SISTERS
CAPITOLO
1
L'anno
scolastico che stava per iniziare sarebbe stato
sicuramente pieno di cambiamenti. O almeno così pensava
Tom, quella mattina, mentre si dirigeva verso il liceo.
Si sentiva un po' a disagio con quella elegante divisa:
in genere era abituato ad abiti molto più pratici. E
poi, per l'ennesima volta, aveva cambiato scuola. Ma
fortunatamente, quella sarebbe stata l'ultima. Suo padre
sembrava convinto a restare stabilmente a Fujisawa.
Diceva che gli anni passavano per tutti, e che oramai non
ce la faceva più a spostarsi così frequentemente. Ma
Tom sapeva benissimo che il signor Becker lo faceva anche
per lui, perché stava crescendo, e perché probabilmente
presto avrebbe rivendicato la sua indipendenza. Così
avevano scelto di comune accordo Fujisawa. Era una
cittadina piccola e tranquilla, piena di verde, e inoltre
la maggior parte degli amici del ragazzo abitava lì.
Tom allentò il colletto della divisa, che gli impediva
di respirare bene, e si avvicinò all'entrata del liceo.
Era l'ultimo anno di scuola, e intendeva viverlo al
meglio, soprattutto in campo calcistico. Ormai erano anni
che la New Team vinceva il campionato nazionale, e il
ragazzo ci teneva moltissimo a replicare ancora una volta
quel bel risultato.
- Ehi, Tom! - gridò un ragazzo abbastanza alto dai
capelli corti e scuri che correva verso di lui.
- Ciao Bruce! - sorrise Becker - Sono felice di rivederti!
- Anch'io, Tom! Sai, incredibile ma vero, quest'anno
siamo tutti nella stessa classe! - disse Bruce con aria
entusiasta.
- Benissimo! Ma che fine hanno fatto gli altri? Non dirmi
che sono in ritardo già il primo giorno - chiese Tom.
- Ecco Paul, Ted e Johnny - fece Bruce, indicando i tre
ragazzi che si stavano dirigendo verso di loro.
- Ciao a tutti! - disse Paul.
- Come state, ragazzi? - domandò Johnny.
- Benissimo, grazie! Finalmente è l'ultimo anno! -
esclamò Bruce.
- Un po' però mi dispiace - intervenne Ted -. Non
giocheremo mai più tutti insieme!
- Non dirlo neanche per scherzo, Ted! - esclamò Tom -
Noi saremo sempre una squadra!
- Certo, ma non faremo più parte della New Team - obiettò
Paul
- Ragazzi, non facciamoci prendere dalla malinconia!
Cerchiamo piuttosto di divertirci e di goderci questi
momenti! Vedrete che, anche dopo il liceo, avremo altre
occasioni per giocare insieme - disse Tom, cercando di
risollevare il morale agli altri.
- Tom ha ragione, come sempre - disse Bob Denver,
arrivando alle loro spalle.
- Bob! Bentornato! - lo accolsero gli altri.
- Anche a voi!
- Ehi, si batte la fiacca?! - disse una voce femminile, e
tutti si voltarono.
Una ragazza snella dai capelli corti e castani li stava
fissando con aria divertita.
- Patty! Ci sei anche tu! - sorrisero i ragazzi.
- Certo, non vi sbarazzerete facilmente di me! E vedrete,
quest'anno dirò all'allenatore di mettervi sotto il
torchio! Dovete vincere il campionato! - esclamò la
ragazza.
- Diciamo piuttosto che Holly non si sbarazzerà
facilmente di te, eh Patty? Vedrai, forse tra cent'anni
quel caprone si accorgerà di te! - la prese in giro
Bruce, mentre gli altri scoppiarono a ridere.
- Cosa?! Ripetilo se hai coraggio! - gridò lei,
avvicinandosi minacciosamente al ragazzo.
- Pfff, quell'uniforme è tutta apparenza! Sei rimasta lo
stesso maschiaccio di quando eravamo alle elementari! -
continuò lui.
- Questo è troppo! Bruce, vieni qui!!!! - gridò la
ragazza, mentre Bruce se la dava a gambe.
- A proposito, ragazzi...Holly non è ancora arrivato? -
chiese Tom, che era piuttosto ansioso di rivedere il suo
amico.
- No, non ancora. E neanche Benji - risposero gli altri.
Ma proprio in quel momento, una macchina nera si fermò
davanti all'ingresso della scuola. I ragazzi la
conoscevano bene. Era quella della famiglia Price. Benji
abitava piuttosto lontano dalla scuola, e poi i suoi
genitori preferivano che si spostasse in automobile...anche
se lui cercava di sottrarsi alla tortura appena gli era
possibile.
La portiera si aprì, ma al posto di Benji, una ragazza
alta e snella scese dall'auto. Il gruppo rimase a
fissarla a bocca aperta. Aveva i capelli lunghi alle
spalle, gli occhi verdi e un fisico invidiabile. Anche se
indossava la divisa della scuola, si vedeva chiaramente
che era una straniera.
- Che schianto! - sussurrò Paul all'orecchio di Johnny.
- Eh si! - fece l'amico.
- Ma che ci fa questa tipa nell'auto della famiglia
Price? Volete vedere che è la fidanzata di Benji?! -
disse invece Ted.
- Accidenti, lui sì che è un ragazzo fortunato! -
esclamò Bruce.
Finalmente, anche il portiere uscì dall'auto, e, dopo
aver detto due parole alla ragazza, si diresse con lei
verso il gruppo di amici.
- Benji! Come va? - chiese subito Bruce.
- Molto bene, grazie. E voi come state, ragazzi? - chiese
Price.
- Bene... - risposero gli altri, che non riuscivano quasi
a staccare gli occhi dalla ragazza.
- Ehiiiii! Ragazzi!!!!! - gridò una voce ben nota, e
Patty ebbe un sussulto.
Oliver Hutton in persona, capitano della New Team, si
stava dirigendo verso di loro palla al piede, agitando
una mano in segno di saluto. Ma...incredibile... una
ragazzina piccola e bruna stava correndo a circa un metro
di distanza da lui, e il ragazzo ogni tanto rallentava e
si voltava per aspettarla.
"Ma che sta succedendo? Il mondo si è capovolto
all'improvviso!" pensò Tom "Sia Holly che
Benji si sono presentati a scuola con delle ragazze...cavoli,
stiamo crescendo."
Patty era rimasta immobile a fissare Hutton e la tipa che
stava al suo fianco. I ragazzi della New Team guardavano
i due campioni con aria incredula.
- Che bello rivedervi, ragazzi! - esclamò Holly,
bloccando il pallone e raggiungendo i compagni.
La ragazza si fermò a un paio di metri da loro. Appoggiò
le mani sulle ginocchia, e cercò di riprendere fiato.
"Poveretta" pensò Tom "Chissà come avrà
fatto a star dietro a Holly
"
L'altra le si avvicinò e le chiese qualcosa, ma il
ragazzo non riuscì a sentire.
- Stai bene, sorellina?
La ragazza bruna finalmente si tirò su.
- Sì, più o meno
ma quello è un fanatico! Domani
mattina ci vengo da sola a scuola! - esclamò.
La sorella scoppiò a ridere.
- Io invece ho fatto un giro nell'auto di famiglia -
disse, accennando col capo alla macchina nera che si
stava allontanando.
- Tutte le fortune capitano a te! - brontolò la più
giovane.
- Ma che cavolo dici?! - esclamò l'altra.
- E' vero! Non solo sei capitata in casa di un ragazzo
stupendo con un paio di spalle meravigliose, ma poi
arrivi anche a scuola in automobile! Holly invece sarà
pure simpatico, ma non parla d'altro che di calcio, è
magro come un chiodo e mi ha perfino fatta venire a
scuola di corsa! - disse animatamente la ragazza dai
lunghi capelli neri, mentre la sorella, un po' ridendo e
un po' disperandosi diceva:
- Tu sei proprio un caso perso! A proposito
come va
il tuo ginocchio?
L'altra tacque per un momento.
- Sembra a posto - rispose.
In quel momento Benji si accorse che la sua ospite non
era più accanto a lui e si voltò per cercarla.
- Ehi, voi due! Così non va proprio! - esclamò il
portiere - Basta con l'italiano, chiaro? Smettetela
immediatamente! Da oggi in poi dovrete parlare solo in
giapponese!
Le due ragazze si guardarono in viso.
- Ha ragione lui - sospirò la più grande.
- Avrà pure due spalle stupende, ma è un gran
rompiscatole! - disse invece la più piccola, mentre la
sorella pregò ardentemente affinché nessuno di quei
ragazzi parlasse la loro lingua.
Tom ridacchiò. Durante i suoi innumerevoli spostamenti
col padre, era stato anche in Europa
e in Italia.
Certo, non poteva dire di conoscere bene l'italiano, ma
era in grado di comprenderlo con molta facilità. Pensò
che sarebbe stato meglio avvisarle, prima che le ragazze
potessero dire qualcosa di imbarazzante credendo di non
essere capite
Le guardò attentamente. La più grande era alta e
snella, aveva i capelli mossi, castani con dei riflessi
biondi, e gli occhi grandi e verdi.
L'altra era più bassa, aveva i capelli neri e lisci
molto lunghi, e gli occhi dello stesso colore,
incorniciati da lunghe e folte ciglia. Aveva la
carnagione chiara, le labbra sottili e il nasino all'insù
spruzzato di lentiggini.
- Ragazze, venite qui! Vorrei presentarvi i miei amici -
disse Benji, e le due si avvicinarono.
Patty le squadrò attentamente, soffermandosi in
particolar modo sulla più giovane. Quella che era
arrivata con Holly, insomma. Cosa diavolo ci faceva
insieme a lui?
- Amici, queste ragazze resteranno con noi per tutto
l'anno scolastico: sono venute a studiare qui per
migliorare il loro giapponese - incominciò Price.
- Ehi, Benji, ma perché non la smetti di chiacchierare e
ce le presenti direttamente? - chiese Bruce, che aveva
tutta l'aria di voler tralasciare i convenevoli
Benji ridacchiò.
- D'accordo, d'accordo! Lei è Lory - e la più grande
sorrise dolcemente al gruppo che la guardava con
ammirazione - e l'altra è Sara -, che invece osservò i
ragazzi con aria incuriosita.
Una domanda aveva preso forma da un pezzo nella testa di
Patty, ma la ragazza non aveva il coraggio di aprire
bocca. Come avrebbe potuto chiedere a Benji perché una
di quelle due era arrivata con Holly?
- Ragazze, questi sono alcuni dei miei compagni di
squadra. Bruce, Bob, Paul, Johnny, Ted e Tom. La ragazza
invece è la nostra Patty - disse Benji.
- Molto lieta di conoscervi - sorrise Lory.
Sara guardò Tom.
- Ah, lui è quello di cui Holly non smetteva di parlare
ieri sera, è così? - chiese a Benji.
Quello era troppo per Patty. Non solo quella ragazza era
arrivata insieme a lui, ma si erano visti la sera prima e
lei lo chiamava già Holly! Guardò Benji con aria quasi
supplichevole, sperando che le spiegasse finalmente cosa
stava succedendo.
- Sì, è proprio lui! - esclamò Holly, affiancandosi
all'amico - E' il migliore amico e compagno di squadra
che abbia mai avuto!
Tom sorrise.
- Grazie! - rispose semplicemente, lanciando un'occhiata
alle due ragazze.
- Ehi, Benji, ci vuoi spiegare come mai tu e Holly
conoscevate già le nostre ospiti? - domandò Bruce, e
Patty sperò che il portiere rispondesse immediatamente.
- E' molto semplice, Bruce. Vedi, Lory abita a casa mia,
e Sara a casa di Holly - spiegò il ragazzo con un
sorriso.
- Cosa?! - esclamarono gli altri all'unisono.
Holly li guardò stupito.
- Be', che c'è di strano? - chiese.
- E come mai proprio nelle vostre case?! Questa è
un'ingiustizia bella e buona! - fece Bruce, e Lory rise
silenziosamente, mentre Sara alzò gli occhi al cielo.
- E' stato un caso - rispose Holly -. Ieri, quando sono
tornato a casa, ho trovato Benji, Lory e Sara che
parlavano con mia madre. Benji le stava chiedendo se
potevamo ospitare Sara. E mia madre è stata subito
entusiasta
Patty lo guardò sorpresa.
- Ma come, tua madre ha accettato di ospitare una ragazza
straniera di punto in bianco, senza neanche un po' di
preavviso?! - chiese.
Holly annuì.
- Sì, esatto.
- In realtà non è andata proprio così - intervenne
Benji -. Sembra che, quando Holly si è iscritto a questa
scuola, sua madre abbia messo a disposizione la casa per
ospitare i ragazzi stranieri che qualche volta vengono a
studiare qui. Quindi, appena Lory e Sara sono arrivate,
il preside ha controllato quali genitori avevano dato la
loro disponibilità. E sono venuti fuori i nostri nomi.
Detto questo, il portiere guardò maliziosamente Patty,
che fissava i quattro con aria sconvolta.
Lory intuì che c'era qualcosa che non quadrava, e disse
sottovoce alla sorella:
- Mi sembra che ci sia qualcosa che non ci hanno detto
tu
che ne pensi?
Sara guardò un attimo il gruppetto.
- Non lo so, ma sono sicura che se lo chiedi a Benji te
lo dirà sicuramente. Nessuno resiste a una bella ragazza
- sorrise.
- Scema! - replicò Lory, riproponendosi però di seguire
il consiglio della sorellina.
- Ehi, ragazzi, adesso è proprio ora di andare! - fece
Patty - Non vorremmo mica arrivare in ritardo il primo
giorno di scuola?!
- Per una volta quella gallina spennata ha ragione -
convenne Bruce.
- Gallina spennata a chi?!?!?! - si ribellò
immediatamente la ragazza, tra le risate generali.
Mentre il gruppo si avviava verso l'entrata della scuola,
Lory disse timidamente:
- Scusate se vi disturbo
mia sorella ed io dovremmo
andare nell'ufficio del preside a chiedergli in che
classe siamo capitate
qualcuno di voi potrebbe
indicarci dove si trova?
I ragazzi si guardarono in viso.
- Vi accompagno io - disse una voce, e tutti si girarono
verso Tom.
- Non è un disturbo? - chiese la ragazza.
Tom scosse il capo.
- Assolutamente no! Devo andarci per sbrigare alcune
formalità, quindi sarò lieto di accompagnarvi - spiegò.
Lory sorrise.
- Sei gentile, grazie.
- Di niente.
I due si avviarono chiacchierando amabilmente, e Sara li
seguì, sperando ardentemente di non trovarsi a fare il
terzo incomodo. Lory era bella e dolce, e i ragazzi di
solito erano molto attratti da lei. E improvvisamente si
sentì terribilmente piccola e immatura, mentre camminava
a circa un metro di distanza da sua sorella e dal ragazzo
dai dolci occhi castani.
- Entrate per prime, ragazze. Io non ho fretta - sorrise
Tom, quando furono arrivati davanti all'ufficio del
preside.
- Sei sicuro? - chiese Lory.
- Ma certo - annuì il ragazzo sorridendo.
Anche Lory sorrise.
- Bene. Ancora grazie.
- Di niente. Buona fortuna - rispose Tom in italiano.
Sara lo guardò incuriosita.
- Parli la nostra lingua? - gli chiese, rivolgendo per la
prima volta la parola a qualcuno che non fosse Holly,
Benji o sua sorella.
- Soltanto un po'. Ho vissuto per qualche tempo in Italia
- spiegò il ragazzo, tornando a parlare in giapponese.
Lei annuì, con aria un po' assente.
- Sara, vieni! - la chiamò Lory, accingendosi ad entrare
nella stanza del preside.
- Arrivo! - rispose l'altra, e la raggiunse, voltandosi
un attimo a guardare Tom, che si era appoggiato al muro,
accanto alla finestra.
Il ragazzo si affacciò, e il suo sguardo seguì la linea
dell'orizzonte. Il sole splendeva alto e il cielo era
terso, e l'aria fresca e frizzante.
Era proprio contento di vivere in quella città.
Finalmente avrebbe potuto giocare stabilmente nella New
Team, stare con i suoi amici. Vivere come un ragazzo
normale, insomma.
Sin da quando era piccolo, aveva accettato di buon grado
lo stile di vita di suo padre, e anche se spesso aveva
sofferto nel lasciare i compagni, aveva seguito il
genitore in tutti i suoi spostamenti, e in nome
dell'affetto che provava per lui aveva cercato di
mostrarsi sempre allegro e soddisfatto perché il signor
Becker non si accorgesse della sua tristezza. Il ragazzo
fece un bel respiro e sorrise. In realtà quegli anni non
gli erano pesati molto: aveva conosciuto tanti ragazzi
simpatici con cui aveva stretto dei solidi legami di
amicizia, e aveva aiutato tante squadre a realizzare i
loro piccoli sogni. Anche se ogni addio gli lasciava un
po' d'amarezza e di malinconia, aveva tanti bellissimi
ricordi della sua infanzia e dei primi anni della sua
adolescenza. Poteva ritenersi fortunato: aveva viaggiato
moltissimo, era stato in Europa, era in grado di parlare
abbastanza bene il francese e se la cavava con l'italiano...i
ricordi erano il tesoro più prezioso che avesse. Però
qualche volta aveva sentito il forte desiderio di
fermarsi, di prendersi una pausa da quella vita così
particolare, che andava avanti e gli cambiava sotto gli
occhi prima che potesse rendersene conto. E in breve, si
era ritrovato diciottenne, all'ultimo anno di liceo,
senza quasi accorgersene. Era il momento di tirare le
somme. L'unica cosa di cui era certo era il suo amore per
il calcio, che non si era mai affievolito. Al contrario,
cresceva ogni giorno di più. Gli bastava correre con un
pallone al piede per essere contento. E non c'era altro
che volesse fare nella vita. Però la cosa non era così
semplice. Ormai era quasi un uomo, e una volta terminata
la scuola non avrebbe avuto la certezza di poter
continuare a giocare. Il futuro era più incerto che mai.
Ma questo non riusciva a rattristarlo. Sentiva di avere
davanti un anno meraviglioso, da vivere al fianco dei
suoi migliori amici. Sperava che la squadra replicasse i
successi degli anni passati, magari con interessanti
variazioni. In fondo lui era stato lontano parecchi anni,
e non vedeva l'ora di ricominciare la vita con i suoi
compagni, sperando che i cambiamenti che sicuramente
c'erano stati non si sarebbero rivelati così radicali da
allontanarli o addirittura separarli. Ma lui era
ottimista di natura, ed era sicuro che non ci sarebbero
stati problemi. Anche se...l'arrivo di quelle due ragazze
italiane era stato una grossa sorpresa per tutti. Forse
era proprio quello che serviva per smuovere le acque. In
fondo, lui e i suoi compagni ne avevano proprio bisogno.
Tom aveva uno strano presentimento: sentiva che, se le
cose non erano cambiate fino a quel momento, sicuramente
sarebbero potute cambiare nel futuro. In meglio,
naturalmente.
- Adesso puoi entrare - disse la voce di Lory, che
interruppe la sua meditazione.
- Ah
grazie - rispose.
- Siamo nella stessa classe - sorrise la ragazza.
- Bene. Allora a dopo - disse lui, sparendo dietro la
porta dell'ufficio del capo d'istituto.
- Non è giusto! - fece Sara - Solo perché sono più
piccola devo andare da sola in una classe piena di
estranei!
Lory rise.
- Dai, non fare così. Verrò a trovarti, stai tranquilla.
- Parli bene tu
in classe con Benji, eh! L'ho sempre
detto che sei una ragazza fortunata. Prevedo una
bellissima e romanticissima storia d'amore - la prese in
giro l'altra.
- Smettila di essere così impertinente! E non dire
scemenze! - la rimbeccò la sorella, pensando però che
il portiere che la ospitava non era certo un tipo comune,
e l'idea di una storia con lui le piaceva abbastanza. Ma
soltanto come idea, naturalmente.
Durante l'intervallo per il pranzo, i ragazzi uscirono
nel cortile della scuola. Volevano approfittare del sole
e del caldo per mangiare all'aperto. In fondo, l'autunno
era alle porte, e presto le belle giornate sarebbero
finite.
Patty li raggiunse in pochi secondi.
- Ragazzi, ho appena parlato col preside. Ha detto che le
attività delle sportive regolari riprenderanno dalla
settimana prossima - disse, sedendosi sull'erba accanto a
loro.
- La settimana prossima?! Wooow, questo vuol dire che
abbiamo un'intera settimana libera?! Non ci posso credere!
- esclamò Bruce.
- Infatti non è così, Bruce. Abbiamo il permesso di
utilizzare comunque il campo per gli allenamenti, visto
che la nostra squadra detiene il titolo di campione
nazionale. Il preside si aspetta molto da voi, e augura a
tutti buona fortuna e buon lavoro - sorrise Patty,
lanciando un'occhiataccia a Harper.
- Oh, no! - fece Bruce tra le risate generali.
- Ma perché ti crei il problema, Bruce? Tanto tu non hai
niente da fare! Al massimo quelli che dovrebbero
lamentarsi sono Holly e Patty, che non potranno sfruttare
questi pomeriggi per stare un po' insieme - disse
maliziosamente Ted Carter.
- Ted, ma che dici? - protestò debolmente Holly, mentre
Patty arrossiva.
Lory si avvicinò alla ragazza.
- Patty?
L'altra si voltò, ancora rossa in viso.
- Sì?
- Io sono Lory...ma questo lo sai già. Ho pensato che,
visto che dovremo trascorrere molto tempo insieme,
sarebbe carino diventare amiche, non ti pare?
Patty sorrise.
- Ma certo...anzi, scusami se non sono stata molto
ospitale.
- Figurati, non preoccuparti! Sono sicura che occuparti
di questi ragazzi ti tiene molto impegnata - sorrise Lory.
Patty annuì.
- Sì, questo è vero. Sai, l'anno scorso c'erano altre
due ragazze ad aiutarmi, Susy ed Evelyn. Ma hanno
cambiato scuola entrambe, e quindi sono rimasta da sola -
spiegò la ragazza.
- Capisco. Ehi, se ti serve una mano non esitare a
chiedere, ok?
- Dici davvero?
- Ma certo! Anzi, sai che ti dico? Se vuoi verrò tutti i
pomeriggi ad aiutarti, che ne pensi? Ti farebbe piacere?
- propose Lory.
- Eh...? Ma tu avrai sicuramente altre cose molto più
interessanti da fare! Ad esempio visitare la città,
divertirti...è questo che si fa quando si va all'estero,
no? - obiettò debolmente Patty.
- Sì, naturalmente, ma vedrai che troverò il tempo per
fare tutto. E poi vedi, io vorrei diventare una brava
giornalista sportiva, e avere un'esperienza diretta
all'interno di una squadra mi sarà molto utile. Allora,
che te ne pare? - disse Lory, che sapeva essere molto
convincente.
- Be'...allora...se ne sei davvero sicura, mi farebbe
molto piacere - sorrise Patty.
- Bene, affare fatto! - disse Lory tendendole la mano.
L'altra gliela strinse con un sorriso.
- Ehi, Lory! - intervenne Holly, e la ragazza si voltò
verso di lui.
- Sì?
- Tua sorella, che fine ha fatto? Non vorrei che si fosse
persa - disse il ragazzo, guardandosi intorno nella
speranza di vederla.
- Persa quella lì? No, figurati, ha un senso
dell'orientamento invidiabile! Speriamo solo che non si
sia cacciata in qualche posto strano...ha un'abilità
innata per ficcarsi dove non dovrebbe - fece Lory con
aria un po' corrucciata.
- Be', non credo che in questa scuola ci siano posti
molto interessanti - disse Benji, stendendosi sull'erba.
- Eccola lì - fece Tom, accennando col capo alla
figurina piccola e bruna che si avvicinava di corsa.
- Ehilà! Pensavamo che ti fossi persa! - disse Holly,
quando la ragazza fu abbastanza vicina da sentirlo.
- No, ho solo perso tempo in classe - rispose Sara,
incrociando le gambe e sedendosi a terra.
Patty li guardò con la coda dell'occhio. Era gelosa, e
non si affannava neanche a negarlo. Lei stava accanto a
Holly ormai da moltissimi anni, e lui non se n'era mai
accorto. La sua presenza era scontata. Si era data da
fare per tanto tempo, gli era rimasta vicina sempre, nei
momenti belli e nei momenti brutti, senza chiedergli mai
niente. E da parte sua non c'era mai stata neanche una
parola, neanche un gesto che le facesse capire di averla
apprezzata. Quella situazione la faceva soffrire
moltissimo. Ma lui non si era mai interessato né a lei né
ad altre. Aveva sempre avuto in testa soltanto il calcio.
Il calcio e Roberto Sedinho. Però adesso...Holly aveva
una ragazza in casa. E per quanto lui fosse distratto e
un po' tonto, rimaneva sempre un ragazzo poco più che
adolescente...
Patty spostò lo sguardo da lui a lei. Aveva l'aria
assorta, e non sembrava particolarmente interessata a
quello che succedeva le intorno né alla conversazione
dei ragazzi. Patty sospirò. La aspettava un periodo
duro, molto duro.
- C'è qualche problema? - le chiese Lory, che aveva
notato gli strani sguardi che la ragazza lanciava a Holly
e a sua sorella.
- Eh
? Scusa, ero distratta! - fece Patty, girandosi
di scatto.
- Ti chiedevo se è tutto a posto - disse l'altra - Hai
un'aria strana. Sei sicura di sentirti bene?
- Sì, non ti preoccupare. Sono solo un po' stanca. Ma
vedrai che mi riprenderò subito. Sono una ragazza forte,
io! - sorrise Patty, ricacciando indietro la tristezza e
sfoderando il suo più convincente sorriso.
Lory le sorrise a sua volta.
- Benissimo allora! Non vedo l'ora di cominciare!
- Mi fa piacere sapere che sei così entusiasta. Ma
vedrai come l'entusiasmo passerà quando ci toccherà
lavare magliette e ripulire palloni - disse Patty ridendo.
- Io non mi scoraggio facilmente, tranquilla! - disse
Lory - E vedrai che convincerò anche mia sorella a darci
una mano.
A quelle parole il viso di Patty si rabbuiò prima che
lei se ne rendesse conto.
- Ah
sì
certo
- balbettò.
"Allora avevo visto giusto" pensò Lory "Dovrò
avvertire la mia sorellina
Patty sembra piuttosto
turbata."
Poi guardò Sara. Seduta tra Holly e Benji, ascoltava
quasi distrattamente i discorsi dei ragazzi, più per
educazione che per reale interesse, come faceva sempre.
La testa di sua sorella era ancora altrove. Lei sperava
che quel soggiorno in Giappone potesse cambiare le cose.
Ma per il momento, non aveva funzionato. Mai
scoraggiarsi, si disse Lory, siamo solo all'inizio. C'è
ancora tanto, tanto tempo.
CONTINUA...
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