L'Ombra e la Speranza


18. Il ritorno del Capitano





Legolas, Grainne e Beretar camminarono ancora per diverse ore seguendo il corso dell'Acquaneve, fino a quando il paesaggio non cambiò, e i boschi furono sostituiti da un terreno scosceso, a tratti collinare, dalla vegetazione piuttosto rada. Mentre camminava, Legolas non riusciva a non pensare al modo in cui Grainne aveva curato il braccio di Beretar, e si disse che sicuramente doveva aver riservato anche a lui lo stesso trattamento, quando l'aveva salvato. Ripensò alle parole che gli aveva detto Gandalf a Bosco Atro ; un male senza nome e una volontà altrettanto forte di combatterlo...
Non potè evitare di domandarsi nuovamente chi fosse in realtà la donna che amava...
Legolas alzò gli occhi al cielo ; il sole era scomparso dietro una fitta coltre di nubi dall'aspetto minaccioso.
- Sta per piovere. - disse.
Grainne sospirò. - Non dovrebbe mancare molto, ormai. Speriamo che resista ancora un po'. -
Ad un tratto, il guerriero dai capelli rossi si fermò di colpo, lo sguardo dritto davanti a sé.
- Guardate ! - esclamò indicando in avanti.
Grainne e Legolas seguirono il dito di Beretar, e rimasero a bocca spalancata dallo spettacolo che si presentò davanti ai loro occhi. Sulle pendici di una collina si trovava una cinta di mura, che circondava numerose abitazioni e strade brulicanti di vita, e, sulla sommità del colle, un palazzo dalle porte e dai tetti d'oro.
Grainne fece una rapida corsa in avanti, il cuore palpitante dall'emozione.
- Meduseld... - disse tra sé e sé. Poi si voltò verso gli altri due. - Siamo arrivati ! - gridò, felice - Quella è Edoras ! -
Beretar osservò incantato la città. - Meduseld, la Magione Dorata...la residenza dei sovrani del Mark. - disse - Ho vissuto per anni in questa città, ma la sua vista non manca mai di riempirmi di meraviglia... -
Legolas non parlò, e si avvicinò a Grainne, che non riusciva a staccare gli occhi da quel panorama. - Finalmente è giunto il momento del ritorno. - le disse, posandole una mano sulla spalla.
- Fino ad ora non lo credevo possibile...non riusciresti mai a comprendere le emozioni che sto provando in questo momento, Legolas... - rispose la ragazza con voce tremante - Non...non so più che fare, mi sento confusa... -
- Non vorrai fermarti proprio ora ? - disse dolcemente l'elfo.
La ragazza deglutì, cercando di sciogliere il nodo che le si era formato in gola, e si rivolse ai suoi compagni di viaggio. - No, non possiamo fermarci adesso. Andiamo. -



Giungendo alle porte della città, i tre viaggiatori notarono che, nonostante la presenza di numerose guardie intorno alle mura, la gente entrava ed usciva da esse con la massima tranquillità.
Grainne si fermò all'improvviso, incerta. - Non credo sia opportuno entrare subito in città. Temo che qualche guardia possa riconoscerci...soprattutto te, Legolas, se tra esse ci sono alcuni dei cavalieri che hanno tradito...forse è meglio aspettare il calare delle tenebre. -
L'elfo alzò lo sguardo al cielo, pensieroso. Alcune gocce di pioggia iniziarono a cadere, costringendo la gente che si muoveva dentro e fuori le mura a cercare precipitosamente un riparo. - Aspetta. Per una volta la pioggia ci è amica. Avvolti nei nostri mantelli potremo mischiarci alla folla ed entrare senza farci notare. -
- L'Elfo ha ragione. - disse Beretar sollevando il cappuccio sopra la testa - Nessuno farà caso a tre viandanti bagnati e infreddoliti in più. Andiamo. -
Grainne annuì e, con Legolas, imitò il guerriero. I tre seguirono il fiume di persone che si rifugiavano entro le mura della città ; mentre superavano le grandi porte, la fanciulla si guardò intorno con circospezione e notò, stupita, che non conosceva il volto di nessuno dei cavalieri di guardia.
- E ora ? - domandò Legolas avvicinandosi a lei.
- Ora devo trovare il modo di contattare Gareth. - rispose Grainne.
- Gareth ? - disse Beretar, stupito - Stai parlando di Gareth Tarkas ? -
- Chi è Gareth Tarkas ? - domandò Legolas.
Grainne continuò a guardarsi intorno. - E' l'unico cavaliere che mi abbia davvero servito con fedeltà. Ed è la sola persona che ci possa aiutare, adesso. -
Beretar aggrottò la fronte. - E tu pensi che ti sia fedele anche adesso ? Le cose sono un po' cambiate in questi ultimi tempi, Capitano. E poi io non mi sono mai fidato di lui. - disse.
- Tu non ti sei mai fidato di nessuno, Beretar. E comunque non abbiamo altra scelta. - rispose Grainne dirigendosi verso un bambino che giocava con un carretto di legno sotto un porticato. L'elfo e il guerriero la seguirono, pur tenendosi a breve distanza da lei.
- Buongiorno, piccolo. - disse gentilmente chinandosi verso il bambino senza togliersi il cappuccio che le copriva parte del viso - Dimmi, conosci forse un cavaliere di nome Gareth Tarkas ? -
- Certo che sì ! E' Guardia di Porta Occidentale a Meduseld. Oppure Orientale...non ricordo. - rispose il bambino grattandosi la testa con aria dubbiosa.
- Non importa. - disse Grainne estraendo dalla tasca una moneta d'oro e mostrandola al bambino che rimase a bocca spalancata - Vuoi guadagnarti questa ? -
Il piccolo annuì, sgranando gli occhi. - Allora corri da Gareth e digli che Emmeline lo aspetta dopo il tramonto davanti alla bottega del fabbro. -
Il bambino annuì e corse via.
- Non c'è che dire, ti sei servita di un bel messaggero. - disse Beretar con ironia, avvicinandosi alla ragazza - Credi che ti obbedirà ? -
- Possiamo solo sperarlo. - rispose Grainne sospirando - Ora dobbiamo trovare un posto in cui ripararci...non possiamo stare tutto il tempo sotto la pioggia. -
- Qui vicino c'è una locanda in cui potremo stare tranquilli. - disse Beretar - Conosco il proprietario, è uno che non fa storie a patto che si paghi il conto. Sono sempre andato da lui, le rare volte in cui sono tornato in città. Ma tu - disse poi rivolgendosi a Legolas - Ricordati di tenere quel cappuccio ben calcato sulla testa. -
- Spero che la vostra fiducia sia ben riposta. - disse l'elfo incamminandosi con Grainne dietro al guerriero. Provava una strana sensazione, come se un vecchio ricordo confuso iniziasse ad affiorare alla sua memoria...ma non sapeva ancora cosa potesse riguardare.



La locanda era buia e fredda, ma in compenso al suo interno non vi era nessuno. I tre si sedettero a mangiare ad un tavolo isolato e lì rimasero fino a quando iniziò a calare l'oscurità.
- Bene, è ora di andare. - disse Grainne sottovoce, alzandosi da tavola - Aspettatemi qui, tornerò tra breve. -
Legolas la guardò, sorpreso. - Non vorrai andare da sola, spero ! - esclamò.
La ragazza gli pose una mano sul braccio. - Non preoccuparti, saprò benissimo badare a me stessa. Beretar, sei certo che questo posto sia sicuro ? -
- Ci sono due uscite laterali che danno su lunghi vicoli bui. Terremo gli occhi ben aperti ; non ci sorprenderanno facilmente. -
- Bene. A tra poco. - disse Grainne allontanandosi.
- Grainne... - disse Legolas, preoccupato, trattenendola per un braccio - Ti prego...stai attenta... -
La fanciulla sorrise. - Ho fatto una promessa, non ricordi ? E ho tutta l'intenzione di mantenerla. - Detto questo, uscì dalla locanda.
Legolas, inquieto, guardò la ragazza chiudere la porta e scomparire nel buio.
- Come posso stare tranquillo mentre lei è là fuori, nella tana del lupo ? - disse, stringendo i denti.
- Non ti fidi di lei ? Eppure dovresti conoscerla... - disse Beretar.
- Io mi fido di lei - ribattè Legolas - Ma non delle persone di cui lei si fida. Ho una sensazione terribile, Beretar, e non riesco a scacciarla... -
- Rilassati ! - disse il guerriero incrociando le braccia sul ventre e allungando le gambe sul tavolo - Il Capitano è una donna in gamba...ed è armata. Se la caverà più che bene ! -
- Può darsi - rispose Legolas alzandosi - Ma non resterò qui ad aspettarla con il cuore in gola, Beretar. -
- Aspetta un momento ! - esclamò l'uomo rimettendosi a sedere - Non conosci nemmeno la città, come pretendi di trovare la bottega del fabbro ? -
- La troverò, semplicemente. - rispose Legolas alzando le spalle.
Beretar scosse la testa, preoccupato. - E poi rischi di imbatterti nelle guardie ! No, Legolas, tu non devi muoverti da qui ! -
- Non temere...sono un elfo, passare inosservato nell'oscurità non mi riesce affatto male ! -
- Legolas ! -
Incurante delle proteste di Beretar, l'elfo uscì velocemente dalla locanda, seguito dal guerriero che si fermò sulla soglia osservandolo correre con passo leggero e silenzioso lungo il vicolo oscuro.
Sbigottito, il gigante dai capelli rossi scosse il capo. - Dannazione...come se non bastasse tutto quello che è capitato, ora mi tocca anche fare da balia ad un elfo cocciuto ! - borbottò tra sé e sé. Poi si guardò intorno, assicurandosi che non passasse nessuno, e seguì Legolas nell'oscurità.



Grainne camminò lentamente sotto la pioggia, lungo le strade buie che l'avrebbero condotta nel luogo dell'appuntamento con Gareth Tarkas. Completamente avvolta nel suo mantello, si guardò attorno con circospezione, squadrando da sotto il cappuccio i volti dei pochi passanti, fortunatamente a lei ignoti, che incrociava. Ad un tratto sentì dei pesanti passi giungere da dietro un angolo oltre il quale la strada da lei percorsa incrociava il vicolo in cui avrebbe dovuto svoltare. Immediatamente, la ragazza si girò verso il muro proprio mentre una pattuglia di soldati di guardia le passava davanti.
Grainne rimase immobile fino a quando i soldati non si furono allontanati ; poi, con il cuore che le martellava nel petto, fece capolino da dietro l'angolo e trasse un profondo respiro. A circa metà del vicolo, sotto un'insegna sporca e scrostata che rappresentava un incudine, si trovava una figura completamente ammantata che si muoveva nervosamente.
Gareth, si disse Grainne, con un sospiro di sollievo.
In quel momento, la figura si voltò verso la ragazza.
- Sei tu ? - disse con voce inquieta - Io non conosco nessuna Emmeline. Cosa vuoi da me ? -
Grainne avanzò lentamente nel vicolo, il rumore dei suoi passi coperto da quello della pioggia battente. - E' vero - disse - Ma spero che tu riconosca me. -
L'uomo la guardò con espressione stupefatta. - Tu ! - esclamò, andandole incontro. Quando fu giunto davanti a lei, si inginocchiò, chinando la testa. - Capitano...vederti qui mi riempie di gioia ! -
- Anch'io sono felice di rivederti, mio buon Gareth - disse Grainne.
- Sono anni che Theoden Re attende il tuo ritorno - disse l'uomo alzandosi e stringendole le mani - Dimmi, hai finalmente deciso di riprendere il posto che ti spetta ? -
- No, Gareth, non sono qui per questo. - disse Grainne - Non ho molto tempo per spiegarti tutto. Ho bisogno del tuo aiuto, la situazione è molto grave. -
Il volto di Gareth Tarkas si fece serio, da sotto il cappuccio che lo oscurava. Grainne si disse che, se non fosse stato per la sua inconfondibile voce, non avrebbe potuto riconoscerlo nel buio. - Farò qualsiasi cosa sia in mio potere per te, Capitano. -
La fanciulla si guardò intorno. - Ho visto che ci sono molti nuovi uomini nelle file dei Cavalieri. Troppi, forse. Dove sono le vecchie guardie ? - domandò sottovoce.
- Molte si sono ritirate. - rispose Gareth - Vermilinguo ha arruolato le nuove leve...servono braccia giovani per difendere il paese. -
- E sei certo che ci si possa fidare di loro ? -
Gareth la guardò, accigliato. - Cosa intendi dire ? -
Grainne respirò profondamente e raccontò al soldato tutto ciò che era successo pochi giorni prima. Gareth rimase a bocca aperta, sconvolto.
- Non è possibile... - disse - Non riesco a credere che tra i Cavalieri vi siano dei traditori ! Una guerra contro il Bosco Atro significherebbe la fine per Edoras, chi mai potrebbe desiderare che ciò si verifichi ? -
- Qualcuno che vorrebbe estendere il suo potere sulla Terra di Mezzo, Gareth...e il Principe del Bosco Atro è qui per impedirlo. Ma non può presentarsi da Theoden da solo, il rischio è troppo grande...questa volta potrebbe davvero rimanere ucciso, e sarebbe la fine. Ma io non ho più nessuno di cui fidarmi tranne te, lo sai bene...per questo abbiamo bisogno del tuo aiuto. So che sei stato nominato Guardia di Porta all'ingresso occidentale di Meduseld... -
- Come l'hai saputo ? -
- Ho i miei informatori. - rispose Grainne sorridendo.
Gareth spostò lo sguardo verso il fondo del vicolo, sbuffando nervosamente.
- D'accordo - disse infine - Domattina presentatevi alla Porta Occidentale. Io sarò lì, e cercherò di farvi arrivare da Theoden. Ma non garantisco che vi crederà. -
- Dovrà farlo. - disse Grainne - Altrimenti sarà la fine. Ti ringrazio, mio fedele Gareth. -
Il soldato sorrise. - Qualsiasi cosa per il mio Capitano. E' sempre un onore servire una guerriera di così grande valore come te. Non immagini quanto ho desiderato il tuo ritorno. -
- Avrei preferito farlo in un'occasione migliore, ma il destino ha voluto diversamente. Ora vai, Gareth, aspettaci domani. -
L'uomo si congedò con un ossequioso inchino e corse via.
Grainne, pensierosa, lo guardò allontanarsi nel buio, e non si accorse che, nascosti dietro un arco di pietra, Beretar e Legolas l'avevano osservata per tutto quel tempo...e che l'elfo, pur non avendo visto in faccia l'uomo con cui lei aveva parlato fino a quel momento, aveva ascoltato tutta la conversazione grazie al suo finissimo udito, e sentiva che la sua inquietudine continuava a crescere sempre di più...
- Andiamo, Legolas - disse Beretar incitando l'elfo a raggiungere Grainne, ma questi lo trattenne.
- No, aspetta... -
La fanciulla aveva uno strano aspetto ; continuava a fissare nel buio del vicolo, la mente persa in chissà quali pensieri. Poi, ad un tratto, chiuse gli occhi e alzò il viso verso il cielo, lasciando che la pioggia le scorresse lungo le guance. Da dietro l'arco, Legolas continuava a guardarla, turbato.
Ad un tratto, Grainne si guardò intorno e proseguì lungo il vicolo.
- Ehi ! Ma la locanda non è da quella parte ! - esclamò Beretar.
- Lo so, bestione... - lo zittì Legolas alzando di scatto la mano - Vieni, seguiamola. - E corse via silenziosamente.
- Un momento...Legolas ! - Beretar sospirò alzando gli occhi al cielo, e si rassegnò a seguire nuovamente l'elfo.



Grainne continuò a camminare lungo le strade di Edoras, passando da vicoli bui, con vecchie case cadenti addossate le une alle altre, a viali più larghi illuminati da lampade ad olio, senza incontrare altri che viandanti alla ricerca di un posto dove trascorrere la notte o poveri ubriachi gettati in un angolo che non sembravano chiedere altro che un po' di compassione.
La fanciulla continuava a guardarsi intorno mentre la pioggia cadeva fitta, osservando ogni minima parte di quella città come se fosse la prima volta che vi metteva piede, gli occhi colmi di nostalgia e la mente smarrita tra ricordi lontani. Ad un tratto si fermò di fronte ad un portone di legno i cui batacchi avevano la forma di volti umani sfigurati da orribili espressioni, i quali tenevano in bocca un grosso anello di metallo arrugginito. A fianco del portone, due grondaie in pietra a forma di testa di drago sputavano a fiotti l'acqua che ricevevano direttamente dal cielo. Grainne spostò lo sguardo sulle finestre sbarrate da imposte di legno ormai marcio, segno evidente che quella casa era disabitata da anni. Alzando il viso al cielo, il cappuccio le ricadde sulle spalle. Lentamente si avvicinò al portone e posò su di esso una mano tremante ; poi si inginocchiò davanti ad esso e scoppiò in singhiozzi.
Legolas, che osservava la ragazza da dietro un muro, rimase scosso da quella vista. Senza pensarci due volte uscì dal suo nascondiglio e corse da lei, mentre Beretar, con espressione attonita, non riuscì a fare altro che rimanere a guardare l'elfo abbracciare la sua amata.
- Era la tua casa ? - domandò Legolas accarezzando i capelli di Grainne che piangeva sulla sua spalla senza riuscire a controllarsi.
- Sì, lo era. - rispose con voce rotta - Qui sono nata...e qui avrei voluto morire. Vederla ora mi riempie di dolore, perché in essa si trova una parte della mia vita che non tornerà mai più... -
Legolas la strinse forte a sé. - Perdonami, Grainne... - le disse. La ragazza lo guardò, stupita.
- Perché dici così ? - chiese.
- Perché mi sento così inutile... - rispose l'elfo - Tu soffri e io non riesco a consolarti in alcun modo...tutte le parole che nascono nel mio cuore muoiono subito nella mia gola, tanto scarso è il loro valore... -
Grainne guardò Legolas negli occhi e vide in essi l'immenso amore che l'elfo provava per lei. Sorridendo amaramente, gli accarezzò il viso con una mano bagnata di pioggia.
- Non voglio sentirti pronunciare queste parole...tu sei ogni cosa per me, e la tua sola presenza allevia il mio spirito dal male che lo sta divorando... -
Dopo aver pronunciato queste parole, la fanciulla volse in basso lo sguardo e si alzò, sciogliendosi dall'abbraccio del principe. Per un lungo istante tacque tenendo gli occhi fissi sulle finestre sbarrate. Poi, con la voce piena di dolore, parlò di nuovo.
- Sono stata io, Legolas... -
L'elfo la guardò senza capire.
- Quella notte, quando quel gruppo di soldati mi assalì...fui io ad ucciderli. Tutti e nove, se nove furono. Era buio, non potevo vederli. -
- Grainne... - disse Legolas, sbigottito - Cosa stai dicendo ? -
La ragazza si girò verso di lui, scuotendo il capo, gli occhi gonfi di lacrime. - Io non sono quella che sembro, Legolas. In me si trova un potere terribile, e quando perdo il controllo prende il sopravvento su di me, come accadde quella notte, facendomi massacrare i miei soldati come la più terribile belva assetata di sangue...Gandalf l'aveva capito...lui cercò di proteggermi, ma io rifiutai il suo aiuto come una povera sciocca, temendo di scoprire ciò che in realtà già sapevo...Lui è dentro di me e io non riesco a cacciarlo... -
Legolas si avvicinò alla ragazza. - Non ti capisco...di chi stai parlando ? -
- Di Sauron, Legolas ! - esclamò Grainne - Quando mi lascio sconvolgere dall'ira, riesce ad insinuarsi nella mia anima. Sento il suo potere scorrermi nel sangue e divento parte di lui, come lui diventa parte di me. Quella notte mi fece distruggere i miei nemici, ma potrebbe costringermi a rivolgermi contro le persone che amo...per questo ho lasciato Edoras...e poi ho lasciato te... -
Legolas scosse la testa, incredulo. - Ma tu mi hai ridato la vita, Grainne ! Mi hai salvato, e hai salvato anche Beretar...Sauron è la mano della morte, non può esserci lui dietro a questa grande magia ! -
Grainne guardò l'elfo fisso negli occhi. - In me ci sono vita e morte, e sono la mia debolezza, la mia fragilità a tenerle in perfetto equilibrio. Non so chi mi abbia donato la grande magia della vita, ma Sauron ha avvertito il suo potere e sta cercando in ogni modo di contrastarla e volgerla a suo favore. Lui mi vuole dalla sua parte perché sa che potrei distruggerlo, Legolas...ma io non voglio cedere...e ho tanta paura di fallire... -
Legolas non disse nulla, continuando a guardare la ragazza con espressione cupa. Grainne abbassò lo sguardo. - Puoi lasciarmi se lo vuoi. So bene che non meriti una disgrazia come me al tuo fianco...ma ti prego, se devi andartene, fallo subito, non prolungare la mia già lenta agonia... -
Legolas sorrise dolcemente. - Sarei solo un vigliacco se smettessi di amarti per questo, Grainne. - le disse - E non fuggirò mai lontano da te, ma ti aiuterò a vincere la tua battaglia, proprio come tu stai aiutando me. I nostri cuori sono una cosa sola, ormai... -
Delicatamente le prese il viso tra le mani, mentre lei tremava nella pioggia.
- Una cosa sola. Ricorda. - le disse - Per sempre. -
Mentre la baciava, Legolas sentì le calde lacrime della fanciulla sulle sue mani, distinguendole dalle altre fredde lacrime che scendevano dal cielo ferito sopra di loro.
Dietro il suo nascondiglio, Beretar alzò lo sguardo verso le nuvole.
Presto tornerà il sole, si disse.
Sulla Terra di Mezzo, su Edoras, su tutti noi...



Continua...