MAISON ZIGOKU
CAPITOLO 2
Luce.
Fastidioso, chiudere gli occhi.
Pausa.
Riaprire gli occhi, piano, piano...
La luce era insopportabile, quasi riusciva a coprire il
sordo dolore in fondo alla mia testa.
Mi sentivo umido, dolorante, debole.
Cosa fosse successo, non ne avevo la minima idea, sapevo
di essere disteso su qualche tipo di panca o divano in
qualche posto nel nostro universo...
Come precisione non c'era male, mi chiesi se Ryooga non
cominciasse ad influenzarmi in qualche modo.
Cercai di rialzarmi lentamente ma intorno vedevo solo
lucette che danzavano nel vuoto, sbattei le palpebre due
volte e mi resi conto che non riuscivo ad appoggiare le
mani correttamente, mi guardai i palmi delle mani e mi
resi conto che erano tutti sbucciati, con sangue ormai
coagulato dappertutto e la pelle di tutta la superficie
che aveva , sicuramente, visto giorni migliori.
Una strana vibrazione mi fece tutto di un colpo intuire
che mi trovavo su un mezzo in movimento, una rapida
occhiata intorno a me mi diede una visione d'insieme
della mia posizione...
Mi trovavo disteso su una panca che era assicurata,
mediante cinghie, sul lato dell'interno di quello che
sembrava un grosso furgone.
La luce che avevo visto prima era quella di una lampada
che era incastonata nel soffitto e che illuminava
pallidamente la "stanza"; alla mia sinistra
c'era la mia bicicletta, o perlomeno quello che ne
restava.
La ruota di dietro era talmente piegata che pareva che
qualcuno ci avesse fatto un fiocco, il cambio era
sicuramente andato ed ero più che sicuro che il telaio
avesse sicuramente un'altra forma l'ultima volta che
l'avevo visto.
In tutto era diventato una specie di replica metallica di
un cammello.
-Carino.- Gemetti mentalmente, pensando a quanto mi
sarebbe costato ripararla tutta.
Un'intuizione illuminò la mia mente, < Pagare? Io? E
perché, non e mica stata colpa mia!>; guardai di
fronte a me e vidi una complicata impalcatura che aveva
come unico scopo di tenere incastonate dentro di se
quelle che avevano tutta l'aria di essere...
Strabuzzai gli occhi e mi passai la mano sinistra sugli
stessi, non ero sicuro di avere visto bene. Mi concentrai
un'altra volta e riprovai.
Pausa, passarono svariati secondi...
Chiusi gli occhi e decisi che forse era il caso di
alzarsi e guardare più vicino.
Sentii dolori in tutto il corpo, ma comunque mi alzai,
avvicinandomi alla strana struttura.
Mi fermai di fronte e inclinai leggermente la testa di
lato...
Va bene...
Niente da ridire, si trattava proprio di quello che
temevo che fossero; tirai un profondo sospiro e mi
grattai la nuca.
Di fronte a me stavano due armature, di foggia
decisamente originale, e dalla tecnologia assolutamente
aldilà delle conoscenze attuali.
Mi girai alla mia sinistra e vidi che da una porticina
aperta si scorgeva il posto di guida e il gomito del
pilota.
Riguardai le armature e mi voltai dietro di me per
trovarne altre due di forma diversa, ma di identica
matrice.
I punti in comune, oltre all'accostamento assurdo di
colori, constatai guardandone una che era verde
pistacchio e rosa, erano i piedi, forgiati come se si
trattassero di scarpe con tacchi a spillo e i pettorali,
forniti di una circonferenza decisamente femminile.
Mi girai di nuovo verso l'abitacolo e mi avviai
lentamente.
Dopo essere arrivato sulla soglia sentii distintamente un
aria pesante pervadere la zona del veicolo.
Gettai un occhiata al pilota, che ancora non si era
accorto della mia presenza; era una ragazza piuttosto
giovane, lunghi capelli rossi e uno sguardo di ghiaccio
che nasceva da occhi neri come il carbone, intorno a
questi trovai un corpo femminile notevole fasciato in una
tuta integrale da motociclista.
Gettai uno sguardo all mia sinistra e vidi che nei sedili
a fianco del guidatore stavano altre tre ragazze.
La cabina era illuminata da una piccola luce a soffitto,
ed era decisamente spaziosa, del resto le dimensioni del
camion erano ragguardevoli, confrontate con un camion...
Le tre ragazze sembravano molto prese nel cercare di
capire dove fossero, la prima della fila era una
ragazzina che non doveva avere più di diciassette anni,
con una cascata di lunghi capelli ricci di colore...
Pesca? Mah, forse...
Era vestita con una specie di uniforme militare e
stringeva fra le mani P-chan, che a sua volta sembrava
molto occupato a scrutare la strada con fare esperto di
chi sapeva cosa fare.
Mi stava sorgendo un terrificante dubbio...
Le altre due ragazze erano una brunetta con un bandana
gialla tra i capelli e i capelli tagliati con la frangia
e quella che sembrava la più anziana del gruppetto.
Era una donna dai capelli dagli strani riflessi turchese,
un piccolo neo adornava il suo viso, all'angolo destro
della bocca, bellissimo, ma con uno sguardo tagliente
come un rasoio nuovo.
Entrambe stavano guardando una serie di piantine stradali
e mappe topografiche, scritte in giapponese, ma
sembravano non capirci granché.
-Scusate...- Dissi senza molta convinzione- Che succede
qui?
Quattro paia di occhi ( includendo quelli di Ryooga) e
un'occhiata di sbieco dal pilota, che evidentemente non
voleva perdere di vista la strada, si concentrarono su di
me.
La ragazzina dai capelli pesca squittì ansiosamente-
Meno male, stai bene, ci eravamo tanto preoccupati!- La
sua voce fu sottolineata da un grugnito di P-chan.
Abbassai lo sguardo e osservai il porcellino nero che si
trovava tra le braccia della mia interlocutrice.
Non sarei mai riuscito a capire come facesse Ryooga a
trovarsi sempre fra le braccia di qualche ragazza carina,
quando assumeva la sua forma suina.
Sorrisi acidamente- Ammettilo, in fondo ti piace,
porcellone.
Ryooga grugnì più forte, intuendo il significato delle
mie parole e scosse veementemente la testa.
Le tre ragazze sbatterono gli occhi contemporaneamente,
producendo uno strano suono, che, chissà perché, mi
pareva familiare.
-STA BENE PER UN QUALCHE MIRACOLO! NON CERTO PER MERITO
SUO! IMBECILLE!
Un ruggito mi fece quasi cadere indietro, mi voltai verso
il pilota; la ragazza continuava a guardare la strada,
guidando e schiumava di rabbia- CHE DIAVOLO CREDEVI DI
FARE GIRANDO AD UN INCROCIO TENENDO LA DESTRA? MA QUANDO
MAI SI È VISTO?!
-Veramente, da queste parti è piuttosto normale...-
Obbiettai timidamente.
-Me ne sono accorta! Guarda quest'altro deficiente!
Voltai lo sguardo di fronte a me e mi si materializzò di
fronte la sagoma del TIR più gigantesco che mente umana
avesse mai concepito.
Il problema è che il suddetto stava puntando su di noi a
velocità ragguardevole, a sirene spiegate.
Tutto avvenne in un attimo, La ragazza sbatté la mano
sul clacson e accelerò senza esitazione, il TIR scarto
violentemente di lato, evitandoci di un soffio e
sfiorandoci il fianco destro, perdendosi nella notte.
Restai congelato per un secondo, cercando di decidere se
ero capace di tenere la mia vescica sotto controllo o
meno...
Decisi che forse ne ero capace e mi voltai verso il
pilota con lo sguardo di qualcuno che aveva appena
scoperto che in realtà, le storie su Elvis che era stato
portato via dagli alieni erano tutte vere.
-Tu...
-Si?, io cosa?
-Tu...
-Va avanti ragazzo, so quale persona devi usare quando
parli con me.
-Tu... Stai guidando sulla sinistra.- Sillabai,
accorgendomi per la prima volta che la machina aveva il
volante sulla destra come in Inghilterra.
-E allora? Che c'è di strano? Tutti guidano sulla
sinistra in Giappone! Tutti tranne gli idioti su cui sto
capitando stanotte!- Una Vectra rossa emerse dall'oscurità,
strombazzando il suo clacson mentre ci caricava- Ne ho
schivati per miracolo almeno sedici stasera! Grazie al
cielo nessuno si è fatto niente!- La ragazza suonò sul
clacson e accelerò.
La macchina saltò letteralmente di lato e scomparve
sulla nostra destra emettendo un suono di freni acuto e
disperato.
-Con questo fanno diciassette clienti felici!- Sghignazzò
lei.
Un rumore di ruote che stridevano, lamiere che
impattavano contro le protezioni metalliche a lato della
strada e vetri rotti echeggiò nella notte...
Silenzio.
-Tranquillo, sono convinto che è tutta scena per quelli
dell'assicurazione!- Affermò lei convinta.
Guardai le altre tre ragazze e queste annuirono,
assolutamente d'accordo, P- chan sembrava essere
impallidito, il che, visto il suo colore naturale non era
una cosa da poco.
-Priss.- Dissi cercando di non spostare lo sguardo dalla
strada- Spostati sulla destra.
Lei strabuzzò gli occhi e si voltò verso di me, seppi
senza voltarmi che anche le altre tre stavano facendo la
stessa cosa.
-Come fai a sapere...
-AAAAAUUUURRRRGHHH!!!!!!- Urlai io mentre la sagoma di un
rimorchio per auto si materializzava di fronte a noi.
Priss sterzò di colpo e si spostò sulla corsia di
sinistra, urtando una innocente panda che viaggiava a
velocità sostenuta.
Il rumore del faro di destra del furgone che esplodeva in
mille pezzi riempì l'aria. Priss raddrizzò il veicolo e
riprese a viaggiare; gettando uno sguardo nello
specchietto retrovisore vide la panda che rotolava in un
area di sosta sul lato della strada e dopo un secondo
vide gli occupanti uscire illesi dalla stessa.
-Tutto a posto, come nuovi.- Annunciò
-Guardai nello specchietto poco convinto- Se lo dici tu...
-E ora, dimmi come diavolo fai a sapere il mio nome!-
Priss tornò alla carica.
-Ah, è una lunga storia, ho l'impressione che avremmo
modo di ritornarci...- Mi sganciai con tatto e diplomazia-
Piuttosto, dove siamo?
-E quello che vorrei sapere anche io.- Brontolò la
ragazza con la bandana, ficcandomi una mappa sotto il
naso- Dovremmo essere su questa strada, ma non riesco a
seguire gli svincoli!
Guardai la carta e dopo un secondo dovetti accettare la
dura realtà.
Era una carta stradale del Giappone.
Intendiamoci, non che non fosse aggiornata, pure troppo,
decisi, notando la data impressa in un angolo, 2037...
Il problema era che era di poca utilità sulla strada per...
Per...
Già, dove diavolo eravamo?
-Senti, Linna...
-SAI ANCHE IL MIO NOME ?!- Linna letteralmente ruggì.
-Ne parliamo dopo.- Feci io guardando la cartina e
cercando disperatamente di schivare quella tegola- Dimmi,
quanto sono stato svenuto?
-Circa tre ore... Penso.- Linna non era convinta ma mi
rispose.
-Tre ore.- Ripetei io, facendo un rapido calcolo- Quindi,
avete seguito questa cartina per tre ore?
-Solo all'inizio.- Intervenne la donna dai capelli nero-turchesi,
poi abbiamo usato altri metodi.
-Cioe?- Chiesi io alzando lo sguardo verso di lei
incuriosito.
-Bè, abbiamo chiesto indicazioni stradali all'unica
persona, se mi passi l'espressione, del luogo che
avessimo a portata di mano.- Espose lei serafica.
-Se ti passo l'es... Ma che significa? Vi siete fermati,
avete chiesto informazioni a qualcuno e lui vi ha detto
di seguire questa strada?- Cominciavo ad avere un dubbio.
-Non abbiamo chiesto informazioni a nessuno.- Rispose lei
un po imbarazzata, poi abbassò lo sguardo- Questo
porcellino sembrava sapere che strada seguire e allora
Nene ci ha detto di fidarci dell'istinto animale e
abbiamo seguito i suoi grugniti, così, eccoci qui...-
Arrossì leggermente.
Strabuzzai gli occhi incapace di aggiungere altro e
guardai la ragazza con i capelli color pesca, che mi
sorrideva, felice che le fossero riconosciuti i suoi
meriti, poi guardai P-chan, che sembrava molto
soddisfatto della sinossi degli avvenimenti così come mi
era stata appena esposta, ed annuiva con fare convinto.
-Avete seguito le indicazioni di questo porcellino nelle
ultime tre ore?- Sillabai io, insicuro a chi sparare per
primo.
Voltai la testa verso la strada e dal buio vidi un
cartello stradale emergere, illuminarsi della luce dei
fari e scomparire dietro all mio fianco destro.
Grosseto 5 KM.
-Priss.- Sillabai lentamente- Al prossimo svincolo a
destra...
Poi tirai la cartina addosso a Ryooga.
-MA SAI CHE ORE SONO?!- Fabrizio era furente.
-Lo so, è l'una, ma ho avuto un problema.- Risposi
cercando di calmarlo; ci trovavamo nell'atrio di casa,
sul pianerottolo che si apriva al difuori della nostra
porta di ingresso- Davvero, ho avuto un piccolo problema.
-Cos'è , non trovavi il film che cercavi e sei andato a
cercarlo ad un videonoleggio a Città Del Capo?!
-E' una storia un po' lunga, possiamo entrare dentro?
-Ma insomma, ero preoccupato a morte e tu mi dici di
entrare a parlarne?!- Fabrizio non sembrava propenso a
farmela passare liscia e ad essere sincero ne aveva tutte
le ragioni.
Mi voltai e guardai il corridoio, le luci erano spente,
per cui l'unica illuminazione era fornita dalla luce che
fuoriusciva dal salotto di casa e dall'ascensore, la cui
porta era rimasta aperta.
Vedendomi voltarmi Fabrizio aggrottò la fronte e chiese
incuriosito- C'è qualcuno nell'ascensore?
-Eh... Si, temo proprio di si...- Mi grattai la guancia
guardando mio fratello e annuii.
In quel momento dei passettini fecero abbassare lo
sguardo di Fabrizio, annunciandogli l'arrivo di Ryooga.
Il maialino lo guardò estremamente imbarazzato; Fabrizio
lo guardò molto sospettoso.
-Tu dove eri sparito?
Guardai Ryooga confuso e poi mio fratello- Perché, non
era venuto dietro a me?
-No.- Fabrizio lanciò un'occhiata di sbieco al nostro
nuovo amico, mentre si intrufolava in casa cercando di
non farsi notare.
Stava fallendo miseramente, niente sfuggiva a Fabrizio
quando era arrabbiato.
-Questo genialoide - Proseguì mio fratello guardandomi
di nuovo- ad un certo punto mi fa "vado un attimo in
bagno", è stata l'ultima volta che l'ho visto!-
Scossi la testa- Ora, per favore, vuoi dirmi cosa diavolo
succede?
Mi voltai verso l'ascensore un'altra volta e chiamai-
Ragazze, venite pure.
Dei passi molto leggeri echeggiarono nell'androne mentre
le quattro ragazze
facevano la loro comparsa da dietro all'angolo della
gabbia dell'ascensore.
Fabrizio le guardò un attimo e poi si voltò di nuovo
verso di me, io ero mollemente appoggiato allo stipite
destro della porta e mi godevo la sua reazione.
-Sono...- Il suo sguardo era vacuo, quasi sognante.
-Già. -Annui.
-Voglio dire, sono...
-Esattamente!- Annuì più forte, sorridendo e diedi uno
sguardo alle nostre ospiti.
Fabrizio fece una pausa e le guardò attentamente,
strizzando gli occhi.
Poi, dopo un secondo...
-Chi diavolo sono queste?- Chiese molto seccato.
Ebbi una netta sensazione di debolezza in tutto il corpo.
-Allora, rifaccio le presentazioni.-
Eravamo seduti intorno al tavolo della sala da pranzo,
Fabrizio era seduto sul divano e osservava incuriosito,
con le braccia incrociate, le nostre ospiti.
-Priss Asagiri, Nene Romanova, Linna Yamzaki e Silya
Stingray.- Quattro teste si piegarono leggermente in un
silenzioso cenno di saluto, poi si girarono verso di me e
mi squadrarono sospettose.
Silya prese la parola, i suoi bellissimi occhi mi
esaminavano spietatamente- Immagino che tu ci possa
fornire una spiegazione per tutto questo, vero?
-No.- Scossi la testa- Nella maniera più assoluta.-
Scossi la testa, quasi sollevato dalla mia ignoranza.
-Quindi tu mi vuoi far credere che non ci sai spiegare
come ci conosci?- Priss non sembrava particolarmente
convinta.
Inspirai e pensai velocemente ad una sintesi accettabile
degli eventi, da esporre senza troppo scandalo...
Tempo sprecato, non me ne veniva in mente nessuna.
-Dunque, dovete sapere che...
L'aria era gelida a quell'ora di notte, comunque mentre
la sentivo sulla mia pelle, non potevo fare a meno di
pensare che quella non era la cosa che mi preoccupasse di
più al momento.
Alzai lo sguardo e vidi l'asfalto di via S.Paolo, sette
piani più sotto.
Buffo come sembrasse vicino da quell'angolazione.
Abbassai lo sguardo verso i miei piedi e vidi che la
salda presa intorno alla mia caviglia destra
dell'armatura di Priss, non era diminuita minimamente; il
che, se vi trovate sospesi fuori dal vostro terrazzo, a
testa in giù, al settimo piano di un palazzo, alle due
del mattino è indubbiamente rassicurante.
-Sto ancora aspettando una risposta.- La voce,
elettronicamente modulata dal casco, di Priss echeggiò
minacciosa, mentre mi scuoteva leggermente.
-Priss, ti ho già spiegato tutto, che altro ti devo
dire?- Allargai le braccia rassegnato, ero, curiosamente,
certo, del fatto che lei non mi avrebbe lasciato andare.
Del resto, mi resi conto in quel momento, ero anche
certissimo che la non esistenza di Babbo Natale fosse un
depistaggio, facente parte di un ben più ampio complotto
del governo...
Un brivido fece capolino sulla mia schiena.
-Quindi, secondo te noi non ci troveremmo più nel
Giappone dell'anno 2037, non ci troveremmo nell'Italia
del 2037...- Priss mi tirò un po' su e vidi che il
visore stava fissando i miei occhi- Del resto, mi hai
fatto notare che questa non è neppure l'Italia del 1999,
quindi, dove cavolo ci troviamo?
Gettai uno sguardo dentro la casa e vidi che Fabrizio
chiacchierava con le altre tre ospiti intorno a una buona
tazza del MIO tè.
-Niente da obbiettare al metodo di inchiesta? -Gli chiesi
cercando di farmi sentire attraverso la porta finestra
spalancata.
Fabrizio si girò verso di me e parlò tranquillamente-
Quando ti dissi che dire a Ryooga " Benvenuto nel
mondo reale" non era stata una frase azzeccata, non
hai voluto ascoltarmi.- Prese un sorso di tè e riprese
con un sorriso da stregatto- Ora che hai voluto
riprovarci, mi sembra chiaro che io non riesco a
convincerti, forse è il caso che lasci questo compito a
qualcun altro. Non trovi?
-Bene, fratello, sappi solo una cosa.- Sibilai.
-Cosa?- Chiese lui porgendo l'orecchio sinistro.
-Se hai usato il tè alla cannella senza il mio permesso,
mi arrabbierò moltissimo.- decisi di tracciare una netta
linea di comportamento.
Fabrizio sbatté gli occhi e guardò l'interno della
tazza, annusò e poi scosse la testa.
-No, non è quello alla cannella, ma non riesco a capire
se ho usato quello all'anice o quello alla fragola.-
Scosse la testa aggrottando le sopracciglia.
-E' quello alla fragola.- Nene intervenne annuendo con
forza- Ne sono sicura.- Ne bevve un sorso e mi sorrise
caldamente- Tra l'altro è molto buono, grazie.
-Figurati, per così poco.- Sorrisi a mia volta, deciso a
mettere a mio agio gli ospiti.
-LA VOGLIAMO FINIRE?!- Priss cominciava ad essere
infastidita da quel dialogo, non amava essere interrotta
durante le torture, le sembrava poco educato verso
l'interrogato...
-Priss, puoi solo buttarmi di sotto, non ho altre
risposte da darti, allargai le braccia rassegnato- ora,
se volessi riportarmi su, il sangue mi sta andando alla
testa.
Priss digrignò i denti dietro al visore, comunque, dopo
un periodo di tempo che pareva infinito, alzò il braccio
con riluttanza e mi riportò sul terrazzo.
Ripresi fiato un secondo, mentre il capogiro che avevo,
scompariva, permettendomi di stare in piedi senza stare
appoggiato alla ringhiera del terrazzo stesso.
Priss d'altro canto sembrava distrutta, il suo braccio
sinistro era anch'esso appoggiato alla ringhiera e
sembrava che stesse piangendo dentro la sua armatura.
Mi sentii molto dispiaciuto per lei e cercai di tirarle
su il morale- Senti, non ti preoccupare, sono sicuro che
troveremo una soluzione.
Nessuna risposta.
-Non so esattamente come sia successo.- Continuai
appoggiando la mano sulla spalla della sua armatura.- Però
cercheremo di fare il possibile per aiutarvi, d'accordo?
Priss ebbe uno scatto e spinse via il mio braccio, poi
rientrò in casa senza aggiungere altro.
Sospirai, con loro sarebbe stata più dura.
Rientrai anche io e vidi che Priss era sprofondata sul
divano, senza casco, immersa nei suoi pensieri.
Mentalmente calcolai il peso dell'armatura e sperai che
le doghe del divano reggessero al peso.
Mi girai verso mio fratello e gli strappai via la tazza
del te dalla mano.
-EHI! -Protestò lui.
Bevvi quello che rimaneva del te in un solo sorso, poi
appoggiai la tazza sul tavolo e lo guardai irritato- Se
ne vuoi un'altra, la prossima volta stai tu fuori dal
terrazzo.
Lui sbuffò, ma non aggiunse altro.
Silya appoggiò la sua tazza sul tavolo e, con estrema
calma si rivolse a noi.- Per quanto trovi la vostra
ospitalità squisita, temo che dovrò chiedervi, a questo
punto, cosa facciamo?- I suoi occhi erano calmi, ma
sicuramente non rilassati.
Ci pensai un secondo, mi grattai il mento, coperto da un
sottile strato di barba e poi diedi un occhiata a mio
fratello.
-Credo che per il momento sia meglio dormirci su, domani
ci penseremo.- Disse lui.
-Dormire?- Linna guardò il nostro minuscolo appartamento-
E dove?
-Io dormo nel furgone.- Priss si alzò e senza aggiungere
altro si diresse fuori dalla porta di casa.
-Priss, asp...- Fui interrotto dallo sbattere della porta
stessa.- PIANO. QUELLA COSTA!!!!- Urlai esasperato, mi
voltai verso le altre tre- Carattere dolce, come fate a
non ammazzarla?
Nene si strinse nelle spalle- Ci farete l'abitudine, è
un po' sul genere gatto selvatico, ma si calmerà.-
sorrise e io decisi che ero disposto a crederle, ero
disposto a credere a chiunque avesse un sorriso del
genere.
-Silya si alzò da tavola e guardò le sue due amiche.-
Sembra che le dovremo fare compagnia.
-No, sentite, questo no.- Fabrizio intervenne- Non mi
sentirei mai in pace con me stesso se sapessi che i miei
ospiti passano la notte in un furgone.
Annui, d'accordo con lui- Aspettate un solo secondo, una
soluzione la troviamo di sicuro.
Silya si rimise a sedere e attese.
Passò un minuto.
Passarono dieci minuti.
-Allora?- Silya era decisa se spazientirsi o se mettersi
a ridere vedendo quanto seriamente l'avessimo presa.
Immerso nei miei pensieri sussurrai- Solo un momento,
deve esserci un posto dove mettervi.
Fabrizio alzo lo sguardo verso di me e sorrise con gli
occhi luccicanti di quando aveva appena avuto un idea.-
Solo uno? Io ne vedo almeno cinquantuno possibili...
Gli lanciai un'occhiata in tralice e rimasi folgorato
dalla stessa sua intuizione.
Guardai i suoi occhi, decisamente adoravo quella
espressione...
Per svariati motivi, vuoi per la vicinanza
del mare, vuoi per il fiume Arno che vi scorre
attraverso, vuoi per il fatto che, in realtà la città
non è niente altro che un'immensa palude, coperta da un
sottile strato di terra, fatto sta che se esistesse una
palma per la città più umida dell'emisfero occidentale,
Pisa sarebbe sicuramente nei primi dieci posti.
Il mio quartiere, tra l'altro è sicuramente tra i più
umidi, visto che si trova in periferia ed è circondato
da zone paludose malamente coperte, in abbondanza.
Comunque questo si nota, normalmente, solo in due
momenti, la sera, quando il freddo ( specialmente in
inverno) ti prende dentro le ossa e non sembra volerti più
lasciare.
Il secondo è la mattina presto, quando una nebbiolina
appena accennata pervade le strade del quartiere come un
fantasma che si appresta, vista l'ora, ad andare a
dormire...
La cosa buffa è che basta spostarsi di mezzo chilometro
e la nebbia, alle soglie del centro città, fuori dalla
cinta di mura, magicamente scompare, come se non osasse
andare oltre.
Mentre uscivo dal portone del palazzo, mi strinsi la
giacca intorno al corpo rabbrividendo, cercando di non
rovesciare il contenuto, fumante, della tazza di ceramica
che stringevo per il manico, nella mano destra.
Voltai alla mia destra subito all'uscita e, rimanendo
sotto i balconi del palazzo mi diressi verso il mio posto
macchina coperto.
Io non avevo una macchina, ma il posto macchina era una
pertinenza dell'appartamento e quindi mi apparteneva di
diritto.
Vidi l'immenso furgone blu scuro parcheggiato all'interno
e diedi un'occhiata al soffitto del parcheggio; era
appena a una manciata di millimetri dall'essere sfiorato
dalla carrozzeria del pachidermico veicolo.
< Parcheggiarlo sarà un problema...> Pensai<
Oh, bè...> Mi strinsi nelle spalle mi avviai verso il
lato del guidatore.
I vetri erano appannati, ma all'interno si distingueva
distintamente una figura raggomitolata dietro al volante.
Mi permisi un secondo per osservarla mentre dormiva.
Priss era avvolta in una specie di sacco a pelo pesante,
di colore verde scuro, la sua testa era reclinata verso
sinistra, appoggiata al poggiatesta del sedile;
i suoi capelli erano sparsi in maniera disordinata, un
po' dappertutto sulle sue spalle.
<Strano come una ragazza che dorma abbia qualcosa di
ipnotico per un ragazzo che la osservi..>.
Mi decisi a interrompere quel quadretto e picchiettai sul
finestrino con la punta dell'indice sinistro.
Priss parve non accorgersi, quindi ripetei il mio gesto,
pazientemente; Dopo un secondo o due sembrai ottenere
l'effetto voluto e Priss si riscosse, lentamente.
Mi guardò attraverso il vetro e la sua espressione mi
ricordò quella di chi va al mercato ed esamina il pesce.
Ad ogni modo allungò la mano verso la portiera e il
vetro cominciò a scorrere verso il basso, con un sibilo;
cercai di scegliere le parole giuste.
-Buongiorno, dormito bene?
-A te che sembra?- Rispose lei acidamente.
<Bene, come primo approccio andiamo proprio bene.>
-Immagino di no.- Dovetti ammettere- Tieni, ti ho portato
qualcosa per colazione.
Gli porsi la tazza e lei la guardò, senza muoversi, poi
guardò me ed appoggiò il capo al poggiatesta.
Niente altro; dopo un secondo cominciavo a sentirmi un
po' imbarazzato.
-Guarda che non l'ho avvelenato, sai?- Le dissi, cercando
di spezzare lo stallo.
Ancora un attimo di silenzio, poi lei si stiracchio
chiudendo gli occhi; dopo un secondo allungò la mano,
mentre riapriva gli occhi e prese con delicatezza la
tazza.
Non disse nulla, la cosa cominciava a d indispettirmi, ma
non commentai, volevo vedere come sarebbe andata a finire.
Lei strinse le mani intorno alla tazza e sembrò godersi
il calore sulle palme, non lo bevve e si limitò ad
osservarlo per un secondo, il silenzio di quella mattina
si stava facendo veramente irreale.
Decisi che forse era il caso che qualcuno dicesse o
facesse qualcosa, mi appoggiai con i gomiti al finestrino
aperto e parlai- Bella tazza, vero? Me l'ha regalata la
mamma.
-Stai cercando di renderti simpatico?- Sbottò lei,
tagliente.
-No, semplicemente di riscaldarti un po', io so quanto
sono fredde le notti qui.- Risposi, cercando di essere il
più neutrale possibile.
Lei mi guardò e io cercai di sorridergli; lei rimase un
secondo in silenzio, poi guardò la tazza, la alzò e
bevve un lungo sorso, socchiudendo gli occhi.
Il tè era il "Japan Night Shadow", una
fragranza di tè verde che, avevo pensato, non le sarebbe
sembrato troppo alieno.
I suoi occhi si spalancarono, mentre le labbra erano
ancora incollate alla tazza.
<Uh, oh...>
Lentamente Priss deglutì e allontanò la tazza dalle
mani, poi mi guardo con un espressione scandalizzata sul
volto.- Ma quant'e dolce?- La sua voce tradiva uno
stupore estremo.
-Errrr, vedi, a me piace un po' dolce... Siccome non
sapevo se a te piacesse con o senza zucchero, ho pensato
di darti il mio da assaggiare...- Mi squadrò
severamente, arrossii e aggiunsi- Se non ti piace ne ho
dell'altro in casa...
Priss indicò la tazza.- Un po' dolce? Sappi che vedo ben
poco te in questo zucchero!- Poi la sua espressione
divenne sospettosa- O forse era questa l'idea?
-Come sarebbe a dire?- Chiesi io perplesso.
-Mi hai portato quello dolce per invogliarmi a salire in
casa tua? E' così?
A questo punto ne avevo avuto abbastanza.
-No, comunque non importa, ci vediamo!- Voltai le spalle
e mi riavviai verso il portone di casa.
-Ehi!- Priss chiamò- La tua tazza!
Non mi voltai.
-EHI!!!- La sua voce riecheggiò alle mie spalle mentre
mi chiudevo il portone dietro alle spalle
Il rumore di qualcuno che bussava alla
porta mi distolse dalla nobile occupazione di dare un
aspetto igienicamente corretto ai miei piatti.
Avevo le mani umide e le scossi per fare sgocciolare un
po' d'acqua, poi presi un asciugamano dal muro alla
destra del lavello e mi asciugai sommariamente.
-Arrivo!- Mi avviai alla porta.
Dall'altra parte del pannello si trovava Priss; il suo
sguardo era decisamente meno gelido del solito, in mano
aveva la mia tazza.
-Salve.- Dissi io, asciutto.
-Salve... Errr sono venuta a riportare questa.- Rispose
lei, per niente a suo agio.
Sorrisi acidamente- Bé, ti ci sono volute solo...-
Controllai la sveglia, sulla scrivania a sinistra della
porta- ...Tre ore e mezza per bere un tè,
congratulazioni per l'autocontrollo.
Priss arrossì e strinse i denti, trattenendo il respiro
per un secondo, poi butto fuori il fiato e abbassò la
testa- Va bene, va bene.- Mi guardò sorridendo
imbarazzata- Sono una scema, ti basta o mi devo mettere
in ginocchio e chiedere scusa?
-Lo faresti?
-Scordatelo.- Il suo sorriso si era decisamente rilassato.
-Appunto.- Recuperai la tazza e le sorrisi a mia volta-
Quindi eviterò di rendermi ridicolo oltre questo punto.
Rimanemmo in silenzio per un secondo, poi lei indicò la
stanza dietro di me- Posso entrare un secondo?
Mi guardai alle spalle e poi guardai di nuovo lei
annuendo- Va bene, entra pure, fai come se fossi in casa
mia.
-Grazie, troppo gentile.- Ridacchiò lei.
-Fammi solo finire qui un attimo, intanto siediti.-
Indicai il lavello pieno di schiuma- Finisco in un attimo.
Priss sedette al tavolo e volto la sedia in modo di
potermi vedere.
Mi rimisi a lavare i piatti della colazione, dopo avere
buttato anche la tazza di Priss dentro l'acqua saponata.
-Ascolta, ho parlato con Silya...
-Allora?- Chiesi continuando a lavare.
-Secondo lei siamo finiti in una specie di dimensione
parallela alla nostra.- Pausa- Insomma, il vostro è una
specie di universo parallelo alla realtà.
Feci una pausa e poi non potei evitare di ridere.
-Che c'è di divertente?- Chiese lei perplessa.
-Scusa, è solo che dal mio punto di vista siete voi che
provenite da un universo parallelo alla realtà.- Mi
voltai- A questo punto è difficile stabilire chi è la
realtà parallela di chi, non trovi?
Priss considerò per un attimo quest'ultima affermazione
e poi annuì, la sua espressione si incupì
-Forse hai ragione, a questo punto resta solo una domanda
fondamentale...
-La cui risposta è "Non ne ho la minima idea".-
Interruppi io.
-Uh?
Avevo finito, tirai fuori il tappo dall'acqua e lasciai
che defluisse.
Mi voltai dopo avere preso l'asciugamano ed essermi
ripulito le mani dalla schiuma.
-Non ho la minima idea, ne di come siete arrivate qui, ne
di come potreste tornare, so soltanto che da due giorni a
questa parte di cose strane ne stanno accadendo parecchie.
-Ti spiace parlarmene?
Le raccontai tutto, il palazzo vuoto, i soldi infiniti,
l'arrivo di Ryooga e le piccole stranezze accessorie.
Priss stranamente non sembrava per niente impressionata,
e mi ascoltò con estrema attenzione.
-Hai raccontato tutto questo a Silya?- Chiese alla fine
del racconto.
-Ad essere sincero, non le vedo da ieri sera ed ho
pensato che non fosse il caso di disturbarle.
Priss annuì, poi si alzò e comincio a passeggiare per
la stanza osservando l'ambiente.
La lasciai fare, mentre sciacquavo i piatti.
Dopo averli puliti e messi a scolare nel pensile sopra al
lavello mi voltai verso Priss e mi accorsi che mi fissava
molto attentamente.
-Qualcosa non va?
-Solo una. -Constatò lei- Perché ho l'impressione che
tutto questo non ti sia del tutto nuovo?
-Mi è del tutto nuovo, ma del resto, dopo l'arrivo di
Ryooga non nego che un po' mi aspettassi qualcosa del
genere.- Ammisi.
Priss si guardò intorno- Insomma, dove è questo Ryooga?
Lo nascondi sotto il divano?
-Ad essere sincero non lo so neanche io.- Ammisi io, dopo
la sera precedente era scomparso di nuovo- Senti, dove è
quel porcellino che avevate trovato ieri sera?
Priss sbatté gli occhi, poi si grattò la testa. Non ne
ho la minima idea, chiedi a Nene.
Annuii e lasciai perdere, sapevo che a Ryooga non andava
di dividere quel segreto con nessuno.
Priss si immerse nei suoi pensieri un'altra volta, dopo
pochi secondi mi avvicinai alla sua sedia e mi
accovacciai di fronte a lei, intrecciando le dita delle
mani sotto il mento.
-Posso fare qualcosa per te?
Lei scosse la testa e cominciò a tamburellare le dita
con sguardo assente. Dopo pochi secondi rispose.
-No, a meno che tu non mi possa procurare qualcosa per
non farmi pensare.- Scosse la testa guardandomi- Tipo un
attacco di un Boomer, mi accontenterei anche di una rissa
aggravata con una banda metropolitana.
-Dico, ma cosa fai i sabati sera tu?- Chiesi strabuzzando
gli occhi.
-Questo perché non hai mai visto i miei lunedì.-
Ridacchiò lei.
-No, temo di non poterti procurare nessuna delle due cose-
Scossi la testa- comunque, se vuoi picchiare della gente
vestita in maniera strana, devi solo venire dietro a me,
stasera.
-Uh?- Lei mi guardò istupidita.
Sorrisi.
CONTINUA...
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