Trasferte, Donne e Guai per lo
Shohoku
Capitolo 25
Dichiarazione
Mitsui osservò Yuki camminare davanti a lui nella
penombra del giardino. Il suo maglione le stava
decisamente troppo largo e lungo e avvolgeva la sua
snella figura come una specie di coperta, tuttavia
non
sapeva perché, ma gli piaceva vederla portare i suoi
vestiti.
Era molto contento di essere riuscito a fermarla proprio
nel momento in cui stava per lasciarlo ancora senza una
spiegazione
dopo essersi inutilmente arrovellato il
cervello per cercare di comprenderla, questa volta non se
la sarebbe lasciata sfuggire e avrebbe chiarito la
situazione una volta per tutte. Doveva aver detto
qualcosa di sbagliato, comunque
questo era evidente.
Altrimenti per quale motivo lei si sarebbe tirata
indietro così bruscamente, quando le stava dicendo che
era stata la persona più importante per lui in quel
periodo così nero ? Gli era sembrato di essere stato
anche troppo diretto
ma nonostante questo aveva
creduto per un momento di aver superato le sue difese.
Subito dopo, però, lei aveva cambiato espressione. Ma
non ne aveva assunta una intimidita o confusa, come ci si
poteva aspettare dopo un'affermazione del genere. Era
diventata
triste. E dopo aveva cercato di andare via.
Anche se gli sembrava un po' strano, a quanto pare quella
doveva essere una caratteristica di Yuki quando era sotto
stress. Sorrise. In fondo anche quello non faceva che
stimolare la sua curiosità e il suo istinto di conquista.
A quel punto si trattava solamente di capire per quale
motivo il suo umore era così cambiato.
"Va meglio, ora ?" le chiese e lei si girò a
guardarlo. Probabilmente era talmente assorta nei suoi
pensieri che si era dimenticata per un attimo di lui, ma
poi sorrise.
"Si, grazie. Ma tu
" iniziò a dire con
una punta di preoccupazione nella voce. Ma lui la
interruppe con un gesto della mano.
"Ah, lascia perdere
con tutti gli allenamenti
che faccio la mattina presto mi sono abituato al freddo.
E poi quel golf ti dona" le disse con un mezzo
sorriso.
Yuki abbassò gli occhi per osservare il bordo del
maglione che le sfiorava quasi il ginocchio e scoppiò a
ridere.
"Si, come no ! Sono proprio un elegantissimo
spaventapasseri !" rispose con gli occhi le ridevano.
"Comunque grazie per la bugia" aggiunse dopo,
in tono un po' scherzoso e un po' serio. La tensione
sembrava essersi allentata e lei si rilassò visibilmente.
Anche Mitsui si sentì più disteso, felice di veder di
nuovo il sorriso sulle sue labbra. Scoprì che non gli
piaceva vederla triste
era come se qualcuno le
avesse tolto la luce.
"Sai che mia madre non fa che chiedermi di te ?
Sembra che tu le abbia fatto un'impressione straordinaria
in
effetti non ho ancora capito come abbia fatto a
trattenersi dal venire a bussare alla tua porta" le
disse, mettendo le mani in tasca. Aveva così tante altre
cose da dirle che non sapeva neanche da dove cominciare
ma
doveva cercare di mantenere un tono leggero per non
metterla in agitazione di nuovo. Non voleva assolutamente
che per un'altra parola sbagliata lei cambiasse ancora
umore.
Si sorprese di quei pensieri : non credeva proprio di
essere così sensibile da comprendere tutte quelle
sfumature di comportamento
specialmente se queste
riguardavano una ragazza.
Ma forse era l'interesse che provava per lei a spingerlo
a ragionare in quel modo o, più semplicemente, il fatto
che stava imparando a conoscerla.
Yuki sorrise, un po' compiaciuta e un po' stupita da
quella notizia.
"Veramente ? Anche io l'ho trovata molto simpatica,
anche se un po'
ehm
esuberante. Però quella
sera è stata gentilissima con me ed è difficile
resistere ad un'accoglienza così calorosa ! Penso che
sia il tipo di persona che riesce a farti fare tutto
quello che vuole con un semplice sorriso
è una
bella dote" disse mettendosi a ridere.
"Hm, il guaio è che in certi casi se ne approfitta"
rispose lui con un sospiro, passandosi una mano sul collo.
Anche se cercava di fare una normale conversazione, era
comunque un po' teso e il fatto di dover stare attento a
quello che diceva lo innervosiva parecchio. Osservò Yuki
raccogliere una foglia secca e lasciarla cadere
fluttuando nel laghetto e decise di passare all'azione.
Per come era fatto lui, ci aveva girato intorno pure
troppo ma, tenendo conto della particolare tendenza della
ragazza verso la fuga, si sforzò di non essere troppo
precipitoso.
"Quella sera
mi avevi già riconosciuto ?"
le chiese in tono casuale, osservando con la coda
dell'occhio la sua reazione a quella domanda più diretta.
Ma Yuki sembrava tranquilla.
"No. Ti avevo già visto in palestra e sapevo chi
eri, ma non ti ho collegato al ragazzo che incontravo per
strada fino a che non ho parlato con Ayako. Lei
continuava a dirmi che era strano che non ti avessi già
incontrato, visto che abitiamo così vicini e quando mi
ha detto che forse non ti riconoscevo perché tu eri
diverso, ho avuto un'illuminazione e mi sono ricordata di
te. Pensandoci bene non è tanto strano se alla fine ci
siamo incontrati
abbiamo troppi elementi in comune
: Ayako, la strada dove abitiamo, la scuola
"
rispose lei e lui assentì, pensieroso, senza dire nulla.
"Si vede che era destino" terminò Yuki
sollevando le spalle, accorgendosi subito dopo aver
pronunciato quella frase che erano le stesse parole che
l'amica le aveva sempre detto. Seguì uno strano
silenzio, durante il quale continuarono a camminare
ognuno assorto nei propri pensieri.
"Io invece avevo capito subito chi eri" disse
alla fine Mitsui terminando d'un tratto quella lunga
pausa e sorprendendo Yuki con quelle parole.
"Mi sono ricordato di te subito dopo la tua
apparizione in palestra
mentre tornavo a casa, e
probabilmente la cosa sarebbe rimasta lì, se non fosse
stata per quella pazza di mia madre. Scontrarsi con te e
ritrovarti subito dopo sulla porta della mia casa è
stato
piuttosto spiazzante, soprattutto considerata
la velocità con cui si era svolto tutto, e devo
ammettere che lei è stata piuttosto furba ad
approfittare di quella mia momentanea distrazione per
invitarti a cena. Come sai, io non sono una persona
esattamente ospitale e di solito non accolgo troppo bene
questo suo genere di iniziative
eppure nel tuo caso
è andata diversamente. Però credo che se al posto tuo
ci fosse stata un'altra persona, l'avrei buttata fuori
casa in meno di mezzo minuto, che fosse piaciuto o meno
alla mia cara e impicciona madre" disse con un
sorrisino, ripensando alle ben organizzate manovre di cui
alcune volte era rimasto vittima.
Yuki sembrò logicamente piuttosto stupita, soprattutto
da quelle ultime parole, ma cercò di non farglielo a
vedere e continuò a camminare.Ma lui si accorse comunque
di quella reazione.
'Davvero ? Come mai, allora, hai fatto un'eccezione ?'
chiese incuriosita. Probabilmente non si era ancora
riuscita a spiegare quel comportamento così
accondiscendente da parte sua e Mitsui decise di
concedersi il lusso di essere sincero.
"Ero curioso. E tu sembravi così ansiosa di
scappare via
all'inizio pensavo che sarebbe stato
divertente vedere come te la cavavi. Poi però, durante
la cena, tra una frecciata e l'altra dei miei, ho
improvvisamente realizzato che mi sarebbe piaciuto
davvero conoscerti meglio. E senza volerlo quel pensiero
mi è rimasto in testa fino a che, una settimana dopo, mi
sono ritrovato ad assistere ad una tua partita" le
disse, mettendosi le mani in tasca.
"Mi hai visto giocare ?" fece lei girandosi
all'improvviso, con un tono a metà tra il perplesso e il
preoccupato, tanto che lui sorrise leggermente per quella
reazione così stupita e un po' allarmata.
"Si, anche se è stato più che altro un caso
ma
vederti in campo mi ha fatto capire molte cose. Siamo
molto simili, per alcuni versi e non mi riferisco solo al
fatto che pratichiamo tutti e due uno sport. Quando quel
giorno ti ho visto concerarti in ogni singola mossa che
facevi e vincere
mi sono sentito vicino a te come se
quella partita l'avessi giocata io, ed è una cosa che
non mi era mai capitata con nessun'altro, neanche con i
mei compagni di squadra" disse lui fermandosi e
guardandola con un'aria seria.
Anche se all'inizio aveva deciso di andarci sul leggero,
adesso era arrivato al punto in cui non poteva lasciarsi
sfuggire l'occasione di arrivare al discorso che gli
interessava
non riusciva più a trattenersi dal
dirle quello che pensava veramente, anche al costo di
farla fuggire di nuovo.
"E' una cosa strana e forse ti sembrerà stupida ma
quando
sono insieme a te mi sento come se
ti conoscessi da
sempre. Non ho mai avuto un carattere facile e non sono
certo un tipo che entra in confidenza con tutti ma, non
so perché, con te riesco a parlare di tutte quelle cose
che ad altre persone non mi sognerei mai di dire" le
disse.
Un'ombra passò negli occhi di lei, ma Mitsui non riuscì
a decifrarla : sembrava ancora un velo di tristezza, o
forse delusione, e lui scosse la testa. Per quale motivo
aveva di nuovo quell'espressione così strana ? Non
riusciva assolutamente a capirlo
ogni volta che le
diceva qualcosa di serio, Yuki si irrigidiva e si
ritraeva come se
avesse paura. Paura di lasciarsi
andare o di avvicinarsi a lui. Ma perché ?
"Ti ringrazio
sono contenta che tu riesca a
parlare liberamente con me. Ci si sente meglio
confidandosi con qualcuno vero ? Dopo tutto quello che
hai passato
" gli disse con un sorriso un po'
velato ma Mitsui la interruppe prima che riuscisse a
finire la frase.
"Non è di questo che sto parlando, Yuki, lo sai
benissimo" fece e lei, per la prima volta da quando
era tornata indietro, lo guardò apertamente negli occhi.
Era stupita e sembrava anche molto confusa, come se
improvvisamente si fosse trovata spiazzata da
quell'affermazione ed ad un tratto Mitsui comprese il
motivo di quello strano atteggiamento : Yuki credeva che
gli interessasse solo qualcuno con cui parlare e che lui
la vedesse soltanto come testimone del suo passato. Ecco
spiegato il motivo per cui si era tirata indietro
nonostante le avesse detto che era stata importante per
lui
perché pensava che la sua importanza fosse
legata solo ad un semplice bisogno di consolazione. Le
prese il mento, avvicinandosi a lei.
"Non ti sto raccontando queste cose perché ho
bisogno di sfogarmi con qualcuno o per un semplice
momento di debolezza
lo sto facendo perché credo
che tra di noi ci sia qualcosa di diverso, di speciale, e
voglio che tu capisca quanto sia importante per me . E
non pensare che sia solo per una questione di
riconoscenza o rimpianto o chissà cos'altro. Il fatto è
che tu mi piaci Yuki"
Di fronte all'espressione assolutamente sbalordita della
ragazza, Mitsui si diede furiosamente dell'idiota. Meno
male che voleva andarci piano
nell'ansia di voler
chiarire al più presto quel malinteso aveva finito per
dirle anche troppo, dichiarandosi in un modo che non
avrebbe potuto essere più brusco. Va bene che le frasi
romantiche non erano mai state il suo forte, ma questo
era decisamente un po' eccessivo
e poi non sapeva
neanche se lei era interessata ! Gli era sembrato di
capire che ci fosse qualcosa da parte sua, ma avrebbe
anche potuto sbagliarsi, interpretando male certe
reazioni. E poi da quando un tipo così schivo e
riservato come lui confessava in modo così aperto i
propri sentimenti ? L'unica spiegazione era che quella
ragazza aveva veramente sovvertito ogni suo comportamento
abituale, tanto da spingerlo ad andare contro la sua
stessa natura pur di conquistarla.
In ogni caso ormai la frittata era fatta e lui non era
certo il tipo da tirarsi indietro dicendo "scusa mi
sono sbagliato".
Rimase ancora per un attimo fermo in quella posizione,
con lo sguardo fisso nei suoi occhi poi, questa volta, fu
lui a fare un passo indietro. Mettendosi nuovamente le
mani in tasca Mitsui guardò verso il laghetto, con uno
strano sorriso. In effetti, ora che l'aveva finalmente
ammesso, si sentiva anche meglio. Era crollato un altro
pezzo di quella spessa maschera dietro la quale si
nascondeva da anni e lui si sentiva come liberato da un
immenso peso.
"Mi spiace se sono stato un po' precipitoso. Lo so
che la cosa ti potrà sembrare assurda, perchè in fondo
ci siamo visti soltanto poche volte, eppure
beh,
credo che siano bastate. Anche se non ti ho conosciuto da
vicino, osservandoti ho capito tante cose della tua
personalità : il tuo coraggio, la tua voglia di vivere,
la tua allegria così solare, la tua gentilezza e
sensibilità
e tutto questo non ha fatto altro che
attirarmi ancora di più verso di te. Da quando ti ho
reincontrata non sono riuscito a smettere di pensarti e
questa è una cosa a cui decisamente non sono abituato
non
sono molte le ragazze che mi colpiscono in questo modo,
anche se in effetti tu eri già entrata nei miei pensieri
tre anni fa. Però ora è diverso. Il ricordo di quella
ragazzina che mi sorrideva per strada mi è sempre
rimasto impresso ma
" Si interruppe e si
avvicinò ancora a lei, guardandola negli occhi.
"Ma ora è stato sostituito da quello di una giovane
donna che ama il volley, che non ha paura di prendere a
pugni il capo di una banda ma che ha la strana tendenza
di fuggire a metà di una conversazione, una donna che
riesce a leggermi dentro e ad indovinare come mi sento,
anche se ogni tanto prende clamorose cantonate"
disse sorridendo.
"Fino a poco tempo fa pensavo che nessuno sarebbe
mai riuscito a penetrare nella dura corazza che mi ero
costruito, ma tu l'hai fatto Yuki. E con la tua semplice
presenza mi hai costretto ad affrontare quella parte di
me che si rifiutava di cedere ai sentimenti, dandomi la
possibilità di diventare un uomo migliore. Ora vorrei
essere io a poterti aiutare. Mi piacerebbe poterti
conoscere meglio e darti in qualche modo tutto quello che
tu hai dato a me, anche se non sarà mai abbastanza
ma
con questo non ti mettere in testa che lo sto facendo per
qualche tipo di riconoscenza. Voglio solo
" si
interruppe, incerto su come esprimersi e all'improvviso
qualcosa sembrò cambiare in lui. L'espressione sempre
composta e leggermente dura che aveva in ogni occasione
si frantumò, per lasciare intravedere un esitante
barlume di tenerezza. Con una mano le sfiorò una
guancia, in un gesto semplice, timido e quasi velato di
rispetto e timore che la fece tremare dalla testa ai
piedi.
"
restarti accanto. Ed imparare da te tutto
quello che ho perso in questi anni" terminò,
abbassando la mano e restando così, immobile davanti a
lei.
Yuki non riusciva a muovere un muscolo. Aveva ascoltato
tutto quel discorso in silenzio, in bilico tra la
sorpresa, l'incredulità e la commozione. Aveva visto
quel ragazzo così chiuso che una volta vedeva tornare a
casa pieno di disprezzo per il mondo e per gli uomini,
aprirle il suo cuore in modo totale, senza riserve ed
offrirle la parte più profonda ed intima dei suoi
pensieri. Lo aveva osservato lottare in bilico tra la
paura di essere respinto, l'insicurezza, la voglia di
lasciarsi andare e il timore di farlo. E alla fine lo
aveva visto vincere quella battaglia, accantonando la sua
solita aria distaccata per sfiorarle una guancia, per
toccare con la punta delle dita un mondo completamente
sconosciuto. Un mondo di luce e di amore che ancora non
sapeva di essersi conquistato.
La vista le si annebbiò improvvisamente e una lacrima
scivolò giù. Sapeva di essere tremendamente teatrale,
ma quello che lui le aveva appena detto era la più bella
dichiarazione che avesse sentito in tutta la sua vita e
si sentiva così felice da sentirsi male.
Ma ora lui era lì, davanti a lei, ed aspettava un suo
segno.
Come poteva fare ? Come poteva condensare in semplici
parole tutto quello che stava sentendo nel suo cuore ?
Quella gioia incontenibile mista all'emozione le avevano
stretto la bocca dello stomaco in una morsa tale da
toglierle il fiato
ma anche ammettendo di riuscire a
ritrovare la voce persa chissà dove, cosa avrebbe potuto
dire dopo quelle parole così belle ?
All'improvviso si riscosse, svegliandosi come da un sogno.
Ma come, Mitchi le aveva appena offerto tutto ciò che
aveva sempre desiderato e lei se ne stava imbambolata a
guardarlo ?
Con un sorriso felice tra le lacrime Yuki superò con un
balzo il breve spazio che ancora li divideva,
buttandoglisi letteralmente tra le braccia e affondando
il viso nelle pieghe della sua camicia. Preso un po' alla
sprovvista Mitsui indietreggiò leggermente ma, grazie
anche alla sua prontezza di riflessi, resse l'urto senza
problemi. Poi chinò la testa ad osservare la ragazza
avvinghiata a lui e un lento sorriso gli si disegnò
sulle labbra. Restarono per un momento così, abbracciati
in silenzio, godendo semplicemente di quel contatto. Alla
fine la voce di Yuki, debole e quasi soffocata dalla
stretta, interruppe quell'atmosfera ovattata.
"La prima volta che ti ho rivisto è stato nella
partita contro lo Shoyo. Non ti avevo ancora riconosciuto
allora, ma ricordo che ti notai subito
i tuoi
movimenti fluidi e i tuoi canestri eleganti mi colpirono
immediatamente. Pensavo che fosse soltanto la normale
ammirazione per un atleta di talento, eppure sentivo già
che era un sentimento diverso : c'era un qualcosa di
particolare in te...qualcosa di strano ma allo stesso
tempo di familiare
e non mi riferisco al fatto che
ti avevo già incontrato per strada, anche se allora non
me lo ricordavo. Come hai detto tu c'è una specie di
forza che ci unisce
una cosa che ci fa sentire
vicini nei momenti più intensi, ma che mi fa anche
capire al volo quando
si, quando hai bisogno di me"
Alzò il viso verso di lui, con un sorriso ancora un po'
incerto.
"Ed anche io ho bisogno di te, Mitchi. Da come mi
hai descritta sembro una specie di corazzata invincibile
in grado di affrontare qualsiasi problema con una specie
di sorriso di sufficienza ma, credimi, non è così.
Anzi, sono piena di difetti
sono insicura, ansiosa,
paurosa ed a volte tremendamente insopportabile
"
iniziò, ma lui non la lasciò finire.
"Ehi, che fai ? Stai tentando di convincermi a
lasciare perdere tutto ? Guarda che non mi smonto per così
poco !" rispose lui con un sorriso, asciugandole una
lacrima dall'angolo di un occhio con il pollice e
proseguendo quel movimento con una gentile carezza.
"No, davvero, non voglio che tu possa pensare che io
sia una ragazza da mettere su un piedistallo, l'artefice
di tutti i miglioramenti che hai avuto nella vita
perché
sei stato tu a decidere di rimetterti in gioco. Sei tu ad
essere riuscito a vincere quella parte negativa di te ed
a tornare con la tua forza di volontà allo sport che ami
più di te stesso. Io
io non posso lasciarti dare a
me il merito di tutto
perché non sopporterei di
vederti andare via quando capiresti che non è vero
tu
tu
mi piaci troppo per rischiare di perderti per una cosa
del genere" ammise alla fine.
L'espressione di Mitsui si fece improvvisamente più
distesa e il suo sorriso si fece più dolce.
"Meno male che sei arrivata alla parte più
importante
cominciavo a pensare di aver capito male
!" disse con quel suo tipico ed affascinante mezzo
sorriso. Poi però i suoi occhi tornarono ad essere seri
e il suo sguardo si concentrò in quello della ragazza
che aveva tra le braccia.
"Capisco quello vuoi dire Yuki, ma ti assicuro che
il mio interesse per te non è basato sulla gratitudine o
sull'ammirazione. E' vero che con la tua presenza mi hai
aiutato, ma so perfettamente che sei una ragazza
normalissima e che, come tutti, hai i tuoi difetti e le
tue paure
ma mi piaci anche per questo e il fatto
che tu abbia tentato di avvisarmi delle tue debolezze non
fa che confermare l'opinione che ho di te. Credi che sia
tanto stupido da lasciarmi sfuggire una ragazza del
genere ?" disse lanciandogli un sorriso assassino.
Yuki arrossì e sorrise, chinando la testa e appoggiando
la fronte sulla sua spalla.
"Mi dispiace di aver dubitato così delle tue
intenzioni ma
vedi, ogni volta che mi succede
qualcosa di bello non riesco mai a
" iniziò ma
Mitsui la interruppe
"Yuki ?" la chiamò e lei alzò il viso per
guardarlo.
"Si ?"
"A proposito dei tuoi difetti
credo di aver
scoperto il peggiore" disse lui con un'aria talmente
seria che lei rimase per un attimo senza parole per la
sopresa e l'ansia.
"Qual'è ?" chiese alla fine, sinceramente
preoccupata. Ma quando vide nei suoi occhi uno sguardo
intenso e un po' divertito capì quello che stava per
succedere e tutta la sua agitazione scomparve, sostituita
da un'intensa emozione.
"Parli troppo" mormorò lui, prima di
catturarle le labbra in un appassionato bacio.
Pur avendo avuto altre esperienze, per Yuki quel contatto
fu incredibilmente sconvolgente. Aveva sempre saputo che
tra loro esisteva un'attrazione notevole ma non era
preparata alla scossa che le fece vibrare tutto il corpo
non appena sentì la morbida bocca di Mitsui sulla
propria. Era come una specie di reazione chimica a catena
e il primo effetto fu esattamente quello di farle saltare
tutti quei freni inibitori che fino a quel momento le
avevano impedito di buttarglisi tra le braccia. Così,
quasi senza accorgersene, fece quello che aveva sognato
di fare da quando lo aveva rivisto sul campo da gioco
della palestra scolastica : gli passò le braccia intorno
al collo e affondò le mani tra i suoi capelli,
stringendosi contro di lui con passione.
Il suo movimento sembrò essere molto apprezzato da
Mitchi, che con un sommesso mugolio di approvazione
rafforzò la stretta e approfondì il bacio. La stringeva
talmente forte che a Yuki mancava quasi il respiro, ma a
lei non importava
sentiva il ritmo del suo respiro
e il cuore che batteva vicino al suo, la compattezza dei
suoi muscoli e la morbidezza delle sue labbra
e poi
le piaceva quella stretta possessiva, quel suo
aggrapparsi a lei in un modo che allo stesso tempo dava e
richiedeva forza . Ora ne era assolutamente certa : il
suo posto era là, tra le sue braccia, e niente e nessuno
ormai avrebbe potuto toglierle quel ruolo.
Quando riuscirono a guardarsi nuovamente negli occhi,
parecchi minuti dopo, avevano entrambi il fiato corto.
"Era da quando hai messo piede in casa mia che
desideravo farlo" disse infine Mitsui e Yuki si mise
a ridere.
"Anche io" confessò, strofinando la punta del
naso contro la sua.
"Ma non dovremmo rientrare ? La partita di domani
"
iniziò poi, ricordandosi ad un tratto delle continue ed
insistenti raccomandazioni del capitano Akagi sul dormire
un adeguato numero di ore prima delle partite. Ma lui la
zittì, mettendole un dito sulle labbra.
"Credo proprio che, per una volta, il basket dovrà
aspettare" disse, guardandola con un sorrisino
malizioso. Yuki gli sorrise di rimando, mentre un lungo
silenzio cadeva ancora nella radura rischiarata dalla
luce della luna.
Per la prima volta nella sua vita, l'ex MVP Hisashi
Mitsui aveva trovato qualcosa in grado di superare quello
che, fino a quel momento, era stata l'unica ragione della
sua esistenza.
CONTINUA...
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