9.
L'ombra del tradimento
Era trascorso un anno dalla precipitosa partenza di
Grainne ; Legolas, che si era amaramente rassegnato
all'idea di non vederla più, aveva da pochi giorni
varcato i confini del Bosco Atro e, insieme ad Aragorn e
ad alcuni elfi cacciatori, aveva attraversato la foresta
di Fangorn e ne stava costeggiando i limiti meridionali.
Molti avvenimenti erano accaduti in quel periodo ; la
minaccia invisibile che incombeva sulla Terra di Mezzo
ora aveva un nome, Sauron, l'Oscuro Signore di Mordor, e
si era materializzata in un misterioso anello dagli
spaventosi poteri da lui stesso forgiato migliaia d'anni
prima, e di cui, al momento, non si trovava traccia.
L'anello...
Pensando a ciò, Legolas portò la mano verso la tasca,
dove si trovava un altro anello, dalla funzione ben
diversa. Non si era più occupato di quel piccolo oggetto
di legno da quando l'amica se n'era andata, né aveva
avuto alcuno stimolo per portarlo a termine. Malgrado il
principe elfo si comportasse apparentemente nello stesso
modo di sempre, sembrava che il suo cuore si fosse chiuso
davanti a quel sentimento che un tempo lo scaldava. Anche
se non l'aveva mai ammesso apertamente, l'improvvisa
scomparsa della ragazza l'aveva profondamente turbato,
sentendosene in qualche modo responsabile.
Un'ombra gli scurì il viso.
Grainne...perché ?
Scosse la testa, cercando di levarsi dalla mente il bel
viso allegro della giovane guaritrice. Non era il momento
di pensare a questo. Legolas aveva ricevuto dal padre un
importante incarico : Gollum, l'orrenda creatura che un
tempo aveva posseduto l'anello del potere, era fuggito
dalle prigioni del Bosco Atro, e spettava al Principe il
compito di catturarlo e riportarlo indietro. Gollum era
stato avvistato l'ultima volta nei pressi delle sorgenti
del fiume Entalluvio, e, prima che se ne perdessero le
tracce, era stato visto addentrarsi nei territori di
Rohan diretto verso le cascate di Rauros, e,
evidentemente, verso Mordor.
Rohan...per un attimo Legolas si ritrovò ad
immaginare cos'avrebbe fatto se avesse rivisto Grainne.
Si sarebbe infuriato con lei per il modo in cui l'aveva
lasciato oppure l'avrebbe abbracciata forte implorandola
di perdonarlo per come lui l'aveva trattata ?
- Legolas. -
La voce di Aragorn fece scuotere il principe elfo,
riportandolo alla realtà.
- Sì...dimmi, Aragorn, cosa c'è ? -
Il Ramingo lo guardò con aria dubbiosa. - Sei strano.
Non hai quasi aperto bocca da quando siamo partiti. C'è
qualcosa che ti turba ? -
Legolas volse lo sguardo altrove. - No...va tutto bene,
te l'assicuro. -
- Stavi pensando a lei, non è vero ? - disse Aragorn
senza smettere di guardarlo.
- Cosa ? No, affatto ! -
Aragorn scosse la testa sorridendo. - Puoi mentire a
chiunque ma non a me, amico mio. La tua mente ormai è un
libro aperto. Da quando Grainne se n'è andata non sei
stato più lo stesso. -
Legolas sospirò e il suo sguardo si fece più triste. -
Non riesco a dimenticarla, Aragorn. - disse - Non ce la
faccio. Ogni volta che penso a lei mi dico che, se fossi
stato meno impulsivo, ora sarebbe ancora a Bosco Atro...
-
- Non dire sciocchezze, Legolas - ribattè Aragorn - Non
è stata affatto colpa tua, se è questo che intendi.
Sapevamo tutti benissimo che se ne sarebbe andata, prima
o poi. Non era fatta per restare tra gli elfi... -
Legolas sembrò non prestare attenzione alle parole
dell'amico. - Il suo nome...significava "Vento tra
le Foglie", lo sai, non è vero ? E così è stata.
Il vento non si può arrestare, Aragorn ; passa e va,
sconvolgendo quello che trova sul suo cammino. Eppure
avrei voluto poter imprigionare quel vento, almeno per un
po'...ha portato una nuova freschezza nella mia vita, e
ora mi sento così arido... -
Aragorn sospirò. - La dimenticherai, prima o poi. Certo,
attraversare i territori di Rohan non potrà aiutarti in
questo...ma chi lo sa, può anche darsi che tu la ritrovi.
-
- No credo. Da quello che mi diceva, non aveva
assolutamente intenzione di tornare nella sua terra.
Magari è a Minas Tirith...o in qualche altro sperduto
angolo della Terra di Mezzo. - disse Legolas, sconsolato.
Aragorn non rispose, non sapendo cosa dire per consolare
l'amico.
Dopo qualche minuto, il piccolo gruppo uscì dal fitto
della foresta e si fermò ai piedi di un'altura dalla
vegetazione rada, circondata da massi di roccia e arbusti.
- Principe, sento lo scorrere dell'acqua. Dovremmo essere
nei pressi delle sorgenti. - disse una guardia tendendo
l'orecchio.
- Molto bene - rispose Legolas - Dal momento che sta
scendendo la notte, credo sia opportuno accamparci qui. -
- Ma...Legolas, non sarà di certo la notte a fermare
Gollum ! - esclamò Aragorn.
- Non fermerà Gollum, ma fermerà noi. Procedendo
nell'oscurità potremmo cadere in qualche tranello...quell'essere
è quanto di più infido esista. Inoltre considera che
Gollum detesta la luce solare, e noi, avendo viaggiato
dall'alba fino ad ora, abbiamo recuperato in parte lo
svantaggio che avevamo su di lui. E poi le prigioni del
Bosco Atro non gli hanno certo riservato un trattamento
di favore ; la nostra preda è sicuramente affamata e
indebolita. Sì, penso che non avremo grosse difficoltà
a riprenderlo. - disse Legolas.
Pur essendo ancora perplesso, Aragorn ammise che Legolas
aveva ragione.
Ad un tratto, il suono di zoccoli che battevano il
terreno mise in allarme la compagnia. Aragorn sguainò la
spada, e lo stesso fecero tre degli elfi cacciatori,
mentre Legolas e i rimanenti incoccarono velocemente
delle frecce nei loro archi, e si misero tutti in
circolo, con le spalle rivolte verso l'interno di un
ipotetico cerchio, e lì restarono, immobili e senza
fiatare.
Il rumore di zoccoli si fece sempre più vicino, finchè
dalla boscaglia uscirono alcuni soldati a cavallo.
Vedendo che gli uomini portavano sull'armatura il simbolo
di Rohan, un cavallo impennato, gli elfi e i loro
condottieri si tranquillizzarono.
- Abbassate le armi, viaggiatori. Non vi faremo alcun
male se non tenterete nulla di inopportuno. - disse il
cavaliere che si trovava in testa al gruppo.
Legolas tolse la freccia dal suo arco e la rimise nella
faretra. I suoi soldati non lo imitarono.
- Vedo che svolgete bene il vostro compito, Cavalieri di
Rohan, guardiani del Mark. - disse il principe elfo
rivolgendosi al suo interlocutore - Re Theoden dev'essere
fiero di voi. Ma non abbiate timore, non abbiamo
intenzioni malvagie. Veniamo dal Bosco Atro, e siamo alla
ricerca di uno sgradito ospite delle nostre prigioni che
ha avuto la pessima idea di fuggire. Si tratta di Gollum,
un tempo conosciuto come Smèagol, che fu possessore
dell'Unico Anello ora perduto. E' stato visto aggirarsi
nelle vostre terre, mentre cercava, presumibilmente, di
raggiungere Mordor. Ne avete notizia ? -
Il cavaliere sogghignò senza rispondere e scese da
cavallo, imitato dai suoi commilitoni. Aragorn li scrutò,
cercando di carpire la loro identità attraverso il
pesante elmo che portavano e che lasciava ben poco spazio
ai loro lineamenti.
- Bosco Atro... - disse colui che aveva parlato -
Immagino quindi che tu sia Legolas, figlio di Thranduil.
Strano per un principe elfo e la sua scorta essere in
compagnia di un Ramingo del Nord... -
Lentamente, i cavalieri circondarono il piccolo gruppo.
Legolas sentì che qualcosa non stava andando per il
verso giusto ; scambiandosi una breve occhiata con
Aragorn capì che nemmeno il Ramingo era tranquillo.
- Non avete risposto alla mia domanda. - disse Legolas,
sempre più inquieto.
- Hai ragione, non ti ho risposto... - disse il
misterioso cavaliere avvicinandosi a Legolas e mettendosi
di fronte a lui. - E' vero, Gollum è stato qui, e voi
siete sulla pista giusta. Ma non lo troverete mai. -
Legolas lo guardò stupito, con aria interrogativa. -
Perchè dici questo ? - disse.
Il cavaliere sogghignò di nuovo. - Semplicemente perché
morirete prima. -
Il principe elfo spalancò la bocca e tutto ciò che sentì
fu il freddo metallo di una lama che gli trapassava la
schiena all'altezza dei lombi. Voltandosi a fatica,
gemendo per quel dolore lancinante, riuscì ad
intravedere il volto deturpato del cavaliere che l'aveva
colpito ; una lunga cicatrice gli attraversava di netto
l'occhio sinistro, ormai senza più vita. Questo fu tutto
ciò che vide prima di crollare a terra.
- Legolas ! No ! - esclamò Aragorn cercando di accorrere
in aiuto del principe. Ma fu tutto inutile. In pochi
secondi, i rimanenti cavalieri si avventarono addosso
agli elfi che, colti di sorpresa, furono massacrati senza
avere il tempo di difendersi. Aragorn, in un impeto di
rabbia, sollevò la sua spada e riuscì, prima di essere
a sua volta disarmato, ad uccidere due cavalieri.
- Non uccidetelo ! - gridò il loro capo - Il Ramingo lo
voglio vivo ! -
Lasciando a terra gli elfi morti, i cavalieri rimanenti
legarono le mani di Aragorn dietro la sua schiena e lo
issarono a forza su un cavallo.
- La pagherete, maledetti ! - ringhiò Aragorn, ancora
sconvolto. I cavalieri non gli prestarono orecchio.
- E' stato più facile del previsto - disse uno di loro -
Il nostro Signore sarà molto soddisfatto. -
- Questo è l'inizio della fine per gli Elfi del Bosco
Atro ! - esclamò il capo - Non ci vorrà molto per
convincere l'Alleanza che Thranduil ha tradito Rohan. Il
Reame Boscoso verrà presto raso al suolo, e poi toccherà
a tutti gli altri popoli della Terra di Mezzo ! -
Le sue parole sfumarono mentre lui e i suoi uomini si
allontanavano dal luogo del massacro, lasciando dietro di
loro i corpi senza vita della piccola scorta e di due dei
loro compagni, e in breve nella foresta tornò il
silenzio. Gli unici rumori che si udivano erano i passi
del cavallo di uno dei due cavalieri uccisi, abbandonato
al suo destino, che sembrava quasi cercare il suo padrone.
E invece trovò uno dei suoi nemici.
Legolas, sebbene gravemente ferito, era riuscito ad
alzarsi, e ora si trovava appoggiato ad un albero, con
una mano premuta sulla profonda ferita che lo trapassava
da parte a parte. Ferito a morte...ma ancora vivo.
Con il viso contratto dal dolore e la vista offuscata, il
principe si avvicinò barcollando alla bestia, sua unica
possibilità di salvezza, sussurrando brevi frasi in
lingua elfica. Il cavallo rimase immobile mentre Legolas,
con uno sforzo immane, cercava di montargli in sella.
Dopo esservi riuscito a fatica, l'elfo si guardò
intorno, portandosi una mano al viso e sporcandolo del
suo stesso sangue. La foresta sembrava girargli
vorticosamente intorno mentre osservava con rabbia e
dolore gli elfi della sua scorta che giacevano morti
sull'erba. Un barlume di speranza si accese in lui
vedendo che Aragorn non era tra loro.
- Traditori... - farfugliò mentre una lacrima di dolore
gli rigava il volto insanguinato.
Poi, aggrappandosi con tutte le sue forze alle redini e
alla criniera del cavallo, spronò la bestia che,
galoppando, corse lontano da quel luogo di morte.
Dove fosse diretto, non lo sapeva. Ovunque potesse
trovare salvezza, forse.
Doveva ritrovare Aragorn. Doveva salvarlo.
Ma come sarebbe riuscito a salvare se stesso ?
Legolas galoppò allo sbando per più di un'ora, facendo
appello a tutta la sua resistenza. Nella sua mente
turbinarono i frammenti confusi dei ricordi di ciò che
era successo, e, piano piano, riuscì a collegarli tra
loro.
Non poteva crederci...anche i Cavalieri di Rohan, i
guerrieri più intrepidi della Terra di Mezzo, avevano
tradito l'Alleanza contro il Maligno all'insaputa di
tutti. E ora il Bosco Atro correva un gravissimo pericolo.
Aggrappandosi tenacemente ai finimenti, il principe elfo
sentì che non avrebbe resistito ancora per molto. Era
buio, e la sua vista già debole non gli permetteva di
distinguere alcun particolare dei luoghi che stava
attraversando. Raccogliendo le sue forze si impose di
proseguire ancora per un po', ma non sapeva fin dove
sarebbe riuscito ad arrivare. Anche i suoi pensieri erano
sempre meno lucidi.
Ad un tratto, Legolas distinse in lontananza un tenue
bagliore che diradava l'oscurità. Fermò il cavallo,
incerto se proseguire o no. Dopo ciò che era successo,
quella luce poteva significare la salvezza, ma anche la
morte...
Dopo aver riflettuto brevemente, l'elfo decise che ormai
non aveva più nulla da perdere. Colpendo i fianchi del
cavallo con i talloni, ripartì al galoppo verso la
sorgente di quella luce, e, dopo essersi avvicinato a
sufficienza, vide che proveniva dalla finestra di una
piccola casa a due piani, piuttosto ben curata, ma
completamente isolata. Nessun'altra abitazione si trovava
nei dintorni.
Mentre si avvicinava al piccolo ingresso, Legolas sentì
che le forze lo stavano abbandonando del tutto. Mollò le
redini e si lasciò crollare a terra, rimettendosi in
piedi con immensa fatica.
- Devo...farcela... - disse respirando affannosamente,
mentre cercava disperatamente di raggiungere la porta,
incapace di chiedere aiuto. La sua vista si fece sempre
più fioca, e, a pochi passi dall'uscio, le gambe gli
cedettero. Abbandonando ormai tutte le speranze, allungò
una mano tremante verso la maniglia...
- Fermo dove sei. Fai un solo passo e sei morto. -
Nel sentire quella voce, che suonò confusa alle sue
orecchie, Legolas chiuse gli occhi. Alle sue spalle una
giovane donna spaventata gli stava puntando contro un
arco, pronta a sganciarne la freccia.
- Ora solleva lentamente le mani. Poi alzati e vattene.
Senza fare scherzi, sono capacissima di trapassarti la
gola in un attimo.
Senza voltarsi, Legolas alzò adagio una mano coperta di
sangue.
- Sono ferito... - farfugliò, senza quasi rendersi conto
di quello che diceva - Non...non ti farò del male...ti
prego...aiutami... -
Spalancando gli occhi, la ragazza levò la freccia
dall'arco e lo fece cadere a terra.
- Grande Eru ! - esclamò.
Senza aggiungere una parola, si precipitò verso l'elfo,
che aveva quasi perso conoscenza, cercando di farlo
rialzare come meglio poteva.
- Resisti...ti salverò, non avere paura ! Ti salverò...
- disse la ragazza, estremamente agitata, portando
Legolas in casa. Con grande fatica riuscì a fargli
salire le scale e lo condusse in una piccola stanza in
cui si trovavano un letto, un tavolo e numerosi
armadietti. Con tutta la delicatezza di cui fu capace,
fece sdraiare l'elfo sul letto, e gli tolse la camicia.
Rabbrividendo, vide l'orribile ferita che Legolas aveva
sul fianco. La ragazza si asciugò la fronte dal sudore e
respirò profondamente per calmarsi e riordinare le idee
su ciò che avrebbe dovuto fare.
- Stai tranquillo... - disse all'elfo esanime
accarezzandogli i lunghi capelli biondi - Non lascerò
che tu muoia, te lo prometto ! -
- Chi...chi sei... ? - sussurrò impercettibilmente
Legolas.
La ragazza sorrise, e la sua mano sottile gli accarezzò
la fronte, poi scese sulla guancia insanguinata e infine
gli toccò dolcemente le labbra. - Non mi riconosci, vero
? Ma certo, come potresti, in questo momento ? -
Poi si chinò verso di lui.
- Sono io. Grainne. - disse.
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