Non mi sono mai sentito davvero
amato.
Anzi, per tutti sarebbe stato meglio se io non fossi mai
nato. Per mio padre, per il mio popolo.
Per mio fratello.
Già, mio fratello. Il fratello che avevo tanto sperato
di avere, e che poi finii per odiare.
Odio.
Crebbi nellodio, senza saperlo
repressi la mia
rabbia.
La repressi, sì, nella speranza che tutto, un giorno,
sarebbe cambiato.
Che qualcuno mi avrebbe sorriso con sincerità, senza
dover sentire mai una voce familiare ma allo stesso tempo
estranea, gelida dire:
Tu non esisti, per me. Equivali a zero.
Abbassare gli occhi.
Abbassarli, rimanere in silenzio.
Non avere il diritto di parlare.
E con dolore, una volta solo, domandarsi infine se
davvero si esiste, in questo mondo.
In questo universo.
Volevo allontanare lodio, nella speranza che tutto
fosse solo un brutto sogno.
Un sogno da cui non mi ero ancora svegliato.
C e n t i n e L
scene 1
- Dream In A Sunny Day -
Cè un uomo.
Un uomo
nellombra.
E alto. Forte.
Mi parla
Mi parla con tristezza
Voi due siete completamente diversi.
Lui onorerà questa fiera razza, tu non potrai farlo.
No. Non potrete mai condividere lo stesso destino.
Lo so, è una verità difficile da accettare.
Perdonami, se puoi
ma il mio rango mi impone tutto
questo.
Le nostre leggi, mi impongono tutto questo.
Il mio orgoglio.
Perdonami
Perdonami, Centinel
.
Buio. Tutto svanisce. E poi
poi la luce
Tanta luce
Cen? Cen, svegliati
.
La voce chiara e dolce di Tyon lo fece tornare lentamente
alla realtà. Aprì gli occhi. Fili derba verde
brillante gli sfioravano le guance, e un sottile dito di
terra scura, allorizzonte, divideva per un paio di
chilometri linfinita distesa azzurra del Mare di
Quarren.
Mh?.
Cen, ti eri addormentato di nuovo.
La guardò per qualche secondo senza dire nulla, poi si
mise seduto. Fece un lungo respiro, riempiendo i polmoni
dellaria frizzante di quella mattina.
Sono un po preoccupata, mormorò
intanto lei, inginocchiata al suo fianco. Ultimamente
questa sonnolenza ti coglie spesso.
Il ragazzo dai lunghi capelli color fuoco sorrise. Dalla
corporatura muscolosa ma ben proporzionata, aveva la
pelle chiara e due profondi occhi grigi, dal taglio un po
allungato. Sembravano sempre persi in qualcosa di
lontano, e malinconici.
Non devi, disse quindi, scotendo piano il
capo. Non voglio più che tu ti preoccupi per me,
perché non ce nè bisogno.
Tyon abbassò il capo, un po imbarazzata. Non
riusciva a sostenere quello sguardo per più di un paio
di secondi
no, proprio non ci riusciva. Quanto si
sentiva stupida
Ehm
stavi
stavi sognando?, chiese,
tentando di mascherare il suo stato danimo. Ti
agitavi
.
A quella domanda, Centinel rimase in silenzio. Per un po
lunica cosa che Tyon ebbe come risposta fu il
soffio del vento, tiepido e leggero. Alcune ciocche dei
suoi lunghi capelli argentati si alzavano nellaria,
mentre il disco del sole, sopra di loro, li scaldava,
splendendo fra le due principali lune di Corel.
Sì, stavo sognando, mormorò poi, dopo più
di un minuto.
Tyon annuì.
Mi dispiace non poterti aiutare. Se solo potessi
se
solo conoscessi lantica arte della lettura della
mente, io
, iniziò a dire, ma il ragazzo la
interruppe.
Hai già fatto tanto per me. Tutti qui avete fatto
tanto, per me
forse fin troppo. Non vi siete mai
preoccupati di sapere chi ero
da dove venivo. Sai
.
Strinse le ginocchia al petto, sollevando gli occhi
tristi al cielo terso.
Sembrò improvvisamente più piccolo, e innocente come un
bambino.
alcune volte ho come il netto presentimento
di non dover esserci, qui. Di non dover esistere. Come se
fossi stato solo un errore
.
A quelle parole, Tyon gli prese le mani, avvicinandosi di
scatto.
Smettila! Non dirlo
nemmeno per scherzo!.
Centinel si voltò, accorgendosi dei suoi occhi viola
pallido velati di lacrime. Le posò una mano sulla
guancia.
Scusami
.
Lei scosse il capo, cercando di non piangere. Il ragazzo
rimase per lungo tempo a guardarla, accarezzando
lentamente la sua morbida pelle di un tenue azzurro
perlaceo.
Tyon non poteva capire
come avrebbe potuto,
dopotutto?
Lei possedeva tutto. Tutte le certezze, tutte le risposte.
Ma lui
dopo cinque anni, ancora
non si
ricordava nulla.
Nulla, se non il suo nome.
Centinel
Aveva un così bel suono. Gli piaceva. Forse, era per
questo che non laveva dimenticato, come invece era
successo per tutti gli altri suoi ricordi. Ci aveva
pensato spesso, a dire la verità. Già. Magari, tutto
quello che aveva scordato laveva scordato proprio
perché non si trattava di qualcosa di bello. E
risaputo
si tende a rimuovere quello che causa
dolore
si cerca di seppellirlo
di coprirlo, in
tutti i modi
Chi sono io? E da dove vengo?
Perché
perché sono qui?
Perché?
No
forse
è meglio non chiederselo
Sì
sì, è meglio
Passò per lultima volta una mano fra quei capelli
di seta, poi si alzò. Tyon riaprì gli occhi, sorpresa
dal suo brusco allontanamento.
Dove
dove vai?.
Centinel fece un grande respiro. Osservò il mare davanti
a lui, vasto e brillante. Il cielo, la terra, e oltre. Un
punto lontano, visibile solo allo sguardo dellanima.
Della sua anima.
A pensare, credo, rispose poi, con un tono di
voce appena udibile. Guardò ancora verso Tyon,
sorridendogli con la sua solita dolcezza velata di
malinconia. Anche gli occhi, le cui iridi grigie
assomigliavano a gocce argentate, sembrarono sorridere
con le labbra.
Sollevò il mento e, leggero come un soffio, si alzò in
volo dalla collina. Una volta sopra la valle iniziò
quindi a scendere, dirigendosi verso un fiordo nascosto
fra le scogliere più lontane, oltre alle spiagge di
sabbia fine.
Senza dire una parola, lei lo seguì con lo sguardo, fino
a che, diventato un punto minuscolo, Centinel scomparve
dalla sua vista. Allora anche Tyon si mise piano in
piedi, e la sua sottile figura, eterea come quella di un
angelo, rimase così, in mezzo a quel prato, illuminata
dal sole. Un sole caldo di una giornata bellissima.
Ti amo, Cen.
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