UN
LUNGO PIANTO PER UN DEBOLE SORRISO
Ed eccola infine, Lothlòrien. Ma cosa rimaneva ? Cosa
gli poteva assicurare di essere arrivato nel punto giusto
?
Da lassù si vedeva solo un grande fiume che passava in
mezzo a una distesa nera e grigia. Nulla suggeriva che
quella terra era la vera Lorien.
Non ci mise molto a scendere seguendo l'Argentaroggia e
li si mise a vagare per quella landa desolata La Valle
della Caduta di Lorien.
Cosa cercava veramente non lo sapeva nemmeno lui, ma
sentiva di dover attraversare almeno in parte quel luogo.
Il cavallo si destreggiò bene tra i rami secchi e
bruciati e la cenere e Legolas arrivò fino a quella che
doveva essere una via terrena del regno elfico.
Vi era un lungo e largo sentiero coperto di cenere e
carbone che hai lati aveva i resti dei tronchi dei
Mellyrn. Doveva essere molto bella quella via, una volta.
In quel momento dietro di lui sentì un brontolio ed era
anche vicinissimo. Con un rapido scatto si girò tendendo
l'arco e puntando direttamente alla testa di chiunque
fosse dietro di lui.
Anhel stava li acquattata in silenzio ad osservare il
cavaliere elfico. Chissà cosa era venuto a fare li. Poi
d'un tratto il suo stomaco emise un lento brontolio. Era
giorni che non metteva nulla sotto i denti.
Appena rialzò lo sguardo sul cavaliere si accorse che
questi stava per tirarle una freccia. Cadde a terra
spaventata.
Legolas si accorse che aveva davanti a se un Elfo e non
un Orchetto o chissà cos'altro. Pareva essere
terrorizzato da lui. I grandi occhi celesti erano
spalancati e pieni di lacrime dalla paura.
Anhel si spinse più indietro, poi si rialzò cercando di
scappare e sentì gli zoccoli del cavallo che la
seguivano. Corse a più non posso fino al suo albero e li
si arrampicò velocemente.
Legolas rimase stupefatto nel vedere un Elfo ancora li, a
Lorien, e sapeva che se questi rimaneva li era in
pericolo, ma rimase ancora più sorpreso quando vide un
Mellyrn alto e grande stagliarsi superbo contro il cielo.
Non era stato sfiorato dal fuoco e non era stato bruciato
o cambiato nel suo aspetto se non che ora sembrava ancora
più bello perchè unico.
Scorse anche il niphredil ai suoi piedi. Anche quel fiore
pareva magnifico, ancora più di quanto non fosse.
Splendeva come una fiamma bianca nella piccola chiazza di
verde che circondava sia l'Albero che il Fiore.
Nel suo arrampicarsi Anhel mancò un ramo e ricadde a
terra dolorante.
Legolas scese da cavallo per avvicinarsi e lei si strinse
al tronco -Non devi avere paura. Non ho intenzione di
farti male. Come ti chiami ?-.
Anhel non capì nulla di ciò che le disse, ma alla sua
domanda sapeva rispondere -Mi chiamo Anhel- avrebbe
voluto chiedergli un sacco di cose, ma non poteva fidarsi
e poi non sapeva come chiedergliele
-Perchè sei qui ? E' pericoloso, non lo sapevi ?-.
Legolas vide che l'Elfo lo guardava con lo sguardo vacuo
-Imdren ni det durnidlef ?- ma ancora non
rispose.
Passò un minuto che ad Anhel parve interminabile poi
riuscì a parlare -(traduciamo)Ho paura- disse in elfico.
Questo era tutto quello che riuscì a dire
-Non ne devi avere, io non voglio farti male. Perchè sei
qui? Sei da sola?-
-Si-.
Legolas la guardò meglio, doveva avere solo una manciata
di anni in meno di lui (usando il metro degli anni degli
elfi si intende). Gli occhi le lacrimavano, il suo viso
era graffiato, la veste sporca e strappata e il braccio
rosso, gonfio e insanguinato.
La riconobbe all'istante. Era lo stesso elfo che aveva
visto il giorno dell'incendio e anche a Brea -Come hai
fatto a venire fino a qui da Brea ?- le chiese stupito
-E tu come sai che io ero li? Non sarai venuto qui per
riprendermi? Oppure sei un amico di Rétear?- il
terrore la schiacciava sempre contro l'albero e la faceva
appena parlare.
-Io ti ho solo visto quando cercavi di scappare, però
vedo bene che sei malata e ferita. Non puoi rimanere qui
ti porterò via-
-No- esclamò -Non mi porterai da nessuna parte. Non mi
muovo. Io non mi fido di te! Mi hanno detto che mi
volevano curare e poi mi hanno imprigionata. Non voglio
venire con te!- urlava, ma poi la sua voce divenne un
sussurro, ma era deciso.
Legolas si avvicinò a lei inginocchiandosi -Se non vuoi
venire con me promettimi almeno che sarai qui quando
tornerò con le medicine che ti servono-
-No- ripetè -Tu vai a chiamare degli amici e con loro
sarete in tanti. Mi volete riportare indietro, ma io non
ti aspetterò- poi riuscì finalmente a scoppiare a
piangere, da quel giorno dell'incendio aveva al massimo
lacrimato -Non voglio tornare indietro- sussurrò tra i
singhiozzi
-Preferisci rimanere qui e morire?-
-Si, almeno sono a casa- gli rispose.
Un grande senso di tristezza invase Legolas. La capiva,
anche lui avrebbe detto la stessa cosa. Ma non voleva
lasciarla li. Vedeva bene che la sua era una brutta
infezione al braccio e la stanchezza si leggeva sul suo
volto. Probabilmente doveva avere anche una febbre
terribile. Eppure doveva far si che si fidasse di lui.
La abbracciò anche se lei cercò di liberarsi e la
consolò. Non parlò, ma riuscì a consolarla lo stesso -Ti
prego di fidarti di me. Non ti riporterò dagli Uomini,
se fossi dalla loro parte ti avrei fermato quando ti ho
incontrato a Brea. Se vuoi saperlo ti porto a Imladris da
Elrond- Una voce pacifica, suonava tranquilla e distesa.
Non doveva essere di una persona che le voleva far male -Non
senti che il tuo braccio sono giorni che sanguina? Chissà
quanto sangue hai perso fin'ora-. La prese fra le braccia
e salì su di un cavallo.
-Ma io non voglio lasciare questo posto- disse piano. La
sua voce si sentiva appena -Se viene qui Sauron io dovrò
essere qui... lui mi sta-.
Legolas cercò di guardarla in viso. Com'era possibile
che sapesse di Sauron? Che sapesse che sarebbe arrivato
Lui, cosa che nessuno sapeva o poteva pensare? Ma era
svenuta. Anhel non ricordò più nulla di preciso di
quello che sentì e pensò solo che rimase tra le braccia
di un angelo che era venuto a salvarla.
Legolas guardò ancora una volta il Mellyrn e il
Niphredil e partì alla volta di Gran Burrone.
Aprì gli occhi e un raggio di sole la colpì. Con un
movimento brusco si riparò con la mano, ma si accorse di
non poterla muovere dal troppo dolore. Quando si fu
abituata alla luce si guardò meglio intorno a se.
Ma non riusciva a vedere bene, la sua vista era offuscata.
Qualcosa si mosse vicino a se. Alzò la testa e scorse
una figura grigia.
Il panico si impossessò di lei: dov'era? Chi l'aveva
portata li?
Si mise a sedere. Non ricordava bene più nulla.
Si spaventò ancora di più quando, nel girarsi, vide una
figura più scura vicino a lei e si accorse che ve
n'erano altre due -No! Lasciatemi stare! Non voglio
venire, preferisco morire!- disse con un sussurro e
spaventato, afferrò forte la coperta sotto di lei, come
se le potesse dare conforto -Lasciatemi morire- singhiozzò
chiudendo gli occhi -Aiuto...-
-Ti chiederei di non muoverti perchè stai male e sto
cercando di curarti- le disse una voce. Chiuse gli occhi
e svenne di nuovo. Il braccio, non lo sentiva più, era
solo dolore.
Quando si svegliò si trovò in una stanza, in un grande
letto dalle lenzuola bianche e profumate. Era sola e non
sentiva nessun rumore provenire dalla finestra aperta.
Aveva il braccio e il petto fasciato. Una benda le
copriva un occhio e numerose altre bende la fasciavano in
molti punti del corpo.
Si mise a sedere. Poteva vedere poco con l'occhio che non
era bendato,ma scorgeva una finestra che dava su di un
terrazzo.
Uscì dalle coperte, ma cade a terra scoprendo così non
poter stare in piedi. Gattonò fino ad arrivare ad una
ringhiera di legno che circondava la terrazza. Si aggrappò
alle sbarre di legno intagliate con disegni e lì rimase
inginocchiata a terra, a piangere.
Pianse a lungo come se fosse stato il pianto di una vita.
Qualcosa di umido le toccò la mano ed alzò lo sguardo.
Una forma scura più in basso di lei e molto grande.
Allungò la mano oltre il balcone e sentì che davanti a
lei vi era qualcosa di liscio e dal pelo corto. Era un
cavallo, un cavallo nero.
Rimase molto tempo ad accarezzarlo mentre piangeva, o
almeno così le era sembrato, e cantò a bassa voce una
canzone che resa nella Lingua Corrente faceva più o meno
così:
Attraversare montagne ostili e oscure vallate
scappare dalla prigionia e dalle frustate
temere la notte e i passaggi scoperti
fuggire ad esseri malvagi e a sguardi dei sentieri
segreti esperti.
Ma non arrivare
Non vedere la propria casa come si sperava
Dove la propria felicità dimorava
Ritrovarsi senza vedere
In un posto ignoto che si può solo temere
Arriverà il giorno in cui potrò ritornare a casa?
Non riusciva a capire dov'era. Dopo lo sforzo fatto per
arrivare al terrazzo la sua vista era peggiorata. Scoppiò
di nuovo a piangere. Questa volta le sembrò di star
piangendo troppo, ma non riusciva a smettere. Singhiozzò
ancora per tanto, fino a quando il cavallo fece un
movimento che volle sembrare un tentativo di consolarla -Sto
piangendo come fanno i miei fratellini- sussurrò
abbracciando l'animale -Sembro una bambina piccola, ma io
ho tanta paura. Ti prego dimmi dove siamo-.
Il cavallo non si mosse per molto tempo, poi sbuffò ed
emise un leggero nitrito e si allontanò -No!- esclamò
spaventata -Non andartene! Non voglio rimanere qui da
sola, aspettami!-
-Eccolo qui- disse una voce che si avvicinava
-E come avete fatto a recuperarlo?- chiese un'altra
-Beh, l'ha portato qui Legolas. Come già detto era
ancora a Lorien e Legolas ha detto che non ci si poteva
avvicinare a lui dalla troppa paura che aveva.
L'ha portato da Elrond perchè sperava che lui, la bontà
degli Elfi e anche Aragorn potessero curarlo, ma non si
è ancora ripreso-.
Anhel avrebbe voluto fuggire. Ma lei era sola... sussurrò
qualche parola in elfico alla figura del cavallo che si
stava allontanando. L'animale si fermò a guardarla. Per
come la vedeva lui era un Elfo femmina, piena di ferite,
ma fasciate, con un vestito tutto sporco e rovinato e gli
occhi azzurri rossi di pianto. Ma gli trasmettevano una
tristezza e una paura infinite, quindi tornò sui suoi
passi.
Appena Gandalf e i quattro Hobbit entrarono nella camera
si mostrò davanti ai loro occhi una scena alquanto
bizzarra e particolare. Un elfo femmina se ne stava
seduta a terra e davanti a lei un cavallo allungava il
muro oltre le sbarre della ringhiera del balcone -E
quella chi è?- chiese Pipino
-Suppongo sia ciò di cui stavamo parlando: l'Elfo che ha
portato qui Legolas. Vallo a chiamare- e l'Hobbit corse
via, mentre Gandalf si avvicinava con cautela.
Anhel vedeva una figura grigio bianca che si avvicinava e
la paura la assaliva -Chi sei tu?!- chiese in elfico non
potendo più trattenersi dall'urlare qualcosa.
Gandalf si fermò -Il mio nome è Gandalf, il Bianco. Non
hai mai sentito parlare di me?- ma Anhel non rispose.
L'Elfo continuava a guardarsi in giro invano, lo stregone
notò che non ci vedeva -Non hai nessun motivo per avere
paura, sei ad Imladris, la casa di Elrond, qui vivono
tanti elfi come te-.
Frodo, Sam e Merry guardavano la scena in silenzio, poi
arrivò correndo Pipino seguito da Elrond e Legolas.
Elrond si fermò dov'era Gandalf perchè si accorse che
al vedere altra gente arrivare Anhel aveva indietreggiato
e il cavallo sembrava volerla proteggere -Noro lim- disse
Anhel al cavallo -Noro lim- e l'animale trotterellò un
po' più lontano scomparendo alla debole vista dell'Elfo.
-Ai na vedui! Mae govannen- le disse Legolas -Come stai?
In tanti ti hanno curato-.
Anhel non gli rispose -Non ti ricordi di me? Ti ho
portato qui da Lorien- le disse in elfico
-Non c'è bisogno che tu abbia paura non ti faremo nulla-
disse Merry avvicinandosi
-Non ti capisce- spiegò Legolas -Parla solo l'elfico. Se
le parli nella Lingua Corrente non potrà risponderti-
-Come? Ma come facciamo a chiederle come si chiama? E
quanti anni ha?-
-Anhel- rispose lei, l'unica cosa a cui sapeva rispondere
-Io mi chiamo Anhel. Come ti chiami?-
-Merry, io mi chiamo Merry. Vedi che mi capisce!- esclamò
contento -Quanti anni hai? Perchè eri da sola a Lothlòrien?-.
Anhel scosse la testa in segno che non lo capiva -Mi
chiamo Anhel- ripeté
-Probabilmente sa solo questo- spiegò Gandalf che
approfittando della distrazione dell'Elfo aveva fatto
avvicinare Legolas e Aragorn, arrivato silenziosamente.
Le parlò in elfico -In questa casa vi è Galadriel come
ospite e amica di Elrond. Non hai da temere stando qui-.
Anhel era stanchissima e la testa le pulsava forte,
chiuse gli occhi e abbassò lo sguardo -Sono stanca.
Stanca di fuggire, non ho fatto altro che camminare in
questi giorni. Voglio la mia famiglia- Legolas si chinò
su di lei e si sedette al suo fianco. Aragorn rimase a
guardarla -Voglio tornare a casa. Sono stata portata
tanto lontano-
-Dove sei stata?- chiese Gandalf che ne voleva sapere di
più
-Io sono uscita di casa e sono corsa via perchè non ero
di buon umore. Quando sono tornata la mia casa e le altre
erano tutte rosse. C'era il fuoco nella foresta e tutto
si stava distruggendo bruciandosi.
Io volevo andare a casa a vedere se era rimasto qualcuno,
ma non vi era anima viva. Poi mi hanno preso con una
freccia, l'albero è caduto, sono arrivata a terra e mi
hanno caricato su di un carro- si fermò perchè i
singhiozzi le impedivano di parlare -Poi ho viaggiato per
tanti giorni senza mangiare e siamo arrivati in un posto
che si chiamava... Non mi ricordo come si chiamava. Lì
è arrivato Rètear lui ha cercato di insegnarmi
la sua lingua e mi ha consolato tante volte. Poi non mi
ricordo bene. C'è stata una lotta e lui mi ha fatto
fuggire- si nascose la faccia fra le mani -Ho camminato.
Tanti soli sono sorti e tante lune tramontate. Ho
camminato tanto tempo che non sono riuscita a contarlo.
Quando finalmente sono arrivata a casa... non c'era più.
Non c'erano più alberi, ne fiori. Non c'erano i miei
amici e la mia famiglia. Non c'era più nulla. Poi
qualcuno è venuto a prendermi e ora sono qui-
-Quel qualcuno sono io- disse una voce vicina a lei -Mi
chiamo Legolas, Anhel-
-Io voglio tornare a casa, ma la mia casa... non c'è più.
La mia famiglia e quelli a cui voglio bene non so nemmeno
se siano vivi. Io non riesco nemmeno a camminare, a
vedere.
Non posso più fare un passo... A questo punto, avrei
preferito morire-.
Aragorn si inginocchiò davanti a lei e pianse
abbracciandola. I presenti rimasero stupiti, ma tutti
sapevano che ciò che qyell'Elfo femmina stava dicedo
sarebbe stata la stessa cosa che avrebbe detto lui
parlando di Minas Tirith -Anche io- disse -Volevo tornare
a casa mia. Ma non c'è più. Anche la gente che
conoscevo io è per la maggior parte morta. Io ero il
loro capo e le loro vite erano sotto la mia responsabilità.
Non ho saputo difenderli come avrei dovuto.
Ho fallito. E ora non ho più nulla-.
Gli Hobbit piangevano per il solo fatto di aver sentito
la voce di Anhel disperata e soffocata dalle lacrime.
Erano tristi anche se l'elfico non lo capivano.
Frodo rimaneva impassibile, lui aveva capito cosa si
erano detti, ma non riusciva a piangere. Sentiva solo la
grande solitudine che provavano Aragorn e Anhel.
Gandalf non batteva ciglio e sembrava assorto nei suoi
pensieri.
Legolas seduto di fianco ad Anhel lacrimava in silenzio.
La tristezza che si era portato in tutti quei giorni e
quella che gli avevano trasmesso Aragorn e l'Elfo era
ormai troppa per lui e i suoi begl'occhi azzurri si
inumidivano.
Si svegliò per la seconda volta quel giorno, ma ora
poteva vedere bene con l'unico occhio che poteva aprirsi.
Si alzò e zoppicando si avvicinò ad un mobile con una
sedia e si sedette stancamente. Davanti a se c'era uno
specchio. Aveva una benda sull'occhio destro e molti
graffi in faccia. Due cerotti le coprivano la tempia
destra e un altro la guancia sinistra. Il braccio
sinistro era totalmente fasciato e riusciva a muoverlo
poco e con dolore. Altre fasce le coprivano il ginocchio
destro e altri cerotti. Nonostante tutte quelle ferite si
sentiva pulita. Dovevano averla lavata e poi medicata.
Una veste bianca stava sulla sedia e se la mise con molta
lentezza perchè i movimenti che poteva fare erano minimi
e poi iniziava già a sentirsi stanca.
Uscì dalla stanza e guardò il corridoio.
Le pareti di legno lucido sembravano andare avanti senza
fine e davano la sensazione che, anche se formavano un
angolo, dietro di quello ci sarebbe stata un'altra via
interminabile.
Forse perchè era un Elfo come chi vi viveva o solo per
semplice fortuna non fece fatica a trovare l'uscita anche
se ci arrivò con grande lentezza. Sentiva come se i suoi
piedi fossero pesanti e il pavimento in salita. Quando fu
all'aria aperta si sentì distrutta e sarebbe caduta a
terra se Legolas non fosse sopraggiunto correndo e non
l'avesse sorretta -Non dovresti essere qui. Stai ancora
male e affaticarti non farà altro che peggiorare la tua
situazione-.
La accompagnò a sedersi su una panchina del giardino.
Anhel si sedette e lo guardò bene per la prima volta.
Un Elfo alto dalla corporatura muscolosa, ma allo stesso
tempo leggera e armoniosa. I capelli biondi ondeggiavano
al vento e gli occhi azzurri la osservavano preoccupati.
Distolse lo sguardo da lui, come imbarazzata di
ritrovarsi ad guardare qualcuno così intensamente -Tu
sei Legolas?- chiese in elfico (ricordiamo che tutto ciò
che dice Anhel o che le viene detto è sempre in elfico)
-Si. Sono un Elfo di Bosco Atro. Come ti senti?-
-Male- rispose e lo guardò sorridendo.
Legolas vide sorridere Anhel per la prima volta, ma era
un sorriso pieno di malinconia e tristezza -Grazie. Devo
ringraziarti e lo faccio con il cuore. Se tu non fossi
arrivato io sarei... morta- faticò a dire quest'ultima
parola -Devi scusarmi se ti ho trattato male. Ora non
ricordo cosa posso aver detto o fatto, ma per qualsiasi
cosa ti chiedo di perdonarmi. Non volevo farlo apposta,
ma non mi potevo fidare di nessuno. Fidarmi, fino a
questo momento, aveva voluto dire soffrire, essere
intrappolata e sfruttata. Grazie per avermi portato qui.
Qui credo che ci sia gente che non approfitterà della
mia fiducia. Grazie per aver cercato di consolarmi.
Grazie per avermi aiutato. Grazie-.
Legolas sorrise e la guardò con tenerezza. Era solo un
poco più giovane di lui, i biondi capelli raccolti in
una lunga treccia e gli occhi azzurri che riflettevano
tutto ciò che vedevano come uno specchio. Vide che stava
tornando triste un'altra volta, la abbracciò e fu
contento di sentirla vicina -Non c'è bisogno che mi
ringrazi. Sono io che dovrei. Io ero li quel giorno, sono
arrivato quando era già iniziato l'incendio. Ho salvato
Galadriel, avrei voluto salvare altri Elfi e anche lei e
il mio compagno di viaggio avrebbero voluto, ma non
potevamo. Ho visto tanti della tua gente essere catturata
e portata via. Orribile. Era orribile stare a guardare
con le mani legate, senza poter fare nulla. Io sono in
buoni rapporti con Galadriel e amo gli Elfi di Lothlòrien
come se fossero anche loro parte del mio popolo. Ho
sofferto molto nei giorni prima di trovarti perchè era
stata ferita una parte di me, dei miei ricordi. Avevo
bisogno di qualcosa da fare, anche poco, per sentire di
aver fatto almeno qualcosa di non essere rimasto solo a
guardare.
Grazie Anhel, salvando te sento di aver fatto qualcosa di
utile. Salvando almeno un Elfo so di non aver fatto il
gioco del Nemico. Grazie-.
Anhel sentiva di aver trovato qualcuno che aveva sofferto
come lei con il quale poter parlare e magari chiedere
aiuto -Legolas- disse allontanandosi da lui -Io- non
riusciva a parlare, sembrava vergognarsi di dire quello
che le era venuto in mente
-Dimmi pure. Ti senti male? Sei stanca?
Preferisci tornare in stanza? Se vuoi sarò ben felice di
accompagnarti-
-No, grazie per la tua premura. Ciò che ti voglio
chiedere però è più semplice.
È tantissimo tempo che non mangio nulla e avrei appetito-.
Legolas rise e non rideva da tanti giorni.
Quando poté uscire in giardino dopo aver mangiato cercò
il cavallo che l'aveva consolata, ma dopo qualche passo
si sentì stanca e si sedette a terra. Era ancora troppo
debole e sembrava che delle catene la tenessero legata al
terreno.
Quattro Hobbit si avvicinarono a lei e uno di loro cercò
di parlarle -Come ti chiami?-
-Anhel- rispose rialzandosi
-Io sono Pipino- rispose orgoglioso -Sam e Frodo- disse
indicando gli altri
-E adesso cosa pensi di dirle se non ti può capire?-
chiese Sam -Mastro Peregrino non ha molto giudizio di
questi tempi-
-Io volevo solo presentarmi, e poi sarà impaurita quindi
se conosce altra gente le sembrerà di poter ricevere
aiuto da più persone- ribatté l'altro Hobbit indignato
-Non so parlare bene l'elfico, ma qualcosa so dirti-
disse Frodo ad Anhel -Noi veniamo da Occidente, hai mai
sentito parlare di Hobbiville?- chiese.
L'Elfo lo guardò intensamente e a lungo senza dire nulla
-Tu... non ti trovi bene con me- gli disse poi.
L'Hobbit rimase colpito, ma era vero -Si. Ho una strana
sensazione quando ti guardo e ti parlo. Anche solo la tua
presenza. E' una sensazione ostile, ma io non ti odio-
-Lo so. Io invece provo molta fiducia in te anche se non
ti conosco-.
Camminando lentamente con il suo bel bastone in mano
arrivò Gandalf e si fermò davanti ad Anhel e la guardò
pensieroso -Posso domandarti una cosa?- le chiese
osservando il cielo azzurro e limpido
-Certo Signore. Qualsiasi cosa- rispose
-Ho parlato con Legolas. Era molto colpito e felice.
Felice perchè ti ha salvato. Noi tutti ti ringraziamo
perchè prima del tuo arrivo il nostro amico era sempre
triste. L'incendio a cui ha assistito senza poter
intervenire l'aveva ferito e poi vi erano anche tutti i
suoi problemi. Quando ti ha salvato è arrivato qui
felicissimo. Hai fatto un miracolo per questo sembri
particolare. Ma non solo, più che speciale non sembri
normale- Anhel lo guardò.
Lo Stregone la guardò a sua volta. Osservò attentamente
i suoi occhi come se stesse osservando le scene del
passato di quell'Elfo -No. Dal tuo sguardo si capisce che
non sei crudele, però c'è una cosa che ha colpito
Legolas. Lui ha detto che quando vi siete incontrati sei
scappata cercando di salire su di un Mellyrn che hai suoi
piedi aveva un Niphredil. Quell'incendio aveva distrutto
tutto, non c'era più un albero in piedi o dell'erba che
crescesse. Li invece c'era una pianta nel pieno della sua
crescita estiva e un fiore bellissimo. Il tutto vicino ad
una fiume che scorreva tranquillo-
-Il fiume l'ho riportato al normale scorrimento con un
incantesimo. Ma le assicuro che dell'albero io non so
nulla. Sono arrivata lì che era già così. Il fiore
invece l'avevo raccolto il giorno del incendio ed ha
resistito per tutto il tempo in cui sono stata portata
via. L'ho ripiantato.
Non so cosa stiate pensando, ma io non volevo fare nulla
di male. Quell'albero era lo stesso sul quale mi ero
addormentata quel giorno, ma non mi pare che sia un
indizio particolare- si sentiva a disagio. Si chiedeva se
per caso non stessero pensando che lei fosse alleata con
gli Orchetti o chissà chi altro.
Gandalf rimase a guardarla silenzioso poi Loras arrivò
correndo come un pazzo -Gandalf!- lo chiamò a gran voce
-E' arrivato il cavallo di Merry, l'Hobbit che era
partito con la vostra allieva, ma è tornato senza
cavaliere, senza sella e alcuni bagagli strappati e
svuotati del loro contenuto!-.
|