SISTERS
CAPITOLO
6
La calda
luce di una serena mattinata primaverile che dalla
finestra si diffondeva nella stanza contrastava
fortemente con i movimenti scoordinati e irrequieti della
ragazza. Sara infatti, ancora addormentata, si stava
agitando febbrilmente nel letto, in preda ad un incubo.
Si svegliò di soprassalto, e si mise a sedere di scatto,
spalancando gli occhi. Ormai era passato parecchio tempo
da quando aveva subito l'infortunio al ginocchio, eppure
quella storia continuava a tormentarla. Quello che più
le faceva rabbia era il fatto che non si era trattato di
un incidente vero e proprio
Una banalissima caduta
sul campo di pallavolo, durante la lezione di educazione
fisica. Una palla un po' più complicata da recuperare,
un movimento troppo affrettato, e il ginocchio aveva
ceduto. Quella stupida caduta le era costata una
fasciatura che le prendeva tutta la gamba, un mese di
riposo assoluto e naturalmente la rinuncia alla
ginnastica ritmica, lo sport che adorava più di ogni
altra cosa. La riabilitazione era stata lunga e faticosa,
le era costata molti sacrifici, e anche se ormai erano
passati alcuni anni, il ginocchio continuava a darle
fastidio, e non era riuscita a dimenticare quell'episodio.
A volte aveva degli incubi. Non così spesso, ma erano
talmente reali e intensi che aveva sempre bisogno di un
bel po' di tempo per riprendersi completamente. Si alzò,
cercando di scrollarsi di dosso quella brutta sensazione,
e si diresse verso il bagno per una bella doccia
rilassante. Quando tornò in camera, si sentiva
decisamente molto meglio, ma la tensione non era del
tutto scomparsa. Indossò in fretta la divisa, e preparò
la cartella. Ed ecco che comprese la causa del suo
nervosismo. Quel giorno c'erano ben due ore di educazione
fisica, il che significava pallavolo ad oltranza. Sbuffò,
e iniziò a frugare nell'armadio, in cerca della t-shirt
e di quegli stramaledetti bloomers che le avevano dato
insieme alla divisa
Ma si poteva essere più sadici
di così? Perché classi intere di povere fanciulle
indifese dovevano andarsene in giro nel cortile della
scuola con quei pantaloncini che assomigliavano più a
degli slip, tra l'altro sotto gli occhi di tutti? Se non
era sadismo questo
Lei odiava quel tipo di
indumenti, si sarebbe sentita molto più a suo agio con
una bella tuta lunga e larga
Sorrise tristemente,
ripensando ai giorni in cui la sua allenatrice la
sgridava perché dimenticava (spudoratamente apposta) a
casa il body, poi scosse il capo per mandare via la
malinconia assieme ai ricordi, e scese di sotto per la
colazione.
- Buon giorno a tutti! - disse, lasciandosi cadere sulla
sedia.
Maggie era indaffaratissima ai fornelli, Holly era già
seduto a tavola a strafogarsi, e Roberto ancora non si
vedeva.
- Buon giorno a te, cara! - sorrise la signora Hutton,
mettendole davanti un piatto pieno dei cibi più
impensati. A quell'ora lei aveva sempre la nausea, così
Maggie si industriava per cercare di trovare qualcosa che
riuscisse a mandare giù senza sentirsi male.
- Ciao - bofonchiò Holly, tra un boccone e l'altro.
- Incredibile
Uno che si strafoga e l'altra che non
tocca cibo
- disse la donna, tornando alla sua
precedente occupazione.
Sara sorrise, iniziando a sbocconcellare lentamente il
contenuto del suo piatto, al solo scopo di non far
preoccupare Maggie per la sua salute. Non le andava di
mangiare proprio niente, e soprattutto non dopo quella
notte.
- Roberto non è si è ancora svegliato? - chiese.
- No, ieri sera mi ha chiesto di lasciarlo dormire
Era un po' stanco
- rispose Holly, alzandosi e
recuperando il pallone, che aveva come sempre al suo
fianco.
- Capito
Si alzò anche lei, raccolse cartella e borsa e si avviò
verso la porta.
- Ciao mamma, noi andiamo! - fu l'urlo di Holly, che,
entusiasta come al solito, tentava di aprire la porta
continuando a palleggiare con la testa (giusto per
sciuparsi ancora di più quel poco di cervello che ha
- nd Sara author&character
).
- Ciao Maggie! - fece la ragazza.
- Ciao ragazzi, ci vediamo oggi pomeriggio!
Holly iniziò la sua solita corsa con la "fidanzata",
e Sara tentò di stargli dietro finché poteva, ma la
cosa non era facile, tanto per cambiare. Ma uscendo di
casa a quell'ora, correre in quel modo era necessario, se
non volevano passare la giornata a sorbirsi ramanzine
varie
Per un istante, Sara si pentì di non essere
una di quelle ragazze sempre perfettamente puntuali, in
ordine e col sorriso sulle labbra
ma scacciò subito
quel pensiero dalla mente, in fondo vivere così era
molto più divertente
Arrivarono a scuola appena in tempo per l'ultima campana,
e si catapultarono nelle rispettive classi. Sara si
nascose all'ultimo banco, lanciando un'occhiata di intesa
alla ragazza dai lunghi capelli ricci che, seduta davanti
a lei, la guardava ridacchiando, e si preparò
spiritualmente alle due famigerate ore di educazione
fisica.
L'insegnante di storia era assente, e quella mattina Tom
non aveva nessuna voglia di restare chiuso tra le quattro
mura di una squallida aula. Il sole e il cielo erano
troppo belli per essere osservati attraverso la cornice
di una finestra, così il ragazzo si alzò e si diresse
verso la porta.
- Ehi, Tom, dove vai? - chiese Holly, risvegliandosi in
quel momento dal letargo della prima ora.
- A prendere una boccata d'aria
Se arriva qualcuno
di' che sono andato in bagno! - sorrise l'altro, facendo
l'occhiolino all'amico.
Holly lo fissò con aria dubbiosa, come per cercare di
capire cosa gli passasse per la testa, ma senza risultato
(- Holly è inutile che ce provi, sei senza speranza
- nd Sara author
)
Tom sorrise tra sé, rendendosi conto perfettamente che
quel comportamento era piuttosto insolito per lui. Eppure
non si sentiva propriamente strano
Era una bella
sensazione
particolare
Gli sembrava che
qualcosa di meravigliosamente nuovo e bello stesse per
invadere la sua vita, e quella splendida primavera pareva
esserne il preludio.
Arrivato nel cortile, si diresse verso le attrezzature
sportive. Con quella bellissima giornata, sicuramente
avrebbe trovato qualche classe che faceva educazione
fisica, e lui amava moltissimo starsene seduto sull'erba,
per una volta a guardare e non ad essere guardato.
Un gruppo di ragazze occupava il campo di pallavolo, ma
per il resto non c'era più nessuno.
Tranne una brunetta, anche lei in tenuta da ginnastica,
che fissava le compagne con l'aria di non vederle affatto.
"Ma quella non è Sara
?" si chiese Tom,
avvicinandosi di qualche metro.
La ragazza si voltò all'improvviso, e, riconoscendolo,
gli fece cenno di sedersi accanto a lei.
Un po' sorpreso, Tom si lasciò cadere sull'erba. Sara
era decisamente troppo lunatica per essere compresa
facilmente
- E così saltiamo le lezioni di educazione fisica, eh? -
disse sorridendo, mentre accennava col capo alla partita
in corso.
Sara annuì con aria assente e un po' malinconica.
- C'è qualche problema
? - chiese Tom, preoccupato
per quelle reazioni stranamente pacate.
- No
Salto sempre le lezioni di educazione fisica
- mormorò la ragazza.
Lui la fissò per qualche istante, domandandosi se fosse
il caso di insistere per avere spiegazioni o meno. Ma lei
lo anticipò, risvegliandosi da quello strano torpore e
tornando la solita rompiscatole sfacciata.
- Lo so che ti starai chiedendo il motivo! Tranquillo,
adesso te lo racconto! - disse, incrociando le gambe a
mo' di indiano e appoggiandovisi sopra coi gomiti,
nell'intento mal riuscito di coprirsele almeno un po'
Tom sorrise.
- Se non vuoi parlarne non importa.
Sara tacque un attimo, pensierosa.
- No, figurati. Non è un problema
Vedi, il fatto
è che alcuni anni fa mi sono fatta male al ginocchio
mentre giocavo a pallavolo. È stato un infortunio
abbastanza grave, che mi ha impedito di riprendere la
ginnastica ritmica, sport che praticavo a livello
agonistico. E adesso
be', anche se è passato
parecchio tempo, questa storia continua a tormentarmi. Il
ginocchio mi fa male, e a volte ho degli incubi
Come stanotte, per esempio
- concluse
frettolosamente.
Anche Tom rimase in silenzio per qualche istante.
- Quindi è per questo che non giochi insieme alle altre,
giusto? Non ci riesci più
?
Lei annuì.
- Quando c'è la prof devo giocare per forza
ma
appena va via scappo anch'io
Per me restare su quel
campo è davvero angosciante
Però a volte mi manca
Mi manca la ginnastica, mi manca l'atmosfera che si
respira durante le partite, insieme alle compagne
-
disse, continuando ad osservare il campo. - Vedi quella
ragazza? - chiese, indicando una giocatrice alta e snella
che stava saltando per schiacciare la palla.
- Sì
- Siamo diventate amiche
E ha cercato di
convincermi ad entrare nella squadra della scuola
Ma proprio non ce la faccio. Anche se sul campo ci
intendiamo alla perfezione, io non riesco a giocare per
più di un quarto d'ora
E' più forte di me
-
spiegò, mentre la schiacciata della sua amica faceva
guadagnare alla squadra un meritatissimo punto.
Tom soffermò ancora un istante lo sguardo sulla ragazza
riccioluta che aveva appena segnato, poi, un po'
preoccupato, disse:
- Sì, capisco. Ma forse dovresti cercare di superarlo.
In fondo è passato parecchio tempo, no?
- Dovrei
Ma non lo faccio. È sempre così con me
E poi, non ne vale neanche la pena. Tanto non potrei più
riprendere la ginnastica
- Non credo che sia una buona ragione
- obiettò
lui.
- Lo so. Non faccio mai le cose perché ci sono buone
ragioni. È da un po' di tempo che mi sembra di andare
come una barca alla deriva
mi lascio trasportare
dalla corrente. Forse a guardarmi dall'esterno non si
direbbe
ma in realtà è così
- No, non si direbbe. Sei brava a nascondere ciò che
senti davvero
Sara ridacchiò.
- Lo prendo come un complimento. In fondo, è esattamente
quello che voglio fare. Comunque, neanche tu te la cavi
male, con quell'eterno sorriso!
Tom la guardò stupito.
- Ehi, ma cosa vai a pensare?! - esclamò - Io non
nascondo proprio nulla!
- Sì, certo, come no
- fece lei, ironica. - Non mi
starai dicendo che sei sempre felice e contento, vero?
L'aveva incastrato. E Tom se ne rese conto perfettamente.
- Non ho detto questo
- E allora
?
- Quando sono con gli altri, cerco sempre di mostrare la
parte migliore di me. Nient'altro - rispose.
- Certo. Ma non credi che il rapporto che ne viene fuori
sia un po' limitato? Voglio dire, se tu fai sempre la
parte del ragazzo gentile e sorridente, dell'amico
disponibile, tutto il mondo verrà a confidarsi con te
E tu, quando starai male, non ti confiderai con nessuno,
per non caricare gli altri dei tuoi problemi
Però
non
credi di avere anche tu il diritto di avere qualcuno a
cui appoggiarti, quando ne avrai bisogno
?
Il ragionamento non faceva una piega. La logica ferrea di
Sara l'aveva completamente spiazzato. E doveva ammettere
che aveva assolutamente ragione.
- E' vero
- si vide costretto a dire - Però
non
sono mai stato così male da aver bisogno di qualcuno
accanto
Tutti i miei problemi finora sono stati
facilmente risolvibili
Non è stato necessario
chiedere aiuto
- Non sto parlando di aiuto. Sto parlando di conforto, di
sostegno. È diverso. Comunque, prima o poi capiterà. È
così per tutti. E quando sarà arrivato quel momento
non
aver paura di scaricare i tuoi problemi sugli altri. Gli
amici servono anche a condividere queste cose, no? E tu
di amici ne hai tanti. Holly (oddio, per quanto possa
servire confidarsi con lui
-__- nd Sara
author&character
), i ragazzi della squadra,
adesso ci siamo anche mia sorella ed io
E poi
sono
certa che prima o poi verrà fuori dal nulla una persona
che ti comprenderà al volo, senza bisogno di parole...
Tom sorrise.
- Che fai, mi predici il futuro
?
- Forse
- sorrise anche Sara.
La situazione aveva preso una piega piuttosto strana. Tom
non avrebbe mai immaginato di dover ascoltare una
requisitoria sul suo modo di vivere. Eppure tutto ciò
che quella tipa imprevedibile aveva detto era
assolutamente vero. Ed anche l'ultima parte del discorso
Stranamente, gli sembrava di sentire nell'aria la
presenza di qualcuno
di quel qualcuno
In tanti anni, non si era mai legato davvero
profondamente ad una persona, o almeno non così
profondamente da lasciarsi andare, totalmente, e da
mostrarsi senza barriere. Forse, il momento stava
arrivando anche per lui.
- Sara! - gridò una voce, e si voltarono entrambi.
Lunghi capelli castani e ricci, gambe snelle e ben fatte,
alta e magra, dolci occhi scuri, anche lei in t-shirt e
bloomers, che poteva permettersi tranquillamente dato che
non aveva neanche un filo di grasso, si stava dirigendo
verso di loro a passo svelto la ragazza che poco prima
avevano osservato sul campo.
Sara si alzò, e Tom fece lo stesso.
- La prof sta tornando! - disse, fermandosi. - Su,
andiamo a giocare! Cinque minuti, solo cinque minuti!
Vieni ad alzarmi un paio di palle come sai fare tu!
Sara storse il naso.
- No, June, ti prego, non ne ho proprio voglia
- Dai, per favore
E poi se la prof si accorge che
te ne sei andata farà un sacco di storie! - insisté la
ragazza, afferrandole il braccio e lanciando un'occhiata
furtiva a Tom.
Il ragazzo osservò la scena, divertito, guardando
attentamente le due amiche. L'espressione spenta e un po'
annoiata di Sara contrastava nettamente con gli occhioni
vivaci dell'altra ragazza, così espressivi e luminosi.
Incrociò il suo sguardo per un istante, e lei lo
distolse quasi subito, un po' imbarazzata, ma soltanto
dopo aver accennato un dolcissimo sorriso. Tutte le
emozioni si susseguivano rapidamente sul viso, una dopo
l'altra, in un'affascinante serie di espressioni sempre
differenti che gli impedivano di staccare gli occhi da
lei.
- Ok, ok, ci vengo, ma calmati!
La ragazza smise di tirarla, soddisfatta
- Ah, June
- fece Sara - Ti presento il mio amico,
Tom Becker. Tom, lei è June, una mia compagna di classe.
Tom le tese la mano.
- Piacere - disse sorridendo.
Anche sul viso di June si dipinse un sorriso, che si fece
più dolce quando strinse la mano che il ragazzo le
tendeva. Poi si voltò di scatto verso l'amica, l'afferrò
per un polso e la trascinò via correndo verso il campo.
- Forza, muoviamoci, prima che quell'arpia ci becchi! -
disse, mentre si precipitava verso il campo con un
leggero rossore che le copriva le guance.
- Ehi, signorina, non credi di dovermi ringraziare?? -
chiese Sara in tono di rimprovero.
- Eh? E perché mai? - replicò June.
- Non fingere con meeee! T'ho vista un sacco di volte
davanti al campo di calcio a seguire con lo sguardo un
certo numero undici
un certo Tom Becker
- fece
la ragazza.
- Non dire scemenze! Sono passata qualche volta a
guardare gli allenamenti, cosa c'è di male?? - si
affrettò a rispondere June, ben attenta a non incrociare
gli occhi dell'amica.
- Certo, certo, come no
Tom rimase a guardare le due ragazze ancora per qualche
secondo. Poi, quando ebbero preso posizione in campo,
lanciò un'ultima occhiata alla riccioluta schiacciatrice
dal sorriso affascinante, e si allontanò lentamente,
chiedendosi cosa fosse quello strano calore che gli si
stava diffondendo nel petto.
Finalmente suonò la campanella che annunciava la fine
delle lezioni. Lory ne approfittò per avvicinarsi al
banco di Tom, e gli si piazzò davanti.
- Che c'è? - chiese lui, un po' sorpreso.
- Dov'è che sei sparito oggi, durante l'ora di supplenza
?
- fece lei, guardandolo attentamente in viso.
Il ragazzo esitò un momento.
- Sono andato a fare un giro, in cortile. Avevo voglia di
prendere un po' d'aria - rispose, abbassando gli occhi
per un secondo.
Lory si insospettì, ma decise di aspettare un'occasione
più propizia per scoprire cosa avesse l'amico.
- Allora, andiamo? - domandò, accennando col capo alla
porta.
- Certo! - sorrise lui, ben contento di terminare
immediatamente quel discorso.
Era strano
Fino ad allora non gli era mai capitato
di sentirsi così. Non voleva parlare di quella
sensazione che gli riscaldava il cuore, non voleva
raccontare del suo incontro con June
Perché non
era ancora riuscito a inquadrare bene la situazione, a
capirsi, a far chiarezza dentro di sé
E perché
gli sembrava che quell'incontro avrebbe perso la sua
magia
Arrivati nel cortile, si fermarono ad aspettare Sara.
La ragazza arrivò dopo pochi secondi, accompagnata da
June. Non appena vide la sorella insieme a Tom, mollò
l'amica e corse verso di lei. Le afferrò il braccio e la
trascinò fuori dal cancello, sotto gli occhi increduli
degli altri due.
Sparite le due sorelle, Tom si voltò verso la ragazza.
Anche lei guardò nella sua direzione, e lui sorrise.
June sollevò una mano e gli fece un timido cenno di
saluto, ricambiando dolcemente il sorriso. Ma entrambi
rimasero fermi dov'erano.
- Ma sei impazzita?!?! - sbottò Lory, quando finalmente
Sara si fermò.
- No! Devo dirti una cosa importante! - fece la sorella.
- Avanti, che c'è? Guarda che se è una scemenza mi
arrabbio, hai capito? Ti pare quello il modo di
trascinarmi via??
Sara sorrise.
- Non avevo altra scelta! comunque, hai visto la ragazza
che era con me
?
- Sì, certo che l'ho vista! Ha una faccia conosciuta
Chi
è?
- Si chiama June
E' in classe con me
Forse ti
sembra di averla già vista perché spesso viene ad
assistere agli allenamenti dei ragazzi. Non resta molto,
però. Sai, è un po' timida
- Sì, è vero! Va bene, ma adesso arriva al punto, per
favore! - si spazientì la sorella.
- Be'
io ho l'impressione che abbia una cotta per
Tom
Oggi li ho presentati, lui era in cortile
mentre facevamo educazione fisica
Lory spalancò tanto d'occhi. Ecco perché dopo la sua
"passeggiata" aveva quell'aria strana, assente
- E allora???
- Mi è sembrato che
non so
che ci fosse un
feeling
- Dici sul serio
?
Sara annuì.
- Sai com'è
sorrisi, giochi di sguardi
-
disse, sorridendo allusivamente.
Anche sul viso di Lory si dipinse un sorrisetto malizioso.
- D'accordo, sorellina
Lascia fare a me
Gli
farò sputare il rospo!
- Bene! Mi fido dei tuoi metodi di persuasione! Mi
raccomando, indaga! - esclamò Sara, entusiasta.
Lory annuì.
"Bene bene, Tom Becker
Aspetta e vedrai
quando decido di scoprire una cosa, nessuno riesce a
fermarmi
il mio istinto di giornalista prende il
sopravvento
Soprattutto se si tratta di questioni
di cuore
"
CONTINUA...
|