Double Date
Nota. Forse questo capitolo è un
po' duro ma
Ancora non vi fidate di me? Continuate
a leggere, poi mi saprete dire
sempre al solito
posto
biapi@katamail.com, come sempre i soliti sono
gli aventi diritto.
Buona lettura,
Siroi-chan
DOUBLE DATE - CAPITOLO 4
Disordini di ordine vario
Misaku scese dall'auto e si guardò in
giro con sospetto: dove erano finite le guardie che
avrebbero dovuto vigilare sul suo appartamento? L'agente
che l'aveva scortata a casa chiamò i colleghi con la
radio: nessuna risposta
Mentre infilava la chiave
nella serratura sentì una sinistra tensione invaderla
tutta, rimbalzare sul viso preoccupato dell'agente con la
radio inutilmente ancora alla bocca, e tornare a lei
aprì piano
'Un ciclone avrebbe fatto meno danni' cercò di scherzare
con se stessa Misaku. L'agente le aveva chiesto di
fermarsi all'ingresso mentre lui perquisiva
l'appartamento, o meglio quello che ne rimaneva dopo
essere stato messo sotto sopra da mani esperte. 'Che fine
avranno fatto le guardie?
' non poteva evitare di
chiedersi la giornalista mentre, attenta a dove metteva i
piedi, penetrava nell'ormai irriconoscibile suo soggiorno.
Scostò alcuni scuoiati cuscini che giacevano sul
pavimento, sollevò una piantana abbattuta sullo
scrittoio capovolto mentre cercava di pensare a come
avrebbe potuto rimettere tutto in ordine! Guardandosi
attorno, libri a terra, vasi rigirati, cassetti sfondati,
si rese conto di che furia doveva essere passata di lì,
alla ricerca bramosa di un documento che tutti sapevano
in mano sua
'Takashi aveva ragione
qui non si
scherza!'. Improvvisamente una scossa l'attraversò
'Diamine! Devo avvertirlo subito
Yuzaka avrà
seguito i miei spostamenti
saprà che sono stata da
lui
proverà anche da lui
'. Si avviò in
camera da letto con un terrore che stentava lei stessa a
decifrare 'Devo chiamarlo subito
' ma fu bloccata
sull'uscio della sua camera dalle braccia dell'agente
"Devo fare una telefonata importante" disse
cercando di evitare la presa del poliziotto, senza
avvedersi della ruga sulla sua fronte "E' meglio che
non entri, signorina MacCarthur
" fece lui
scostandola dolcemente
ma lei d'istinto sollevò lo
sguardo sopra la spalla dell'uomo
e li vide
"Dio mio!" riuscì solo a sussurrare, prima di
perdere i sensi tra le braccia dell'agente che chiamava
rinforzi con la radio
*DRIIN*DRIIN*DRIIN*DRIIN*DRIIN* Il telefono suonava in
casa Toshiba da cinque minuti buoni. Dall'altro capo del
filo una giovane donna stritolava con mani sudate la
cornetta. In altre occasioni si sarebbe notata la sua
particolare bellezza: aveva ereditato l'elegante
silhouette e splendidi capelli corvini dalla madre
giapponese e i due, vagamente a mandorla, spicchi di
cielo, ora opachi per le lacrime, dal padre inglese (NdS:
parliamoci chiaro! Non ho idea se questo sia
geneticamente possibile
Mendel forse sta
rigirandosi nella tomba
ma voi datemela per buona
^_^
NdR: Wow! Eccome se te la dò per buona
grazie Siroi!
Penso sia il caso anch'io
approfondisca i rapporti fra culture diverse
NdK:
ah-eem! E posso chiederti, di grazia, come faresti?
NdR: hi hi
indicendo il primo INTERNAZIONALE
MOKKORIFESTIVAL!!!
NdK: GRRRRR
NdR: se vuoi
Kaori, tu puoi occuparti dell'aggiornamento del sito sui
possibili incroci genetici che
NdK: BRUTTO PORCO! B*******O!
Ora parteciperai al FESTIVAL DELLE MARTELLATE!!
NdS:
*coff*coff*
NdR&K:
uhm?
NdS:
questo voleva essere un capitolo particolarmente
drammatico
NdR: però è un po' palloso
NdK:
già
NdS: GRR
NdR&K: ehm
fuori?
NdS: GIA'
)
'Rispondi
ti prego
rispondi
' Non
riusciva a pensare a nulla. L'agente l'aveva fatta sedere
in soggiorno sull'unica sedia con ancora tutte e quattro
le gambe. Sentiva il telefono scivolarle dalle mani
'Rispondi dannazione!!' urlò nel silenzio della sua
mente annebbiata dal dolore. Chiuse gli occhi mentre
amare lacrime sempre più abbondanti le bagnavano il viso.
Era sempre stata una donna forte
una reporter
d'acciaio
aveva viaggiato molto e visto povertà e
miserie da levare il respiro
aveva scelto un
mestiere di denuncia e non si era mai sottratta agli
incarichi più pericolosi
ed i suoi occhi avevano
spesso visto la violenza e la crudeltà di cui l'essere
umano è capace
ma adesso non riuscivano a
togliersi di dosso l'immagine di quei due giovani uomini
decapitati sul suo letto. Aveva la sensazione che non
sarebbero mai stati in grado di cancellare quella macabra
e banale scritta di sangue assorbita dalle sue chiare
lenzuola: certi lavori fanno perdere la testa
(NdS:
è una trovata un po' banale, vero?
NdK: uhm
forse
NdR: è il capitolo che è palloso
NdS:
NON L'AVEVO CHIESTO A VOI!!!)
'Certi lavori fanno perdere la testa'
Era un monito
per lei
lo sapeva
ma non era la paura a farla
tremare così. E non era stato il sangue a farla svenire
ed ora rabbrividire: era l'intima consapevolezza che quei
due agenti erano morti a causa sua
a causa della
sua testardaggine
Era davvero devota al proprio
lavoro ma ora
ora si chiedeva se davvero ne valeva
la pena
ora sentiva tutta la sua convinzione
sciogliersi in banali 'Capricci!'
era stata
disposta a rischiare la vita
la propria vita
ma adesso sentiva quanto il proprio coraggio fosse stato
inutile
adesso che la morte aveva bussato ad una
porta che non era la sua
adesso che poteva bussare
ad un'altra porta
*DRIIN*DRIIN* 'Rispondi
' Misaku piangeva ormai
senza sosta. "Pronto?". Si sentì mancare
La voce leggermente ansimante di Takashi la raggiunse e
l'avvolse come un caldo abbraccio "Pron
"
non riusciva a parlare. I singhiozzi le facevano tremare
il petto. "PRONTO?" Gli era sembrato di sentire
la voce di
"MISAKU? SEI TU?" si agitò
subito. Corrucciò gli occhi e scostò leggermente la
cornetta dall'orecchio. Quando la riavvicinò distinse
chiaramente il pianto della giornalista ed il vociare di
qualcuno dietro "MISAKU? TESORO?
" "Takashi
"
lei era riuscita a pronunciare l'unica parola che in quel
momento le riempiva l'anima. Al sentire la sua voce così
dolce e lontana Takashi sentì una fitta al cuore: era
sicuramente successo qualcosa di grave. La donna di cui
si era innamorato non era tipa da lasciarsi andare in
pubblico alle emozioni. Stava per tempestarla di domande
ma capì che doveva darle il tempo di calmarsi, che la
sua agitazione non avrebbe fatto altro che inquietarla
ancor di più. Le disse con dolcezza "Sono qui,
tesoro." E sentì il pianto cominciare a quietarsi.
"Dove diavolo eri?" gli chiese lei dopo poco
con un pizzico di rancore
quel lento e lungo TU TU
TU TU l'aveva quasi uccisa. 'Bene! Si sta riprendendo'
pensò Takashi, constatando che la disperazione stava
pian piano cedendo il posto alla rabbia. Era il primo
passo per reagire: davanti al dolore ci si immobilizza e
si rimane in preda agli avvenimenti. Lo sconforto rende
passivi
e per rialzarsi bisogna per prima cosa
riattivarsi
e la rabbia è il segreto
la
rabbia è un sentimento attivo
quando senti il tuo
sconforto tramutarsi in rabbia scatta qualcosa
ed
inizia la ripresa
"Ero sotto la doccia, scusa
Non ho sentito il
telefono
" "E Tetsuo dov'è?" chiese
Misaku. La voce di quell'uomo aveva un effetto
meraviglioso su di lei. "E' già uscito" si
sentiva anch'egli più tranquillo al sentirla parlare di
nuovo fuori dalle lacrime "Un suo compagnetto è
passato a prenderlo con la madre
" "Con la
madre?
" le forti emozioni provate la rendevano
fragile e suscettibile anche ai sentimenti meno
appropriati al momento "E chi è questa?"
domandò con una voce nervosa che non si aspettava
risposta. Takashi trattenne un sorriso: si sentiva
lusingato all'idea che la compagna avesse ancora spazio
per la gelosia in mezzo alla moltitudine di emozioni ed
eventi che stava cadendo loro addosso. "Pranza lì e
poi va direttamente alla lezione d'inglese" continuò
Takashi.
"E' stato qui." Aveva parlato con durezza
all'improvviso Misaku. Takashi si sentì mancare l'aria.
Ma prima che potesse dire qualunque cosa lei riprese:
"Cercava di certo il nostro documento
" e
poi, con voce ferma, gli raccontò tutto. Misaku parlava,
parlava
le lacrime sembravano un ricordo lontano:
sembrava avere riacquistato tutto il suo autocontrollo.
Adesso era Takashi però che si reggeva alla scrivania.
"Verrà a cercarlo da te
" aveva soffiato
velocemente nella cornetta Misaku. "Ma la polizia ha
già mandato a casa tua altre due squadre
per oggi
sarà difficile che si avvicini
forse è un bene
che Tetsuo sia fuori casa
si risparmierà questo
scompiglio
" aveva parlato senza fermarsi.
Sapeva che ora era la sua volta di sorreggerlo.
Takashi fissava il vuoto. Mentre la bella giornalista
continuava ad esporgli le loro future mosse, si diresse,
mosso da un'indefinibile sensazione, verso la cassaforte.
Meccanicamente sollevò il controcoperchio della
cassapanca accanto al piccolo sofà, compose la
combinazione, girò la rotella e prese un busta di carta
da quella fredda scatola di metallo. "
gli
agenti mi accompagneranno da te fra qualche ora, il tempo
di sbrigare alcune formalità
gli ho detto che mi
sarei fermata a casa tua
per te va bene?"
stava continuando Misaku. "Ah? Sì, sì certo
"
le rispose soprappensiero Takashi, le mani che tiravano
fuori dei fogli dalla busta. "
così per loro
sarà anche più facile proteggerci
" "OH
MIO DIO!" aveva esclamato improvvisamente il giovane
avvocato facendo trasalire Misaku. "Che c'è?"
chiese lei agitandosi. "Tetsuo
" "Tetsuo
cosa? Takashi? Che succede?". Lui non rispondeva
ancora. "Takashi?" "Misaku
c'è un
problema
" era evidente che Takashi cercasse di
rimanere calmo ma la sua voce tradiva mille paure "Tetsuo
deve aver scambiato le buste coi documenti
qui ci
sono solo degli esercizi di inglese
" ed il
tono divenne quasi isterico. "COSA?" urlò
Misaku "Ma cosa dici, Takashi?
Come potrebbe
"
"Sai quanto è disordinato
" l'aveva
interrotta Takashi "Deve avere per errore infilato i
documenti in una sua cartellina
qui nella busta ci
sono gli esercizi di inglese che abbiamo corretto assieme
"
fece mesto Takashi. "Beh, non ci facciamo prendere
dal panico. Avviserò la polizia che raggiunga Tetsuo a
casa di quel suo amichetto
" "Ma no, a
quest'ora sarà già diretto alla lezione d'inglese
"
"Ok! Non preoccuparti! Lo faremo rintracciare
Sta' tranquillo
". Sì, era tutto sotto
controllo. L'importante era rimanere lucidi. "Come
si chiama il suo maestro?" Misaku cercava di
nascondere l'apprensione che lei stessa provava con una
vena di professionalità. "Hiroshi Uesugi"
rispose piano Takashi. "Ok. Comunico subito il nome
alla polizia
" poi, prima di chiudere chiese
"
erano almeno veramente tuuuttii giusti i
compiti?" e sorrise attendendo una risposta che non
tardò "Sì
tuuuttii giusti
" riuscì
a sorridere lui, poi continuò "
grazie amore
"
e riattaccarono insieme, un po' più sereni, senza poter
sentire un sinistro clic che succedeva ai loro saluti
CONTINUA
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