AMBIZIONI PERICOLOSE 2

CAPITOLO 1
- WELCOME IN USA -

Il volo fino a quel momento era stato tranquillo. Era notte fonda in quella parte di mondo e dal finestrino non si vedeva altro che oscurità….
Sul boeing 747 della Suisse Air stracolmo di gente, solo tre persone a parte le hostess non dormivano. Due uomini e una donna.
Se ne stavano in silenzio a pensare agli avvenimenti delle ultime ore e a cosa si sarebbero dovuti aspettare alla fine di quel viaggio.
Falcon, Ryo e Kaori erano riusciti non senza grandi difficoltà a rintracciare l'aereo che Tiger aveva utilizzato per lasciare l'Europa e avevano scoperto la sua destinazione finale: New York.
Così i tre avevano preso il primo volo disponibile ed erano partiti al suo inseguimento. Dovevano riuscire a tutti i costi a salvare Miki! Quel folle criminale avrebbe pagato per tutto quello che aveva combinato!

Falcon sedeva rigido, gli occhi come sempre nascosti dagli occhiali da sole.
Non aveva detto una parola da quando l'aereo aveva preso quota. Era veramente molto preoccupato per Miki. Sapeva bene che in America Tiger sarebbe stato ancora più forte…e laggiù purtroppo non c'era solo Tiger…avrebbero dovuto tener testa a tutta la sua banda. Dovevano cercare di fare presto! Dovevano riuscire a ritrovarlo prima che riuscisse a riorganizzarsi! Per una volta era davvero contento di avere anche Ryo al suo fianco. Insieme avrebbero avuto molte più possibilità di sconfiggere quell'essere viscido una volta per tutte.

Kaori aveva la testa appoggiata contro il sedile e gli occhi persi nel vuoto. Sentiva una gran rabbia dentro di se.
A causa del ricatto di Johnson al quale si era piegata, ora erano costretti a rincorrere uno dei più crudeli criminali in giro per il mondo per salvare la sua migliore amica.
Dannazione! Questa volta però dovevano riuscire a fermarlo per sempre. Dovevano vendicare Jack, dovevano vendicare Emily, dovevano vendicare loro stessi…
Si voltò a guardare i suoi compagni di viaggio. Falcon era assolutamente imperscrutabile. Ryo invece aveva gli occhi chiusi, ma lei sapeva che non stava affatto dormendo. Avvertiva la tensione sotterranea che emanavano i suoi muscoli…il suo respiro…

Lo sweeper stava pensando agli ultimi avvenimenti. I suoi pensieri però erano divisi. Era tremendamente preoccupato. Quella faccenda non gli piaceva affatto. In America sarebbero stati ancora più vulnerabili, ma purtroppo non avevano scelta. Ormai lo scontro contro Tiger era diventata una faccenda personale, non poteva permettergli di continuare a vivere.
Sentiva lo sguardo di Kaori su di sé. Non sapeva come comportarsi con lei. Lo slancio di tenerezza che avevano avuto poche ore prima era rimasto in sospeso tra loro, non riuscivano a spiegarsi e il destino continuava a far rimandare il confronto. La situazione era delicata. Aprì lentamente gli occhi e fissò il sedile di fronte a lui. Non voleva che Kaori fosse coinvolta in quella faccenda, non riusciva a capire perché…ma aveva una strana sensazione…

L'aeroporto Kennedy era attraversato da centinaia di persone piene di bagagli, da famiglie rumorose, da uomini d'affari in completi eleganti che non facevano altro che guardare le lancette dei vari orologi e da turisti un po' spaesati che si voltavano in ogni direzione stupiti dalla confusione e dalla grandezza di quell'enorme scalo internazionale.
L'aereo proveniente da Ginevra era atterrato da pochi minuti e i passeggeri iniziavano ad uscire dalla zona riservata agli arrivi per aspettare i bagagli.
I tre sweeper non si attardarono molto, anche perché si erano portati dei semplici e piccoli bagagli a mano.
Passarono senza problemi la dogana e s'immersero in quel caleidoscopio di volti sconosciuti.

In quell'istante…
Tiger era arrivato da un po' al laboratorio centrale. Tutto sembrava a posto. La produzione della Phoenix si era attivata senza problemi e le prime casse avevano visto la luce. Se entro un paio di settimane fossero riusciti a produrne la quantità richiesta dai suoi clienti…avrebbe fatto una fortuna!
L'idea d'avere affari con "quelli" non gli piaceva granché…erano tipi pericolosi…anche per lui!
Ma se tutto fosse filato liscio, sarebbe diventato talmente ricco da potersi comprare l'intera New York! L'unico suo problema era quel Falcon…era certo che sarebbe arrivato per mettergli i bastoni fra le ruote, ma lui aveva l'ostaggio e se riusciva a giocare bene quell'asso nella manica avrebbe sistemato anche lui per sempre!
Proprio in quel momento entrarono Hans e Tony. In mezzo a loro camminava lentamente la ragazza bendata che Hans guidava con un braccio per evitare di farla cadere.
- Tutto ok ragazzi?
I due annuirono.
- Certo capo! - rispose Tony.
- Si può sapere cos'avete intenzione di farmi? - esclamò con voce chiara e forte Miki.
Tiger notò il suo tono e comprese che gli effetti del sedativo che le avevano iniettato poco prima d'imbarcarsi per l'America erano completamente svaniti.
- Zitta! - disse Hans con voce minacciosa - Chi ti ha dato il permesso di aprire la bocca?
- Non mi fate paura! Siete solo dei… - la ragazza non riuscì a finire la frase che avvertì la mano contro il suo viso.
Tiger le aveva mollato un potente ceffone che l'aveva fatta cadere e sbattere contro la parete.
- Cerca di non dimenticarlo…non mi piacciono le persone che non mi ubbidiscono! Tony…portala di sopra!
E con queste parole uscì dalla stanza.

Sentiva il sangue colarle caldo dalle bocca. Probabilmente le aveva spaccato il labbro.
Il dolore non era nulla in confronto alla rabbia che sentiva dentro di sé. Era completamente in loro balia. Non solo era bendata e non sapeva dove l'avessero portata, ma non le avevano slegato le braccia neanche per un minuto e ormai i polsi erano ridotti a brandelli. Non riusciva a muoversi come voleva e per il momento non aveva idea di come fare per potersi liberare.
Non sapeva nemmeno se Falcon era ancora vivo dopo l'esplosione del laboratorio segreto nella quale lei era scampata per miracolo.
Si sentiva a pezzi e la voglia di chiudere gli occhi per sempre era fortissima. Ma il suo orgoglio e la volontà di sopravvivenza che aveva in corpo non le permettevano di mollare.
Doveva resistere! Se Falcon, come sperava, era ancora vivo…presto sarebbe venuto a darle una mano e lei doveva farsi trovare pronta.
Doveva evitare di sprecare energie inutilmente. Prima o poi sarebbe arrivata l'occasione buona per cercare di fuggire e lei doveva coglierla al volo.
L'avevano lasciata sola in quella stanza ancora con la benda sugli occhi. La temperatura però era abbastanza bassa, sentiva l'umido della parete penetrarle nelle ossa, forse era finita in una cantina o qualcosa di simile.
Rabbrividì. Per il momento non poteva fare altro che aspettare. Si rannicchiò meglio che poté e sospirò.

Micheal era pronto. La depressione nel quale era sprofondato dopo la morte di suo fratello Jack stava cominciando a lasciare il posto ed una violentissima voglia di vendetta.
Saeko gli aveva detto che anche lei aveva ottenuto l'autorizzazione a seguirlo in quella missione, e questo gli faceva un piacere enorme. Quella donna stava diventando molto importante per lui…
Saperla al suo fianco gli dava un coraggio immenso. Non avrebbe comunque mai dimenticato la dolcezza e la forza di carattere che aveva dimostrato in quelle ultime e terribili ore.

L'agente Nogami chiuse con un click la piccola valigia che aveva preparato da portare con sé. Guardò l'orologio con sguardo preoccupato. Dovevano muoversi! L'aereo non avrebbe certo aspettato loro.
Con un movimento deciso e fluido prese la valigia e si diresse verso la porta della stanza.
Bussò leggermente a quella di Michael per avvertirlo ma nessuno le rispose. Con lentezza aprì uno spiraglio.
Il ragazzo era seduto sul letto, la valigia pronta ai suoi piedi. Aveva lo sguardo rivolto verso il pavimento e sembrava perso in chissà quali pensieri.
Saeko lo guardava, lo sguardo impenetrabile.
Dopo l'incontro con le due agenti che li avrebbero accompagnati in America, Saeko aveva cercato disperatamente di reprimere i sentimenti che iniziavano a non darle tregua. Sentiva che l'affetto che provava per Michael si stava trasformando in una pericolosissima passione e la cosa la spaventava a morte. L'istinto di pura gelosia che aveva avvertito soltanto poche ore prima l'aveva fatta riflettere.
Non poteva permettersi di andare oltre. Quel genere di sentimenti erano estremamente pericolosi in un lavoro come quello e in una situazione disperata come quella in cui si trovavano.
- Michael… - lo chiamò piano ma con voce indifferente.
Il ragazzo alzò la testa di scatto.
- Si? Cosa c'è?
- Dobbiamo andare! Si stà facendo tardi!
- Arrivo! - così dicendo si alzò e con fare deciso prese la valigia con sé e seguì la ragazza per le scale che portavano all'esterno dell'hotel.

Tiger era seduto sulla poltrona del suo mini-ufficio, una stanza segreta che si era fatto costruire lì al laboratorio per qualunque eventualità. Infatti, da lì esisteva un passaggio segreto che attraverso le fogne permetteva di scappare in qualunque direzione.
Tony e Hans erano appena usciti. La prigioniera era stata rinchiusa nella cantina come previsto, la produzione procedeva senza intoppi e per il momento non c'erano più sbirri in vista.
Tutto procedeva bene.
Il telefono squillò distogliendo Tiger dai suoi pensieri.
La conversazione fu breve e senza fronzoli. Quando Tiger riappese la sua espressione si era fatta estremamente preoccupata.
"Quelli" gli avevano ordinato di lasciare immediatamente New York! A quanto pareva la polizia aveva scoperto il suo nascondiglio e si preparava per una retata.
Tiger sapeva che era la verità. Non riusciva a capire come facessero ad essere sempre informati di tutto…eppure era così! Dovevano avere talpe molto altolocate…
In ogni caso quella volta gli era andata bene! Per il momento lui era il solo al mondo che poteva fornire la Phoenix e "quelli" lo sapevano bene, per questo l'avevano avvertito…
Doveva fare in fretta! Dovevano cambiare aria e non lasciare nessuna traccia dietro di loro!
Doveva assolutamente sbrigarsi!

Un taxi li aveva condotti all'aeroporto.
Scesero velocemente e si diressero al check-in.
Fortunatamente avevano fatto prima del previsto. Saeko si guardava in giro alla ricerca di due volti famigliari.
- Stai cercando i due agenti che si uniranno a noi? - le chiese Michael.
Saeko annuì. Sapeva che le due ragazze li avrebbero raggiunti, anche se lei avrebbe fatto volentieri a meno della loro compagnia. Non riusciva a capire perché eppure quelle due le mettevano addosso un'agitazione e un disagio incredibili.
Stavano per recarsi verso la fila di persone in attesa quando sentirono una voce alle loro spalle.
- Eccovi qui! Ci stavamo chiedendo che fine aveste fatto! - disse una donna.
Michael e Saeko si voltarono e si trovarono davanti a due bellezze incredibili. Ancora una volta Saeko si sentì incredibilmente inadeguata senza nemmeno sapere il perché.
Eva McRyan.
Janis Roswood.
Due delle migliori agenti che la squadra speciale americana potesse vantare.
Saeko si decise a scuotersi.
- Buongiorno! - rispose in modo cortese ma freddo - Questo è il nostro collega, l'agente Hunt!
Eva sorrise in modo enigmatico e ironico, mentre Janis porse la mano al ragazzo.
- Piacere di conoscerla! Io sono Janis Roswood, a New York ho molto sentito parlare di lei.
Michael rispose al saluto anche se distrattamente, i suoi occhi continuavano a fissare la figura di Eva che era rimasta un po' in disparte.
Saeko lo notò e sentì il cuore accelerare i battiti. Cosa stava succedendo?
Infine Eva si fece avanti.
- Ciao Michael! E' un piacere rivederti!
Il ragazzo la fissò intensamente.
- Eva! E così hanno mandato te!
- Vi conoscete già? - non riuscì ad impedirsi di chiedere Saeko.
Michael annuì senza smettere di fissare Eva.
- Non dimenticare che lavoriamo nella stessa squadra! Conosco quasi tutti del distretto di New York!
- E la signorina Roswood allora?
L'interpellata sorrise.
- Beh…io vengo da Los Angeles!
Infine Eva decise di mettere fine a quel colloquio imbarazzante.
- Bene! Che ne dite se ci mettessimo in fila? Si stà facendo tardi!

CONTINUA...