CAPITOLO 2:
The unforgiven
L'aereo della Uakatà Herateka Yuteru
Airlines atterrò con cinque ore di ritardo rispetto
all'arrivo preannunciato dai tabelloni dello sfavillante
e quanto mai funzionale aeroporto di Malpensa. Bruce si
era pressoché addormentato su una delle panchine del
salone che brulicava di gente straniera, quando
l'inaspettato annuncio ad uno dei tanti altoparlanti,
giunse alle orecchie del ragazzo come una sorta di eco
mistico.
Con una calma esasperante si alzò dal suo comodo
divanetto e si diresse all'uscita del volo, pronto ad
accogliere i suoi compagni che, come previsto, avevano
tutti accettato di raggiungerlo in Italia per le vacanze,
nonostante i loro molteplici impegni di richiestissimi
eroi sportivi.
Il primo ad apparire allo sguardo ancora assonnato di
Bruce, fu il faccione imperturbabile dell'allenatore
della nazionale giapponese che si guardava intorno alla
ricerca di qualcuno.
Il ragazzo alzò stancamente una mano per farsi notare e
con un sorriso, si avvicinò all'uomo che ora lo
osservava con una faccia preoccupata.
"Ehi Bruce, mi sembri stanco
eppure dovremmo
essere noi ad essere stanchi dopo tutte queste ore di
viaggio!"
Bruce alzò lo sguardo e aprì la bocca per rispondere,
quando improvvisamente udì dietro l'allenatore le voci
agitate di alcuni ragazzi.
"Non mi toccare pezzente, sei tutto sudato e
smettila di farti aria con quel lurido cappellino, mi
infastidisci
guarda che ti meno di brutto!"
"E' arrivato il simpaticone lampadato, voglio
proprio vedere come farai a menarmi di brutto se presto
sarai occupato a raccogliere i tuoi denti dal pavimento!"
"Adesso però non esagerate, mi sembra che qui si
stia degenerando
chiedetevi scusa e non se ne parla
più!"
"Ha ragione Giulian
smettetela di
punzecchiarvi, anche io sono stanco, e stufo, e sudato, e
affamato, e agitato
ma per favore non mettete alla
prova la mia pazienza altrimenti
!"
"Altrimenti cosa? Vorrei proprio vedere cosa saresti
in grado di fare scamorza!"
"Scamorza a chi? Ehm
ma esattamente cos'è la
scamorza!"
"Ignorante
anni in Europa e non sai cos'è la
scamorza!"
"Io so cos'è il pan di zucchero
grazie al
Brasile!"
"Ma chi se ne frega se lo sai
non abbiamo
chiesto il tuo parere, io stavo parlando con il tuo amico!"
"Ragazzi!" gridò Bruce decisamente eccitato
nel rivedere i suoi amici dopo così tanto tempo.
I giovani sportivi sembrarono non prestare attenzione
all'entusiasmo del compagno di squadra e, con
indifferenza, lo sorpassarono, continuando vivacemente
con la loro discussione.
Bruce non poté fare altro che seguirli da lontano con
l'allenatore, sperando che una buona nottata di sonno li
avrebbe riportati al loro naturale stato.
Il giorno dopo iniziò insolitamente presto per i
giapponesi in vacanza. L'allenatore li aveva fatti
svegliare alle cinque del mattino e la cosa sembrò
turbare particolarmente chi, il giorno precedente, aveva
a malapena sopportato l'interminabile viaggio in aereo.
Bruce ricordò a tutti quelli che avevano alzato qualche
pigra lamentela, che non aveva chiesto loro di
raggiungerlo semplicemente per visitare la nazione, ma
soprattutto per disputare un importante incontro di
rivalsa contro una squadra impertinente e decisamente
forte.
Holly non ebbe nulla da obiettare riguardo i pesanti
allenamenti cui furono sottoposti per la maggior parte
della mattinata, ma qualcun altro sembrò non apprezzare
il fatto che il primo giorno dovesse essere dedicato a si
futili attività.
Nella penombra degli spogliatoi una figura minacciosa
rimase immobile a fissare i compagni che stavano finendo
di cambiarsi dopo la sana sudata, e i suoi occhi
arrabbiati, non fecero presagire nulla di buono a chi si
era accorto della sua inquietudine.
"Ehi Mark, che fai non ti cambi?" chiese
l'allegra voce di Philip, che aveva finito di infilarsi
le scarpe e adesso osservava l'amico con aria
inquisitoria.
"Fatti i fattacci tuoi!" rispose secco l'altro,
uscendo dalla penombra e arrotolando sulle spalle le
corte maniche della sua maglietta.
Mark si avviò verso il suo armadietto e con una lentezza
volontaria, iniziò ad estrarre l'asciugamano e il
bagnoschiuma dalla borsa degli allenamenti, assicurandosi
che mentre portava a termine tale operazione tutti
avessero finito la loro vestizione.
Una volta rimasto solo, il giovane non ebbe difficoltà a
mettere in atto il suo piano diabolico che sicuramente lo
avrebbe portato a godersi più decentemente la vacanza
per i prossimi giorni.
Bruce correva eccitato a destra e a sinistra volteggiando
tra le vie del centro città, come se fosse stato una
guida turistica poco informata. La descrizione della città
partiva da cose assolutamente insignificanti e per la
maggior parte dei casi si soffermava lungamente sui
negozi da lui preferiti.
Holly si guardava tutt'intorno eccitato delle novità
come del resto quasi tutti gli altri suoi compagni e
l'unico che sembrava apprezzare monumenti ed opere d'arte
era Tom, che avendo passato qualche anno a Parigi aveva
imparato qualcosa di utile, oltre che il classico bacio
alla francese.
I gemelli Derrik sembravano non prestare particolare
attenzione alle parole di Bruce, ma continuavano a
scattare fotografie e a passarsi il pallone da una parte
all'altra della piazza del Duomo, scaraventando a terra
italiani nullafacenti e frenetici turisti stranieri.
A chiudere la fila dell'inusuale scolaresca di giovani
calciatori, c'erano i due portieri della nazionale che
evitavano accuratamente di rivolgersi la parola, ma che
continuavano ostinatamente a rimanere spalla contro
spalla, solo per dimostrare agli altri chi di loro fosse
effettivamente il più alto e muscoloso, e quindi il più
degno a diventare il portiere ufficiale.
Improvvisamente Bruce ebbe un'illuminazione, e sì stupì
di come la sua mente fosse in grado di rielaborare piani
complicatissimi, durante un sereno pomeriggio di svago.
"Ragazzi, mi è venuta un'idea straordinaria! Che ne
dite di raggiungere il campo sportivo dove si allenano
quei ragazzi e di prenderli un po' per il culo? Sarebbe
fantastico!"
"Non credo che sia una buona idea amico mio!"
esclamò l'impavido capitano della ex new team con aria
vissuta. "Se ci facessimo vedere in queste
condizioni sarebbero loro a ridere di noi e poi non credi
che sarebbe meglio non farci vivi fino al giorno della
partita? Creerebbe una certa suspence, e in più
!"
"Ragazzi allora si va!" lo interruppe con un
urlo selvaggio Benji che, finalmente libero
dall'asfissiante Ed, riuscì ad alzare un braccio come un
dittatore con i suoi seguaci.
"Siiiiiiiiiiiiiiiiii!" fu la risposta unanime e
senza aggiungere altro, il gruppo si mosse velocemente
come una mandria inferocita verso la metropolitana,
lasciando Holly nello sconcerto più totale.
In poco più di venti minuti la nazionale giapponese
riuscì a raggiungere illesa il campo da calcio della S**.
Gli allenamenti della squadra erano probabilmente appena
iniziati poiché sul prato c'era ancora una calma piatta
e con questo clima, nessuno dei ragazzi ebbe il coraggio
di urlare il primo insulto.
"Forza ragazzi che qualcuno si faccia avanti
altrimenti cosa siamo venuti qui a fare?" spronò
Bruce, adocchiando Benji che prima sembrava tanto
determinato.
"Non lo so pelatino
mi sembra un gesto
immaturo! Penso che per questa volta mi limiterò ad
osservare stancamente gli allenamenti, seduto su questo
splendido prato profumato e calandomi
il mio mitico
cappellino sulla faccia!"
"Ma dai ragazzi, vi ho già detto cosa hanno osato
farmi, sono
sono dei cattivoni e io non li sopporto!"
esplose Bruce, mantenendo comunque un tono di voce
piuttosto basso.
"Io sono d'accordo con Benji!" sospirò Tom
sedendosi di fianco al portiere, imitato poco dopo da
tutti gli altri.
Bruce sbuffò rumorosamente, decisamente infastidito
dalla piega che aveva preso quell'inutile viaggio, ma
dopo qualche seccata lamentela, si lanciò sull'erba
della campagna, assaporando i profumi dell'estate.
Holly fu l'unico a rimanere in piedi, praticamente
schiacciato contro la rete di recinzione, ma quando
realizzò la decisione dei compagni, si parò
immediatamente di fronte a tutti, lanciando loro un
sorriso compiaciuto.
"Sono davvero felice che abbiate seguito il mio
consiglio di prima
vedo che siete stati abbastanza
intelligenti da non farvi cogliere da un infantilismo
dilagante che appare nei giovani soprattutto in questa et
!"
"Holly culo, chi non dice culo è culo!" urlò
Benji lanciandogli il suo cappello, un gesto che dovette
impressionare molto i suoi compagni, perché sapevano
quanto quel suo oggetto personale fosse importante per
lui e scagliarlo così verso l'amico, dovette essere
preso come un gesto di esasperazione, poiché in pochi
attimi iniziarono a volare insulti da tutte le parti,
ovviamente rivolti all'allibito capitano.
I ragazzi passarono un piacevolissimo pomeriggio cullato
dal suono delle voci gracchianti di una massa di
adolescenti italiani che correvano instancabilmente
dietro un pallone.
Holly era l'unico a rimanere seduto in continua
adorazione verso quel nuovo tipo di allenamento, mentre
gli altri per lo più si facevano i fattacci loro, chi
chiacchierando amabilmente di stupidaggini qualsiasi, chi
facendosi stupidi scherzi idioti con dei fili d'erba e
chi, come Benji, Bruce e Mark, avevano preferito crollare
letteralmente in un profondo sonno, popolato da chissà
quali innominabili sogni.
Improvvisamente il grosso portiere della S** si diresse
correndo per recuperare uno dei palloni che era finito
proprio vicino alla postazione dei ragazzi giapponesi al
di là della rete, e non poté fare a meno di osservarli
con curiosità.
Holly si alzò in piedi senza sapere cosa effettivamente
fare. Il portiere lo osservò attraverso la rete con uno
sguardo che non faceva presagire niente di buono e, come
in un film western, le goccioline di sudore sulle fronti
dei due, cominciarono a scivolare sul viso contratto.
Bruce fu come svegliato da una sorta di premonizione e
quando si vide di fronte il portierone, non riuscì a non
manifestare la sua sorpresa, balzando in piedi come un
gallo cedrone al quale hanno appena strappato le piume
del sedere.
"Tu sei quell'animale che mi ha fatto fare la doccia
fredda quel giorno!" gridò, puntando un dito
minaccioso (minaccioso Bruce, non il dito).
"Ma guarda un po' chi si rivede!" esclamò
sorridendo il portiere "Il giapponesello ello, ello
che ci ha minacciato
! Dì un po' riuscirai prima o
poi a mettere in atto la tua vendetta?"
Bruce lo guardò, curvando le labbra in un sinistro
sorriso e poi allargò le braccia.
"Questi ragazzi
sono loro che mi permetteranno
di attuare la mia vendetta, forse tu visto che sei
ignorante non li conosci, ma loro fanno parte della
nazionale giapponese e dubito che la tua squadretta di
provincia possa battere un arsenale del genere!"
"Ehi Icaro, non volare troppo in alto altrimenti ti
bruci le ali
tu vuoi dire che loro sarebbero in
grado di battere la mia squadra?" chiese il
portiere, grattandosi la testa rasata.
"Sicuro! E se proprio lo vuoi sapere sono in grado
di darti un pronostico!"
"Sentiamo!" lo invitò il ragazzo, poggiando
entrambe le mani sulle anche.
"35 a zero!" (*1) disse una voce profonda
dietro le spalle di Bruce, prima che questi potesse
parlare.
Il portiere inclinò la testa per vedere chi aveva osato
rivolgergli la parola e vide un ragazzo dalla carnagione
piuttosto scura, con una maglietta che metteva in mostra
i suoi bicipiti.
"E tu chi sei?" chiese il portiere.
"Il mio nome è Lenders
Mark Lenders! E tu chi
sei?"
"Il mio nome è Landero
Marco Landero! E non
permetterò nemmeno ad un pallone di passare."
Holly osservava la scena con il fiato in gola: mai nella
vita aveva visto bruciare fuoco negli occhi di esseri
umani e la cosa lo scioccò particolarmente.
"Bene!" disse Bruce cercando di catturare
nuovamente l'attenzione di Marco "Allora che ne dici
di decidere una data per il nostro incontro!"
"D'accordo!" rispose sicuro Marco "Che ne
dite di domenica prossima in questo campo?"
"Perfetto!"
"Allora a domenica prossima, verso le tre, qui!"
e con queste parole il portiere Marco se ne andò,
ridendo sommessamente.
Bruce si voltò verso i compagni e tentò di immettergli
l'entusiasmo di cui si sentiva ora più che mai inondato,
e tutti coloro che erano stati interpellati, risposero
con un urlo aggressivo.
L'unico che non aveva risposto al grido di guerra era
Benji che solo dopo il brusco risveglio dovuto al loro
improvviso boato, ebbe la coscienza di chiedere,
finemente, che diavolo stava succedendo.
Il più sconcertato di tutti però era Holly che solo
dopo che i compagni avevano iniziato ad incamminarsi
verso casa, manifestò il suo disagio con diversi sospiri.
"Ehi Holly che hai?" chiese il fedele amico
Tom, portandosi di fianco a lui dandogli una pacca sulla
spalla.
"Ehm
nulla!"
"Ma dai lo so che quel faccino triste nasconde
qualcosa
dillo al tuo amichetto del cuore!"
Holly alzò le spalle, esponendo all'aria il labbro
inferiore con un'espressione da cane bastonato.
"No ecco
io volevo solo sapere
!"
"Sapere che cosa?" incalzò Tom.
"Sapere come avete fatto a capire cosa stavano
dicendo Bruce e quel portiere!"
*Nota: Il 35 a zero è una citazione di una puntata
del rifacimento di Holly e Benji, qualche anno fa in TV:
nella puntata Mark, il giorno prima di disputare la
partita contro la New Team, delirante di febbre, aveva
sognato di perdere 35 a zero!!! (Citazione individuata
dal mio primo lettore
bravo Paul ^______^)
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