La rivincita di Darla


In trappola. Legata al muro con spesse catene, impossibile muoversi. Il buio la accolse quando rinvenne, e niente di quello che sentiva era rassicurante. Concentrarsi sui ricordi. Faceva la ronda, come al solito. Poi il nulla. Tenebre. Qualcosa l'aveva colpita, e adesso stava lì, al buio. Rumori di sottofondo pressoché assenti. Silenzio. Solo quel terribile mal di testa.

Si accende una torcia e acceca la cacciatrice. Non è la prima volta che la catturano, ma poteva essere nuovamente Spike? No, impossibile. Ormai aveva capito che per lui c'era poca speranza e…Il fiato le morì in gola. Si era abituata alla luce e si trovava davanti chi non poteva essere là. Darla. Bellissima, sorridente. Passeggiava attorno a lei nel silenzio più assoluto. Non la vedeva da tempo, da quando…Angel l'aveva uccisa. Il tempo era passato, e quattro anni erano andati via. In sequenza veloce nel suo cervello passarono le immagini del vampiro, del primo bacio in camera sua, della scoperta…l'amore. La paura. E Darla era tornata dall'inferno.

"Hai perso il dono della parola, cacciatrice? Eppure non ti ho colpito così forte…" Quella voce melliflua le faceva venire i brividi. Prigioniera. In una caverna o qualcosa che ci somigliava.

"In effetti, sono un po' stupita. Mi ricordavo di te sotto forma di cenere." Risata. Stridula. Gioiosa.

"Mi sa che sono tornata…ti piace il mio appartamentino? Lo condivideremo da buone amiche per un po'. Non troppo, però. Naturalmente se sei qua c'è una ragione…"

"Pigiama party? Così legata viene male, cara coinquilina…" Cercava di non mostrare la sua debolezza, ma la sua voce tremava. Darla era forte, potente. E lei ridotta all'immobilità. Ma se era ancora viva c'era un motivo. E allora doveva sfruttarlo al massimo. Qualcuno sarebbe venuto a cercarla.

"Avevo voglia di fare quattro chiacchiere con te. Sei cresciuta, tesoro, sembri quasi una donna…Drusilla me l'aveva detto…"

"Mai che si facesse gli affari suoi…che vuoi da me?"

"Non sei in condizioni di fare domande. Te l'ho detto. Parleremo per un po'. Poi vedremo." Parlare. Di cosa? Rivederla le faceva pensare solo ad Angel. Non lo vedeva da pochi giorni, dal funerale della madre. Un groppo in gola si materializzò immediatamente. Pensò a Dawn, instabile come non mai in questi giorni, a Glory…

"Povera piccola cacciatrice triste e distratta. Ho saputo della perdita di tua madre, per questo hai gli occhi lucidi? Sai, mi sono informata sulla tua vita. In fondo noi due abbiamo molto in comune…"

"Ma fammi il piacere. Non abbiamo niente di simile. Tu sei un vampiro e io una cacciatrice. E prima o poi ti farò fuori con le mie mani. Definitivamente."

"Angelus." Non disse nient'altro. Lei era il suo sire. Lo sapeva bene. Sapeva che per una marea di anni erano rimasti insieme. Amanti. Certo che avevano in comune qualcosa. E forse era questo il motivo del soggiorno forzato…

"Neanche quello, Darla. Il mio ex si chiama Angel. E ha un'anima." Era ad un passo da lei. Solo che Buffy non riusciva a muovere un muscolo. Bloccata a quella parete. Vide un'ombra nel sorriso di Darla.

"Non pensare che ci sia questa grande differenza, tesoro. Tu ti ostini ad amare una sola parte di lui. Ma quella creatura ha anche un demone al suo interno. Quel vampiro che noi due amiamo." Buffy aprì bocca. Per poi richiuderla rapidamente. Amiamo. Quanto aveva ragione?

"Io e lui non stiamo più insieme." Risata. Ancora una volta.

"Questo non vuol dire che non lo ami più! Sono stata separata da lui per un secolo, ed è ancora dentro di me. Perché Angelus è così. Squarcia il tuo cuore, si annida e ci rimane per l'eternità. E tu puoi negarlo all'infinito, ma ciò che più brami è avere il suo corpo, il suo amore. E non ti basta mai. Più sai che non puoi averlo più la ferita si allarga, e il dolore diventa insopportabile. Ma continui a desiderarlo. Come una droga."

"Ti ha ucciso una volta. Ha cercato di bruciarti. E tu lo ami ancora a questo punto?"

"Certo, cacciatrice. E tu? È ridiventato Angelus dopo una notte d'amore, ha ucciso e distrutto. Si è nutrito di te e poi ti ha lasciato. Pensi di amarlo meno di me?" Ironia della sorte. La sua testa non funzionava a dovere. Buffy ascoltava quelle parole, e sapeva bene che c'era del vero. Angel era sempre in un angolo del suo cuore, pronto a risbucare dal nulla e prenderne possesso. Non contava Riley, nessuno. E quel bacio dato pochi giorni fa aveva risvegliato la passione. Tenuta sotto controllo dalla vacillante razionalità. Chiuse gli occhi, come per scacciare quell'immagine, ma l'impronta delle sue labbra era ancora là, a bruciare allegramente.

"Il tuo silenzio dice molto." Darla era seria, adesso. Camminava nervosamente attorno a lei, come se rimuginasse qualcosa.

"Va bene. Questo è il primo atto. Ora ho fame, torno subito. Io e te dobbiamo parlare di tante cose…" La vide allontanarsi e tirò un sospiro. Le lacrime cominciarono a scendere senza posa, e i pensieri si annebbiarono alla velocità della luce. Dawn. Sua madre. Angel. L'unica cosa che la faceva star meglio era proprio il pensiero che qualcuno sarebbe venuto a cercarla. Spike, forse. Lui conosceva Darla, poteva aiutarla. Cercò di strappare le catene, ma un dolore sordo e lancinante le mostrò i suoi limiti. Darla rientrò poco dopo. Buffy sperava che qualcuno l'avesse vista, in modo che i suoi amici…

"Non pensare di essere a Sunnydale, cacciatrice. Non sono stupida. Questo è un paese vicino, Smallville. Ed è veramente difficile che qualcuno ti trovi. Sarai il mio giocattolo per un po'." Non era nella sua città. Questo complicava le cose. Aveva fame anche lei, ma vedere Darla che con una salvietta asciugava un rivolo di sangue la disgustò. Si richiuse lo stomaco, e rimase ad aspettare.

"Ti chiedi mai che tipo di morte puoi avere?"

"Sono una cacciatrice. Morirò in battaglia."

"Già. Può darsi. Magari rapida e senza dolore. E se invece il destino avesse in serbo qualcos'altro per te?" Si avvicinò nuovamente. La vide sedersi per terra in una curiosa variante di una posizione yoga.

"Perché non mi uccidi subito? Così la fai finita con queste stronzate."

"Forse perché sarebbe troppo facile. Voglio raccontarti delle storie. Io so tutto di te. Ma tu mi conosci appena. Scommetto che Angelus non parla spesso di me…"

"Te lo vuoi mettere in testa? Io e lui non stiamo più insieme, non ci frequentiamo…se vuoi riprendertelo, perché non ci provi? Non hai bisogno della mia autorizzazione!"

"Uhm. L'ho fatto, Buffy. Ho avuto una notte, tutta per noi. Poche settimane fa. Abbiamo fatto l'amore fino a sfinirci. Sai com'è, dopo cento anni che non lo facevamo…" Lo sguardo della cacciatrice era incredulo, fisso su quel viso.

"Non mi credi? Questo non te l'ha raccontato quando è tornato per il funerale, vero?" Silenzio. Il cuore di Buffy perse un battito. Doveva ascoltare le sue parole? O erano solo un modo per farla soffrire?

"Mi viene molto difficile crederci, se permetti." La voce tremava appena, e l'immagine di Angel che faceva l'amore con Darla si sovrapponeva ai suoi ricordi. Cercò di voltare la testa, ma il dolore si fece sentire.

"Il nostro rapporto è sempre stato strano. Ho imparato ad amare Angel, non è buffo? In fondo la sua anima non è male, gli dà un non so che di…umano, affascinante, perverso. E poi tu sai bene com'è a letto…ritrovarci è stato veramente eccitante. Tutto quello che sa gliel'ho insegnato io…"

Disgusto. Incredulità. Guardava il volto di Darla alla ricerca di un segno che tradisse la menzogna. Avrebbe preferito vederla con il suo viso da vampiro, ma quei lineamenti dolcissimi da essere umano rendevano tutto più credibile.

"Scordavo la tua vecchia professione. Quella mi è stata raccontata." Risata. Ma Buffy era sulla difensiva, era debole.

"Tu invece lo hai avuto una sola volta. Ti è bastato? Scommetto che continui a sognarlo." Aveva ragione. Era passato molto tempo, e anche qualche altro uomo nel suo letto. Parker. Riley. Ma quella notte con Angel era stata speciale, unica. Condividere tutto questo con Darla la lasciava di stucco. Ma capiva ogni suo sentimento. Fino in fondo.

"Un rapporto e via. Povera piccola…io me lo sono goduto più a lungo…"

"E' una gara? Se hai nuovamente Angel, cosa vuoi da me?" Le sue stesse parole le facevano schifo. Avere Angel. Dentro di sé una Buffy di 16 anni urlava il suo dolore. Non era possibile ciò che stava accadendo. Era tutto sbagliato.

"Farti del male. È ovvio. Eliminarti definitivamente. Amo il suo lato umano, ma adoro il demonio che c'è in lui. è mio. L'ho creato io. E so come farlo venire fuori. Con l'odio. Il furore. E mi sa che si incazzerà tanto…"

"Ah. Mi pare che la maledizione non dica niente del genere…"

"Parli del momento di felicità? Tesoro mio, il tempo passa e le cose sono più complicate, adesso. Già, lui non te ne ha parlato. Scommetto che si è messo a scodinzolare attorno a te come ai vecchi tempi, e ha cercato di consolare la sua cucciolotta…non ti ha detto di com'è cambiato, di cosa gli è successo nell'ultimo periodo…e tu egoista, a pensare solo a te stessa. Il cavaliere senza macchia. Dolce. Ha persino cercato di salvare la mia anima. Ha combattuto per me. Ha deciso di morire per me. Non è bastato. Ho scelto la vita eterna. Ma ora amo anche la sua parte umana. Non è straordinario?"

Buffy capiva la metà delle parole di Darla. Continuava a guardarla mentre il suo cervello cercava di registrare le informazioni che riceveva. Ma non era convinta. Chi aveva incontrato al cimitero era Angel. il suo vecchio e adorato Angel. Era stato facile fare un salto nel passato e baciarlo, come un tempo. sentire il suo cuore aprirsi e scaldarsi, il corpo reagire e la mente vagare lontano. Mancava ancora qualche pezzo. Ma il dolore che sentiva non era più fisico. Si stava arrendendo. Lasciando andare. Svuotata…tradita. La sensazione era quella. Eppure erano due anni che non stavano insieme…ma aveva ragione Darla. Ciò che sentiva verso di lui aveva un nome. E non era amicizia.

Darla intanto giocherellava con un coltello.

"Cara Buffy. Ora devo proprio andare. Non ti preoccupare, non tarderò. Devo sistemare un paio di cosette per il mio finale…così avrai tempo di riflettere su ciò che ti ho detto, che ne dici?"

"Da quanto tempo sono qua? Quanto è passato? Dimmi solo questo, ti prego."

"Una cacciatrice che prega il suo carnefice. Mi piace. Sei qua da un giorno, circa. Ti ho portato via ieri notte. Hai dormito per un bel pezzo. Contenta? Ora devo proprio andare…buonanotte, mia cara!" La vide alzarsi e allontanarsi. Spense la torcia lasciandola al buio più completo, mentre Buffy cercava disperatamente una posizione un po' più comoda. Le gambe le facevano un male cane e la sete la stava tormentando. Un giorno intero tra le sue mani. Chissà se gli altri la stavano cercando…certamente. Immaginò Dawn disperata e Willow al computer, Spike che visitava il bar di Willy e…Angel. Sapeva già qualcosa? Ora come ora stava male al sol pensiero. Il cavaliere senza macchia. Non era quello il problema. Il fatto è che doveva essere successo veramente qualcosa. Credeva alle parole di Darla. Non sapeva esattamente perché, istinto forse, ma doveva essere la verità. Qualcosa era cambiato e lei era fuori. Fuori dalla vita di Angel abbastanza da non sapere più niente.

Darla. A letto con lui. La sua testa marciava da sola verso il dolore e la rabbia, che montava su lentamente e con furore. L'aveva baciato, si era persa nei suoi occhi nocciola per una volta ancora, e aveva sentito l'amore correre fluido e profondo tra loro. "È meglio se vai." Il suo abbraccio. Come poteva essere la stessa persona con cui Darla aveva fatto l'amore? E dov'era la sua anima? Le ore non passavano più, e il silenzio era totale. Cercò di urlare, di farsi sentire da qualcuno…ma aumentò solo la sua sete. L'avrebbe uccisa. Non c'era un motivo logico, ma un'accozzaglia di deliranti moventi. Iniziò a respirare lentamente, concentrandosi. Doveva buttare fuori le energie negative e rilassarsi, per provare meno dolore. Riuscì a comandare al suo corpo una dose di sonno. Comunque male non le avrebbe fatto. Ed era il modo più semplice per non pensare. Per risparmiare energie.



Qualche tempo dopo si svegliò di colpo. I suoi sogni erano stati violenti, agitati, spaventosi. Mostri che venivano fuori dai cassetti della sua stanza, e lei incatenata ad urlare al nulla. Ma fu un rumore e la luce a strapparla al sonno. Darla era nuovamente davanti a lei, e canticchiava con una voce melodiosa. Buffy la guardava, incuriosita, mentre trafficava con dei blocchi da disegno.

"Bentornata, coinquilina."

"Ben svegliata, amica…ti sono mancata? No, non credo. Non importa, poi. Ho qui tutto quello che mi serve. È giorno da un pezzo, ormai, quindi passeremo ancora un po' di tempo assieme. Poi me ne andrò definitivamente. In quanto tempo si muore senza mangiare e senza bere? Era Angelus l'esperto in torture varie…" Il sorriso disarmante che aveva imparato a conoscere. Morte. Inseguita, combattuta, sempre vicina. Toccava a lei. Non vedeva via di scampo, continuava a pregare, a sperare che qualcuno potesse arrivare a salvarla. Non si era mai sentita così impotente. E stava crepando di sete.

"Che piano astuto. Non hai paura che qualcuno possa venire a salvarmi?"

"No, non credo. Nessuno immagina dove sei andata a finire, e io sono stata molto prudente. Ho sotterrato gli uomini di cui mi sono cibata, sono in un'altra città…e domani a quest'ora sarò nuovamente a Los Angeles, da Drusilla. Che mi copre con il resto del mondo…No, nessuno potrà salvarti. Mi spiace solo non rimanere qui per godermi la tua morte."

"Immagino che ogni mia parola sia superflua."

"Già."

"E cosa intendi fare con Angel? Chiacchieriamo un po', visto che ho ancora un po' di tempo in tua compagnia…" Darla la guardava sorridendo.

"Ancora non lo so. Immagino che si arrabbierà, sarà molto triste e sconsolato per un po'…cercherà il tuo assassino e si vendicherà…Quando è furioso assomiglia alla creatura che ho allevato al mio fianco...L'idea mi eccita tremendamente."

"E non credi possa arrivare a te? Non è stupido."

"Mai considerato stupido…vedi questi disegni?" Carboncino. Il volto di Buffy sorridente, a volte serio, o arrabbiato. Darla si avvicinò, per far vedere meglio la firma.

"Sarà divertente. Questa è un'idea di Drusilla, naturalmente. Questi orrendi schizzi li ha rubati lei dalla cripta di Spike, il giorno del vostro ultimo incontro. Il nostro caro Sanguinario, accecato dal fatto che non può averti, decide di lasciarti morire in modo atroce…"

Stavolta fu Buffy a ridere.

"Non ci crederà nessuno! Spike è cambiato e…"

"Lui non ha un'anima. Non è Angel. Non gli crederà. E poi che t'importa? Tu sarai morta. Una volta eravamo una famiglia. Ma per colpa tua è stata distrutta. Dru non vuole mai più vedere Spike. Io sono un'inguaribile romantica…e cercherò di riprendermi Angelus. Tra dieci anni, forse. Non ho fretta…io non invecchio. E la natura farà il suo corso. Tornerà. Torna sempre."

Non aveva più parole. La rabbia lasciava il posto alla disperazione. Al vuoto. Osservò ancora Darla che trafficava con le "prove" del misfatto futuro, sempre canticchiando un vecchio blues. Cercava di ricacciare dentro le lacrime, erano solo una perdita di liquidi, ma gli occhi lucidi rimanevano là.

"Io non credo che avrai mai Angel. non sarei qui se tu.."

"Stai zitta, cacciatrice. Tu non capisci un accidenti. Lui è la mia anima gemella. E lo riavrò. Diciamo che senza di te sarà più facile. Il primo passo è stato passare quella notte insieme. E ce ne saranno molte altre, mia cara. Io lo capisco come tu non potrai mai fare. Siamo cresciuti insieme, è una mia creatura."

"Tu parli di possesso. Ma non è amore. Neanche sai cosa è l'amore, Darla." Si avvicinò a Buffy e le tirò uno schiaffo.

"Wow. Quando le parole non bastano passi alla violenza? Non hai risposte?"

"Sono un vampiro da 400 anni, Buffy. E conosco l'amore molto più di te, mocciosa. Tu credi che un'anima sia necessaria? Guarda Spike. Innamorato dell'amore e delle forti sensazioni che può dare. Che ti adora a tal punto da voler uccidere la sua adorata Dru per provarlo. Cosa credi che sia?"

"Ossessione. Lui non sa neanche cosa sia l'amore."

"E per cosa credi che sia cambiato? Quanto sei ingenua. I tuoi ragionamenti sui sentimenti mi fanno ridere. La passione, quella che ti distrugge e ti fa agire…credi di provarla solo tu? Tu ami Angel, lo hai dimostrato sacrificando il tuo prezioso sangue per lui, rischiando la morte. E io farei qualsiasi cosa per riaverlo. Il tempo non è un problema. So aspettare. E Angelus…mi ha dimostrato il suo amore. Rischiando la sua vita per salvarmi. Venendo a letto con me, infischiandosene della maledizione. Tu sei fuori, carina. Sei fuori da un pezzo."

Il suo ragionamento filava a metà. Se Angel era così vicino a Darla, perché tutto questo? Perché eliminarla? Sembrava non rendersi conto più di tanto delle contraddizioni, e Buffy era troppo stanca per continuare a parlare. E poi era chiaramente difficile mettersi nei suoi panni. Era pazza. Forse anche più di Drusilla. Darla continuava a sistemare la grotta per la sua pazzesca messinscena. I minuti passavano lentamente, e la cacciatrice aveva iniziato a pregare mentalmente, estraniandosi da quel posto. Non voleva arrendersi, ma tutto sembrava così complicato…le catene erano ben fissate. Il muro troppo solido. E lei era debole, infinitamente debole. Vicino a lei non c'era niente che la potesse aiutare in un improbabile piano di fuga. Darla riprese a parlare. Voleva farle del male, e la descrizione dei suoi rapporti con Angel toccava particolari che mai lei avrebbe voluto conoscere.

Chiuse gli occhi. Focalizzò la sua mente sui suoi momenti felici. Quando era bambina e viveva con i genitori, ignara del suo destino. Sua madre. Forse l'avrebbe rivista presto…

Un secondo schiaffo la risvegliò dai suoi ricordi. Darla voleva attenzione.

"Che fai, dormi? Tra un po' potrai riposarti per l'eternità…" Rideva. E con un coltello sfiorava il suo braccio.

"Questo è un regalo di Angelus. Di più di un secolo fa. Non è bello? Ha sempre avuto buon gusto." Ruppe la manica del suo maglioncino. Poi prese a sfiorarle il collo, scostando i capelli.

"Fammi vedere un po'…è questa la cicatrice! Si vede appena, ma c'è! La copri con il fondotinta? O ne vai orgogliosa? Hai salvato la vita del tuo uomo…che romantica, la nostra Buffy…" Darla rideva, e i suoi occhi non avevano più niente di umano. La sua salute mentale era solo apparente, ora ne era certa. Il suo piano per distruggerla era completamente folle, ma rischiava di riuscire.

"Ho deciso di essere buona con te. Ti farò morire prima, se no, chissà quanto ci metteresti…" Con queste parole il suo viso si trasformò in quello del suo demone. Buffy cercava disperatamente di tirarsi indietro, ma le catene non le permettevano molti movimenti. Affondò i denti nel suo braccio, con un gusto infinito. Un piccolo assaggio.

"No, non ti ucciderò così. Non ti preoccupare. Né ti renderò una di noi. Non riuscirei a liberarmi di te. Ti lascerò morire lentamente, a riflettere sulle mie parole…volevo gustare questa delizia…veramente niente male…solo che si sente che non mangi da due giorni, un vero peccato. Ti renderò solo un po' più debole. Così la morte sarà più rapida. Non sono generosa?"

Buffy sentì nuovamente il morso di Darla, e la debolezza prendere il suo corpo. Le immagini si alternavano nella sua mente. Vedeva Angel che si nutriva di lei, il sorriso della madre quando era giovane, Dawn che piangeva al funerale. Poi il volto di Willow che danzava sopra tutti gli altri e le chiedeva dov'era finita. Le rispose. Come se fosse davanti a lei. Caverna. Smallville. Sto morendo, Willow…Perse i sensi.



Angel e Spike. Entrarono nella grotta armati fino ai denti, con una pila in mano. Le loro differenti vedute si erano appianate nel panico. Buffy scomparsa nel nulla. Nessuna traccia. Los Angeles era ad un passo da Sunnydale, e la ricerca era iniziata. Willow era stata la mossa vincente. Mettersi in contatto telepaticamente con Buffy era stato difficile, e Tara indispensabile. Erano spossate. Ma c'erano riuscite. Smallville era a poche miglia di distanza da Sunnydale, e con l'aiuto del computer avevano trovato l'ubicazione di ciò che poteva sembrare una grotta fuori paese. E da lì erano partiti. Non sapevano cosa aspettarsi, quindi i due vampiri si erano alleati, forse parlando poco, ma dimostrando grande abilità e organizzazione.

Rimasero bloccati per un secondo, come se nessuno dei due avesse il coraggio di controllare se quella bambola attaccata alla parete fosse viva o morta. Angel accese la torcia che si trovò di fronte e Spike si avvicinò lentamente. Respirava. Una lacrima rigò il volto pallido del vampiro, ma un sorriso velato sciolse la tensione del suo compagno d'avventura. Non fu facile liberarla. Angel tornò alla macchina per prendere qualcosa di più consistente di paletti e balestre, mentre mentalmente ringraziava qualcuno. Era viva. L'importante era quello.

Caricata la ragazza in macchina, il viaggio proseguì veloce. Spike parlava di continuo, come se l'angoscia fosse scemata tutto d'un colpo. Angel guidava e stava in silenzio. Dal Pronto Soccorso chiamarono la gang al completo, riunita a casa di Buffy. Rimasero in attesa del medico.

Dawn fu la prima ad entrare in sala d'aspetto, correndo subito tra le braccia di Spike, piangendo come una fontana.

"Dai, briciola. Va tutto bene. Presto sapremo qualcosa…" Angel era stupito dall'atteggiamento così affettuoso di Spike, e andò subito a fare il suo rapporto a Giles.

"Il medico non è ancora arrivato. Era molto debole. Qualcuno l'ha…morsa, ma aveva anche una brutta ferita alla testa."

"Sta per sorgere il sole, ragazzi, è meglio se andate a casa di Buffy. Portate anche Dawn con voi. Starà più al sicuro con due guardie del corpo." Un'infermiera si avvicinò in quel momento, rivolgendosi a Giles come se fosse il padre.

"E' molto debole, presenta un trauma cranico e anemia. È già alla seconda flebo, è disidratata e probabilmente non mangia da parecchio. Ma in linea di massima sarà fuori di qua entro poco tempo. Ha una tempra…incredibile e reagisce bene alle cure. Si può considerare fortunata. Ha ripreso conoscenza per un attimo, poi è tornata a dormire. Ma sta solo dormendo, niente di preoccupante."

"Ha…detto qualcosa?" Willow era molto pallida, ma un sorriso iniziava a fiorire delicato e dolce.

"Solo un nome, più volte. Angel. Per curiosità, chi è di voi?" Il ragazzo fece un passo avanti, quasi intimidito. Aveva gli occhi di tutti addosso.

"Ora capisco…" Rise allegramente e si allontanò con calma serafica.

Casa Summers fu subito isolata dalla luce nascente. Dawn fu messa a letto, come una bambina più piccola della sua età, recalcitrante. Ma Spike sapeva come prenderla, si sentiva quasi un fratello maggiore. Rimase a dormire accanto a lei, in una poltrona, per vegliarla meglio.

Angel intanto era nella stanza di Buffy. Non entrava in quella camera da una vita, ma quasi niente era cambiato. Sentiva il suo profumo dappertutto, sottile e fresco. Sfiorava le lenzuola dove lei dormiva, gli abiti abbandonati disordinatamente sulla sedia. Ricordava la notte che aveva passato ai piedi del suo letto, quando tutto era così nuovo, e lei ancora non sapeva il suo piccolo segreto.

Sentiva crescere l'angoscia ad ogni passo. Ogni volta che la sapeva in pericolo sembrava morire un po'. Uscì dalla stanza per rifugiarsi nella sala, ed accendere la tv.

Spike lo raggiunse a pomeriggio inoltrato, accomodandosi in una poltrona.

"Insomma, mi vuoi spiegare cosa accidenti hai? L'abbiamo ritrovata, starà bene presto. Non apri bocca da una vita e sembri incazzato con il mondo. Appena si riprenderà potremo dare la caccia a chi ha combinato questo casino e poi…" Angel tolse fuori dei fogli dalla tasca del cappotto, sbattendoli in faccia a Spike.

Il silenzio tornò subito, mentre il vampiro biondo sgranava gli occhi.

"Dove li hai presi?"

"La grotta."

"Cosa? E come diavolo ci sono…ora ho capito! Pensi che sia stato io a… Ma come ti salta in mente?" Balzò in piedi iniziando ad urlare. Dawn fece capolino dalle scale, rimanendo in ascolto.

"Non lo so. Dimmelo tu. Tutti noi abbiamo pensato a Glory, ma lei che ci fa con i tuoi disegni? E poi quel morso…" Anche Angel si alzò, confrontandosi con Spike ad un centimetro di distanza.

"Già, chi altri potrebbe essere stato? Sei un bastardo. Ti ho aiutato a trovarla, anzi, ti ho permesso di aiutarmi a trovarla, perché qui sei fuori della tua giurisdizione, mio caro…e quale sarebbe il movente? Perché dovrei farle del male?"

"Spiegami perché no. Sei o non sei un vampiro, un cacciatore di cacciatrici? Per quello che ne so io questo fantomatico chip che ti ritrovi in testa potrebbe essere segretamente fuori uso, e allora perché non ucciderla? E poi far finta di cercarla, per sviare i sospetti…"

"E sono così stupido da lasciarla viva, con tutte queste prove a mio carico, per giunta. Per chi mi hai preso?"

"Forse non ti aspettavi che la trovassimo così rapidamente…Willow è stata brava e…"

"E che ne dici di te? Non ti vediamo da un pezzo, piombi qua sin troppo velocemente da Los Angeles…magari sei tu che vuoi incastrarmi, che hai nuovamente perso l'anima andando a letto con…"

"Darla." Buffy era davanti a loro. Non l'avevano neanche sentita entrare. Era pallida e serissima, attorniata dai suoi amici. Il silenzio rimase impenetrabile per qualche secondo.

"Penso che vi abbiano sentito anche nell'altro quartiere. Da quanto state urlando?" Xander si fece avanti, quasi per riuscire a smorzare la tensione. Dawn sbucò dalle scale, per precipitarsi tra le braccia della sorella. Buffy non staccava gli occhi da Angel. Non riusciva a parlare. Quel nome. Non era buttato a caso.

Cordelia si fece avanti un attimo e catturò lo sguardo del vampiro.

"Io non ho detto niente."

"Darla? Sei andato nuovamente a letto con Darla…questa è bella!" Spike rise di gusto, e Angel lo atterrò con un pugno.

"E' stata lei, Buffy?" Cercava di reggere quegli occhi di fuoco, ma sentiva l'angoscia montargli dentro come un fiume in piena.

"Sì. È suo anche il giochino per incastrare Spike. Sapeva che ci saresti cascato in pieno. Ti conosce bene, a quanto pare." Buffy distolse lo sguardo. Gli occhi si riempirono di lacrime amare, e la cacciatrice cercò di mandarle via inghiottendo la saliva. Baciò la sorella e si voltò verso Willow, iniziando a riorganizzare la sua vita. Angel continuava a rimanere fermo in mezzo alla stanza, mentre gli altri gli passavano vicino senza toccarlo. Spike sorrideva ancora, e si massaggiava la mascella. Andò in cucina a cercare qualcosa da bere.

"Willow, Darla ormai dovrebbe essere a Los Angeles, o almeno, questo era il suo folle piano. Ma non mi fido di quella pazza. Ha avuto un invito da parte di mia madre anni fa, bisogna revocarlo immediatamente."

Cordelia si avvicinò al suo capo e gli sfiorò una mano.

"Che ne dici di andare a fare un giro? Mi sa che qui non hanno bisogno di noi. Ormai è buio, dobbiamo anche chiamare Wes e…" Non disse più una parola. Gli occhi di Angel parlavano da soli. Pozzi profondi di una tristezza infinita. Si lasciò condurre fuori da quella casa, senza salutare nessuno, cedendo la guida della sua preziosa macchina a Cordelia. Le lacrime iniziarono a scendere copiose, e il vento le portava via con sé.

La ragazza fermò l'auto vicino al vecchio rifugio di Angel.

"Devi parlarle. Spiegarle tutto. So che ci tieni ancora a lei e…" La guardò appena.

"A cosa serve? Non mi capirebbe. Certe volte non mi capisco neanche io. È colpa mia se è successo tutto questo. Lei è venuta qua per vendicarsi. Dovevo prevederlo, fermarla…e invece non l'ho fatto. Dovevo ucciderla. Come posso giustificarmi?" Cordelia cercava di raccogliere i pensieri. Ma non riusciva a trovare una risposta. Sapeva solo che odiava Buffy, perché ogni volta riusciva a spazzare via il sorriso del suo capo. Uscì dall'auto e aprì il portabagagli. Tolse fuori una borsa frigo e prese da bere per due. Angel dapprima rifiutò, ma poi cedette. Era talmente preso dalla ricerca di Buffy che non si nutriva da due giorni.

Rimase in macchina mentre Cordelia entrava nella magione e controllava la situazione. Niente sembrava mutato. Sistemò il letto, poi andò a chiamare Angel. lui si fece praticamente portare dentro, mentre la ragazza portava via le chiavi dell'auto.

"Dove stai andando?"

"A casa sua. Tengo d'occhio la situazione per te. Hai bisogno di riposare." Cordelia gli accarezzò il viso e gli sorrise.

"Grazie."

Uscì dalla stanza fermandosi un attimo subito dopo la porta. Per tante volte lui l'aveva aiutata. Ora toccava a lei sdebitarsi. Non sapeva come, ma doveva fare qualcosa.



Buffy intanto era rinchiusa in camera sua. Aveva detto l'indispensabile e poi si era seduta sul suo letto. La testa ancora le faceva un male cane, ma non era quello il dolore che più la spaventava. Erano quegli occhi. Angel che rimaneva impalato a guardarla. La sofferenza che aveva letto nel tremito delle sue mani. E lei. Che non riusciva a parlare, con il cuore gonfio di sentimenti contrastanti, che dentro di lei litigavano furiosamente.

Quando Cordelia bussò non rispose subito. Ascoltò la voce di Xander che cercava di trascinarla via, per poi aprire la porta di scatto.

"Dov'è?"

"Nella sua magione."

"E ha mandato te?"

"No, riesco a pensare con la mia testa."

"Sai com'è, non mi ricordo una testa pensante attaccata a quel grazioso collo." Cordy sorrise affabile.

"Grazie. Mi ero quasi scordata della tua opinione nei miei confronti. Ora posso entrare?" Buffy fece spazio, e tornò a sedersi nel suo letto.

"Sei qui per darmi la tua versione dei fatti? Perché immagino che tu conosca bene ciò di cui stiamo parlando, vero? Il tuo capo ti racconta tutto? Io non ho queste fortune."

"No, non ti racconterò la mia versione. Dovrà farlo lui. Voglio solo dirti due parole, poi potrai tornare al tuo sonno incantato, principessa incompresa." Prese una sedia e si mise comoda, accavallando le lunghe gambe.

"Tu devi smetterla di giudicare le persone per quelle che sono state nel passato. Io sono molto cambiata da quando andavamo al liceo assieme. E Angel non è la stessa persona che è partita da Sunnydale due anni fa. Tu non sai cosa è successo in tutto questo tempo, o, almeno, ne sai una minima parte. Quindi ciò che ti può sembrare completamente fuori di testa può avere una certa logica."

"Hai finito?"

"Non ancora. Non comportarti ancora come se Angel fosse di tua proprietà. Non lo è più. Quindi piantala di fare la fidanzata tradita. E ascoltalo, una buona volta." Buffy si alzò dal letto, per poi andare alla finestra.

"Sono io che sono stata torturata e quasi uccisa, se permetti."

"Già. E lui adesso si sta macerando nel dolore, pensando che sia colpa sua. E invece ti ha salvato la vita. Staccati dalla tua prospettiva, Buffy. Per una buona volta, cerca di essere matura." Le lacrime ripresero a scorrere nel suo viso, le vedeva nel riflesso alla finestra. Si voltò per replicare, ma Cordelia non c'era più. Si tolse gli abiti e si infilò sotto la doccia. Fidanzata tradita. Ricordava ancora le parole di Darla: "Squarcia il tuo cuore, si annida e ci rimane per l'eternità." Rimase seduta mentre l'acqua continuava a scorrere. Le domande che si affacciavano erano tante. Ma solo lui poteva darle delle risposte.



"Cordelia, che succede?" Xander le andò incontro mentre scendeva dalle scale. Gli altri si affacciarono per ascoltare.

"Niente. Sta facendo la doccia, credo."

"Parlaci di Darla." La ragazza si sedette tranquillamente sul divano, allungando le gambe.

"Non sono la persona indicata per raccontarvi tutto. Comunque: è tornata, è sempre una stronza, va in giro con Drusilla." Spike si voltò a quelle parole.

"Com'è tornata? Non era polvere? L'ha uccisa Angel, l'ho visto con i miei occhi." Giles si tolse gli occhiali per pulirli, come se questo bastasse a fare chiarezza.

"Qualche rituale, non chiedetemi di più. Sono mesi che ci tortura. Abbiamo quasi perso Angel, per lei. Ora tutto stava andando bene e…"

"Cosa vuoi dire? Spiegati meglio!" Spike alzò la ragazza per il colletto del vestito, per poi beccarsi un bel calcio dove non batte il sole neanche per gli esseri umani.

"Mi spiace. Deve essere Angel a raccontarvelo, non io. Comunque Darla è a Los Angeles. Ho chiamato Wesley e me l'ha confermato. È stata vista stanotte aggirarsi nei pressi della stazione degli autobus."

"Non condivido la tua scelta. Ma fammi capire una cosa: dov'è l'anima di Angel?" Giles la guardava serissimo. Cordy rispose con una risata.

"Esattamente dov'è stata negli ultimi tre anni. Magari è un po' più nera del solito, ma questo succede solo quando vede la vostra amichetta. O Darla. Gli ho detto che dovrebbe cambiare genere di ragazza, per esempio una bruna…ma non mi da retta!"



Angel non riusciva a dormire. La stanchezza era tanta, ma i pensieri continuavano a correre per i fatti loro, tormentandolo. Uscì ed iniziò a passeggiare per le strade di Sunnydale. La serata era fredda e prometteva pioggia, ma a lui non importava. Ricordava ogni angolo di quella città, e gli sembrava di scorgere il viso di Buffy ad ogni passo. Continuava a pensare anche a Darla. Vendetta. Era quello che voleva? Lanciargli un messaggio? Ormai aveva capito che non poteva salvarla da se stessa e da quello che era diventata. Lo sapeva bene. Senza accorgersene si ritrovò al cimitero. Rimase fermo a guardare la lapide di Joyce, per poi sedersi sotto l'albero che già l'aveva ospitato. Chiuse gli occhi un attimo, cercando di tornare indietro ad una settimana prima. Un fruscio lo fece voltare.

Buffy era là, davanti a lui. A qualche metro di distanza. Si guardarono per un lungo minuto. Poi lei si avvicinò lentamente.

"Non mi aspettavo di trovarti qua."

"Non pensavo di venire qua. Come stai?"

"Mi sto riprendendo."

"Ti hanno lasciato uscire?"

"Sono scappata dalla finestra. Come ai vecchi tempi. Sei qua da molto?"

"Qualche minuto. Non riuscivo a riposare." Buffy si sedette per terra accanto a lui. Angel rimase impietrito per quel gesto. Ma l'abbracciò come la settimana prima. Il calore del suo corpo lo sconvolgeva. Pensava che lei non lo volesse più vedere e invece…

"Cordelia potrebbe essere un buon avvocato."

"Non hai tutti i torti, se questo è il risultato." Le parole venivano fuori a stento.

"Io non faccio più parte della tua vita. È…difficile rassegnarsi a questo. Mi sembra di non conoscerti più."

"E' quello che credi?"

"Già."

"O quello che vuoi?" Buffy si voltò verso di lui, guardandolo finalmente negli occhi. Il tempo si fermò una volta ancora. Questa volta fu lui a baciarla, a stringerla tra le sue braccia. Lei lo lasciò fare, rispondendo al suo bacio. Ma le lacrime tornarono a rigare il suo volto.

"Questa volta non mi chiederai scusa, non è vero?" lui le accarezzò il viso, dolcemente.

"Vuoi le mie scuse?"

"No. Non servono. È solo un altro addio." Le loro bocche si incontrarono ancora e niente sembrava essere cambiato.

"Fa l'amore con me, Angel. Stanotte. Voglio un addio speciale." Lui non fiatò. Allontanò il volto dell'amata dal suo e si alzò in piedi.

"Cosa vuoi dire con questo?"

"Esattamente quello che hai sentito."

"E cosa significa? Vuoi vedere Angelus e poi farci fuori? Una specie di vendetta? Ecco cosa c'è sotto!" Buffy stava in silenzio a guardarlo. Iniziò a piovere, una pioggia sottile e fitta, quasi una nebbia leggera che separava i due ragazzi.

"Perché, ti trasformi ancora in Angelus?"

"No, nella fata turchina. Non so cos'hai in mente, ma stai lontana da me." Girò le spalle e non si voltò indietro.

Buffy rimase immobile per un tempo indefinito, poi corse da lui. Entrò nella sua stanza, alla magione, dove Angel si stava togliendo la camicia bagnata.

"Fammi capire."

"Cosa non sai? Vuoi giocare? Cerca un bamboccio umano e lasciami in pace."

"Io voglio te. Ma forse tu vuoi…Darla." Fu veloce. La buttò contro il muro con violenza, incollando il suo corpo a quello di lei.

"Ti stai divertendo, vero?" Era troppo vicino. Il bacio che seguì era quasi un morso, un divorarsi. Non allentò la presa e Buffy si sdrusciava contro la sua pelle bagnata. Ansimava. La sollevò come se fosse un fuscello, per poi gettarla sopra il letto.

"E' questo quello che vuoi?" Buffy respirava a fatica. Le sembrava di aver di fronte Angelus. Ma le lacrime che solcavano il viso del vampiro parlavano d'altro. Si avventò sopra di lei, continuando a baciarla con violenza, preso dalla passione. Le tolse il maglione e iniziò ad accarezzare la pelle nuda. Si fermò un attimo a guardarla. Lei aveva gli occhi chiusi e la bocca semiaperta, e rispondeva alle sue carezze con un calore incredibile. Stava perdendo la testa e se ne rendeva conto. Lei aprì gli occhi e lo richiamò a sé, bloccando il corpo di lui con le gambe. Era facile lasciarsi andare. Era come nei suoi sogni più incredibili. Non riusciva a staccarsi da lei, se non per strapparle gli ultimi abiti di dosso. Prendeva possesso di ogni centimetro di quel corpo, con la bocca, con le mani. Era meravigliosamente nuda, bellissima, accessibile. La sua mente era inebriata da un mondo di sensazioni fortissime. Lei sorrideva maliziosa ed iniziò a trafficare con i pantaloni di lui, mentre si incollava nuovamente alla sua bocca. Angel si allontanò spaventato.

"Vuoi dannarmi?" Lei lo guardò delusa e stupita.

"Chi sei?" Lui rise amaramente.

"Chi ti sembro, Buffy? A parte un idiota che torna da te ogni volta…" Lei si alzò dal letto.

"Hai fatto l'amore con lei."

"Sì."

"Ma non vuoi farlo con me."

"No. Non posso."

"Perché? So che c'è ancora qualcosa tra noi, lo sento, lo vedo…non m'importa di Darla, lo voglio per me…tu sei…un'ossessione, ormai. E io voglio…"

"Tu vuoi cosa? Secondo te IO cosa voglio? Guardami. Sei sempre stata brava a leggermi dentro." Spaccò una sedia contro il muro. Prese un frammento e lo porse a Buffy.

"Fai prima ad uccidermi subito."

"Io non voglio ucciderti. Voglio amarti." Lui rise ancora.

"C'è qualcosa che mi sfugge, Buffy. Cosa…" Si sedette per terra. Come se avesse avuto una rivelazione.

"Tu credi che la maledizione non sia più valida, vero? Perché non mi sono trasformato in Angelus dopo…Darla. È così?" La cacciatrice fece un cenno affermativo con la testa.

"Non…hai capito niente. Hai 20 anni e non hai capito niente." Prese la testa tra le mani e riniziò a parlare, senza guardarla più in viso.

"Ho…fatto del sesso con lei. Non ho intenzione di spiegarti i motivi, ero…disperato, senza speranza…insomma, peggio del solito. Ma con lei, né con nessun'altra la maledizione ha senso. La…felicità, quel momento perfetto che mi strappa l'anima…non posso provarlo con nessuna. Tranne te." Buffy si inginocchiò accanto a lui, incredula.

"Perché?" Gli sollevò il viso, guardando quei pozzi scuri che aveva per occhi. Angel avvicinò la mano al suo corpo nudo, accarezzando il suo collo, il viso…

"C'è bisogno di spiegartelo? Io ti amo. E non ho mai smesso. E questo…mi dannerà per sempre." Sentiva il profumo della sua pelle, dell'eccitazione provata pochi minuti prima.

"Ma lei mi aveva fatto capire che…"

"Che non c'era più nessuna maledizione, vero?"

"Qualcosa del genere. Mi sono sentita esclusa, tradita…Mi ha detto che siete anime gemelle, che…" Scoppiò a ridere da sola. "Che sono proprio fessa." Sorrise anche lui.

"Ora vattene, prima che cambi idea e accetti la tua proposta." Angel continuava ad accarezzare le sue gambe, rapito da quella nudità. Allontanò la mano come se si fosse scottato.

"Io…"

"Va via da qui. Adesso." Buffy lo guardava, mentre tremando cercava di staccarsi da lei. Ubbidì. Si mise addosso solo scarpe e cappotto. La pioggia continuava a scendere imperterrita, ne udiva chiaramente il rumore. Buffy si fermò un attimo sulla porta.

"Cosa volevi ottenere? Veramente." La guardò intensamente, mentre lei metteva le mani in tasca e osservava con interesse la sua borsetta.

"Non lo so. Credevo di averti perso." Voltò le spalle. E se ne andò in silenzio.



Cordelia entrò pochi minuti più tardi. Non aprì bocca per un po' e iniziò a riordinare, mentre Angel rimaneva in un angolo a piangersi addosso.

"L'uragano tornerà presto?"

"Non lo so. Ma forse è meglio che andiamo via noi, così non ci becca più."

"E i vestiti glieli lasci qui o facciamo un bel pacchetto?" Angel alzò lo sguardo e le sorrise.

"Ehi, ce l'ho fatta! Musone ha sorriso! Senti, visto che hai deciso di tornare del tutto in te, che ne dici di metterti qualcosa indosso? O mi farai dimenticare che sono una tua amica e ti salto addosso."

"Ma che avete voi donne? Ho scritto da qualche parte *VIOLENTATEMI*?"

"No, ma quasi. Comunque si chiama emancipazione, ma tu sei così all'antica…e se non te ne sei ancora accorto, le ragazze sbavano per te per ovvi motivi." Cordy disfava una borsa che aveva preso in macchina, gli gettò una camicia pulita.

"Ovvero: sei un gran bel pezzo di figliolo, anche se tu non te lo ricordi perché non puoi vedere il tuo riflesso." Angel si vestiva, continuando a ridere.

"Poi sei tormentato e misterioso. Cioè, intrigante. E queste sono cose che ci fanno proprio morire…"

"A proposito: per la cronaca, sarei anche morto…"

"Eh, che c'entra? Mica si nota! Sei un po' più freddino, diciamo a temperatura ambiente…ma chi se ne frega?"

"Cordelia, ma che farei senza di te?"

"Non lo so, Angel. Ma odio vederti star male. Lo sai che tu e Wesley siete la mia famiglia e…" Lui l'abbracciò.

"Grazie. Conta molto per me."

"Si, ma ti ho detto di starmi lontano. O almeno chiuditi la lampo."

"Vipera. Lo sai che non ti farei mai niente da quel punto di vista."

"Già. Mi hai fatto dubitare del mio fascino al liceo…e poi lo so che preferisci le bionde…"

"Io non…uh, forse non hai tutti i torti." Ripresero a ridere fino alle lacrime.

"Avete risolto qualcosa?"

"Non lo so. È tutto molto confuso…ha ascoltato la versione di Darla, probabilmente riveduta e corretta e…non ho avuto il tempo né la forza di dirle la mia."

"Vedo…questi abiti…devo aspettarmi che torni Angelus nei prossimi minuti?" Sventolava un paio di slip da donna. Lui sorrise amaramente.

"No. Non so come siamo riusciti a fermarci e…"

"La ami ancora così tanto?"

"Sono ridicolo, eh?"

"No, non volevo dire questo. È solo che tornate sempre al punto di partenza. Siete…masochisti? Dici che è la parola giusta?" Angel rise ancora.

"Vuoi andare via stanotte? Se ci mettiamo in viaggio subito ce la facciamo prima dell'alba."

"No. Darla tornerà qua appena saprà che i suoi piani sono andati a monte. E ho intenzione di regolare i conti del tutto."

"Tutto questo mi fa paura. Metti te, Buffy e Darla nello stesso posto e succede un disastro."

"Vero. Ma dovrà finire, prima o poi."



Ormai era giorno fatto, ma la pioggia continuava a rendere il cielo plumbeo e triste. Buffy era rientrata nella sua stanza dalla finestra, trovandosi davanti Dawn. Spike era in un angolo al buio.

"Vuoi farci morire di paura?"

"Tu sei già morto, Spike. Chi altri lo sa?"

"Nessuno. Tutti volevano farti riposare. A parte lei che ha chiamato me, disperata."

"Scusami, piccola, ti prego…" Dawn l'abbracciò continuando a piangere.

"Non vuoi dirci dove sei stata?" Il sanguinario era decisamente arrabbiato, e aveva intuito tutto.

"Dawn, mi prepareresti la colazione? Io scendo tra un attimo." La ragazzina si allontanò e Buffy si sedette davanti a lui.

"Che vuoi, Spike?"

"Sei tornata da lui. Dopo quello che ti ha fatto."

"Non sono affari tuoi. Non sei mia madre."

"E' in sé?"

"Certo. Perché me lo chiedi?"

"Il cappotto è lungo, ma non abbastanza. Niente calze, né pantaloni." Diventò rossa e gli occhi si riempirono di lacrime.

"Quando lo lascerai perdere definitivamente?"

"Non è così semplice. Ora vorrei riposare, sul serio."

"Dawn ha bisogno di te, Buffy. Va da lei."

"Grazie, Spike. Lo so che le tue intenzioni sono buone." Il vampiro uscì dalla stanza e lei andò in bagno, spogliandosi davanti allo specchio. Continuava a non capire niente di quello che stava succedendo. Guardava i segni che aveva sul corpo. Le catene. La bocca di Angel, le sue mani. Il morso di Darla. Aprì l'acqua e si buttò sotto la doccia, cercando di fare mentalmente il quadro della situazione.

Darla. Aveva fatto l'amore con Angel. Non si sapeva bene perché, ma era successo. Era quello il problema. Perché? Non aveva perso la sua preziosa anima. Ma questo lui lo sapeva da prima o l'aveva scoperto dopo? Non riusciva a credere che l'uomo che amava fosse andato a letto con Darla solo per sesso. Lui non era così…

L'uomo che amava. I suoi stessi pensieri la lasciavano di stucco. L'aveva ammesso. Lo amava. Ed era ricambiata. Si sentiva allo stesso tempo forte e debolissima. Angel c'era sempre quando aveva bisogno di lui. come un vero e proprio angelo custode sbucava dal nulla. E lei ci contava. Anzi, lo dava spesso per scontato. Ma dov'era lei quando a Los Angeles era successo ciò che aveva scatenato tutto questo? "Disperato. Senza speranza." Queste erano state le sue parole. Buffy non c'era. O semplicemente, lui non aveva voluto coinvolgerla. L'eroe senza macchia che doveva per forza combattere da solo. L'aveva esclusa. Era vero. L'aveva perso sul serio, molto tempo prima. E non importava se l'amore tornava ad incendiare i loro corpi. La loro vita era cambiata. Troppo.

E quando gli aveva chiesto di fare l'amore con lui…era una dichiarazione. Di possesso. Di egoismo totale. Lo sentiva suo fino al midollo. Voleva cancellare le parole di Darla, dimostrare che…era suo. Che Buffy Anne Summers era la proprietaria esclusiva di quel vampiro. Rise di se stessa. Si era comportata come una bambina. Come un animale che voleva segnare il suo territorio. Pensò velocemente a Riley, a come fosse scomparso dalla sua mente. A come Angel si fosse rassegnato quasi subito ad essere rimpiazzato, mentre lei…sì, era diverso. Riley era un bravo ragazzo e Darla un mostro…ma era davvero così? O come al solito era facile giustificare i propri errori mentre quelli degli altri erano colossali? Non riusciva a perdonarlo. La sua mente, la sua razionalità capiva ciò che aveva fatto Angel… ma si sentiva ugualmente tradita. Come se non si fidasse più di lui.

Non doveva pensare ad Angel, ora. Ma a Darla, che sarebbe tornata alla carica. E Dawn che non parlava, sepolta dalle lacrime. Si asciugò con cura, truccando il viso con attenzione. Oggi sarebbe stata la giornata di sua sorella. Tutta per loro. Doveva mandar via quella folla che bivaccava a casa sua, e far finta che la tutto fosse a posto. Sorrise. Era viva. Non era sola.



La giornata passò veloce. Buffy e Dawn andarono in giro a far spese, prepararono un pranzo con i fiocchi, e parlarono di tante cose futili, e altre meno. Riuscirono a ridere, a guardare delle vecchie foto e a piangere, a sentirsi nuovamente una famiglia. Nel pomeriggio inoltrato Tara suonò alla porta. Dawn adorava quella ragazza così introversa, forse perché l'ascoltava per ore senza mai stancarsi. Aveva organizzato una festa per il compleanno di Willow, al Bronze. Sapeva che il lutto per le Summers era ancora recente, ma Willow aveva 20 anni e lei aveva preparato delle sorprese fantastiche. Buffy si sentiva in colpa perché l'evento le era passato di mente, ma era felice di partecipare. Le faceva un po' paura uscire così allo scoperto, lei e i suoi amici, tutti nello stesso posto, ma Tara si era occupata anche di questo.

"E' un posto pubblico, non posso non far entrare vampiri e affini. Ma abbiamo creato un congegno che ci avverte quando qualcuno di loro entra…e s-sarà più facile tenerli a bada. Per Glory, invece…niente. n-non si fa vedere da un po', spero non d-decida di farlo proprio oggi…"

"Ma ci sarà il mio Spike a proteggermi!" Dawn saltellava felice da una stanza ad un'altra, facendo una vera e propria sfilata di moda.

"Ci sarà anche lui?"

"S-sì. Lo sai che Willow non ha nemici, ha invitato proprio tutti. Persino Cordelia…" Buffy rimase un attimo in silenzio. Se c'era ancora Cordelia voleva dire che anche Angel era ancora in città. Tara guardava per terra, quasi si sentisse in colpa.

"E' tutto a posto. Non ti preoccupare. Grazie di avermi avvertito." Sorrise e congedò l'amica. Si sentì pervadere dall'ansia, come se dovesse partecipare nuovamente al ballo del diploma. Tirò Dawn per un braccio e uscirono per cercare un regalo per Willow.

Alle nove erano pronte. Giles venne a prenderle in macchina, sorridente e vestito elegante. Avevano tutti bisogno di rilassarsi un po', ed era l'occasione giusta. Il Bronze era cambiato tante volte nella sua vita. Ma aveva sempre quell'atmosfera particolare che Buffy adorava. Willow era deliziosa, seduta ad un tavolo mentre teneva per mano Tara. Ma non fu quello a stupire la cacciatrice. Sul palco c'era Oz e il suo gruppo, e improvvisamente le sembrò di tornare indietro nel tempo. La festa era già iniziata, e stupidi cappellini colorati portati da Anya agghindavano molte teste.

"Tara…spiegami una cosa. Perché c'è Oz?" La ragazza rise appena.

"Perché no? E' tornato in città per una serie di concerti nei locali, e l'ho invitato per stasera."

"Ma non sei…un po' gelosa?"

"Buffy, Willow ha scelto me. Ma Oz fa parte, f-farà sempre parte della sua vita." Aveva molto da imparare da quella ragazza.

"E poi vieni, ti presento la sua nuova fidanzata…" Appunto. Ora quadrava meglio.

Il congegno creato dalle streghe era molto semplice: un bracciale era collegato con l'ingresso del locale, e si illuminava di rosso ogni volta che entrava un vampiro. Fecero una prova con Spike, e tutto funzionò meravigliosamente bene. Decise di tenerlo Buffy. Osservò i suoi amici che ridevano e ballavano. Negli anni, tutti avevano imparato a convivere con l'idea dell'inevitabile, della morte, dei mostri che sbucavano da ogni parte. E li ammirava per quello. Ora che sua madre non c'era le sembrava di avere comunque una famiglia grandissima.

Luce rossa. Vide Cordelia ed Angel entrare nel locale. Rimase senza fiato. Guardarli l'uno vicino all'altro la faceva sentire...gelosa, tanto per cambiare. Alti, affascinanti…si avvicinarono a Willow con un pacchetto e una bella coppia di sorrisi. Vide da lontano Anya sbiancare e stringersi a Xander, mentre Angel si defilava in un angolo buio. Si dava della stupida per quello che era successo il giorno prima, ma allo stesso tempo sentiva un languore partirle dallo stomaco e finire…dove non doveva. Si avvicinò comunque a lui, con calma apparente e le idee piuttosto confuse.

"Ciao." Angel si voltò e la vide. Sorrise appena, come indeciso sul da farsi.

"Ciao. Sei…bellissima, Buffy." La ragazza si sedette vicino a lui. Per un bel pezzo si guardarono e basta, intensamente.

"Mancanza di parole?"

"Pare."

"Allora, che ne dici di ballare?" Angel sgranò gli occhi.

"Ehi, scherzavo. Basta dire no, se non ti va." Si alzò in piedi. Si tolse la giacca e le prese la mano, conducendola al centro della pista. Una musica che sembrava fatta per loro iniziò a suonare. I ricordi si incrociavano con le nuove emozioni. Riprendere tutto da capo, da anni prima, da quel posto… Come storditi continuarono anche quando le danze si fecero più scatenate, prendendo possesso di un angolo appartato del locale. Niente parole. Solo sensazioni. I loro corpi che si muovevano all'unisono, gli occhi chiusi e i sogni che c'erano dietro. I suoni ovattati non giungevano più alle loro orecchie, niente riusciva a distrarli. Lentamente le mani si fecero più audaci, carezze lievi e delicate, le loro bocche troppo vicine. Un bacio sfiorato, una promessa nei loro occhi. Il cuore di Buffy che batteva all'impazzata. Si staccò da lui, intimidita, travolta.

"D-devo prendere fiato…" Lui sorrise, accarezzandole i capelli delicatamente. Sembrava smarrita, ma felice. Guardò casualmente il bracciale e lo vide illuminarsi. Si precipitò verso l'ingresso, lasciando Angel in quell'angolo e le vide. Veloci, crudeli. Drusilla prese Dawn, che in quel momento usciva dal bagno. Darla sorrideva serafica e spietata, sfidandola apertamente. Buffy rimase ad osservare le due che, indisturbate, uscivano dal locale, per poi seguirle precipitosamente.

Si guardò intorno, e riuscì a vederle, sotto un lampione sul retro del Bronze.

"Ti vedo bene, cacciatrice. Direi che ti sei ripresa anche troppo presto per i miei gusti."

"Non sempre i progetti vanno a buon fine. Lascia Dawn e vediamocela da sole." La ragazzina era terrorizzata, mentre Drusilla le teneva un coltello alla gola.

"Hai voglia di menar le mani?"

"Visto che ora sono libere, sì. Lasciala andare e fatti sotto lealmente."

"No, non ne è capace. Deve sempre barare in qualche modo." Angel comparve dietro di loro. La sua figura scura era imponente e solenne.

"Ohh, papà è tornato! Che bello!" Drusilla sembrava più fuori di testa del solito.

"Ciao, Dru."

"Sapevo che eri a Sunnydale. Non potevi resistere, vero? E lei come ha preso il nostro cambiamento?" Angel si avvicinava a Darla, camminando lentamente e sicuro di sé.

"Cambiamento? Le tue chiacchiere mi interessano poco. E' me che vuoi, non lei." La vampira sorrideva.

"E' vero. Voglio te. Ma questo vuol dire che lei deve morire. Sai, in fondo mi dispiace. Abbiamo molto in comune io e Buffy. In un'altra occasione…chissà, magari si poteva diventare amiche…" Lui rise, sempre avvicinandosi. Buffy guardava la scena come se fosse al cinema, mentre teneva d'occhio Drusilla, in attesa di un passo falso, di una distrazione in più da parte sua.

"Abbiamo te in comune, non è vero Buffy?"

"Tu non hai me."

"Mmmm, è questo che le hai detto? Ho una buona memoria, ricordo ogni tua singola parola, ogni tuo gesto. Mi hai detto che saresti rimasto con me sino alla morte, che volevi sentire qualcosa oltre il freddo. E qualcosa hai sentito, non è vero?" Angel guardò Buffy di sfuggita. Ascoltava le parole di Darla, fatte apposta per aprire un baratro tra loro due. Ma doveva giocare. Solo così le avrebbe salvate.

"La morte. Per quel poco che sei stata umana…ti avrei aiutato. Avrei salvato la tua anima. Avrei dato la mia vita per te. E lo farei ancora. Per questo motivo non ti ho reso la dannazione che mi hai donato. Ci ha dovuto pensare Drusilla."

"La tua creatura, che adesso è il mio Sire. Non siamo una grande famiglia? E questo non è amore?" Darla abbracciò Angel, sfiorando la sua bocca con un dito. Lui le accarezzò il collo, i capelli. Per poi spingerla lontano.

"No. Non è amore. È stata una lotta disperata per salvarti. E non ci sono riuscito." Darla era per terra, ma rideva ancora.

"Non ti credo. Tu ti sei arreso a me…" Si rialzava con calma, tornando a girare intorno ad Angel.

"TU volevi essere salvato dal dolore che provavi. E sei entrato nel mio letto. E mi hai amato come un tempo, con una passione che lei neanche può immaginare. E siamo stato grandi…insieme. Tu volevi perdere la tua anima, te stesso. E darti a me. Come allora."

"Disperazione, impulso, non amore. Hai solo avuto il mio corpo. E io ho capito quanto stavo sbagliando. Ho avuto una rivelazione."

"Ciò che ho sentito quando eri dentro di me non era disperazione. Non ci somigliava per niente. Era desiderio, sangue, piacere..." Il viso di Darla era una maschera di rabbia.

"Cosa pensi di ottenere con questa farsa? La mia attenzione? È tardi, Darla. È troppo tardi. È finita."

"Non è mai finita. Passano le guerre e anche le maledizioni. E io e te torniamo a cercarci, desiderarci…più forte della morte. È il destino. Siamo anime gemelle, Angel." Buffy li osservava stupita. L'uno di fronte all'altro, in una sfida e tensione che la lasciava sgomenta. Lei si sentiva esclusa una volta ancora. Conosceva quel ragazzo?

"Quale anima, Darla? Tu hai rinunciato alla tua…per l'ennesima volta. Non riuscirai ad avere più niente da me. Hai avuto il massimo che potevi ottenere. Lascia Dawn e vattene." La ragazza rise e il suo volto si trasformò in quello del suo demone.

"Dru, uccidi la bambina. Basta giocare." Buffy si voltò verso Dawn, ma Spike arrivò per primo. Nessuno l'aveva visto, nascosto nell'ombra. Drusilla fu polverizzata da un paletto, e la ragazzina cadde a terra in lacrime. Spike la strinse a sé, cercando di consolarla. Ma i suoi occhi erano terrorizzati e increduli. Aveva appena fatto fuori il suo Sire. La sua vecchia amante. La cacciatrice si avvicinò al vampiro e gli accarezzò i capelli. Era rimasta senza parole, e le lacrime si affacciavano violente. Si voltò verso Angel, mentre sentiva il cuore spezzarsi per l'ennesima volta. Lui ricambiò il suo sguardo, il suo dolore.

L'urlo di Darla fu lancinante. Scattò in avanti verso il bosco e scappò dal suo ex amante, che non si mosse di un centimetro. Buffy rimase sconcertata un attimo, poi prese il paletto dalle mani di Spike e iniziò a rincorrerla. La sua mente era piena di immagini tremende, ma niente poteva battere lo sguardo perso di Spike. Non riusciva a trovarla. Non poteva essere stata così veloce, scomparire…

Trovò Angel dietro di sé.

"Seguimi." La prese per mano. Lei continuava a non parlare, ma non aveva mai visto una tale intensità nei suoi occhi.

Il cimitero, immerso nel buio più totale. Buffy ricordava quella cripta. Ricordava anni prima, appena arrivata a Sunnydale. Voleva salvare Jesse dal Maestro. Aveva incontrato un uomo bellissimo che le aveva detto finalmente il suo nome. Il suo destino.

"Io non posso farlo." Gli occhi di Angel erano colmi di lacrime, e Buffy lo odiò per questo. "Non un'altra volta." Voltò le spalle e andò via, mentre la cacciatrice entrava.

Lei era lì. In un angolo che piangeva come una bambina.

"Non deve essere una bella cosa, la solitudine."

"Tu hai distrutto tutto. La nostra famiglia…Angel mi ha ucciso una volta, Spike e Drusilla…cosa aspetti ad ammazzarmi?"

"Per come sei messa adesso, la cosa più crudele sarebbe lasciarti vivere. Sempre se la tua si può chiamare vita. Mi fai pena. Tra te e Drusilla sei sempre stata tu quella completamente pazza." Si avviò verso l'uscita, incredula per la sua stessa reazione. Ma poi Darla le saltò addosso, e il paletto finì conficcato sul suo petto, senza difficoltà.

Quei pochi istanti prima di polverizzarsi furono lunghissimi. Gli occhi della donna, quasi imploranti. E quell'ultima parola sussurrata. "Grazie".



Rientrò al Bronze. In fondo non era passato molto tempo dalla fugace apparizione delle due donne. In molti non si erano accorti di niente. Dawn era accanto a Tara e Willow, e dai loro volti si capiva di cosa stavano parlando. Spike tracannava qualcosa da una bottiglia. Che fu subito seguita da una seconda. Sempre che fosse solo la seconda…

Cercò Angel con lo sguardo. Ma non lo vedeva da nessuna parte. Si avvicinò a Spike, che la guardò con occhi tristi.

"E' finita?"

"Sì. Grazie per quello che hai fatto. Non lo scorderò mai." Lui le offrì una birra e un sorriso. Lei rispose con un bacio sulla guancia, accettando la bottiglia.

Si lasciò andare su una poltrona solitaria, e la sua testa ripartì con mille pensieri. Riuscì a scorgerlo tra la folla. Catturò il suo sguardo malinconico per un istante. Poi tornò ad occuparsi della sua birra.

Le parole di Darla sanguinavano come ferite. Si sentiva tremendamente piccola, esclusa da quel mondo. La bionda vampira rimaneva una parte importante della vita di quell'uomo. E lei ne sapeva veramente poco. Diamine, aveva solo 20 anni, non 400! Odio e amore si mescolavano in parti uguali, quando pensava ad Angel. Ma il dolore, il senso di perdita e di tradimento rimanevano vivi e palpitanti. Anche se non aveva nessun diritto su di lui. Cordelia aveva proprio ragione.

Tutti i suoi amici avevano capito, le giravano alla larga. Fu Oz ad avvicinarsi per primo. Quel ragazzo non finiva mai di stupirla. Tutto ad un tratto si rese conto di quanto somigliasse a Tara. Nei suoi silenzi. Nella sua profondità.

"Ciao."

"Ehilà!"

"Da quando hai iniziato a bere?" Lui aveva in mano qualcosa che sembrava un succo di frutta.

"Da oggi, credo. Bel concerto."

"Grazie. Hai conosciuto Helen?"

"Molto carina. Sa tutto di te?"

"Da poco più di mezz'ora. Ho deciso di parlarle stasera. È una notte speciale."

"A chi lo dici. Come l'ha presa?"

"Ci vorrà del tempo. Ci vuole sempre un sacco di tempo per accettare la realtà..."

"…che a volte supera la fantasia…"

"…e i nostri incubi peggiori." Sorrise. Saggio Oz.

"E' la conversazione più lunga che abbiamo mai avuto da quando ci conosciamo."

"Già. E non è finita. Non sono molto bravo con le parole. Ma ho un messaggio per te. Da parte sua." Vide Angel in piedi vicino ad una colonna. Tornò a guardare Oz, incuriosita, mentre il ragazzo si alzava e tornava sul palco. Un altro sorso di birra gelata non le diede nessun sollievo. Incrociò i suoi occhi ancora una volta, il tempo esatto di sentire il suo cuore perdere un battito.

La voce del cantante era assolutamente perfetta. Calda, convinto interprete di quelle parole. Il ritornello ripetuto all'infinito. Imparò velocemente quelle frasi. La testa si riempì di musica e di fumo. Non beveva mai e il suo corpo lo sapeva benissimo.



Now I'm not looking for absolution

Forgiveness for the things I do

But before you come to any conclusion

Try walking in my shoes

Try walking in my shoes



You'll stumble in my footsteps

Keep the same appointments I kept

If you try walking in my shoes

If you try walking in my shoes*





Non riusciva a rimanere seduta. Scappò via dal locale. L'aria fredda della notte fu un toccasana. Il gruppo aveva riniziato la sua programmazione normale, ma quelle parole continuavano a girarle in testa. Vide una lama brillare alla luce del lampione. La raccolse e le lacrime tornarono a farsi vedere. Sentì un rumore e si voltò di scatto. Angel era davanti a lei.

"Questo lo conosci?" La magnifica arma passò nella mani del vampiro.

"Sì. Era un mio regalo. Un dono di Angelus." Lo gettò via. Buffy non riusciva a guardarlo in faccia.

"E' difficile mettersi nei tuoi panni."

"Lo so. Non pretendo che tu mi capisca."

"L'ho uccisa, Angel." Finalmente alzò lo sguardo per incontrare i suoi occhi.

"Dovevi farlo." Non c'era traccia di rabbia. Solo tristezza.

"E allora perché mi sento così male? Ho provato lo stesso dolore di quando ho colpito Faith."

"Perché Darla aveva ragione. Voi due avevate molte cose in comune. E tu l'hai capita più di quanto ti costi ammetterlo." L'auto di Angel era a pochi metri da loro. Cordelia era là seduta ed aspettava. Lui stringeva le chiavi nella sua mano.

"Stai andando via. Missione compiuta, vero?" Non rispose. Si avvicinò di un passo. I suoi occhi erano immensamente melanconici, e lucidi.
"Non sono pronta per accettare tutto di te."
"Lo so." Cercava di reggere il suo sguardo.
"Mi hai escluso dalla tua vita. Mentre il mio cuore è sempre aperto per te." Lui sorrise amaramente.

"Non ti chiederò scusa per questo. Voglio proteggerti. Da tutto ciò che mi riguarda. Io posso farti solo del male."

"Devo essere io a decidere cosa può farmi male o meno. E poi a cosa serve proteggermi? Continuo ad amarti. Non riesco a smettere. E anche se adesso girerai le spalle, sarà solo un altro addio."

Fu facile baciarla. D'impulso. Come per cancellare tutto quel dolore. Le mani alla ricerca di altre mani, il freddo che inseguiva il calore. Istanti infiniti. Poca intenzione di fermarsi. Con un gesto Buffy cancellò le lacrime di Angel, baciando ancora le sue labbra, le sue mani. Guardò l'anello che aveva al dito. Quell'uomo ancora le apparteneva. Sorrise dolcemente, prima di lasciarlo andar via, di vedere i suoi bellissimi occhi scomparire nella notte.

"Perché Angel è così. Squarcia il tuo cuore, si annida e ci rimane per l'eternità. E tu puoi negarlo all'infinito, ma ciò che più brami è avere il suo corpo, il suo amore. E non ti basta mai. Più sai che non puoi averlo più la ferita si allarga, e il dolore diventa insopportabile. Ma continui a desiderarlo. Come una droga."



Darla


*Walking in my shoes (Depeche Mode, 1993)






FINE