Per Sempre
Capitolo quattro

Un posto sicuro per Nadia

 

Quando Nadia entrò nella sua stanza nella locanda, si trovò contro la nuca il freddo acciaio della canna della pistola di Ledoux.

Verne sedeva davanti a lei con tra le mani il piccolo proiettore olografico e d il giornale della mattina.

"Hai notato la straordinaria somiglianza, mia cara?"

"Come ti sei permesso di frugare nei miei effetti personali?!" domandò non potendo muoversi sotto la minaccia dell'arma.

"Mi hai mentito riguardo il tuo passato…So per certo che oggi sei stata alla Hanson's car Tecnology…da quella specie di scienziato che ha preso le tue difese al porto. Perché non mi hai detto che lo conoscevi?"

"Non ho voglia di parlare di lui. Ti spiacerebbe dire a questa specie di cane da guardia di togliermi la pistola dalla tempia?"

Jules fece un cenno all'uomo che abbassò l'arma.

"Spiegami che cos'è questo oggetto."

Nadia si mosse lesta ed agile troppo perché i due uomini potessero reagire e strappato dalle mani dello scrittore il piccolo proiettore si gettò fuori dalla finestra sfruttando le sue doti di agile acrobata.

"Da questa altezza si spaccherà l'osso del collo!" gridò Ledoux, ma quando i due uomini si affacciarono alla finestra della donna non c'era più traccia.

"Dove diavolo si è cacciata?!" imprecò Jules sbattendo i pugni su davanzale.

Nadia attese che i due corressero fuori prima di uscire da una nicchia del palazzo, zoppicava a causa del brutto atterraggio.

"Sono anni che non facevo più cose del genere! Come faccio? Non riesco nemmeno a camminare." si lamentò guardandosi la caviglia gonfia.

 Come sempre quando si trovava in difficoltà Jean appariva come per magia e quella volta non fu diversa dalle altre.

Il giovane stava per entrare nella locanda, quando ragazza attirò la sua attenzione.

"Nadia, stai bene?"

"Cosa fai qui?"

"Guarda la foto di questo articolo. Mi ha ricordato tua madre ed ho pensato che potesse interessarti."

"Jean siamo nei guai. Verne ha trovato il mio proiettore olografico ed ha notato la tua stessa cosa. Ora mi sta cercando per saperne di più."

"Bisogna mantenere la calma. Andiamo potrebbero tornare da un momento all'altro."

"Non riesco a camminare…per scappare mi sono gettata dalla finestra."

"Sei la solita impulsiva, come ti è saltato in mente?! Senza esercizio ti saresti potuta rompere l'osso del collo!"

"Avresti avuto qualche altra idea nella mia situazione?! Ti dimentichi che sono una acrobata?" rimbeccò lei.

"No, ma sei fuori allenamento…Atlantide non vale la tua vita." Aggiunse.

Lei sorrise: "Grazie."

"Andiamo ti porto in spalla fino alla barca."

"Sei sicuro di…"

"Nadia che stai insinuando? Fidati."

Nadia cinse con le braccia il collo di Jean, il profumo familiare del giovane le piaceva, la faceva sentire al sicuro.

Jean dal canto suo non ricordava che Nadia avesse così tanto seno, sentiva quel dolce peso premere contro la sua schiena era stranamente contento di poter essere nuovamente indispensabile a lei. Non sopportava sentirsi inutile e sperava ardentemente che la ragazza continuasse ad avere bisogno di lui come un tempo.

"A cosa stai pensando?" chiese improvvisamente la passeggera.

"Sei ingrassata, sai?" disse per evitare di risponderle.

"Come ti premetti!" gridò lei tentando di strozzarlo con un braccio.

"Stavo scherzando! Lasciami non respiro!" rise.

"Adesso dimmi a cosa pensavi! O finisco di strozzarti."

Jean divenne rosso con un peperone: "Veramente…"

"Stare in compagnia di quel maniaco di Sansone ti ha fatto male."

"Sansone non è un maniaco!"

"Diciamo allora che il suo chiodo fisso sono le donne."

Ormai avevano raggiunto la barca e dopo aver fatto accomodare Nadia si accertò che la caviglia non si fosse ulteriormente gonfiata appoggiandoci un sacchetto di ghiaccio.

"Va meglio?" chiese.

"Sai che non dovresti usare le tecnologie di Atlantide? Ci vorrà ancora molto tempo prima che nasca una cosa come il freezer!"

"Nessuno sa che lo possiedo ed inoltre è molto comodo per conservare il cibo."

"Jean….perché lo fai?"

"Cosa intendi?"

"Mi stai aiutando come sempre…Io invece non mi sono comportata bene con te."

"Lascia stare. Sei una mia amica."

"Grazie." Rispose lei commossa.

Quella sera dopo cena a Le Havre i due si ritrovarono sul terrazzo della casa a parlare.

"E' passato tanto tempo dalla mia ultima vista, ma tutto è rimasto come lo ricordavo."

"Non ho molto tempo per pensare alla casa."

"E' un peccato."

"Mia zia ogni tanto viene a pulirla."

"Devo ammettere che tu sei una persona ordinata e precisa almeno quanto una donna."

Jean si voltò dall'altra parte, come poteva dirgli che effettivamente una donna che si occupava di lui c'era e si chiamava Electra?

"Già." Balbettò.

Un aria fresca si levò dal mare e Nadia fu percorsa da un brivido.

"Hai freddo?" chiese appoggiandogli la giacca che indossava sulle spalle.

"Jean mi credi così sciocca?"

"Cosa?"

"Pensi che non mi sia accorta che questa casa a un tocco femminile in alcune parti? Come ad esempio la cucina."

"Veramente…."

"Dimmi solo una cosa…lei ti piace…cioè l'ami?" aggiunse distogliendo lo sguardo da lui.

"Nadia…io non posso assolutamente negare di volerle bene, ma non è la stessa cosa che provo per te."

"Perché mi hai lasciato andare?"

"Devi essere libera di decidere con chi vivere la tua vita. Io non potevo costringerti ad una relazione che era nata a causa degli eventi più che per tua volontà."

"Sai che non è vero!"

"Nadia quando imparerai ad essere onesta con te stessa? Se ci fosse stato qualcuno di meglio a bordo io non avrei mai ottenuto un il posto nel tuo cuore."

"Dove trovo un altro disposto a sacrificare la vita per me? Ti stai sbagliando, forse, sono io che non ti ho mai espresso con chiarezza i miei sentimenti."

"Sai bene che allora come ora lo rifarei. Adoro stare in tua compagnia…mi sei sempre piaciuta. Quando mi hai lasciato pensavo di poterti dimenticare e quando credevo di esserci riuscito…sei riapparsa allora il mio cuore si è reso conto di amarti talmente da non poter cancellare il tuo ricordo."

"Anche io pensavo di poter scordare tutto quello che mi legava a te ed a mio padre. Un giorno Verne iniziò a farmi la corte ed io credevo che avrei potuto amarlo, ma era così diverso da te…Tu non useresti mai un ricatto per ottenere un mio bacio."

"Semplicemente perché credo di non averne avuto mai bisogno. Inoltre sei stata tu la prima a baciarmi."

"E' vero." Rise lei.

"Mi piace vederti sorridere."

"Le donne adorano gli uomini che le fanno ridere!"

"Allora ho ancora una possibilità?" chiese avvicinandosi pericolosamente a lei.

"Si tratta più di una realtà che di una possibilità, mio caro." Sussurrò Nadia cingendogli con le braccia il collo

"Sono contento."

Ormai i loro visi si erano fatti pericolosamente vicini…le loro labbra si sfiorarono…

"Jean!" piagnucolò qualcuno dalla stanza vicina.

 CONTINUA…