BIRTH
la notte in cui nacque Trunks che fece Vegeta? lo sapete? no...leggete allora......

Bulma sospirò dolcemente sprofondando nel cuscino del suo letto di ospedale. Era fisicamente ed emotivamente distrutta. Ritornò mentalmente a poche ore prima, certissima che non se le sarebbe più dimenticate…

Era stato un parto difficile. Le prime doglie l’avevano colta quella mattina, a casa, mentre stava tranquillamente leggendo vicino alla finestra. Poi la corsa in ospedale, il dolore sempre più intenso, e spezzoni di frasi degli ostetrici, colte in momenti in cui il dolore era meno forte. ‘…e’ in posizione podalica!’. ‘Dovremo fare un cesareo.’ ‘Ehi! Si è girato da solo!’ . Pausa di alcuni lunghissimi, dolorosissimi minuti. ‘Ma che diavolo…?!?’ ‘…Non sento più il cuore!’ ‘Presto, lo stiamo perdendo!!’
Ricordava ancora tutto in confuso, come un brutto sogno. Oltre al dolore fisico costante, paura, e una punta di amarezza, in fondo in fondo…
Quando ritornò lucida, una infermiera si premurò di informarla che tutto si era risolto al meglio. Si era girato su se stesso all’ultimo momento, il suo pupo, ‘un vero miracolo!’, e il parto era avvenuto normalmente. Il piccolo aveva avuto un arresto cardiaco causato da un’insufficienza respiratoria, aveva attraversato ‘un brutto momento’. Era stato ripreso per i capelli, ma adesso stava benone. Si era ristabilito incredibilmente in fretta. La cosa non sorprese affatto la neo-mamma. ‘E’ un maschio?’ si informò con voce debole. ‘Sì, un maschietto perfettamente sano. Solo che…’ l’infermiera sembrò incapace di proseguire, girando lo sguardo intorno, imbarazzata. ‘C’è qualche problema?’ chiese Bulma, riattraversata da un filo di paura. ‘S-sì… Cioè no… Insomma… Il piccolo… Uh… Ha … Come dire… Una… Una coda, ecco…Una codina coperta di pelliccia marrone…’. ‘Aah…’ fece Bulma, sorridendo fra sé. ‘Posso prenderlo in braccio?’ domandò dopo un momento.
‘Ce-certo…’ l’infermiera uscì, ancora scombussolata, e tornò poco dopo con un fagottino fra le braccia. Un fagottino urlante e molto rumoroso. Bulma lo prese in braccio, accostandoselo subito al seno per allattarlo. Il piccolino cominciò a succhiare avidamente. ‘Ahio!’ si lamentò Bulma quando il bimbo, affamato, la mordicchiò leggermente. Era un bambino splendido. La ragazza gli scostò un ciuffetto di capelli lilla dalla fronte sorridendogli affettuosamente, continuando a studiarlo. Era decisamente più grande di un normale neonato, aveva già i capelli e un accenno di dentini, come aveva dolorosamente constatato. Sembrava robusto e fra le fasce dietro di lui, morbida e arruffata, spuntava la puntina di una coda bruna. Bulma gli baciò la testolina. ‘Ti chiamerai Trunks’ sussurrò vicino a un minuscolo orecchio, mentre il neonato, sazio, le si addormentava piano piano in grembo, cullato dal battito del suo cuore.

Adesso Trunks dormiva nella culla accanto al suo letto. Era scesa la notte e dalla finestra entravano i raggi della luna, si sentiva serena e felice. Rivolse un’occhiata amorevole alla culla vicino a lei, quando colse un movimento fuori dalla finestra. Fu colta da un rapido moto di paura, che si trasformò in puro stupore quando vide una sagoma familiare ed inconfondibile proiettare la propria ombra sul muro. ‘Vegeta?’ sussurrò incredula, alzandosi e andando ad aprire. ‘Come hai capito che ero io?’ mugugnò lui entrando e posandosi silenziosamente sul pavimento. Probabilmente tornava da un allenamento chissà dove, era in spandex, aveva addirittura l’armatura e i guanti. La fissava con quegli occhiacci neri da rapace, uno sguardo molto intenso, ma che Bulma sapeva sostenere. ‘Beh…’ cominciò richiudendo la finestra. ‘… Siamo all’ultimo piano. Non c’è molta gente in grado di volare, in giro… E Goku e famiglia sono già venuti a trovarmi, prima.’. Vegeta emise un grugnito in risposta. ‘Kakaroth è sempre fra i piedi’ ringhiò fra sé. ‘Goku è stato gentile a venirmi a trovare.’ Puntualizzò Bulma, rivolgendogli un’occhiata mista di risentimento per essersi fatto vedere solo adesso, e gratitudine per essere venuto, nonostante tutto. ‘Che stai cercando di dire?’ bofonchiò. ‘Niente’ rispose Bulma, che non aveva davvero voglia di litigare. Si fissarono a vicenda per un po’, Bulma imbronciata, Vegeta accigliato come al solito.
‘Dov’è?’ brontolò lui infine, gettando occhiate nervose in giro per la stanza. La neo-mamma restò un momento sospesa: aveva una gran voglia di mostrargli Trunks, se non altro perché ne era molto orgogliosa, ma quasi quasi, pensava, lui non si meritava di vederlo. Non le aveva dedicato, e non le dedicava tuttora, la minima attenzione. Tuttavia, si girò, scomparendo per un istante nel buio della camera, e riemerse con il bambino fra le braccia, profondamente addormentato. Prevenendo Vegeta, gli tolse delicatamente le fasce di dosso, esponendolo all’aria tiepida della stanza. ‘Attento’ sussurrò con apprensione mentre affidava il piccolino, tuttora addormentato, alle braccia del padre. Vegeta le voltò le spalle, col bimbo in braccio, osservandolo attentamente, gelosamente, alla pallida luce che entrava dalla finestra, come un re contempla solitario il suo tesoro più prezioso. Si soffermò compiaciuto sulla lunga coda bruna che il piccolo stringeva nei pugnetti chiusi. Cristo santo, suo figlio! Sangue del suo sangue. Un Saiyan. Per un attimo il suo viso fu illuminato da un sorriso che scivolò subito via, quasi si fosse trovato fuori posto su quella faccia. Si girò di nuovo verso la madre. ‘Si chiamerà Vegeta.’ Sentenziò porgendole il piccolo, che lei si affrettò a coprire perché non prendesse freddo. ‘Si chiamerà Trunks’ ribattè Bulma, accarezzando la testolina scarmigliata del bimbo. ‘E’ un Saiyan , donna, un Saiyan della famiglia reale. Da che mondo è mondo i discendenti della famiglia reale si chiamano Vegeta.’.
‘E’ anche figlio mio.’ Disse Bulma, con calma. ‘Io voglio che si chiami Trunks.’. Vegeta brontolò qualcosa fra sé con aria inferocita. ‘Facciamo così’ concluse lei, sospirando rassegnata. ‘Si chiamerà Trunks come primo nome, e Vegeta per secondo. Così non lo confonderò con te.’. ‘Trunks’ ripetè Vegeta scornato. ‘Che razza di nome. Voi donne… Che razza di idee. Come quell’altra oca di un’infermiera, tante storie per una coda…’. Bulma sorrise fra sé. ‘Già, era proprio scossa, poveretta… Ehi!’ si interruppe, alzando gli occhi dal figlioletto e piantandoli in faccia al Principe. ‘E tu come fai a saperlo?’. Vegeta sbarrò gli occhi, preso in contropiede. Infine ringhiò qualcosa fra sé, aggrottando ancor di più le sopracciglia, poi sibilò: ‘Perché c’ero, accidenti a te, donna. Ero lì fuori dalla finestra.’. Bulma non credeva alle sue orecchie. ‘E da quanto?’. Vegeta le lanciò un’occhiata truce, prima di bofonchiare con voce appena percettibile: ‘Stamattina’.
Lei rimase a bocca aperta per alcuni secondi, poi ,lentamente, sorrise. Non era vero che non gli importava nulla di lei. La aveva seguita per tutto il giorno, vegliando su di lei e sul suo bambino come un angelo custode. Ohi, come paragone forse era un po’ azzardato, però… Gli gettò un braccio al collo, ignorando i suoi grugniti di protesta. Lo strinse forte, mettendogli fra le braccia Trunks, il loro primo figlio. ‘Vegeta’ rise ‘ti vogliamo bene’. Il principe borbottò un ‘bah’ in risposta. Però si lasciò baciare.

the end