MESSO DA PARTE

Seconda parte



“Missione compiuta!”.

Dopo tante lacrime versate un piccolo sorriso di soddisfazione illuminò il volto di Dawn mentre stringeva a sé il libro appena rubato.

Quella sera il cielo sembrava deciso a regalare a Sunnydale uno dei suoi tramonti più belli, dipingendosi, con l’abilità di un pittore, di mille sfumature dal rosa all’arancio.

La piccola salì in fretta in cima alla torre, lo scenario della distruzione di quell’ultimo brandello di felicità che conservava ancora pochi giorni prima. Mentre si preparava a mettere in pratica il suo misterioso piano Dawn si fermò un istante ad osservare quel magico spettacolo che si apriva davanti ai suoi occhi. Forse stava perdendo del tempo prezioso ma quella vista per un momento le catturò ogni pensiero.

Sunnydale s’imporporava con le ultime luci del crepuscolo come una ragazza le cui guance arrossiscono ai dolci complimenti di un innamorato.

Ora che vedeva quella piccola città in tutto il suo splendore la sentiva sua, quasi le appartenesse da sempre. Ma in realtà quel “sempre” per lei si limitava a qualche mese.

La piega che stavano prendendo le sue riflessioni fece velocemente uscire Dawn da quel mondo di sogni. Una frase le risuonò nelle orecchie. La stessa che la tormentava da tempo:

“Io non sono umana…non sono vera…tutto quello che ricordo, che gli altri ricordano, sono solo menzogne…”

“Basta piangersi addosso!”. Dawn tirò fuori tutta la sua forza di volontà. “Sono la chiave? Beh, allora vediamo di sfruttarne i lati positivi!”. In un secondo la ragazza aveva afferrato il libro rubato e si accingeva a sfogliarne con estrema cura le pagine.

Finché non trovò ciò che stava cercando.



Dawn si avvicinò prudentemente al bordo della torre ed iniziò a leggere con voce tremante la formula dell’incantesimo, attenta a non sbagliare nemmeno una parola. Cercava di concentrarsi il più possibile ma fu spesso interrotta dalle lacrime che offuscandole gli occhi non le permettevano di leggere le frasi.

In pochi minuti la prima parte del rito era completata.

“Che strano…sono solo poche righe…eppure potrebbero cambiare la mia vita…”
La piccola posò il libro proprio dietro di sé.

Ora veniva la parte più difficile, dove lei avrebbe dovuto sfoderare tutti i poteri che aveva in quanto chiave.

Dawn tirò fuori dalla tasca uno strano oggetto luccicante: un coltellino.

Facendo appello a tutto il suo coraggio passò la lama sulla sua pelle chiara, provocando un taglio, piccolo ma abbastanza profondo da far scivolare nel vuoto una goccia del suo sangue.

Quel sangue così umano. Era stata proprio Buffy a dirglielo.

“E’ il sangue dei Summers…tale e quale al mio…”
Già…lo stesso sangue…e guarda a cosa aveva portato.



Una bolla di luce accecante si aprì a mezz’aria.

Il portale Si stava aprendo di nuovo.



Dawn indietreggiò terrorizzata e chiuse gli occhi, continuando a ripetere a bassa voce “ti prego, ti prego, ti prego…”. Non avrebbe sopportato un fallimento, non ora, non dopo averci sperato così tanto.

“Buffy ti scongiuro..devi lottare…vieni fuori da lì…torna da me…”

Come in un flashback le stava passando davanti agli occhi ogni singolo momento che aveva passato con la sorella, tutti i suoi più piccoli gesti, i suoi sorrisi e..si, anche le mille volte che l’aveva sgridata per un nonnulla.



La luminosità e il frastuono del portale avevano attirato centinaia di persone in strada.

Eppure dopo qualche minuto tutto cessò.

Dawn si asciugò le lacrime e aprì lentamente gli occhi, guardando fisso davanti a sé.



Niente più luce, niente più rumore. E soprattutto niente Buffy.

Possibile che tutto fosse finito così?Si era solo illusa?

Probabilmente sarebbe svenuta entro pochi secondi se una mano posatasi sulla sua caviglia non l’avesse costretta ad abbassare gli occhi.



Il corpo di sua sorella era proprio lì, davanti a lei.

Senza esitare Dawn le gettò le braccia al collo e la strinse così forte che quasi la soffocò.

Buffy si sentiva incredibilmente debole, ma ricambiò ugualmente la stretta della piccola con tutta la forza che aveva. Si staccò per un momento dal loro abbraccio e la guardò con affetto. Non la vedeva solo da una settimana eppure la sua sorellina le sembrava così cambiata…cresciuta in un certo senso.

Improvvisamente Dawn la prese per un braccio.

D: “Vieni con me, dobbiamo andare in un posto!”

B: “Dawn aspetta. Ma dove…”

La piccola non le rispose, si limitò ad assumere uno strano sorrisetto compiaciuto che convinse Buffy a seguirla…



Stringendo la mano della sorella come se non volesse più lasciarla Dawn si precipitò al cimitero.

Un ultimo sforzo…un ultima prova che l’incantesimo era davvero riuscito.

Improvvisamente il volto le si illuminò, diventando incredibilmente radioso.

Là dove solo una settimana prima avevano pianto sulla tomba della cacciatrice ora non c’era più nulla, uno spazio vuoto si apriva in mezzo alle altre lapidi.

Dawn corse verso quel piccolo riquadro di terreno e, piegatasi sulle ginocchia, passò le dita tra i verdi fili d’erba ancora bagnati dalla pioggia sottile che aveva rinfrescato la città poche ore prima.

D: “Guarda Buffy, non c’è più niente qui! Non ci posso ancora credere…ce l’abbiamo fatta!!”

B: “No Dawn, ce l’ hai fatta. E’ tutto merito tuo, piccola. Sono fiera di te.”

Buffy si chinò di nuovo ad abbracciarla.

D: “Beh…1 punto per la sorella minore!”




Buffy era viva, di nuovo. Era una notizia troppo bella per tenerla nascosta.

Le ragazze si diressero subito al Magic Box, in silenzio, godendo di un’intimità propria solo di due sorelle.

Quando la porta del negozio si aprì Buffy entrò per prima.

Erano tutti lì, tutti i suoi amici. Si voltarono al primo cigolio dell’uscio…quasi sapessero…quasi sentissero chi sarebbe venuto a far loro visita.

Per un lungo istante nessuno si mosse, forse per timore di correre avanti ed abbracciare un miraggio, solo un’allucinazione.

Ma quando Willow fece il primo passo l’intero gruppo si precipitò su di lei, per stringerla, per salutarla…ma senza parlare. Nessuna frase avrebbe potuto esprimere l’incredulità, lo stupore e soprattutto la felicità di riavere inspiegabilmente lì la loro cacciatrice.

Solo in un secondo momento i loro sguardi si posarono su Dawn.

Piccola, grande Dawn.

Quattordicenne timida e insicura e potente massa d’energia allo stesso tempo.

La loro amica speciale che era appena riuscita dove loro non avevano nemmeno osato tentare.

D: “Avete visto?! Ce l’ ho fatta! E tutto da sola!”

La voce le tremava. Stava piangendo, anzi, forse non era mai stata così felice di piangere in tutta la sua vita.



Dopo un primo attimo di shock tutti cominciarono a parlare con Buffy raccontandole mille storie, quasi non si vedessero da mesi, anni interi. Tutte le piccole cose che erano accadute in quella settimana ora avevano un’enorme importanza, perché erano qualcosa che lei non aveva visto, che non aveva vissuto con loro. Ognuno cercava di parlare più forte degli altri per avere la sua attenzione, fino a riempire il negozio di un assordante chiacchiericcio.

Finché involontariamente Xander si lasciò sfuggire una confessione che forse sarebbe dovuta rimanere segreta per qualche giorno ancora.

Angel l’aveva detto a tutti loro, gli aveva raccontato la scenata che Spike aveva fatto nel suo ufficio, ed ecco che ora, per colpa di una parola di troppo, lo sapeva anche la cacciatrice.

La netta differenza tra l’alto volume delle loro voci euforiche e quel silenzio terribilmente imbarazzante che si era appena creato rese nervosa l’intera Scoobygang.

Non appena Giles tentò di cambiare discorso fu subito interrotto da una Buffy decisa più che mai a sapere ogni dettaglio dello scontro tra i due vampiri.

Improvvisamente si ricordò di una cosa. Non disse nulla perché si vergognava ad ammetterlo persino a se stessa ma quando Dawn le aveva detto “Coraggio, Buffy, dobbiamo dire a tutti che sei di nuovo tra noi!” una strana molla era scattata dentro di lei: pensando a tutti i suoi amici che avrebbero fatto salti di gioia nel riabbracciarla, Buffy aveva immaginato anche Spike. Aveva voglia di vederlo, di dirgli che era lì, che era tornata.

E ora il desiderio di incontrare il vampiro si era unito a quello di conoscere la verità sul suo scontro con Angel.

Angel…ancora una volta quel nome le aveva fatto gelare il sangue nelle vene…al solo pensiero che avrebbe potuto perderlo per la gelosia di Spike la cacciatrice andò su tutte le furie.

Salutò in fretta il gruppo e si avviò di malumore verso il cimitero.



Spike camminava vacillando in su e in giù per il suo buio rifugio, la bottiglia di liquore stretta nella sua mano. Era diventata la sua unica amica ormai. Si dice “bere per dimenticare”…lui di certo aveva preso quel detto alla lettera…anche se non dimenticava proprio niente.

Buffy questa volta non fece la sua solita entrata ad effetto nella tana del vampiro, ma si limitò ad aprire lentamente la porta.

Spike non si accorse nemmeno di lei, perso negli abissi dello stato d’ubriachezza.

La cacciatrice ne approfittò per osservarlo..e rimase molto sorpresa da ciò che stava accadendo di fronte i suoi occhi.

Spike stava piangendo. Pensieri sconnessi gli uscivano dalla bocca, parole senza senso, ma tutte rivolte alla stessa persona: la sua cacciatrice. Era così che la stava chiamando.

Ad un tratto Buffy parlò. Non un saluto, non un gesto, solo quella fredda domanda.



B: “Perché l’ hai fatto?”



Spike non rispose, nemmeno si mosse.

La bottiglia gli scivolò dalle dita finendo in mille pezzi sul pavimento di pietra, ma entrambi rimasero impassibili, lasciando che un intenso odore d’alcool impregnasse la stanza….

 

Continua...