CAPITOLO 1
CHE CI FACCIO QUA?
Il paesaggio scorreva veloce davanti ai
suoi occhi scuri, il suo viso dai lineamenti perfetti era
riflesso sul vetro del finestrino, fissava fuori ma non
vedeva gli alberi, le case e le strade sfrecciargli
davanti. Osservava un luogo lontano che forse neanche lui
poteva vedere, si sentiva un vigliacco scappando via così,
sempre che quella potesse essere considerata una fuga. In
realtà era stato costretto ad andarsene ed ora sarebbe
dovuto stare da un amico dei suoi genitori per un periodo
di "riflessione" come dicevano loro. Sperava
solo che quella fosse una famiglia normale e che l'amico
dei suoi non fosse come loro: ipocrita e insensibile. Non
capiva però come cavolo avrebbe fatto a riflettere
"hanno tre figli, un maschio e due femmine, il più
grande ha 10 anni, la più piccola 4" assurdo!
I suoi pensieri scorrevano veloci e non si accorse che il
paesaggio stava cambiando. Infatti, il verde stava
lasciando spazio alle case. "E questa sarebbe
Trento?! La città più grande che c'è nei paraggi?! La
faccenda si fa sempre più assurda!" non si accorse
neppure di sorridere, la città era molto più verde di
quelle che aveva visto in Germania, almeno il paesaggio
era bello! Lasciato Trento scoprì che il resto di quella
regione era campagna. Passò devanti ad una stazione
mezza diroccata: una casetta di legno che aveva bisogno
di una bella riverniciata, davanti c'erano alcune
panchine di legno il tutto sembrava disperso nel niente
più assoluto. Non poteva essere lì che doveva fermarsi!
Certo che la scritta sulla stazione era molto chiara:
Levico Terme. Ancora incredulo si diresse verso un
passeggiero che stava scendendo: "E' questa l'unica
stazione di Levico?" - "Sì". Wow di
una gentilezza estrema. Scese dal treno "Sei
Genzo Wakabayashi?" a parlare era stato un uomo non
troppo alto sulla quarantina, capelli neri e carnagione
scura, una camicia a quadri sporca di vernice, doveva
aver appena finito di lavorare "Sì, sono io!"
- "Ah bene, io sono Marco, sono l'amico dei tuoi
genitori, dai vieni che andiamo a casa!" disse
indicando la strada a Genzo. Almeno non si comporta
come i miei genitori: sembra un uomo simpatico.
Marco caricò il borsone di Genzo nel bagagliaio e lo
fece salire in macchina. La macchina non era certo simile
alle auto dei suoi genitori o dei loro amici, ad ogni
modo non di quelli antipatici. "Vedendo quello che
si portano in giro i tuoi genitori, credevo di dover
noleggiare un furgone, per portare a casa la tua roba; ma
vedo che non ce n'è stato bisogno!" - "Beh,
non vedevo il motivo di portarmi dietro tanta roba
inutile!" - "Sì, hai ragione. Ma credevo ti
saresti portato dietro mezzo campo da calcio. I tuoi mi
hanno detto che ti piace molto quello sport. Sai
ehm,
mi capisci anche se parlo così in fretta?" - "Sì,
sì. Non si preoccupi, con il fatto che giro spesso ho
imparato le lingue di tutta l'Europa. Mi ha insegnato un
mio amico, suo padre è pittore e così si trasfericono
spesso, capisce?" - "Però dev'essere un bel
mestire, ma dammi del tu!" - "Ok, va bene."
- "Dunque, ah sì! Ti dicevo che anche qui c'è una
squadra di calcio ma è un po'
va be' molto scarsa!
Magari ti fai consigliare da mia nipote, che forse ne sa
qualcosa in più!Ah, non ci sono più le ragazze di una
volta, passa la domenica davanti alla televisione urlando
a squarcia gola!" - "Non so che farò, forse
non entrerò neanche in una squadra di qua." -
"ah, ah. Sono troppo scarse per te? Beh, i tuoi
genitori mi avevano assicurato che sei molto bravo! Sono
molto orgogliosi di te!" i miei genitori
orgogliosi di me?! "Ah, siamo arrivati!"
I due scesero dall'auto e Genzo si guardò in torno: la
casa era di un rosa salmone piuttosto brillante, le
finestre e le porte dei balconi erano incorniciate da
delle strisce di un bianco brillante; i balconi erano
pieni di bellissime piante vigorose a prova del fatto che
venivano curate con passione. Sotto la casa si apriva un
portico, da cui passava una strada e, su un lato di
questa, c'era un bel cancello di legno incorniciato da un
roseto che dava su un cortiletto. Da quello si arrivava
ad una scala che dava sull'entrata che era un portone di
legno massiccio. Sembrava una bella casa, certo non era
la sua villa, ma forse era meglio così. "In casa ci
sarà un po' di disordine, sai i bambini
" -
" Sì certo, non preoccuparti!" - "Tu sei
figlio unico vero?" - "Sì" - "Beh,
allora non spaventari!".Perché mai dovrei
spaventarmi? Non appena la porta venne aperta Genzo
cominciò a sentire una serie di gridi aggiaccianti. Una
bambina, molto piccola, bionda, saltò al collo del padre
che per poco non cadde all'indietro: "Ciao, papàààààààààààà!!!!!!!!!!!!!!!!!!!"
- "Ah, sta' calma!" - "Oh, ciao!"
sulla porta si affacciò una donna, alta bionda e dagli
occhi chiari. Ecco da chi ha preso la bambina. "Fabiana,
questo è Genzo. Genzo, questa è mia moglie Fabiana!"
Intanto altri due bambini arrivarono correndosi dietro
l'un l'altro urlando. La bambina correva davanti ridendo
per qualche dispetto fatto, aveva i capelli scuri ed era
molto magra. Il bambino le correva dietro con l'aria di
chi vuole vendicarsi, era biondo. "Questa piccolina
è Elisa, quei due che stanno facendo baccano sono Marika
e Diego" - "Piacere di conocervi" ed
accennoò un inchino colo capo com'è usanza in Giappone.
"Ah, non fare tutte queste cerimonie!" - "Zia,
non essere scortese! Nel suo paese è normalissimo farlo!"
- "Questa è mia nipote Laura." - "Piacere!"
e la ragazza sorrise mentre cercava di dividere i due
fratelli che erano passati alle mani "Fermi, non
fatevi male, e un po' d'educazione che avete ospiti!"
- "Aspetta che dopo facciamo i conti
" -
"No, no dopo non fate nessun conto, al massimo fate
i compiti di matematica!" - "No, la matematica
no!" dissero i due in coro. "Ecco visto che
siete d'accordo fate i bravi!" - "Non penserai
mica di fregarci così?" - "Sì, lo penso
proprio!" -- "
" - "Ah, ah, ah"
- cominciò a ridere la bambina e gli altri la seguirono.
Genzo assisteva attonito alla scena. Lui non aveva
fratelli e neanche cugini e non pensava che potesse
essere così
così
assurdamente divertente!
I due bambini più piccoli si guardarono, poi guardarono
la cugina con una punta di furbizia tipo stiamo-per-fare-qualcosa-che-non-ti-piacerà-molto
"No, no, nooooooooooo!!!!!" l'urlo della
ragazza fece quasi tremare i muri mentre i due fratelli
le saltavano addosso con in mente non proprio dei buoni
propositi. Oh, mio Dio! Adesso quei due l'ammazzano
ed io avrò assistito ad un'omicidio! Pazzesco!
"Ah, ah, ah! Lasciatemi stare!" "Allora ci
devi aiutare a fere i compiti!" "Ah, sì, sì!
Ma smettetela di farmi il solletico!" Genzo guardava
la scena con gli occhi sbarrati mentre un'enorme
gocciolona andava formandosi sulla sua fronte. Ma
questi sono completamente matti? Credevo che la
uccidessero e invece vogliono farsi aiutare con i
compiti?! Ma questa gente è proprio strana! Ed io dovrei
riflettere?! In questa gabbia di matti?!
"Marika! Diego! La piantate?" "Sì, mamma!"
I due sembravano quasi spaventati dall'intervento della
madre e corsero in un'altra stanza seguiti della ragazza
che, intonando la canzoncina dei sette nani, cantava:
"Andiam, andiamo, andiamo a fare i compiti!".
La goccia sulla fronte di Genzo era diventata di
proporzioni gigantesche mentre osservava lo strano gruppo
cantare. La madre dei bambini sembrava sul punto di
esplodere, il padre su quello di ripararsi da
un'esplosione. La bambina più piccola troterellò dietro
agli altri cercando di cantare anche lei. Genzo cercò di
mantenere la sua solita aria da io-sono-un-lupo-solitario-e-niente-mi-tocca
anche se aveva una gran voglia di scopiare a ridere.
Neanche Ishizaki non lo aveva mai fatto divertire così
tanto. Ma era così arrabbiato con i suoi genitori che
anche con il solo sorridere aveva paura di dar loro una
soddisfazione. Marco accompagnò Genzo al piano
superiore, lontano dalla tempesta in corso. "Questa
sarà la tua stanza." Genzo guardò la stanza: c'era
un letto con una trapuntina di Tom e Jerry (^^;;;)
incassato in un armadio di legno chiaro a destra della
porta; di fronte c'era una finestra e, a sinistra, una
scrivania con un computer."Spero che i bambini non
ti disturbino la notte anche se sono qua vicini. Il bagno
è là" disse indicando una porta " immagino
che vorrai farti una doccia, il viaggio deve essere stato
piuttosto lungo!" "Ah, sì. Grazie!"
" Gli asciugamani sono lì" ed indicò uno
scaffale colmo di soffice spugna colorata " Grazie"
Genzo entrò nel bagno chiuse la porta a chiave, si
spogliò e s'infilò sotto la doccia.
Intanto al piano di sotto Laura stava aiutando i bambini
a fare i compiti. "Diego! Ma mi ascolti? Prima di
fare l'addizione devi fare il minimo comune multiplo!"
"Ma se prima non l'ho fatto e mi è venuta lo
stesso?!" "Hai, per caso, notato che quella di
prima era una moltiplicazione?!" "
"
"Come va, Marika?" " Guarda, ho finito!"
"Ma siete sicuri di essere fratelli?" "Scema!"
" Grazie, oh cavolo, sono quasi le quattro e mezza!
Devo andare a prendere Michele!" "Laura!"
"eh?" disse la ragazza afferrando la borsa e
correndo verso la porta "Non devi prenderti il
dischetto?" "Ah, sì, giusto! Vado a prenderlo!"
Intanto, Genzo era ucito dalla doccia e si era accorto di
aver lasciato i vestiti puliti nel borsone in camera sua.
Si mise un asciugamano intorno alla vita ed andò in
camera.
Laura corse su per le scale a velocità supersonica e si
fiondò nella stanza del computer per prendere il
dichetto. Spalancò la pota e
trovò Genzo con
ancora solo l'asciugamano! Rimase a fissare il ragazzo
per qualche istante senza quasi rendersene conto,
arrossendo fino alla punte dei capelli, e non era certo
l'unica ad essere arrossita. Genzo fissava scioccato
l'intrusa rendendosi conto di essere pratcamente nudo (o_O).
La ragazza si voltò di scatto verso il computer e
gettandosi le mani sugli occhi "Scusa, scusa, scusa!!!"
"Ehm?" "Dovevo prendere un dichetto per il
computer!" "Prendilo" disse Genzo cercando
di non scomposi mentre la ragazza stava per sprofondare
dalla vergogna. Laura prese l'oggetto incriminato e si
fiondò fuori della stanza chiudendo la porta
energicamente (insomma facendo tremare la casa^^;) senza
voltarsi indietro. Genzo rimase a fissare la porta
sconvolto: "Ma dove sono capitato?".
La ragazza, intanto ancora rossa in viso scese le scale
di corsa quasi ammazzandosi."Hey, com'è che sei così
rossa?" le chise Diego "Perché ho corso
ovviamente" e, mentalmente "e perché ho visto
un gran tocco di gnocco praticamente nudo!" uscì di
corsa dalla casa e, appena chiusa la porta accarezzò il
dischetto:"Bravo, bravo dischetto!" e ripensò
alla (splendida) visione che aveva avuto pochi minuti
prima. Il corpo del ragazzo era ben scolpito ed era anche
stranamente alto per essere giapponese. Inoltre a lei
piacevano sia il giappone sia i ragazzi con i capelli e
gli occhi scuri, decisamente era il suo tipo, almeno
fisicamente. "Certo che ne deve fare di sport per
essere così muscoloso."
Ad ora di cena, Genzo si sedette a tavola ancora
sconvolto per l'esperianza di quel pomeriggio. Gli altri
pensarono però che fosse a causa della stanchezza per il
viaggio e non fecero domande.Ma che strana famiglia,
e che strano cibo! Migliore certamente di quello
tedesco,ma Misaki mi aveva detto che il cibo italiano era
buonissimo. E pensare che io e Misaki abbiamo dei gusti
culinari molro simili! Boh, forse è 'sta qua che non sa
cucinare bene? Che strana famiglia, e che srana nipote
che hanno! "E' troppo piccante quello?"
"Eh?" "Sei arrossito. E' troppo piccante
quello?" Macchè piccante e piccante è il fatto
che quella lì mi abbia visto quasi nudo! "Ah,
no. Solo un pochino!" "Ah, bene!"
Driin, driin (Cristina ti chiamano!Aehm, coff, coff!Era
una battutina per la mia amica!Scusate ormai è diventato
un riflesso!^^) "Oh, il telefono!" Pronto?
Ah,ciao!
Sì
A
che ora?
Ok
Sì, glielo dirò!
Sì,sì!
Ciao!"
Marco e i bambini guardarono Fabiana con aria
interrogativa mentre Genzo continuava a mangiare senza
prestare molta attenzione. "Era Laura!-Wow,
l'importunatrice!- domani è il compleanno di
Michele e allora ci ha invitato alla festa!-Tsch!- alle
tre e mezza-
-Ah, Genzo! Ha invitato anche te!"
"coff, coff!Mi sto strozz
aria acqua
"
"Tutto bene?" Genzo, che stava per morire
soffocato, prese un bicchier d'acqua e lo bevve tutto
d'un fiato sotto gli occhi attoniti degli altri "Sì!
Più o meno, mi era andato di traverso
"cercò
di spiegare il ragazzo mentre degli sguardi sconvolti si
posavano sul suo viso paonazzo.
Quando fu a letto Genzo ripensò alla pessima figura che
aveva fatto. Perché quella stupida mi avrà
invitato? Per prendersi gioco di me? Beh, è meglio che
non ci pensi e che dorma un po'! Domattina andrò a farmi
una corsetta per scaricare i nervi
cioè no, per
non perdere l'allenamento! E se per caso la incontrassi?
Chissà dove va a scuola? Qui è troppo piccolo perché
ci siano delle buone scuole superiori. Ha una faccia
intelligente, dubito che stia in un posto così piccolo a
studiare! Prenderà la corriera la mattina presto. Chissà
dove? Ma io lo voglio saper solo per non passarci e non
doverla incontrare.E' ovvio! Almeno credo
La notte di Genzo passò dormendo poco e pensando a
qualcosa che non capiva. Si alzò alle sei, si vestì e
uscì. Girò tutto il paese e, verso le sette e venti
passò davanti alla stazione delle corriere. Ma
guarda un po', l'ho cercata tanto ed è praticamente
sotto casa. Poi vide qualcosa correre molto più
veloce di lui. Cosa cavolo sarà? (è un uccello? No è
un aereo? No, è superman! Scherzavo!) La "cosa"
frenò bruscamente prima di attraversare la strada e si
guardò intorno. "Argh!" "Ciao, Genzo!"
Ah, cosa faccio? Faccio finta di non vederla e scappo
via alla velocità della luce! "Ciao!" Perché
l'ho salutata? "Come mai da queste parti?"
Adesso le dico che mi sto allenando e corro via!
"Facevo un giro!" Che cretino che sono! "Ah,
per orientarti un po'?" "Sì." "Wow,
parli sempre così tanto?" "Non sei in ritardo?
Correvi!" "L'autobus è più in ritardo di me!"
"Stai andando a scuola?" "Sì, e tu?"
"Te l'ho detto facevo un giro!" "Ci sono
posti migliori per fare jogging. Tipo nel parco o vicino
al lago!" "
" "Certo che il
parco è un po' pericoloso! Una volta hanno quasi
ammazzato una ragazza lì, diversi anni fa però!"disse
la ragazza stuzzicandolo "Cosa c'entra? Io sono un
ragazzo e mi so difendere benissimo da solo!"saltò
su Genzo "Beh, devo ammettere che hai dei bei
muscoli
"rispose dandogli un colpetto leggero
sul petto. Genzo diventò bordeaux e cominciò ad
insultarla in giapponese. "Hey, se vuoi offendermi
fallo in italiano per favore!" "Non è la tua
corriera quella?" "Ah, sì!" detto questo
si avviò, si fermò di scatto, si voltò e con un rapido
movimento afferrò il polso di Genzo e lo trascinò
sull'autobus "Vieni anche tu! Dovrai pur iscriverti
a qualche scuola! A Borgo non è male! Ti presento un po'
di gente. La preside è un po'
come dite voi? Baka?"
"Ehm, sì
"Allora ha capito quando la
insultavo devo stare attento a non dire qualcosa di
compromettente, magari parla bene il giapponese e magari
anche il tedesco, d'altronde qui non siamo molto lontani
dalla Germania. Ma dove mi sta trascinando? "Ecco
però non è male come scuola e poi ti porto a fare un
giro per il paese!" "Ma
" "Non
preoccuparti, mando un sms allo zio, così saprà che sei
con me e poi torneremo in tempo per il compleanno di mio
fratello!" Senza che neanche se ne rendesse
realmente conto Genzo era salito sull'autobus che ormai
era anche partito. "Chissà perché me lo sono
portato dietro?" pensò Laura. Perché non le ho
detto che mi stavo allenando? Perché non sono scappato
via? Perché sono salito su questo autobus con lei?CHE CI
FACCIO QUA?
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