CAPTAIN SANAE
Capitolo 2
Equilibri Infranti

Osservavo in silenzio Yayoi Aoba tormentarsi un ciuffo di capelli mentre sorseggiava il suo thé, sospirando prima di ogni sorso, lo sguardo perso rivolto alla strada.
Stava piovendo, fuori. Dopo sole tre settimane… da un torrido caldo quasi estivo, eravamo passati a un gelo autunnale.
Forse quello che ci stava accadendo avesse conseguenze anche sul clima…

- Allora, questa grande notizia? - chiese infine, dopo aver terminato l'ultimo sorso di thé.
- Uhmmm - mormorai - Anche tu hai qualcosa da dirmi, non è vero? - le chiesi, e il suo sguardo si spense ulteriormente. Qualcosa che riguardava Misugi-kun, probabilmente.
- Sì… - sussurrò appena, tentando di nascondere le lacrime guardando in un'altra direzione - Ma… racconta prima tu, vuoi? -
Annuii, guardandola pensosa un attimo.
- D'accordo… allora… Da cosa cominciare? -
- E' una cosa bella? Al telefono mi sembravi entusiasta ma preoccupata -
Annuii. Capiva sempre le persone alla perfezione… Come ci riusciva? Soprattutto… come riusciva a nascondere così bene il dolore? Passare da momenti di sconforto a interesse completo per quello che stavo dicendo?
Era speciale.
Tutte le volte che penso a questo lato di Yayoi… mi sento così inferiore a lei… E così sciocca a lamentarmi della mia situazione.
- Allora… è stato più o meno cinque giorni fa… Kumi-chan mi ha chiesto di raggiungerla dopo gli allenamenti nell'aula di fotografia, e lì… -
- E lì? - chiese, incuriosita.
- C'erano tutte: Yukari, Kumi, Jukki, Leia … e molte altre… -
- Aspetta… vuoi dire… praticamente tutte le ragazze dei giocatori della Nankatsu? -
- Esattamente. Loro e… Le innamorate… chiamiamole… respinte -
- Quante in tutto? -
- Quattordici, me compresa - risposi, sospirando.
Come se avesse capito all'improvviso quello che stavo per dirle, spalancò gli occhi stupefatta.
- Una squadra di calcio! - esclamò, quasi incredula.
- Esattamente - dissi, sconfortata, poggiando il volto tra le mani - Per… diciamo…vendicarsi -
- Vendicarsi? -
- Esattamente! Vendicarsi del comportamento maschilista dei loro fidanzati -
- Incredibile! - esclamò, ridacchiando.
Almeno quella cosa assurda le aveva fatto dimenticare per un micro-secondo i suoi problemi.
- Vogliono batterli… per dimostrare loro quanto valgono. E hanno bisogno del mio aiuto -
- Come allenatrice? -
- Sì… più o meno. Vogliono che insegni loro come essere una squadra di calcio… e dicono che io sono l'unica che può spiegar loro come batterli … e aiutarle anche sul piano pratico. -
- Ma tu gliel'hai detto che è una follia e che non ci riuscirete mai? -
- Sì, certo! Gliel'ho fatto notare… ma Leia insiste che basta crederci… -
- E allora le hai lasciate ad arrangiarsi, vero? -
- Non esattamente… -
- In che senso? -
- Oggi dovevamo avere il primo allenamento vero e proprio - risposi, abbassando lo sguardo.
Scoppiò a ridere. Una risata sincera e cristallina.
- Fantastico - disse, mentre si asciugava le lacrime che le erano spuntate agli angoli degli occhi per il troppo ridere - E' un'idea geniale… Tsubasa resterà esterrefatto -
- Tsubasa non c'entra - dissi, immediatamente - Voglio dar loro una mano -
- Sì, come no! Dai Sanae… ci conosciamo da troppo tempo per prenderci in giro… il tuo orgoglio ha avuto la meglio! - esclamò, quasi sorridendomi. Vide la mia espressione contrariata, e proseguì - Non che ci sia qualcosa di male in questo, anzi! Forse è proprio quello di cui ha bisogno! E poi … sono sicura che tu lo faccia anche per dare una mano alle altre! Però anche a te stessa, devi ammetterlo! -
- Sì… - mormorai - Anche… ma non per Tsubasa, davvero… E' perché… voglio sapere… -
- Se sei in grado di farcela - terminò per me, sorridendomi.
- Esattamente -
- Sanae… Non dico che tu non faccia bene ma… credi che sia una buona idea? Hai la scuola. E il club. E ora anche il giornale…Non vorrei tu rischiassi di… affaticarti troppo, ecco -
- Non preoccuparti, avrò cura di me! - esclamai, sorridendole. Aveva ragione, eppure non riuscivo a non vedere in quel pensiero gentile, il suo modo di essere con Misugi.
- Lo so… lo so… - rispose, rattristandosi. Forse perché era qualcosa che Jun le diceva spesso?
- Yayoi… è successo qualcosa, vero? - le chiesi, non riuscendo più a trattenermi.
- Sì… Jun… - iniziò, sospirando - Due settimane fa … Jun ha ricevuto una lettera di una sua fan… Una certa Moemi… Moemi Manamura -
- Cioè… Jun legge tutte le lettere che riceve? - chiesi, stupita. Avevo una vaga idea di quelle che riceveva Tsubasa… Mi sembrava incredibile che un ragazzo tanto popolare quanto Jun…
- No… Ne legge solo una parte… comunque… questa Moemi… ha problemi di cuore. Sin da quando era piccola. Jun non mi ha detto nulla, siamo semplicemente andati a trovarla all'ospedale assieme. Quando ha deciso di andare a trovarla però… la cosa mi è parsa talmente strana che … so che non avrei dovuto ma… ho letto quella lettera … Haruka dice che era la cosa migliore che potessi fare, ma io non… non ne sono troppo convinta… -
La guardai accigliata. Stava già cercando di trattenere le lacrime, nonostante, l'avevo capito chiaramente, non fosse ancora arrivata al punto "cruciale". E…se si era confidata con Haruka per una cosa "sentimentale" doveva proprio essere disperata…
Haruka Minamoto. Era la migliore amica di Yayoi… Si conoscevano da sempre… Ma Haruka aveva un carattere… come dire… intransigente. Non sopportava Jun. E sebbene fosse, da quanto mi raccontava Yayoi e da quanto avevo potuto costatare di persona, una delle ragazze più popolari della sua scuola, si era sempre comportata come un maschiaccio. Solo negli ultimi anni era cambiata ma continuava a trattare i ragazzi con fare cameratesco, anche i suoi improbabili fidanzati…
Insomma, l'ultima persona al mondo con la quale parlare di una cosa del genere…
- Certo… avresti fatto meglio a non farlo, ma… Era una cosa che dovevi fare! E, credo… ne avevi tutto il diritto…-
- Il fine giustifica i mezzi, eh? - disse, con un pesante velo di tristezza nella voce.
- Yayoi… cosa c'era scritto nella lettera? -
Si voltò nuovamente verso di me, guardandomi dritta negli occhi.

Il tempo all'improvviso si era fermato.
Gli equilibri di cui aveva parlato l'ultima volta… Si erano davvero spezzati.
E' stato come se ne avessi avuto la consapevolezza in quell'istante. Tutto era cambiato, irrimediabilmente.

CONTINUA…