Per Coloro Che Verranno

Capitolo nono
LA FIGLIA DEL MITO

Ilaira corre come una freccia leggera verso un luogo inconosciuto, nascosto dai ghiacci di Siberia agli occhi del mondo. Corre così forte che la voluta di bende che cinge i suoi capelli le schiocca violenta ad ogni passo tra le scapole in rumore secco.
I piedi sembrano appena sfiorare il suolo e solo quando inizia a scorgere la sagoma di capitelli ionici che evocano odori di spezie e suoni gentili rallenta la corsa.

"Eccomi di nuovo qui… per l'ennesima volta leggere queste parole… le parole che Atena incise su questo pesante portone, le parole di accoglienza alle donne sacrificate al sacro fuoco… al sacro ulivo".

Non interrogatevi sulla ragione per cui queste mura siano divenute il vostro ultimo ricovero.
Non gridate un dolore che non è altro se non il prezzo di un immenso privilegio.
Non osate ribellarvi all'ordine costituito che regna in questo tempio.
Vi trovate in un luogo sacro, dedicato alle Signore delle città e dei boschi, e a loro dovete obbedienza.
Espiate il vostro peccato, ottenete il perdono alla vostra intemperanza custodendo in eterno il sacro fuoco.
Voltatevi: questa è l'ultima volta che vi è concesso vedere la luce del Sole.


Il tempio della Preservazione.Tempio innocuo alla vista.

"Quanto dolore provo a questa vista. Febe… quanto tempo per noi questo è stato luogo di gioia e pace? Prima di divenire prigione da cui fuggire a prezzo della nostra femminilità…
"La prima pietra venne posta al tempo del mito per custodire il sacro dattero di Artemide e il sacro ulivo di Atena. La loro vita dipese sempre dal perpetrarsi della fiamma del fuoco eterno, custodito dalle vestali, sacerdotesse devote alle dee di giustizia e vita.
"Almeno fino al giorno in cui Atena tornò alla vita…
"Basta! Sono qui per portare Climene da Hyoga".


"Shun! Il posto dovrebbe essere questo".
I due saint sono davanti ad un corridoio di alberi secolari che in lontananza permette di scorgere un monte di ghiaccio eterno.
"Non un passo!".
La voce proviene da un luogo alla destra dei due giovani, ma il colpo che Hyoga riceve in pieno viso arriva da sinistra.


"Li hanno già incontrati! Devo fare presto", pensa Ilaira percorrendo le sale silenziose e deserte del Santuario. I suoi passi svelti rimbombano sugli alti soffitti di candido marmo.
La vita nel tempio sempre è trascorsa lenta, scandita dai guizzi della fiamma a cui difesa le donne sono preposte e dalle notizie del mondo che giungono loro corrotte e stravolte.
Le adepte in questo tempo sono soltanto cinque, da molto non giungono nuove colpevoli perché da tempo Atena non si occupa della loro sorte: tacitata l'invidia ancestrale della dea, ora il tempio non affiora alla mente di Saori e il controllo su di loro è divenuto blando, quasi inesistente.
Il sacro fuoco si riflette nel bronzo argenteo della maschera di Ilaira, accanto alla fiamma aranciata e vivida una figura è inginocchiata in atteggiamento di muta preghiera.
Ilaira si avvicina alla donna con movimenti decisi.


"Ma chi diavolo… -si chiede Hyoga rialzandosi e asciugando un rivolo di sangue che gli scivola da un lato della bocca- una saint! Sei preposta a custodia delle sacre catene, donna?".
La saint appoggia le mani ai fianchi: "Benvenuti. Per assistere alla vostra fine, naturalmente!".
Ride la donna, di un riso che però Shun non riesce a scorgere come crudele: "C'è qualcosa di buono in lei… non combatte per gloria e onore…".
La saint indossa un cloth di ferro che la copre: all'apparenza ricorda le armature degli antichi opliti greci, vestigia pesanti destinate a proteggerne i corpi dai colpi delle lance nemiche. E infatti il cloth della ragazza sembra dipinto sul suo corpo, non ha elementi evocativi come tutti gli altri cloth che Shun e Hyoga hanno visto nella loro lunga esistenza di saints.
Sul viso l'usuale maschera nasconde i lineamenti e riporta incisa l'immagine di un'aquila in volo.
I capelli, onde castane che si ribellano ai lacci che vorrebbero stringerli in trecce, le ricadono scomposti ai lati del viso, fino alle spalle.


"Climene…".
Ilaira si rivolge alla donna che al suono della sua voce si volta mostrando un viso punteggiato di piccole efelidi chiare e numerose che rendono i suoi occhi profondi nocciola ancor più vivi. Le guance sono leggermente arrossate dalla vicinanza con il fuoco e i capelli color delle fiamme ne incorniciano la purezza.
È molto bella, ma trasmette a guardarla una sorta di inquietudine mistica, quasi demoniaca.
"Febe?!".
"No. Sono Ilaira".
"Perché sei qui?".
"È una storia un po' lunga, amica mia… e ora non abbiamo tempo".
Ilaira afferra il polso di Climene e la solleva con foga, la veste candida ricade sul corpo della giovane in pieghe leggere: quanti anni potrebbe avere? Sembra una bambina davanti a Ilaira.


"Chi sei?", chiede Hyoga.
"Fulax. Colei che governa le catene mi pose un giorno a loro custodia, affinché nessuno ne venga ucciso o tenti, come voi ora, di sottrarle. E loro -alle sue spalle appaiono due saints- sono Atlante di Prometeo e Menezio di Epimeteo".
I cloth dei due uomini sono di un rosso intenso e ricordano due fiamme vitali: l'una pare fiamma infernale, punizione dei peccatori; l'altra sembra più pacifica, quasi fuoco foriero di vita.
Sono identici nell'aspetto:corti capelli spettinati si muovono in onde rosse seguendo il vento gelido e accompagnano il guizzo vitale dei loro occhi, di un color cuoio che sconfina nello scarlatto.
"Saints di Prometeo e Epimeteo -domanda Shun come parlando con se stesso- …sì… ricordo il mito… erano i fratelli che osservavano l'uno il futuro, l'altro il passato… nulla poteva sfuggire loro finché restavano uniti…".
"Ma che bravo! -esclama Menezio sprezzante- Si vede che la tua storia, così legata al triste mito di Andromeda, ti ha reso conoscitore delle leggende!".
"Già -continua Atlante- così la tua vita terminerà in sacrificio".
Perfettamente coerenti, i due saints osservano il ieri e il domani di Shun.
"ma ora basta con le chiacchiere. Chi vuole essere il primo? Tu, biondino? O tu, bamboccio?", domanda ironico Menezio mentre il fratello alza entrambe le mani al cielo.
"PRO EPAUERGHÈN !".
Un lampo.
Hyoga è trascinato dall'impeto e il suo viso striscia sulla neve tingendola di rosso.


"Corri, svelta! Possibile che tu non possa fare di meglio?".
Ilaira è incattivita dal lento procedere della compagna.
"I…Ilaira… non ce la faccio! -ansima Climene- Non sono una saint… non posso starti dietro…".
"Moriranno!".
Climene si ferma ed è solo dopo parecchi passi che Ilaira se ne accorge. Si volta: la compagna è un punto lontano: ritorna sulla sua strada.
"Si può sapere che diavolo ti prende?", le grida, ma subito si accorge delle lacrime calde che rigano il viso efebico della ragazza.
"Climene… coraggio! Stai per salvare la vita a due uomini unici, meravigliosi. È un compito splendido e umano quello a cui sei chiamata…".
"Ma… ma Ilaira… tu torni inaspettata al Santuario e mi trascini via senza spiegarmi nulla… ed io sono stanca e ho freddo".
Ilaira nota solo ora che Climene non indossa altro che il leggero abito delle adepte.
"Su -le dice mettendole il suo mantello sulle spalle e caricandosela sulla schiena esile eppure vigorosa- ora si va!".
Sorride Ilaira, ma Climene non può vedere oltre la sua maschera.


"Hyoga!".
"Non allarmarti, signorino, tra un momento sarà anche il suo turno", dice ridendo Atlante, mentre davanti a lui Menezio abbassa i pugni verso il suolo.
"EPI EPAUERGHÈN !".
Di nuovo un lampo. Cinereo come il primo.
Strazia il corpo esile e indifeso di Shun.
"S…saint! Questo non dovevi osarlo! Attaccare un uomo inerme! Non hai visto che è privo del cloth? Ti faccio apprendere io il significato dell'onore! DIAMOND DUST!"
"No Hyoga!".
Shun grida, ma ormai il diamond dust ha colpito Menezio scagliandolo contro una parete di roccia.
"Non occorre combattere… vi prego, saints… permetteteci di ricondurre ad Atene le sacre catene… non è profanazione, la nostra: rispondiamo agli ordini della dea".
Fulax non resta a sentire la supplica sciocca di Shun e lo attacca con un calcio riportandolo a terra.


"Svelta!".
Ilaira posa a terra la leggerezza di Climene e le afferra la mano: in lontananza delle grida.
"Ora basta, donna! DIAMOND DUST!".
Fulax è travolta dall'aria congelante di Hyoga e crolla al suolo moribonda.
Le donne accellerano la corsa.
"Questo è stato il tuo ultimo colpo, saint. Tra poco potrai solo ricordarli ai tuoi compagni nel regno degli inferi".
Menezio e Atlante si pongono l'uno a fianco dell'altro nelle posizioni preparatorie dei loro colpi. Shun si frappone tra loro e Hyoga: "Vai, Hyoga! Ti coprirò io. Vai!"
"Shun! Sei diventato matto? Cosa hai intenzione di fare?".
"Vai! Prendi le catene e tornatene ad Atene! Io non ho più ragione di vita… e se la perdo così, almeno non sarà inutile…".
Hyoga ripensa allo strazio dell'amico per la morte di Febe e annuisce mestamente con il capo.
"AEI EPAUERGÈN !".
Una luce accecante e insieme funerea si dirige verso Shun che non prepara difesa alcuna. Sta per colpirlo.
"Fermatevi, saints!"
Un momento.
La luce si dissolve.
Shun giace a terra. Nessun segno di vita.
"Nostra regina".
Menezio e Atlante si inginocchiano ai piedi di Climene.
"Ilaira".
Hyoga non ha emozioni: gioia di rivederla e dolore per Shun si elidono.
"Non ce l'ho fatta… troppo tardi per risparmiare una morte senza ragione -sussurra Climene- …una morte… due…".
Piange piegandosi sul corpo senza vita di Fulax: "Compagna mia… perdonami… sono arrivata tardi…".
"Ilaira! Chi è questa donna?".
"La custode delle sacre catene. Ma ora andiamo, che l'oggetto causa di questo strazio ti venga consegnato".
"Ma.. Shun…".
"Vai, Hyoga -la voce di Shun è flebile- sto bene. Solo un po' ammaccato… vuoi che io sia così debole da crollare di fronte al primo attacco? Purtroppo non è così…".
"Shun… purtroppo, dici… quanto è grande il tuo dolore?", pensa Hyoga volgendo i passi a seguire Climene e Ilaira, soffre il male del fratello, ma non può nascondere il sollievo per saperlo salvo.

Le due donne conducono Hyoga oltre il corridoio selvoso, ad una immensa montagna di ghiaccio: davanti a loro una terrificante icona rappresenta lo strazio di Prometeo.
Si fermano: "Lei è Climene, figlia della figlia di Prometeo", gli sussurra Ilaira all'orecchio.
Un cosmo strano, debole e completamente diverso da quello di qualunque saint, avvolge Hyoga e Ilaira.
Improvvisamente, una voce distorta, lontanissima.

"Riconosco il tuo cosmo, mio sangue, ma tu, proprio tu, mia progenie, torni a me traditrice. Ti avevo ordinato di tornare recando con te il figlio a cui lasciare il potere delle mie catene divine e invece… ti vedo tornare in solitudine. Cosa vuoi? Credi che io ti possa concedere qualcosa, ora?".
"Padre perdono… -sospira Climene cadendo in ginocchio rivolta alla voce che ora anche Ilaira e Hyoga hanno compreso essere quella di Prometeo- perdono…".
"Non ho bisogno delle tue giustificazioni, figlia. Vedo nel tuo animo le ragioni del tuo tradimento. Le catene ti appartengono. Sciogli il ghiaccio eterno e consegnale a questo nobile saint".
La voce lentamente scema, Climene richiama il suo cosmo e piange lacrime amare.

"Climene…".
La voce di Ilaira la riporta alla realtà.
"Sì…", dice piano e si avvicina al monte gelato. Appoggia la sua mano morbida sulla parete gelida e subito il ghiaccio si scioglie.
Un'urna. Scarlatta.
Quando Climene la afferra tra le mani si sente un suono metallico, rassicurante.
"Le difese delle catene sono eliminate. Ma sarà il tuo compagno il loro nuovo custode. Risponderanno solo a lui. Ho scelto lui. È saint di Andromeda, vero?".
"Sì…".
"Bene. A voi".
Climene mette tra le dita di Hyoga l'urna e si appresta a ripercorrere il corridoio boscoso.
"Aspetta… -la bella ragazzina si volta verso il saint di Cygnus- volevo… ringraziarti… io credo che se il colpo di Atlante e Menezio non ha ucciso Shun è anche grazie a te…".
"Io non c'entro nulla. Davvero. Anche se… No. Nulla. Non ha importanza".
"Tornerai al tempio della Preservazione?".
"Sì. Buona fortuna, Ilaira. Ne hai bisogno. Tutti ne avete bisogno".
Hyoga e Ilaira la guardano allontanarsi e sparire nella nebbia.
Ilaira si volge verso il suo amore. Gli prende la mano: è fredda.
Hyoga sente il suo cosmo scaldargli l'anima.
È tempo di tornare.
"Climene… da dove viene, chi è?".
"Te l'ho detto. È la figlia di Prometeo. Non c'è molto altro da dire, di lei".
"Dove va ora?".
"Ho già detto anche questo. Al Santuario della Preservazione".
"Che cos'è?".
"Te lo racconterò un'altra volta".
"Già… quando? Ora svanirai di nuovo e…".
Hyoga non può finire la frase, lei gli posa un dito sulle labbra: "Vengo ad Atene con te…".

Tre figure si allontanano nella nebbia: lei stringe forte la mano di lui che sorregge per le spalle un amico sofferente.
Un'urna rossa è la loro vittoria.
Un'urna rossa è costata una vita.






CONTINUA...