Per Coloro Che Verranno

Capitolo sesto
ORDINI DIVINI, SCELTE UMANE

"Ho bisogno che uno di voi vada in Siberia e riconduca Hyoga al Santuario -Saori ha convocato i saints e ora, perentoria, ordina che uno di loro riporti il saint di Cygnus a lei.- ho cercato di contattarlo più volte senza risultato: è tempo che torni, ho un compito da affidargli".
"Forse che noi non ti sembriamo degni di un incarico simile? Forse solo Hyoga è saint valido e capace?", ribatte Seiya, colpito nell'orgoglio.
La dea, però, ben conosce l'indole fiera del suo difensore e lo rassicura paziente: "Non dubito del tuo valore, Seiya. Semplicemente desidero che questo compito venga svolto da Hyoga perché conosce bene il luogo dove occorre recarsi".
"Perdonate, signora. Potrei sapere di che luogo si tratta?"
"Mu! Mi stupisci con questa domanda… forse hai deciso di recarti tu alla ricerca di Hyoga?"
"No".
"Capisco. Vuoi conoscere la meta che affiderò al saint di Cygnus? E sia. Deve trovare una cosa sepolta nei ghiacci eterni della Siberia. Per questo ho scelto lui. E ora volete dirmi chi andrà a cercarlo?"

"Non credo ce ne sarà bisogno, mia signora".
I saints riuniti e la stessa Saori si voltano di scatto: il saint delle energie fredde, che da mesi ormai era lontano dal Santuario, è lì, di fronte a loro.
Nulla lo scorrere degli anni ha mutato del suo volto, ancora brillano di cristallo gelido i suoi occhi incorniciati dal biondo groviglio dei capelli che gli ricadono in onde morbide sulle spalle. Sulla schiena il peso del contenitore del cloth di Cygnus appiccica con il sudore la nera maglia leggera che veste il corpo altero del saint. Indossa ancora calosce di pelliccia, segno del suo lungo viaggio dalla terra dei ghiacci eterni.

Silenzio accoglie il giovane.
"Hyoga! Hyoga… amico… fratello…", Shun fatica a trattenere una gioia sincera, così violenta da inumidirgli lo sguardo.
"Shun! Non cambierai mai. Ti commuovi ancora per un nulla…".
Il fiero guerriero si volta agli altri presenti: i fratelli di sorte sciagurata sono lì, davanti a lui. Shiryu stringe forte la piccola mano di Shunrei; Seiya cerca di mantenere un contegno distaccato ma il sorriso tradisce la sua gioia; Shun ha abbassato lo sguardo sensibile.
E poi tutti gli altri amici, compagni di sofferenze lontane nel tempo, ma no nei ricordi: Shaka, come sempre con gli occhi chiusi come in cerca di qualcosa che sia oltre all'inganno della vista; Aldebaran sorride al giovane che sempre ha osservato con distacco; Milo abbraccia con lo sguardo il giovane che in giorni lontani lo vinse; Dauko, tornato al Santuario dal Goro Ho per richiesta della dea, ha un moto di assenso a quel ritorno; Aiolia incrocia le braccia in attesa.
Solo Mu non ha gioia da manifestare o nascondere.
"Sono felice di essere di nuovo tra voi -dice al fine Hyoga e poi, volgendosi alla dea- cosa devo fare?"
"Dal momento che sei tornato, credo sia giusto parlare a tutti voi con sincerità -il viso di Saori si oscura, una serietà preoccupata vela i lineamenti nobili- e quindi non è più opportuno nascondervi le mie preoccupazioni, preoccupazioni che anche l'anziano maestro condivide…".
Saori si volta verso Dauko, lei stessa ha sempre dimostrato una reverenza profonda nei confronti del saint di Libra e ora, con un cenno reverente verso di lui, sembra volergli lasciare la parola.
Dauko socchiude gli occhi e con voce roca, come sempre pacata e saggia, si rivolge ai saint: "Sta accadendo qualcosa, guerrieri di Atena. Qualcosa che attualmente non è possibile definire, ma che si manifesta nelle stelle e fa presagire una nuova lotta per voi tutti".
"Purtroppo -continua Saori- è come se una nuova forza volesse sfidare Atena e i suoi saints. Ma io non so dire quale nemico ci sfidi… non mi è possibile nemmeno comprenderne la natura: non percepisco il cosmo che ha sconvolto l'ordine celeste".
"Ma… se non riuscite a percepire alcun cosmo, come potete temere una nuova battaglia?", domanda Shiryu rivolgendosi al suo maestro.
Il giovane saint di Dragon non riesce a concepire una tale ansia da parte della dea, ma ancor meno comprende le parole di Dauko, che mai si è mostrato incerto o dubbioso.
"Hai ragione, Shiryu. Io e Atena abbiamo parlato a lungo prima di prendere la decisione di esprimere i nostri timori, ma alla fine abbiamo deciso che il fardello che entrambi sentiamo da tempo deve avere una motivazione e l'abbiamo trovata. Nella costellazione dei Gemelli. Le sue stelle si sono oscurate da giorni, ormai, e questo non può che essere presagio di sciagura. È vero, non abbiamo un nome, né un volto da attribuire al nemico, ugualmente non possiamo permetterci di farci trovare impreparati.
"Così ora, voi tutti siete stati convocati perché vi teniate pronti alla lotta. Quando il nostro avversario si mostrerà dobbiamo essere pronti".
Saori si avvicina al maestro e volge lo sguardo a Hyoga: "Ora, saint, tu devi tornare in Siberia. Il tuo compito è riportare al Santuario un'arma potente, che risale ai tempi del mito…", la donna si volta verso Shun, come in attesa.
Il ragazzo è visibilmente colpito: "Signora… volete… volete che Hyoga porti qui le… le catene… di Prometeo…".
"Esattamente. Non puoi affrontare una nuova lotta con il cloth di Andromeda. Hyoga conosce quei luoghi ed è il più indicato a recuperarle. Tu andrai con lui".
Detto questo Saori accenna a ritirarsi, ma una voce la ferma: "Lasciate andare me al posto di Shun! Ancora volete farlo combattere? Ancora non vi siete decisi ad accettare le sue debolezze e a risparmiargli la sofferenza di un'ennesima battaglia?".
Seiya appare davvero seccato: "E poi che storia è mai questa delle catene di Prometeo?".
"Te lo spiegherà Shun".
Shun. È rimasto immobile, in silenzio da quando Saori gli ha affidato l'incarico di seguire Hyoga. Ora finalmente domanda: "P…perché io?"
"Non ti senti all'altezza? -gli domanda Seiya in tono provocatorio- Mandi me, signora. Saprò mostrarmi all'altezza".
"No, mi dispiace -lo interrompe il maestro- andrà Shun. È il solo a poter compiere questa impresa, o almeno… ad avere una qualche possibilità di riuscita".
"Ma…"
"Silenzio, saint di Andromeda! -lo ammonisce Dauko- Conosci perfettamente il motivo per cui sei stato scelto e il un tuo rifiuto non è in discussione".
"Bene. Allora è deciso. Shun e Hyoga, partirete domani all'alba. E ora scusatemi".
"Potete andare -permette Dauko ai saints- No. Tu Shiryu resta qui".
Shiryu è rimasto accanto al suo maestro, stringe ancora la mano di Shunrei: "Ditemi", sussurra.
"C'è un ordine anche per te. Riporta il saint di Phoenix".
"Sarà fatto", dice solamente, in risposta ad un ordine che in realtà non vorrebbe eseguire. Se Shun sapesse che a lui, a Dragon, è stato dato il compito di ritrovare Ikki…

Mu si dirige alla Prima Casa, tormentato.
"Non è possibile. Come possono essere così ingenui, così imprudenti…".
"Non c'è motivo per cui tu ti inquieti".
Il saint dell'Ariete si volge alla voce: "Sei qui?".
"Non inquietarti per le scelte di Atena. Non è ancora tempo".
"Ne sei sicura?".
"Sì. Ora sarà sofferenza solo per i saints scelti da Saori".

Shun torna alla sala dei cloth, il suo viso manifesta una sofferenza profonda e insostenibile, Hyoga lo segue a pochi passi.
Entrano nel Tempio di cui il saint di Andromeda è custode, si siedono a terra, oppressi da qualcosa di inafferrabile.
Poi Hyoga rompe il silenzio.
"Cosa distrugge il tuo animo, fratello?".
Shun sente le lacrime premere nei suoi occhi tristi, lacrime di gioia e dolore, contrastanti.
"Hyoga… sei tornato… quanti anni sei stato lontano… quanto ho sentito il vuoto lasciato dalla tua partenza… e ora… sei tornato e di nuovo ci chiedono di obbedire a ordini insensati…".
Il viso del Cigno si rabbuia ascoltando le parole del compagno: "Non è solo il pensiero dell'ordine ricevuto che ti annienta, Shun. Dimmi cosa c'è oltre".
Non gli è possibile: il dolore è in lui da troppo tempo e non ha parole per dirlo. Nemmeno il ritorno dell'amico, compagno di vita e emozioni, ha riportato a lungo il sorriso sul volto di Shun.
Non ha parole per raccontare il tormento che si schianta nella su anima, groviglio di sofferenza e rancore, empio persino.
Non ha parole per spiegare un amore assoluto per una donna destinato a sorte sciagurata di separazione, né per spiegare l'insofferenza che lo ha colto al pensiero di una nuova, ennesima battaglia che lo condurrà forse a uccidere ancora.
Il giorno in cui la sua donna amata lo aveva abbandonato, Shun promise di non indossare mai più il suo cloth che tante vite gli permise di annientare. Lo promise a se stesso, ma per lei. E il suo destino è quello di obbedire alla dea: riuscirà a adempiere gli ordini senza infrangere la promessa. Riuscirà a sopravvivere combattendo senza il cloth? Ha scelta?

"Dove si è cacciato, Shun? Non vorrà andarsene senza dare spiegazioni!".
Shiryu cammina noncurante delle parole dell'amico, la mente rivolta agli ordini ricevuti dal suo maestro: ritrovare Ikki. Forse è all'isola Death Queen.
"Ehi, Shiryu! Mi stai a sentire?".
"È al tempio dei cloth. Ci è sufficiente raggiungerlo per avere spiegazioni".
"Oh, non ti sopporto! Come fai ad essere sempre così calmo? Corriamo!".

Seiya e Shiryu raggiungono il Tempio: Hyoga e Shun sono in silenzio, inquieti.
"Dunque, Shun? Sentiamo un po' questa storia delle catene di Prometeo!", lo incalza subito Seiya.
"D'accordo -sospira Shun, tradendo una sofferenza profonda- la leggendo narra che Prometeo, nel tempo del mito, rubò il fuoco agli dei per permettere agli uomini di liberarsi dalla schiavitù cui Zeus li aveva soggiogati. Per punirlo della sua empietà il signore dell'Olimpo lo condannò ad essere incatenato per l'eternità ad una roccia e a soffrire che un'aquila gli divorasse il fegato, destinato a continuo rigenerarsi. Da allora le catene che avvinsero Prometeo sono il simbolo della prigionia eterna, considerate l'arma più resistente mai creata.
"Furono infatti forgiate dal volere divino. E non di un dio comune, addirittura del padre degli dei! Forgiate per imprigionare il solo mortale che, osando sfidare gli dei, sia riuscito a vincerli.
"Ora quelle catene si trovano custodite in un qualche luogo remoto della terra dove furono riposte in attesa di adempiere nuovamente al loro dovere di punire la tracotanza, sia essa umana o divina. Più di una volta nella storia sono state richiamate e ora a noi è stato dato il compito di ritrovarle per dare loro nuovo utilizzo.
"Ma la leggenda vuole che in ogni era ad un solo essere sia concesso il loro uso, un essere discendente da Prometeo stesso. Solo a costui è concesso toccare e governare le catene, che altrimenti annientano chiunque tenti di avvicinarle. Perché Saori abbia scelto me… non so dirlo. Forse crede che io possa essere quel discendente essendo Andromeda la mia costellazione guida… il destino comune di prigionia di Prometeo e della regina Andromeda lo conoscete tutti.
"Ora posso solo sperare di essere all'altezza del compito assegnatomi".
"E perché la Siberia?", domanda Seiya.
"Si racconta che l'ultima discendente di prometeo, una donna, nascose le catene tra quei ghiacci per evitare che qualcuno se ne impadronisse e soprattutto per impedire una morte atroce a chi per caso vi si fosse imbattuto".
E dopo queste parole, Shun sembra intenzionato a non dire più nulla.
Seiya e Shiryu si alzano e si avvicinano all'amico: "Buona fortuna" e si allontanano lasciando di nuovo soli Shun e Hyoga.
"Vai a riposare, Hyoga. Vorrei stare solo".
Il saint si alza e parla freddamente all'amico: "Ti aspetto in Siberia, nel luogo del mio addestramento. Addio".
Cosa ha gelato a tal punto il cuore del Cigno?


"Dunque dovrei rimanere calmo?".
La donna si avvicina a Mu e si appoggia al suo corpo saldo.
"Io vado".
Mu la allontana di scatto da se stesso, con rabbia: "Sei impazzita! Tu non ti muoverai di qui. Non hai possibilità di aiutarli".
"Lo so. Ma non ha importanza. -dice lei allontanandosi- Ci rivedremo, Mu. Non temere".
Il saint dell'Ariete si volta verso di lei e, silenzioso, un fascio scomposto di luce si irradia dalla sua mano e attraversa il corpo della donna: cade in ginocchio.
"Se ti allontanerai dal santuario perderai lentamente tutto il tuo sangue. Troverai solo la morte", le dice, algido, abbandonandola accasciata a terra.

"Perdonami… non avrei mai voluto colpirti. Ma non voglio la tua morte e questo è il solo modo per costringerti a non seguire Shun…".

"Mi dispiace, Mu… per la seconda volta disattenderò i tuoi ordini…", dice lei, sputando sangue e rialzandosi, i passi verso il luogo dei ghiacci eterni.



CONTINUA...