Era una notte tranquilla come tante.
La luna piena splendeva alta nel cielo, così luminosa da
vanificare la funzione dei lampioni.
La sua immagine si rifletteva dolcemente sull'acqua del
laghetto del parco, lievemente increspata da una leggera
brezza.
Tutto sembra perfetto fino a quando un urlo spezzò
l'incantesimo facendo ricredere un eventuale passante che
quella era Tokyo e non il paradiso.
"Fermo sove sei mostro!"
Una voce leggiadra quanto decisa si fece strada nell'aria
mentre un'ombra si proiettò sul marciapiede. Era una
figura longilinea, slanciata ed atletica con due lunghi
codini leggermente mossi dal vento.
"Non ti permetteremo di fare del male a quella
ragazza perchè noi siamo le paladine della legge!"
"Siamo le combattenti che vestono alla marinara"
Un'altra figura apparve nella notte: era molto simile
all'altra ma più piccola; anche i codini erano più
piccoli, come per voler rispettare una proporzione fra i
componenti della coppia.
Una losca figura, che aveva poco di umano, uscì
dall'ombra per vedere chi distrurbava il suo lavoro.
"Io sono Sailor Moon!" disse una voce
"Ed io sono Sailor Chibimoon!" ripetè l'altra,
come se fosse legata indissolubilmente alla prima.
Un ghigno diabolicò solcò il viso (se
così si può chiamare) dell'essere: "Vi stavo
aspettando" disse con una voce che sembrava uscire
da un film dell'orrore.
Le due guerriere non seppero cosa dire. Fecero appena in
tempo a vedere che la ragazza rapita dall'essere fece un
sorriso simile a quello del suo rapitore prima di
dissolversi nel nulla. Le ragazze erano ancora più
incredule ma capirono che non era il momento di starsene
imbambolate a trovare una spiegazione logica
dell'accaduto.
Il demone allungò la mano sinistra e
strinse il pugno: dalla sua mano scaturirono due oggetti
dorati talmente luminosi da non permettere di fissarli:
sembravano le due estremità di un arco; con la mano
destra materializzò due frecce di identica fattura. Poi
fece per scoccarle; le ragazze non capivano: come
potevano un'arco e due frecce apparire dal nulla? e come
potevano essere scagliate queste senza una corda da
tendere?
Le ragazze non ebbero tempo di pensare ad una risposta
poichè il demone scagliò quelle due frecce che
centrarono in pieno i due bersagli: le due spille
cuoriformi che conferivano il potere alle due guerriere.
Le spille si ruppero in mille pezzi mentre un'aura
d'incredibile luminosità abbandonò le ragazze che
caddero a terra prive di sensi, nelle loro identità
terrestri di Usagi e Chibiusa.
"Siete mie!!!" L'essere si avviciniva
minaccioso ma d'improvviso dovette fermarsi poichè uno
scudo avvolgeva le due vittime.
"Loro non saranno tue... perchè io
te lo impedirò!" Un'ombra si avvicinava al luogo
dell'incidente: non era molto alta ma sembrava decisa e
sicura di sè. Il suo passo era cadenzato dai battiti che
il suo bastone facevano contro il selciato. "Non ti
permetterò di far loro del male! Ora te la vedrai con me!"
Il demone non declinò l'invito, anzi, si fece avanti con
tutto il suo impeto prendendo alla sprovvista la giovane
guerriera. Purtroppo per lei, pur essendo molto decisa
quel demone era troppo forte per le sue possibilità.
Sistemata la ragazzina raccolse come due
stracci le sue vittime: gli bastò un soffio per
dissolvere il fragile scudo creato da quella guastafeste.
"No! Lasciala! Non fare del male a Chibiusa!"
la singhiozzante voce della ragazzina non commosse il
demone che la sistemò con un'ultimo colpo. Poi sparì
con i due trofei in spalla.
Quella notte Hotaru pianse molto. Ma non
piangeva per le ferite subite: quelle non erano nulla in
confronto al dolore che provava nel cuore. Un dolore che
la straziava, che le toglieva il respiro, che le fece
perdere i sensi in quel luogo dove aveva perso anche la
sua più cara amica.
Fine cap. 1
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