LA LEGGENDA DELLE
SUPER GUERRIERE SAILOR
1 - Un pianto nella notte

Era una notte tranquilla come tante.
La luna piena splendeva alta nel cielo, così luminosa da vanificare la funzione dei lampioni.
La sua immagine si rifletteva dolcemente sull'acqua del laghetto del parco, lievemente increspata da una leggera brezza.
Tutto sembra perfetto fino a quando un urlo spezzò l'incantesimo facendo ricredere un eventuale passante che quella era Tokyo e non il paradiso.

"Fermo sove sei mostro!"
Una voce leggiadra quanto decisa si fece strada nell'aria mentre un'ombra si proiettò sul marciapiede. Era una figura longilinea, slanciata ed atletica con due lunghi codini leggermente mossi dal vento.
"Non ti permetteremo di fare del male a quella ragazza perchè noi siamo le paladine della legge!"
"Siamo le combattenti che vestono alla marinara" Un'altra figura apparve nella notte: era molto simile all'altra ma più piccola; anche i codini erano più piccoli, come per voler rispettare una proporzione fra i componenti della coppia.
Una losca figura, che aveva poco di umano, uscì dall'ombra per vedere chi distrurbava il suo lavoro.
"Io sono Sailor Moon!" disse una voce
"Ed io sono Sailor Chibimoon!" ripetè l'altra, come se fosse legata indissolubilmente alla prima.

Un ghigno diabolicò solcò il viso (se così si può chiamare) dell'essere: "Vi stavo aspettando" disse con una voce che sembrava uscire da un film dell'orrore.
Le due guerriere non seppero cosa dire. Fecero appena in tempo a vedere che la ragazza rapita dall'essere fece un sorriso simile a quello del suo rapitore prima di dissolversi nel nulla. Le ragazze erano ancora più incredule ma capirono che non era il momento di starsene imbambolate a trovare una spiegazione logica dell'accaduto.

Il demone allungò la mano sinistra e strinse il pugno: dalla sua mano scaturirono due oggetti dorati talmente luminosi da non permettere di fissarli: sembravano le due estremità di un arco; con la mano destra materializzò due frecce di identica fattura. Poi fece per scoccarle; le ragazze non capivano: come potevano un'arco e due frecce apparire dal nulla? e come potevano essere scagliate queste senza una corda da tendere?
Le ragazze non ebbero tempo di pensare ad una risposta poichè il demone scagliò quelle due frecce che centrarono in pieno i due bersagli: le due spille cuoriformi che conferivano il potere alle due guerriere.
Le spille si ruppero in mille pezzi mentre un'aura d'incredibile luminosità abbandonò le ragazze che caddero a terra prive di sensi, nelle loro identità terrestri di Usagi e Chibiusa.
"Siete mie!!!" L'essere si avviciniva minaccioso ma d'improvviso dovette fermarsi poichè uno scudo avvolgeva le due vittime.

"Loro non saranno tue... perchè io te lo impedirò!" Un'ombra si avvicinava al luogo dell'incidente: non era molto alta ma sembrava decisa e sicura di sè. Il suo passo era cadenzato dai battiti che il suo bastone facevano contro il selciato. "Non ti permetterò di far loro del male! Ora te la vedrai con me!"
Il demone non declinò l'invito, anzi, si fece avanti con tutto il suo impeto prendendo alla sprovvista la giovane guerriera. Purtroppo per lei, pur essendo molto decisa quel demone era troppo forte per le sue possibilità.

Sistemata la ragazzina raccolse come due stracci le sue vittime: gli bastò un soffio per dissolvere il fragile scudo creato da quella guastafeste.
"No! Lasciala! Non fare del male a Chibiusa!" la singhiozzante voce della ragazzina non commosse il demone che la sistemò con un'ultimo colpo. Poi sparì con i due trofei in spalla.

Quella notte Hotaru pianse molto. Ma non piangeva per le ferite subite: quelle non erano nulla in confronto al dolore che provava nel cuore. Un dolore che la straziava, che le toglieva il respiro, che le fece perdere i sensi in quel luogo dove aveva perso anche la sua più cara amica.

Fine cap. 1