OH, Yeah...

CAPITOLO 4:
Cockles and mussels

Bruce condusse l'intero armento di compagni di squadra in un ameno locale di periferia, un luogo poco chic, ma comunque pittoresco, soprattutto data la singolarità dei frequentatori del Pub. Il "The wild wolf" (*1), pub in stile tipicamente irlandese, ospitava la più fantasiosa varietà di gente dell'intera città, ma soprattutto persone che tutto volevano fare la sera, fuorché dimenarsi nelle sfavillanti ed equivoche discoteche dei dintorni.
Quando i magnifici dodici (*2) entrarono nella semioscurità dell'interno, furono immediatamente inondati della calda ed invadente ospitalità del panciuto e rossiccio proprietario del locale, ma soprattutto le loro narici dovettero fare i conti con il penetrante odore della birra che traboccava da ogni boccale, immancabilmente posizionato su ogni tavolo occupato.
"Salve a tutti my old friends! D' yeh speak irish?" chiese con slang irlandese il rossiccio uomo, sbattendo le mani una contro l'altra, spostando il suo sguardo prima su uno poi su un altro giocatore.
"Yes," rispose Bruce "ma preferisco l'italiano, amico!"
"Oh!" si stupì il signor Bryan Donnelly, spalancando gli occhi "Alrigh', allora se volete seguirmi, quanti siete?"
"Uhm… diciamo quindici va! C'è posto vero?" rispose il giapponese, guardandosi intorno dubbioso.
"O' corse! C'mon!" e detto questo, raggiunse un enorme tavolo di legno e fece cenno ai ragazzi di prendere posto.
"Che posto del cavolo!" disse tra i denti un oscuro Ed, sedendo involontariamente proprio di fianco al suo acerrimo nemico Benji.
"A me piace!" replicò quest'ultimo, giusto per indispettire ulteriormente l'altro portiere, il quale gli lanciò uno sguardo da fiera affamata.
Holly si posizionò su una delle sedie che si trovavano dalla parte del muro e, guardandosi intorno, non poté fare altro che osservare incuriosito gli oggetti che riempivano il locale e immancabilmente la sua attenzione fu catturata da una teca di vetro, contenente un pallone di forma ovoidale e i circostanti gagliardetti, riportanti gli inconfondibili colori della bandiera irlandese.
"Scusi… scusi, signor Donel…!" chiamò a gran voce il numero dieci, sfoggiando sorprendentemente un buon accento italiano.
"Donnelly, ragazzo, Donnely… Wha'!" chiese questo avvicinandosi.
"Mi chiedevo cosa fosse!" chiese Holly indicando la teca, puntando accidentalmente il dito medio.
"Ah, quella… è la teca dedicata alla nostra nazionale irlandese!" rispose con orgoglio l'uomo incrociando le braccia.
"Una domanda Donnelly-san… ma come fanno i vostri calciatori a giocare con un pallone tanto strano… insomma dovrebbe avere strani effetti!"
"Oh bella… ma quando io ho parlato di nazionale irlandese, intendevo quella di rugby ovviamente, non quella di calcio!"
"R… rugby?" chiese Holly reclinando il capo, facendo capire al suo interlocutore che poco sapeva di quello sport, e questo, cogliendo al volo la sua esigenza di sapere, lasciò perdere i suoi impegni al locale e sedette di fianco al giovane calciatore, intavolando con lui una lunga conversazione, incaricando il figlio Darren (*3) di prendersi cura del pub e dei clienti.

"Che vi porto?" chiese il ragazzo ai due portieri all'inizio della lunga tavolata.
"Io prendo un…!" dissero i due all'unisono, lanciandosi occhiate di fuoco, per essersi vicendevolmente interrotti.
"Ehi, lo ha chiesto prima a me!" digrignò i denti Ed.
"Ma smettila cretino, era ovvio che si è rivolto a me… giusto?" chiese Benji, ammiccando al povero Darren.
"Bè, io veramente…!"
"Allora io prendo…!" ripresero nuovamente i due contendenti, questa volta davvero infastiditi.
"Smettila di dire quello che dico io, deficiente!" gridò Benji, stringendo i pugni.
"Io dico quello che dici tu?" si indignò Ed "Semmai sei tu il pappagallo!"
"Pappagallo… a me? Ehi tu, brutto…"
"Smettetela imbecilli!" si intromise Mark scotendo il capo "Ora ordino io dato che sono il più grande!"
"Tu il più grande?" chiese Benji sorridendo ironico "E di quanto? Due metri sotto terra?"
"Fai pure lo spiritoso Price, io intendevo più vecchio d'età, comunque… ora io ordino una bella birra… una Guinnes direi!"
"Alrigh'!"
"Ehi tu come hai osato…" protestò brutalmente Benji, mentre come sottofondo aleggiava la cristallina risata di Ed.
"Ed, adesso te la faccio pagare…!" ma prima di mettere in atto la sua pronunciata minaccia, squillò il suo minuscolo cellulare.
"Aspetta che io finisca la telefonata e poi vedi… 'sti due deficienti… Pronto?"
L'espressione sul viso di Benji si tramutò da irata, ad una di un misto di gioia ed imbarazzo, e per mascherare la cosa, si alzò dal suo posto e si allontanò verso il fondo del locale, insospettendo non poco i due compagni di squadra.
"Ma che gli è preso?" chiese Ed, indicandolo con il pollice all'amico abbronzato.
"Bò," rispose Mark, inarcando le sopracciglia "non me ne frega niente… si perderà l'ordinazione e ci godo una cifra!"
"Perché mai si dovrebbe perdere l'ordinazione?" chiese Ed sorridendo sornione, mentre nel suo cervello, stava prendendo forma l'elaborazione di una piccola vendetta "Ci siamo qui noi ad ordinare per lui!"

"Pronto… quante volte ti ho detto di non telefonarmi sul cellulare!" sussurrò Benji, cercando di impedire alle persone circostanti di captare anche una minima parte della conversazione telefonica.
"No, non ti perdono… per poco, due dei miei compagni non mi beccavano! Come dici? Settimana prossima? No piccola, settimana prossima non sono a casa! No, mi spiace ma dovrai stare senza di me per almeno tre settimane! Che? Ti manco… bè… anche tu mi manchi, ma vedi sono qui, diciamo per svolgere un compito importante! Lo so, lo so, non è un impegno ufficiale però, devo fare un favore a un amico! Com'è l'Italia? Bella per quello che ho potuto vedere… si certo ti ci porterò una volta di queste… si, presto! Passeremo una bellissima vacanza!
Ora ti devo lasciare, ti chiamo presto. Si certo ti voglio bene… si, ho detto che ti voglio bene… no dai non farmi usare quel nomignolo in pubblico, potrebbero sentirmi, no dai… ti ho detto di… va bene, d'accordo… buonanotte fiorellino… che? Ma dai lo so che mi hai sentito! Domani? Che succede domani? Ah, cavolo è vero che compi gli anni… quanti? Addirittura quattro, sei già una signorinella, ti porterò un bel regalo, si una barbie… ora vado, salutami la zia e lo zio… si certo, ti chiamo domani per farti gli auguri, ciao!"
Benji ripose il cellulare all'interno della tasca dei pantaloni e non si accorse dell'arrivo di Philip che era andato al bagno.
"Ehi, ancora la tua cuginetta Emily?"
"Ma stai zitto!" rispose infastidito il portiere, voltandogli le spalle.
"Quella bimba è adorabile…" e all'udire l'affermazione dall'amico, Benji sorrise compiaciuto.

"Ma che diavolo…!" esclamò Price, osservando allibito i quindici boccali di birra sul tavolo di fronte al suo posto.
"Abbiamo ordinato per te!" disse Ed, lanciando una significativa occhiata a Mark, che già stava gustando la sua nera bevanda.
"Si," cominciò a stuzzicarlo la tigre "io e Ed abbiamo pensato che la tua insistenza nel voler ordinare, fosse dovuta alla tua incontenibile sete, così abbiamo provveduto a fornirti della materia prima!"
Benji divenne paonazzo dalla rabbia e avrebbe probabilmente combinato un macello, se di nuovo Mark non fosse intervenuto nella discussione.
"Dai Price, siedi e bevi, in fondo siamo venuti in questo lurido pub per fare questo o no? Oppure hai paura di non reggere dodici boccali di birra?"
Avvertendo il tono di sfida nella voce di Mark, Genzo (ops), sedette pesantemente sulla sua sedia e adocchiando in cagnesco i due scettici sfidanti, cominciò a tracannare il primo boccale senza fare una piega, facendo immediatamente seguire il secondo e il terzo, diminuendo poi il ritmo per il quarto, rimanendo però sempre perfettamente lucido.
"Io reggo perfettamente l'alcol, visto?" li provocò poi, posando anche il quarto boccale.
"Anche noi cosa credi!" accolse la sfida Ed, richiamando un indaffaratissimo Darren e facendosi portare ventiquattro boccali di birra, da dividere con il fedele amico Mark.

Tom sentendosi lasciato in disparte da Holly, ancora intento a seguire le esagitate spiegazioni di Donnelly, si era allontanato dall'orda di impensabili bevitori dei suoi compagni di squadra, ed aveva trovato posto di fianco ad un paio di francesine tutto pepe, trascinandole in una simpatica conversazione in francese (per tutti tradotta simultaneamente… o quasi).
"Bonjour madamoiselles comment ça va?"
"Oh, tres bien, e tu chi sei?" chiese la biondina della coppia.
"Io sono Tom Becker… calciatore, diciotto anni, studente CEP… ehm studente giapponese… e voi?"
"Io sono Valentine… e lei…"
"Je m'appelle Justine!" disse la ragazza più misteriosa.
"Piacere di conoscervi, sapete io ho vissuto qualche anno a Parigi!" disse Tom cominciando a giocare ogni carta a sua disposizione per fare colpo sulle due ragazze.
"Oh oui?" chiese piuttosto indifferente la biondina, osservando la lontana e rumorosa tavolata degli altri ragazzi giapponesi.
"Ehm… Tom tu sei con loro?"
Il ragazzo si voltò per guardare nella direzione indicata dalla francese e annuì con il capo.
"Bien, quindi conosci quei due fustacchioni laggiù vero?"
"Fu… fustacchioni?" chiese Tom piuttosto spaesato "Quali fustacchioni?"
"Ma dai," si riappropriò della conversazione Justine "i due più belli seduti a quel tavolo!"
"I due più belli…" pensò ad alta voce Tom, cercando di capire chi dei suoi amici, avesse suscitato così tanto interesse tra le sue mancate conquiste. Dapprima il suo sguardo si posò sul trio Mark, Ed e Benji, pensando che forse, a colpire le straniere, fosse stato il fascino del bello e tenebroso, però realizzò subito che lo sguardo famelico delle due non era rivolto a loro, bensì alla parte opposta del tavolo.
Da quella parte c'erano: Holly e Donnelly, da scartare a priori, almeno per il pasciuto proprietario; Philip, Danny Mallow e Giulian, che nel loro piccolo potevano avere qualche speranza, manifestando il fascino della dolcezza; Ed infine i gemelli Derrik, ai quali Tom non prestò la minima attenzione, intuendo che il fascino dell'orrido non avrebbe conquistato nessuno, a parte qualche disperata eccezione.
"I due fustacchioni… dai Tom che hai capito, i due gemellini dalle lunghe basette!"
Tom si porto entrambe le mani sulle guancia e spalancando le labbra in un silenzioso urlo, cominciò a sentire i suo corpo farsi molle come cera al contatto col fuoco.
Tra tutti, il fascino dell'orrido aveva vinto. La disperata eccezione era inaspettatamente giunta.
"Tom, ce li presenti?" chiese Valentine, arrossendo visibilmente "Per favore cherì!"
Il ragazzo non riuscì a resistere al tono mieloso della ragazza e, sebbene profondamente ferito nell'orgoglio, per essere stato scartato dalle francesi e non preferito ai due roditori anni settanta, raggiunse i gemelli e presentò loro alle deliziose fanciulle, tornando poi al suo posto di fianco a Holly, osservando in cagnesco le effusioni dei quattro al tavolino di fronte.

"Bene amici carisssssiiimmmiiii, intoniamo tutti insieme una canzoncinaa!" esplose improvvisamente Benji con voce da ubriaco, reggendo tra le mani il penultimo boccale di birra.
"Siiiii," accolse subito Ed, alzandosi in piedi e prendendo sottobraccio l'altro portiere.
Tutta la compagnia, sebbene leggermente brilla, fu nettamente sconcertata da quell'improvviso cambio di comportamento tra i due efferati nemici, poi, però tutto fu chiaro una volta veduti i ventiquattro boccali vuoti, giacenti scompostamente sul tavolo.
"Che canzone cantiamo!" chiese anche Mark, con occhio lucido.
"Una bella c' nzoncina irlandese hic…!" propose Benji "Ehi… hic Darren caro, conosci qualche bella canzoncina!"
Il ragazzo interpellato si fece avanti sorridendo.
"Certo… la conoscete Cockles and mussels?"
"Cock… che…?" lo interpellò Ed socchiudendo gli occhi.
"Io nemmeno… hic… la conosco… però comincia a cantarla tu Dar… hic…en!" rispose Benji.
Il povero Darren, sebbene piuttosto imbarazzato, cominciò ad intonare la canzone, sotto l'occhio orgoglioso del padre.
"In Dublin's fair city/ where the girls are so pretty/ I first set my eyes on sweet Molly Malone/ as she..."
"She, che!" lo interrupe Benji bruscamente "Bella canzoncina, però… hic, ora basta! Non conosco le parole e… hic, non mi diverto! Ora vi canterò una canzone del mio… hic… fantastico repertorio!"
Tutti i presenti rimasero in religioso silenzio, in attesa del sicuro spettacolo di cabaret del compagno di squadra. Era molto raro vederlo in quello stato e in occasione dell'evento, persino Holly smise di pensare allo sport, i gemelli Derrik smisero di flirtare con le francesi, Giulian ripose il cellulare, chiudendo la conversazione con la sua fidanzata, Philip cessò di canticchiare il motivetto di Mc Guyver e Bruce palesemente addormentato, schiuse gli occhi poco prima che in sogno, gli piombasse sul grugno una bella pallonata.
"D'accordo… allora parto… hic… Ed, accompagnami facendo il tamburo!" ordinò Benji, salendo in piedi sul tavolo, mentre intorno a lui, si accalcavano tutti i frequentatori del locale.
"D'accordo capo!" rispose l'altro portiere, battendo ritmicamente le mani aperte sulla superficie legnosa del tavolo, mentre nel frattempo Mark, faceva il basso con due corde di un elastico trovato per caso nella tasca dei pantaloni.
Benji cominciò a cantare con voce calda, roca e profonda. (Mmm…)

Sono entrato in un bar di periferia,
più che un pub mi ricorda una latteria,
due francesi accalappiano basettoni extra,
mentre Tom ha la testa nella foresta…

Dove son finito mai,
forse è un paese del Paraguay,
dove son finito adesso,
preferirei essere in un tempio di mio zio Ernesto.

C'è un barista che canta canzoni irlandesi,
tristi, soffici senza pesi,
io canto ciò che mi passa per la testa,
e intanto Bruce stanotte mi farà la festa,

Una festa perché starò male,
forse da andare all'ospedale,
bere troppo un po' fa male,
ma io me ne fotto e penso al mare…

Dove son finito ora,
c'è un tizio con in mano una pistola,
dove son finito prima,
ce ne sono altri due che ho visto in anteprima…

Adesso meglio che la smetto,
perché c'è Ed che ha la mano che pesa un etto,
batte male sul tavolino,
e magari crede che io sia cretino…

Io cretino non lo sono,
e so che tutto ciò lo fa perché in vena di assolo,
io l'assolo te do nel …lo,
se non la smetti ti faccio mordere da un mulo!!!


Benji smise improvvisamente di cantare e, contemporaneamente, anche Ed finì la sua esibizione, facendosi coinvolgere dalla rissa che per tutta la sera era stata miracolosamente evitata, ma che ora si preannunciava furiosissima.
"Brutto spilungone, karateka del cavolo, lo hai fatto apposta a sbagliare il ritmo della mia canzone!" urlò Benji, sferrando un destro micidiale sulla guancia sinistra di Ed.
"Ma smettila, sei tu che non andavi a tempo con me, lurido venduto tedescoide!" replicò Ed tirando un calcio sullo stinco di quest'ultimo, inciampando poi sulla sedia reggente Mark, il quale si ritrovò a terra, bagnato di birra ed estremamente furioso.
Cominciò così l'apocalisse.
Tutti, volontariamente o involontariamente, si ritrovarono coinvolti nella violenta contesa.
Il tranquillo pub si tramutò in una vera e propria arena, dove tutti i clienti facevano la parte, chi dei gladiatori, e chi delle fiere.
Due loschi figuri, che Benji aveva notato mentre cantava la sua canzone, si alzarono dalla loro postazione a zuffa già cominciata e, lanciandosi occhiate e sorrisi di intesa, si prepararono a partecipare a quel particolare evento.
"Ehi Bud… li facciamo neri?" chiese il più magro e affascinante dei due, sfoggiando una corta chioma bionda e un paio di meravigliosi occhi azzurri.
"Uhmpf…!" bofonchiò l'altro in risposta, massaggiandosi il ventre gonfio "D'accordo…"
"No, no!" protesto il vecchio Donnelly, avvicinandosi ai due con le braccia protese in segno di supplica. "Vi prego, non anche stavolta!"
"E perché no?" chiese di nuovo il biondo, sorridendo furbescamente "Il ragazzo canterino prima ha parlato di un tizio con la pistola… io e il mio amico qua ci impegneremo a scovarlo e punirlo, solo per questo stavolta prendiamo parte alla rissa… parola di lupetto!"
"No ragazzi, ancora una volta vi supplico…!"
"Lasciaci fare vecchio!" si intromise Bud, grattandosi il mento barbuto "Altrimenti…!"
"Altrimenti che?" chiese Donnelly piuttosto preoccupato.
"Altrimenti ci arrabbiamo!"

Capitolino più lungo né! Pure un po' skizoide direi… comunque…

Note:
*1: Il pub nominato esiste davvero… ed è collocato a Dublino, ho deciso di inserirlo nella storia perché io l'ho adorato quel pub… davvero adorato… soprattutto ho adorato il buttafuori che ha sempre impedito a me e ai miei amici di entrarci perché di età inferiore ai ventun'anni! Tiè mi sono presa una rivincita e nella mia storia ci ho fatto entrare chi mi pareva a me!

*2: I magnifici dodici, in teoria sarebbero i componenti della nazionale giapponese in Italia, però in pratica nemmeno io so quanti siano, quindi ho messo una cifra a casaccio… non vogliatemene!

*3: Darren, è un bel nome irlandese no? Io ho pensato lo stesso e così l'ho rubato ad un ragazzo reale… che purtroppo ho conosciuto poco!