Mio fratello Kim mi saluta. Sta per andare
alla partita. Alla semifinale. Buona fortuna Kim.
Cos'altro posso dirgli? Qualsiasi cosa gli dica, vincerà
comunque. Come sempre.
Però? Cos'è questa sensazione di tensione che provo?
Quasi uno spasmo di dolore...
- Tom?
- Sì mamma?
- Perpiacere, porta a Kim...
Come sempre, mi sento il suo valletto. E' quello che sono.
Per tutti.
Mi
incammino per raggiungere mio fratello. Ma ad un tratto
devo rallentare. Un dolore mi ha preso al petto. E'
insopportabile. Se Kim non avesse bisogno, mi fermerei e
mi metterei a piangere.
Passo vicino ad un incidente stradale. Un ragazzo, in
divisa-dicono- è ferito. Ha salvato un bambino.
Proseguo. Ma Kim non è al campo della scuola.
Kim, dove sei?
So dove sei. Ma non posso ammetterlo. Non è vero.
Rispondi Kim, non puoi avermi fatto questo, Kim! Dove sei.
No, non rispondere, ti prego!
TOM & MINAMI
CAP I
ADDIO KIM
Sollevo
lentamente il capo. E' mattina presto. E' passato un mese.
Lascio il letto, lentamente, spalanco la finestra ed esco
sul balcone. Mi aspetto ancora di vederlo correre. Ma non
è lui che corre, seguito da Panchi, è Tom. il mio Tom.
O, Signore, aiutalo. Aiutaci entrambi. Come faremo?
Il capitano vuole che Tom entri nella squadra. Ne è
capace?
So che lo è, lo so bene. Ma come posso ammetterlo. Come
posso permettergli di prendere il posto di Kim? Lui non
è Kim. Kim è Kim, Tom è Tom.
Un tempo era più facile, ora non lo è più. Oh, è
diventato tutto così difficile ora. Non riesco più
neppure a capire quello che provo... Ho moltissima paura.
Angoscia, terrore...
Una sola certezza: Kim non c'è più. Dobbiamo
affrontarlo. Come ci riusciremo, non lo so.
CI riusciremo. NOI. IO e Tom.
Una brezza di vento fresco. Rabbrividisco, meglio
rientrare, cambiarsi e scendere per la colazione. Meglio
continuare, andare avanti... Kim vorrebbe così, ne sono
certa.
Correre
la mattina è stancante, specialmente quando non si è
abituati. Ed io non lo sono... Ma voglio che il ricordo
di Kim rimanga... Attraverso di me.
Oh, Kim...Non saprai mai quanto mi manchi... Eri come una
parte di me fratellino...
Quando ammetterò che queste corse mattutine sono il mio
unico modo per ricordarti, da solo, lontano dai
singhiozzi di tutti gli altri?
La loro sofferenza non può essere uguale alla mia... O a
quella di Minami... Cosa ne sanno loro? Che diritto hanno
loro di soffrire per te?
Sono io, il fratello egoista, ma questa volta voglio
esserlo fino in fondo.
- E
così. tra pochi giorni avrai il primo vero incontro di
boxe, eh Tom?- domandò Minami con interesse, quella sera.
Come quasi sempre, il bar era vuoto, al bancone, Minami
avevada poco servito a Tom una bollente tazza di caffè...
Il ragazzo era molto silenzioso quella sera.
- Sì...-
- E sei preparato, eh Tom?-
- Ne dubito- mormorò.
- Comunque... Per Giancarlo è stato molto importante
quello che hai fatto l'altro giorno, lo sai vero? E'
stato un gesto bellissimo, ricco di significato... L'hai
fatto proprio per questo, no?-
- Sì, sì...-
- Tu non mi ascolti- sentenziò Minami, sbattendo
entrambe le mani sul banco e facendo tremare la tazza di
caffè, che schizzò fuori leggermente, sulla mano di Tom.
- Vuoi ustionarmi?- urlò il ragazzo scuotendo la mano
forsennatamente.
- Forse. Se mi ascolti.-
- Scusami Minami ma io... Sono un po' distratto, ecco
tutto. Ora devo andare... Ci vediamo nello studio?-
La ragazza scosse la testa
- Devo aiutare mio padre qua...- mormorò lentamente.
Tom annuì, poi uscì dal locale silenziosamente.
- Sei cambiato...- bisbigliò tra se Minami - molto.-
Lo
osservo da almeno dieci minuti, ma Tom non pare
accorgersene...
Da quasi un'ora è qui, seduto sulla sedia di Kim, nello
studio, e fissa la divisa che oggi gli ha costretto il
capitano del club di boxe... La divisa del club di
baseball, la divisa di Kim...
Non so perché il burbero capitano abbia accettato di
cedere Tom... Oggi ha vinto, è stato molto bravo. Sono
orgogliosa. Ma non ho potuto dirgli quanto. Ho paura di
quello che potrebbe rispondere... O non risponderebbe...
Entrerà a far parte del club di baseball. Prenderà il
posto di Kim. Penso che lo odieranno, Giancarlo almeno...
Kim e Tom sono così diversi... E' un compito
difficilissimo quello che spetta al mio Tom... Non so
neppure se vuole, farlo.
Spero di sì... Secondo me, questo è sempre stato il suo
destino... Se solo si fosse iscritto da subito al club...
Tocca a me dargli una ragione valida, temo.
Non posso più vederlo in questo stato, rivoglio Tom, il
mio Tom.
- Tom...-
- Non l'abbiamo ancora fatto...-
- Cosa?-
Non avrei dovuto chiederglielo, non mi aspettavo quella
risposta.
Non
posso crederci. Sono davvero membro del club di baseball
ormai... E non so neppure se lo voglio sul serio...
Per Minami. Per Kim. Kim...
Mi manca ancora così tanto... Smetterò mai di sognarlo
la notte?
C'è però una cosa che non abbiamo ancora fatto, io e
Minami... Ed è da molto che ci penso...
Minami mi sta osservando, ma io non so cosa dirle, non
ancora... Forse potrei dirle quello che penso... Questo
è il momento più giusto... Se devo entrare nel club e
prendere il posto di mio fratello, devo mettere un ordine
a tutto...
- Cosa?
- Non abbiamo ancora detto addio a Kim.-
-
Prego?- esclamò Minami stupita.
- Non abbiamo ancora detto addio a Kim, non nel modo
adeguato almeno- sentenziò il ragazzo.
- Cosa intendi, per "modo adeguato"-
- Non so... Una specie di "cerimonia d'addio"...
Penso che a lui farebbe piacere-
- Un secondo funerale?-
- No, no... Una cosa tra noi tre.. Tu, io e lui... Solo
ed esclusivamente noi... Con i ricordi. Qualcosa di
significativo. Penso che Kim se lo meriti.-
Minami annuì lentamente, osservando lo sguardo basso di
Tom. Capiva quello che voleva dire e, per un momento,
anche lei...
Ma era così doloroso...
- Penso che potremmo fare una bella scatola con tutte le
cose di Kim, le più importanti e... Ricordi in giardino,
quand'eravamo piccoli, che da sotto l'albero disse che
gli piaceva un sacco quel posto? Che era il suo luogo
preferito in assoluto?
- Sì, certo... Ne ero rimasta molto colpita... Perché?-
- Potremmo sotterrare lì la scatola...-
- Con una lapide, magari!- ribattè Minami tagliente,
alzandosi.
- No. Pensavo piuttosto al suo primo guantone... -
- Perchè?- chiese Minami, sul'orlo delle lacrime,
osservando il cortile dalla finestra, le spalle a Tom.
- Non lo sai?- sussurò il ragazzo.
Minami si voltò verso di lui. Tom non era mai stato
tanto serio. Sì lo sapeva.
Annuì lentamente.
Tom sorrise e le si avvicinò con dolcezza, uno sguardo
serio in volto che poche volte Minami gli aveva visto...
Con una mano le asciugò le lacrime, dolcemente. Quando
stava per togliere la mano, Minami la bloccò sotto la
propria.
Tom sorrise e, tornato in una volta il solito Tom, esclamò:
- Diamoci da fare, allora! Io recupero tutte le cose in
camera... Tu cerca qui, d'accordo?-disse, dirigendosi
verso la porta. La mano sulla maniglia si voltò,
aspettando la risposta di Minami.
La ragazza, con decisione esclamò un luminoso: - Sì-.
Tom sorrise in risposta e uscì dalla stanza.
Abbiamo
preso tutte le cose importanti che ci ricordano Kim, e
stiamo per sotterrarle in giardino, sotto il "grande
albero". L'albero di Kim.
Tom ha scavato un buco, la scatola giace poco lontano.
Poggiate sopra un lenzuolo, molte delle cose di Kim. Vi
poggio anche quelle che ho ritrovato io.
- Finito!- esclama Tom soddisfatto.
- Bravo...- Mormoro io... Un senso di oppressione mi ha
colpita.
Tom mi sorride.
- C'è tutto,no?-
Annuisco. Non c'è niente che potrei dire.
- Bene bene. Iniziamo allora?-
- Sì...-
- Vediamo cosa c'è qua...-
La prima cosa che Tom prende in mano è il disco di
Musorgskij, il preferito di Kim.
- Ricordo la prima volta che lo vidi ascoltarlo... Era
prima delle gare d'atletica... Mi fece venire un gran mal
di testa...-
Annuii, in silenzio. TOm poggiò il disco nela scatola.
Poi prese una mazza da baseball.
- La prima di Kim... Ricordi?- Non sapevo che dire.
Subito dopo venne la prima palla... La prima divisa, con
il numero uno che gli avevo cucito io... Passai
delicatamente la mano sulla stoffa. Ricordavo ogni
singolo istante.
Poi un paio dei libri che Kim amava di più, distrutti
dal tempo e dalle letture fatte.
- I suoi adforati libri... Non credevo leggesse cose
tanto belle...- mormorò Tom quasi, per un istante,
dimentico di me.
- Tom... Tu li hai letti ora?- domandai. Era ovvio, ma mi
preoccupava molto il comportamento di Tom. Con gli altri
era il solito... E anche con me cercava di non far
trasparire nulla ma, solo... Non volevo sapere neppure
cosa pensava... Doveva essere tremendo, per lui.
- Sì. Per lui. Mi sono accorto di quanto poco mi curassi
della sua presenza.-
- Tom! Tu non... Non è affatto così... Semplicemente
avevate gusti diversi.. Tom..- Una preghiera silenziosa.
- Lo so, lo so... Continuiamo, ti va?-
Ormai
tutte le cose significative di mio fratello erano
racchiuse in quella scatola... Non conoscevo un modo
migliore per ricordarlo... Attraverso quegli oggetti,
avevamo appena riattraversato tutta la nostra vita
assieme... Momento per momento. Stavamo ricordando Kim in
tutte le forme possibili.
- Finito!- esclamò Minami, non senza un velo di
malinconia.
- No, non ancora- la correggo io, ed inizio a piegare il
lenzuolino su cui erano poggiate tutti gli altri oggetti.
- Quello? E perchè quello?- mi chiede lei sorpresa.
- E'... L'ultimo lenzuolo che Kim ha... Bagnato!- esclamo
io divertito.
- Tom!-
- Ma è la verità, giuro! Non ricordi il periodo in cui
Kim decise di non fare più la pipì a letto? Perché io
avevo già smesso da tempo? Beh, ecco, questo è l'ultimo
lenzuolo che ha bagnato!- dissi sorridendo.
Strappandomi di mano il lenzuolino piegato, Minami mi
lanciò uno sguardo ironico e con un - Sei tremendo Tom-
mise l'oggetto nella scatola.
- Possiamo chiudere?- domandò allora lei?
- No, aspetta...- dalla tasca dei pantaloni tiro fuori
due buste. Una, è l'ultimo addio a Kim. L'ho scritta
ieri notte, prima dell'incontro. Ho riversato tutto il
mio dolore là dentro. E, soprattutto, ho scritto tutte
le cose che non potrò mai dirgli. Gli ho scritto che mi
prenderò io cura di Minami.
- Cosa sono?- chiede lei, curiosa.
- Una lettera per Kim... L'ho scritta io ieri- mormorai
in un soffio. Minami annuì senza dire nulla.
- E le nostre più belle foto- Gliele mostro. Tutte le
foto in cui ci siamo noi tre insieme.
- Sono molto belle, Tom- un velo di lacrime le appare
negli occhi.
Poi, inaspettatamente, Minami ha ancora qualcosa per la
nostra scatola. Il suo diario. Ricordo perfettamente
quando ho "rischiato" di leggerlo.
- L'ho scritto fino al giorno prima... Mi sembra giusto
che stia qua... No?-
- Certo- la esorto io. Poggia il quaderno in cima a tutto
il resto. Un altro addio.
Chiudo la scatola, la poso nlla piccola fossa, ed inizio
a ricoprirla, poi, come ricordo di cosa giace là sotto,
pongo il riquadro con l'esortazione di Minami: "Mira
al Koushien Kim! Minami". Minami lo sistema con
cura, le guance rigate dalle lacrime... La prendo per
mano e la faccio alzare.
- C'è ancora una cosa da fare- mormoro. Sì, c'è ancora
una cosa.
Il
tramonto si rifletteva nelle acque del fiume... Quel
fiume per tutti loro carico di ricordi, fin da bambini...
- Perché siamo qua Tom?-
- Mi sembrava un bel posto...-
- Per cosa?-
- Per parlare...-
- Parlare?-
- Tu, come ti senti Minami?-
La domanda giunse del tutto inaspettata. Tom, seduto
accanto a lei sulle sponde del fiume, la testa china
verso l'acqua, lo sguardo lontano, malinconico.
- Tom io... Io non so come mi sento.- ecco, l'aveva detto.
- Io sento solo il vuoto invece-
- Kim non vorrebbe...-
- So, cosa vorrebbe e cosa no! Era mio fratello!- uno
scatto d'ira l'aveva colto, Minami era sconvolta... Era
davvero Tom, quello?
- Era mio fratello, il mio gemello... Sembra che tutti se
ne siano dimenticati...-
- Nessuno l'ha fatto, Tom.-
- Davvero?-
- Certo.-
- A nessuno importa come io stia... Non sanno che è come
se... se...-
- Se?-
- Avessi perso la metà della mia anima.-
- A me importa, Tom. Vorrei dire che so quello che provi,
vorrei davvero, credimi. E anch'io non sto bene, ma... So
che non è lo stesso. E vorrei solo tu... Non facessi così...-
- Minami, io non posso dirti quello che provo. So solo
che... Quando Kim ha avuto l'incidente, l'ho saputo
subito. Capisci? Io l'ho... Sentito. E ora, tutto questo,
si ripercuote su di me e... Io non sono lui, non sono in
grado di farcela senza di lui...-
- Stai parlando. Lo stai facendo, Tom. E puoi farcela, ne
sono certa. Hai appena abbattuto il campione di boxe
dello scorso anno!- stava cercando di minimizzare, ma
sapeva che era impossibile.
- ... Minami, tu?-
- Io... Ho tanta paura.-
- Paura?- per la prima volta, Tom la guardò in faccia.
- Sì. Paura di... Realizzare davvero quello che è
successo. Paura di scoprire che non è un brutto sogno...-
le lacrime cadevano copiose a rigare le guance della
ragazzina ancora una volta - Paura di... Restare sola...
Paura di... Perdere anche te, e che tutta la mia vita,
finisca, che tutto, finisca, che...-
I singhiozzi coprirono le parole. Tom, sbalordito,
colpito dal dolore e dal rimorso per essere stato la
causa scatenatrice di tutto ciò, non potè far altro che
abbracciarla, dolcemente.
- Minami, io ci sarò sempre. Sempre. Per te.-
Tra le lacrime, la ragazza annuì.
- E io per te, Tom.-
- E Kim- aggiunse lui - non ci lascerà mai soli. Lo sai
vero? Veglierà su di noi... Ma dal cielo ora...-
Non
so quanto rimanemmo lì, abbracciati, a piangere Kim e
noi stessi. So che quando ci lasciammo - ma io tenni la
mano sulla sua spalla- c'erano già le stelle.
- Guarda Minami- mormorai... Erano davvero brillanti e
splendenti.
- Kim... Ci guarda da lassù.-
- Sì- mormorai, cingendole la vita e affondendo il naso
nei suoi capelli
"Addio Kim". Pensai. "Addio".
Fine primo capitolo
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