Double Date

Nota. Questo secondo capitolo può, in prima battuta, farvi sorgere una domanda: CHE DIAVOLO C'ENTRA CON CITY HUNTER?!! Ed io allora vi rispondo: GENTE DI POCA FEDE!!! Abbiate un po' di pazienza "almeno" voi…
Come sempre, i personaggi sono degli aventi diritto… e come sempre, per dichiarazioni d'amore o di guerra (ma non chiedetemi di giocare "al dottore" od a "risiko"…), complimenti od insulti (la frutta v'ho detto di no! Non arriva, è inutile…^__^) potete scrivermi a biapi@katamail.com.
Buona lettura,
Siroi-chan

DOUBLE DATE - CAPITOLO 2
Ad ognuno il suo compito…

Due mani lievemente tremanti raddrizzavano le pagine del giornale del mattino. Gli occhi scorrevano rapidamente da una riga all'altra e poi da una colonna alla successiva. Sentiva il tamburellare di una mano nervosa sul tavolo accanto: alzò gli occhi. Takashi la stava fissando con uno sguardo preoccupato e severo. "Cosa hai intenzione di fare?" la sua voce era dura e severa ma al contempo dolce e piena d'affetto "Non possiamo rischiare così tanto, Misaku…" "Sta' tranquillo, non mi sembri nemmeno tu… dov'è finito il coraggioso Takashi Toshiba, avvocato intraprendente e brillante pronto ad incastrare centinaia di yakuza?…" la ragazza gli sorrideva amichevolmente ma provocatoriamente "Ormai è un po' tardi per fare passi indietro, non trovi?" la sua voce era diventata più seria "Adesso possiamo solo procedere…" e i suoi grandi occhi si riabbassarono sulla seconda pagina del giornale: la foto del criminale sembrava fissarla da quel lontano mondo in bianco e nero. Takashi la osservava: Misaku MacCarthur, come era finita nella sua vita? Lui era sempre stato un avvocato in gamba, a detta di molti, aveva messo i suoi studi e le sue conoscenze dalla parte della giustizia, sin dal suo primo caso, ma non aveva mai rischiato molto in prima persona. Non che gli mancasse il coraggio, anzi: ma aveva qualcosa di molto più importante da difendere di qualunque causa in un'aula di tribunale. 'Com'è che ancora non viene a rompere?' si domandò Takashi con un mezzo sorriso sulle labbra e fissando la porta. Misaku se ne accorse e lo guardò con dolcezza "Tetsuo sta facendo i compiti?".
Ma come riusciva a leggergli sempre nel pensiero? Si guardarono per un tempo indefinito, da una parte all'altra della grande scrivania, scrutando ognuno negli occhi dell'altro una risposta a tutte le proprie più intime domande.
'Misaku MacCarthur, come diavolo sei finita nella mia vita?… proprio quando pensavo che avesse ormai preso quella piega che l'avrebbe segnata per sempre… sei spuntata tu…'. Una donna così bella e piena di vita; una giornalista tenace e perspicace…
La fissò intensamente. Lei si sentì fremere.
Takashi Toshiba: avvocato trentenne, un uomo moderato, non bello ma decisamente affascinante, 'Non dovresti proprio essere il mio tipo… eppure…' un padre affettuoso di una peste di sette anni '… eppure…' con negli occhi ancora il dolore per la perdita della giovane moglie '… eppure mi sto perdutamente innamorando di te…'
"Papà?" una piccola testolina bruna fece capolino dalla porta della biblioteca "Ehm… posso?" teneva con un braccio due grossi quaderni con anelli mentre con l'altra mano si tirava su i pantaloni, di una misura ancora troppo grande. "Ho quasi finito Testuo. Devo finire un discorso con Misaku-chan…" si fermò a guardare la reazione del figlio. La prima volta che l'aveva chiamata così gli era sembrato di avere notato un lampo di tristezza e timore negli occhi del bambino. Non aveva mai conosciuto la madre: lei era morta quando il piccolo aveva ancora un anno, vittima di una fatale distrazione alla guida della sua auto, ma Takashi non osava immaginare come il figlio avrebbe potuto reagire ad una sua eventuale storia con un'altra donna. Indagò i suoi piccoli occhi: 'gli stessi profondi occhi neri della madre' pensò. Poi il viso di Testuo si distese in un sorriso e Takashi vide i suoi occhi come brillare da un punto lontano, chissà dove, nell'eternità: e scorse nell'approvazione del figlio un riverbero di chi non c'era più.
"Ciao Misaku-chan! Come va?" aveva allegramente chiesto intanto Testuo avvicinandosi alla sedia accanto alla scrivania "Benone Testuo-chan! Hai fatto tutti i compiti?" gli disse lei riponendo il giornale sulla scrivania ed accarezzandogli la testa. "Tuuuttoo finito! E sono certo siano tuuuttii corretti!". I due adulti lo guardarono divertiti "Lo dirò io se sono tuuuttii corretti…" lo imitò il padre "… ma non ora Testuo, dammi ancora dieci minuti e poi sarò da te." "Capito! Allora io aspetto di là… davanti ad una coppa di gelato, magari…" il bambino guardava il padre elemosinando una risposta affermativa. "D'accordo! Ma bada a quanto ne prendi!" gli sorrise Takashi "… Guarda che poi me ne accorgo!…" gli aveva poi urlato dietro, mentre il piccolo correva in cucina chiudendosi la porta della biblioteca alle spalle ed urlando un "Evviva!".
Diamine! L'aveva proprio cresciuto su bene! Anche se da solo, aveva fatto davvero un ottimo lavoro… Misaku si sentiva un po' intimidita… non era sicura che lei avrebbe saputo fare altrettanto, fosse stata al suo posto… non era sicura di essere all'altezza di quell'uomo e di quel bambino se lui si fosse deciso a…
"Ma mi ascolti?" Takashi aveva ripreso a parlare. "No!" fece in una linguaccia Misaku, alzando leggermente le spalle. "Insomma Misaku! Qui non si scherza più! Demedroo Yuzaka è fuggito ieri pomeriggio…" "E questo lo so anch'io… ma a noi non cambia nulla!" lo interruppe decisa. "Ma come puoi dire che non cambia nulla? Lui sa che sei stata tu a raccogliere le prove che io avrei usato contro di lui la settimana prossima in tribunale" Takashi la fissava serio "E non credo la cosa gli abbia fatto molto piacere!" continuò con falsa ironia. "Lo so anch'io Takashi… ma io non intendo lasciarmi intimidire… e non dovresti farlo neanche tu! Adesso più che mai dobbiamo andare avanti e portare a termine il lavoro degli ultimi mesi." "E' quello che io ho intenzione di fare, ma dal mio posto, l'aula di un tribunale!" incalzò Takashi "Sono sicuro di riuscire ad inchiodarlo anche col vecchio materiale, senza il tuo…" "No!" lo bloccò Misaku "Non ho alcuna intenzione di gettare al vento tutte le nottataccie davanti al computer…" "Beh, non mi era sembrato fossero state tutte così mal trascorse…" le sorrise maliziosamente lui (NdS: ecco! Lo sapevo! Anche i personaggi più seri… *puff*… ti sfuggono di mano! Vatti a fidare… qui dilaga la mokkori-mania…). "Piantala!" gli gettò il giornale sulla faccia, sperando di far scomparire al più presto il rossore che sentiva invaderle le gote 'Assurdo! Sono una donna di mondo… Ne ho avuti tanti prima di lui… allora perché con lui provo quasi imbarazzo…' e si alzò dalla sedia. "Piuttosto!" continuò, trattenendo la leggera emozione che l'aveva invasa al ricordo di lei e Takashi in quella biblioteca, non proprio intenti a ricerche di informazioni… (NdS: ragazzi la situazione è tragica!!! Qui scopano tutti tranne… NdR: è quello che dico anch'io! Che ne dici di rimediare subito?… NdK: Finiscila! Brutto porco pervertito! *BOING*… ehm… però… ehmm… insomma… ecco, Siroi-chan… se tu ci mettessi una buona parolina… NdR: cosa stai borbottando, Kaori?… NdK: nooo niente niente… hi hi… ma cosa fai ancora qua? Idiota! Non ne hai avute abbastanza?… *IPERSTRACRASH*… NdS: su ragazzi calmatevi… questo doveva essere un capitolo serio… perché non ve ne tornate nella ff? Eh? Su, da bravi… NdR&K: ma ci annoiamo!… non parli mai di noi… NdS: cercate di essere comprensivi, su… questo è un capitolo introduttivo… tra un po' torno da voi… ma guarda che si deve fare per scrivere in pace una ff… ^__^)
"Questa è la copia dei versamenti bancari…" disse Misaku estraendo una busta con pochi fogli dalla sua ventiquattrore. "E tu te la porti dietro così?" la rimproverò Takashi "Con quel matto in giro per la città…" "E come avrei dovuto fartela avere scusa? Non preoccuparti! Tu ora la riponi nella tua bella cassaforte e vedrai che lunedì, quando andremo al tribunale, tutta la tensione di questo week-end sarà solo un divertente ricordo…" "Ma prima dovrà passare questo week-end…" "Passerà, passerà…" "Sei sicura, allora? Continuerai a scrivere l'articolo?…" Takashi chiese serio "Certo! Sono una giornalista ed il mio compito è quello d'informare la gente… ed il pubblico saprà chi c'è dietro le morti della Suribaru!…" e nella voce le vibrava una nota di convinzione che arrivò fino a Takashi. Lui le sorrise "… Ed il mio compito invece sarà far fare giustizia in tribunale…" le si stava avvicinando… Misaku sentì il suo corpo cominciare a scaldarsi 'Perché mi fa questo effetto?…' ed istintivamente si sporse verso di lui "Papà?" la voce dal corridoio li raggelò ed allontanò immediatamente. "Sono passati più di quindici minuti…" Tetsuo era entrato, teneva sempre i quadernoni con un braccio ma aveva portato l'altra mano al fianco e pestava un piede per terra. Takashi e Misaku lo sapevano: non era gelosia ma solo cipiglio! I compiti andavano corretti! Sorrisero e si lanciarono uno sguardo pieno di silenziose e maliziose promesse. Takashi prese la busta dalle mani di Misaku e la ripose sulla scrivania mentre diceva "Su! Muoviti! Vediamo che strafalcioni mi farai leggere stavolta!". Tetsuo non se lo fece ripetere un'altra volta ed in un attimo fu sulla gigantesca (NdS: per lui!! ^__^) sedia della scrivania e scaraventò tutto il suo armamentario sui poveri incartamenti del padre. 'Mi vedo male!' pensò Takashi con una smorfia; 'Sono incantevoli!' si disse Misaku, un po' meno intimidita. "Ti lascio in buone mani…" sorrise Misaku afferrando giacca e borsa ed avviandosi verso l'uscita. "Sicura di non volerti fermare a pranzo?" chiese lui facendo per seguirla, mentre Tetsuo riponeva il contenuto di alcune cartelline in giro per il tavolo. "No, grazie davvero! Voglio tornare a casa e fare un po' di telefonate… forse al distretto ci sono novità…" poi gli scappò una risata "Sopravviverai?" chiese indicando il bambino che espandeva il suo dominio sulla scrivania con pennarelli e matite. Poi si rese conto che parlare di sopravvivenza con un feroce yakuza che li braccava era fuori luogo: incrociò il suo sguardo e vi specchiò la stessa preoccupazione. "Stai attenta" le sussurrò. "Anche tu" e sorridendogli si allontanò e gli fece un cenno di restare dov'era "Conosco la strada… e tu hai dei compiti da adempiere!". Takashi sentì la sua risata allontanarsi ed il braccio staccarsi per l'insistente presa di Testuo: si chinò sorridendo su di lui "Allora, vediamo un po' che c'è qua…".
Misaku si arrestò un attimo sulla soglia ascoltando le ultime dolci e paterne parole dell'uomo che amava, poi, tutta intenerita, uscì dall'appartamento salutando con sicurezza e disinvoltura i due agenti preposti alla loro sicurezza…

… CONTINUA…