Il
demone e le carte maledette
Il
misterioso mazzo di carte
Angeli
"dove mi trovo...in che luogo sono finito...
Vedo morte. E distruzione. Corpi sanguinanti accasciati
senza vita gli uni sugli altri. Freddamente privi di ogni
singolo barlume di vita. Nessuna percezione delle loro
anime, il corpo ed il viso addormentato, il petto non è
gonfiato e sgonfiato ritmicamente alternato dal loro
respiro. Sembrano dormire, ma il loro bianco volto
suggerisce il contrario. Troppo candida la loro pelle,
troppo raro il roseo colorito caratteristico dei loro
volti. Inesorabilmente premuti violentemente a queste
rocce, contro potenti guerrieri nemici si sono scontrati,
ed hanno perso entrambi. Morte. Inquietante ma reale
morte.
Ma...cosa accade...tutto sta cambiando...ormai sento
distintamente lontani quei tristi cadaveri, ed ormai
remoto il loro nauseante odore di sangue. Sono su una
collina, il vento non troppo forte ma non troppo debole
mi accarezza dolcemente la pelle, la leggera brezza
mattutina profumata di rugiada mi penetra nelle narici
senza che io lo chieda, ma tutto ciò mi appare
infinitamente piacevole. Stupendo. Ma, perché tutto
questo? Ad un tratto mi sfiorano brezze più forti,
facendomi voltare. Delle voci mi chiamano. Volgendo lo
sguardo contro quello che sembra l'infinito, vedo...vedo...sono
anime...anime...simili a soffi di vento, spiccano il volo
leggiadre da quello strapiombo che sembra affacciarsi
sull'immenso e dorato mare del nulla. Cosa sembrano...per
loro non esiste un paragone preciso...volano soltanto...sì...come
angeli..."
Mattina in casa Son
Quella mattina Gohan si svegliò abbastanza presto. Guardò
ancora assonnato la sveglia accanto al suo letto,
avvicinando lo sguardo per osservare meglio l'ora
-Credo che fra poco avrò bisogno proprio di un paio di
occhiali...- si disse, con la voce ancora assonnata,
mentre prendeva la sveglia con una mano e se la piazzava
letteralmente a pochi millimetri dalla faccia
-mmmh...sono le otto...allora posso dormire ancora un po'...
Lentamente il ragazzo si adagiò nuovamente, con un
rilassato sorriso sulle labbra fra le candide coperte ed
il morbido materasso già pronto a chiudere nuovamente
gli occhi ed a crollare dolcemente nel sonno che aveva
interrotto pochi secondi prima, quando ad un tratto si
rese conto delle parole appena pronunciate -AAAAAAAARG!!!
Le otto(*)!!!! Devo fare presto, sono in ritardo!!!
Immediatamente saltò giù dal letto, inciampando nel
disordine del pavimento della camera pieno di libri di
ogni genere parecchie volte, ed utilizzando tutta la
velocità possibile che gli permetteva la forza presente
nelle sue braccia -Prestoprestoprestoprestopresto!!!-
continuava a ripetersi fra sé e sé -Arriverò in
ritardo anche oggi! Ma perché questa maledetta sveglia
non ha suonato?
-Forse perché avevi il timer disinserito?
La candida ed ingenua voce del piccolo Goten lo sorprese
da dietro, e se non fosse stato per l'armadio dietro di
lui probabilmente Gohan sarebbe caduto immediatamente,
sorpreso dall'arrivo inaspettato del suo fratellino più
piccolo
-Cosa?- gli chiese, mentre cercava di infilarsi invano
pantaloni e camicia nello stesso momento
-Ma certo! Guarda!- Goten noncurante delle acrobazie che
il fratello maggiore stava compiendo per guadagnare più
tempo possibile, gli mostrò la sveglia, tendendogliela
in una mano, ed indicando con l'indice della mano libera
il retro dell'oggettino -la levetta è abbassata, e
dovrebbe essere alzata per far funzionare la sveglia, no?
-Eh?- Gohan guardò incredulo prima Goten, e poi la
piccola leva che il fratello minore gli indicava,
abbassata come egli aveva notato, lasciando perdere per
un attimo le sue complicate operazioni di vestitura per
prendere in mano la prima artefice del suo ritardo. Ma
non ebbe il tempo di spostare gli occhi, che subito
inciampò nelle sue scarpe, provocando un forte tonfo con
il suo impatto contro il pavimento
-Sei distratto, fratellone...- gli disse Goten,
guardandolo con quel suo solito e forse tenero sguardo
ingenuamente da bambino
-umpf...me ne sono accorto- rispose Gohan, tamburellando
nervosamente le dita sul pavimento -me ne sono accorto...
-...e fra poco verrà disputato il nuovo Torneo
Tenkaichi, come di consueto sponsorizzato dal grande Mr
Satan, il nostro campione del mondo; passiamo alle altre
notizie. Nuovi misteri attorno a quella che ormai si
credeva la pacifica montagna che da secoli porta il nome
di "Kemuri", grazie alle famose sorgenti
termali (**) che caratterizzano il lato est di questa
montagna. Rompicapi ancora irrisolti circondano
nuovamente questo monte che ormai la gente sembrava aver
dimenticato completamente, situato alla periferia di
Satan City; dopo il ritrovamento nei pressi del rilievo
del cadavere di un ragazzo di identità ancora ignota,
sfigurato in volto e trovato privo soltanto di organo
cardiaco, questa mattina degli uomini hanno affermato di
aver visto la punta della "montagna solitaria"
innalzarsi di alcuni metri, un fenomeno a detta di
scienziati e geologi, sicuramente fuori dal normale, data
la posizione di tale montagna. Ora la cosiddetta cima
sembra coperta da una nebbia perenne, metereologicamente
inesatta, e quel che è peggio è che la popolazione
circostante ha paura di attraversare il monte Kemur...-
"CLIK"
Con un colpo secco, l'indaffaratissima Chichi spense il
televisore, dove l'ormai nota e monotona faccia seria
anche alle notizie più allegre del giornalista che
conduceva il telegiornale del mattino non aveva fatto a
meno di essere presente anche quella mattina per la
"felicità" di tutti i telespettatori
-Tornei Tenkaichi, montagne che si alzano, nebbie "metereologicamente
inesatte"...AH! cosa ne vogliono sapere loro? Non
immaginano nemmeno quello che ho visto e che devo passare
io con ben tre Saiyan che girano per casa!- commentò
probabilmente un po' imbronciata, fra sé e sé -non è
vero Goku?- chiese, con fare sarcastico a suo marito che
intanto spazzolava via ogni minima briciola di cibo dalla
dodicesima scodella
-Sì? Scusa, hai detto qualcosa?- Goku la guardò con
aria interrogativa. Niente da fare, probabilmente quando
consumava un pasto si chiudeva in un mondo tutto suo
-Arg, lasciamo perdere!- disse Chichi divertita, mentre
Goku continuava a guardarla senza aver capito ancora
niente -piuttosto...è abbastanza tardi...come mai Gohan
non è ancora sceso? E per fortuna che mancano pochissimi
giorni alla fine della scuola ed all'inizio delle vacanze
estive...
La donna non ebbe nemmeno il tempo di concludere la
frase, che immediatamente Gohan si fiondò subito fuori
dalla sua camera, afferrando una fetta di pane con i
denti, e lasciando una lunga scia di polvere dietro di sé
-Ciao mamma, ciao papà- disse, cercando di tenere
comunque la bocca chiusa per non far cadere il pane che
aveva così frettolosamente addentato e che per quel
giorno sarebbe stata la sua unica colazione -io vado,
sono in ritardo!
-Ciao Gohan!- dissero all'unisono marito e moglie,
sollevando un braccio per salutarlo -speriamo almeno che
non faccia troppo tardi- commentò Chichi a bassa voce,
preoccupata, pensando esageratamente a suo figlio
maggiore crudelmente e spietatamente torturato dai suoi
professori. Cercando di non pensarci, preparò un nuovo
abbondante piatto di cibo, lanciandolo a Goku, il quale,
senza rifletterci poi così tanto, non perse tempo per
fiondarsici letteralmente sopra.
Sogni e stranezze
Gohan continuava a volare sulla nuvola Kinton a tutta
velocità, sperando di raggiungere il prima possibile
Satan City, e da lì la scuola che ormai frequentava
ormai da un anno, l'Orange Star. Essendo la sua casa
molto lontana dalla scuola, ogni mattina doveva passare
vicino ad un solo monte, stranamente senza la minima
presenza di alcun tipo di rilievo attorno ad esso, dove,
dal lato opposto, si trovava proprio la città che doveva
raggiungere. Non sapeva bene come si chiamasse, centrava
qualcosa con il fumo...Kuri...Kamiri...anche se non se ne
dava così poi tanto interesse, in fondo il suo
obbiettivo era varcare il più presto possibile la porta
di quel liceo. Mentre era seduto su quella piccola massa
di vapore dorato, che lo portava velocemente alla sua
meta, il ragazzo non poté fare a meno di pensare allo
strano sogno che aveva fatto quella notte stessa. -Che
strano...- si disse quasi silenziosamente -...ho sognato
tutte quelle cose...quei cadaveri su quelle rocce...poi
tutto cambiava...e c'era quella collina...quelle anime...tutto
così...così bello...- il ragazzo s'interruppe.
Stranamente più ogni volta tentava di ricordarsi il suo
bizzarro ed inusuale sogno sentiva che il ricordo di
questo continuava sempre di più ad allontanarsi dalla
sua memoria. Ma in fondo, pensò, non poteva che essere
soltanto un semplice sogno, no? E magari era molto meglio
non pensarci...in quel momento tutte le sue forze non
potevano fare a meno di essere concentrate sul proprio
ritardo, che purtroppo per lui aveva caratterizzato
inesorabilmente anche quella mattina, una delle ultime
che passava in quella classe, dato che fra poco
finalmente l'anno scolastico si sarebbe concluso,
lasciando posto alle tanto sognate vacanze estive. Ma, i
suoi pensieri furono distolti nuovamente da
qualcos'altro, proprio mentre passava nei pressi di quel
monte di cui non si ricordava mai il nome.
-Ehi...ma che diavolo è quello?
Osservando prima distrattamente, e poi sempre meglio la
cima del monte, coperta dalla nebbia, per pochi secondi
gli sembrò di vedere attraverso la nebbia una strana,
inusuale ed enorme roccia, simile ad un palazzo, che, ne
era sicuro, prima non aveva mai visto...ma all'improvviso
il solito offuscamento gli impedì nuova visuale, ed
ulteriori approfondimenti. -...Ma...cosa...???- si domandò,
continuando a guardare la cima del monte, dove ormai non
si vedeva più nulla. Anche se immediatamente lasciò
perdere tutto. Ritornando con lo sguardo sull'orologio,
notò che si stava facendo troppo tardi, e con un
ulteriore spinta si allontanò il più velocemente
possibile da lì, per riuscire finalmente ad arrivare al
luogo a cui era diretto
La fama di Mr Satan
-Raija...- disse Nadir alla sua serva, con fare
interrogativo
-padrone?- rispose Raija, che come al solito non osava
chiamarlo mai per nome, mentre continuava ad ammirarlo in
tutta la sua maestosità, nonostante lui non la degnasse
di uno sguardo, e continuasse a osservare come ormai
faceva sempre Satan City che incominciava a vivere
-Raija, per caso i terrestri sono riusciti ad apprendere
il modo per volare?
-Cosa?
-Ti ho chiesto se per caso i terrestri sono riusciti ad
apprendere il modo di volare, o sei sorda per caso?-
chiese nuovamente il demone, aspettando in modo imponente
ma anche parecchio impaziente una risposta
-...beh...non possono da soli, ma...- -ma? Quel ragazzo
ci è riuscito, e per poco non vedeva la nostra dimora-
Nadir era sempre più stufo di aspettare. -...s...sì...ma
hanno costruito macchine capaci di farlo per loro...-
disse Raija abbastanza spaesata, e poi continuando -in
questo modo possono spostarsi volando, mio signore...
-...capisco...certo che ho passato tantissimo tempo in
questa montagna...intanto, Raija, dimmi...- distolse lo
sguardo dalla città, ritornando a guardarla -...esiste
per caso qualcuno che ha potere su questi terrestri...qualcuno
capace di modificare con qualsiasi mezzo, non importa in
che modo, il volere ed il comportamento degli esseri
umani?
Nadir alzò molto lentamente una mano, sino all'altezza
del suo volto. Soffiandoci lievemente sopra, senza
staccare lo sguardo da Raija che continuava a guardarlo
devota e spaventata, sulla punta del suo indice si
materializzò una piccola sfera di fumo e luce, che
andava molto cautamente, via via espandendosi -se sì,
mostramelo...- le disse, con quel suo solito ed
affascinante sorriso maligno, e porgendole la sfera, che
adesso era sospesa sul suo palmo, e che lui molto
elegantemente le porgeva. Leggermente titubante, Raija si
avvicinò al magico oggettino che il principe Nadir le
offriva. Fece come per prenderlo, ma si fermò a pochi
centimetri, iniziando a sprigionare piccolissimi fasci di
energia dalle sue mani -esiste, padrone...lo credono il
campione del mondo, colui che ha salvato l'intero pianeta...e
tutti lo adorano come un dio- disse, pronunciando le
parole lentamente e quasi silenziosamente, mentre grazie
a lei l'immagine di Mr Satan si materializzava
all'interno della sfera materialmente inesistente -si
chiama Mr Satan...ma non è un combattente molto forte,
mio signore...è nato tutto da un semplice malinteso
Nadir continuò a guardare la figura di Mr Satan da
quella sfera che la donna davanti a lui continuava a
reggere fra le mani
-E così gli stupidi terrestri si sono fatti abbindolare
da una persona inferiore come loro...ha figli a cui tiene
molto?
Raija lo guardò sorpresa, non aspettandosi per niente
quella domanda -...e...e perché vuole saperlo, mio
signore, se mi è permesso...
Nadir la fermò con una risata, prendendole il viso fra
le mani, ed avvicinandolo al suo, tanto che il cuore
della donna sembrò fermarsi
-ma perché, mia
sciocca schiava, nonostante i nostri infiniti poteri,
conosciamo entrambe gli stupidi sentimenti che affollano
i cuori dei terrestri...ed anche se a costo della vita,
il nostro Mr Satan potrebbe anche decidere di non
obbedirci e di non ordinare ai terrestri di consegnarsi a
noi senza fatica, come gli converrebbe...e ricattandolo
con la morte di una persona a lui cara, non potrà dirci
di no...
Immediatamente il demone la lasciò, allontanandosi
nuovamente da lei, e nuovamente porgendole la sfera -una
persona a lui cara, Raija...
La donna, non poco scossa da quel contatto così
ravvicinato con il suo padrone, a malapena pronunciò il
nome della persona più cara a Mr Satan -...Videl Satan...è
sua figlia...e da quello che ho appreso tiene a lei come
non tiene a nessun'altra persona su questa terra...
-Benissimo....- Nadir non perse l'occasione di
interromperla ancora -allora sarà lei che ci guiderà
alla conquista del mondo...Alia può ancora aspettare, se
è come credi tu, se davvero lei si è ambientata fra
questi stupidi terrestri, non sarà poi così difficile
sottrarle il suo potere...ma ad ogni cosa il suo tempo...Raija-
-sì, padrone?
Nadir prese una piccola scatola di legno, la stessa che
aveva preso la notte prima, e gliela tese
-L'esercito è stato ripristinato, ed ho solo bisogno di
colei che ci spianerà la strada per la conquista del
mondo...fai in modo che abbia questa carte, da cui potrò
rapirla e stregarla...non mi deludere, sai quello che
devi fare, mi terrò in contatto con te attraverso il
pensiero...
All'improvviso nuovi lampi di luce avvolsero il principe,
che lentamente si riversò nella stessa scatolina che
Raija custodiva gelosamente fra due mani -compierò
subito quello che è vostro volere, mio signore- disse,
prima di coprirsi di nuovo con il suo lungo mantello, e
riprendendo a volare, ora che ormai i suoi poteri erano
rinati con la rinascita del suo amato padrone
Akane Mizuguchi
-Hai sentito l'ultima novità, Videl?- si rivolse la
ragazza alla sua amica, ormai come lei seduta già al suo
posto, in classe
-Cosa?- chiese Videl con aria curiosa alla ragazza che
aveva appena parlato -perché, ci sono novità anche
adesso che la scuola sta per finire?-. L'amica ribatté
subito, quasi come se fosse offesa -ma certo! Sai, sembra
che, nonostante manchino pochi giorni alla fine dell'anno
scolastico, abbiano sostituito quell'antipatica della
Obaasan con una nuova insegnante!
-Davvero?- chiese nuovamente Videl, sempre più
interessata -sì! Non ho idea di come si chiami, ma gli
alunni delle altre classi, che hanno già avuto una
lezione con lei, dicono che sia molto simpatica, ed i
ragazzi che conoscono affermano che è anche molto carina...altro
che quel mostro della Obaasan!- commentò infine l'amica,
ridacchiando silenziosamente
-E che bisogno c'era di sostituirla proprio adesso? In
fondo mancano solo pochi giorni...
-Questo me lo sono chiesta anch'io, per la verità...ma
probabilmente l'avremmo anche l'anno prossimo come
insegnante fissa...- disse di nuovo la ragazza, che
sembrava avere sempre la risposta pronta -e sarà qui
oggi proprio alla prima ora...ehi, a proposito, dov'è
Gohan?
L'amica di Videl si guardò intorno, appena pronunciato
il nome del ragazzo
-Probabilmente non è ancora arrivato...sarà in ritardo
come al solito- disse Videl noncurante, fingendo che non
le interessasse, mentre invece...
-Silenzio ragazzi!
Tutti gli alunni che prima di allora stavano parlando
rumorosamente fra di loro, all'improvviso, sorpresi da
quella voce improvvisa, si girarono velocemente verso la
cattedra da cui essa era provenuta. La maggior parte di
loro rimase completamente ammutolita, mentre qualcun
altro si lasciò scappare qualche piccolo commento
nervoso a bassa voce. Si aspettavano sicuramente gli
occhialini opachi, il corpo piccolo e ricurvo e la
ridotta chioma bianca della professoressa che per anni
era stata la prima visione terribile di quei giorni, ed
invece adesso, davanti a loro si era materializzata una
specie di immagine paradisiaca, molto, infinitamente
diversa da ciò che erano proposti di attendersi. Gli
occhiali c'erano, sì, ma erano enormi e rotondi,
poggiati su un viso giovane e carino. Il corpo era
slanciato, e giovane come il viso, gli occhi grandi e
castani e dei capelli lunghissimi ed ondulati dello
stesso colore degli occhi, che vispi scrutavano da cima a
fondo ogni centimetro della classe
-Buongiorno giovanotti!- disse quell'angelo, sorridendo -da
oggi sarò la vostra nuova insegnante di letteratura,
poiché la signora nonché mia cara amica Obaasan è
ormai anziana, e non può più lavorare, soprattutto in
una classe come questa, che da quello che mi hanno
raccontato è una delle più terribili...sto sbagliando?
I ragazzi continuarono a guardarla imbambolati, ancora
troppo scossi dalla sorpresa per riuscire a ribattere in
qualunque modo
-Allora? Allegra come classe...- commentò alla fine la
nuova professoressa, sorridendo sarcasticamente, e poi
ricominciando con quel suo continuo parlare, parlare e
parlare -Bene...cosa stiamo dimenticando...ah, certo, il
mio nome è Akane...Akane Mizuguchi...e poiché ormai
mancano pochi giorni al termine della scuola, e la
professoressa che mi ha preceduto ha ormai finito di
insegnarvi il programma di quest'anno, credo, e mi
dispiace per voi, che dovrete fare delle esercitazioni di
ripetizione...- dei piccoli mugugni di noia e fastidio
partirono dalle varie parti della classe, ma Akane li
zittì subito con dei piccoli colpetti sulla cattedra, e
sedendosi proprio sulla stessa scrivania dietro di lei,
con un piccolo salto -...Allora...oggi mi piacerebbe
soltanto conoscerv...- ad un tratto si fermò, guardando
verso un punto impreciso dell'aula, che solo dopo sembrò
rivelarsi proprio il piccolo posticino dove era seduta
Videl. L'insegnante abbassò gli occhiali, più giù
sulla punta del suo naso, guardando al di sopra di questi
-...conoscervi...- disse, in un tono tutt'altro che
allegro come quello che aveva adoperato fino a quel
momento
-Ehi, Videl...cosa hai fatto per meritarti quello
sguardo?- le disse la ragazza più vicina a lei,
sottovoce. Videl le rispose arrossendo quasi incapace di
parlare -
n
non saprei...
Ma ad un tratto la novella professoressa sembrò
riprendersi immediatamente, ritornando finalmente a
sorridere -oh, scusate...beh, stavamo dicendo...
Nemmeno questa volta Akane poté continuare, perché
immediatamente la porta dell'aula si spalancò,
producendo un forte rumore e facendo saltare tutti dai
loro posti. Era Gohan, tutto trafelato, che finalmente,
dopo mille e mille peripezie era riuscito ad arrivare in
aula
-Buongiorno professoressa Obaasan, scusate per il
ritardo, ma la sveglia non ha suonato e...- sembrò
pregare il ragazzo, senza osare alzare la testa per
vedere la rabbia in persona nel volto della sua
professoressa di letteratura che lo avrebbe punito
comunque, senza alcuna ombra di dubbio. Aspettandosi di
sentire il solito "signor Son, dovevo immaginarlo!
Un altro ritardo e la espello dalla scuola, ha capito? Il
nostro è un liceo rispettabile..." ed altre frasi
simili...mentre invece, dopo un'attesa leggermente più
lunga del normale, alzando lo sguardo vide tutt'altro che
il vecchio volto raggrinzito di quella terribile
professoressa -ehm...scusatemi, devo aver sbagliato aula...-
disse, al limite dell'imbarazzo, dopo essersi velocemente
reso conto che quella non poteva assolutamente essere
l'insegnante che aveva conosciuto e che anche quella
mattina stava pregando di perdonarlo...anche se c'era
qualcosa che non quadrava; perché sentiva perfettamente
quello strano calore nel petto, che gli attraversava
anche le braccia con quei leggeri brividi...eppure se
aveva sbagliato aula lì non poteva esserci Videl, dato
che i suoi sensi di mezzo Saiyan lo avvertivano con
quelle sensazioni ogni volta che c'era lei, nonostante
non sapesse il perché...girò lo sguardo al posto dove
era seduta, e lì ci vide proprio lei; no, non aveva
sbagliato aula. Chi era allora quella donna?
-Tu devi essere Son, giusto?- disse Akane sorridendogli
da dietro gli occhialoni e dando una veloce occhiata al
suo registro, poggiato, o meglio, abbandonato sulla
cattedra -Son Gohan?- ripeté, per meglio accertarsi di
quella sua affermazione
-S...sì...ma...ma lei...???- chiese Gohan, sempre più
spaesato, non calcolando minimamente, nonostante il suo
forte imbarazzo, i leggeri risolini dei compagni
-Ah, ma certo! Sono la nuova insegnante...sarò la nuova
insegnante- si corresse -e non preoccuparti, non hai
sbagliato aula...su, vai al tuo posto, Son, per questa
volta chiuderò gli occhi sul tuo ritardo...- concluse,
sorridendo nuovamente, e fermando con un occhiata
fulminante i ragazzi che continuavano a ridacchiare per
la figuraccia di Gohan
-...g...grazie...vado subito...- balbettò il ragazzo,
salendo velocemente le scale e sedendosi vicino a Videl,
che gli sorrise, come faceva sempre ogni volta che lo
vedeva, per salutarlo
-Meraviglioso...ed adesso- commentò nuovamente Akane
entusiasta della completezza della classe che avrebbe
diretto per quei pochi giorni e per quell'anno successivo
-...credo che possiamo incominciare con la lezione!
Fastidiose interruzioni
Finalmente anche quel giorno la campanella del liceo
Orange Star aveva battuto il suo ultimo, trillante
rintocco, e gli alunni, poco prima di tornare a casa,
erano davanti all'immenso portone, ognuno per dirigersi
poi nel luogo in cui sarebbe dovuto andare per arrivare
finalmente ognuno alla propria casa
-Che te ne pare?- chiese Videl, mentre, appena uscita dal
portone, passeggiava con Gohan al fine di trovare un
posto sicuro da cui spiccare il volo per poi tornare
finalmente anche loro nel luogo in cui abitavano
-Di cosa?
-Ma come di cosa?- disse Videl, dandogli una leggera
gomitata nelle costole -della nuova professoressa! Di
chi, altrimenti?
Gohan ci pensò un po' su, e poi espresse un suo parere
-...beh...credo che non sia male...
-Cosa vuol dire che non è male?- chiese Videl
sospettando forse di qualcosa, come se provasse un po' di...gelosia?
-...non saprei...a me sembra simpatica...e poi...
-Poi?- Videl lo scrutò ancora meglio, come se in quel
modo fosse riuscita ad intuire qualcosa di più; cosa
voleva dire quel "e poi"?
-...Poi...- Gohan ormai era perfettamente al corrente di
trovarsi in difficoltà; lui non voleva parlare di quella
professoressa...avrebbe tanto voluto parlarle di quello
che sentiva di provare per lei, per Videl...ogni volta
che la vedeva, o che percepiva soltanto il suo odore, che
sentiva perfettamente la sua presenza...tutto quello che
riusciva a sentire, eppure a cui non sapeva dare mai una
spiegazione che fosse rientrata nel limite del logico. Ma
ogni volta che cercava di dirglielo qualcosa lo bloccava...gli
impediva quasi di respirare, si stanziava proprio nella
sua gola e quasi non gli permetteva di pronunciare parola
alcuna che non fosse qualche confuso balbettio
-Allora?- Videl gli si avvicinò ancora di più,
addirittura riuscendo a farlo indietreggiare di qualche
centimetro dalla sorpresa -ehm...- -Dì la verità! Ti
piace, vero?- disse, al limite dell'arrabbiatura,
facendolo quasi spaventare. -...Beh...sembra carina...-
disse il ragazzo, sperando che Videl si sarebbe calmata
dopo che le avrebbe confermato ciò che lui intendeva lei
volesse ottenere; mentre invece, la rabbia sembrò far
esplodere da un momento all'altro la gelosa e bruna
ragazzina. Immediatamente, dopo una pausa, si voltò di
scatto, all'apparenza molto, molto offesa -Lo sapevo!-
ribbatté indignata -Voi uomini siete tutti uguali!-
disse, senza nemmeno osare pensare di guardarlo in faccia
-...ma...Videl...io non ho detto...
-Sì, invece!- Affermò nuovamente, allontanandosi
lentamente, ma decisa. Come mai Videl si stava
comportando in quel modo così strano? Gohan ne rimase un
po' sorpreso, soprattutto per l'inusualità di quei gesti...la
prese per un braccio, per fermarla e chiarire,
soprattutto per farla anche calmare dopo quella leggera
arrabbiatura che l'aveva colpita, ma...ad un tratto i due
si fermarono improvvisamente
Attirandola verso di sé,
lei si era fermata prima di quello che il ragazzo si
aspettava, ed adesso si trovavano vicini, vicinissimi,
alla sola distanza di pochi centimetri l'uno dall'altra...
-V...Videl...
Erano distanti l'uno dall'altra solo pochi centimetri, e
gli occhi nerissimi di uno si rispecchiavano in quelli
così profondamente azzurri dell'altra...i due, presi da
una strana forza superiore, con esasperante lentezza
continuavano ad avvicinarsi sempre di più...ed ormai
mancava poco, pochissimo...
-Ehi, Videl!!! Insomma, vieni o no!?
Era un'amica di Videl che la chiamava, gridando e con una
mano alzata per farsi individuare dalla ragazza da
lontano, incitandola a sbrigarsi, senza nemmeno
immaginare di averla "disturbata" in un momento
estremamente romantico, ad arrivare subito da lei...
Immediatamente i due si allontanarono, subito, rossi fino
alla punta dei capelli a causa del fortissimo imbarazzo,
senza avere il minimo coraggio di guardarsi di nuovo in
faccia -...ehm...mi chiamano, è...è meglio che vada...-
disse Videl, con voce estremamente bassa -...c...certo...è...è
meglio che vada anch'io...- Senza nemmeno rivolgersi un
piccolo saluto, i due, finalmente liberi da quel grosso
peso che provocava loro quel fortissimo blocco a causa
del solito imbarazzo, a gambe levate si allontanarono,
molto velocemente, l'uno dall'altra.
Videl trova le carte
-Deve essere lei
non ci sono dubbi
Raija, da dietro il portone della scuola, continuava a
spiare gli alunni che, grazie alla sua abilità nel
mimetizzarsi con il paesaggio retrostante, fino a quel
momento non si erano ancora accorti di lei. Oramai sapeva
di aver individuato la sua preda, proprio la figlia di Mr
Satan, una piccola ragazzina liceale dai corti capelli
neri, insignificante come essere umana
ma che per il
suo padrone rappresentava una miniera d'oro, la chiave
per accedere alla conquista del mondo, e da lì al
possedere l'intero Universo
Prese in mano l'antica
scatolina in cui erano contenute le carte, e lentamente
la fece levitare con il pensiero verso il punto in cui si
stava dirigendo Videl
"Cosa fai, Raija
non sta bene osservare la
gente di nascosto
". Raija si girò,
immediatamente, temendo di essere stata scoperta
quando
all'improvviso capì che quella voce proveniva dalla sua
mente, quel tono profondo e cinico
sì, non c'erano
dubbi era proprio lui; era proprio Nadir, che stava
comunicando con lei attraverso il pensiero, come aveva
detto. -
padrone
sto eseguendo i vostri ordini
-
disse Raija, sorridendo e parlando apparentemente con se
stessa
"Benissimo
sai, Raija
ho deciso di
divertirmi un po' con quella stupida mocciosa
cosa
ne pensi?"
-Credo che
- incominciò Raija -qualsiasi desiderio
voi esprimiate debba essere esaudito, mio padrone
-
affermò con certezza, chinando il capo nonostante il
demone non fosse davanti a lei
"E sia
ma adesso sbrigati, Raija
non vedo
l'ora di giocare con questi piccoli umani insignificanti
"
disse Nadir, forse sorridendo, nonostante non fosse
visibile agli occhi di nessuno
Raija annuì, fino a che quelle voci non sparirono dalla
sua mente, e lei poté finalmente avvolgersi nel suo
mantello, e diventare completamente invisibile di fronte
a quegli infimi mortali, ora che le carte erano rimaste
per terra e Videl le stava quasi raggiungendo, non ancora
accortasi di esse
-Strano
- commentò Raija fra sé e sé,
improvvisamente -
sono invisibile ed ho la strana
impressione di essere osservata
Ci rifletté per un attimo, ma, guardandosi intorno, non
si accorse di nessuno e subito lasciò perdere,
incominciando a volare verso la reggia in cui abitava
sempre attenta a non farsi scorgere da persona alcuna. Ma
si sbagliava. Qualcuno che la osservava, anche se da
molto lontano, c'era
-Raija
sei brava con gli incantesimi, è solo la
testa che ti manca
ed è il cuore che ti guida da
lui, vero?- disse Akane quasi fra sé e sé, portando con
non poca fatica tantissimi libri, che teneva premuti
contro il petto circondandoli con le braccia, mentre si
dirigeva verso l'uscita della scuola, e si allontanava a
passo mesto da quel luogo.
Videl era ancora scossa dall'accaduto. Era ovvio, ed
ormai soltanto stupido non ammetterlo; lei e Gohan si
stavano proprio per baciare
quando ci pensò un
indistinto brivido le passò per la schiena, facendola
quasi saltare dall'emozione
e non era nemmeno la
prima volta che succedeva una cosa simile! Anche
precedentemente era capitato che i due si fossero
improvvisamente ritrovati in quelle situazioni, e per i
motivi più diversi; ormai sentiva che ogni volta che
stava vicino al ragazzo, da una parte aveva paura che
accadesse una cosa del genere, mentre dall'altra sperava
ardentemente che finalmente una volta per tutte non
fossero stati disturbati da tutti quegli improvvisi
imprevisti. Dalla morte di Majin-Bu tutto era rimasto in
sospeso, ed i due non avevano ancora chiarito bene quelli
che erano i sentimenti che uno provava per l'altra
ma
almeno di una cosa poteva essere felice, anche se non
c'entrava molto con quell'ingarbugliato groviglio di
sentimenti; sin da quando era più piccola aveva sempre
desiderato un fratello o una sorella
ed in quel
momento poteva dire di essere contenta di trovare, ogni
volta che andava a casa, al posto di quel vuoto
inquietante che c'era mentre suo padre era all'ennesima
conferenza stampa soprattutto adesso che mancavano poche
settimane al nuovo torneo Tenkaichi, quell'enorme palla
di "gomma" rosa così simpatica, Bu
Nonostante tutto il terrore che Majin-bu aveva portato
alla Terra ed a tutto l'Universo, lei poteva dire di aver
ricavato due cose molto piacevoli da quell'episodio;
l'aver potuto conoscere Gohan meglio di quanto lo avrebbe
potuto conoscere senza un avvenimento del genere, ed aver
trovato in Bu un amico (un po' tonto ma pur sempre un
amico) ed il fratello che non aveva mai avuto. Persa in
quei pensieri per certi versi così confortanti, ad un
tratto si accorse che il suo piede aveva urtato contro
qualcosa, ed immediatamente ritornò con la testa sulla
realtà. Guardò in basso per vedere cos'era; rimase non
poco sorpresa quando prese l'oggettino in mano: una
piccola e vecchia scatola di legno, di quelle antiche per
custodire le carte. Sorridendo per il bizzarro
ritrovamento, aprì il contenitore per vedere se
conteneva qualcosa
ed effettivamente ci trovò delle
carte, dagli strani e nel contempo meravigliosi disegni
-Ma guarda un po'
- si disse, continuando a
guardarle -
e queste da dove arrivan
Ma subito si bloccò, appena ebbe sfiorato la carta che
stava a capo del mazzo, quella superiore a tutte le altre.
Fu come una scossa elettrica, qualcosa, che
all'improvviso le diceva di non poter fare a meno di
esse, come se fossero una parte importante di lei. Chiuse
gli occhi come stanca, reggendosi per un secondo alla
prima cosa solida che trovò, cadendo quasi all'indietro,
ed immediatamente li riaprì, mentre l'azzurro del
cristallino diveniva rosso, e nuovamente color del cielo.
Sentendo ormai come un morboso bisogno di quelle carte,
come se per lei fossero più importanti della sua stessa
vita, senza aspettare oltre le mise nella cartella che
portava sulle spalle, ed immediatamente prese il volo,
per dirigersi velocemente verso casa sua.
"Passo dopo passo la meta verrà raggiunta
la
punta della piramide è lontana, ma non impossibile
"
FINE
II CAPITOLO
CONTINUA
(*): Non so con certezza il modo in cui funzionano le
scuole giapponesi rispetto a quelle italiane, per cui
potrebbero anche incominciare a qualche altra ora
che
i puristi mi perdonino se le ho adeguate a quelle
italiane ^_______^
(**): Kemuri, letteralmente: "fumo", "vapore"
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