CAPTAIN TSUBASA LOVE STORIES:
PATTY E' PATRICIA
Sollevò lentamente lo sguardo dal foglio
e guardò i ciliegi del giardino, in fiore. Meraviglioso,
pensò. Meraviglioso. E Holly sta per partire.
Qualche mese, aveva detto Roberto. Suo zio. Zio Robert.
E Holly non lo sapeva. Non doveva saperlo aveva detto Lui.
Neppure lei voleva dirglielo. Avrebbe significato troppo.
Avrebbe dovuto spiegare, raccontare...
Avevano scelto quella stanza- ricordava- perché dava sul
giardino. A lei era piaciuta subito perché un ramo della
grossa quercia arrivava sino alla finestra... Elena
l'adorava perché si mirava un paesaggio magnifico. Oh,
com'erano state diverse e uguali nello stesso tempo!
La porta-finestra da un lato, la finestra di fianco.
Avevano posto i due letti alle pareti opposte. Il suo
posto preferito sarebbe stato appena sotto la finestra,
ma anche Elena l'adorava, così, per non far torto a
nessuno...
Ora c'era un solo letto, quello di Elena. Aveva voluto
dormirci lei. Perchè rimanesse qualcosa di sua sorella lì...
Perché rimanesse qualcosa di sua sorella...
Scacciò ancora una volta quei pensieri dalla mente,
scuotendo delicatamente il capo...
Si alzò dalla scrivania, avvicinandosi alla finestra...
Il vento estivo muoveva delicatamente le tende e le
scompigliava con dolcezza i capelli... I suoi capelli...
Un tempo neri fulgenti, ora castani... Anche questo, un
taglio con il passato...
"Non sai quanto t'invidio il colore dei capelli...
Sono così scuri, lucenti... Sì, lucenti... Se potessi
scegliere un colore per i miei capelli, sceglierei
proprio il tuo"...
Parole lontane, eco di un passato....
- Patty?
Il suo fratellino di tre anni stava sulla porta a
guardarla.
- Patty? Sei tu? Fai paura...Paura...-
- Certo che sono io Willy... Chi dovrebbe essere?- disse
lei sorridendo.
- Paura...-
Patty gli sorrise, si avvicinò al bambino e lo prese in
braccio.
- E' pronta la cena, Willy?-
- Sì!- rispose fermamente il bambino.
- Golosone! Allora andiamo, no?-
- Sì!- rispose di nuovo il bambinetto dai capelli
castani alla sorella maggiore.
Patty chiuse la porta dietro di sè.
Holly sbadigliò sonoramente, buttandosi
sul letto... In quei giorni erano successe tante cose...
I mondiali, Roberto e poi... Patty sembrava così strana...
E anche Roberto...
Holly stava solo aspettando che suonasse il campanello...
Roberto era loro ospite... Presto avrebbero parlato,
avrebbero stabilito quando allenarsi, cosa fare in quei
pochi mesi... Eppure nell'ansia per gli allenamenti con
il "suo" Roberto sempre più vicini, Holly
avvertiva una strana, stranissima sensazione.
Doveva chiedere a Roberto una cosa. Era importante.
Il campanello di casa Atton suonò all'improvviso, come
un lampo a squarciare la quiete domestica.
In un batter d'occhio, Holly si drizzò in piedi e, prima
che si aprisse la porta e Roberto entrasse, era già a
metà scala.
- Roberto, benvenuto- disse sorridendo sua madre.
Suo padre giunse pochi istanti dopo
- Roberto, prego entra, ti stavamo aspettando!-
- Maggie, Maicol, grazie! Siete davvero molto gentili...-
- Figurati, ma dimmi piuttosto, hai trovato tuo fratello?-
- Maicol io... Ciao Holly! Come va? Ci siamo riposati?-
- Ciao Roberto! Sì, sono di nuovo in forma perfetta!-
- Bene! Così incominciamo presto gli allenamenti! Ti va
Holly?-
- Se mi va? Ma certo!!!!!- esclamò il ragazzino
entusiasta
(NdA -____-)
Roberto sorrise...Holly era esattamente quello che lui
era stato tanti anni prima... Proprio come lui... Pieno
d'energia, di voglia... Di amore per il calcio "Allora
assomiglia a te!" Aveva detto Patty. Sua nipote, la
sua Patricia. Così simile a Meimi, che quasi faceva male...Sicuramente
una persona diversa da quella che conosceva Holly... E
proprio Holly tornava ad essere il fulcro dei suoi
pensieri... Era giusto quello che stava facendo? Portarlo
via, così, lontano...
- Domattina- mormorò Roberto
- Come?-
- Domattina inizieremo gli allenamenti, va bene?-
- Certo!!!- Holly era entusiasta...
"Allora assomiglia a te!". Non più. Roberto
non era più quello di un tempo... Ormai, sapeva molte
cose per cui non sarebbe stato più lo stesso, non
avrebbe potuto più esserlo.
E visto che lui le sapeva, doveva lasciarne Oliver
all'oscuro?
- Roberto, se vuoi accomodarti, la cena è pronta...-
- Certo, arrivo Maggie, grazie.-
Quanto tempo era che non correva più la
mattina presto?
Troppo.
Il vento fresco sulla faccia, il canto degli uccelli,
l'odore di erba e di rugiada... era meraviglioso,
assolutamente. Un tempo era la cosa che amava più fare.
Un tempo.
Inspirò a fondo gli odori del parco. In quel periodo
dell'anno si sentiva sempre in gabbia. E doveva uscirne,
al più presto. Correre era solo un modo per sfogarsi.
Purtroppo però quando correva si fermava spesso a
pensare... Correre in due evitava questo rischio ma... Da
sola era meglio. Tutte le persone a cui avrebbe potuto
chiedere... Non era il caso che la vedessero così. E poi
si sarebbero insospettiti. Bruce era un così grande
rompiscatole... Se lo immaginava... "Ma perché
correre? Tanto non ti aiuta mica a perdere i chiletti di
troppo... Oppure vuoi che sia Holly a correre con te?"
Un brivido di irritazione la percosse, e riprese a
correre, iniziando a salire le scalinate del tempio... I
ricordi la avvolsero...
- Patty? Patty! Ehi Patty!- Al terzo "Patty",
la ragazza si voltò e si fermò, non senza sobbalzare
per la brusca interruzione dei suoi pensieri.
E perché era stato Holly a chiamarla. Holly che correva,
con la palla al piede, e suo zio a fianco...
- Ciao- mormorò lei senza fiato per la corsa.
- Corri anche tu di mattina presto?- Holly pareva stupito.
Quella non era Patty. I capelli legati, portava
pantaloncini corti e una maglia senza maniche che - corta
e aderente- mostrava anche l'ombelico. Il tutto rosso.
Davvero un'altra. Il respiro affannoso- non avrebbe mai
detto di vedere Patty respirare così dopo una corsa.
L'aveva riconosciuta Roberto, lui non l'avrebbe mai detto.
"- Ma quella non è Patty?-" aveva chiesto il
suo allenatore.
"- Ma no, che dici, Patty è molto diversa...-"
E invece... Ma che cosa le stava succedendo.
Patty sorrise, imbarazzata. Holly la stava fissando. No.
La stava "squadrando", era diverso. Erano anni
che nessuno la guardava così, ma si ricordava bene cosa
si provasse...
Lui non l'aveva mai guardata così. Non l'aveva mai
guardata affatto. Se si escludevano le dueoccasioni
durante la finale contro la Toho...
- Corri spesso la mattina?-
La domanda di Roberto la colse alla sprovvista, come la
propria risposta.
- No, sono anni che non corro più- si pentì
immediatamente delle proprie parole.
- Perché?- chiese immediatamente Roberto.
Patty si trovò spiazzata. Cosa rispondere? E perché suo
zio la metteva in difficoltà... Doveva ricordarsi di
metterlo nella stessa situazione alla prima occasione...
Holy intanto faceva molta fatica a capire cosa stesse
accadendo (NdA ^___-).... Patty non era più la stessa..
Perché?
- Perché sono una gran pigrona, e la mattina presto mi
piace restare a dormire, ecco tutto!-
- E allora, perchè anni fa correvi?-
Lo sguardo che saettò dallo sguardo di Patty fu
fulminante. Ma Holly non se ne accorse (NdA ^__^')
- Mia madre sosteneva che con un po' di allenamento,
sarei potuta diventare veloce come mio zio. Ma non erano
cose che a me interessassero, e presto mia madre rinunciò-
"Colpito e affondato" si disse Patty, vedendo
lo sguardo attonito dello zio...
Avrebbe voluto gridare "ben ti sta", ma si
trattenne.
- Corri con noi?- domandò Holly. Patty ne rimase
shockata. Stava sognando?
Non meno shockato fu Holly. Non si aspettava neppure di
chiederglielo...Certo, appena l'aveva vista... Ma questa
non era Patty, no...
- Sì, corri con noi- insistè Roberto.
- D'accordo. Se non vi disturbo...-
Per un istante, la attraversò una fitta d'odio verso se
stessa. Perché aveva accettato?
Lo stesso pomeriggio, verso sera.
- Patty è molto cambiata... Hai visto Roberto?- disse il
giovane campioncino nipponico accasciandosi stanchissimo
sull'erba di una collinetta accanto al ruscello.
- Tu credi? Perché?- rispose Roberto, sedendosi accanto
al suo pupillo.
- Stamattina l'hai vista? Correva da più tempo di noi,
credo... E ha corso più sostenutamente e velocemente di
me... Non credevo fosse così veloce... Non credevo
neanche corresse...-
- Holly... Patty è molto veloce, è vero... Ed è anche
sicuramente fuori allenamento. E' per questo che non
l'hai mai vista farlo o hai potuto pensare che potesse
farlo...-
- Vuoi dire che allenandosi potrebbe essere più veloce?-
- Certo...Molto, molto più veloce... Ma non era questo
che tu intendevi, vero?-
- Eh? Perché?- chiese Holly, colto con le bariere
abbassate (NdA, ma avrà davvero delle barriere, o è
quasi trasparente- anche perché non ha certo pensieri
profondi?)
- Hai detto "... E' molto cambiata". Questo non
comprendeve solo la corsa, vero?-
- E' cambiata... Quando sono partito per i mondiali non
era così... Ora è diversa...-
- Anche tu lo sei.-
- Eh?- (sguardo da pesce lesso)
- Beh, il tuo modo di pensare, le tue prorità sono
diverse... Prima eri concentrato sul mondiale, su quello
che c'era da fare.. Sulla speranza di vedermi... Ora hai
tante sicurezze in più... Il tuo unico pensiero, in un
certo qual senso, è di "salutare" le persone a
cui vuoi bene, prima di partire...
Insomma, forse è vero che lei è un po' cambiata, ma
anche il modo in cui tu la guardi, è diverso... No?-
- No, non credo proprio- disse Holly, quasi sountando
fuori i suoi cunei difensivi e chiundendosi come un
riccio...
Roberto sorrise.
- Tu ti stai accorgendo di lei come una ragazza, e non
solo più come un'amica-
- No!- Holly scattò a sedersi, da sdraiato che era.
- Ed invece, penso proprio sia così...- il sorriso di
Roberto si allargava di minuto in minuto, a vedere il suo
protetto in quelle condizioni.
- Il mio unico pensiero è e sarà sempre il calcio-
sentenziò Holly, alzandosi per tornare a casa.
Ma Roberto, che aveva rivisto in Holly un ragazzino di
diciassette anni che lui conosceva bene- fin troppo bene.
Lo fermò con un braccio.
- Aspetta- gli disse- voglio raccontarti una storia. E'
la mia storia... La storia di come ho incontrato la madre
di Patty... E di come lei è diventata la moglie di mio
fratello...-
Holly si bloccò, e lo guardò negli occhi "Stava
scherzando?" No. Holly lo lesse negli occhi
dell'amico. E si sedette.
Patty entrò in casa correndo. Non aveva
fatto altro tutto il giorno. Era assolutamente,
terribilmente ipertesa, si odiava per essersi fatta
vedere così....
Scivolò dal cancello all'interno del giardino ma, un
attimo prima di dirigersi verso il portone di casa, si
voltò a controllare la posta. E, in mezzo alle altre,
giaceva quella.
In una scrittura familiare- fin troppo- l'indirizzo sulla
busta la destinava a "Ms Hantilton Patricia"
Non la aprì. Avrebbe aspettato tre giorni per farlo
Tre giorni dopo
Il telefono di casa Atton squillò per quattro volte.
- Holly, Holly- Maggie, fuori a stendere i panni, rientrò
velocemente.
- Pronto? Casa Atton- rispose
- Maggie? Salve, sono Meimi, Meimi Azuki. Ti ricordi?-
- Meimi... E' passato molto tempo, ma certo... E poi, mio
figlio e tua figlia...-
- Lo so.... Senti, ti andrebbe un caffè? Al bar---- -
- Certo...Ma, Meimi, ti senti bene?-
- Ti prego, è importante-
- Certo, tra un'ora va bene?-
- Ti ringrazio. A tra un'ora-
- Mamma, chi era?-
- Holly... Una vecchia amica con cui mi vedo tra poco...
Ma dov'eri? Perché non hai risposto?-
- Ero assorto...Perché?-
"Assorto?" (NdA Anche tu hai dei dubbi, e mamma
Atton?^^)
- Mi sembri fin troppo "assorto" negli ultimi
tempi...Qualcosa non va, Oliver?-
- No, nulla...- rispose il ragazzo, cercando di sembrare
normale
- Certo...Ma se hai voglia di..-
- Sto bene mamma!- Holly era veramente seccato, e Maggie
stupita. Suo figlio non si era mai comportato in quel
modo...
Il decolorante scivolò via dai suoi
capelli lentamente, mentre l'acqua le massaggiava la nuca.
Prese velocemmente un asciugamano a fianco del lavanino,
ed iniziò ad asciugarsi i capelli, poi chiuse l'acqua e,
sempre asciugando e massaggiandosi la cute, si diresse
verso il phon e lo accese, iniziando la vera e propria
opera di asciugatura.
Era pallida, notò, guardandosi allo specchio. Più
pallida che mai, dato che vestiva di nero.
Maglia nera, con collo a dolcevita, jeans ugualmente neri
e attillati.
Dopo circa mezz'ora, aveva terminato anche con i capelli.
Neri.
Scelse un nastro nero dalla scatola e li legò.
"lucenti..."
Come ogni anno, in quel giorno, era di nuovo se stessa.
Nella grande salla da pranzo, finalmente e
dopo tanto tempo, due fratelli stavano parlando.
I due fratelli Hantilton.
Seduti su due poltrone, dopo anni e anni, Robert e George
sedevano uno di fianco all'altro e... parlavano.
Parlavano di tutto quello che era accaduto a Robert in
quegli anni, inizialmente. E poi aveva iniziato a Parlare
George.
E gli aveva detto di Helena, di quella che per Robert era
una nipote, della piccola Helena...
E gli aveva anche detto che, quel giorno,erano cinque
anni esatti dalla sua morte. E Robert-Roberto aveva
capito. Aveva capito Patricia-Patty.
Scivolò giù dalle scale silenziosamente,
giusto in tempo per sentire suo padre raccontare a zio
Robert... Tutto... Ma avrebbe preferito non sentire
affatto.
A stento, si diresse verso la porta e la richiuse dietro
di sè, le lacrime che già le scendevano lungo le guance
pallide.
Almeno una volta all'anno, poteva piangera.
Poi, con la lettera in mano, corse lontana da casa
La vecchia governante di casa Plange fece
accomodare Julian, proprio mentre Emy scendeva le scale
velocememnte, tanto che per poco non si scontrarono.
- Ehi, ciao Emy io...- Julian si fermò a metà frase...
Era venuto per terminare il discorso dell'altra sera,
colto da incredibile coraggio...( NdA^__^) ma Emy non
pareva disponibile a discoirsi. Era completamente vestita
di nero. Gonna a pieghe corta sopra al ginocchio, ma
nera, una maglia a collo ampio con le maniche lunghissime
sempre da lutto, e i capelli legati con un nastro dello
stesso colore. Sembrava ancora più pallida del solito,
quasi eterea, un fantasma.
- Julian, io...
- Emy, ma cosa? E' successo qualcosa?-
Emy scosse la testa lentamente, poi prese la mano di lui(NdA
Ma che carini ^__^) e, sorridendo alla governante, uscì
di casa trascinandosi dietro l'amico.
- Emy, ma che????-
- Scusami Julian ma io...Non potevo parlarne in casa, mi
spiace...- rispose la ragazza sconsolata.
- Non potevi parlare di cosa?-
Emy inspirò a fondo poi, tratto tutto il suo coraggio,
gli domandò:
- Ti va di ascoltare una storia?-
Holly rimase a bocca aperta. Non era mai,
prima d'allora, stato a casa di Patty, e non credeva
potesse essere così grande... Non come quella di Benjy
ma...Una villetta a due piani, in stile europeo, con un
ampio giardino...
- Mamma perché siamo qui?- domandò ancora a bocca
aperta il ragazzo.
- Siamo stati invitati a cena, Oliver- rispose la madre
- Da chi?-
- Meimi Azuki. La mamma di Patty.-
- Perché?-
- E' lei l'amica con cui mi sono vista oggi...-
- Tu la conoscevi?-
- Siamo state compagne di scuola e amiche, un tempo...-
- Un tempo? Tu non me l'hai mai...-
- Meimi si trasferì in Inghilterra quando avevamo
diciassette anni. Quando tornò, io e tuo padre eravamo
già fidanzati... Io e lei non ci vedevamo da anni e anni...
Ma oggi mi ha chiamata... Io sapevo che era la mamma di
Patty, l'avevo notata ad una riunione dei genitori, ma
temevo lei non avesse notato me, e poi non mi pareva
importante... Oggi ci siamo viste e lei... Mi ha chiesto
un favore. Mi ha chiesto di portarti qui stasera, per
tenere compagnia a Patty.-
- Perché?- Holly era di momento in momento più teso e
incuriosito nello stesso tempo.
- Holly - intervenne suo padre - Non fare domande. In
fondo devi solo passare qualche ora con un'amica. Lascia
vivere tua madre! - detto questo, il capitano Atton suonò
alla porta.
Roberto venne ad aprire, e Maggie e Maicol, che non
sapevano nulla, rimasero sbalorditi.
Camminava da ore. Lo sguardo perso nel
vuoto. Poi si fermò, di colpo...
Quella fontana... Quelle scale... Quei ciliegi...
Salire la scalinata fu un supplizione mortale. "La
giusta punizione" pensò.
Poi, dopo più di conque anni e mezzo, si ritrovò di
nuovo lì... Mille ricordi la invasero, le lacrime
ricominciarono a cadere.
Si adagiò contro il tronco, sedendosi ai suoi piedi,
accomodata sulle radici...
Stava tramontando ormai...
Aprì la lettera
Il sole iniziava a calare... Nello stesso
luogo in cui erano stati pochi giorni prima, Emy e
Julian, erano silenziosi. Lui aspettava che lei parlasse,
lei aspettava il coraggio.
Di nuovo, il sole iniziava a riempire di colori il
laghetto...
- Ricordi, Julian, quando vidi Patty per la prima volta?-
Julian annuì
- Quando mi portasti a vedere la partita di Holly-
- In un certo senso è così. Vidi PATTY quel giorno per
la prima volta. Ma vedi, io la conoscevo da molto,
moltissimo tempo. Da sempre-
Julian era stupefatto.
- Cosa?-
- Prometti... Di non dirlo a nessuno? Mai?-
- Prometto..- mormorò il ragazzo.
- La madre di Patty e la mia erano migliori amiche... Per
cui noi ci conoscemmo ancor prima di nascere, in un certo
senso... Fin dai primi mesi, passavamo un sacco di tempo
insieme, come sorelle.. Lei fu la mia migliore amica fin
da quando la vidi, io con quattro mesi, lei appena nata...
Ma la mia migliore amica era Patricia Hantilton, non
Patty-
- Cosa vuol dire? E poi, tu non la riconoscesti! E lei
non riconobbe te!-
- E' così... Ma erano passati quasi due anni, ed
entrambe eravamo molto cambiate... Per dolori diversi, ma
cambiate...-
- Non capisco...-
- In breve, la storia inizia circa sei anni fa. Io,
Patricia e altre quattro amiche giocavamo da tempo nella
stessa squadra di pallavolo della scuola. C'era comunque
un sacco di tempo libero ed io mi dedicavo alla
ginnastica ritmica soprattutto...-
- Tu?-
- Sì...Ed ero anche piuttosto brava...Insomma, per farla
breve, sei anni fa diventammo tutte e sei ufficialmente
la nazionale juniores di pallavolo femminile giapponese...-
- Stai scherzando? A nove anni?-
- Affatto, è proprio così... Ed io fui selezionata per
partecipare a gare internazionali di ginnastica ritmica-
Julian era sempre più perplesso, anzi, sbigottito.
- Ma tutto cominciò cinque anni e mezzo fa.... Mi fu
diagnosticato un tumore, al fegato.-
- Emy! - esclamò il ragazzo. Non poteva essere vero...
- Ora sto bene però...- aggiunse lei, le lacrime che
iniziavano a bagnarle gli occhi.
- Insomma, Patricia lo venne a sapere, ma io la convinsi
a non dirlo a nessuno, almeno fino alla "Queen's cup"
di Parigi, sei mesi dopo. La supplicai e lei mi capì..
Come amica e come capitano. Continuai ad allenarmi a
ritmo serrato. Il tumore non era ancora maligno...-
Julian le si avvicinò e le cinse la spalla col braccio.
- Nel frattempo io divenni molto amica con un'altra
ginnasta... Sere Koin. Lei sapeva della malattia e, a mia
insaputa, per poter prendere il mio posto, iniziò ad
avvelenarmi in piccole dosi.-
La stretta di Julian si fece più salda.
- Non è tutto... Patricia è per metà inglese... Per
scelta, metà della sua famiglia rimase inglese, e sotto
la tutela dei nonni. Helena, la sorella gemella di
Patricia, era una ginnasta bravissima. Eravamo rivali-
-... Anche Helena ebbe una cattiva amicizia... La sorella
del suo ragazzo, che odiava Patricia, faceva di tutto per
mettere l'una contro l'altra le due sorelle... Arrivò a
darle una droga, la PCP se non sbaglio, che condiziona la
mente... Riuscì a metterle l'una contro l'altra...-
-...Sei anni e due settimane fa, vi erano in
contemporanea a Parigi i mondiali giovanili di pallavolo
e la mia Queen's cup... Io non stavo bene, ma decisi di
partecipare lo stesso, e Patricia decise di chiedere ad
Helena di... Non di lasciarmi vincere ma, beh, di non
fare del suo meglio, per non costringermi a dare il
massimo...-
-...Helena, arrabbiatissima, fece tutto il contrario...
Fu spettacolare, giuro...Spettacolare... Mentre mi
preparavo, Sere mi diede una dosa massiccia di veleno...-
Emy iniziò a piangere al ricordo
- Eseguii uno degli esercizi più difficili. Dovevo
vincere... Ma mi sentii male, molto... Quando mi
portarono all'ospedale, l'unica risorsa era un trapianto...
Ma chi? Non c'era il tempo né la compatibilità... Stavo
morendo...
Sere lo capì, e si disperò, impazzì credo... E la
investirono mentre vaneggiava in mezzo alla strada fuori
dall'ospedale.. Lei era compatibile...-
Scoppiò in piccoli e disperati singhiozzi. Julian la
abbracciò forte, con entrambe le braccia, il viso di lei
affondato sul suo petto, accanto al cuore.
-... Entrai in coma... Irreversibile dissero. Mi
trasferirono in Inghilterra con l'elicottero. C'erano
migliori attrezzatura là, dissero.. E poi, mio padre era
inglese... Patricia ed Helena litigarono, furiosamente...
Patricia la schiaffeggiò anche, credo...Le disse che, se
fossi morta, sarebbe stata tutta colpa sua...
Dopo due giorni, Helena telefonò all'ospedale e disse a
mio fratello che "sperava fosse sufficiente il
sacrificio". Patricia capì tutto subito, e corse a
cercarla. Helena si è suicidata proprio sotto gli occhi
di Patricia, lasciando la sua mano mentre lei la teneva
perché non cadesse in un burrone, Julian... Per questo
Patty non è più Patricia, non è più la mia Patricia!-
I singhiozzi si fecero intensi e dolorosi.
Julian non poteva far altro che stringerla, e piangere
con lei e per lei.
I tre Atton entrarono in casa Hantilton,
quasi tutti stupefatti.
- Roberto, ma cosa...?- chiese Maggie ma poi, vista la
faccia dell'amico del figlio, si bloccò... Cosa stava
succedendo?
- Cosa succede? Che c'è? Perché fai quella faccia?-
chiese Holly. Appena aveva messo piede in quella casa,
aveva sentito una strana tensione.
- Patricia è sparita, da stamattina, siamo molto, molto
preoccupati.-
- Perché?- chiese Holly, sconvolto.
- Non lo sai?- domandò l'uomo, che Holly credeva un
tempo tutt'altra persona. Un tempo? Tre giorni prima!
- No.- rispose lui, serio.
- Oggi sono cinque anni che Helena è morta.-
- Helena?-
Robert era sorpreso. Nemmeno questo, gli aveva detto sua
nipote?
- La sorella gemella di Patty. Di Patricia-
Bastava. Holly prese la porta.
- Dove vai?- gli gridarono dietro.
Non rispose. Doveva trovarla.
Cara Patricia,
è molto tempo ormai... Mi manchi moltissimo... Manchi a
tutti noi... Ai tuoi fratelli, ad Eric. Ma soprattutto
manchi a me.Vorrei essere lì con te, quando saranno
cinque anni da quel giorno...
Ma non posso. Sto per partire, per l'America. La mia
borsa di studio è arrivata, e Los Angeles mi aspetta. Ti
penserò molto, e di scriverò molto penso. COme ho
detto, mi manchi, e vorrei poter far qualcosa per tutto
ciò. Ma non c'è nulla che io possa fare. Tranne una
cosa. In questa mia lettera c'è un'altra busta. E'
indirizzata a te. Riconoscerai la calligrafia. L'ho
trovata nella tua stanza, a "love'sheart"...Quella
stanza che hai chiuso senza più entrarci. Ve ne era una
anche per me...E mi,ci, esonera da qualsiasi cosa... Non
mi sento meno colpevole, ma mi sento molto meglio. Anche
perché so che a te gioverà molto più che a me. Io e
lei ci eravamo chiariti, voi due no. E' la tua ultima
possibilità, temo.
Spero tu torni presto Patricia, la mia Patricia. Lo spero
di cuore, per te.
Con tutto il mio amore
A.
Le lacrime sarebbero mai bastate?
Mai.
Estrasse l'altra busta. "Alla mia adorata sorella,
Patricia". Da quanto tempo non vedeva quella
calligrafia?. "adorata sorella".... C'era un
termine al dolore?
D'improvviso, aprendo la busta sigillata, si chiese come
avesse potuto fingere così bene per più di tre anni,
come...
Patricia,
mia adorata sorella, so che non capirai quello che sto
per fare. Ma è necessario, è essenziale. Per me, per
noi, per te.
Tutto quello che dirò quando non sono lucida, non avrà
importanza, credimi. Quello che metterò giù ora, queste
poche righe, sono tutta la verità, e nient'altro.
So quello che mi sta facendo lei. La metà di me che ti
scrive, almeno, lo sa.
E non c'è rimedio, lo so.
Devo fare quello che sto per fare, perché non posso
vivere con una sorella come te...
Perché Patricia, tu sei tutto per me. Io vivo grazie
alla tua vita. Io sono ciò che sono, perché sei tu...
Tu soffrirai della mia mancanza.... Ma ce la farai, non
mi deluderai, lo so. Sei così forte! E' per questo che
ti amo tanto. Mi aspetto motlo da te, come tutti del
resto. Sei così.. Perfetta...
Anche se tutti dicono che sono io la perfetta... Io sono
l'edera, Patricia. Se non ci fossi tu, quercia, a
sorreggermi...
E non ci sei più, da tanto ormai... E io ho provato a
farcela, ma non ce la faccio...
E non è colpa tua...Perché nella vita le persone si
devono separare... A noi è successo solo prima che a
molti altri...
Ho iniziato a fare ginnastica, per te.
Perchè volevo essere qualcosa che non sono, e solo tu
sei.
Ho amato Alex, per te.
Perché tu l'amavi, e lui amava te, ed io volevo essere
amata così, esattamente come lui amava te.
Ho sfidato Emy, per te
Perché era la tua migliore amica, ed io volevo essere
lei, volevo tu ammirassi me, come ammiravi lei.
Ho sbagliato, perché ho cercato di essere qualcosa che
non sono. Ho cercarto di essere te. Ho smesso di essere
l'Helena che tu amavi tanto.
E' questo il problema, non è così?
Patricia,
io non posso fare altro. E' la mia prima vera scelta...
Per te. Perché tu sia libera, e possa andare avanti,
abbia la forza di reagire, la tiri fuori...
Per me. Così ch'io sia libera di essere me.
Per noi, perchè così saremo di nuovo insieme.
So cosa farai. Smetterai di fare tutto quello che facevi
prima, di vedere le persone che vedevi prima.
Ti taglierai i capelli magari, e li tingerai di castano.
Ricordo ancora quando ti dissi che, se mi fossi scocciata
di essere tua gemella, me li sarei tinta di quel colore...
Ma come potrei voler smettere di essere l'altra metà di
te?
Magari dormirai anche nel mio letto...
Ti conosco. Ma sei forte...
Fallo per me. Metti il letto sotto la finestra, continua
a giocare a pallavolo e, soprattutto, ama Alex. Ve lo
meritata.
Fallo per me. Non mantenermi in vita attraverso di te, ma
tienimi DENTRO di te, com fossimo una cosa sola. Di nuovo.
Devo andare.
Devo.
Accettalo, ti prego.
Addio. Con tutto il mio amore.
tua sorella Helena
Non sapeva più dove cercare. Al tempio, a
scuola... Aveva cercato dappertutto. Era ormai sera. Non
sapeva più...
I petali di ciliegio gli cadevano attorno. In fondo al
viale rosato, ai piedi di un ciliegio, qualcuno,
addossato su di sè, singhiozzava l'anima.... Vestita di
nero, i capelli che rilucevano nella notte...
- Patty!- esclamò. Era lì, l'aveva trovata.
Ma la ragazza non sentiì. Perché non era più Patty.
Holly le si avvicinò, si inginocchiò accanto a lei e,
dolcemente, tolse le mani di lei dal volto e lo prese tra
le proprie mani. Ma lo sguardo era vuoto, lontano.
Allora, memore di qualcosa che non ricordava, sussurrò.
- Patricia, sono io.-
Se la ritrovò tra le braccia, tremante, in lacrime. E la
strinse forte, come mai avrebbe pensato di fare.
Sapeva che nulla sarebbe mai stato come prima.
E, delicatamente, poggiò un bacio sul capo di lei e la
strinse. Gli occhi umidi.
continua...
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