo protetto ti onora come degno successore… un giorno sentii le sacerdotesse parlare di te come colui che aveva osato vederne i volti…".
Acquario. Hyoga.
"Dove sei, fratello… l'Undicesima Casa è priva di custode… E tu, Camus? Signore dei ghiacci dall'algido cuore… non sei riuscito a gelare l'animo emozionale del tuo allievo, non del tutto… hai compreso finalmente che i sentimenti sono forza inesauribile? Cesseranno le lacrime di Hyoga per averti ucciso?".

Molto tempo è concesso ai pensieri di Shun nei giorni al Tempio dei cloth. Giorni in cui gioire della natura vitale di Atene.
Distoglie lo sguardo dalle Case. Lo posa dolente sulle vestigia abbandonate, memoria di lontane battaglie.
Spesso si perde nel ripercorrere il suo passato, gli uomini che lo hanno reso degno aiutandosi con i profili delle dimore e con i riflessi imprevedibili degli scrigni, eppure oggi… oggi ha come avvertito la necessità di distogliere lo sguardo da una delle case, da uno dei cloth.
Angolo buio, desolato quello in cui è stato relegato il cloth del saint della Terza Casa, il cloth che fu un giorno di Saga e poi di suo fratello Kanon.
"Saga. Dall'animo burrascoso. Luce e insieme oscurità. Atena ha deciso che mai più nessuno vesta il tuo cloth: troppo alto è parso alla dea il potere di chi è protetto dall'ambigua costellazione dei Gemelli… da dieci anni a coloro che partoriscono figli gemelli è inflitta l'atroce punizione di vederli morire entrambi, esposti sul lontano monte di Sparta… che atroce legge ha ordinato la nostra dea… Atena, figlia illegittima di Zeus… sorella di Apollo, dio del sole e della battaglia… davvero siete signora giusta? Perché il mio destino è quello di servirvi, voi che a tal punto diffidate da tutti e condannate allo strazio gli innocenti? Già… innocenti come mai potranno essere e voi, dea, non lo capite… quanti lattanti inoffensivi che avrebbero potuto rendervi grazia ho visto caricare sul funesto carro dei tre cavalli neri per essere condotti al luogo della loro morte… si conforta vostro zio Ade di tutto quel sangue.
"Non amate la battaglia, mia dea, eppure non tollerate la sconfitta e la vostra astuzia vi ha sempre recato vittoria. Dea della giustizia. Ma quale giustizia è questa? Giustizia che strazia e uccide, giudica senza redenzione…".

Un taglio come di lama leggera interrompe i pensieri del giovane Shun come se fosse un monito all'empietà di ciò che il suo animo ha creato.
"Non hai imparato proprio nulla, dunque?"
"Non dovresti essere qui -risponde Shun alla voce che proviene dalle sue spalle, dall'ingresso al tempio- potrei costringerti ad andartene"
"Non è necessario. Sono giunto soltanto per interrompere il flusso dei tuoi tracotanti pensieri e ho ottenuto il mio scopo. Posso andarmene", ma ancor prima che le parole della voce cessino, il giovane saint si lancia all'esterno.
"Bene. Vattene, dunque, Shaka", Shun nemmeno si volta nel dire ciò, immediatamente aveva ricondotto il cosmo avvertito a quello del saint della Sesta Casa.
Shaka osserva il ragazzo: una piccola goccia di sangue cola dal suo polso, proprio dal punto in cui lo aveva sfiorato con la sua mente.
Svelto si avvicina a Shun: "Perdonami! Non credevo… non volevo ferirti…", ma in risposta riceve soltanto uno sguardo gelido che lo convince ad andarsene.
"Non avrei voluto… giovane compagno… volevo solo salvare la tua anima …", sospira Shaka nell'allontanarsi.

Shun stringe il polso ferito fino a rendere bianche le nocche della sua mano sinistra, ma il sangue non cessa di scorrere e si unisce alle lacrime del saint: gocciola il rivolo rosso insieme all'aspro pianto. Cadono lacrime di sangue e sale.
Shun sente le forze abbandonarlo e cade al suolo privo di coscienza.
Potrà perdonarsi quell'istante di empietà? E se non fosse giunto Shaka, protettivo seppur aspro, preoccupato per colui che reputa amico e ama… sarebbe stato davvero solo un istante?
Perché quel pensiero atroce verso la sua dea? La sua dea!

Shaka sta tornando alla sua dimora. Percorre la scalinata che conduce alle Dodici Case.
"Shaka! -una voce secca ferma i suoi passi- Credi di poterlo proteggere ancora? Non voglio chiedermi perché ho avvertito il cosmo del saint di Andromeda implodere in se stesso, come se la sua stessa forza gli si ritorcesse contro. Ma tu rispondi, se davvero credi di poterlo ancora proteggere".
"Non provocarmi - risponde Shaka senza tradire alcuna emozione- non sei certo tu a potermi dire una cosa simile. Tu! Che morirai e farai morire per proteggere…".
Shaka si interrompe improvviso e si avvicina al suo interlocutore. Gli siede accanto, appoggia la testa tra le ginocchia.
"Perdona queste parole, compagno. Perdona la mia crudeltà".
In risposta solo silenzio.
"Non volevo ferirti, né… -Shaka non trova le parole per esprimere una mortificazione profonda- e poi… hai ragione. Non potrò proteggerlo per sempre. Ma oggi ho fermato i suoi pensieri solo perché… perché Dauko è tornato al Santuario… dovevo fermare Shun prima che la sua mente potesse essere violata dal maestro… sarebbe stata una punizione troppo atroce. Ma tu… tu hai fatto in tempo a leggere il suo animo… perché?".
"Ora non essere tu a fare domande. E non chiedere perdono. Siamo entrambi macchiati di una colpa imperdonabile. Ma… ma io sono in pace solo così. Non ti chiederò mai di abbandonare il tuo affetto per Shun. Tu non chiedermi di fare lo stesso con lei".
"Colpa imperdonabile… potremo vivere anche così?"
"Non lo so, Shaka. Non lo so…ma… qualcosa si è incrinato, amico mio…non so cosa, non riesco a coglierlo, ma percepisco come uno spostamento negli equilibri eterni. Lo senti? Che cos'è?".
"Questa volta sono io a non sapere. Non so. Non so, Mu".

CONTINUA...