- Opening -
(Hibi no Hon - Il libro dei giorni)

One day, one night one moment
my dreams could be tomorrow

One step one fall one falter
east or west, over earth or by ocean

One way  to be my journey
this way could be my book of days

One day, one night one moment,
with a dream to believe in

One step, one fall one falter
and a new world across a wide ocean

This way became my journey
This day begins together : Far and away

This day ends together: Far and away.

- End of Opening -

CLAMP Fanfiction
Yubiwa no Densetsu
(La leggenda dell'anello)

Episodio 3:
Uno sguardo verso l'oscurità

"  La chiamano Libertà,
quel continuo nostro vivere
attorno a cose che si ripetono sempre uguali
e non un solo briciolo d'oscurità, lo potremo assaggiare
non una goccia della pioggia che costantemente cade...

Come possiamo Abbracciare qualcosa che non si ferma mai?
E doversi alzare dal letto, negando i sogni nel nostro sonno...

Dove potremo continuare a cercare la luce
se non nel buio della notte in cui sognamo?
Come potremo assaporare ancora 
la gioia di una giornata nuova
non come se fosse 
un'altro lunedi' mattina?

Come continuare a rincorrere desideri irrinunciabili
e dire di essere continuamente occupati,
dove potremo ancora trovare il coraggio
di dire che quest'alba l'abbiamo vista?

Potremo diventare gabbiani che volano nel cielo?
Potremo diventare persone che apprezzano ciò che vivono?

Quella sensazione al risveglio
è cosi' diversa dalla luce dell'alba che ci circonda...
e mentre il tempo continua a scorrere, 
verso un futuro irraggiungibile,
perché dobbiamo sempre aspettare?

Quella sensazione al risveglio
perché è cosi' diversa dall'irrompere 
del mattino sui nostri occhi?
Tutte quelle sensazioni;
tutte uguali, oscurano i nostri occhi:

anche oggi cosa incomincerà... 
ancora oggi la luce dell'alba ci illuminerà...
il futuro continuerà a scorrere,
e noi non ce ne accorgeremo
e noi dovremo ancora aspettare...

una nuova sensazione al nostro risveglio...

Quella sensazione al risveglio
oscura la luce dell'alba che ci circonda...
il caos di una monotonia senza fine
che nasconde la già impervia strada
verso una vita migliore...

Riusciremo mai a fermare ciò a
cui abbiamo dato vita?
Riusciremo a Ritornare ad un passato
che non ci appartiene più
Riusciremo di nuovo
ad apprezzare il nostro risveglio

o continueremo a cercare,
fino alla morte
ciò che abbiamo davanti agli occhi?
"

Tokyo - Giorno 2, sera

Il ragazzo continuava a camminare per le strade vuote di quel quartiere, palazzi bassi, piccoli negozi, prostitute.... Non si sentiva affatto sereno a camminare li', ma aveva una paura maggiore che vinceva quella semplice sensazione di insicurezza. Era completamente riempito da quei pensieri, sul suo destino, che gli aveva riservato degli avvenimenti così inspiegabili, sino a quell'ultima notizia, la piu' incomprensibile e ingiusta di tutte. Che non avrebbe avuto più molto tempo.
Chissà perchè in genere questo non lo turbava molto, durante il giorno, quando stava con i suoi amici, a scuola. Ma quando la sera si trovava solo, a casa, senza una persona con cui parlare, e con quelle due persone così distanti da lui, così povere e vuote, poteva soltanto sentire la mancanza e la nostalgia del passato, almeno in parte condiviso con il suo adorato fratello. 
Anche se ora pensava che presto lo avrebbe raggiunto. Si fermò, davanti ad un piccolo distributore di farmaci e profilattici, per dare un'occhiata alle strade in cui era appena passato, e per riposarsi. Quell'enorme camminata gli aveva fatto dolere i piedi. 
Vide solo il vuoto lì. Non c'era assolutamente nulla. Quelle luci al neon, come quelle di un cimitero, mettevano in evidenza lo squallore di quei luoghi. Solo ogni tanto, qualcuno passava. Certo, erano tutti personaggi che durante il giorno sembrano normali, anche se qualche manager con liceale si vedevano gironzolare ogni tanto cercando un angolo appartato. A dir la verità, ce n'era più di una. In un negozio all'angolo, vendevano biancheria usata. C'era qualcuno all'interno. Si fermò per dare un'occhiata e ridacchiò, vedendo anche delle riviste per adulti. Andò più avanti, dove la strada sembrava fermarsi, di fronte ad un enorme incrocio, quando i suoi pensieri e il suo vagare furono interrotti da un rumore d'auto e da una voce stranamente familiare.
"Tsukijiroukun" disse la ragazza dall'auto, "cosa diavolo ci fai qui?"
"Non si saluta, Kaori?" Il ragazzo gettò un gelido sguardo alla ragazza. "Non sono affari tuoi." 
"Sali in auto, prima che scenda dall'auto e ti prenda a schiaffi."
Il ragazzo, pur non avendo voglia di incontrare l'amica, salì sul sedile posteriore, chiudendo gli occhi e mostrando comunque un atteggiamento scontroso nei suoi confronti. "E tu cosa ci fai qui, cercavi una serata diversa? Hai venduto la tua biancheria a qualche Hentai? /pervertito/" "Taci. O ti butto fuori con l'auto in corsa. è__é" "Volentieri" disse il ragazzo, "non dirmelo due volte perchè lo faccio davvero." "Secondo te cosa me ne frega a me di un ragazzetto imbecille e piagnone come te?" "Nulla, come a tutti." "Baka" /Idiota/.

La ragazza si fermò di fronte ad un piccolo negozietto che vendeva ramen.  La ragazza chiese se Tsukijirou aveva mangiato, la sera. "Volentieri gradirei qualcosa da mettere tra i denti. Ma non ho un soldo." I due si sedettero davanti al negozietto, e ordinarono da mangiare. Erano quasi le 9 di sera. Il negozio stava per chiudere. Kaori guardò di lato il ragazzo mentre mangiava avidamente, come se non toccasse cibo da qualche giorno. Si chiedeva cosa gli stesse succedendo, ma non osò chiedergli altro, perchè già avevano litigato più di una volta. Si limitò a chiedergli se domani doveva andare a scuola. "Vorrei andare", rispose, "ma a casa non ci torno." "Puoi stare da me, stasera. Hideki è fuori per lavoro." "Uhmpf. Mi rode dover accettare." La ragazza non rispose.

I due entrarono in auto e si lasciarono alle spalle il quartiere malfamato. Kaori viveva abbastanza lontano da quel posto, in una casa tradizionale vicino al parco di Ueno. La sua era una famiglia ricca e discendente di personaggi potenti, vicini all'imperatore, ma lei era una ragazza cosi' estroversa e poco tradizionalista da sembrare invece una qualsiasi donna di Tokyo, della generazione giovane. 
Kaori preparò un futon sul quale Tsukijirou si sdraiò subito, e cadde in un profondo sonno.
"Piccolo..:" disse Kaori. "Tu non lo sai, ma so cosa passi. E' inutile che tu faccia di tutto per nascondermelo. Lo so benissimo. Vorrei fare qualcosa in piu' per te, ma tutte le volte mi fai dannare, mi verrebbe voglia di prenderti a schiaffi.". Si accese una sigaretta e si sedette sugli scalini che portavano al giardino, ad osservare il cielo di Tokyo. Le era passato il sonno, e come da tante, tante notti, aveva perso la voglia di cedere e guardare la televisione. Preferiva leggere i suoi libri preferiti, o fumare e guardare il cielo. Ogni tanto le riveniva voglia di prendere matita e carta, e iniziare a ridisegnare qualche bella doujinshi, qualche racconto, come fanno tante ragazze più giovani e più vecchie di lei. Ultimamente la voglia scarseggiava. Soprattutto quando doveva pensare anche a quel ragazzo! Non poteva trattenersi dal ricordare tutti gli avvenimenti, tutte le più piccole cose, tutti i ricordi di quel ragazzo che aveva conosciuto tanto tempo fa al Comiket. Era bravo a disegnare, ma si vedeva che non era completamente giapponese. Il suo stile era un misto tra gli shoujo manga e i fumetti americani. Uno stile tutto suo, che se non fosse stato per il suo carattere, forse ora avrebbe potuto diventare un grande mangaka. E se non fosse stato per il resto... come poteva essere, nella sua mente non trovava spiegazione, come poteva essere che un ragazzo così giovane... un ragazzo così sensibile, ma in fondo pieno di vita... Smise improvvisamente di pensarci. Tornò in casa a controllare se stava bene. Sembrava dormire tranquillamente. Decise di portare lentamente un altro futon e di coricarsi vicino a lui. Non troppo vicino. D'altronde la sera, Hideki, suo marito, era via per lavoro. Non aveva voglia di dormire sul letto occidentale. Era nostalgica del futon... Anche se sembrava così diversa dalle donne giapponesi, era affezionata ai suoi ricordi di bambina. Alla madre, alle zie, e ai cugini con i quali giocava, il giorno, a disporre i futon secondo forme sempre più strane. Fu così che lo poggiò sul tatami, diagonalmente, ma con il viso vicino a quello di Tsukijirou chan 

Lasciò la porta che dava sull'esterno nel giardino aperta. Così, mentre era sdraiata sul futon, poteva ancora vedere il cielo di Tokyo. Certo le stelle non si vedevano quasi, ma un pizzico di luna, di fianco ad un grattacielo, si notava. Chiuse gli occhi, e senza rendersene conto si addormentò.

Tokyo - Giorno 3

L'indomani mattina fu Tsukijirou ad alzarsi per primo. Usò la cucina e preparò la colazione per Kaori, che ancora dormiva. La metropolitana non era lontana dalla casa, perciò lasciò tutto apparecchiato e andò da solo verso la scuola. Per fortuna nello zaino aveva qualche quaderno dal giorno prima, cosi' forse si sarebbe risparmiato qualche ramanzina da parte dei docenti.

Fece il biglietto all'edicola della Metropolitana, comprando "Young Magazine" per sé e "June" per la sua amica, e si mise a camminare verso la fermata, con la testa piegata verso il basso e con l'aria pensante. In realtà compiva quei gesti con la solita monotonia.
Aprì il giornale e diede un'occhiata alle notizie. Stufato un po' dai soliti problemi, lo chiuse subito e aprì il "Young Magazine". "Wow. C'è un manga nuovo, questo mese." Di fretta, aprì la pagina del manga e iniziò a leggiucchiarlo. "Mi piacciono da morire questi disegni" pensò, prese carta e matita. Si preparava per dilettarsi all'attività che più gli piaceva.  D'improvviso arrivò la metropolitana. 

Seduto su un sedile qualsiasi, ma con la folla che lo attorniava completamente, si mise a imitare lo stile di quel manga e a ridisegnare la coppia protagonista...  "Certo che il Yanmaga sta proprio scadendo. Non ci sono più gli Hentai di una volta. Anzi, questo sembra abbastanza casto." Voleva ridisegnare i due protagonisti, che nel manga erano in piedi nella metro, abbracciati e vestita con la divisa scolastica. Ma lei non gli piaceva molto, voleva ridisegnarla con i capelli in modo leggermente diverso, perchè non rientravano nei suoi gusti raccolti ma sciolti e fatti scendere liberamente sulle spalle. Anche lui, aveva un'aria troppo matura. Voleva ricreare una coppia il piu' possibile normale, credibile. Alzò lo sguardo per cercare un viso che gli paresse quantomeno simile a lei, un corpo simile, e un ragazzo qualsiasi tra la folla..

La sua ricerca ebbe un esito inaspettato.

Come un raggio di luce acceca un occhio che fino a prima era chiuso e dormiva, come un raggio di luna filtrato da una finestra socchiusa, i suoi occhi colpirono il ragazzo. La prima volta fu costretto a girarsi, tanto lo sguardo sembrò penetrante. Tsukijirou chiuse gli occhi, per poi rigirarsi colpito dalla curiosità per quegli occhi.... e lo sguardo ancora lo fissava; stavolta non furono i suoi a chiudersi, ma gli occhi di quella persona, che si perse tra la gente che scendeva dalla metropolitana. 

Scese alla fermata, ancora con quello sguardo impresso nella mente. Era davanti alla sua scuola. C'erano gruppi di ragazzi ovunque. Sentì qualcuno che lo chiamava. Era la sua compagna di classe Miyuki, che proveniva da un gruppo... ancora... ancora quello sguardo in quel gruppo, ancora quegli occhi, era.... no è impossibile. Miyuki cercò l'attenzione del ragazzo, che sembrava essersi incantato verso l'infinito.. "Tsukijiroukun... ci sei?" "Uh? Ah si scusami Miyukichan" La ragazza lo abbracciò e lo portò verso la porta della scuola, visto che la campana era appena suonata. "Perchè continui a voltarti?" "Non lo so, mi è sembrato che qualcuno... " "Qualcuno cosa?" "qualcuno mi stesse guardando..." "E sarebbe ora che ti decidessi a trovare una ragazza, che dici?"
"Hey ma che dici... Ci sei tu no?" La ragazza fece per mollargli uno schiaffo, per scherzo, e lui gli fermò la mano baciandogliela e sorridendo. "Come mai oggi sei cosi' allegro e svampito?" Chiese. "Non so, dev'essere la giornata primaverile" 
La prima ora passò molto velocemente, e nella pausa tra l'arrivo di un insegnante e l'altro Tsukijirou s'affacciò a guardare le classi che facevano Educazione fisica nel giardino.
Gli sembrò di ri-incrociare quello sguardo. Si, quella persona stava facendo Educazione Fisica. Per tutta l'ora di matematica successiva, non faceva altro che voltarsi ogni cinque minuti verso il basso per cercare quegli occhi. Quegli occhi - non tanto belli - quanto lo sguardo che essi sembravano emettere, sembrava come un raggio di luce, come un lampo invisibile, come un filo sotteso tra loro due, e che solo loro due potevano vedere. 
Intanto la giornata, già uggiosa, si fece più scura. Alla pausa di metà mattina, Tsukijirou era rimasto in classe, per guardare i ragazzi e le ragazze che facevano ricreazione nel giardino. Era solo in quella stanza, mangiando di fretta una mela, quando entrò la sua amica Miyuki. "Hey Kicchan" disse Miyuki, utilizzando quel nomigliolo che gli aveva dato già da un po' di tempo,  "che fai qui solo, chi guardi alla finestra?" "Nessuno, Nessuno" disse cadendo dalle nuvole il ragazzo "avevo solo dei pensieri per la testa. " "Che pensieri?" "Ascolta" disse, sedendosi sul banco e guardando la ragazza negli occhi, " cosa faresti se avessi una persona a cui piaci, ma non potessi vivere il rapporto con lei se non per poco tempo?" "Hmmm non so se tenterei. Perchè, è il tuo caso?"
rispose la ragazza. Il ragazzo si voltò nuovamente a guardare il giardino. Non aveva fatto caso al suono della campana appena suonata, e realizzò solo quando vide tutti i ragazzi, dal giardino, rientrare per ritornare nelle loro classi. Scese dal banco e corse per le scale, di fretta, come se stesse cercando qualcuno, di nuovo quello sguardo penetrante, di nuovo quella persona, della quale non riusciva a ricordare altro che gli occhi. Ma la sua ricerca fu pressoché vana. In tutta quella giornata scolastica non riuscì a ritrovare quello sguardo. Non riuscì a scavare dinuovo tra gli occhi di quelle persone, di quella folla all'uscita da scuola, e ritrovare quelle due perle. E quel filo che lo legava, lo affascinava, lo seduceva, lo stregava.

Al ritorno da scuola, decise di andare da Miyuki, la quale lo aveva appunto invitato a casa sua per mangiare qualcosa, per poi uscire a fare due passi la sera. La casa di Miyuki era stranissima, fantastica. Tutte le sue sensazioni erano di felicità, lì dentro, perchè poteva tornare a quei ricordi, con la mente, ad una terra lontana ma vicina nel cuore, l'Irlanda, il paese natale della madre nel quale Tsukijirou aveva vissuto fino all'età di cinque anni. Certo, nella casa di Miyuki non c'era assolutamente nulla di tipicamente Irlandese (se non qualche CD degli U2), ma quell'atmosfera così occidentale, così poco giapponese lo faceva stare bene, rilassare e sentirsi più allegro. E questo gli fece dimenticare per un po' quei due occhi, quello sguardo.
Si sdraiò nella poltrona della cucina, mentre Miyuki si stava facendo la doccia. Accese la televisione, e capitò sulle previsioni del tempo tutt'altro che rosee. Quindi si alzò per andare a vedere il cielo, aprendo le vetrate che davano verso l'esterno, sul balcone, e alzando la testa s'accorse che delle piccole gocce d'acqua stavano scendendo dal cielo. "Che disdetta" pensò, "avevo proprio voglia di farmi un giretto all'Ueno Park. Quando si dice la sfortuna... odio queste pioggerelle primaverili" 
"Hmm non penso proprio sia una pioggerella" disse Miyuki vestita dal solo accappatoio mentre si asciugava i capelli, " forse sarà meglio stare a casa, e magari noleggiare un bel film alla videoteca qua sotto. Non so se ti va. Facciamo un po' di Pop Corn, ci arrangiamo..." "Okay, a me sta bene. Vada per il film." "Fammi finire di vestire." "No, ti faccio andare giù in accappatoio", disse, confidenzialmente, facendole il solletico sulla vita. "Smettila Pervertito" disse scherzando la ragazza. "Uhhh sai che non ti potrei mai toccare, neanche con un dito" rispose il ragazzo. E gli diede un bacio sulla guancia, percependo l'umidità del suo corpo appena lavato. La ragazza tornò nel bagno a infilarsi qualcosa e a pettinarsi decentemente.

"Non ho ancora capito cosa mi nasconde" disse pettinandosi dolcemente i lunghi capelli. Appoggiò la spazzola, e riprese il Phon. "E poi oggi lo vedo così felice e distratto.. come se cercasse continuamente qualcosa. Sarà il momento. Boh." Squillò il telefono.

"Baka portami il cordless, dev'essere sul divano" Il ragazzo sentì e raccolse il telefono, si avvicinò alla porta del bagno e istintivamente senza bussare aprì la porta. "Hey, ma sei imbecille?" La ragazza aveva addosso solo l'intimo. Un completino a dire il vero molto particolare, bianco, che, come si dice anche nelle pubblicità, esaltava le sue forme.  "VA' VIA!" Il ragazzo divenne rosso come un pomodoro e si limitò a fare un commentino a voce alta "Eh eh eh ma non avevi detto che non avresti più messo i regali del tuo ex fidanzato?" "BAKA!!!" Urlò la ragazza ricomponendosi e rispondendo, finalmente, al telefono.

Tsukichan si rilassò ancora nel divano, e iniziò a mangiucchiare dei biscottini di riso posti in una ciotola, a fianco alla lampada della sala. La tv era ancora accesa. C'era un servizio di cronaca che il ragazzo non stava ascoltando, perchè assorto nuovamente nei suoi pensieri, e in quello sguardo. Chi poteva essere? Chi poteva dimostrare tanto interesse? Ma no, forse... forse si stava solamente illudendo, forse aveva vagato troppo con la fantasia, chi lo sa. Forse aveva intercettato sguardi non rivolti a lui. Pero', certo che ne aveva colto piu' di uno. Certo. Erano rivolti proprio a lui. Ma chi diavolo poteva essere? L'aveva già visto, quel viso? Aveva già visto prima quegli occhi? Addentò un altro biscottino di riso, fece per prenderne altri, in maniera quasi frenetica, non s'accorse di averli finiti tutti e rimase come a contemplare la ciotola. Istintivamente, la gettò sul divano e si sdraiò completamente, volgendo gli occhi verso la tv. Il  telegiornale era quasi terminato.

All'improvviso Tsukijirou fu colpito da qualcosa nello schermo. L'annunciatrice poneva l'attenzione su una notizia dell'ultim'ora.  Una foto in primo piano. Un nome. Era.. Era quella persona, era quella... quella persona..? era proprio .. quella .... quella....  scomparsa? scomparsa da qualche giorno? Come poteva averla vista, la mattina stessa, a scuola? Non poteva sbagliarsi, erano i suoi occhi, erano proprio i suoi occhi... 
Quel posto? Hey, quel distributore... quell'incrocio... Li' l'hanno... vista per l'ultima volta. Oddio. Io ieri sera.. 
Ieri sera... ho visto i suoi capelli. Ricordo i suoi capelli. Ora ricordo di averla vista. Ma dove esattamente? devo ricordarmi, devo ricordarmi qualcosa! Devo .... ritrovarla, se è vero che è scomparsa...

Kyoto - Giorno 3, sera 

ON. SOWAHANBA SHUDA SARABA TAMARA SOWAHANBA SHUDO KAN
ON TATAGYATO DOHANBAYA SOWAKA
ON HANDOBO DOHANBAYA SOWAKA
ON BAZORO DOHANBAYA SOWAKA

ON BASARAGINI HARAJIHATTAYA SOWAKA
ON ON ON BARODAYA ... SOWAKA!

ON BOKU KEN"

"Non è servito a nulla. Le loro barriere sono troppo, troppo forti. Devo assolutamente impedire quello che stanno continuando a fare... altrimenti... altrimenti in qualche modo qualcosa reagirà, e sarà troppo tardi per tutti. Potrebbero scatenare forze che neanche loro conoscono... A meno che...

Esatto. Ora ricordo. C'e' un modo abbastanza semplice per evitare la rogna delle barriere..
Mi serve qualcuno che riesca bene ad usare le linee telefoniche, che se ne intenda, ecco."

- Ending -
(Il domani è il mio desiderio)

Dawn breaks; there is blue in the sky.
Your face before me though I don't know why.
Thoughts disappearing like tears from the moon.

Now you're here; I can see your light,
this light that I must follow,
You -- you may take my life away
-- so far away.
Now I know; I must leave your spell
-- I want tomorrow.

- End of Ending -

--

Fine

 

Tutti i personaggi in questa ff sono (c) CLAMP, o inventati da me.
Op & End sono copyright di Enya & WEA Recors.