Andata e Ritorno


L'ARRIVO DI ARAGORN E IL TORMENTO DI LEGOLAS


Erano due giorni che erano partiti da Brea e mancava ancora un po' per arrivare a gran Burrone.
La compagnia avanzava tranquillamente -Gaf- lo chiamò Shion e lo stregone si girò -Quanto ci manca ? Io inizio a non poterne più. Il paesaggio sarà anche bello, ma mi annoio e poi questi Hobbit non parlano mai-
-Non abbiamo nulla da dire- le rispose Frodo -Quindi è inutile che parliamo. Ma credevamo che tu fossi silenziosa come il tuo maestro, perdonaci. Da quanto tempo conosci Gandalf ?-
-Tantissimo, saranno due anni. E' l'unico uomo che ho lasciato dormire in casa mia-
-Vivi da sola ?Ma avrai un marito no ?-
-Ci sono tanti che lo avrebbero fatto volentieri, ma io non ho bisogno di loro. So cavarmela da sola e non ho bisogno della protezione di un uomo- rispose fiera -E poi con le cose che mi sta insegnando Gaf ora non ho davvero problemi. Non me la cavo per niente male con le arti magiche però ho dovuto lottare molto per convincerlo ad insegnarmele. E' più cocciuto di un mulo e a volte proprio non lo capisco-
-Anch'io che lo conosco da più tempo di te non riesco ancora a comprenderlo del tutto, però non dire che è cocciuto, semmai sa bene di aver ragione e non vuole che tu faccia errori-
-Io ho fame- si lamentò Pipino tenendosi la pancia.
Shion guardò un albero di mele e da uno dei rami si staccò un frutto che gli fece arrivare tra le mani -Ne vuoi un'altra ?- chiese lei
-No, grazie. Che bello deve essere poter usare la magia-.
Frodo cercò di parlare con quella strana donna che, benché si vedesse che era adulta, parlava come una bambina che vede sempre cose nuove. Le mostrava tante cose del paesaggio che lei magari non notava e si meravigliava sempre più perché non le aveva mai viste.
Le insegnò i nomi di alcuni fiori che si potevano incontrare solo fuori della Contea, lontano da casa loro, ma lei sbagliava sempre la pronuncia e gli Hobbit ridevano. Non avevano mai avuto un compagno di viaggio così buffo e divertente come lo era Shion.

Gandalf si mise a cavalcare di fianco a Legolas -Dimmi mio caro amico Elfo, di solito sei silenzioso e calmo, ma in questi giorni ti ho visto più silenzioso del solito e nel tuo cuore vi è una grande tempesta. Tu che al Sentiero dei Morti non sei rabbrividito e sei rimasto impassibile. Cos'è che ti turba e ti spaventa più di quei luoghi ?-. L'altro rimase in silenzio a guardare innanzi a se con lo sguardo triste -Sei l'unico che non sorride del nostro gruppo. Anche gli Hobbit, benché sospettino qualcosa, non si mostrano turbati e sorridono-
-Dobbiamo ringraziarvi allora. Essi ridono perché c'è chi li tiene su di morale. La vostra allieva è molto solare- gli rispose. La sua voce era vuota. Non faceva caso alle sue parole, materialmente era li, ma la sua mente e i suoi pensieri altrove.
Gandalf guardò Shion -Si, forse è uno dei motivi per cui ho accettato di portarla con me. Ma non è di questo che voglio parlare. Non cambiare discorso, se questo è ciò che stai cercando di fare-.
Nessuno ascoltava la loro conversazione presi com'erano dall'ascoltare le domande che Shion poneva a Frodo e le risposte che l'amico dava senza neanche capire cosa gli era stato chiesto. La donna parlava, ma intanto si girava intorno per guardarsi e quindi lui sentiva solo metà frase.
-Non sei il Legolas che io conosco. E' successo qualcosa alla Dama ? E' per questo che stai così male ? Oppure ti chiedi come mai sia tornata a Lorien dall'altra parte del Mare ?-
-No, non è per lei che mi preoccupo. L'abbiamo portata da Elrond sana e salva, non c'è problema e poi credo che alla tua ultima domanda avrò una risposta i prossimi giorni.-
-Però è come se tu ne avessi un cruccio, qualcosa che ti turba o forse più cose. Se non vuoi parlarmene fa nulla, ma ricordati che alcune persone ti possono aiutare a superare i problemi-
-Sam- lo chiamò Legolas -E' un problema per te se andiamo più velocemente degli altri per arrivare prima a Gran Burrone ?-. San aveva lasciato Merry da solo su Bill perchè diceva di aver paura di affaticare il pony, così si era messo su Arod con l'Elfo.
-No- esclamò entusiasta l'Hobbit -Prima arriviamo prima posso vedere gli Elfi. Sarò felicissimo di rivedere per primo dama Galadriel, anche se dovrò dividermi da padron Frodo-
-Allora Gandalf, io chiedo il permesso di staccarmi da voi e raggiungere il più velocemente possibile Elrond e gli altri che ci aspettano laggiù-.
Lo Stregone sospirò -Se questo ti sarà di aiuto, allora vai-
-Sadei (grazie)- poi il suo cavallo si mise a correre più veloce che poteva.
Shion si avvicinò -Gaf… ma cos'ha quell'elfo ?- chiese
-Non lo so, ho cercato di parlargli, ma non mi ha voluto dire nulla. In nessun modo sono riuscito a farmi dire qualcosa-
-Fu così anche quando arrivammo a Lothlòrien- riflettè Frodo -Spesso gli Elfi cantavano delle canzoni su di te, Gandalf, e forse quando era con loro anche lui vi partecipava. Ma quando era con noi in quei giorni e se gli chiedevamo cosa volessero dire quelle parole egli diceva solo che era troppo doloroso per lui parlarne. Non le tradusse mai. Ricordo che forse solo di una mi parlò, ma non aveva nulla a che fare con la tua presunta morte-
-Io non ricordo nulla del genere- disse Pipino
-Perché eravamo io e lui soli. Stavamo camminando e giunse a noi un canto. Non era allegro, ma dolce e rapido come un ruscello. Come se fosse stato composto per consolare dei cuori feriti e pieni di tristezza-.

Veloce sfrecciava il cavallo senza bardature che montavano Legolas e Sam.
I campi passavano rapidi di fianco a loro. Incontrarono un paesello dove si dovettero fermare per far riposare Arod. Sotto una tettoia vi era un rubinetto che riversava l'acqua dentro un grande contenitore di pietra rettangolare.
Vicino all'animale ve n'era un altro e il suo padrone era un Uomo molto alto che somigliava molto a Faramir, fratello del defunto Boromir. "In effetti" pensò Sam "I lineamenti sono proprio quelli caratteristici della gente di Gondor. Se viene da li che ci fa da queste parti ?"
Mentre riposavano anche loro notò dei movimenti lungo la strada principale. Un gruppo di Uomini vestiti di grigio arrivarono a cavallo e scendendo dalle loro cavalcature due di loro si avvicinarono con il volto furibondo all'individuo vicino a loro -Gerdan, ti abbiamo cercato per tanto tempo, perché ti sei fermato, lo sai bene che c'è bisogno di una mano giù al paese-.
Quello alzò il capo con fare indifferente -Non ce n'era bisogno, sarei arrivato oggi al tramonto come promesso-
-Ma sai bene che il tuo aiuto ci serviva anche prima se possibile-
-Non è possibile. Io cavalco su di un cavallo che ha anche lui bisogno di riposo e poi non mi è stato neanche detto perché vi serve una mano, non sapete tenere a bada un gruppo di Elfi senza forze e con le mani legate ?- chiese sbeffeggiandoli
-Si sono ribellati e hanno iniziato a non mangiare più, se non si mantengono in forma come facciamo a venderli come schiavi ? E poi alcuni di loro tentano ogni giorno di fuggire. Ci servono altri che li controllino, tu non dovevi venire con qualcun altro ?- non erano più arrabbiati. L'indifferenza e il modo in cui Gerdan si prendeva gioco di loro li aveva calmati e ora la loro preoccupazione si era fatta avanti nei loro cuori.
Egli prese le briglie del cavallo -E sia, se questi elfi non sanno starsene tranquilli come sempre vedremo di tranquillizzarli noi. Forse ancora non hanno capito che la loro terra è distrutta e che ora sono schiavi- saltò in sella e ripartì.
Sam si girò verso Legolas. Stava seduto vicino al cavallo con la testa appoggiata alla parete della tettoia e guardava il cielo con lo sguardo perso -Hai sentito ?- chiese l'Hobbit
-Si- gli rispose -Per me non è una novità. Quando arrivai a Lorien vidi partire carri pieni di Elfi che erano stati fatti schiavi. Non credevo che li avessero portati fino a qui - sospirò alzandosi in piedi -Forza, riprendiamo il nostro cammino. Per parlare di queste cose avremo tempo a Gran Burrone-.

Grazie alle risate di Shion e Frodo, ai quali si univano Pipino e Merry dagli altri cavalli, i giorni di viaggio che li dividevano dalla casa di Elrond passarono in un batter d'occhio e una sera videro finalmente la loro meta all'orizzonte. Cavalcarono più in fretta e arrivarono in meno di un'ora.
Ad attenderli c'erano Legolas e Sam in compagnia di Gimli, Elrond, Galadriel e Loras. Fu allora che Gandalf si accorse che Legolas non era l'unico elfo profondamente triste. Loras e Galadriel erano anche loro molto cupi.
La Dama sembrò un po' più allegra quando vide Shion -Che tu sia benvenuta- disse Elrond -Non sei mai stata qui, ma spero che questo luogo possa essere di tuo gradimento. Gli amici di Gandalf sono sempre miei ospiti graditi-
-La ringrazio molto, la sua gentilezza è più grande di quanto immaginassi dalle parole di Gandalf, per non parlare di questo luogo. Basta un'occhiata per rendersi conto che è unico-
-Forse ora si può dire così, prima esisteva un posto che in bellezza e splendore era insuperabile. Ma ora non ve ne rimane traccia. Grazie lo stesso- la ringraziò Elrond guardando Galadriel.
Mentre venivano tutti condotti alle proprie stanze la Dama si mise a parlare con Shion facendole molte domande sulle Montagne Azzurre.
Legolas e Loras si sedettero in uno dei tanti giardini che circondavano Gran Burrone.

Shion aprì la finestra della camera che le avevano assegnato e trasse un profondo respiro.
Era davvero felice che Gandalf le avesse lasciato seguirlo, aveva conosciuto degli Hobbit che le sembravano davvero buffi e la facevano ridere anche se dicevano che era lei a far ridere loro.
Aveva conosciuto il famoso Elrond ed era a Gran Burrone, un luogo incantevole. La famosa Ultima Casa Accogliente. Solo una cosa le sembrava non andasse bene.
Aveva parlato un po' con Galadriel e anche se si mostrava allegra a volte guardava il pavimento tristemente come l'altro Elfo, Loras. Legolas invece non nascondeva il suo turbamento ed infatti si era pure diviso dalla compagnia.
Il Nano le sembrava anche lui buffo come gli Hobbit, ma aveva l'aria di uno che non aveva intenzione di essere buffo. Però le era sembrato amichevole.
Si tolse l'armatura e si sdraiò sul letto togliendosi l'orecchino. Era un ricordo che le era rimasto di un suo amico che aveva viaggiato molto. Le aveva dato un anello qualche anno prima dicendole che glielo voleva dare come portafortuna e come ricordo, poi era partito ancora per non tornare mai più. Non lo aveva più visto.
Lei non sopportava gli anelli e quindi lo aveva appeso all'orecchino per averlo sempre con se, mentre la sua armatura le era stata data da Gandalf. Non sembrava un'armatura come le altre, doveva avere qualcosa di magico.

Era ormai il tramonto. Affacciandosi alla finestra Shion guardò sorridente l'orizzonte dove il caldo disco solare faceva lentamente sparire anche gli ultimi raggi.
Fu in quel momento che vide proprio in mezzo al bagliore dell'orizzonte due figure alte e snelle. Andavano a cavallo, ma la loro andatura era come quella di un uomo a piedi. Giungevano lentamente lasciandosi trasportare dai cavalli.
Dalla casa si precipitò fuori Gandalf seguito da Gimli e Legolas con Galadriel e Elrond per ultimi che davano ordini ad alcuni elfi.
Il balcone della sua camera dava proprio sull'ampio prato d'entrata di gran Burrone dove arrivavano tutti i sentieri che portavano a quella valle. Da li poteva ben osservare la scena di quell'arrivo. Sui due destrieri vide i cavalieri. Uno era un Elfo, biondo e con lo sguardo serio e deciso, di chi, finito il suo compito, è pronto a partire per un altro.
L'altro che stava al suo fianco era coperto dal cappuccio di un manto grigio e logoro. Quando raggiunsero le porte della casa di Elrond tutti corsero incontro ai due con grida di gioia, ma alla gioia di vedere i nuovi arrivati si mescolava l'amarezza della causa del loro incontro.
Quando potè finalmente vedere in faccia anche il secondo cavaliere questi era sceso da cavallo e se non fosse stato sorretto da Gandalf sarebbe di sicuro caduto a terra. Era alto e robusto, i capelli neri e gli occhi chiari, questi ultimi brillavano facendole capire che in quell'uomo vi era una grande forza di spirito. Brillavano anche se egli era stanco.
Entrarono nella casa e Shion scese le scale per andare a vedere da vicino i nuovi arrivati. L'Elfo parlava con la Dama -Mi scusi se ho tardato, ma è stato difficile cercarlo tra i tanti dispersi. Alcuni Elfi altri Uomini. Quando lo riconobbi non aveva memoria di chi fosse-
-Il suo aspetto mi fa stringere il cuore- commentò Galadriel malinconica
-Era in condizioni peggiori quando lo presi con me. Non sapeva dove andare e si fidò di me seguendomi. Durante il primo tratto di strada gli raccontai chi era poi mi fermò e mi disse di ricordarsi tutto già dal primo momento che mi vide-
-Hai fatto un grande viaggio e una grande ricerca Haldir, ora riposa fino a sta sera. Spero ti unirai alla nostra tavola-
-Farò il possibile mia Dama- e detto questo alcuni Elfi lo condussero in una camera dove riposare.
Shion era rimasta ai piedi della scala ad osservare la scena in silenzio. Un urlò squarciò l'aria -Grampasso ! Grampasso !- i quattro Hobbit correvano verso l'uomo dal cappuccio grigio.
Egli lasciò la presa di Gandalf per girarsi verso di loro ed abbracciarli tutti insieme cercando di sorridere -Amici miei, che bello rivedervi di nuovo- sospirò e qualche lacrima di felicità uscì dai suoi occhi
-Grampasso, non devi piangere, tu sei forte- lo rimproverò Pipino piangendo anche lui
-Senti da che pulpito vien la predica- disse ridendo Frodo e l'Uomo lo guardò sorridente -Che c'è ? Ho qualcosa che non va ?-
-No nulla- sospirò lui rialzandosi -Solo è bello poter sentire le vostre risate libere nell'aria come mai mi par di averle sentite. Ma ora scusatemi, devo riposarmi, il viaggio è stato lungo e io sono molto stanco. Credo che ci vedremo sta sera se tutto va bene, sennò a domani cari Hobbit-.
Gandalf si era avvicinato a Shion -Che ci fai qui ?- chiese in tono di rimprovero -Dovresti essere in camera tua a studiare-
-Sembra che io sia imprigionata. Ho il diritto di fare ciò che mi pare Gaf !- rispose lei. Non si era accorta dello stregone e si era spaventata quando aveva sentito la sua voce.
-Ti ho detto che ti avrei portato con me a condizione che tu avresti studiato ed imparato molto in fretta. Ti ho vagamente accennato a ciò che andrai incontro se mi seguirai e tu sei voluta venire lo stesso. Qui non basta saper far fluttuare un bicchiere per sopravvivere-
-Ma siamo arrivati da poche ore e sono stanca. Ti prometto che domani starò tutto il giorno sui tuoi libri e poi non mi ha detto che Elrond ha una buona biblioteca di libri sulle magie ?
Domani, se me lo permetterà, gli darò un occhiata Gaf, promesso- concluse con un sorriso innocente e lo Stregone sospirò. Impossibile vincere con quella donna così radicata nelle sue decisioni.

Grampasso salutò gli Hobbit e raggiunse Gandalf proprio quando Shion pronunciava le sue ultime parole e sorrise -Mithrandir, vedo che c'è qualcuno con te-
-Non è il momento delle presentazioni, faresti meglio a riposarti invece- disse egli pronto ad aiutarlo a salire le scale -Hai viaggiato molto. Ora ti accompagno fino alla tua camera e farò in modo che nessuno venga a disturbarti fino all'ora di pranzo-
-No- si oppose -E' giusto che mi presenti alla donna qui davanti a me come segno di amicizia e cortesia-.
Shion rimase molto impressionata dalle parole di quell'uomo. Non era anziano, ma pareva pieno di saggezza. Il suo aspetto non era dei migliori e sembrava distrutto, come senza speranze, ma si vedeva che infondo quello era un uomo tenace e forte. L'apparenza ingannava -Il mio nome è Shion e vengo dalle Montagne Azzurre- si presentò con un po' di timore
-Il mio nome è Aragorn figlio di Arathorn e vengo da Gondor, credo che questo nome non sia nuovo per te-.
Shion si sentì mancare le gambe, ma riuscì a tenersi in piedi -E perché mai il grande Re, erede d'Isildur, è venuto qui come un fuggiasco ? Cosa gli ha impedito di viaggiare comodamente e alla vista di tutti senza un cappuccio in testa ?-
-A queste domande vi sono risposte e non belle. La prima cosa che bisogna imparare da Mithrandir è che a stare con lui non si avranno mai buone notizie. Temo che dovrai aspettare ancora un po' prima di ricevere queste risposte. Intanto ti porgo i miei saluti- rispose egli e quindi salì le scale di gran Burrone.
Shion lo guardò con stupore e timore perché questo era quello che suscitava in lei quell'uomo. Dopo un po' si mosse di scatto come appena svegliata e uscì nel cortile. Li trovò Legolas, l'elfo che invece di andare con loro era corso in avanti -Tu sai perché il Re è qui ?- gli chiese ma questi non rispose. Guardava lontano e sembrava non averla neanche notata -Tra poco il sole non sarà più laggiù all'orizzonte. Cosa intendi osservare dopo con quella tua espressione triste ?- gli chiese allora
-Non è il sole quello che sto guardando. Il mio sguardo è volto altrove. Oltre le Montagne e oltre le miniere di Moria, oltre l'Argentaroggia e oltre gli alberi, che ormai non esistono più. Benché tu mi veda qui- fece una pausa e sospirando abbassò lo sguardo -La mia mente e i miei pensieri sono da tutt'altra parte-.
Shion si mise a ridere -Che tu non sia qui con la mente lo si vede benissimo, ma credevo che mancasse poco e nemmeno il tuo corpo avremmo potuto vedere- poi divenne seria -Ma si vede anche che c'è anche qualcosa di più vicino che ti turba. Non è questo il posto dove vorresti stare o sbaglio ?- detto questo andò nella casa trotterellando allegra.

Quella sera anche Aragorn e Haldir erano con loro -Caro Gimli- disse Pipino alzando il bicchiere -A Isengard, l'ultimo giorno che ci vedemmo, tu dicesti "Non saremo mai più riuniti tutti insieme". Mi vien da ridere, perché se ti guardi attorno eccoci qui: La Compagnia dell'Anello.
Brindiamo insieme perché siamo di nuovo tutti insieme e anche con altre persone !- e, mentre gli Hobbit ridevano, sulla porta apparvero Elrond e Galadriel e un'altra persona al loro fianco.
Gandalf sorrise, anche se a stento, e alzandosi in piedi riprese ad essere serio -E' tanto tempo che ti aspettavamo, si può sapere dov'eri ?- chiese
-Scusala- disse Galadriel -Ma nessuno le ha mostrato la strada e quindi si è persa. Gran Burrone è un posto molto grande e pieno di camere e stanze, non è facile arrivare dove si vuole se non si conosce la strada. Comunque l'ho trovata e le ho dato dei vestiti più adatti a cenare qui con uomini valorosi come te e i tuoi compagni- disse cercando di scherzare come facevano gli Hobbit.
Una lunga veste elfica vestiva Shion ed era blu scura come la notte, ma quel colore scuro sembrava brillare esattamente come i suoi occhi. I presenti rimasero a guardarla stupiti dalla sua bellezza, non sembrava la donna che per alcuni giorni aveva scherzato con loro e si comportava come una bambina con Gandalf.
Si sedette di fianco a Frodo e Legolas, Gandalf la osservava pensoso -Frodo- disse lei all'Hobbit guardandolo seriamente, ma anche divertita -Se non fosse che sei un mio amico ti avrei già guardato con un'occhiataccia e dato un bel calcio. Vedi di non guardarmi così stupito, è una cosa che non sopporto assolutamente. Come se fossi un oggetto in esposizione o una strana creatura dei Tempi Remoti… lo sapevo che non dovevo mettere vestiti come questi- concluse quindi tra se e se
-Allora chiedo scusa- disse Aragorn -Perché io pure, come lui, vi sto osservando. Non ho avuto molti contatti con gli Uomini dell'Ovest, specialmente con quelli delle Montagne Azzurre. Non immaginavo certo che tra le donne dei semplici Uomini vi potessero essere alcune che possono provare a competere con le femmine degli Elfi-.
Il viso di Shion si colorò -Vi prego di non guardarmi così, voi siete troppo superiore a me e non ho il diritto di dirvi nulla, solo vi prego di fare come ho detto anche a Frodo. Non ho mai sopportato che gli Uomini mi guardassero, ed è anche per questo che sono partita con lo Stregone. So cavarmela da sola- spiegò orgogliosa.


Notte buia dal manto stellato
Non vi è niente che può competere con essa:
Non il tramonto più luminoso e il cielo arrossato,
Non l'alba più luminosa della luna stessa.

Notte luminosa dal manto stellato
Illumini una bellissima terra,
Ma ormai ne rimane un ricordo bruciato
Non vi sarà neanche la tua oscurità tenebrosa e bella.

La dove il fuoco ancora divora
E al pensiero i nostri visi
Rimpiangono la dolce dimora
Dagli alberi di ricordi intrisi.

Notte consigliera
Lorien non potrai più illuminare
Perché il suo terreno è più duro di una scogliera

E perché di lei nulla può più respirare.


Così d'un tratto cantò Legolas alzandosi e allontanandosi mentre Loras che stava seduto in disparte lo guardava preoccupato. Galadriel uscì dalla sala seguendolo.

Egli si fermò sotto un salice in fiore e la Dama lo raggiunse -Mi complimento con te- gli disse -I tuoi versi erano molto belli, ma dolorosamente reali.
Legolas, non so che tempesta si stia abbattendo sul tuo animo, ma anch'io non sono felice. Il mio popolo distrutto e disperso, i miei amici e le persone a cui volevo bene. Celeborn è partito per accompagnare gli Elfi di Lorien che si sono rifugiati a Bosco Atro, a casa tua.
Ma dopo ciò io sono riuscita a non lasciarmi sopraffare, perché questo è quello che vuole Lui. Io dovrei cadere nell'oscurità a causa della mia sofferenza per ciò che è successo e per ciò che lui ha distrutto. Con il potere di Nenya, uno dei Tre, potrei far tornare tutto come prima. Ma se lo facessi capirebbe dove si trova e non ci metterebbe molto a prendere anche Vilya e Narya. Ma non ci è riuscito, non ho fatto nulla di tutto ciò. Invece tu- fece una pausa e lo prese per le spalle -Non è solo per Lothòlorien che sei così triste e ti tormenti. Lo sento.
Per cosa ? Cos'è che ti sta distruggendo la felicità Legolas, figlio del Re del regno degli Elfi di Bosco Atro ?-
-Forse, nobile Dama- rispose lui senza guardarla in faccia -Proprio questo titolo.
Figlio del Re. Pesa. Anche se sono solo parole, pesano come portare una montagna intera sulle spalle o, per meglio spiegarsi, un paese intero sulle spalle. Credo che ormai sia privo di significato, non potete più chiamarmi così. Non è quello il mio titolo-.
Dietro alle sue parole vi era un significato, non diceva tutto quello solo per fare dei paragoni, ma Galadriel non riusciva a coglierlo e rimase con un grande dubbio fino al giorno dopo.


Continua...