Per Sempre
Capitolo 12

UNO STRANO QUADRO

 

La stanza di Elios veniva sorvegliata attentamente durante la notte, quel ragazzo nonostante il modulo di controllo che gli procurava lancinanti mal di testa continuava a curiosare per il palazzo. Specialmente quando per un motivo o per un altro Noan si allontanava per qualche ora e fu proprio in quella circostanza che Elios si accorse di un quadro che prima non aveva notato sul muro della sua camera; vi era dipinta sopra una mano che stringeva un oggetto romboidale con al centro un occhio…fu proprio questo particolare ad attirare maggiormente l'attenzione dell'osservatore.

Una forza misteriosa lo costrinse a toccare la pittura e non appena le sue dita sfiorarono il dipinto la porta celata dietro di esso si aprì…un soffio di vento gelido investì Elios facendolo rabbrividire…dove diavolo conduceva quel passaggio? Forse ad una possibile uscita…

Senza pensarci troppo Elios cominciò a camminare per lo stretto corridoio costeggiando il muro, ruvido ed umido al tocco era comunque una porta che non veniva usata spesso visto il muschio che cresceva abbondante su cardini arrugginiti. Il pavimento era coperto da pozze d'acqua dove saltellavano alcune rospi e se si stava in silenzio si poteva udire anche lo squittire dei ratti. Improvvisamente il ragazzo si trovò davanti una porta, guardandola si accorse che era stata costruita da poco, infatti non vi erano cardini.

"Come si aprirà questa cosa?!" borbottò mentre pensava ad un modo per superare l'ostacolo.

Improvvisamente la porta si aprì ed Elios si trovò faccia a faccia con Jack.

"Padrone come siete arrivato qui?!"

"Fammi passare." Disse gettando una occhiata alle sue spalle.

"Non posso…se il capitano vi trova in questo posto saranno guai. Tornate in camera."

"Ti prego…fammi uscire. Voglio vedere ancora il cielo stellato."

"Questa porta conduce alle segrete…non all'esterno…seguitemi padrone vi condurrò io in cima alla torre."

Senza protestare il giovane lo seguì, ma era sicuro di aver udito qualcuno piangere, prima che la misteriosa porta si richiudesse.

"Jack, ma che razza di porta è quella?" domandò dopo qualche minuto.

"Una porta di sicurezza, si apre con questa speciale tessera…" spiegò mostrando la specie di targhetta che portava appesa alla cintola.

"Una porta priva di cardini…mi domando come fuzioni…" pensò e nuovamente il dolore alla testa si fece acuto e forte, finse di svenire per impossessarsi della chiave che la guardia portava alla cintola.

Quella stessa notte si inoltrò nel passaggio dietro il quadro e giunto davanti alla porta cercò una fessura per infilare il badge la sua attenzione fu attirata da una specie di torretta con dei numeri…la porta ti aprì producendo un rumore metallico. Il corridoio successivo era illuminato da delle torce appese hai muri proseguendo si giungeva ad un bivio…Elios si fermò. "Da che parte devo proseguire?" udì nuovamente quel pianto sommesso, allora non si era sbagliato! Corse verso il rumore e la vide…una bellissima ragazza dai folti capelli neri scompigliati, gli occhi di un verde intenso, la pelle ambrata ed il corpo coperto di ferite e lividi…legata mani e piedi ad una croce.

"Santo cielo!" gridò aprendo la cella per liberare la ragazza. Quando la slegò, si accorse che la sconosciuta non riusciva nemmeno a reggersi sulle proprie gambe e gli franò tra le braccia. " Sei arrivato…io lo sapevo che non mi avevi abbandonata." Sussurrò mentre lui con delicatezza la sollevava per portarla in un posto più asciutto.

Nadia si risvegliò il mattino successivo, notando che qualcuno aveva curato le sue ferite, chiuse nuovamente gli occhi si sentiva al sicuro tra le morbide coperte del letto…scattò a sedere. "Come sono finita qui?" chiese al cameriere che era entrato in camera. "Il padrone…mi raccomando non fate troppo rumore altrimenti le guardie si accorgeranno della vostra presenza." "Il padrone? Come si chiama?"

"Elios la Alcol…piacere signorina." Disse lui entrando. Nadia era senza parole…quello davanti a lei in abiti atlantidei era Jean, ma c'era qualcosa che lo rendeva estremamente diverso dalla persona che aveva conosciuto. "Io mi chiamo Nadia…grazie."

"Chi ti ha fatto quelle ferite?" "Il capitano delle guardie." "La crudeltà di quell'uomo non ha limiti. Spero che ora vi sentiate meglio."

"Sì grazie a tutte le vostre cortesi attenzioni." "Un dovere. Scusatemi devo andare da mia madre. La stanza è come casa vostra e potrete chiedere al cameriere quello che vi occorre. Tornerò presto." Disse baciandole la mano e congedandosi da lei.

Con orrore Nadia capì cosa avesse inteso Raoul…Jean non si ricordava chi era…si era totalmente scordato di lei. La persona che le aveva salvato la vita era davvero il suo amato? C'era qualcosa di profondamente diverso in Elios/Jean che lei non riusciva ad afferrare. -Che sguardo gelido…Sarà veramente il mio amico? Non potrebbe trattarsi di una trappola di colei che veniva chiamata "La Signora"?- si domandava Nadia.

La Signora scese nelle segrete accompagnata da Raoul, voleva preparare essa la giovane Nadia per il sacrificio alla dea Notturnia che si sarebbe compiuto tra poco tempo durante il matrimonio tra Noan ed Elios…la profezia si sarebbe avverata e gli umani sarebbero nuovamente stati ridotti a schiavi dagli Eletti. Raggiunsero la cella con un sorriso dipinto sulle labbra che si spense non appena si resero conto che la prigioniera non c'era più. "Come diavolo ha fatto a fuggire?" gridò Cristina.

"Non con le sue gambe. Chi può averla aiutata?" si domandò. Il suo sguardo venne attirato da qualcosa che luccicava sulle lastre di pietra, era un badge…La rabbia si impossessò del capitano come poteva essere stato tradito proprio da lui? "Conosci il proprietario di quella chiave?"

"Si tratta di Jack…Non credevo che sarebbe arrivato a tanto…" non riuscì a terminare la frase, il rumore di una violenta deflagrazione gli fece dimenticare la fuga di Nadia.

Dopo aver accompagnato la Signora nei suoi appartamenti, Raoul raccolse alcune guardie ripercorrendo velocemente la strada che lo divideva dalla stanza di Elios, chiunque fosse entrato si sarebbe sicuramente diretto lì per liberarlo e questo non lo poteva permetterselo gli sarebbe costata la vita. Coordinò le operazioni per bloccare qualsiasi via di fuga dalla camera; correndo lungo il corridoio di pietra, si accorse che era troppo silenzioso. Il capitano si guardò alle spalle, conosceva abbastanza Jack da sapere che avrebbe tentato di far passare gli intrusi da quel passaggio segreto nascosto dietro l'arazzo. "Sei sicuro che troveremo un arazzo?" chiese ansimando Sansone. "Ho paura che non troveremo solo quello." Rispose di rimando Gradis. "Ecco l'uscita!" "Sansone non affacciarti a quel modo altrimenti…" Jack fece appena in tempo a spingere il grosso uomo da un lato parando con la sua spada il fendente di Raoul. "Sapevo che eri un traditore!" gridò aumentando la stretta sull'elsa della spada. "Sei solo un folle! Eppure dovresti averlo imparato!" Jack e Raoul iniziarono a duellare con le loro spade, non si risparmiavano nemmeno i colpi bassi, ma entrambi conoscevano troppo bene la forza dell'avversario. "Vogliamo muoverci?!" sussurrò Gradis scuotendo con forza l'amico. Sansone si riprese velocemente dallo spavento procuratogli dall'imprevisto che lo aveva fatto appiattire al muro e lasciando i duellanti guardò velocemente la cartina disegnata dal padre poco prima. "La stanza di Elios è la seconda sulla sinistra di questo corridoio" disse a Gradis che lo precedeva. "Che vuoi fare?" chiese notando un'esitazione da parte dell'amico. "Ti proteggo le spalle." Un grido d'allarme rimbombò per i corridoi, facendo irrigidire i due fermi schiena contro schiena e dal terzo corridoio sbucò una guardia. "Fermi dove siete, intrusi!" ordinò. "Gradis corri dai ragazzi. Mi occupo io di loro!" gridò spingendola verso la camera; annuendo la donna si allontanò sparendo nel buio.

Gradis percorse velocemente lo stretto corridoio e senza incertezza appoggiò la mano sulla prima porta alla sua sinistra e vi entrò appena in tempo. Appoggiando l'orecchio al legno udì le voci ed i passi delle guardie del corridoio che si avvicinavano velocemente.

"Hai sentito quei passi?" "Dobbiamo stare attenti se il padrone scappa ci tagliano la testa." Il cuore della donna batteva, ansimava e sudava freddo; una sensazione di terrore la pervase, si accorse che non era la prima volta che provava quell'emozione, anche da bambina era stata sempre costretta a nascondersi ed a fuggire fino al giorno in cui venne adottata da quell'italiano e da sua moglie.

Elios cambiò la medicazione a Nadia, mentre Noan li osservava senza parlare. "Non dovresti darti tanta pena per questa sconosciuta." Disse infine. "Smettila. Preferisci forse che muoia?" "Tu sei troppo gentile con tutti." "Sei gelosa di una negra?!" si spazientì Elios. Nadia fece finta di non aver udito, ma quelle parole l'avevano ferita profondamente. Ora era sicura che di Jean quel ragazzo davanti a lei possedesse solo l'aspetto. Noan sorrideva vittoriosa, convinta oramai che il cip di controllo emozionale avesse vinto e l'ulteriore conferma gli fu fornita dallo sguardo freddo e vuoto del giovane. Improvvisamente fu presa dai sensi di colpa, ancora una volta l'immagine di Elios con una lancia nel costato inchiodato al muro del cortile la tormentava. La porta si aprì con un tonfo sordo, Gradis fece il suo ingresso con la pistola in mano, ma Elios sembrava nono temere quella minaccia. Aiutò Nadia a scendere dal letto e la condusse dalla straniera.

"Sei venuta per lei?" chiese serafico lui. "Anche per te. Forza muovetevi dobbiamo andarcene!" disse continuando a gettare occhiate alle sue spalle.

"Non uscirete vive da quella parte." Aggiunse Noan indicando l'entrata, mentre Elios si affrettava di attivare il passaggio segreto dietro il quadro.

"Da questa parte. Attraversate il corridoio e voltate a sinistra." Consigliò lui.

"Andiamo vieni anche tu!" disse Gradis. "Io non vengo…il mio posto è qui."

"Jean stai dicendo un mucchio di sciocchezze!" lo riprese la donna, poi, guardò Nadia e comprese che qualcosa non andava; purtroppo le guardie attirate dal rumore si stavano avvicinando.

"Andate presto!" gridò Elios spingendola dietro il passaggio.

Sansone era riuscito a liberarsi delle guardie, corse ansimando verso l'ingresso preoccupato per il padre, Jack e Raoul stavano ancora combattendo.

"Padre…"

"Cosa fai ancora qui?! Correte al mezzo blindato e andatevene via!"

"Ma tu…"

"Non discutere!"

"Spero di rivederti." Bisbigliò prima di ritornare sui suoi passi.

Senza sapere come Sansone si accorse di conoscere nei minimi dettagli la mappa dell'edificio e sapeva che oltre al passaggio che Gradis avrebbe utilizzato per fuggire nella stanza di Elios come prevedeva il piano, ve ne era uno che si azionava spostando il candelabro sul muro del bivio e solo quando furono al sicuro decisero di raccontare a Nadia delle placche di oliarcon e del loro passato.

Quale segreto nascondevano i moduli di memoria?

Perché furono attivati?

Tutto questo nel capitolo 13: I DETENUTI DI ATLANTIDE

L'EMOZIONE CONTINUA!!