L'Ombra e la Speranza

19. I sotterranei di Meduseld




- Il Capitano è qui, mio Signore. -
- Molto bene, Zoren. Lascia che entri a Meduseld, poi preparati ad accoglierla. -
Seduto sul trono, nella grande sala dorata, Vermilinguo sogghignò sotto il cappuccio che gli copriva il volto mentre il cavaliere usciva.
- Il grande giorno è arrivato, finalmente... -



Beretar e Legolas erano tutt'altro che tranquilli mentre Grainne, avvolta come loro nel lungo mantello grigio, si dirigeva speditamente verso la Porta Occidentale.
- Sei proprio certa che Tarkas ci lascerà entrare ? - domandò Beretar, dubbioso.
- Non preoccuparti. Mi fido di lui come di me stessa. -
Grainne ripensò a quando aveva lasciato il corpo dei Cavalieri di Rohan per andare incontro alla sua nuova vita...Gareth aveva provato in ogni modo ad evitare che la fanciulla prendesse quella decisione, ma tutti i suoi tentativi erano stati vani. Grainne sorrise dentro di sé, consapevole del fatto che lui fosse sempre stato l'unico dei Cavalieri a rispettarla e a dimostrare nei suoi confronti una devozione senza pari, e lei, malgrado la lontananza, aveva continuato a nutrire la massima fiducia nei suoi confronti per gli anni che seguirono. Sapeva bene che avrebbe sempre potuto contare sull'appoggio di Gareth se ne avesse avuto bisogno, e così era effettivamente stato.
Se eviteremo questa terribile guerra lo dovremo anche a te, Gareth, pensò.
Legolas non disse nulla ; la sottile inquietudine che l'aveva accompagnato per tutto il giorno precedente non l'aveva ancora abbandonato, costringendolo a trascorrere una notte quasi insonne. Guardò Grainne camminare con passo sicuro, e per un istante temette per lei, senza nemmeno sapere perché.
- Dov'è Gareth Tarkas ? - le chiese sottovoce avvicinandosi a lei. La fanciulla rallentò la sua andatura e, fingendo indifferenza, fece scorrere lo sguardo sui soldati che presidiavano la Porta Occidentale, nei pressi della quale erano ormai giunti, ma senza trovarlo.
- Verrà - disse Grainne - Ha promesso di aiutarci e lo farà. Ne sono sicura. Seguitemi. -
Chinando il capo, la fanciulla si avvicinò a passo lento alla porta, seguita dal guerriero e dal principe elfo.
- Fermi dove siete. E' proibito passare di qui senza permesso. -
Quella voce forte e risoluta che fece sobbalzare i tre compagni apparteneva ad uno dei soldati di guardia il quale, abbandonando la sua postazione, si avvicinò a loro.
- Chi siete ? Mostratevi subito o vi costringerò con la forza ! - ordinò, brandendo contro di loro una lunga lancia.
- Non ne hai bisogno, Hama. - disse Grainne abbassandosi lentamente il cappuccio sulle spalle. Il soldato spalancò gli occhi dallo stupore, ma non si mosse di un solo passo.
- Perché non abbassi quella lancia ? - disse Grainne con voce ferma - Un tempo obbedivi con solerzia ai miei ordini...sebbene controvoglia. Perché non lo fai anche ora ? Non riconosci più il tuo Capitano ? -
- Il Capitano è morto quando ha abbandonato i suoi Cavalieri. - rispose l'uomo in tono arrogante, senza abbassare l'arma - Un gesto come quello merita solo disprezzo. Non abbiamo più un Capitano, anche se Theoden rifiuta di nominarne uno nuovo poiché è convinto del suo ritorno. -
- Infatti sono tornata. Sono tornata per portare il mio aiuto a Rohan, e non me lo impedirai rifiutandoti di obbedire al mio comando. Lasciaci passare immediatamente, Hama. -
Il soldato rise. - Dici di essere il Capitano, ma io vedo solo una donna vestita di stracci accompagnata da due miserabili... -
- Bada a quello che dici, Cavaliere. - sibilò Beretar da sotto il cappuccio. Legolas strinse i pugni per impedire a se stesso di reagire a quella provocazione.
- Tu - disse Hama puntando la lancia contro Beretar - La tua voce e il tuo aspetto mi sono famigliari, anche se cerchi di mascherarli. Levati quel cappuccio e fammi vedere chi sei. -
- Obbedisco subito al tuo ordine, Hama - disse Beretar abbassando il cappuccio sotto lo sguardo sorpreso del soldato e sogghignando con la sua inquietante cicatrice - Ma sappi che in un'altra occasione avrei punito severamente la tua spavalderia. -
- Beretar... - disse Hama riconoscendo il vecchio compagno d'armi - Non tollero simili parole da parte di un rinnegato. Perché sei tornato ad Edoras ? -
- Sono un uomo libero - rispose il guerriero - Posso andare dove voglio. -
Hama sogghignò. - Non qui. - rispose - Nessuno può avvicinarsi a Meduseld. Tornate da dove siete venuti, tu e il tuo Capitano... - Con la punta della lancia abbassò lentamente il cappuccio di Legolas. - ...venduto agli Elfi. -
I tre compagni si guardarono l'un l'altro, sgomenti.
- Conosco gli Elfi quanto basta per riconoscere i loro occhi penetranti anche dietro una cappa d'acciaio. Ti hanno forse catturato al punto da convincerti a voltare le spalle alla tua gente, Grainne Skylark di Rohan ? Tuo padre non ne sarebbe felice... -
- Mio padre ! - sbottò Grainne, accecata dalla rabbia - Tu non sei degno nemmeno di pronunciare il suo nome ! Sei solo uno sciocco, Hama...credi che le tue insinuazioni possano ferirmi in qualche modo ? - La fanciulla fece un passo in avanti. - Cosa pensi di dimostrare ? Fino a quando io porto questo - disse, estraendo dalla tasca il medaglione del Capitano e mostrandolo al soldato - tu non hai alcun potere su di me. Credi forse che Theoden sarebbe orgoglioso di sapere che per un'infantile ripicca hai impedito al tuo Capitano di incontrare il Re ? Oppure... - La ragazza strinse gli occhi e abbassò la voce. - Oppure c'è di più... -
Grainne camminò lentamente intorno a Hama, senza staccargli gli occhi di dosso, mentre la lancia del cavaliere seguiva ogni suo passo, come in un inquietante balletto.
- Non sono io ad essermi venduta, Hama...e questo lo sai bene. - disse.
- Non capisco di cosa parli. - rispose Hama.
- Certo che lo capisci...avrei dovuto immaginare che ti avrei trovato dietro tutto questo fin da quella notte. Dov'eri tu, Hama ? Sei riuscito a fuggire ? E ora dimmi, che ne è di Theoden ? Siete riusciti a tenerlo all'oscuro delle vostre trame ? -
- Stai farneticando, Capitano. - disse il soldato sbigottito - Theoden è in ricognizione al Nord ! Di quali trame vai cianciando, per Eru ? ! Sei diventata pazza ? -
- Grainne... - disse Legolas posandole una mano sulla spalla - Non credo che... -
La fanciulla lo ignorò. - Ci sono delle mele marce fra i Cavalieri, Hama. - disse sguainando la spada - E non sarai tu ad impedirmi di eliminarle. Facci passare immediatamente, prima che perda del tutto la pazienza ! -
- Obbedisci al Capitano, Hama. -
Il soldato si voltò e vide alle sue spalle un guerriero molto alto, vestito con l'uniforme delle Guardie di Porta e con un pesante elmo calcato sul capo.
- Gareth ! - esclamò Grainne - Finalmente ! -
Hama guardò l'uomo con aria confusa. - Ma... -
- Le tue proteste non ti serviranno. Fai ciò che ti è stato ordinato senza discutere o dovrai rispondere della tua insubordinazione davanti a Theoden in persona ! -
Hama chinò la testa e retrasse la lancia, tornando nella sua postazione mentre Grainne, soddisfatta, gli passava davanti con i suoi compagni. Beretar lanciò al soldato uno sguardo carico di rancore, mentre Legolas sentiva la sua inquietudine crescere sempre di più.
- Perdonami se ti ho fatto aspettare, Capitano. - disse Gareth Tarkas dopo aver varcato l'ingresso del palazzo - Purtroppo sono stato trattenuto. -
- Non importa, Gareth. - disse Grainne - Ma dimmi, piuttosto : è vero ciò che ha detto Hama ? Che Theoden si è recato nelle terre del Nord ? -
- Sì, è così. - rispose il soldato voltandosi verso di lei.
In quell'istante un fulmine attraversò la mente di Legolas, mentre i suoi occhi incrociavano quelli della Guardia di Porta.
- Ma...allora perché non me l'hai detto, ieri ? - disse Grainne fermandosi di colpo. Gareth aprì la bocca ma non parlò, come se fosse stato colto di sorpresa.
- Grainne... - disse Legolas. Un ricordo che aveva cancellato riaffiorò alla sua memoria...un occhio cieco, attraversato da una lunga cicatrice, come quella nascosta sotto l'elmo di Gareth...
- E' stato lui, Grainne ! - esclamò l'elfo all'improvviso - E' stato lui a colpirmi alle spalle ! Non ci porterà da Theoden, ma dritti in trappola ! -
I suoi compagni lo guardarono, increduli, ma non ebbero il tempo di reagire alle sue parole ; in meno di un attimo i tre amici vennero circondati da un piccolo manipolo di soldati che puntarono le spade contro di loro.
- L'elfo ha ragione, Capitano...ma ormai è troppo tardi. Deponete le armi e non fate mosse avventate, se vi è cara la vita ! - disse Gareth. Inorriditi da quelle parole, i tre obbedirono gettando a terra le loro armi, subito raccolte da alcuni soldati.
Uscendo dal gruppo, Zoren si avvicinò a Gareth e gli pose una mano sulla spalla. La Guardia di Porta sorrise con soddisfazione, mentre Grainne spalancò la bocca nel riconoscere l'uomo.
- Vedo che è stato più facile del previsto, Gareth. Devo farti i miei complimenti. - disse Zoren mentre Beretar, Legolas e Grainne lo guardavano con espressione sgomenta - Vedo che, oltre al Capitano, ci hai portato anche due piccole sorprese...Beretar, il Cavaliere fuggiasco...e il Principe del Bosco Atro... -
- Spero di aver meritato la mia ricompensa, Signore. - disse Gareth sogghignando, lo sguardo rivolto verso Grainne che lo fissava con rabbia e disgusto.
- Certo che la meriti, Gareth...e l'avrai molto presto, non temere. - disse Zoren.
Grainne avvampò di collera. - Avrei potuto aspettarmelo da te, Zoren... - disse stringendo i denti - Ma da Gareth, questo mai. Perché... ? -
- Silenzio ! - ordinò Zoren alzando una mano - Avremo tutto il tempo di rispondere alle tue domande, Capitano. - Quindi si rivolse a due guardie. - Portatela immediatamente nelle prigioni, terrà compagnia al Ramingo e al vecchio Re finchè il nostro Signore non verrà a reclamarla ! -
Nell'udire quelle parole, Legolas si avventò contro Zoren. - No ! Lasciatela stare, maledetti ! - esclamò. Ma la sua reazione fu immediatamente bloccata da un soldato che lo colpì alla nuca con l'impugnatura della spada, facendolo crollare a terra, dolorante.
- Legolas ! - esclamò Grainne tendendo una mano verso l'elfo, ma le guardie a cui era stata consegnata le impedirono di avvicinarsi a lui puntandole le spade alla gola e trascinandola verso la stretta scalinata che conduceva ai sotterranei di Meduseld.
Con gli occhi grigi colmi di rabbia, Beretar si chinò verso Legolas e lo aiutò a rialzarsi.
- Tu, Elfo... - disse Zoren - Forse dovremmo ringraziarti, dato che senza di te non avremmo mai potuto mettere la mani sul Capitano, anche se dovresti essere morto da un pezzo. Ma non temere, rimedieremo anche a questo. - Poi si rivolse a Beretar. - E tu, rinnegato, cosa credevi di fare ? Di aiutare questi due sciocchi ? Sei solo un uomo inutile, Beretar, lo sei sempre stato...non abbiamo mai sentito la tua mancanza, lo sai ? -
- Preferisco essere inutile piuttosto che servire i traditori della mia terra, Zoren. - rispose Beretar fissando il cavaliere negli occhi. Zoren resse il suo sguardo senza dire una parola.
- Parla pure, Beretar...saranno le ultime parole che tu e il tuo amico elfo pronuncerete su questa terra. - disse freddamente. Poi si rivolse ad un altro soldato. - Tu. Portali sulle mura che guardano verso il fosso di Helm ; uccidili e getta giù i loro corpi. Là, solo i corvi potranno trovarli. Quanto a voi due - disse poi rivolgendosi ai prigionieri - Non provate a fuggire o ribellarvi...alla vostra prima mossa falsa, la ragazza morirà. -
Il soldato obbedì all'ordine che gli era stato impartito e condusse via Legolas e Beretar, spintonandoli bruscamente.
Zoren e Gareth sorrisero nell'osservare l'elfo e il guerriero che andavano incontro al loro destino, inermi.
- Credi che Grima sarà soddisfatto di questo ? - domandò la Guardia di Porta.
- Certo che lo sarà. - rispose Zoren - E non soltanto lui, Gareth. Non soltanto lui... -



Mentre veniva condotto verso le mura insieme a Beretar, Legolas non pensava affatto a ciò che lo attendeva. Il suo pensiero era unicamente rivolto a Grainne, e l'angoscia per il destino a cui la ragazza stava andando incontro lo divorava ancora più di quello a cui andava incontro lui stesso.
- Camminate, svelti ! - li incitò bruscamente il soldato a cui erano stati affidati. Salendo sulle mura con il cuore in tumulto, Legolas si guardò disperatamente intorno, incespicando sui suoi passi. Beretar era al suo fianco, gli occhi sbarrati, colmi di rabbia, fissi davanti a sé.
Giunto in cima, Legolas si fermò un momento e rivolse lo sguardo all'orizzonte, respirando affannosamente ; oltre le mura vide in lontananza il desolato e arido paesaggio che contraddistingueva il Fosso di Helm, e si rese conto del fatto che la sua esistenza sarebbe finita in quel modo disonorevole, lontano dalla sua casa e dal conforto dei boschi che l'avevano sempre protetto e amato...e lontano da Grainne, che sarebbe stata costretta a subire torture terribili senza che lui potesse salvarla...
No, non poteva finire in quel modo.
- Ti ho detto di camminare, Elfo ! - sbottò il soldato dando uno strattone a Legolas, che sarebbe certamente caduto a terra se Beretar non l'avesse sostenuto - Tra poco incontrerai i tuoi antenati, non ne sei felice ? - disse poi in tono arrogante.
Il principe si rimise in marcia, stringendo i pugni e avvampando di collera. Ma per un attimo i suoi occhi incontrarono quelli di Beretar, cogliendo in essi uno sguardo d'intesa.
Improvvisamente Legolas inciampò nei suoi stessi passi e cadde disteso a terra, davanti al soldato di scorta.
- Maledetto idiota ! Alzati immediatamente ! - esclamò quest'ultimo chinandosi e allungando una mano verso il braccio dell'elfo. In quel momento Legolas sferrò un potente calcio all'indietro dritto nello stomaco della guardia, che barcollò ma non cadde, portandosi una mano all'addome e continuando a stringere la spada con l'altra. Con una mossa fulminea, Beretar colse quell'occasione estraendo da uno stivale un sottile ed affilatissimo stiletto che lanciò e fece conficcare con estrema precisione nella gola del soldato, il quale cadde morto senza avere il tempo di aprire bocca.
- Siano lodate la tua previdenza e la tua prontezza di spirito, Beretar ! - esclamò Legolas.
Il guerriero sorrise. - Ogni ladro che si rispetti ha le sue risorse. - disse - E se loro non fossero stati tanto sprovveduti da non immaginarlo, non ci avrebbero certamente lasciato le mani libere...questo non è altro che uno dei mille segni della decadenza dei Cavalieri di Rohan. -
L'elfo non gli rispose e si chinò sul cadavere del soldato per prendergli le armi che aveva con sé.
- Ma tu guarda che colpo di fortuna... - disse Legolas sollevando tra le mani la sua stessa spada - Evidentemente questo illuso l'aveva già considerata come il suo bottino... -
Rapidamente, infilò l'arma nel fodero che gli pendeva vuoto al fianco, e passò a Beretar la spada che invece apparteneva al soldato. Quindi i due afferrarono il cadavere e lo gettarono dalle mura, osservandolo mentre si schiantava sulle rocce più in basso.
- E ora ? - disse Beretar.
- Ora non abbiamo tempo da perdere. - rispose Legolas - Grainne sta correndo un gravissimo pericolo. E anche Theoden...e Aragorn. Ringraziando gli dei sono vivi, ma temo fortemente ciò che potrebbe accadere nei sotterranei di Meduseld...e non so proprio come entrarvi.
- Io sì - disse Beretar - Ma il vero problema non è entrarvi...è uscirne. Le prigioni sono un labirinto di cunicoli, non riusciremo mai a liberare tutti in tempo. -
- Dobbiamo farlo, Beretar, prima che sia troppo tardi... Qual è la strada più breve per arrivare al Palazzo ? - disse Legolas.
Beretar si guardò intorno. - Là. - disse indicando un punto poco distante - Vedi quella scala in pietra che scende a ridosso della cinta di mura ? Ci porterà direttamente all'uscita secondaria delle prigioni. Pochi la conoscono ; non avremo problemi ad eludere i cavalieri di guardia. -
- Ne sei certo ? - disse Legolas.
- Fidati di me. - rispose Beretar - In fin dei conti sono stato un Cavaliere anch'io. -
Legolas annuì e corse via insieme al guerriero. I due scesero velocemente dalle mura e, cercando di non farsi notare, giunsero nei pressi della porta delle prigioni. Stando rasenti al muro, videro che c'era un solo soldato di guardia al piccolo uscio in legno e ferro. Intorno non si trovava nessun altro.
L'elfo e il guerriero si guardarono a vicenda annuendo ; poi Beretar uscì dal suo nascondiglio e, spavaldamente, si presentò alla guardia.
- Salve Cavaliere ! - esclamò. Il soldato, sorpreso da quell'apparizione, sguainò la spada.
- Chi sei, straniero ? - disse imperiosamente - Non puoi stare qui ! Allontanati immediatamente prima che chiami le altre guardie ! -
Beretar rise. - Da quando passeggiare è un reato ? - disse alzando le mani e camminando verso la sinistra del cavaliere che seguiva con lo sguardo ogni sua mossa - E poi io non sono affatto uno straniero...un tempo facevo persino parte del glorioso esercito dei Cavalieri di Rohan, proprio come te... -
- Ah, sì ? E' strano, dai tuoi abiti non si direbbe proprio ! E poi chi mi dice che tu non mi stia mentendo ? Non conosco affatto il tuo volto ! -
- Nemmeno io conosco il tuo. D'altronde sono passati tanti anni... - replicò Beretar con noncuranza - Comunque, visto che non mi credi, sappi che c'è una persona che potrebbe confermare le mie parole. -
- E dove sarebbe questa persona ? - domandò il cavaliere sogghignando.
- Proprio dietro di te... -
La guardia non fece in tempo a voltarsi perché Legolas, che gli era sgattaiolato furtivamente alle spalle, ora gli stava puntando la spada alla nuca.
- Getta subito la spada. E non gridare se tieni alla tua vita. - disse l'elfo. Il soldato, sgomento, obbedì all'istante.
- Cosa...cosa volete ? - balbettò tremando.
- Ah ! Dov'è finito l'indomito coraggio dei Cavalieri di Rohan ? - lo beffeggiò Beretar raccogliendo l'arma.
- Forse sotto le false promesse di un traditore... - disse Legolas frugando nella borsa che il soldato aveva attaccata alla cintura ed estraendone un mazzo di pesanti chiavi che lanciò al guerriero dai capelli rossi, il quale, dopo poche prove, trovò quella che serviva ad aprire il portone.
- Dove sono i prigionieri, soldato ? - sussurrò Legolas rimanendo sempre alle spalle della guardia in modo da non farsi vedere.
- ...Quali prigionieri ? - domandò l'uomo con aria stupita.
Beretar prese il pugnale che aveva usato un attimo prima per uccidere e glie lo puntò alla gola. - La ragazza che avete portato qui pochi minuti fa, il Ramingo e Theoden...ora sbrigati a rispondere, altrimenti diventerai pasto per i corvi. -
- Theoden ? ! - esclamò il cavaliere - Ma...per Eru, di cosa stai parlando ? ! -
- Bene - disse Beretar pungendo con lo stiletto la gola del soldato e facendone uscire una piccola goccia di sangue. - Non cedo che gli altri Cavalieri sentiranno la tua mancanza. -
L'uomo impallidì.
- No ! - esclamò - Te lo giuro sul mio onore ! Non so assolutamente nulla di ciò che mi dici ! Theoden è in ricognizione al Nord, e in queste celle non si trova nessun Ramingo...una donna, poi...le tue parole non hanno senso ! Ti prego, non uccidermi ! Non sto mentendo ! -
Beretar guardò Legolas.
- Dice la verità. - disse l'elfo - Quest'uomo è completamente all'oscuro di tutto...e sarà bene che ci resti. - Con l'impugnatura della spada colpì alla nuca il cavaliere che, con un gemito, cadde a terra svenuto.
Spostando il corpo della guardia con un calcio, Beretar fece cenno a Legolas di entrare. Una volta che anche lui ebbe varcato la soglia, Beretar chiuse il portone alle sue spalle. Il rumore risuonò lungo il buio corridoio, illuminato solo da poche torce appese alle pareti. I due corsero finchè il corridoio si biforcò.
Con cautela, i due si acquattarono dietro l'angolo della parete. Beretar accennò a sporgersi oltre esso per accertarsi che non passasse nessuno, ma Legolas lo tirò bruscamente indietro.
- Ma... - disse il guerriero. Legolas si portò un dito alle labbra e, lentamente, sguainò la spada, mettendosi in posizione d'attacco. Dopo pochi istanti, un pesante rumore di passi risuonò lungo il corridoio nella loro direzione.
- E' solo. - sussurrò Legolas. Beretar lo guardò senza capire.
Improvvisamente, l'elfo balzò fuori dal suo nascondiglio, piombando addosso all'ignara guardia che stava compiendo l'ennesimo giro di perlustrazione e disarmandola senza difficoltà. Stupito da quella mossa repentina, anche Beretar uscì allo scoperto.
- Dove sono i prigionieri ? - ordinò Legolas stringendo con una mano il collo del soldato e puntandogli la spada alla gola con l'altra - Voglio il Ramingo e la ragazza. E Theoden ! Parla o ti farò tacere per sempre ! -
La guardia strinse i denti. - Non te lo dirò mai, Elfo. - sibilò.
Udendo quelle parole, Beretar scosse la testa. - Non si fa così, Legolas. Lascia che me ne occupi io. -
In un attimo, Beretar afferrò la guardia terrorizzata per il collo e la sollevò una spanna da terra, sbattendola contro il muro.
- Forse non hai capito, soldato... - disse Beretar stringendo sempre più forte la gola dell'uomo che annaspava, soffocando - Il mio amico ti ha chiesto gentilmente di dirci dove sono i prigionieri...e io aggiungo di darci anche le chiavi delle celle... -
Senza cambiare la sua solita espressione imperturbabile, Beretar sbattè nuovamente il soldato contro il muro, senza lasciarlo andare, sotto lo sguardo esterrefatto di Legolas.
- ...e ti consiglio di rispondere subito, perché io non sarò affatto gentile come lui... -
Con mano tremante, la guardia afferrò le chiavi che pendevano dalla sua cintura e le gettò a terra. L'elfo le raccolse in un istante.
- Manca ancora qualcosa. - disse Beretar senza lasciare la presa. Il soldato, spaventato a morte, borbottò alcune parole incomprensibili con voce soffocata. Beretar, quindi, aprì la mano e lo lasciò cadere a terra. Senza rialzarsi, l'uomo tossì convulsamente e si portò una mano alla gola. Il guerriero, spazientito, lo colpì con un calcio all'inguine.
- Adesso non esagerare, Beretar ! - protestò Legolas nel vedere il soldato emettere un gemito di dolore. Il gigante dai capelli rossi alzò una mano senza togliere lo sguardo dalla sua vittima.
- Ti ho detto di lasciarmi fare. - disse in tono deciso. Dopo qualche secondo, il soldato si accucciò a terra e parlò.
- Sono...sono nelle segrete... - disse stringendo i denti dal dolore - ...in celle lontane tra loro...non...non li troverete...lui arriverà prima... -
Beretar e Legolas si scambiarono uno sguardo sgomento.
- Ora mi hai stancato, idiota ! - disse Beretar sferrando un altro calcio al viso del soldato, il quale gemette e rimase a terra, svenuto. Senza pensarci due volte, Beretar strappò alcune strisce di stoffa dal suo mantello e ne porse due a Legolas.
- Che vuoi fare ? - domandò l'elfo.
- Legagli mani e piedi mentre io lo imbavaglio. Spero che tu sappia fare dei buoni nodi. -
Mentre compiva quell'azione, Legolas ebbe un improvviso ricordo che lo fece sussultare.
- Beretar...non abbiamo riservato lo stesso trattamento anche all'altra guardia, là fuori. - disse - Tra poco potrebbero arrivare i rinforzi... -
Il guerriero si fermò un attimo e guardò l'elfo. - Hai ragione, accidenti. - disse - Ma credo che quello dormirà ancora per un bel po'. Ora sbrighiamoci. -
Dopo aver gettato il corpo privo di sensi della guardia in un angolo, i due ripresero a correre lungo il tortuoso corridoio.
- Questo posto è peggio di un labirinto, Beretar ! - esclamò Legolas - Come faremo a trovare le segrete ? -
- So dove sono. - rispose Beretar - Il vero problema sarà trovare chi cerchiamo. Dobbiamo farcela prima che questo posto pulluli di guardie. -
Grainne, Aragorn, si disse Legolas, con il cuore in tumulto, stiamo arrivando...


Continua...