EPILOGO

Osservò fuori dalla finestra appoggiandosi al vetro freddo e liscio e sospirando. Erano tre mesi, ormai. Tre mesi da quel giorno. E aveva ancora gli incubi. Tutte le notti.

Era uscita dall'ospedale dopo neppure una settimana. Ma per Ryo era stato diverso. Se l'era cavata per un pelo, le avevano comunicato i medici. Ma era vivo. E in tre giorni sarebbe tornato a casa. Stava già iniziando a importunare le infermiere. Stava fin troppo bene, per aver rischiato di morire. Sicuramente, stava meglio di lei.

Sentì provenire dal corridoio le solite esclamazione sdegnose di routine "Un maniaco, un pervertito" " Lasciami stare, porco!" e simili. Sorrise pensando a Ryo che sbavava dietro quelle donne e queste ultime che scappavano cercando di evitarlo. Socchiuse gli occhi, e si rabbuiò al ricordo del suo colloquio con il dottor Matsumaya, l'uomo che si era occupato di lei e di Ryo. Quando, un paio d'ore prima, era entrata in corsia come tutti i giorni, l'aveva fermata con il suo solito sorriso gentile....

"Signorina Makimura, si sente bene?" le aveva domandato.
"Sì, certo dottore" aveva risposto lei "Perché me lo chiede?"
"La vedo pallida, dimagrita, e ha delle occhiaie profonde, Kaori"
Lei aveva annuito "Non riesco a dormire" spiegò lei " Ho frequenti incubi..."
"Capisco..." aveva mormorato l'uomo dolcemente. " Nient'altro?"


E lei gli aveva raccontato di tutti gli altri problemi che aveva avuto nell'ultimo periodo... Si sentiva come protetta da quell'uomo, le trasmetteva fiducia. Dopo aver sentito il resoconto dei suoi disturbi, le aveva prescritto degli esami, e l'aveva accompagnata personalmente in laboratorio.

"Saranno pronti per quando il suo amico sarà dimesso" l'aveva avvisata poi, quando si erano seduti qualche istante nel suo studio. "Speriamo di ricevere belle notizie, signorina Kaori. Però sono preoccupato. Lo stress psicologico può portare a effetti collaterali sul nostro organismo, lo capisce, vero?"
Lei aveva annuito in silenzio.
"Dopo che avremo scopoerto la causa "fisica" dei suoi disturbi, vorrei che lei andasse da un mio amico. E' uno psicologo. E' specializzato in eventi traumatici e..."


Uno psicologo. Non era mai andata da uno psicologo, neppure quando suo fratello se ne era andato.. Non aveva avuto neppure il tempo per piangerlo.
Ma, si disse, il dottore aveva ragione. Osservò il proprio riflesso nel vetro della finestra... ANche lì, appariva spettrale, pallida e con occhiaie profonde. Sospirò ancora una volta.

Sentì la porta aprirsi, e si allontanò dalla finestra.

- Ah, sei arrivata finalmente?- esclamò Ryo con un pizzico di ironia nella voce - Sei in ritardo. Mi hai portato la cenaaa??- aggiunse poi con sguardo famelico guardandosi attorno.

Kaori cercò di sorridere e, annuendo, si avvicinò al letto e sollevò le lenzuola.
Ryo insisteva che i pasti dell'ospedale andavano bene per i malati gravi, e che lui ormai non lo era più. Così, da qualche giorno, lei gli preparava la cena e gliela portava di nascosto.

Ryo si avventò immediatamente sulla cena, iniziando a mangiare.
Anche se avrebbe voluto, non aveva senso dirgli degli esami. Visto che non gli importava, a quanto sembrava. Ancora una volta... Era tornato quasi tutto come prima. E questa volta, lei non aveva certo aiutato. Si diresse di nuovo verso la finestra. Fuori, iniziavano a comparire le prime stelle. Il giardino dell'ospedale era oramai vuoto. Molta gente stava ormai uscendo. L'orario di visita era quasi terminato. Sospirò. Sì, era meglio andare, si disse. "Tanto, che ci sto qua a fare?"

- Io vado - mormorò, dirigendosi verso la porta. - A domani - sussurò, aprendola.
- Eh? Ah, ciao- rispose Ryo, sollevandosi dal piatto in cui stava mangiando con il riso tutto cosparso sul volto.

Kaori richiuse la porta dietro di sè, e vi si appoggiò, stanca. Non voleva più... Non voleva più vederlo... Le era talmente insopportabile...
Iniziò ad avviarsi verso l'uscita. Si sentiva molto debole e stanca. Le porte scorrevoli si aprirono e uscì all'aria aperta. Respirò a pieni polmoni, lanciando un ultimo sguardo alla finestra di Ryo. Fece per incamminarsi, ma la prese un capogiro. Si appoggiò al muro, restando lì per qualche secondo.

- Kaori, ti senti bene?- domandò una voce conosciuta.
- Ah, Saeko- disse, riprendendosi, la ragazza - Sto bene, non preoccuparti. Ho solo avuto un leggere capogiro. Non ho pranzato, e ora il mio stomaco brontola!- esclamò infine, ridacchiando Kaori.
Saeko annuì lentamente - Hai bisogno di un passaggio?-
- No, no! Sto bene, ti ho detto! E poi sono in macchina! In pochi minuti sono a casa... E sai che scorpacciata mi faccio!!! Ahahaha!-

Saeko la fissò preoccupata, ma non disse nulla.
- Allora io vado da Ryo. Se hai bisogno di qualcosa, chiedimelo pure, hai capito Kaori?- Si sentiva in colpa. Tutto quello che era successo a Kaori... Era successo per causa sua. Perché lei, nonostante quello che le aveva detto sua sorella, aveva voluto comunque chiedere aiuto a Ryo.
- D'accordo. Grazie Saeko!- esclamò l'altra, salutando l'amica ed incamminandosi velocemente verso la macchina.

Ma, appena fu arrivata alla macchina, si sedette e, raccogliendo le ginocchia, scoppiò a piangere.


- Ryo? Mi ascolti? Dannazione! Ti ho detto che Kaori ha QUALCOSA CHE NON VA, idiota! Ma cosa.... E smettila di toccarmi, cretino!- sbottò Saeko, mentre Ryo cercava di scoprire se la donna portava o meno biancheria intima. Saeko estrasse un martellone e lo ricondusse sulla strada della ragione.
- Mi hai fatto male! Non sono più abituato ad essere martellato!- esclamò Ryo, massaggiandosi il capo incerottato.
- Ryo, smettila di fare il cretino! Kaori sta male!- esclamò la donna, esasperata - Oggi, quando l'ho vista, era praticamente appena svenuta! E poi l'hai vista in faccia? E' pallida come un lenzuolo e ha delle occhiaie che la metà bastano!-
- Guarda che ti sento anche se non urli, Saeko! E poi, quello in ospedale sono io e...-
- RYO! SMETTILA IMMEDIATAMENTE DI FARE LO SCEMO. KAORI S-T-A M-A-L-E!!!!!!-
- Ti avevo appena detto di non urlare! Lo so anch'io che non sta bene! Si vede lontano un chilometro!-
- E allora perché non fai NULLA!-
- E secondo te, cosa potrei fare?- rispose lui, guardandola serio.
- Non lo so. Starle vicino... Perché non provi a chiederlo a lei? O sei diventato timido tutto ad un tratto?-
- Non è così facile, Saeko...-
- Per te non è mai nulla facile, vero Ryo? Forse dovresti smetterla di torturarti così, e "agire". Soprattutto dovresti smettere di torturare LEI così. Kaori è sempre stata forte, è vero. Ma ora non lo è... E' debole, fragile, indifesa. Tutte le sue barriere sono state abbattute. Sta a te, aiutarla. Solo tu puoi, Ryo.-
- Da quando parli da sorella maggiore?-
- Io voglio bene a Kaori! E vederla così mi fa stare male... Specialmente sapendo che è...colpa mia.-
- Non è affatto colpa tua, Saeko. Ha deciso soprattutto lei di accettare l'incarico. Per aiutare Reika.-
- Io non avrei dovuto darvelo, questo maledetto incarico!- esclamò lei, voltandosi - Ma ora è fatta. E non posso fare nulla per cambiare le cose. Soltanto chiederti... Di salvare Kaori. Sul serio, questa volta.- terminò, andandosene.

Ryo sospirò e si appoggiò contro i cuscini, chiudendo gli occhi.

- Kaori...-


- Kaori! Sei di nuovo in ritardo!- esclamò Ryo, mentre la ragazza si precipitava nella stanza.
- Perdonami Ryo... Ho avuto un po' di cose da sistemare- rispose con il fiatone, porgendogli il pranzo.
- Ah sì? E cosa?-
- Intanto, ho cercato Saeko per chiederle di accompagnarti a casa, oggi. Miki e Umi non possono, hanno il locale pieno di Domenica, e Reika è fuori città per riposarsi. Anche Mick e Kazue sono in vacanza, per cui...-
- Aspetta, e tu?- chiese lui, incuriosito.
- Io? Ho una cosa importante da fare- rispose lei.
- Cosa?-
- UNA cosa. Ma non ti riguarda- sbottò, secca.
- Ah, ok, va bene. Calmati-
- Perdonami- cercò di scusarsi lei - Sono molto stanca, anche stanotte non ho...- si interruppe, cercando di rimediare all'errore. Non voleva far sapere a Ryo che non stava bene.
- Non hai dormito? Cos'è, hai fatto un ultimo festino prima del mio ritorno?-
- Idiota!- sbottò lei, arrabbiatissima, uscendo sbattendo la porta. Perché... Perché le diceva quelle cosa? Soprattutto... Perché lei si era arrabbiata tanto? Era normale che lui.. .Sì, normale. Forse doveva soltanto riabituarsici.


- Kaori? E' già qui? Mi perdoni per il ritardo!-
- Non si preoccupi dottore, non è un problema. Ryo ha già un'altra persona che lo accompagna a casa-
- Lo so, sono passato da lui per un'ultima visita di controllo proprio ora. Era con una bella donna-

Al "bella donna" Kaori annuì sospirando. Dopotutto, non aveva altra scelta. Qualcuno doveva pur andare a prendere Ryo. E non poteva di certo chiedergli di aspettarla mentre lei andava dal dottore. Non voleva si insospetisse ed iniziasse a farle domande.

- Bene, ho ricevuto tutti i suoi esami...-
- Brutte notizie, dottore?- chiese lei, vedendo che l'uomo esitava.
- No, anzi! Però....-


Sospirò, infilando la chiave nella toppa. Come poteva dirglielo? Come avrebbe fatto? Cosa doveva fare ora? Le tremavano le gambe... L'unica soluzione era parlargli, dirgli tutto e... vedere... Oppure... Andare via e basta. Ma non voleva... Non voleva andare via.
Sospirò nuovamente. Stava per salutare e chiamarlo, poi pensò che probabilmente lui stava riposando.
Si avvicinò alla stanza di lui, e potè solo allora sentire le voci... Quella di lui... e di..Saeko. Ridevano.

Eppure lei... Aveva girovagato per almeno due, tre ore.
E loro... loro... cosa...?
E Saeko.. intendeva rispettare il ... patto... era lì... per quello?

Si avvicinò alla porta, appogiandovisi, tendendo l'orecchio per sentire cosa dicevano. Ridevano. Ridevano, ridevano. E poi iniziarono a parlare.

- Dai Ryo, finiscila! Piuttosto dimmi, l'hai detto a Kaori?-
- Detto cosa, scusa?-
- Come cosa? Delle microtelecamere nella vostra stanza! Lo sai che abbiamo trovato la sala di registrazione? E' stata un proiezione MOLTO interessante. Allora, Kaori lo sa?-
- No, non lo sa. E non dirglielo, per favore- rispose lui, serio.
- E perché, scusa? Perché non gliel'hai detto?-
- Perché io volevo che lei... che lei... Beh, non sono affari tuoi! Adesso vieni qui... così impari a fare di queste domande!-
- No, Ryo, smettila. Non avvicinarti!Dai, Ryo, lo sai che non lo sopporto...!-

Risate, risate. Risate.

Non pianse subito. Scivolò nella propria stanza. Aprì l'armadio, prese una borsa e la riempì. Per ultimi, vi mise l'anello di Maki e la foto di lei e suo fratello, sorridenti. Poi, avvicinandosi al comodino, tirò fuori uno scatolino di velluto blu e, togliendoseli facilmente dato che era dimagrita molto, vi pose la fede e l'anello con i due cuori.
Afferrò la borsa e scese.

Si fermò ancora una volta davanti alla porta. Ridevano ancora.

- Dai Ryo, smettila ora! Se Kaori torna, cosa penserà?-
- Cosa vuoi che pensi?-

Voleva entrare... dirgli che non sarebbe tornata.. dirgli quello che pensava di lui. Ma non ce la faceva. Posò la scatolina sul tavolo e uscì dall'appartamento chiudendo la porta dietro di sè.


Ryo aprì gli occhi. Era mattina. E Kaori non era tornata. L'aveva aspettata alzato, ma alla fine si era addormentato.
Si stiracchiò lentamente. Probabilmente aveva dormito da Miki. Aveva fatto bene... Anche lui non avrebbe probabilmente saputo bene cosa fare o dire, se lei fosse arrivata a casa proprio mentre lui .... cercava di risistemare il vestito da sposa degli Ayase!
Lui e Saeko si erano fatti tante di quelle risate. Soprattutto Saeko, a dire il vero. Doveva fermarsi ad aiutarlo, era il premio al posto dei mokkori, ma si era rilevata più incapace di lui, a cucire. Almeno era andata almeno a portarlo e ritirarlo dalla lavanderia!
Comunque, lei era rimasta ad osservarlo tutto il tempo e a ridere. Che antipatica!

Ry si alzò dal divano e si diresse verso la cucina, ma si bloccò a metà strada, come se i suoi occhi avessero visto qualcosa e il suo cervello lo avesse avvisato solo qualche istante dopo. Sul tavolino, c'era una scatolina in feltro. Ryo la aprì. L'anello e la fede di Kaori.

Si diresse velocemente verso il telefono, e lo afferrò, componendo il numero.

- Cat's Eye Café, desidera?-
- Umi, Kaori è lì, vero!??!?!?!-
- Ryo? Io non l'ho vista. Calmati, però. Cosa è successo?-
- Non è tornata a casa e...-
- Ti passo Miki- rispose in fretta l'uomo.
- Pronto? Ryo?-
- Miki! Sai dov'è Kaori?-
- No, Ryo, mi spiace. E' successo qualcosa?-
- Non è ancora tornata a casa, da ieri-
- Magari si è fermata da qualcun altro a dormire-
- Sono tutti via!-
- Ryo... non so proprio cosa potrei dirti... Io non so dove sia. Ma se la vedi, chiamami, d'accordo?-
- Sì, va bene Miki...-

Click.

- Perché non vuoi vederlo? Sembrava preoccupato sinceramente-
- Finge - rispose Kaori, infilando un paio di Jeans nel borsone.
- Magari... hai capito male...-
- Impossibile!- sbottò l'altra. Si stupì del suo tono di voce, e, sedendosi sul letto, aggiunse - Miki... Se anche fosse, io non posso comunque tornare indietro-
- Forse se ne parlate...- tentò l'amica, sedendosi sul letto accanto a lei.
- No, non credo. E' l'unica soluzione. Mia sorella mi aspetta. E poi... Le sue parole... Non erano affatto equivoche.-
- Beh, allora potresti almeno vederlo per dargli dello....- esclamò l'altra alzandosi di scatto e aggirandosi per la stanza.
- No, Miki. Sto già abbastanza male. Ora ho bisogno... Ho bisogno soltanto di un po' di pace e tranquillità-
- Perdonami Kaori, hai ragione- mormorò Miki, calmandosi, e sedendosi nuovamente accanto all'amica, prendendole la mano - Però, dopo qualche tempo che te ne sarai andata... Mi permetti di insultarlo-malmenaro-martellarlo-kompeitarlo, eccetera? Per quello che ti ha fatto con Saeko... E tutto il resto, intendo-

Kaori sorrise, tirata.

- Sì, certo. Però non dovrai dirgli... Non glelo dirai, vero?-
- Certo! Te l'ho promesso!-
- Grazie, Miki- mormorò Kaori sorridendole lievemente, e iniziando a piangere. Miki la abbracciò, e iniziò a piangere a sua volta.
- Mi mancherai Kaori... Mi mancherai...- "Ti prego fa che capisca. Ti prego fa che capisca. Ti prego, fa che capisca!"


C'era qualcosa che non quadrava... Sia Umibozu che Miki gli erano parsi strani... Soprattutto Miki... "Non so proprio cosa POTREI dirti"... "Potrei"... Ma certo! Kaori era lì... E Miki gli aveva comunque mandato un messaggio! Corse in camera a vestirsi, stava per uscire, quando tornò indietro e afferrò la scatolina.

Guidò come un pazzo fino al Cat's Eye. Spalancò la porta e si diresse con passo deciso verso Umi, dietro il bancone, intento a pulire dei bicchieri. I clienti si dileguarono in pochi secondi.

Falco sorrise.

- Ryo? Sei in ritardo... Miki aveva detto che saresti venuto.-
- Dov'è?-
- All'aereoporto. Va in America da sua sorella-
- Grazie- rispose Ryo, dirigendosi verso l'uscita.
- Ryo, aspetta... C'è una cosa che devi sapere... Kaori crede che tu e Saeko...-


Non avevano ancora chiamato il suo volo. Stava guardando gli aerei fuori dalla vetrata. Aveva chiesto a Miki di andarsene. Non voleva un addio ancora più straziante di quello che era già stato. Appoggiò mani e fronte alla vetrata. Non voleva lasciare quel paese... Il paese dove era nata e cresciuta... Doveva aveva conosciuto la persona che amava più di ogni altra... Ryo... Ma non poteva restare. Non poteva affrontarlo. Era già abbastanza stanca, stressata, distrutta, fisicamente e psicologicamente. Il dottore era stato chiaro... Aveva bisogno di tranquillità e ordine, di riprendersi e tornare in forma, o...
Chiuse gli occhi, mentre le prime lacrime iniziavano a scendere copiose. Si scostò dal vetro e le asciugò con il dorso della mano. Riaprì gli occhi e guardò il proprio riflesso nella vetrata...

- Ryo!- esclamò, voltandosi. Aveva visto anche lui riflesso nel vetro... E non era un'allucinazione dovuta alla stanchezza e alla malinconia.
- Ti ho trovata - mormorò lui tra un respiro affannato e l'altro. Aveva corso... Per arrivare da lei?
- Sei venuto... A salutarmi?- chiese, voltando lo sguardo verso il pavimento.
- No, certo che no!- esclamò lui, avvicinandosi. Le prese il mento tra le mani, ma Kaori si ritrasse bruscamente. La guardò stupito, ferito.
Forse era quello che si meritava. Di perdere anche quell'amore... Che non si meritava... Che aveva distrutto con le proprie mani. Prima, era stato sempre sicuro che quel giorno sarebbe arrivato. E per questo si era costruito un castello di menzogne... Ma ora, non aveva più nessuna menzogna a proteggerlo. Dopo quel giorno, non aveva più nessuna barriera in difesa dell'amore.
Doveva... Convincerla a restare... Per sempre.

- Kaori... Io e Saeko... Non abbiamo fatto nulla, te lo giuro- tentò.
- Non mi devi giurare proprio nulla!Non mi devi alcuna spiegazione!- esclamò lei, cercando di non scoppiare a piangere.
- Sai che non è vero. Io ti amo, Kaori- quanto gli erano costate quelle parole...
Lei si irrigidì...Aveva paura.. di credergli ancora.
- Guardami, Kaori- mormorò lui, sollevandole il mento tra le dita - Sai che quello che sto dicendo è vero-

Kaori lo guardò. I loro occhi si intrecciarono per diversi minuti.

- Sì... - rispose, senza fiato. Gli occhi di Ryo... Quegli occhi... Le mozzavano il respiro, le facevano tremare le gambe... Erano pieni... di amore, per lei. E di paura... paura di perderla.

Ryo sorrise, e fece per abbracciarla, ma Kaori i divincolò.

- Ma io... Non posso comunque restare- mormorò, tremando.

Ryo la guardò, sorpreso... Cercando di capire che cosa volesse dire... PERCHE' dovesse andarsene.

- Perché? Dimmi perché... Ci sarà una ... soluzione-
- No, non c'è... Non c'è nessuna soluzione, Ryo- sussurò, iniziando a piangere.
- Dimmi il motivo per cui te ne vuoi andare. Per quello che è successo? Per Seto? Kaori... Io non so come... Ma posso aiutarti... aiutarti a superarlo... ci posso provare...Tu hai aiutato me a superare così tante cose, Kaori..-
- No, non è quello... non solo...-
- Allora, cosa, amore?-

Kaori lo guardò, stupita... L'aveva davvero... Davvero chiamata... "Amore"?... Non era quello che aveva sempre desiderato? Sognato, agognato?

- Ti prego, dimmelo Kaori- le chiese, asciugandole le guance.

Mai, mai era stato tanto dolce con lei.

- Tu non puoi... - inspirò a fondo e proseguì - Tu non puoi... Proteggerci-
- Intendi perché tu ora sei debole? Ma ti rimetterai presto e...-
- No, Ryo, non hai capito...Protegger
ci... Me e...-
- E?-
- ... il bambino -


Cinque anni dopo

L'uomo sistemò la macchina, chiuse la saracinesca del garage e uscì nuovamente all'aria aperta. Il sole stava tramontando.
Si fermò ad osservare il palazzo in cui abitava. Bianco candido, a cinque piani, enorme. Attraversò un pezzo del vasto giardino, osservando il balcone fiorito di casa propria e sorridendo. Si stiracchiò lentamente ed entrò nell'ingresso del palazzo. Era stata una giornata massacrante al lavoro. Sorrise al ricordo del suo capo che urlava contro gli altri sottoposti. Ormai lui ci aveva fatto l'abitudine, e quasi non la sentiva, ma quella donna era tremenda. Quando le capitava di scorgere uno degli uomini che le osservava le gambe, scoppiava, come quel giorno, in un'interminabile sgridata.

Si ritrovò di fronte alla propria porta di casa. Estrasse le chiavi dalla tasca dei jeans e le infilò nella serratura. Aspettò ancora qualche secondo prima di entrare, osservandosi intorno. Al centro del pannello del campanello, stava, in caratteri occidentali, la scritta "OGURA". Il suo cognome. Sorrise nuovamente sommerso dai ricordi, e aprì la porta, varcando la soglia. La richiuse dietro di sè e si guardò intorno. Il silenzio regnava nella casa. Strano, pensò. Troppo, strano.

Infatti, dopo pochi secondi, lo investì una raffica di gridoline e squittii.

- Papà, è tornato papà!- esclamò una prima voce. Dopo pochi secondi, sei paia di braccine gli cinsero le gambe. Si inginocchiò, e i bambini gli saltarono al collo.
- Che bello! Che bello!-
- In braccio! In braccio!-
- Prima io! Prima io!-

- Mayuko, Yuka! Lasciate respirare vostro padre! E tu, Seto, vai a prepararti, che non sei ancora pronto!-
- Agli ordini, mamma!- esclamò il bambino, mettendosi sull'attenti.
Lei sorrise, gli diede una piccola e affettuosa sculacciatina e gli urlò un dolce - Su, vai, sbrigati!-

Il suo piccolo Seto annuì, e si diresse verso la cameretta. Aveva quattro anni, ed era il più tranquillo, i capelli e gli occhi scuri come quelli del padre.

Mayuko e Yuka avevano ripreso a saltare intorno a lui. Sorrise. Sapeva che avevano voglia di giocare. Erano davvero identiche, le distingueva soltanto il colore della salopette. Rosa per Mayuko e Giallo per Yuka. Due maschiacci di due anni dai capelli castani, la frangetta corta e un ciuffo di capelli legato in un codino.

- Bentornato - gli sussurrò, porgendogli la mano. Lui la prese e si rialzò, dandole un veloce bacio sulle labbra.
- Cos'è tutta questa agitazione, Kaori?- chiese.
- Miki e Umi passano a prendere i bambini e li tengono per il fine settimana- rispose lei.
- Anche Hideyuki?-
- Anche Hideyuki- assentì lei.
- Ah, finalmente si dorme!- esclamò lui ridendo.

Hideyuki era il quarto. Aveva già otto mesi, ma ancora l'abitudine di strillare nel bel mezzo della notte.

Il campanello suonò.

- Vado a recuperare Hideyuki e Seto- mormorò lei allontanandosi.

Lui prese in braccio le bambine e aprì la porta.

- Umicchan, entra pure-
- Grazie tenente Ogura, com'è andata oggi con il capo Nogami?- chiese, ironico, Falco.

Sorrise.

- Non peggio del solito- rispose lui.
- Ciao Ryo!- esclamò una voce dietro Falco.
- Bellissima Miki! Come stai mia adorata?- esclamò Ryo avventandosi su di lei.

Fu fermato da tre martellate.

- Ahi, ahi... Tale madre tali figlie!- esclamò massaggiandosi la testa.
- E tu? Non perdi mai certi brutti vizi TESORO- esclamò Kaori guardandolo dall'alto in basso minacciosa.
- Già, PAPA'!- dissero in coro le bambine, guardandolo anche loro minacciose.
- Eh? Ma dai, scherzavo! In ricordo dei bei vecchi tempi!- tentò di giustificarsi lui.

I quattro adulti scoppiarono a ridere.

- Che fai Ryoichi, non entri?- domandò poi Kaori, rivolta alla figura attaccata alle gambe della madre.
- Ryoichi ha detto che ha paura di Mayuko e Yuka- spiegò Miki - Perché lo prendono sempre a martellate se fa qualcosa che non va. Ma gli ho detto che loro non lo faranno più, e che si divertiranno insieme. Vero Ryoichi?-

Il bambinetto dai capelli neri annuì, ma non si mosse.

- Mayuko, Yuka. Promettete alla mamma e alla zia Miki di essere brave?-
- Ma Ryoichi- iniziò Mayuko
- E' un frignone - terminò Yuka.
- Ma è un vostro amico. E vi divertirete con lui, in questi due giorni-
- Possiamo usare i tuoi giocattoli?- chiesero all'unisono.

Il bambino di tre anni annuì, ancora un po' titubante.

- Bene, allora ci divertiremo un sacco!- esclamarono le altre due ridendo.

- Allora... Noi andiamo- mormorò Miki, tenendo il piccolo Hideyuki tra le braccia, metre Umibozu prendeva i bagagli dei bambini.
- Sì, grazie Miki-
- Figurati! Due settimane fa avete tenuto voi Ryoichi, per cui, è il minimo!- esclamò la donna sorridendo.

Kaori li salutò e richiuse la porta dietro di sé.

- Andati!- esclamò.
- Forse era il caso di dirgli che Hideyuki non dorme molto, la notte?-
- Naaa, lo scopriranno da soli- rispose lei sorridendo.
- Che bello, due giorni TUTTI per noi- esclamò lui abbracciandola, ed iniziando a baciarla.
- Ryo... Aspetta, vado a cambiarmi-
- Cambiarti? Ma non è necessario, cara, ti spo...-
- E' una sorpresa!- esclamò lei - Intanto scopri il tavolo-

Lui annuì, guardandola allontanarsi e sorridendole.

Si avvicinò al tavolino rotondo, e tolse il telo che lo copriva. La tavola era imbandita. Al centro stavano delle candele. Ryo le accese, aspettando. Si tolse la giacca di jeans e la felpa rossa, rimanendo in camicia. Estrasse una scatolina di velluto nero dalla giacca, e la osservò per qualche istante sorridendo...
Quante cose erano successe in quei cinque anni!
Da quel giorno all'aereoporto, quando Kaori gli aveva detto di aspettare Seto. E lui le aveva chiesto di restare.
Saeko aveva saldato tutti i debiti che aveva con lui trovandogli un posto nella polizia, una bella casa nella zona residenziale, e tutta la documentazione mancante di Ryo "Ogura". Così erano risultati già sposati. Non era stato facile. Soprattutto, non era stato facile far credere a tutti che City Hunter era sparito e Ryo Saeba era morto. Qualche volta aveva ancora avuto problemi, ma non aveva certo perso la mano, ed era riuscito a risolverli in poco tempo... I maggiori problemi li aveva con Saeko, quando lui voleva fare a "modo suo" e lei glielo proibiva. Nulla di irrisolvibile comunque. Soprattutto perché la cosa più importante era la sua famiglia... I suoi bambini, la sua Kaori.

Un rumore interruppe i suoi pensieri, si voltò e la vide. Era bellissima. Portava il vestito che aveva quella notte... La loro prima notte. La sottoveste color avorio.

- Sei bellissima- le sussurò mentre lei si avvicinava. Si baciarono appassionatamente per qualche minuto.
- Davvero? pensavo mi stesse ormai male-
- Assolutamente no! Sei fantastica, sensazionale!-
- Davvero?-
- Davvero!- esclamò, guardandola con estrema dolcezza. Era sempre la sua Kaori.
- Anch'io ho una sorpresa per te- disse poi, porgendole la scatolina di velluto.
- Oh, Ryo, non dovevi!-
- Certo che dovevo! Oggi è il nostro anniversario, no?-
- Te ne sei ricordato-
- Potevo dimenticarmene?-
- Conoscendoti...-
- Uffi, avanti, aprilo!-

Kaori lo aprì sorridendo, per poi sbiancare.

- Che c'è, non ti piace?-
- Ma Ryo... E'... E'.. meraviglioso-

Tolse l'oggetto dalla custodia, poggiandoselo sulla mano per osservarlo meglio.
Era una catenella con un pendente. Due cuori di brillanti. Bianchi.

- E' quasi identico al mio anello...- mormorò lei, portando il dito accanto al ciondolo - Ryo... Me l'avevi preso tu, l'anello?-

Lui annuì, sorridendo.

- Non me l'hai mai detto, anche se l'ho pensato, sai? Ha un significato.. vero? Mi dici qual'è?- chiese, dolcemente.
- Nell'anello... Tu sei il cuore bianco e puro, amore. E io quello scuro, come la notte. Ma nel ciondolo, sono entrambi bianchi, perché in questi cinque anni tu, e i bambini... Mi avete fatto diventare una persona nuova, diversa. Più pura-
- Oh, Ryo...-
- Ehi, non vorrai metterti a piangere?- le disse scherzando dolcemente mentre le asciugava le lacrime.
- Ti amo, lo sai?-
- Anch'io Kaori, tanto- rispose, baciandola dolcemente.

Passarono i minuti.
Si lasciarono senza fiato.

- Sono sicuro che la tua cena sia ottima... Ma che ne dici di passare direttamente al dolce?-

Kaori annuì sorridendo. Ryo la prese per mano e la condusse dolcemente verso la camera da letto. Arrivati, la fece coricare sul letto, e stava per ricominciare a baciarla, quando lei lo bloccò posandogli un dito sulle labbra.

- Ho una cosa da dirti - sussurrò, sorridendogli dolcemente.
- Dimmi, allora- mormorò lui, mentre si perdeva nei suoi occhi.
- Cosa ne pensi se ti dico che... Sono di nuovo incinta?-



FINE?