CAPTAIN SANAE
CAPITOLO 3
Cambiamenti…

Aveva smesso di piovere. Fissavo l'erba brillare per la pioggia, la terra del campo ridotta a fanghiglia… Le dita strette fra le maglie della rete metallica. Da quando io e Yayoi ci eravamo salutate… Mi pervadeva un senso di malinconia indicibile, inspiegabile…

- Yayoi… cosa c'era scritto nella lettera? -
Perché gliel'avevo chiesto? Me l'avrebbe detto comunque ma…
Perché la cosa mi colpiva tanto? Si trattava di Yayoi e Jun… Non di me… Non di me… Eppure avevo voglia di piangere. Guardavo il campo desolato e avevo voglia di piangere.
Yayoi era diventata una delle mie più care amiche… forse la più cara amica. Ma no, non era attribuibile a quello, il mio stato d'animo.
Mi sentivo così perché, per la prima volta avevo capito che … tutto prima o poi, sarebbe finito, cambiato.
A quello che tutti credevano un rapporto stabile e duraturo, era bastata una lettera, tra le altre, pescata a caso…
In realtà lo sapevo, e anche Yayoi ne era consapevole, che il loro rapporto era fragile come il cristallo…
Eppure credevo….

Stringevo forte le maglie della rete, tra le mie dita, e ricordavo le parole di Yayoi…
- Parlava di sé… della sua vita… E' costretta al letto da quando aveva cinque anni… Ma il suo più grande sogno è sempre stato quello di poter… correre e giocare con gli altri bambini… con i bambini che vedeva dalla finestra della sua stanza… - disse, il volto concentrato nel tentativo di ricordare le esatte parole.
Avevo ascoltato in silenzio. Il café si era fatto silenzioso all'improvviso, c'eravamo solo noi… l'unico rumore era il picchiettare della pioggia contro i vetri…
- Quei bambini giocavano a calcio. Ha iniziato a seguire il calcio a livello nazionale e, sei anni fa ha seguito il campionato nazionale… quello in cui Tsubasa e Jun… -
Avevo annuito. Ricordavo perfettamente.
- In quel periodo doveva sottoporsi ad un trapianto… Dice che il sapere che Jun aveva avuto il coraggio di giocare, di realizzare il suo sogno nonostante la malattia… le infuse la forza necessaria…-
Innamorata? Sì… ovviamente….
- Negli anni ha continuato a seguire la sua carriera… Nella lettera ha scritto che il suo più grande desiderio, ora, è poterlo incontrare perché deve sottoporsi, questione di giorni o settimane, ad un nuovo trapianto… -
- Jun ha subito deciso di incontrarla, vero? -
Yayoi annuì, tornando a fissare la pioggia che bagnava la vetrata. Prese la borsetta che stava posata alla sua destra e ne estrasse qualcosa, che fece scivolare sul tavolo, davanti ai miei occhi.
- Ma è vera? Sembra una bambola… - mi sfuggì con un moto di stupore. Era una fotografia, con una bellissima ragazza dagli occhi azzurri, enormi, e dei perfetti, lucenti capelli castani che ricadevano sulle sue spalle in boccoli dolci… Vestita di rosa, un vestito semplice ma che addosso a lei sembrava un abito elegantissimo. Era seduta su una grande sedia a dondolo, sprofondata in un insieme indefinito di cuscini. Un sorriso dolce, limpido.
- Sì, è esattamente così - rispose, senza spostare lo sguardo.
Annuii, restituendole la fotografia.
- Siete andati a trovarla, vero? -
- Sì… Una settimana fa. Domenica. Era un giorno di sole… una giornata stupenda… E' in ospedale…. Quando siamo arrivati, guardava fuori dalla finestra spalancata, abbiamo bussato e… mi sono quasi caduti i fiori a terra - disse. Socchiuse gli occhi, cercando di scacciare qualche brutto ricordo - Avresti dovuto vedere… lo sguardo che si sono scambiati -
- Yayoi… - mormorai, cercando qualcosa da dire, ma non mi veniva in mente nulla.
- Lei era… una meraviglia… sembrava trasparire gioia da tutte le parti… Le è scappato un "Jun!" estasiato… si è subito corretta, chiedendo scusa e chiamandolo Misugi-kun… ma lui le ha detto di chiamarlo pure Jun… Capisci? Di chiamarlo per nome! -

Il mio primo istinto fu di alzarmi per andare fino a Tokyo a spaccare qualcosa in testa a Jun Misugi, ma l'espressione di Yayoi mi distolse da comunicarle i miei propositi. Dopo ormai sette anni… loro due si chiamavano ancora col suffisso.

- E poi? - chiesi.
- Mi ha presentato, ma lei sembrava sapere tutto anche di me…-
- Potrebbe essere una di quelle fan serial-killer - dissi. Non so come mi venne… Ma lo dissi. Yayoi alzò il capo e spalancò gli occhi.
Ci guardammo stupite entrambe per un paio di secondi, poi scoppiammo a ridere fragorosamente.
- Non credo… non credo proprio! - esclamò, cercando di riprendersi. - Comunque… abbiamo parlato un po'… Poi non so… cioè… non ho idea di cosa sia successo mentre andavo a mettere l'acqua nel vaso per i fiori che le avevamo portato ma… Quando sono tornata, qualcosa nell'aria era cambiato. Non so spiegarti cosa ma… credo che lei gli abbia detto… che è innamorata… o una cosa simile, ecco -
- E Misugi-kun? -
- Tornando ha parlato tutto il tempo di… quanto sembra capirlo… quanto gli sembra incredibile… che credeva di non poter mai trovare qualcuno che… -
- Ti ha davvero detto questo?!? - esclamai, sbattendo una mano sul tavolo.
Yayoi sobbalzò, alzando il capo e guardandomi, ferita dai ricordi e stupita dalla mia reazione.
- Sì… -
- E non gli hai mollato uno schiaffo?!? -
Sorrise - Sanae… tu ora lo dici, ma l'avresti fatto? -
La guardai esterrefatta. Come sempre, aveva ragione. Tornai a rilassarmi sul divanetto.
- Poi tutta questa settimana… tutti i giorni… è andato da lei, da solo -

Le scese una lacrima, poi un'altra, ed un'altra ancora. Velocemente, mi alzai e mi sedetti accanto a lei, passandole un fazzolettino - Yayoi…. -

Passarono parecchi minuti prima che si riprendesse. Si asciugò gli occhi e tentò di sorridermi - Te l'avevo detto, no? Prima o poi doveva succedere…. -

La mia mente aveva iniziato a vorticare, da quel momento. L'avevo accompagnata alla stazione, con la promessa di telefonarci un giorno a testa, almeno per un po'…
Ero andata al lavoro… con quelle parole in mente "Prima o poi doveva succedere…"

E poi ero venuta lì, al campo. Quando ancora piovigginava.

- Yayoi… Yayoi…. - mormoravo, osservando la panchina su cui ci sedevamo io e Kumi per osservare l'allenamento… Dove Jukki si fermava a parlare con noi, incoraggiando Taro durante gli allenamenti… Rivedevo le volte in cui Jun e Yayoi erano venuti a trovarci… sorridenti…

Il tempo è passato per tutti, inesorabile. E ora ci sono cose che non si possono più rinviare… Ci sono cose che… non ci sono… e che devono esserci, se no… la magia non esiste.
Yayoi e Jun ne erano la prova.
Ed io? Cos'avrei fatto, ora? Cosa?
Se avessi davvero allenato la squadra poi sarebbe, inevitabilmente, arrivato il giorno del confronto… e allora? Cosa gli avrei detto? Come mi sarei comportata?

- Sanae-chan? - mi chiamò una voce, facendomi sobbalzare. Ero talmente assorta nei pensieri, nei ricordi, che non l'avevo sentito avvicinarsi.
- Tsubasa-kun - dissi semplicemente, tornando a fissare il campo. Non so perché… ma la sua presenza, forse evocata dai miei pensieri, non riusciva a toccarmi in quel momento.

Doveva aver corso… la sua solita corsa del pomeriggio. Indossava la tuta rossa della squadra e aveva il fiato grosso, e rimase in silenzio per parecchi minuti, osservando assieme a me il campo.
- Come mai qua? - chiese, all'improvviso, risvegliandomi dalla magia di quegli attimi.
- Nostalgia… - dissi, senza pensarci.
- Nostalgia? Non capisco Sanae-chan… Saremo di nuovo qua, domani -

"Saremo di nuovo qua, domani"

- Ma sarà tutto diverso… - mormorai.
- Perché? - chiese, col suo solito tono di voce quando non capiva qualcosa. Abbozzai un sorriso.
- Sono cambiate molte cose… e molte altre stanno per cambiare … solo che me ne sono resa conto soltanto oggi… -
- Parli del fatto che è l'ultimo anno che passiamo assieme? - chiese, col voce placida, quasi seria.
Mi stupì. Voltai il capo per guardarlo. Mi stava guardando con un'espressione seria negli occhi.
- Sì… anche - ammisi - Ma non solo… -
Annuì, tornando a fissare come me il campo, in silenzio.
- Però saremo sempre amici, per quanto lontani possiamo essere -

Parlava di tutti noi, della squadra…. Del fatto che ci saremmo divisi "fisicamente", prendendo ognuno un cammino diverso.
Ma in quel triste pomeriggio di Primavera, mi entrò nel cuore con un altro significato. Che per quanto si fossero allontanati i nostri cuori… noi saremmo rimasti per sempre amici… Quel ragazzo che cercava il campo di calcio e quella ragazzina vestita da maschiaccio che gli indicava la strada.

- Sì - dissi, semplicemente. Sì, era così. Anche per Jun e Yayoi, sarebbe stato così. Tentare di lasciare tutto com'era, di perpetuare la finzione in eterno, non era la soluzione. Avrebbe soltanto finito per distruggerci tutti. Dopo tanti anni, la soluzione mi era chiara davanti agli occhi. Andare avanti, sul serio. Non tentare inutilmente di stare fermi nella stessa posizione, non serviva a nulla.

"Appena tornata, telefonerò a Jukki e le dirò di avvisare tutte che domani ci sarà il primo allenamento" pensai. E, in quel momento, un piccolo e flebile raggio di sole colpì una pozzanghera vicinissima a noi. Sorrisi.

- Hai finito di correre per oggi? - gli chiesi, dopo tutto quel silenzio.
Tsubasa annuì, e mi precedette - Torniamo a casa assieme? -
- Certo - risposi, sorridendo.


CONTINUA…