Non
è che ho voglia di stare qui a raccontare tutta la mia
fottutissima vita, anche perchè non penso che a qualcuno
gliele freghi molto. Inizierò solo da quando la mia vita
acquistò un certo senso o lo perse del tutto, fate voi.
Dopo tanti anni, solo ora ho deciso di scrivere. Non so
perchè.
Ma una persona una volta mi disse che è bello essere
travolti dai ricordi, dal passato, dai sentimenti.
Mi sembra trascorso un secolo, una dannata vita, le
immagini di quel tempo sono offuscate, appannate, come
delle vecchie fotografie in bianco e nero. Nella mia
attuale esistenza, la velocità con la quale trascorre il
tempo non ti lascia spazio ai ricordi. Si è perennemente
in movimento. O forse sono io che ho sempre voluto essere
in movimento, occupare la mia mente, per non ricordare.
A volte rammentare le cose più belle, fa male.
Credetemi! Perchè ti rendi conto che quegli anni,
quell'anno, quel periodo...il periodo più bello della
mia vita, non tornerà più e un senso d'agro-dolce
malinconia e tristezza ti avvolge.
Ma adesso, questa sera, ho deciso che non voglio più
scappare.
Noi possiamo chiudere con il passato, ma il passato non
chiude con noi.
E allora ho stabilito di lasciar spazio alle memorie.
Perchè penso che in questa notte, ove tutto dorme tranne
che me, l'unica maniera per spegnere quel fuoko che ho
dentro, sia tirare fuori l'inquietudine che crea il
passato.
Il libro che mi appresto a scrivere, anche se non so se
avrà mai una fine, mi obbligherà a rimembrare, diventerà
il ponte d'unione tra me d'ora e quello di un tempo.
Quello che ero.....e quello che forse......non sarò mai
più.....perchè il periodo finisce è così anche la
magia che si porta con se...
....IO e le mie notti dannate passate a fissare lo
splendore delle stelle, quando non riuscivo a prendere
sonno. O meglio, il sonno mi veniva mai poi mi svegliavo
di soprassalto, tutto bagnato di sudore che ero uno
schifo. Non so ancora spiegarmi il motivo. Forse era il
caldo, il caldo afoso di quella fine estate, tanto che
posso sentire ancora le calde goccioline di sudore
scorrermi lungo la fronte. Forse era qualche incubo che
mi tormentava, ma che al risveglio mi era impossibile
ricordare.
Forse....era che stavo crescendo.....la mia "storia"
inizia quando io ho appena compiuto 18 anni.......in
quell'afoso Agosto, inspiegabilmente mi resi conto che se
prima mi credevo il centro del mondo, ora ero solo un
pezzo di mondo.
E mi chiedevo sempre, in quelle calde notti:
" Se muoio il mondo perderebbe questo pezzo?"
Non so ben spiegare.....a volte i sentimenti sono troppi
forti da riuscir a mettere su carta....ma mi sentivo....perso.......avevo
perso qualcosa.... cercavo di convincermi che tutto
andasse bene come al solito...ma.... fottetevi tutti...in
verità...avevo perso me stesso......e tutto in quello in
cui credevo.....le mie sicurezze......mi ero sempre
creato un universo tutto mio, composto da me, i miei
fratellini, mia madre, il calcio e tutte quelle cose lì
insomma, semplici, amate, ....e tutto era sempre stato
perfetto così..mi ero rinchiuso nel mio mondo fatto solo
di certezze.......ma..riempiendomi gli okki di stelle e
delle luci di Tokyo, che sembravano solo tante piccole
lucciole, in quelle dannate notti in cui anche se sei
stanco non riesci a dormire, mi resi conto che tutto era
in movimento, il tempo passava , tutto cambiava meno.....
che io....come quando ti vedi passare davanti il tram che
dovevi prendere....
..mi vedevo passare davanti la vita.
.... una vita che non avevo vissuto...
..non so ben spiegare cosa avevo....forse era l'età.....a
volte mi sentivo un parassita e a volte mi sentivo il
fuoko scorrermi nelle vene, come ora, tanto che questo
fuoko che mi arde dentro fa correre la penna sulla carta
e alla mia mano è quasi impossibile inseguirla.
forse era il caldo...
forse gli incubi...
forse ero io.....
o forse erano semplicemente gli anni sessanta........
Capitolo
0
Le
cose per cui non posso fare niente
Non era uno di quei tanti maledetti giorni uguali
identici a tutti quelli che sono venuti e che verranno;
quei giorni talmente monotoni, talmente programmati,
talmente noiosi, in cui una piccola parte di te, anche se
cerchi di non darle retta, pensa "Ma perchè non mi
sparo una pallottola in testa? Così...tanto per provare
qualcosa...."
Avete presenti quei giorni in cui è tutto un gran de-javù?
Beh...non era uno di quei giorni. Ma avevo lo stesso
voglia di spararmi un colpo in testa, se v'interessa
saperlo.
Fissavo intensamente l'immagine riflessa allo spekkio.
Quello non ero io !
Se ti guardi allo spekkio e non riconosci l'immagine che
ne viene riflessa ,vuol dire amico, che sei messo proprio
male! Infatti quel giorno stavo benedettamene da culo!
Sul mio volto si leggevano indelebili i solchi dello
stress e dell'agitazione.
I miei capelli ,di solito ribelli e lasciati incolti a
ricoprirmi le spalle erano perfettamente pettinati ed
impastati con la gelatina. Tanto per dire qualcosa, io
odio la gelatina o come cavolo si chiama, poichè mi
sembra di essere una torta alla frutta a mettermela in
testa. Portavo un completo abito e giacca di lino blu,
nonostante il caldo torrido ed in più quell'agognata
cravatta che solo Dio sa quanto mi c'era voluto per
annodarla quella cretina. Non ero molto pratico di ste'
cose, e non lo sono tuttora. Non mi vestivo in quella
maniera così pomposa ed elegante, dal funerale di mio
padre. Quasi non mi misi a ridere, fissando il mio
riflesso.
L'orsacchiotto di mia sorella aveva sicuramente un'aria
più intelligente.
Sputai sullo specchio.
Quello non ero io !
Andai sul balconcino di camera mia a fumarmi una paglia,
più precisamente una Lucky. Andava di moda, soprattutto
tra le donne fumare, in quel periodo; segno
d'indipendenza o che so io. Per quanto mi riguarda io non
fumavo per seguire la moda, come già detto, vivevo nel
mio mondo.
Fumavo perchè ero uno stupido e basta!
A volte ti capita di fare delle cose inspiegabili ,che
sai perfettamente che sono stupide, ma comunque
inevitabile; sapevo che facevo la più gran cazzata del
mondo a fumare. Allora tutti si chiederanno " Perchè
fumavi allora idiota?"
Beh... perchè a volte senti proprio il bisogno
irrefrenabile dentro di te di fare cose idiote, insensate.
Dopo tutto..se non si fanno a 18 le scemate .....quando?
Molti dicono che la gioventù è l'età in cui è
permesso fare degli sbagli. Se sta così, io allora la
mia fottuta gioventù me la sono sfruttata per benino!
Ho fatto un casino di roba assurda che rifarei, perchè
infondo sono proprio le robe assurde senza logica, che
facevo quando ero giovane i ricordi più belli della mia
vita.
Io....
una paglia.....
faccio un tiro profondo...
e posso dire d'essere felice come sono felice quelli dei
film...
mi sento il padrone del mondo....
Dovevo rilassarmi ecco tutto. Preparare anima e spirito
all'ignoto, che mi sapeva tanto di disgustosa incertezza.
Non amavo la perfezione, le cose precise e l'ordine; il
caos non mi dispiaceva affatto, finché però io fossi il
padrone del gioco.
Il caos..............
Bisogna avere un piccolo caos dentro di se, per
generare una Stella Danzante!
Ma questo non centra......questo viene dopo......andiamo
con ordine.
Ero immerso nel mio dolce Eden di torpore e relax, quando
le urla di mia madre mi riportarono alla realtà.
-Allora ragazzi fatevi vedere!- ordinò sorridendo,
battendo le mani fasciate da un paio di guanti bianchi.
Io arrivai trascinandomi i piedi in salotto. Camminavo
come un verme.
-Mark sei perfetto!!- disse appena mi vide, sistemando il
nodo della cravatta.
Io voltai lo sguardo cupo ed abbastanza scazzoso.
-Henry ti avevo detto di pettinarti!!- sbuffò
leggermente scocciata .La mia espressione si fece ancora
più ombrosa e perplessa;anche se cercavo di dimostrare
la mia solita faccia tosta di chi niente lo può
scombussolare, da fancazzista totale, della seria :fottetevi
tutti!
Devo ammettere che sono sempre stato piuttosto bravo nel
ruolo del duro delle situazione ed insensibile che non ha
legami stretti con la vita. Ma...purtroppo per alcuni,
per fortuna per altri, si creano sempre rapporti con la
vita; è una cosa inevitabile, che ti rende felice
infondo! Ma poi arriva il giorno in cui quella maledetta
t'incastra!!
E vorresti poter far morire dentro di te i sentimenti. Ma
purtroppo per alcuni, o per fortuna per altri, i
sentimenti non muoiono mai.
Infatti vedere mia madre talmente agitata ed eccitata non
mi faceva di certo stare al settimo cielo, perchè il
merito di tutto ciò era un idiota appuntamento con chi
sa chi!!
-Valentine via quella gomma cara!!- si lagnò quella
appoggiando le mani sui fianchi.
La mia cara Teena....o forse è meglio che dica Val,
perché allora era ancora Val, dopo venne Teena, quella
piccola testa calda, che solo Dio sa, ora dove si trovi
quella matta.......comunque allora tra le mie braccia era
ancora la piccola Val dalle due lunghe trecce di capelli
corvini, che alle parole della mamma fece una smorfia
impercettibile, si tolse la gomma e la appiccicò al posa
cenere sul tavolino del piccolo salotto.
-Simon ma non ti sei ancora tolto quella sudicia felpa!!!???-
alzò la voce perdendo la pazienza.
-Dai vatti a cambiare....di corsa!!!-
Ma mio fratello stette fermo impalato senza muovere un
muscolo e ricordo ancora l' espressione dipinta sul suo
viso, nella quale mi rispecchiai: orgoglio, rabbia,
delusione.
Sapevo, sentivo dentro di me, che stava per accadere
qualcosa che inspiegabilmente avrebbe cambiato in modo
perenne la mia vita fatta di cose prevedibili,semplici,
calcolate, ke non mi riserbavano sorprese, perchè tutto
era parte di un piano ben preciso, e la vita non poteva
tirarmi brutti scherzi giacché era mia alleata.........ma
ad un certo punto ti svegli e scopri che tutto è
cambiato ed il problema è che non puoi tornare indietro,
il fottutissimo problema è anche che tu non hai potuto
fare niente per evitare ke ciò accadesse. è accaduto e
basta! Una risposta del cazzo lo so, ma quando tutto
cambia non hai più risposte giuste, esatte. La vita ti
lascia solo dei gran: forse e ma.......
E da quel momento in cui ti perdi l'equilibrio cui eri
attaccato per vivere o forse solo per sopravvivere, vai
completamente in pezzi.
Si raggiunge il Capolinea.
Una persona una volta mi disse, che quando si raggiunge
il fondo non si può far altro che rialzarsi e continuare
a tirare avanti. Non è detto che dopo vada sempre
meglio, perchè la vita vera non è un maledetto film.
Non voglio stare qua a raccontare quelle menate della
serie: dopo il buio c'è sempre la luce o cose così.....le
classiche belle frasi che ci ripetiamo in continuazione
per confortarci.......una persona una volta mi disse che
al peggio spesso non c'è mai limite e più si va avanti
più la merda aumenta.
L'importante è almeno tentare di godersela fino in
fondo, senza crearsi troppe pare.
Non so se questo tipo di pensiero è giusto, corretto.......chissà........forse........
-Simon dai siamo in ritardo!!-
Fece una smorfia battendo nervosamente il piede contro il
tavolino di ciliegio.
-Simon ma che ti prende??!!!- mielò quella ad un passo
dalla crisi di nervi.
-Che prende a te?- risposi io per mio fratello, con lo
sguardo fisso sul pavimento di linoleum.
-Come Mark?- chiese stupita girandosi verso di me.
-Tsk......insomma..............non ti rendi conto che
questa situazione è ...ridicola?!!- ringhiai , a braccia
incrociate ,con la skiena appoggiata al muro.
-Redicola?- scandì quella, sgranando gli okki senza
capire.
-Insomma.....- sospirai, poi ripresi gesticolando
nervosamente
-.....Da un giorno all'altro ci vieni a dire che hai
conosciuto un tipo e che oggi dobbiamo andarlo a
conoscere........Pork ma che ti succede? Stai dando i
numeri?-
Ammetto che feci fatica a dire quelle parole, ma
soprattutto ad usare quel tono! Non aveva mai osato
parlare a mia madre, se non affettuosamente.
Il mio comportamento era balzano ed insolito, ma infondo
pure il nervosismo da parte di mia madre era abbastanza
bizzarro.
-Non mi succede proprio niente Mark!!- sbottò lei di
rimando.
- Vedrete che vi piacerà ,è molto simpatico sapete...poi
ha un figlio che credo abbia la tua età- spiegò quella
dolcemente come se ci stesse parlando di una nuova marka
di pomodori. Capite? Come se tutto fosse la cosa più
naturale e semplice del mondo ed io invece il cretino
della situazione che non riesce a capire poveretto e si
fa delle pare assurde per hobby.
- So che per voi è strano che io mi sia affezionata ad
un altro uomo però....è così! Ed in un modo o
nell'altro dovete imparare ad accettarlo!-
-Come è così? COME é COSì??? Cos'è solamente perchè
conosci un tipo simpatico e carino dimentichi papà,
sappi che noi non ce ne siamo dimenticati!!!!Perchè
tradisci papà??!!!!!!- urlai con il mio sguardo da tigre
più tagliente delle ghigliottina, la mia voce rotta
dall'odio......a lei.......mia madre....quella che fin da
quando ero piccolo, di mattina mi svegliava aprendo le
finestre,facendo penetrare la luce del Sole nella stanza
che puzzava di chiuso e di notte, perchè diceva sempre
che non valeva la pena alzarsi al mattino senza prima
aver aperto la finestra e salutato il mondo........quella
che mi curava quando mi facevo male a calcio..quella che
ha sempre rispettato i miei sogni e non mi ha mai
intralciato nonostante le nostre condizioni finanziarie........quella
di quando è morto mia padre......il suo volto contratto
dal dispiacere, gli okki arrossati, ma che sempre
sprizzavano orgoglio e dolcezza......mia madre alla sera
e le sue canzoni senza le quali non riuscivo a chiudere
okkio.....
Ci sono attimi veramente interminabili.
Ci sono silenzi veramente assordanti.
Ci sono sguardi veramente insostenibili.
E quelli sono gli sguardi persi nel vuoto, che non
lasciano trasparire emozioni.
Forse perchè non hanno emozioni, forse perchè sono
troppo forti da riuscire a manifestarle.
Quello, lo sguardo di mia madre..
Henry il più piccolo si mise a piagniuculare. Valentine
lo zittì con un calcio negli stinchi.
La mamma rialzò lo sguardo, mi fissò negli occhi, alzò
il braccio e mi scagliò una sberla nella guancia .
In quell'attimo di stupore il mio corpo, in particolare
il mio pugno fu percorso dal gelido brivido e dall'
impulso di restituirle la delicata carezza, ma non lo
feci, un po' perchè infondo non ero così bestia, sapevo
placare i miei istinti animaleschi, un po' perchè subito
quella riprese parola, tanto che la mia testa non riuscì
nemmeno a connettere per bene il suo atto a dir poko
pazzesco
-Possiamo andare ora?-domandò con una voce non dolce,
non arrabbiata, non triste, semplicemente assente.
Il luogo dell'appuntamento non era molto distante da casa
nostra, perciò ci avviammo a piedi.
Se mi sforzo intensamente penso, credo....di poter ancora
sentire rimbombare nelle mie orekkie i rumori di quella
Tokyo: qualche radio che trasmetteva canzoni popolari, ma
in sottofondo il quasi impercettibile ritmo di una
frenetica ballata rock. Poi la gente: alcuni che
gridavano al mercato, le paroline dolci degli innamorati
e il flebile sussurro di una radiolina che annunciava
l'inizio della guerra in Vietnam. Ma tutti erano troppo
presi per preoccuparsi. O semplicemente si era già
sofferto abbastanza per la seconda guerra mondiale, in
cui molti cuori il ricordo era vivissimo, per pensare ad
altre disgrazie. Mi sembrò così Tokyo ai miei okki,
quel lontano giorno di fine estate: una città che voleva
solo abbandonarsi alla gioia.
Ma non sempre la vita da buoni motivi per ridere.
-Hei Markuccio!- mi chiamò Val tirandomi per i pantaloni
e distogliendomi dai miei pensieri.
-Dimmi Val vuoi che ti prenda per mano?- chiesi assorto
-Non sono più una bambina!!!- protestò lei vivamente
-Già scusa....tutto cambia.....- sussurrai accarezzando
la testolina mora di Valentine.
Per me sarà sempre un po' la mia piccola Val, come per
lui sarà sempre e solo Teena.
Per cercare un po' di pace, alzai il capo verso il cielo
celeste makkiato qua e là, da qualche nuvola argentata.
Se c'è una cosa che mi piace, quello è il cielo. è
stranamente confortante sapere che ogni cosa succeda, lui
è sempre lì.
Quando sono solo spesso mi capita di guardare il cielo.
Soprattutto di notte. Io e il cielo. E sempre meglio di
essere completamente soli.
Sta di fatto che quel giorno faceva bel tempo, ma delle
nuvole all'orizzonte potevano far presumere che forse da
un momento all'altro si sarebbe messo a piovere e tutto
quanto. Alla vista di quel cielo nella mia mente
riaffiorarono le lontane giornate di fine inverno, da
piccolo, quando c'era quel tempo che non potevo definirlo
né bello né brutto ed all'ora inspiegabilmente mi
sentivo triste e frustato poichè non capivo se faceva
abbastanza bello per uscire a giocare a pallone, o faceva
abbastanza brutto per restare in casa.
Sorrise debolmente nel constatare quanto non fossi
cambiato.
Fa abbastanza bello per essere felici oppure fa
abbastanza brutto per poter sentirsi tristi?
Non so....so solo che quel giorno era come se mi sentissi
svenire ogni passo che facevo.
Non mi sarebbe dispiaciuto svenire infondo. Svenire,
dormire, forse per secoli e rialzarsi dopo che tutto
fosse già passato, per saltare un pezzo di vita.
La vita è fatta di momenti bellissimi, ma ci sono
pure i momenti ove è tutto un grande schifo e pure quei
momenti morti, tanto che non ti senti neppure vivo, il
tempo passa ma non te ne accorgi. La vita è fatta così,
e a me va bene
Voglio vivere tutto.
Ora fissavo l'asfalto e le scarpe di pelle nuove, che
dopo quell'occasione importante, non avrai di sicuro più
rimesso.
Poi un'okkiatina di striscio a mia madre. Notai quanto
era bella. Era da una vita che non la vedevo così,
sembrava quasi una creatura ultraterrena, fasciata da
quel vestito lungo fino sotto i ginokki, aderente sulla
vita, senza maniche, di un color grigio tortora. I
riccioli castani parevano più soffici del solito.
Il trucco era leggero, ma era comuque truccata.
Era da quando era morto papà, che non si truccava più.
Già....da quando era morto papà. Papà era morto così
all'improvviso....talmente velocemente che non c'era
neppure stato il tempo per chiedersi perchè?.....dicevano
i medici che non aveva sofferto, ma che importanza poteva
avere per me in quel momento? Nessuna , nessuna
importanza! Papà era morto e basta ed ora la mamma ci
stavo portando a conoscere il suo nuovo partner.
Perchè? Semplice no!? Io avevo semplicemente fallito!
Io, che dopo la morte di papà avevo voluto mandare
avanti da solo la baracca e prendere il suo posto da uomo
di casa, avevo fallito.
Ed ora la mamma ci faceva conoscere un altro.
Odiavo quella, odiavo il suo nuovo partner, odiavo quella
bella giornata seppur leggermente nuvolosa di fine
estate, perchè è già abbastanza brutto sentirsi
tristi, ma essere tristi quando la natura risplende di
vita è ancora peggio, credetemi...ma soprattutto odiavo
me stesso!
Con lo sguardo ritornai al marciapiede, grigio come il
cielo , alle scarpe scomode di pelle, che dopo
quell'occasione non avrei di sicuro più rimesso.
-Si chiama Maximilian!- disse mia madre rivolta a me, per
riprendere la nostra solita armonia e calmare le acque;
per quell'appuntamento sapeva che non doveva avermi come
nemico.
-Ah....il cognome lo sai o non ci siete arrivati fino a
questo punto ?-
-Preferisce essere chiamato per nome comunque, anzi Maxi!-
sorrise voltando il volto verso me e i miei fratellini,
non cogliendo la mia provocazione.
-Che brutto nome Maximilian.......- sbuffò Valentine
grattandosi le gambe
-Cara non grattarti!!-
-Ma i collant prudono.....-
-Dai Val dobbiamo fare bella figura!- dissi con un'ironia
sottile e velenosa.
Se avessi voluto dar sfogo alla rabbia che provavo
dentro, avrei raso al suolo tutta Tokyo, altro che la
bomba di Hiroshima e Nagasaki!
Alzai lo sguardo dalle mie scarpe da ballerino di tip-tap
e proprio in quel preciso istante mi passò davanti la più
bella figa che avessi mai visto!
Giuro su Dio, anche se non so ,se esiste o non esiste,
che una ragazza più bella di quella non l'avevo mai
incontrata!
Un poeta o uno scrittore in questi casi, avrebbe scritto
un sonetto, ma io non ero nè uno scrittore nè un poeta,
ero solo un povero diciottenne arrapato e mi spogliai con
gli okki quel pezzo di gnocca.
E allora potevano anche fottersi mia madre, Maximilian,
anzi no, Maxi e tutti i miei problemi da complessato.
Se quello fosse stato un film, io e la ragazza ci saremmo
dovuti scontrare, ci saremmo guardati fissi negli okki,
ci saremmo dovuti accorgere di essere fatti l'uno per
l'altra e dopo lei avrebbe dovuto scacciare dalla mia
testa il mio turbine d'inquietudine, come solo le donne
riescono a fare.
Seguii con la coda dell'okkio la ragazza passarmi a
fianco, superarmi ed andare a finire in mezzo alle
braccia di un tipo.
Purtroppo la vita non è un film con il lieto fine, e se
è davvero un film ,io non sono incluso nel copione.
Fui molto orgoglioso di me stesso in quel momento, avevo
davanti
una promettente carriera come sfigato
Roba da entrare nel guinnes dei primati!!
Arrivammo con più o meno 15 munti di ritardo al Bar
Hokkusai. Era un lussuoso locale, sorto in un attiko, di
uno dei più alti palazzi di Tokyo. Era stato appena
inaugurato, almeno credo, sta di fatto che sapeva di
nuovo.
Dalle numerose finestre e porte finestre penetravano dei
pallidi raggi di Sole, ke diffondevano nel locale una
luce violacea a causa delle tende, appunto viola. Era
un'atmosfera piuttosto cupa per un bar; ma forse era
colpa dei miei okki, quel giorno resi miopi dallo
sconforto, ke vedevano tutto ricoperto da una soffocante
polvere di tristezza.
Sicuramente dalle cucine arrivava un inebriante profumo
di dolci tipici, ma fu la puzza di cera usata per il
parquet, quella di tabacco, ke si mescolava con l'aroma
dei fiori di lavanda ke arrivava dal balcone, creando un
contrasto che dava il voltastomaco, ke il mio olfatto
percepì.
Vi è mai capitato di sentirvi giù di giri? Beh.....io
lo ero in quel momento...e vi è mai capitato che quando
siete giù di giri nei vostri 5 sensi s'inneschi un
filtro, ke vi fa percepire solo le cose schifose? A me è
capitato e capita. è una sorta d'autolesionismo. Una
parte di me che non conosco deve essere masochista. Se ci
penso mi faccio paura da solo!
Appena entrati una giovane cameriera con aria da gran
diva, come se lavorare in un bar lussuoso la facesse
diventare chissà chì, chiese a mia madre
- Scusate signora avete una prenotazione?-
-Bè veramente.........non so se abbia prenotato....però........-cercò
di nascondere l'imbarazzo, sotto un sorriso forzato.
-Niente prenotazione, niente tavolo! é meglio che vada
in un altro bar....diciamo più.......economico signora!!-rispose
la cameriera mostrando un sorriso che pareva , più una
smorfia di chi ama sentirsi superiore.
A volte c'è della gente che mi fa perdere quel poko di
speranza che riservo nei confronti dell'umanità.
Prima ancora che potessi placare il prurito che mi era
salito alla mano, un uomo sulla quarantina d'anni spuntò
dal nulla, come una margherita.
-Tranquilla Miss Sherlie sono con me!- disse sorridendo
gentilmente ma con sicurezza. Portava i capelli grigi
tirati indietro dalla gelatina,quella stessa gelatina che
io odio, il naso affilato era ricoperto da delle quasi
impercettibili efelidi, gli okki erano due piccole
fessure dipinte d'argento. Non è che sono gay, ma devo
ammettere che era un bell'uomo. Ma più che la bellezza
era quel suo particolare fascino da uomo vissuto, che
attirava l'attenzione anche dell'osservatore più
distratto.
Quello era il famoso Maxi! Se pensate che non aspettavo
l'ora di vederlo per chiedergli l'autografo, vi sbagliate
di grosso.
-Ma certo signore! Vi faccio accomodare al vostro solito
tavolo-mielò la cameriera, alla vista del tipo.
Molto fiabesco non trovate?
Il bel principe ricco da far schifo, senza macchia, che
giunge all'ultimo momento a salvare la povera donzella,
dalle grinfie della megera.
Sogghignai silenziosamente.
Perchè? Beh.....perchè no? Scusate ma che accidenti
avrei dovuto fare? Piangere?! Ma no, diavolo no!
Fare a botte?
Non mi sarebbe dispiaciuto ma....non volevo sporcare il
vestito ovviamente......
Mi rimaneva solo da ridere! Di me, che ero patetico da
far morire e della situazione che alla fine era
maledettamente comica.
-Scusa per il ritardo Maxi ma sai com'è....... preparare
4 figli........- spiegò sorridendo mentre il tipo la
faceva accomodare alla sedia.
Sacrosanto che gentil'uomo!!
-Figurati ero qui solo da 5 minuti Clara non ti
preoccupare!-
-Questo bar è veramente carino!- sorrise tutta
soddisfatta ammirando il panorama, i figli perfetti, il
bar perfetto pieno di gente con la puzza sotto il naso.
Lessi l'espressione del suo volto e ci scommetterei
l'anima che per poki attimi si sentì piccola piccola, un
verme, e spaesata come se avesse perso la bussola.
Ed ammetto ke pure a me l'Hokkusai mise a disagio.
Ci si abitua agli squallidi quartieri poveri. Ci si
affeziona pure!
All'Hokkusai mi sentivo un eschimese all'equatore.
Mia madre appoggiò la borsetta beige d'originale pelle
finta sul tavolino e sospirò agitata. Sperava che tutto
procedesse per il meglio....
-Allora tu devi essere il famoso Mark! Tua madre mi ha
parlato molto di te!- iniziò Maximilian per scacciare la
tensione.
-Spiacente non posso certo dire altrettanto.- tagliai
corto, acido scrutando, l'espressione che si sarebbe
dipinta sul volto di mia madre.
-Eheehe conoscendo Clara sono sicuro che avrà trovato un
po' di difficoltà a parlarvi di me. Aveva paura di
ferire i vostri sentimenti.- spiegò Maxi sorridendo a
me, Val e compagnia bella.
-Sentimenti? Tsk.....pensavo che noi figli non avessi dei
sentimenti!!Lei mi ha proprio illuminato! S'intende di
psicologia o via dicendo?- continuai a sputare veleno,
allargando le braccia.
Quella fece per zittirmi, ma arrivò la cameriera alias
Miss Sherlie a prendere le ordinazioni.
-Mi scusi signori volete ordinare?-
-Ma certo! Per me il solito!
-Io una coppa gigante di gelato alla fragola-disse
velocemente Val per non lasciarsi sfuggire l'occasione di
ordinare quello che aveva sempre desiderato.
-Mmm....vediamo.....una ananas al naturale.- fece quella
consultando il menù
-Certo signora- sorrise la cameriera, ora tutto miele e
zukkero.
Strana magia hanno i soldi..
-Una coppa al cioccolato!- esultò Henry dondolando le
gambe sotto la sedia
-Pure io!!- gli fece eco Simon
-Io non voglio nulla.-
-Ma Mark?-
-Non ho fame!!!-
-Per mio figlio.............mmm...........una coppa di
gelato alla crema!-
-D'accordo signori!-
E la tipa scodinzolò via.
-A proposito Maxi dov'è tuo figlio?-
-Ah....dovrebbe arrivare tra poco.....spero che l'aereo
non sia in ritardo....l'ho fatto tornare a casa
dall'Europa giusto per quest'importante appuntamento!!.-
-é vero Maxi che tuo figlio ha la stessa età del mio?-
chiese lei entusiasta, come per farmi vedere che
conoscere Maxi era stata la più gran fortuna del mondo
visto che pure lui aveva un figlio addirittura della mia
stessa età.
Wow! Saremmo diventati amici per la pelle e avremmo
passato insieme lunghe estati con i piedi a mollo nel
mare a parlare di quanto fosse bella vita, dei nostri
primi amori eccetera eccetera.....
Altro che vincere alla lotteria!! Quella sì, che era
fortuna! Da Panico!! Cresceva sempre più dentro di me la
voglia di spararmi della varechina in vena.
-Certo! Hai 18 anni giusto? Dovrebbero essere qui a
momenti!
Penso che ti troverai bene con lui.-sorrise di nuovo
l'uomo.
Al primo impatto Maximilian mi sembrò il classico ricco
sfondato, pieno di sè da far schifo, che fa la corte
alle donne come un Casanova, che lucida la sua macchina
costosissima almeno una volta al giorno, che passa il suo
tempo, tra partite di golf, partite di polo e
ricevimenti; il classico uomo con crisi di mezza età,
che a causa della perdita d'interesse per il bridge si
dedica per scacciare la noia, a fare la corte alla prima
povera donna che bekka, illuminandole gli occhi con le
sue ricchezze e ipocrite buone maniere.
Se c'è una cosa che odio con tutto me stesso è
l'ipocrisia e la falsità.
Io sono molto bastardo e risulto antipatico a molta gente:
se uno mi sta a chiedere se mi piace...non so la camicia
che ha appena comprato o cose così insomma....., io gli
rispondo subito che mi fa schifo, anche se forse mi piace.
Sono bastardo per natura.
Prendo pillole per smettere, ma il dottore afferma che
sono inguaribile. Poi a volte m'incazzo per nulla. Spesso
lo faccio perchè mi annoio. Ma comunque preferisco
rimanere solo come un cane e arrovistare tra gli avanzi
della vita, piuttosto che guadagnarmi amici e tutto il
resto, con sorrisi forzati e via dicendo.
Sono fiera anche dei miei difetti.
Mi salì un forte senso di nausea e mal di testa.
-Uffa!! Ma quando arriva il gelato?!- piagnucolò
infastidito Henry
-Su. fa il bravo, arriva subito!- lo calmò mia mamma
-Eeheheh i tuoi figli sono davvero simpatici!!- rise Maxi
A quelle parole tirai fuori lo sguardo + cazzoso del mio
repertorio.
Ma che aveva da ridere il cretino?
-Ma se neanche ci conosci, come fai a sostenere che ti
siamo simpatici!?- sussurrai stizzito.
-Mark smettila!! Maxi scusalo ti prego.......-
-Nono non ti preoccupare Clara il *ragazzo* ha ragione!-
Non penso che il mio cervello abbia mai lavorato come in
quel momento per inventarsi una lunga sfilza di bestemmie
ed offese possibili, da lanciare al carissimo Maxi.
-Vedi Mark......-iniziò con quel suo modo di fare calmo
e rilassato
- Anche se non vi ho mai visto prima, è come se vi
conoscessi da un'eternità; vostra madre mi parla spesso
di voi!-
1-0 per Maximilian, che con quel bel sorrisone da Padre
Eterno, me l'aveva messa nel culo. Volevo agitare e
imbarazzare quel tipo, ma fu invece il contrario.
Finalmente Sherlie portò le ordinazioni.
Val iniziò ad ingoiare gelato alla fragola con panna
montata sopra, come se fosse stata una che non mangiava
da una vita, Henry si concentrò sulla gigantesca coppa
al cioccolato che si ergeva in tutta la sua bontà e
dolcezza davanti ai suoi occhi luccicanti; così fece
Simon che lasciata da parte la rabbia nei confronti della
mamma, iniziò voracemente a mangiare .
Insomma, sembrava che tutti davanti ad una coppa di
gelato, ananas e un bicchiere di brandy, si fossero
dimenticati della situazione, che secondo me sapeva solo
di merda, altro che di dolci!!. Tutti tranne il
sottoscritto si erano immedesimati nella parte della
felice famigliola della televisione; come se fosse tutto
perfettamente normale e fantastico ,che mamma si fosse
trovata un fidanzato, che facessimo merenda in uno dei più
costosi Bar di Tokyo, come se fosse naturale che i figli
fossero vestiti da festa, come se fosse maledettamente
normale che mamma si fosse dimenticata di papà, per
lasciarsi coccolare tra le braccia di un perfetto, odioso
sconosciuto di nome Maximiliam, anzi noooo Maxi!!
Ma io era l'unico a sentirmi schifo?
Sì! Che bello! Ne ero orgoglioso perchè mi piaceva
essere trasgressivo e contro corrente! Ero in preda ad
una silenziosa crisi di nervi, se vi interessa saperlo.
Giocherellavo ossessivamente con il portacenere,
girandomelo tra le mani. Quella situazione assurda
profumava tanto di normalità, da dare il capogiro. Un
senso leggero di nausea mi salì nuovamente alla gola,
anche se era tutta la giornata che per colpa della
agitazione non avevo toccato cibo.
Strinsi i pugni sotto il tavolo, chinai il capo e mi
imposi di respirare lentamente ,con regolarità. Ma quel
cretino del corpo non seguiva più il mio volere.
Un'altra ondata di rabbia mi prese;adesso non era contro
Maxi e quella, ma contro me stesso. Per non riuscire a
mantenere calma e distacco, per non essere riuscito in
tutti quegli anni a cavarmela abbastanza bene sia come
figlio, che come uomo di casa.
Forse se avessi lasciato il calcio non sarebbe finita così....sì...sicuramente...non
sapevo il perchè e come sarebbe andata diversamente, ma
sentivo che era così..
Si aggiunsero le vertigini. Iniziai a respirare
affannosamente con la bocca, come una locomotiva. Il mio
stato da donna incinta con le doglie, non potè passare
inosservato a mia madre che con preoccupazione mi chiese:
-Va tutto bene Mark?-
-Sisisi tutto ok!- tagliai corto con il viso tagliato da
piccole fredde gocce di sudore.
-Ci vuole un bicchiere d'acqua- suggerì Maxi
Sì......ce n'era bisogno......ma non volevo nulla da lui....
-No.....tutto a posto........-
-Miss Sharlie un bicchiere d'acqua!!-
-Ho detto tutto a postooo!!!!!- gridai sbattendo un pugno
sul tavolo, rovesciando il brandie. Una grande chiazza
giallognola si dipinse sulla tovaglia di pizzo . Con il
pugno tremante, puntavo con il mio sguardo da Tigre in
gabbia, ansimando, gli occhi grigi di Maximilian. Non
avevo intenzione di levargli da dosso il mio sguardo di
sfida. Maxi mi fissava con tenerezza e compassione . Non
mi considerava ai suoi livelli. Mi osservava con lo
stesso distacco, con cui un cacciatore osserva la sua
preda agonizzante; dall'alto al basso. Passò qualche
istante poi fui costretto ad arrendermi.
2 a 0 per Maxi.
Continuai a giocherellare con il porta cenere, esausto.
Fissavo la macchia di alcool, perchè avevo troppa
vergogna per alzare gli occhi e incrociare nuovamente
quelli grigi , la cui intensità e freddezza mi sapeva
vagamente di famigliare.
-Ah eccoti ! Sei arrivato finalmente!!- disse Maximilian
voltandosi in direzione di un ragazzo.
L'attenzione di tutti i seduti al tavolino, fu catturata
da quel nuovo venuto. Soprattutto la mia. Devo ammettere,
ke in quel momento mi mutai in un bacalà .Mi irrigidii e
il cuore iniziò a battermi a mille. Mi domando ancora
oggi, come feci a non aver un infarto.
Mi ricordo troppo bene l'immagine di lui che si
avvicinava con quel passo fiacco, trascinando i piedi....
i capelli erano corti, ma spettinati come se li avessero
tagliati con le forbici per tosare l'erba mal affilate,
aveva il viso dai lineamenti leggermente paffuti e gonfi,
i due okki neri e profondi, parevano due piccole fessure,
forse si era appena svegliato.
Ma fu il suo abbigliamento a colpirmi particolarmente.
Non era lui....almeno, era diverso dal rikordo che avevo
di lui......Dei larghi e vekki jeans sbiaditi, bagnati
nel the, con qualche strappo, sopra una camicia maniche
corte hawayana altrettanto larga. Il collo era avvolto da
una catena d'argento che portava come ciondolo il segno
della pace.
Aveva un aria un po' trasandata.
Completamente differente all'impatto che si poteva avere
con me. Io non per vantarmi, ma ero un gran figo quel
giorno.
Maximilian non potè evitare una occhiataccia di
disappunto, che fu subito messa in ombra da un caloroso e
forzato sorriso di benvenuto. Avvertii subito come un'
impercettibile quanto invalicabile barriera di
indifferenza tra quei due.
-Clara, ragazzi, vi presento mio figlio.....-
-Benjaminnnnn!!!!!!!!!!!!!- urlai scattando in piedi.
-Bè....non pensavo che vi conosceste già..........-balbettò
stupito Maxi
-Eccome se lo conosco!! è quello stronzo di Benjamin
Price, ke gioca con me nella Nazionale Giovanile
Giapponese!!-continuai a voce alta, come ero mio solito
fare, quando ero nervoso ed agitato, stringendo tra le
mani la tovaglia di pizzo.
Se pensate che fossi felice di vederlo, vi sbagliate.
Anche la lontana ipotesi che sarei potuto diventare
parente di quell'essere bastardo, pieno di se da far
schifo, irritante, arrogante, presuntuoso e tante altre
belle cose, mi fece rabbrividire.
-Già.....quanto tempo eh Lenders?!-mormorò
semplicemente Benjamin sedendosi. Nella sua voce non si
leggeva nè stupore, nè niente. Come se ritrovarsi come
figlio della nuova amante di suo padre, il peggior nemico
di tutti i tempi, Mark Lenders, non lo colpisse più di
tanto.Anzi..... non lo toccasse per niente.
Aggrottai la fronte incredulo. Ma quello era Benji??!!!
-Ti ho ordinato del gelato....-
-mmm......grazie........- biascicò
-Benjamin questa donna che hai di fronte è Clara Lenders!-
-Piacere signora!- disse pacatamente stringendo la mano
della mamma
Sacrosanto ero rimasto secco dal suo tono pacato e
gentile, proprio lui sempre pronto a parlare da
scaricatore di porto.
-Questi invece sono i suoi figli: il piccolo Henry,
Simon, la graziosa Valentine e il maggiore Mark, ma lui
già lo conosci a quanto pare.-
-Già......- rispose semplicemente
-Clara, ragazzi......sono felice di presentarvi mio
figlio Benjamin!- sorrise Maximilian mettendo una mano
sulla spalla del figlio. Benjamin roteò gli occhi,
mescolando lentamente il cucchiaio nel gelato. Non
l'aveva ancora toccato. Lessi un pizzico di
impercettibile amarezza nel suo volto e disgusto mentre
fissava perso il gelato alla crema.
-Sai Benjamin, ho deciso che non ritornerò più
all'estero, basta viaggi! Credo che mi fermerò
stabilmente in Giappone.- spiegò Maxi leggermente in
imbarazzo, incrociando le braccia.
-Capisco......- sussurrò Benji assorto giocherellando
con il gelato; secondo me non doveva piacergli molto.Il
gelato intendo!
Era l'unica cosa che si poteva riuscire a percepire dal
suo impenetrabile sguardo.
-Credo che....mi fermerò proprio qui a Tokyo a lavorare........-
Avete mai provato la sensazione che il tempo per un
attimo si ferma e il mondo vi caska sotto i piedi?
-Io appena posso torno a Fujisawa...- biascicò Benjamin
-Invece io ho pensato che è meglio se ti fermi pure tu a
Tokyo!-
-Come mai..?-
-Abbiamo...abbiamo vissuto per troppo tempo lontani..adesso
,visto ke possiamo, abitiamo vicini!!- sorrise Maxi
Non notai nessun cambiamento di espressione sul volte di
Price, era ancora assente, come se nulla e nessuno lo
toccasse.
-Ed inoltre ho pensato...abbiamo pensato....io e Clara di
andare a vivere insieme.....-
Sapevo, sentivo che sarebbe successo. Ma un conto è
sentirsi dentro che sta per succedere qualcosa di brutto
e un conto è quando quel qualcosa di brutto accade
veramente.
Quella era proprio una giornata che io definisco, scema.
E so fin da quando mi alzo dal letto che dirò cose
sceme, farò cose sceme e tutti mi diranno dello scemo.
Perchè allora non rimango a letto nelle giornate sceme?
Mah...non faccio mai cose cosìfurbe in una giornata
scema.
Bonny
p.s Ringrazio tutti quelli che non mi conoscono
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