SISTERS
CAPITOLO 4

Che confusione! Certo che fare shopping in un giorno festivo è un vero massacro! – disse Patty ridendo.

Lory sorrise.

- Dovresti vedere Milano durante i saldi! Bisognerebbe andare armate di corazza!

Patty scoppiò a ridere di gusto. Le due ragazze si trovavano molto bene insieme, si capivano al volo, senza bisogno di troppi giri di parole.

Avevano passato l’intero sabato in giro per le vie della città e Lory ne aveva approfittato per farsi un’idea della cittadina di Fujisawa, visto che non la conosceva ancora bene.

- Mi piacerebbe visitare il tuo paese! – disse Patty.

- L’Italia è davvero bella!

Patty sorrise – Si, me l’hanno detto in molti! Lo chiamano il paese del sole e poi è anche uno dei più forti nel calcio!

Lory rise.

- Sempre a parlare di calcio! Sembri Holly!

Patty arrossì.

Lory smise di ridere ma continuò a fissare l’amica con sguardo malizioso.

- L’Italia è un paese perfetto per chi vuole giocare a calcio. E’ lo sport nazionale e tutti gli italiani lo seguono come un rituale. Ma non solo il calcio! Molti altri sport sono seguiti assiduamente! Prendi il basket, la pallavolo, lo sci, la formula 1…insomma, è un paradiso per ogni sportivo!

Patty la guardava affascinata.

- E’ vero! Adesso ricordo! Mi hai detto che vorresti diventare giornalista sportiva, vero? In Italia dev’essere molto stimolante!

Lory per un attimo abbassò lo sguardo.

Patty le chiese: - Che c’è, Lory?

La ragazza non la guardò in viso ma le rispose piano:

- Patty…ti prego…non dire a nessuno questa cosa!

- Perché?

- E’ una faccenda molto personale. Per il momento, non voglio che gli altri lo sappiano!

L’italiana però stava pensando ad una persona in particolare…ad un campione che…

Patty capì di aver toccato un tasto delicato e così non aggiunse altro, solo:

- D’accordo! Fidati di me, Lory!

Lory sorrise.

- Grazie Patty!



Ormai era il tramonto, le tinte rosso fuoco del sole facevano risplendere ogni cosa e nella tranquillità di quella cittadina di provincia, così diversa dalla metropoli alla quale era abituata, Lory camminava lentamente godendosi la freschezza della brezza.

Da qualche minuto aveva salutato Patty e ora si avviava verso villa Price. Sapeva che quella sera avrebbe conosciuto i genitori di Benji ed era un po’ nervosa. Chissà che tipi erano i signori Price?

Svoltò l’angolo e si ritrovò sulla strada che aveva percorso solo un paio di giorni prima in automobile.

Improvvisamente si ricordò.

Da quelle parti doveva esserci…il parco!

Poco dopo lo vide.

Era molto strano…assomigliava tanto a quel parco in cui era solita passeggiare insieme a Franz.

I suoi occhi s’intristirono. Lentamente vi entrò senza un motivo apparente. Camminò tra i sentieri guardandosi intorno quasi con nostalgia.

Tutt’intorno vi era silenzio, si sentivano solo il cinguettio degli uccellini e lo sciacquio delle acque del laghetto.

In pochi minuti raggiunse il centro del piccolo parco. Sorrise.

Quello che aveva visto in Germania era molto più grande rispetto a questo, ma non aveva nessuna importanza. Entrambi emanavano una pace che placava ogni preoccupazione.

A pochi metri davanti a lei c’era un panchina e seduto proprio nel mezzo c’era un ragazzo.

Lory spalancò gli occhi quando lo riconobbe. Era Benji Price!



Non l’aveva sentita arrivare, si accorse della sua presenza solo quando si rese conto che qualcuno si stava sedendo di fianco a lui.

Voltò la testa per vedere chi lo stava distogliendo dalle sue riflessioni e si stupì molto vedendo lo sguardo della ragazza.

Lory lo guardò negli occhi con serietà, poi sorrise e tornò a fissare l’orizzonte senza pronunciare una sola parola.

Benji non sapeva cosa fare. Indeciso rimase in silenzio tornando a fissare davanti a sé.



Entrambi erano persi nei rispettivi pensieri…pensieri completamente diversi…ma allo stesso tempo così simili da creare una certa affinità silenziosa…

Non avevano avuto bisogno di nessuna parola per comprendere le necessità dell’altro.

Entrambi volevano stare soli… eppure la presenza dell’altro non era di disturbo. Era come se tra loro in quel breve istante in cui si erano guardati negli occhi qualcosa fosse crollato.

Infine Benji, sentendosi molto più rilassato di quanto non lo fosse mai stato in quell’ultimo periodo, si alzò.

Si voltò verso Lory sorridendole per la prima volta con calore. Allungò la mano verso di lei.

- Forza! – le disse semplicemente – Dai…torniamo a casa…si sta facendo tardi!

Lory restò un attimo incerta a fissare quella mano tesa verso di lei. Poi ricambiò il sorriso.

- Ok… - disse dolcemente.



Camminarono fianco a fianco sempre in silenzio fino al cancello della casa di Benji.

Si fermarono un attimo e fissarono le finestre. Molte delle luci erano accese.

- I tuoi genitori sono arrivati a quanto pare.

- Già… - rispose melanconicamente il ragazzo poggiando una mano sulla maniglia del cancelletto.

Il ragazzo avanzò di qualche passo poi si bloccò quando Lory disse:

- Vedrai che andrà tutto bene!

Si voltò stupito. Come faceva lei a sapere che…

Lory gli sorrise mentre lo superava e arrivava davanti alla porta d’entrata.

- Forza! Che aspetti? Dai…non saranno degli orchi no? – disse lei in tono scherzoso.



Dopo che Lory fu sparita all’interno della casa Benji rimase fermo per alcuni istanti.

Era quasi incredulo.

Ma come aveva fatto quella ragazza a capire esattamente quello che stava provando?

Non ne aveva mai fatto cenno con lei…

Scotendo la testa e sospirando s’incamminò verso la porta.



La luce del mattino la svegliò più presto del solito.

Nonostante fosse andata a dormire molto tardi si sentiva piena di energie.

Si alzò lentamente.

Si guardò allo specchio. Sorrise. Era felice di essere venuta in Giappone!

Forse…in quel luogo poteva finalmente lasciarsi alle spalle il passato. Anche se non sarebbe stato affatto facile e lei questo lo sapeva bene!

Si riscosse.

- Ora basta! E’ una bellissima mattinata! Non roviniamola subito con pensieri tristi!

Fischiettando si vestì. Poi scese in cucina dove la governante di casa Price stava preparando la colazione e il pranzo per lei e Benji da portare a scuola.

Visto che il giorno prima i signori Price erano rientrati c’erano molte più cose da preparare in quanto i padroni di casa volevano che anche la tavola per la colazione fosse “imbandita”…quindi Lory si offrì di dare una mano.

La governante non era affatto d’accordo, ma la ragazza sapeva essere molto convincente quando voleva e così si mise ai fornelli e finì di preparare il suo pranzo e quello di Benji.

Lory non poteva sapere che quel piccolo gesto di gentilezza da parte sua avrebbe dato il via ad una serie di avvenimenti incredibili!



Infatti…durante la pausa pranzo…

- E questa che roba è?! – fece Bruce, sgranando gli occhi davanti al pranzo di Benji.

Il ragazzo lo guardò con aria di sufficienza.

- Il mio pranzo, no? – replicò.

- Che spiritoso… - disse l’altro, continuando ad osservare le pietanze. – Ma questa non mi pare proprio cucina giapponese…

Gli altri ragazzi si strinsero intorno al portiere per dare un’occhiata.

- E allora? – rispose Benji, con la massima indifferenza.

Sul viso di Bruce si dipinse un’espressione semi-libidinosa.

- Be’, è ovvio che non è stata la tua cuoca a prepararlo, no? Ma che carini… - sorrise allusivamente.

Lory, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, sollevò il capo e disse:

- Stamattina ho preparato io il pranzo per me e per Benji semplicemente perché la cuoca aveva molto lavoro da fare. Non ci vedo nulla di strano. E tu, Bruce?

- Be’, ecco… - balbettò il ragazzo, cercando disperatamente qualche specchio su cui arrampicarsi…

- Eeeeehi, ma questa ha tutta l’aria di essere roba preparata dalla mia sorellina! – esclamò Sara, arrivata in quel momento alle spalle del gruppo. Si chinò e afferrò un pezzo della cotoletta alla milanese che sorrideva invitante dalla scatola del pranzo di Price. – Grazie mille!

Il portiere la guardò per un istante inarcando le sopracciglia, poi tornò a mangiare tranquillamente, mentre la ragazza si lasciava cadere sull’erba tra Patty e sua sorella.

- Sei la solita maleducata… - le sussurrò Lory.

- Mi mancava la tua cotoletta, tesorino – sorrise ironicamente Sara – O forse era soltanto per lui?

- Scema! – replicò.

- Ehi, Sara! – disse Bruce, tornando all’attacco.

“Che cavolo vuole questo adesso?” pensò la ragazza.

- Sì?

- E tu, non hai preparato il pranzetto al nostro caro Holly? – chiese lui, tornando all’attacco, accennando col capo ai piatti tipicamente giapponesi che il capitano stava consumando…

Patty sussultò. Ma perché tutti insinuavano che ci fosse qualcosa tra quei due?

Sara lo guardò con aria incerta per una manciata di secondi, poi scoppiò a ridere. Anche Lory non riuscì a trattenere una risata.

- Cosa c’è di tanto divertente? – fece il ragazzo, leggermente offeso. In fondo, era lui che stava prendendo in giro, e non era carino trovarsi nei panni della vittima di turno…

- Nulla, nulla – fece Sara, quando riuscì a calmarsi.

- E allora?

“Se credi che io sia il tipo di ragazza che cucina per qualcuno hai sbagliato di grosso, fratello…” pensò, ma un’occhiata eloquente di Lory le fece ricordare le buone maniere.

- Vedi… Cucinare non è esattamente uno dei miei passatempi preferiti… - incominciò sorridendo – L’unica cosa che so preparare decentemente è il tiramisù.

- E che cos’è? – chiese Holly, dopo aver trangugiato l’ultimo boccone del suo pasto.

Sara e Lory si guardarono un attimo in viso, cercando di trovare le parole per spiegare esattamente di cosa si trattasse.

- E’ un dolce italiano – intervenne Tom, rimasto in silenzio fino a quel momento.

Tutti si voltarono verso di lui.

- E tu che ne sai? – chiese Bruce.

Il ragazzo sorrise.

- Ne ho mangiato tantissimo quando ero in Italia con mio padre…

- Wow, allora dev’essere proprio buono! – esclamarono i ragazzi.

Tom annuì.

- Decisamente sì – rispose sorridendo.

- Ehi, sentite! Mi è venuta un’idea! – fece Holly.

- Sarebbe a dire? – chiese Patty, che sentiva aria di guai.

- Che ne dite di venire tutti a casa mia sabato ad assaggiarlo? Sempre se Sara è disposta a prepararlo… - propose, lanciando un’occhiata intimidita alla sua coinquilina.

Lei sgranò gli occhi, dubbiosa. Poi, sentendo gli sguardi carichi di aspettativa dei ragazzi fissi su di sé, prese un profondo respiro e disse:

- Certo, perché no…?

Lory sorrise ironicamente.

- Che sorellina gentile…

- Ma che gentile e gentile! Li hai guardati bene?! ‘Sti morti di fame mi uccidono se non lo preparo! – replicò Sara, in italiano, ovviamente.

La sorella rise.

- Anche questo è vero…

- Allora è deciso! Sabato tutti da me! – disse Holly, entusiasta come un bambino. E quel suo entusiasmo per qualcosa che non riguardasse il calcio feriva Patty davvero profondamente. A Lory sembrò di scorgere una lacrima nell’angolo dell’occhio sinistro dell’amica.

La campanella che indicava la ripresa delle lezioni iniziò a suonare. I ragazzi si affrettarono ad alzarsi e a recuperare le loro cose per poi correre in classe. Lory afferrò la sorella per la manica e le sussurrò:

- All’uscita di scuola aspettami! Devo parlarti!

Sara annuì.

- D’accordo. Ma fa’ presto… Sai che odio aspettare!

- Ok, ok!



Lory si affrettò ad uscire dall’aula. Percorse rapidamente i corridoi, invasi da una folla di studenti in divisa, attraversò il cortile e raggiunse finalmente l’uscita. Appoggiata al cancello c’era sua sorella.

Aveva ancora quell’aria assente, lo sguardo perso nel vuoto.

“Riuscirò mai a fare qualcosa per aiutarla?” si chiese Lory, fermandosi a pochi metri di distanza. Poi si riscosse, ricordandosi il motivo cui doveva parlarle, e si avvicinò.

- Eccomi qua, sorellina! – disse sorridendo.

- Alla buon’ora! – rispose l’altra, acida.

“Oh mio Dio, è di malumore…” pensò Lory, ben sapendo di star rischiando parecchio.

- Scusami, il prof dell’ultima ora non voleva lasciarci andare…

- Va bene, va bene. Si può sapere di cosa devi parlarmi? – chiese Sara, il cui umore peggiorava ogni secondo di più.

Lory si guardò intorno e prese la sorella sottobraccio.

- Andiamo in un posto più appartato – disse.

- Tanto non ci capisce nessuno, scema… - fece la sorella, ma Lory non le diede retta e la trascinò via con sé.

Si infilarono in un bar.

- Vorrei farti presente, sorellina, che non ho uno yen… Quindi offri tu, sia chiaro – disse immediatamente Sara, mentre la sorella la pilotava verso un piccolo tavolo in un angolo tranquillo della sala.

“Quando ci si mette sa essere davvero insopportabile” pensò Lory.

- D’accordo, d’accordo! Tu siediti e sta’ buona!

Sara si sedette sbuffando, e incrociò le braccia sul petto.

- Volete ordinare? – chiese una cameriera.

- Un tè freddo al limone – disse Sara.

- Una pepsi, per favore – fece Lory.

Sara piantò sul viso della sorella i suoi penetranti occhi scuri, il cui sguardo in quel momento era più burrascoso del solito.

- Allora? – chiese.

Lory cercò di guadagnare un po’ di tempo.

- Come mai sei così nervosa? – le domandò, con quello che voleva essere un sorriso dolce e comprensivo.

L’altra sbuffò e alzò gli occhi al cielo.

- Ho litigato con una prof… - rispose, a mezza voce.

Lory si portò una mano alla fronte.

- Che cavolo hai combinato?

- Mi aveva preso per un’incapace… Essere straniera non significa essere stupida… – fu la risposta – Ma sta’ tranquilla, niente spargimenti di sangue…

La sorella sospirò.

- Niente che possa creare problemi alla signora Hutton, vero?

- Ti ho detto che puoi stare tranquilla. Fidati una buona volta! – esclamò Sara, spazientita.

“Prima o poi mi faranno santa…” pensò Lory.

La cameriera arrivò con le bibite, ed entrambe si affrettarono ad assaggiarle.

Dopo aver sorseggiato per qualche secondo il suo tè in silenzio, Sara si stufò di quella situazione assolutamente grottesca e disse:

- Senti, hai detto che dovevi parlarmi. Sputa il rospo, per favore, non ne posso più. Siamo ridicole.

Lory annuì.

- D’accordo. Si tratta di Patty – esordì.

Sara spalancò tanto d’occhi.

- Patty…? – chiese, sorpresa.

- Esattamente. Non ti sei accorta che ha un debole per Holly?

L’altra rimase un attimo zitta, rimuginando in silenzio.

- Be’…potrebbe essere…ma non ci ho fatto caso! – rispose – E potrei sapere cosa c’entro io in tutto questo?

- Evidentemente non ti sei accorta neanche del fatto che Patty è gelosa di te… - disse la sorella.

- Gelosa…? Di me…? Questa sì che è buona! – esclamò Sara, scoppiando a ridere – Sorellina, se volevi farmi tornare il buonumore non avresti potuto scegliere una barzelletta migliore!

- Io non sto affatto scherzando – insisté Lory.

Sara tornò seria.

- Lory… Parliamoci francamente… Holly ti pare il tipo di ragazzo che possa piacermi?! E’ un’idea assolutamente ridicola! – disse.

- Sì, ma questo lo sappiamo noi due. Patty non può saperlo, non ti conosce. Ed è gelosa…

- Ascoltami bene, sorellina. Se Patty ha le paranoie io non ci posso fare assolutamente nulla! Insieme a Holly ci vivo, quindi non posso certo evitarlo! Non ci sono soluzioni! E poi, non sono neanche affari miei! – sbottò la più piccola, facendo per andarsene.

- Patty è una mia amica! – obiettò Lory.

- Allora parlale! Io non so proprio cosa farmene del suo Holly, diglielo chiaramente! E in questa storia non voglio entrarci, d’accordo?! – fece Sara, alzandosi e lasciando la sorella a meditare davanti alla sua pepsi.

Lory sospirò.

“Cosa devo fare con te…?”


CONTINUA...