Lasciai che il vento mi sferzasse il
volto, mentre osservavo la figura appoggiata alla
balaustra della scogliera sul mare. Era terrificante
pensare a quello che poteva succedere. Io lo sapevo, lo
sapevo fin troppo bene. Il ragazzo accanto a me non
resistette alla vista dell'amico intento a scolarsi
l'ennesima bottiglia di chissà quale logorante alcolico
e fece un pesante passo avanti. L'altro non se ne curò,
sebbene ci avesse notati da diversi minuti.
- Adesso basta! Cosa sei? Un bambino incosciente per
caso?
Il ragazzo non era più accanto a me ma già accanto
all'altro. Imperterrito il nostro amico bevve un altro
sorso. Allora l'altro fece per...
- Matsuura-kun, no!-
Ma ormai la bottiglia si era infranta a terra e il suo
proprietario si massaggiava la mascella guardando l'amico
che l'aveva colpito in cagnesco per un singolo istante.
Poi cadde a terra privo di sensi.
- Satoshi-san. Nooooo-
"A new life"
Proprio nei giorni in cui stavo scrivendo
il mio più recente romanzo mi era arrivata la notizia.
Ero stata tra le prime a saperlo, forse prima ancora
dell'interessata, essendo ormai da diversi anni
nell'ambiente. Mi aveva telefonato Kaori, la mia manager,
per darmi la notizia.
- Julie-chan?
- Kaori? Vuoi stressarmi ancora?
- Chi io???
- Noooo. Cosa vuoi?
- Lo sai che c'è una nuova stella?
- Cosa vuoi dire Kaori-chan?
- Una tua coetanea ha vinto il premio letterario.
- Davvero? E basta questo per sconvolgerti? L'hai
supportata tu?
- Sì, certo. Sei gelosa? Avresti potuto vincerlo tu!
- Se solo avessi scritto un libro, è questo che vuoi
dire? Ma non l'ho ancora fatto, e poi sarebbe valsa la
pena? E' un premio per talenti emergenti!
- Va bene, pensala come vuoi, ma spero che il tuo libro
venga pubblicato al più presto. I lettori non ti
aspetteranno tutta la vita.
- Umph, va bene, mi impegnerò. Come hai detto che si
chiama?
- Non l'ho detto. Akizuki Meiko.
- Meiko?- lo sussurrai però, quasi senza crederci..
- Ci sentiamo, eh?
- Cosa? Ah, sì, entro Mercoledì te lo mando. Ciao.
Meiko. Non potevo crederci. Proprio lei doveva vincere?
Poi ricordai una frase di Satoshi:
"Ho mandato il suo manoscritto ad un concorso, ma tu
non dirglielo, OK?"
Possibile? Meiko era così brava?
- No, non glielo permetterò.
- Hai detto qualcosa gallina?
Sobbalzai.
- No Nico. Nulla.
La mattinata seguente, in un'aula ben
conosciuta del liceo Toryo.
- Complimenti Meiko.
- Cosa?
- Beh, per il libro
- Julie-chan, hai saputo...? Te l'ha detto Miwa-san?
- No, l'ho saputo dalla mia manager. Era nella
commissione che esaminava i manoscritti.
- Ah.
- Beh, benvenuta nel giro!
- Cosa?
- Ciao.
- Aspetta, Julie-chan....
Uscendo dall'aula per l'intervallo andai praticamente a
sbattere contro il mio migliore amico.
- Satoshi-san!
- Ehilà, Julie-chan, come va?
- Sei venuto per Akizuki?
- Lo sai già?
- Chi non lo sa ormai?
- Già, il telegiornale scolastico.
- Comunque l'ho saputo ieri pomeriggio. Kaori era tra la
giuria.
- La tua manager? E che impressione le ha fatto il
manoscritto di Meiko?
- Ottima, come a tutti.
- Cos'è questa nota di sarcasmo?
- Niente, devo andare. Ciao.
- Julie-chan, aspetta!
Ma io ero già corsa via. Era un periodo che parlare con
Satoshi mi metteva terribilmente a disagio, e non solo
perché temevo che il mio cuore scoppiasse da un momento
all'altro... Ero forse gelosa?
La sera. A casa.
- Telefono!
- Oh Giulia, per una volta potresti andare tu a
rispondere. Io sto provando la quarta sinfonia. Non
senti?
- Nicola.... Io sento solo le urla di dolore di quelle
povere corde d'arco.
- Umph, bella sorella!
- Pronto?
- Julie-chan?
- Sì, Meiko-san?
- Salve, oggi non ho avuto tempo di parlarti.
- Dimmi, ti ascolto.
Mi aveva preso la stessa irritazione di quella mattina.
- Io pensavo... Perché non vieni alla premiazione?
- ...
- ... Vedi, ho bisogno di amici che mi accompagnino. Ho
già chiesto a Miki e Matsuura-kun. Verrà anche Miwa-san.
Perché non vieni anche tu?
- ...
Il mio primo istinto fu di risponderle di sì. Sebbene
fosse lei la vincitrice del premio, sapevo che se fossi
andata io non l' avrebbero rivolta di uno sguardo, almeno
i personaggi che contano. E non lo pensavo per cattiveria.
E' in questo modo che mi sono fatta invisi diversi
giovani scrittori di cui ero andata alla premiazione. Il
secondo istinto, per fortuna, prevalse.
- Quando sarebbe?
- La settimana prossima, Giovedì, perché?
- Giovedì? Aspetta. Nico, abbiamo qualcosa da fare
Giovedì prossimo?
Mio fratello smise di suonare. Sapeva che quando chiedevo
a lui i miei impegni voleva dire che doveva inventarsi
una scusa.
- Che scocciatrice! Umph, vediamo- disse ad alta voce,
perchè dall'altra parte dell'apparecchio scoperto Meiko
potesse sentire- Sì, non devi vederti con quel... Dario?-
Riflettei un attimo. Era vero! Dovevo vedermi con un caro
amico in viaggio diplomatico! Come ero potuta
scordarmene?
- Meiko?
- Sì?
- Scusa per l'attesa. Purtroppo ho un impegno importante.
Un mio amico diplomatico viene dall'Italia.
- Capisco...
- Non importa!- dissi allegra- Mi racconterete tutto nei
minimi particolari! E poi hai già tre validi
accompagnatori se non ho capito male!
- Certo... Ci vediamo domani a scuola...
- A domani...
Ma aveva già riattaccato.
Avrei rivisto un caro amico. Ma era giusto? O forse sarei
dovuta andare? Una strana sensazione mi avvolse, come se
qualcosa di irreparabile stesse per accadere.
- E pensi davvero che potrebbe essere un
successo?
- Certamente. Ne dubiti forse?
- Non saprei. Vedi Dario, non ho scritto per così tanto
tempo...
- Ma il tuo romanzo è ottimo. Davvero. Pensi che
mentirei?
- No, non potresti. Ma vorrei anche sapere cos'ha pensato
la gente mentre io non c'ero. Che li avevo abbandonati?
Loro sono i miei lettori!
- So come la pensi. Che ogni lettore sia come il tuo
migliore amico.
- Esatto.
- Già. " Scrivo pr non essere soltanto un nome su
una lapide, un giorno."
- Te ne ricordi?
- Impossibile dimenticarlo. E' con questa frase che mi
hai subito colpito. Lo sai vero? Ovvio che lo sai! Se non
ti stimassi non passerei una giornata intera a discutere
con una quasi diciassettenne di filosofia.
Sorrisi. Dario non era affatto cambiato. Era sempre il
buontempone che avevo conosciuto alla pubblicazione del
mio primo libro in seguito alla vittoria in un concorso
letterario e che da quel giorno mi dava sempre il suo
appoggio.
- Allora se è così...
- E' così. Dovresti ritrovare anche la fiducia in te
stessa mia cara. Mi sbaglio o eri tu quella che accettava
ogni sfida.
- Era così. Ma non sono sicura che possa tornare ad
esserlo. Tu sei sempre sicuro di ogni cosa?
- No, non sempre, ma tento. E con tutti gli anni che ho,
credimi quando ti dico che se tenti riuscirai. E sii
fiduciosa. Se dai del tuo meglio, perché non dovrebbe
essere tutto perfetto?
- Forse è proprio questo che mi manca. La fiducia.
Perchè gli stavo parlando a quel modo? E' vero, conosco
Dario da molti anni. Per un certo periodo, quando iniziai
a vendere i miei romanzi, fu come un secondo padre per me.
Ma non gli avevo mai parlato così. Era forse il locale
dalle luci suffuse che tanto mi ricordava un altro luogo.
O la visione della città illuminata che si estendeva al
di sotto di quel dodicesimo piano?
- Lo sai, alle volte mi manca ancora.
Lui si corrucciò di colpo. Poi mi diede un colpetto
paterno sulla mano e sorrise.
- Alle volte? E' già un inizio! Brindiamo allora alle
volte in cui non pensi a lui!
Sorridemmo entrambi. L'unico pensiero che mi concessi
nell'istante in cui i due bicchieri tintinnavano fu:-
Satoshi...
Erano quasi le undici quando scesi
dall'automobile di Dario.
- Allora aspetto che venga stampato in Italia.
Gli sorrisi.
- Sì! Anzi, ti manderò una copia autografata appena lo
stamperanno.
- Toglimi una curiosità. In che lingua?
Questa volta il mio sorriso fu più dolce che giocoso.
- Italiano, Inglese, Giapponese, Francese e Spagnolo.
Avrei voluto scriverlo anche in Arabo, ma il tempo...
Rise
- Sei incorreggibile! Non ti fidi per caso dei
traduttori?
- No, sai che non è questo. Ma così è più... MIO.
- Allora uscirà in contemporanea mondiale?
- Può darsi. Si vedrà.
- Aspetto solo il prossimo.
- Ti accontenterò presto, promesso.
Gli schioccai un bacio sulla guancia rugosa e sorrisi.
- Sogni d'oro principessa.
- Anche a lei, vostra maestà.
Mentre se ne andava lo salutai con la mano. Solo dopo che
la macchina ebbe girato, mi voltai verso casa e lo vidi.
Ero sbalordita.
- Satoshi!
Sedeva vicino alla mia porta, la testa appoggiata
dolcemente sulle ginocchia. Appena sentì la mia voce si
alzò di scatto. Il suo sguardo era triste. Avevo avuto
ragione a proposito di quella brutta sensazione? Mi
avvicinai a lui.
- Satoshi-san. Cos'è successo?
Lui mi guardò negli occhi, e per poco non provai la
disperata sensazione di spostare lo sguardo.
- Qualcosa di brutto? Alla premiazione?
Lui annuì. Sospirai.
- Vieni, entriamo. Non vorrai mica congelarti! E poi, che
idee, aspettarmi fino a tardi! Seduto per terra con quel
vestito poi!
Stavo disperatamente cercando di sdrammatizzare la
situazione. Aprii la porta ma Satoshi mi prese per un
braccio affondando il volto nella mia spalla. Lo
abbracciai a mia volta.
- E' la fine... - bisbigliò- Mi abbandonerà. E' tutto
finito. TUTTO-
Non stava piangendo, ma sentivo la sua rabbia e il suo
dolore.
- Satoshi...
Avevo quasi paura... Di cosa? Della persona che in quel
paese mi era più amica? O forse era la sua stretta a
spaventarmi? Non sapevo che dire, che fare...
- Satoshi. Cos'è accaduto? Forse, la situazione non è
poi così tragica....
Lui si staccò da me lentamente e vidi il suo sguardo.
Non era la prima volta che vedevo sul volto di Miwa
Satoshi quell'espressione. Odio, dolore, terrore,
rancore, tutti mescolati su un volto sempre pronto
solitamente al sorriso e alla burla. Quasi mi spaventava.
Ma non parlò. Solo e triste nel suo dolore.
- Vieni, entriamo.
Ancora silenzio. La casa sembrava triste e silenziosa.
Temevo che mio fratello piombasse all'improvviso. Ma
nello stesso tempo lo desideravo ardentemente. Il
silenzio mi fa spesso ancora paura.
Si appoggiò alla porta dopo averla chiusa dietro di sè.
Quando rialzai lo sguardo dopo aver tolto le scarpe le
vidi: le sue tristissime lacrime. Il dolore.
Iniziai a piangere anch'io, ma dapprima non me ne accorsi.
Solo quando una calda lacrima solcò la mia guancia
scoppiai in singhiozzi. Lui mi guardò. Dopo molto tempo
riuscii anch'io a fissarlo negli occhi, e allora mi
gettai tra le sue braccia.
- Perdonami.. E' colpa mia... Sarei dovuta venire. Dovevo
venire!!!!
- Non dire sciocchezze. Non è colpa tua. Namura ha
mandato un telegramma di congratulazioni e, ironia della
sorte...
- Hanno letto il suo.
Satoshi annuì e si scostò.
- Meiko e uscita dalla sala in lacrime. Miki l'ha seguita
e io ho seguito loro. Sono arrivato in tempo per sentire
che...
- Che?
- Ryoko- sensei e Na-chan...
- Hanno una relazione.
Mi guardò per un istante.
- Lo sapevi?
- Meiko me ne aveva parlato.
- Bene.
- Satoshi...
- No, se non me l'hai detto c'è una ragione precisa
probabilmente. Ma non ha importanza. Nulla ha più
importanza.
- Non dire così. Perché?
- Meiko ha chiesto a Miki di accompagnarla a Hiroshima.
Ho pensato per tutta la notte ha quello
che mi ha detto Satoshi. A Meiko, che non voleva
rinunciare al suo amore, e a Satoshi, che pure non voleva
rinunciare al suo amore e sarebbe andato ad Hiroshima.
Anzi era andato, perchè era partito due ore prima con la
professoressa Ryoko.
- Cosa succederà?
- Hai detto qualcosa gallina?
- Gallina a chi?!?!
14 Febbraio. San Valentino
- Il mio secondo San Valentino sola.
- Davvero deprimente.
- Nicola, smettila di prendermi in giro. Anche tu sei
COMPLETAMENTE solo. O sbaglio?
- No, ma io sono giovane e bello.
- Cosa vuol dire?
- Che tu sei una vecchia racchia!
Mio fratello si alzò di scatto dalla panca sulla
veranda, facendomi quasi ruzzolare a terra. Mi alzai a
mia volta, appoggiandomi alla balaustra. Mi strofinai la
mani per il freddo.
- Freddo sorellina?
- No, non troppo. E' dentro il gelo.
- Anche tu, eh?
- Anch'io cosa?
- Hai un brutto presentimento. O sbaglio?
Lo fissai. Sì, avevo un bruttissimo presentimento. Ma
come potevo spiegarlo a mio fratello?
- Domani, sarà migliore.
Tornò in casa.
- Migliore?
Sussurrai in un soffio, mentre il vento mi sferzava il
volto.
- Miss Julia ?
Sussultai. Ero presa nei miei pensieri e non mi ero
accorta che un giovane fattorino sostava al di fuori del
cancello di casa.
- Sì, sono io. Cosa posso...?
- Un pacco per lei. Può aprirmi?
Gli andai incontro.
- Una firma. Grazie. Buona sera.
Chi poteva mandarmi qualcosa?
Lo scartai, un parallelepipedo di metallo dorato. Sollevo
il coperchio e....
- Oh, no...
Sono a terra, le lacrime non possono fare a meno di
cadere sulla rosa rossa nella scatola, come piccole,
tiepide e fragili gocce di rugiada. E, accanto alla rosa,
un biglietto.
"I'll love you forever"
- Forever... Oh Satoshi-san, Meiko ha forse ragione?
Il giorno seguente
- Julie. Julie, telefono!
Mi alzai di mala voglia. La sera prima avevo pianto fino
ad addormentarmi, e ora il mal di testa mi torturava.
Scesi dal letto e andai al piano terreno. Devo avere un
aspetto orribile.
- Chi è Nico?
- Matsuura-kun.
- Cosa?
Lo guardo come per dire: "Ma sei scemo o cosa?"
- E non sembra troppo tranquillo. Tieni.
Mi passa velocemente il telefono.
- Yuu-kun?
- Julie-chan. Finalmente.
- Calmati. Cosa succede?
- Satoshi è lì, vero?
- Miwa-san? No, perché?
- Miki ha telefonato poco fa, e mi ha detto di Na-chan e
Meiko.
- Cosa?
- Che sono tornati assieme.
- COOosa?
- E ho telefonato subito a Satoshi-san, ma non c'era.
(- Calma e ragiona. Calmati.)
- Calmati Yuu-kun. Troviamoci tra una mezz'ora sotto casa
sua. Lo troveremo.
- D'accordo. A tra poco.
Cosa fare? Non riesco neppure a pensare come una persona
normale.
- Julie, che succede?
- Satoshi...
- Cosa.
- Nicola, Satoshi è... Scomparso.
Ci guardammo per un istante.
- Vai a vestirti. Ti aspetto qua.
Annuisco. In due secondi sono pronta. Andiamo.
La strada mi pare interminabile sebbene io
sia in auto con mio fratello...
- Ferma, Nicola, ferma! Siamo arrivati!
- Scusa, hai ragione!
Scendo di fretta dalla macchina.
- Yuu-kun!
- Julie-chan!
- Allora?
- I suoi dicono che non è neppure tornato a casa... Sua
madre è piuttosto preoccupata... E temo di averla
allarmata io.... Lei non sapeva nulla di Hiroshima.
- Miki-san, le hai detto qualcosa?
- No, non ne ho avuto il tempo, è ancora ad Hiroshima,
ma mi ha detto che Ryoko-sensei e Satoshi-san erano
tornati... Perché?
- Akizuki non deve sapere...
- Capisco, forse non hai tutti i torti... Ma dove
possiamo cercarlo?
- Dividiamoci!
- Nico... Matsuura-kun, mio fratello...
- Ti sembra il momento delle presentazioni Giulia?
- No...
- Io prendo la macchina e lo cerco alla stazione e nei
dintorni...
- Io cercherò qua vicino... Magari è tornato a casa...
- Ok Matsuura-kun... Io cercherò a scuola!
- Tra due ore di nuovo qua, va bene?
Io e Yuu annuiamo.
Corro più veloce che posso.
- Dove sei Satoshi?
La biblioteca della scuola è buia e
fredda. Assolutamente vuota. A dir la verità, è
l'ultimo posto in cui sono entrata: perché andare in un
luogo in cui vi sono così tanti ricordi in comune?
Il pensiero mi colpisce: un luogo assolutamente estraneo
a Meiko!
- Yuu!!
- Julie-chan, allora?
- Nulla, tu?
Yuu scuote la testa.
- Mio fratello?
- Non è ancora arrivato... Che facciamo?
- Ho pensato... Noi lo abbiamo cercato in luoghi
prevedibili... Deve essere un posto in cui non vi siano
ricordi in comune con Meiko, ma che al contempo sia molto
significativo per lui, ma non prevedibile: un luogo
intimo insomma...
Yuu mi guarda come se fossi una pazzoide. Forse ha
ragione, ma non riesco a comportarmi diversamente, non
ora almeno.
- E se fosse andato da suo padre?
- Scherzi? Lo odia, lo sai.
- Già, ma è pur sempre suo padre....
- Aspetta...- un'idea mi balena improvvisamente per la
mente- forse so dov'è!
- Come?
- Corri, te lo dico quando arriveremo!
Corro ancora più veloce di prima, tanto che Yuu mi segue
a fatica...
- Ma scusa, stiamo andando verso lo studio di suo padre...
- Là vicino c'è il mare!
Yuu sembra in imbarazzo... Satoshi mi ha raccontato che
lui e Miki si sono dichiarati proprio là...
- EHM, e con questo?
- Diversi anni fa, quando Satoshi scoprì per la prima
volta suo padre con una donna, era andato proprio nello
studio per dirgli che la mamma era stata male.
- Non me l'ha mai raccontato...
- La madre di Satoshi aveva ormai di frequente pesanti
crisi depressive a causa dei tradimenti del marito, e
quel giorno ne aveva avuto una molto pesante...
- Capisco, ma cosa centra?
- Satoshi scappò via piangendo, questo me lo raccontò
lui, e andò verso il mare... Il rumore delle onde lo
rassicurava... Si addormentò sulla spiaggia dove lo
trovarono dopo poche ore...
Ecco, siamo quasi arrivati!
- Sei sicura che sia qua?
Ci fermiamo al principio delle scale che portano alla
spiaggia: è completamente desolata....
Poi sposto il mio sguardo verso il mare, e infine verso
la scogliera...
- Eccolo!
Quasi urlo dalla gioia!
Corro più veloce che posso. Appena una frazione di
secondo dopo Yuu lo scorge e mi segue, per poi quasi
cadermi addosso quando mi blocco a qualche metro da
Satoshi....
Appena lo vede anche lui si blocca, e il suo volto
diviene improvvisamente grave...
Le bottiglie rotolano lentamente per terra, a cerchi
concentrici. Quante sono? Cinque, sei?
- Satoshi....
E' solo un mormorio...
Lui si volta e mi guarda, poi sorseggia nuovamente
dall'ultima bottiglia stappata e si volta verso il mare.
- Che facciamo Yuu?
- E' ubriaco fradicio...
- Questo lo vedo... E' disperato...
- Non è una buona ragione...
- Cosa faresti tu al suo posto?
- Non so...E tu?
- Io... No, non mi ubriacherei... Mi butterei dalla
scogliera, o cercherei di farlo.
Yuu mi guarda sorpreso. Non sa che è quello che solo due
anni prima avevo cercato di fare. Allora ero distrutta.
E' un dolore incancellabile.
Lascio che il vento mi sferzi il volto, mentre osservo la
figura appogiata alla balaustra della scogliera sul mare.
E' terrificante pensare a quello che può succedere. Io
lo so, fin troppo bene.
Yuu non resiste, lo so, alla vista dell'amico intento a
scolarsi l'ennesima bottiglia di chissà quale logorante
alcolico:
fa un pesante passo avanti.
Satoshi non se ne cura, sebbene ci abbia notati da
diversi minuti, ed abbia anche ascoltato i nostri
discorsi.
- Adesso basta! Cosa sei? Un bambino incosciente per
caso?
Yuu non è più accanto a me, ma molto, forse troppo,
vicino a Satoshi
Imperterrito il nostro amico beve un altro sorso. Allora
Yuu-kun fa per...
- Matsuura-kun, no!-
Ma ormai la bottigliasi è già infranta a terra e il suo
proprietario si massaggia la mascella guardando l'amico
che l'ha colpito in cagnesco per un singolo istante. Poi
cade a terra privo di sensi.
- Satoshi-san. Nooooo-
- Cosa ho fatto...
La sua testa ora è sulle mie ginocchia
- Yuu, vai a cercare mio fratello.
- Julie-chan...
- Ti prego, vai!
Sto per scoppiare a piangere, anzi, sto piangendo!
- Julia...
- Satoshi...
- Che fai? piangi?
Le mie lacrime scorrono più copiose...
- Hai un odore tremendo..- riesco a singhiozzare. Scoppia
a ridere, e anch'io rido tra i singhiozzi.
- Lo sai Satoshi, mi hai fatto preoccupare molto. Sei...
- Un presuntuoso, egocentrico, egoista...
Rido nuovamente, le parole di quel giorno... Il giorno in
cui avevo compreso di essermi innamorata di lui...
- Non è affatto vero, sei una persona meravigliosa
Satoshi...
- Allora perché nessuno mi ama?
- Non è affatto vero!
- Mio padre, troppo occupato con le sue donne, mia madre
con le sue crisi depressive ed ora anche Meiko... Anche
lei, chiedevo troppo forse?
- So che sei disperato. E lo sarai per molto, per sempre,
il dolore ti accompagna comunque, non puoi dimenticare,
ma devi continuare a vivere, ad andare avanti, non devi
rovinarti la vita! Io lo so!
- Perché? C'è una ragione?...
- Per te stesso, per le persone che ti amano, per quelle
che ti ameranno... Per il tuo futuro, perché, anche se
ora ti sembra impossibile, ne avrai uno...
Le lacrime scendevano ancora...
- Chi mi può amare? Io sono una completa nullità...
- Non è affatto vero, solo perché Akizuki non ti ama?
Non ne vale la pena, credimi!
- Ma comunque resta il fatto che nessuno...
- Smettila!
Il suo volto, ancora sulle mie ginocchia, si fissò nei
miei occhi, quasi, nell'incoscienza dell'alcool, sorpreso.
- ... Non, Non è affatto vero...
Le lacrime mi impedivano di parlare...
- Tu sei una persona meravigliosa... Quante volte hai
pensato agli altri prima che a te? Hai aiutato anche me,
sebbene fossi tu stesso in un periodo difficile...
- Julie...
Mi asciuga con una mano le lacrime, poi mi prende una
mano e intreccia le dita con le sue...
E' il momento...
-... E non è affatto vero che nessuno ti ama o ti potrà
mai amare, perchè io... Ti amo...-
Mi guarda, quasi triste...
- Julia...
E' nuovamente svenuto, la sua mano sempre nella mia,
affondo il volto sul suo petto. Non avrei mai potuto
credere, mai in quegli anni, di poterlo dire a qualcun
altro. Mai poter neppure pensarlo. Ma è così. Amo
Satoshi. Non come amo Dan, perché ciò è impossibile,
ma lo amo.
FINE TERZO CAPITOLO
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